di Susanna Bo
Una volta, a un mio amico sacerdote, capitò un fatto. Gli si presentò una parrocchiana con l’intenzione di confessarsi, ma, una volta rimasti soli e senza troppi giri di parole, la donna rivelò invece di essere andata da lui con l’intenzione di sedurlo. Il prete, passato il primo momento di sorpresa, notò che la signora portava una fede al dito; e le chiese se quello che gli stava proponendo non le sembrasse, oltre che una mancanza di rispetto verso il suo abito, anche un grave tradimento nei confronti del marito.
La donna si difese piccata, dicendo che lei suo marito lo amava e lo rispettava; e avendo capito di essere stata respinta, prima di andarsene giocò comunque un’ultima carta, anche per giustificare la legittimità della sua “proposta” :
“Insomma, io lavoro e mi faccio un mazzo così tutta la settimana… avrò il diritto di fare quello che voglio… in fondo… oggi è anche il mio giorno libero!!”
Ora, non ricordo di preciso se furono queste le parole con cui Maggie Cleary fece capitolare Padre Ralph in Uccelli di Rovo, ma penso di no, anche perché il sacerdote in questione non cambiò idea. Ma, battute a parte, secondo me quest’episodio e le parole della signora ce la dicono lunga su come la nostra epoca viva in maniera nevrotica il cosiddetto “tempo libero”. Mi pare di aver letto da qualche parte che una volta era la necessità, piuttosto che la realizzazione personale, a determinare gli stili di vita. Per cui il tempo libero o non esisteva, oppure era relegato alle ore notturne del sonno, finite le quali fra il lavoro nei campi, quello domestico o altro, di tempo cosiddetto “libero” a disposizione ne restava davvero poco. E probabilmente le cose non sono poi così cambiate, al giorno d’oggi: la vita è frenetica, si esce di casa sempre più presto al mattino e si rientra sempre più tardi la sera. E una volta che si è rientrati c’è la famiglia, le faccende in sospeso, le piccole magagne quotidiane. Avercelo, il tempo libero, direbbe qualcuno. Sono d’accordo.
Vorrei però fare lo stesso qualche considerazione. Una volta, e nemmeno troppi anni fa, il giorno libero c’era, ed era lo stesso quasi per tutti, ovvero la domenica. Il giorno in cui, per obbligo o per piacere, si santificavano le feste. Un giorno che si passava in famiglia, o andando a trovare, con tutta la famiglia, un parente o un amico. Magari sto facendo un elogio un po’ rétrò dei tempi andati. Ma non posso fare a meno di notare che non esistono più supermercati chiusi alla domenica, cosa che mi mette molta tristezza per chi ci lavora. La domenica in se stessa, come giorno festivo da santificare, sta scomparendo, sostituita dall’ormai diffuso concetto di “weekend”. Allo stesso modo i calendari stanno diventando sempre maggiormente “feriali”, perdendo feste religiose di secolare tradizione a favore di più laiche, democratiche e politicamente corrette Giornate mondiali (dell’acqua, del gatto, del libro, del bacio, ce n’è per tutti ) … e per favore non ricominciamo con la solita solfa che le Giornate Mondiali le ha inventate la Chiesa, non credo che la Chiesa pensasse, quando le ha “inventate”, alla Giornata mondiale della Tartaruga, delle Zone Umide o della Maglia in Pubblico (e perché poi non quella della Maglia in Privato, fra l’altro?). Senza contare la difficoltà, all’atto pratico, di celebrare una Giornata Mondiale come quella dell’Orgasmo Collettivo Sincronizzato (esiste anche quella, non ci credevo ma esiste).
Comunque il riposo è un sacrosanto diritto, e non perché lo dico io. Anche il Padreterno, alla fine di quel lavoretto che fu la Creazione, decise di riposarsi, e lo fece per tutta una giornata (mio fratello sostiene che andò allo stadio a vedere la prima di campionato, ma mi sembra una visione alquanto maschilista del settimo giorno). Allora il punto potrebbe essere questo: che cosa intendiamo per libertà?
Sant’Agostino diceva che l’unica vera libertà è scegliere il bene, per cui il tempo veramente libero potrebbe essere quello dove si fa il bene (agli altri o anche a se stessi, accettando che ogni tanto si può e si deve staccare la spina perché, come ha detto qualcuno una volta: “Dio esiste e non sei tu, perciò rilassati”). Certo, spesso è sottile la linea che separa l’esercizio del legittimo diritto al riposo dall’egoistica rivendicazione di spazi di tempo da tenersi per sé, spazi che inevitabilmente sottraiamo agli altri (e ammetto che la frase più gentile che rivolgo ai miei figli al momento della pennichella pomeridiana è una cosa del genere: alzatevi subito dal divano e per mezz’ora tutti fuori dalle scatole). Perché siamo tutti un po’ vittime dell’inganno di cui parla C.S. Lewis nelle Lettere di Berlicche, ossia che il tempo sia roba nostra. Ci sentiamo legittimi possessori di ventiquattro ore, per citare ancora Lewis. Il quale, al diavolo Berlicche, fa dire una grande verità, cioè che nulla riesce a far andare tanto in collera un uomo quanto il vedersi portar via, senza che se l’aspettasse, un periodo di tempo che egli faceva conto di avere a sua completa disposizione. Il senso del possesso, continua Berlicche istruendo l’allievo diavolo Malacoda, deve essere in generale incoraggiato. Specialmente, aggiungerei io, su una cosa così poco nostra come il tempo.
Ecco perché, allora, si può essere tentati di cadere nell’errore interpretativo – chiamiamolo così – del concetto di “giorno libero” in cui è caduta la signora di cui ho parlato all’inizio. Perché se il tempo è una mia proprietà e la libertà è qualcosa di diverso dal bene, allora davvero posso fare “quello che voglio”, quando mi ritaglio uno spazio fra i miei doveri. Anche se quello che voglio può essere un male oggettivo.
Comunque, giusto per chiosare, credo che la conclusione spetti in questo caso al mio amico sacerdote, il quale congedò la sua parrocchiana dicendo: “Mi dispiace, cara sorella, ma devi andartene: il mio Principale di giorni liberi non ne dà mai.”
Mi fai venire in mente una mia conoscente, la quale considerava tra i papabili (non nel senso del conclave), anche i sacerdoti perchè in definitiva…… sono uomini liberi!
Interessanti le riflessioni sul tempo e sul possesso del tempo. Peccato la solita tiritera della bellezza sui giorni andati, sul “si stava meglio quando si stava peggio”.
“dei giorni andati” … “del si stava meglio…” scusate l’errore di battitura
Bella riflessione cara Susanna Bo (a proposito ho comperato il tuo libro!) e grazie per aver citato “Le lettere di Berlicche” libro che ha accompagnato i miei anni di università.
…ma è caritatevole negare un po’ di amore a una donna/o a un uomo?
Alvise, ma perchè fai certe domande? Capisco la tua continua volgia di provocare, ma fallo in modo un po’ più sottile, un po’ più intelligente… così sembri (dico sembri…) un idiota totale 😉
…ero serio!
non ci crede nessuno…..
Penso che dato l’antefatto il punto focale non sia “il giorno libero” – seppure su questo ci sia moolto da dire…
La “cara” signora avrebbe portato a termine il suo insano proposito (se corrisposta), anche solo avendo a disposizione una “mezz’ora libera”.
Carina la risposta del sacerdote, anche se penso (e mi auguro), anche per lui il problema non credo sia stato “non avere tempo libero” ! 😉
Condivido pienamente sia l’idea dello svilimento della domenica, sia la concezione che abbiamo acquisito negli anni del “tempo libero”. Ma restando sull’onda dell’ironia, e visto che il Padreterno ha giustamente comandato la Domenica come giorno di riposo, questo giorno lo è per tutti….anche per i Sacerdoti (Messe a parte).
Dunque il tuo amico sacerdote, cadendo in tentazione – forse come Padre Ralph in “Uccelli di Rovo” – avrebbe potuto proporre alla signora di cui sopra: “passi domenica prossima!” 😉
Devo dire che, oltre allo scarso senso etico e al poco buon gusto, la signora citata da Susanna Bo ha anche un ben strano concetto della seduzione…
Mai sentito un tentativo di “approccio” basato sulla necessità di impiegare il proprio giorno libero 🙂
Condivido pienamente la preoccupazione per la perdita del tempo libero, inteso come tempo per la famiglia, per gli amici, per il raccoglimento.
Sono convinta che anche i non credenti dovrebbero porsi il problema.
Io ho preso con me stessa l’impegno di non andare MAI a fare spese nei giorni festivi.
Cara Costanza,
hai proprio ragione: il concetto di libertà “travisato” é alla base di tante e tante delle confusioni odierne. Vale la pena approfondirLo … e Chi meglio di Te e della Tua “penna” ??
(Mi sembra ieri quando sei scesa giù in Sicilia …) a presto! Salutoni ai Tuoi, a partire dal “fortunato” marito … ciao Salvo
caro Salvo, naturalmente i complimenti vanno girati alla bravissima Susanna Bo autrice del post 🙂
Cavolo, già me la gongolavo di essere stata scambiata per la padrona di casa…
a me fanno tristezza infinita non solo quelli che ci lavorano nei centri commerciali nei giorni festivi (si può obiettare che anche altre categorie lavorano in quei giorni) ma anche i forzati della spesa, o peggio quelli che non riescono più a scambiare due chiacchiere per strada, i genitori che credono che i bambini all’aperto d’inverno muoiano in pochi minuti e via dicendo. Quindi esiste un vero e proprio problema sociale che fuori dai confini italiani mi sembra molto attutito, mentre paradossalmente mi sembra più forte al sud che al nord.
Quanto ai credenti, vado un po’ off topic ma non troppo, io vedo un altro grande pericolo riguardo all’uso del tempo. Le parrocchie e i gruppi, almeno a me, sembrano pieni di gente che ha molto, troppo tempo a disposizione, per un banale motivo: perchè la vita associativa cattolica è fatta troppo spesso di iniziative, appuntamenti che pochi si possono permettere (se non gli studenti, e magari nemmeno quelli più impegnati). Ed ecco che con l’avanzare dell’età gli adulti mollano (spesso anche la messa), i gruppi si sfaldano e restano purtroppo i peggiori, coloro che fanno della parrocchia o dell’associazione il proprio regno perchè incapaci di vivere una vita altrove.
Ecco secondo me anche il tempo della vita spirituale deve essere ben speso, senza finire nella logica degli eventi che poi è quella dei centri commerciali, a favore dei momenti più “semplici” (si fa per dire) come la messa (!!), la liturgia delle ore, o la preghiera personale.
Hannover1906 credo tu abbia fatto una fotografia purtroppo estremamente fedele delle parrocchie (non tutte è ovvio ma almeno quasi tutte quelle che ho conosciuto). Questa aridità delle parrocchie è anche causa di un “movimentismo cattolico” che, a mio giudizio, rappresenta un problema.
è perché han scambiato le parrocchie con le case del popolo o con centri sociali…..
Mamma stò ancora ridendo! Quando facevo parte del coro in parrocchia c’era un ragazzo bellissimo e tutte le ragazze facevano a gara per………….non fargli finire il seminario! Ok non ricordo come finì solo ad un certo sparì.
Ok diciamo che nel mio di tempo libero non vado a messa, ma lo passo tutto con le persone che amo. Poi finisce che uno per tutto il mese corre per andare non si sà dove, allora per stare con la mia mamma in tranquillità programmo delle giornate tutte per noi, altrimenti non si fermerebbe mai ( è sempre per noi figli e per papà che passa le giornate di corsa ).
Paperella: spero proprio che sia diventato sacerdote. Purtroppo quello di non far finire il seminario ad un giovane bello è sempre stato uno sport delle ragazzine e non solo. Succede anche con i preti e i frati belli. Però la cosa strana è che se lo stesso seminarista o prete o frate bello, fosse un semplice studente universitario o un impiegato o altro, non ci sarebbero gli stessi stimoli nei suoi confronti, anzi sarebbe “insignificante” o “bruttarello”.
Se non senti il desiderio di andare a Messa, interrogati un po’, senza arrivare alla conclusione che la Messa non è piacevole perché il prete è lagnoso, o lungo, o ci sono sempre le stesse facce… e chi va a Messa è peggio degli altri: troppo banali come attenuanti. Si va’ a Messa perché c’è Qualcuno che aspetta e che si fa’ cibo per noi. Il resto è contorno.
Credimi, non sarebbe stato brutto neanche se fosse stato un ragazzo ” normale “, ammiravo la costanza e la delicatezza con le quali ” schivava ” le pretendenti, io lo adoravo per come suonava il violino, era incaantevole e un vero provilegio sentirlo suonare, e visto che facevo parte del coro mi capitava spesso, in questo senso Dio gli aveva fatto un dono davvero.
Avevamo un prete eccezzionale, da quando se n’è andato l’oratorio è morto, qualche volta anche chi riferisce il ” messaggio ” dovrebbe anche cercare di non far fuggire i parrocchiani. E’ anche questo quello a cui mi riferivo quando dicevo che la chiesa fatica ad avvicinarsi a noi giovani.
Paperella: la Chiesa fa fatica ad avvicinare i giovani, credo, né più né meno di come fa fatica ad avvicinare i fedeli. in generale. Chiaro che a seconda dell’età le problematiche e le aspettative sono diverse. Conosco tantissimi giovani che si sono lasciati avvicinare, non dalla Chiesa ma dal Signore. Proprio per questo non si fermano a quello che manca o a quello che non riescono a trovare. Vanno oltre alla figura del sacerdote dell’Oratorio, oltre la figura dell’educatore. I giovani non sono orbi: ci vedono e anche bene! 😉
…” e si fa cibo per noi”: PAGANESIMO!!!
Alvise Maria: non bestemmiare, è meglio per te… I carboni bruciano! 😉
Un mio amico ha avuto una discussione con suo fratello, che é sacerdote (anche molto bravo tra l’altro), perché quest’ultimo ha deciso di tenersi il Giovedí come giorno libero e non essere a disposizione per i fedeli. Il mio amico ha argomentato che lui al contrario, come padre di famiglia, non puó prendersi un giorno libero e non essere a disposizione per i suoi figli…
Enrico: credo che anche il corpo abbia i suoi bisogni e che sia fondamentale che i nostri sacerdoti siano in forma fisica e mentale: a che serve ai fedeli un prete stanco e/o stressato? Trovo più che giusto che abbiano dei momenti “tutti per loro” e se il giovedì lo trascorre da prete, per ricaricarsi non solo il fisico e la mente ma soprattutto le pile spirituali… ben venga! Darà di più ai fedeli durante la settimana. Se lo trascorre non da prete, evadendo… ahi, ahi, ahi! Però questa cosa del giorno di riposo, messa così, non mi piace. Magari fare la stessa cosa ma in una maniera diversa, che so… ricavarsi un po’ di spazio e tempo personale, lasciando però l’elastico allentato alle eventuali necessità urgenti dei fedeli…
Il problema, almeno per quello che ho visto fino ad ora, è che siamo sempre tutti pronti a cercarli a qualsiasi ora, pensando che sia loro dovere esserci. Nessuno di noi pensa che hanno bisogno di dormire, di mangiare, di farsi una doccia o un bel bagno caldo rilassante. Sembra che siano uomini di acciaio: sono uomini di Dio, sì, ma sempre uomini. Poi, se qualcuno sclera o ha la luna storta, ci rimaniamo male.
Vero per i preti… ma è ancor più vero per le mamme! (non credo che mi smentirebbero i -tanti- amici preti che ho)
Anche per loro questo non lo pensa nessuno…
Ma forse il problema è che, come dici tu, i preti sono sempre uomini… le mamme sono sempre donne!
Un fiore alla mia inesauribile mamma. 😉
Cavaliere di San Michele: credo che sia vero per tutti, Se non si trova il modo di costruire sé stessi, preti… mamme… figli… etc., agli altri che si da’? I nostri esaurimenti ed i nostri stress. L’unico modo di riuscire è quello di attaccarsi a Dio e lasciare che sia Lui a fare tutto: noi siamo strumenti. Però gli strumenti vanno curati, custoditi, riparati quando si rompono, etc. Personalmente ho fatto l’esperienza di crescere con una mamma e un padre stressatissimi e nevrotici: hanno dato tantissimo a noi figli e di questo li ringrazio e ringrazio il Signore, ma ci hanno trasmeso pure le loro nevrosi, ansie comprese, oltre ad aver reso la nostra infanzia un inferno. Poi siamo cresciuti …Forse se riuscivano a trovare uno spazio anche per sé stessa… chissà! Dico chissà perché Dio, nella nostra casa non aveva posto.
Un fiore alla tua inesauribile mamma! 😉 La mia, purtroppo, esausice me… 🙁 Ciò non toglie che le voglio bene, eh!
Certo che Padre Pio e il Curato d’Ars non se lo prendevano il giorno libero……
Giusi: a quei tempi il giorno libero era ancora nel mondo dei sogni? Non era contemplato per nessuno…
A parte questo, credo che il Signore chiami ognuno in una maniera diversa, chi a essere Padre Pio, chi a essere il Curato d’Ars, chi ad essere Angela, chi Giusi, etc. A quei tempi nemmeno il Papa si sarebbe dimesso? Eppure condivido, anche se dolorosamente e gioiosamente assieme, la sua scelta. Perché non condividere la scelta di un sacerdote che, con coerenza e lucidità, consapevole dei suoi limiti umani, si concede un po’ di meritato riposo? O di una mamma che ogni tanto “stacca” la spina (se ce la fa… ma dubito…) per poter dare di più e meglio ai suoi figli? E’ anche vero che se la mamma è sempre presente, i figli diventano mammoni, no? Come si possono chiamare i fedeli che diventano “mammoni” nei confronti del loro sacerdote? “Pretoni”?
infatti, insomma sono sempre esseri umani, sono certa che si rilassa, magari medita, anche papa Giovanni Paolo II sciava….anche i genitori ogni tanto possono prendersi delle piccole pause, meglio riposati che stesi in terra, anche se ai miei per convincerli a prendersi una settimana dopo 10 anni, ho dovuto mettergli i biglietti in mano e le valige pronte!
Ma non saprei sul giorno libero… Concordo con il parallelo padri-madri.
Piuttosto, ma credo già lo facciano, delle meritate vacanze una due volte l’anno, e comunque non per andare in ferie dalla propria vocazione… Un prete in vacanza, che viene avvicinato per una confessione, anche fosse su una panchina in riva a un lago, cosa risponde? “Scusi sono in ferie…” 🙂
Se dobbiamo, come sempre dobbiamo, guardare agli esempi più alti, tanti santi sacerdoti la vita se la sono proprio “consumata” per le loro pecore. Insomma direi di tornare a riflettere sull’articolo di qualche giorno fa: “Non si è propri”.
Il prete lo è anche meno degli altri… per vocazione.
“Ed ecco che con l’avanzare dell’età gli adulti mollano (spesso anche la messa), i gruppi si sfaldano e restano purtroppo i peggiori, coloro che fanno della parrocchia o dell’associazione il proprio regno perchè incapaci di vivere una vita altrove.”
Credo sia verissimo, come anche si vede le Case del Popolo qui in Toscana piene di gente che non sa dove andare a battere il capo (o Chiesa o Casa del Popolo).
Bell’articolo! Molto vero…anche perchè alla fine il tempo (libero o no) non speso per amare, per fare felice chi abbiamo accanto, rimane tempo perso, e che non da mai la tanto sperata gratificazione, men che meno il riposo…
Il mio parroco in genere cerca di tenere il lunedì come giorno libero, però se rimane in parrocchia tutti continuano a cercarlo e a fare come se fosse un altro giorno a scelta. allora lui ogni tanto, quando davvero le pile sono scariche, prende il suo sacco a pelo e va in un monastero dalle nostre parti molto tranquillo (io e il mio allora futuro marito ci facemmo un mini ritiro pre-nozze per staccare dal delirio preparativi) per poter passare una giornata a pregare e a ricaricare le pile spirituali.
in definitiva io sono favorevole al giorno libero per i sacerdoti, soprattutto se vissuto in questa maniera, in fondo non sono degli amministratori di parrocchie nè di sacramenti!