Petrus apostolus

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di Benedetto XVI

Roma , 8 febbraio 2013  . Cappella del Seminario

Abbiamo ascoltato tre versetti dalla Prima Lettera di San Pietro (cfr 1,3-5). Prima di entrare in questo testo, mi sembra importante proprio essere attenti al fatto che è Pietro che parla. Le prime due parole della Lettera sono “Petrus apostolus” (cfr v. 1): lui parla, e parla alle Chiese in Asia e chiama i fedeli “eletti e stranieri dispersi” (ibidem). Riflettiamo un po’ su questo. Pietro parla, e parla – come si sente alla fine della Lettera – da Roma, che ha chiamato “Babilonia” (cfr 5,13). Pietro parla: quasi una prima enciclica, con la quale il primo apostolo, vicario di Cristo, parla alla Chiesa di tutti i tempi.

Pietro , apostolo. Parla quindi colui che ha trovato in Cristo Gesù il Messia di Dio, che ha parlato come primo in nome della Chiesa futura: “Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivo” (cfr Mt 16,16). Parla colui che ci ha introdotto in questa fede. Parla colui al quale il Signore ha detto: “Ti trasmetto le chiavi del regno dei cieli” (cfr Mt 16,19), al quale ha affidato il suo gregge dopo la Risurrezione, dicendogli tre volte: “Pascola il mio gregge, le mie pecore” (cfr Gv 21,15-17). Parla anche l’uomo che è caduto, che ha negato Gesù e che ha avuto la grazia di vedere lo sguardo di Gesù, di essere toccato nel suo cuore e di avere trovato il perdono e un rinnovamento della sua missione. Ma è soprattutto importante che questo uomo, pieno di passione, di desiderio di Dio, di desiderio del regno di Dio, del Messia, che quest’uomo che ha trovato Gesù, il Signore e il Messia, è anche l’uomo che ha peccato, che è caduto, e tuttavia è rimasto sotto gli occhi del Signore e così rimane responsabile per la Chiesa di Dio, rimane incaricato da Cristo, rimane portatore del suo amore.

[…] san Pietro scrive da Roma. E’ importante: qui abbiamo già il Vescovo di Roma, abbiamo l’inizio della successione, abbiamo già l’inizio del primato concreto collocato a Roma, non solo consegnato dal Signore, ma collocato qui, in questa città, in questa capitale del mondo. Come è venuto Pietro a Roma? Questa è una domanda seria. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano che, dopo la sua fuga dal carcere di Erode, è andato in un altro luogo (cfr 12,17) – eis eteron topon –, non si sa in quale altro luogo; alcuni dicono Antiochia, alcuni dicono Roma. In ogni caso, in questo capitolo, va detto anche che, prima di fuggire, ha affidato la Chiesa giudeo-cristiana, la Chiesa di Gerusalemme, a Giacomo e, affidandola a Giacomo, egli tuttavia rimane Primate della Chiesa universale, della Chiesa dei pagani, ma anche della Chiesa giudeo-cristiana. E qui a Roma ha trovato una grande comunità giudeo-cristiana. I liturgisti ci dicono che nel Canone romano ci sono tracce di un linguaggio tipicamente giudeo-cristiano; così vediamo che in Roma si trovano ambedue le parti della Chiesa: quella giudeo cristiana e quella pagano-cristiana, unite, espressione della Chiesa universale. E per Pietro certamente il passaggio da Gerusalemme a Roma è il passaggio all’universalità della Chiesa, il passaggio alla Chiesa dei pagani e di tutti i tempi, alla Chiesa anche sempre degli ebrei. E penso che, andando a Roma, san Pietro non solo ha pensato a questo passaggio: Gerusalemme/Roma, Chiesa giudeo-cristiana/Chiesa universale. Certamente si è ricordato anche delle ultime parole di Gesù a lui rivolte, riportate da san Giovanni: “Alla fine, tu andrai dove non vuoi andare. Ti cingeranno, estenderanno le tue mani” (cfr Gv 21,18). E’ una profezia della crocifissione. I filologi ci mostrano che è un’espressione precisa, tecnica, questo “estendere le mani”, per la crocifissione. San Pietro sapeva che la sua fine sarebbe stato il martirio, sarebbe stata la croce. E così, sarà nella completa sequela di Cristo. Quindi, andando a Roma certamente è andato anche al martirio: in Babilonia lo aspettava il martirio. Quindi, il primato ha questo contenuto della universalità, ma anche un contenuto martirologico. Dall’inizio, Roma è anche luogo del martirio. Andando a Roma, Pietro accetta di nuovo questa parola del Signore: va verso la Croce, e ci invita ad accettare anche noi l’aspetto martirologico del cristianesimo, che può avere forme molto diverse. E la croce può avere forme molto diverse, ma nessuno può essere cristiano senza seguire il Crocifisso, senza accettare anche il momento martirologico.

Dopo queste parole sul mittente, una breve parola anche sulle persone alle quali è scritto. Ho già detto che san Pietro definisce quelli ai quali scrive con le parole “eklektois parepidemois”, “agli eletti che sono stranieri dispersi” (cfr 1 Pt 1,1). Abbiamo di nuovo questo paradosso di gloria e croce: eletti, ma dispersi e stranieri. Eletti: questo era il titolo di gloria di Israele: noi siamo gli eletti, Dio ha eletto questo piccolo popolo non perché noi siamo grandi – dice il Deuteronomio – ma perché lui ci ama (cfr 7,7-8). Siamo eletti: questo, adesso san Pietro lo trasferisce a tutti i battezzati, e il contenuto proprio dei primi capitoli della sua Prima Lettera è che i battezzati entrano nei privilegi di Israele, sono il nuovo Israele. Eletti: mi sembra valga la pena di riflettere su questa parola. Siamo eletti. Dio ci ha conosciuto da sempre, prima della nostra nascita, del nostro concepimento; Dio mi ha voluto come cristiano, come cattolico, mi ha voluto come sacerdote. Dio ha pensato a me, ha cercato me tra milioni, tra tanti, ha visto me e mi ha eletto, non per i miei meriti che non c’erano, ma per la sua bontà; ha voluto che io sia portatore della sua elezione, che è anche sempre missione, soprattutto missione, e responsabilità per gli altri. Eletti: dobbiamo essere grati e gioiosi per questo fatto. Dio ha pensato a me, ha eletto me come cattolico, me come portatore del suo Vangelo, come sacerdote. Mi sembra che valga la pena di riflettere diverse volte su questo, e rientrare di nuovo in questo fatto della sua elezione: mi ha eletto, mi ha voluto; adesso io rispondo.

Forse oggi siamo tentati di dire: non vogliamo essere gioiosi di essere eletti, sarebbe trionfalismo. Trionfalismo sarebbe se noi pensassimo che Dio mi ha eletto perché io sono così grande. Questo sarebbe realmente trionfalismo sbagliato. Ma essere lieti perché Dio mi ha voluto non è trionfalismo, ma è gratitudine, e penso che dobbiamo re-imparare questa gioia: Dio ha voluto che io sia nato così, in una famiglia cattolica, che abbia conosciuto dall’inizio Gesù. Che dono essere voluto da Dio, così che ho potuto conoscere il suo volto, che ho potuto conoscere Gesù Cristo, il volto umano di Dio, la storia umana di Dio in questo mondo! Essere gioiosi perché mi ha eletto per essere cattolico, per essere in questa Chiesa sua, dove subsistit Ecclesia unica; dobbiamo essere gioiosi perché Dio mi ha dato questa grazia, questa bellezza di conoscere la pienezza della verità di Dio, la gioia del suo amore.

Eletti: una parola di privilegio e di umiltà nello stesso momento. Ma “eletti” è – come dicevo – accompagnato da “parapidemois”, dispersi, stranieri. Da cristiani siamo dispersi e siamo stranieri: vediamo che oggi nel mondo i cristiani sono il gruppo più perseguitato perché non conforme, perché è uno stimolo, perché contro le tendenze dell’egoismo, del materialismo, di tutte queste cose.

Certamente i cristiani sono non solo stranieri; siamo anche nazioni cristiane, siamo fieri di aver contribuito alla formazione della cultura; c’è un sano patriottismo, una sana gioia di appartenere ad una nazione che ha una grande storia di cultura, di fede. Ma, tuttavia, come cristiani, siamo sempre anche stranieri – la sorte di Abramo, descritta nella Lettera agli Ebrei. Siamo, come cristiani, proprio oggi, anche sempre stranieri. Nei posti di lavoro i cristiani sono una minoranza, si trovano in una situazione di estraneità; meraviglia che uno oggi possa ancora credere e vivere così. Questo appartiene anche alla nostra vita: è la forma di essere con Cristo Crocifisso; questo essere stranieri, non vivendo secondo il modo in cui vivono tutti, ma vivendo – o cercando almeno di vivere – secondo la sua Parola, in una grande diversità rispetto a quanto dicono tutti. E proprio questo per i cristiani è caratteristico. Tutti dicono: “Ma tutti fanno così, perché non io?” No, io no, perché voglio vivere secondo Dio. Sant’Agostino una volta ha detto: “I cristiani sono quelli che non hanno le radici in giù come gli alberi, ma hanno le radici in su, e vivono questa gravitazione non nella gravitazione naturale verso il basso”. Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad accettare questa missione di vivere come dispersi, come minoranza, in un certo senso; di vivere come stranieri e tuttavia di essere responsabili per gli altri e, proprio così, dando forza al bene nel nostro mondo.

[…]

testo integrale www.vatican.va

64 pensieri su “Petrus apostolus

  1. lidia

    ciao Costanza e Maria Elena, sono stata tanto contenta di vedervi da vivo! devo dire che è moooolto meglio che qua su Internet.
    Stasera a San Pietro è stato bellissimo: affetto x il Papa, fiducia nello Spirito e nella Vergine.
    Domenica ancora di più all’Angelus!

  2. Daniele

    Innanzitutto grazie per quest’altro contributo. La cosa bella è che ci sono cristiani che sono essi stessi stranieri nella stessa minoranza “eletta”. Quindi figuriamoci.

    “Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad accettare questa missione di vivere come dispersi, come minoranza, in un certo senso; di vivere come stranieri e tuttavia di essere responsabili per gli altri e, proprio così, dando forza al bene nel nostro mondo.”

  3. Giusi

    Nessuno ci toglierà questa lucidità, questa grandezza. Per me Benedetto è grande anche perchè ha mostrato i suoi limiti: i limiti dell’uomo sono la sua grandezza.

  4. Le parole di commento che anche questa mattina, si levano da più parti da tutto il mondo, e da vari esponenti di spicco della vita polito-sociale-economica, anche del nostro paese, come anche quella dei capi di altre confessioni religiose, sono un coro pressoché unanime di stupore, ma soprattutto di rispetto e di ammirazione.
    Questo, tutto sommato, per un gesto che, “laicamente” parlando, è un gesto di rinuncia, di rinuncia al potere, di abdicazione, di ammissione di una “debolezza” che richiama ad una grande forza e libertà interiore… un gesto che, come altri di altro segno del Predecessore di Benedetto XVI, sa fortemente di Vangelo.

    Sarebbe auspicabile che tanti “potenti” della terra, riflettessero seriamente, su questo gesto, su questo “segno” e magari, “folgorati sulla via di Damasco” scegliessero di fare altrettanto (ogni riferimento alle vicine nostre elezioni è puramente casuale…).

    Come mi auspico, che le critiche più dure e feroci, non vengano proprio dall’interno della Chiesa – le persecuzioni arrivano sempre per prime “dal tempio” – e non mi riferisco solo a quelle da “alti”, o più o meno alti, prelati, o dotti e esponenti del mondo Cattolico, ma anche proprio da noi, semplice e (in teoria) umile Popolo di Dio, sempre pronto ad essere più “realista del re” o più “papista del Papa”… ma temo questo sia utopico, quanto l’auspicio precedente.

  5. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia? Rm. 8

  6. sicula

    Continuo a sentirmi costernata, ma sono in realtà tanti i sentimenti che provo.Non posso non dire: Gesù confido in te, non posso non rimanere colpita dal coraggio nel prendere una decisione del genere, dall’umiltà nel tirarsi indietro, non posso non fare a meno di provare dispiacere per i commenti banali, ironici, cattivi di tante persone. Da ieri mi sento più cristiana di prima.

    1. angelina

      Da ieri mi sento più cristiana di prima.
      Bellissimo! Magari non è un caso, forse è proprio qui il messaggio di questo evento unico, chissà…

  7. Luca Del Pozzo

    Cara Costanza,
    da cattolico ciò che più lascia l’amaro in bocca nella decisione di Papa Benedetto XVI di dimettersi non e’ tanto la gravità del gesto (la chiesa andrà avanti lo stesso) quanto piuttosto il fatto che nel conflitto interiore tra il teologo e l’uomo di fede, alla fine ha prevalso il primo sul secondo. Anche per questo è auspicabile che nel futuro prossimo la chiesa ripensi seriamente lo statuto della teologia, affinché questa sia realmente un aiuto, e non un ostacolo, alla fede. In primis, di chi la teologia la esercita di professione. La radice della drammatica e sofferta decisione di Papa Ratzinger sta tutta qui. Le cause contingenti – gli scandali, i conflitti intestini nella curia, gli attacchi esterni, ecc. – servono a contestualizzare ma non esauriscono la questione. Le cose di chiesa – e in questo sta l’errore di tante ricostruzioni e interpretazioni di stampo laico – sono sempre, e in primis, realtà dove il fattore umano è secondario, e dove invece è prioritario l’elemento trascendente. Il punto allora è che al dunque, al momento della prova, l’atteggiamento del teologo – e di un teologo di prima categoria che per tutta la vita, e anche durante il suo pontificato, ha cercato di mostrare la ragionevolezza della fede, quasi a voler proporre un illuminismo cristiano capace di vincere sul suo stesso terreno la sfida di una modernità che si voleva, e si vuole superbamente autosufficiente – ha avuto la meglio sul Ratzinger semplice credente. Spiace dirlo, ma nella scelta di Papa Ratzinger non ci vedo nulla di umile, in senso cristiano, né tanto meno di grandioso o rivoluzionario, ed anzi è una scelta che appare ragionevole, troppo ragionevole. Un Papa è tenuto a corrispondere, pur con tutte le sue debolezze, a quella che è l’essenza del mandato petrino, cioè confermare nella fede i fratelli. Per un cattolico questo è ciò che conta: vedere che nel momento della prova, del dubbio, del conflitto, qualsiasi esso sia, Pietro non vacilla, ed anzi testimonia fino alla fine quella fede senza la quale non hanno alcun senso né il cristianesimo né la chiesa. “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9), disse Cristo a San Paolo che si lamentava delle sue difficoltà. Purtroppo in Papa Ratzinger l’irruzione e l’azione della grazia, soprattutto nel momento decisivo, e’ stata offuscata da una ragione che non ha saputo (o voluto) farle spazio.

    1. Questa è una personale chiave di lettura… ma potrebbe essere esattamente il contrario.
      Lei può dire di conoscere cosa lo Spirito Santo ha ispirato o confermato nell’agire di Benedetto XVI?

    2. lidia

      Però, se dovessimo basarci, nell giudicare, di ciò che noi vediamo di buono o cattivo negli atti degli altri staremmo freschi, credo.
      Io, per esempio, vedo un grande amore alla Chiesa e a noi fedeli da parte di un padre che vuole il meglio per i suoi figli, e che sa che affidarsi alla provvidenza significa saper prendere decisioni libere e responsabili.
      mi perdoni, Luca, ma a me pare che la sua valutazione sia un po’ superba (Non è Dio solo che scruta i cuori?) e poco caritatevole.
      Se crediamo davvero (fede) che lo Spirito Santo ispira il Papa, allora perché non confidare che anche questo sia un atto ispirato e voluto da DIo?
      Io credo che la nostra fede sia un po’ troppo spesso “a misura di ciò che noi vogliamo, o crediamo sia meglio”. Invece di ringraziare Dio, stiamo qui a dire che il Papa non ha abbastanza fede. Mi pare un po’ triste….e molto ingiusto.
      Davvero il Papa è salito sulla Croce, ieri; altro che scenderne.

  8. A livello personale mi sento un po’ smarrito, viene a mancare una figura paterna, un pastore. Mi ricordo che sin da piccolo il Papa mi sembrava il nonno di Dio, nel senso di un nonno santo tutto di Dio. Alla domenica era tradizione ascoltare l’Angelus e fare il segno della croce, era un momento solenne e sereno. La sua voce arrivava insieme al suono delle campane, all’applauso della folla e all’odore del coniglio che cucinava mia nonna. Il Papa era una sicurezza, aveva un posto altissimo nel mio piccolo mondo, gli volevo bene in qualche modo. Ora, da quando sono piccolo sono mancati alcuni grandi papi ma questo si è dimesso sotto il peso della fatica, lui che, per carattere, avrebbe preferito una carriera diversa ma che umilmente ha accettato un incarico pesante in un mondo difficile e aggressivo. Dal punto di vista umano lo capisco benissimo e ritenendolo una persona di grande spessore morale e intelligenza non comune sono sicuro che abbia fatto la scelta che doveva fare e che anche in questa decisione si sia affidato alla volontà di Dio.

  9. Mario G.

    Grazie per aver postato queste parole di Benedetto XVI.

    Preghiamo per lui e per ciascuno di noi, schiera di eletti e stranieri in questa terra

  10. Luca Del Pozzo

    Per rispondere a Bariom, sono assolutamente persuaso che la mia sia una personalissima chiave di lettura, ci mancherebbe. Così come non ho alcuna pretesa di sapere cosa lo Spirito Santo abbia suggerito a Papa Ratzinger. Ho scritto semplicemente quel che penso, argomentandolo.

    1. Caro Luca, la ringrazio della risposta.

      Mi sembra corretto da parte sua riportare tutto ad una “personalissima chiave di lettura”, per argomentare un po’ anch’io il mio stringato commento al suo pensiero, quello che in generale trovo “stonato” in interventi come il suo (e lo prendo ad esempio , non per stigmatizzarlo…), è portare commenti pubblici – perché qui siamo in “luogo pubblico” e molto pubblico dato il numero di contatti non certo “preselezionati”) da parte di chi si dichiara cattolico, che sostanzialmente instillano dubbi, hanno forti accenti critici se non polemici (lei arriva parlare di un conflitto interiore nel Santo Padre…), sull’operato di chi, per il cattolico, è Vicario di Cristo in terra in una realtà, la Chiesa, dove, come lei ha giustamente affermato, “invece è prioritario l’elemento trascendente”.

      Ora, a meno che si tratti di particolari rivelazioni date ad alcuni Santi rispetto la situazione della Chiesa, che li hanno portati anche ad agire e a chiedere colloqui e udienze particolari con alcuni Successori di Pietro della storia passata, credo che noi tutti, comuni pecore di questo gregge, dovremmo sempre fare un passo indietro difronte a fatti che non sono semplicemente alla nostra portata, magari serbando queste cose nel cuore come Maria e evitando commenti (pubblici) e opinioni che non sono di alcun utilità alla Verità. Verità che appunto non conosciamo e che, quantomeno, rimane velata di quel Mistero che starà a Dio svelare nei tempi che Lui riterrà opportuni (fosse anche alla Fine dei Tempi).

      Va da sé che anche questa è un mia, personalissima, ignorantissima, forse stolta opinione.

  11. Fuori dalle dispute vane tra teologi (cosiddetti) è curioso un articolo sul “corriere della sera” dove c’è, si dice, alcuni strafalcioni di sintassi latina nel messaggio del Papa. Allora mi è venuto in mente che qualcuno aveva detto che “scriteriato” collaborava alla traduzione delle Encicliche o quant’altro. Non posso credere che a “scriteriato” siano sfuggite delle imprecisioni come quelle che nota l”autorevole” (per dire)quotidiano di via Solferino.
    Ergo, siccome gli errori c’erano, non può essere “scriteriato” il responsabile, in quanto “scriteriato” sì, ma parecchio bravo! In ogni caso cose che capitano, senza bisogno di fare le pulci a nessuno.

    1. Alessandro

      L’Osservatore Romano nel 1978 titolò: “Habemus Papam Albinum Luciani qui sibi NOMINEM imposuit Ioannem Paulum I”.
      E da allora le cose sono peggiorate, quanto a latinisti in Vaticano. Niente di nuovo sotto il sole.

  12. Rossella

    Io condivido il personale parere di Luca Del Pozzo. anche il mio è naturalmente solo un parere personale, ma vi assicuro che oggi al lavoro ne ho sentiti tanti di questi “personali pareri”, tutti nel segno del signor Del Pozzo. Ho visto sguardi smarriti, increduli che perfino il papa abbia ceduto, che la Roccia sia venuta meno. e chiedevano a me, che mi conoscono come cattolica granitica 🙂 ma onestamente questa volta non ho saputo cosa dire… Sono fermamente certa che lo Spirito Santo manderà un altro pontefice secondo il cuore di Cristo, ma il mio personalissimo parere è che un papa non abdica. Non riesco proprio a vederlo un gesto coraggioso, nè per il bene della Chiesa. E vi assicuro che lo dico con la morte nel cuore; sto pregando tanto ma proprio non ce la faccio a scusarlo, a capirlo. il papa non se ne va. non lo deve fare. il suo gesto ha scandalizzato molti, nel senso evangelico del termine. me per prima.
    Forse voi siete più avanti di me, forse vedete più lontano… vi chiedo di pregare per me perchè lo dico sinceramente: in 34 anni di vita è la prima volta in cui la mia fiducia nella Santa Chiesa vacilla

    1. Rossella:
      O tutti i pareri sono personali o nessuno.
      i quali, certamente, tutti questi pareri hanno origine dal nostro pensiero (ammesso che esista) dalla nostra cultura educazione intelligenza (per dire)profondità (sempre per dire) etc etc.
      Inutile starlo a ripetere….

  13. Luca Del Pozzo

    Dunque, se ho ben capito lei, caro Bariom, mi rimprovera il fatto di aver portato in pubblico un mio commento critico sulla decisione del Papa (che, le ricordo en passant, non per essere il Vicario di Cristo è esente da critiche, e fermo restando il rispetto per il suo ruolo e l’obbedienza che si deve al suo magistero), quando avrei fatto meglio a tacere di fronte a cose che ci superano evitando, oltetutto, commenti che “non sono di alcuna utilità alla Verità”. Insomma, meglio avrei fatto a prendere esempio da lei che, invece, ha prima serbato nel cuore queste cose e poi ha commentato positivamente la decisione del Papa – “un gesto di rinuncia, di rinuncia al potere, di abdicazione, di ammissione di una “debolezza” che richiama ad una grande forza e libertà interiore… un gesto che, come altri di altro segno del Predecessore di Benedetto XVI, sa fortemente di Vangelo” – dandoci uno spunto di riflessione che, ne sono certo, illuminerà molti sulla via della Verità. Ma tant’è. Nihil novi sub soli.

    1. Si Luca è vero questo le ho rimproverato, non potrei dire diversamente, anche se era uno spunto per una riflessione più ampia. Certo il mio scopo non era urtare la sua senisbilità (anche se a volte con quel che si scrive e si dice lo si fa comunque…).
      Ma men che meno era portare il sottoscritto o quanto scrivo ad “esempio” (o ad esempio del contrario) per alcuno, Lei compreso… mi creda. Non parliamo poi di “illuminare” chicchessia.
      Le mie parole che lei riporta non mi paiono direttamente collegate al nostro scambio di opinioni.
      Ciò detto, spero vorra accettare un mio cordiale e fraterno saluto.

  14. vale

    a rossella
    che tale gesto abbia “scosso” molti,ancorché le voci su un tale proposito si rincorressero da almeno un anno, penso sia normale. ma ,come lui stesso ha rammentato, la Chiesa è guidata da Cristo. noi -e lui lo diceva di sè stesso- siamo operai nella vigna e ,tutto sommato, servi inutili.
    forse sarà stata la sequenza di leggere ischemie( come ricordava l’arcivescovo di Terni,mi pare, che lo lasciavano con l’aria un po’ “svanita”in alcuni momenti.)
    anche l’esigenza di concludere in pace e con lucidità la terza enciclica sulla fede.come un sigillo delle due precedenti.
    forse il pacemaker rimessogli da poco(la rivelazione del direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, che spiega come “poco meno di tre mesi fa Benedetto XVI è stato operato al cuore nella Clinica Pio XI sull’Aurelia, a Roma, e gli è stato sostituito il pacemaker nel riserbo più assoluto), la sequenza delle avversità che sono accadute alla chiesa in ogni dove e che si preparano( la tempesta perfetta arriverà con la votazione al parlamento europeo sull'”armonizzazione”( il report, al par.40,prevede che ogni documento civile, incluso il matrimonio riconosciuto dallo stato di appartenenza, DOVRA’ essere valido anche in tutti gli altri stati( il foglio di oggi a pag.3)-nda:ovviamente anche quello omosessuale) e che ,al confronto, quel che è accaduto sino ad oggi con la storia della pedofilia,sarà niente per i contrasti che causerà tra i cittadini dei varii stati dell’unione. e la costruzione di una tecnocrazia non elettiva come nel bell’articolo sempre de Il Foglio di venerdì scorso su jean monnet.
    possiamo solo pregare per lui ed avere fede.e che abbia fatto la scelta opportuna.
    son certo che le sue preghiere per la chiesa non mancheranno.
    preghiamo anche che ne arrivi un’altro all’altezza dei tempi difficili che corrono ed abbia la forza di contrastare il deserto che avanza. con l’aiuto di Dio( come ricordava la padrona di casa del blog:
    “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia? Rm. 8”)

  15. CFK

    secondo voi quando Benedetto XVI non sarà più papa sarà sempre vestito di bianco?
    (sembra una domanda scema ma forse non lo è)

        1. Giusi

          Ti riferisci a Fatima? Anche il Papa è un vescovo. Finchè è Papa veste di bianco. Poi penso che non possa.

  16. Lalla

    A me è dispiaciuto molto leggere questo:
    http://www.michelamurgia.com/cultura/altre-voci/784-senza-nessun-rimpianto
    Non che le opinioni di Michela Murgia mi tolgano il sonno, ma quel che mi rattrista è che sento commenti simili da molti parti “cattoliche”. Non riesco a capacitarmi di come questo Papa rimanga così incompreso. Non è necessario osannarlo; la persona, lo stile possono non piacere. Come cattolici credo sarebbe un dovere almeno rispettarlo e rispettare la verità delle cose, o almeno cercarla. Qui lo si disonosce nel suo ruolo di successore di Pietro e capo del Chiesa. Può un cattolico spingere il proprio giudizio così? A meno che i punti su cui si fondano le proprie opinioni siano altrove dal cattolicesimo. Ma allora perché dirsi tali? Che cosa ne pensate?

    1. Che dovevano fare Papa lui… ecchecaspita! Una così chiara lettura dei fatti e della storia…
      Come ha fatto lo Spirito Santo ad essere così sbadato!!
      Beh, adesso può mettersi in lizza 😦

    2. Giusi

      Ma per carità! Questa è quella che scrisse quel libercolo blasfemo sulla Madonna: Ave Mary, invitata da Gad Lerner ogni tre per due, non per niente osanna Martini, non mi meraviglierei che uno dei due sacerdoti di cui parla nell’articolo fosse Don Gallo! Ma perchè fare pubblicità a questa gente, sono arrivata alla fine dell’articolo in preda ai conati di vomito!

  17. Franca 35

    Mi vengono in mente alcune cose: anche se nessun papa, a parte Celestino V, ha mai dato le dimissioni, mi sembra che comunque la Chiesa le contempli nei suoi canoni, quindi non è un tale stravolgimento come vogliono far credere. Inoltre sia per i preti che per i vescovi è vigente la regola di dare le dimissioni appena compiuti 75 anni, non so perché un papa che ha 10 anni di più (e se li sente) debba resistereresistereresistere… togliendo alla Chiesa la possibilità di avere un papa più efficente.
    Alcuni interventi in questo blog mi permetto di definirli “cattivi” anche se scritti da chi si ritiene cattolico (che non è un lasciapassare per dire tutto quello che ci viene in mente e soprattutto non ci esime dal dire cattiverie gratuite). Siamo sempre pronti alla critica, ma noi abbiamo provato ad essere papa? E ad avere 85 anni suonati con quel che questo comporta? Da quando Benedetto XVI è diventato papa non han fatto altro che paragonarlo con GPII, ma ognuno è se stesso e agisce secondo la propria indole, non può (e non deve) vestire i panni di un altro. Avremmo perso l’autenticità di BXVI con quel che abbiamo avuto in dono, per una imitazione inutile e dannosa. GPII lo abbiamo avuto e amato perché era “lui” e anche BXVI lo amiamo perchè è “lui”. Continuiamo a dire che ci fidiamo di Dio (il quale non è estraneo a quel che sta succedendo …e a nient’altro) ma poi…Imitiamo Maria che “conservava tutte queste cose nel suo cuore”, contuinuiamo a pregare e ad avere quella bella fiducia nello Spirito Santo che guida la Sua Chiesa e ciascuno di noi, se Lo lasciamo fare.

  18. Lalla

    @admin. Grazie, non vi seguivo ancora all’epoca. Anch’io la penso “100% Costanza”.
    @giusy. Il punto non è fare pubblicità, dò per scontato di trovare interlocutori intelligenti qui. E come ho detto non prendo come argomentazioni degne quelle di M.M. Il mio turbamento deriva dal fatto che le sue opinioni sono quelle di molti “cattolici”. Quelli che sono a messa la domenica, che fanno volontariato in parrocchia, insegnano catechismo ecc. ecc.., insomma, tante persone comuni, normali, brave, mica gente che si atteggia a maître-à-penser. Non mi capacito come si possa stare nella Chiesa allo stesso tempo tradendola così.

    1. Giusi

      Dal Vangelo di oggi. Parla Gesù: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:”Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cure è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.

    1. Giusi

      Questo è poco ma sicuro! In verità guardo poco la televisione salvo che non succeda qualcosa o che non ci sia qualcosa che mi interessi. Ieri per via del Papa mi sono vista la Gruber, Vespa e tutto il cucuzzaro! Tanto se succede qualcosa di significativo il giorno dopo c’è internet. San Remo poi lo trovo noioso.

  19. alexiel80

    Mi sfugge il nesso…spero no crediate che le due cose siano collegate…anche perchè allora vi metto al pari di chi oggi ha scritto che il papa è un rettiliano e che dietro a tutto ci sono gli illuminati (giuro l’ho letto e ho riso 5 minuti da sola)

    1. admin

      alexiel80 con chi ce l’hai? con JoeTurner? Rispondi a lui. Qui si usa così: se hai qualcosa da dire a qualcuno ti rivolgi a lui, usare il plurale come se fossimo un’unica entità indistinta è scorretto e improprio.

    2. JoeTurner

      cara alexiel80 permettimi di chiarire perché tengo enormemente al tuo giudizio e non vorrei essere proprio io a provocare la tua ilarità: mi rallegravo semplicemente per il fatto che la solerte Banca d’Italia abbia risolto tutti i contenziosi con lo IOR e possa ora dedicarsi con più attenzione alle vicende del MPS.

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