Io vivo

di Cristina Acquistapace

Sono nata nel 1972 con la Sindrome di Down; a quel tempo, non vi erano le associazioni che esistono ora: con me, c’erano solo mia madre e mio padre e intorno a noi c’era l’ignoranza umana. Questa, comunque, non ha avuto influenze realmente negative. Ho proceduto nella frequenza delle scuole dalla materna alla superiore. Grazie a mamma e papà che non mi hanno segregato in casa o inviato in un istituto ma, al contrario, mi hanno messo in contatto con la gente, in breve tempo mi sono fatta molti amici e mi sono anche innamorata, imparando cose importanti.

Ho potuto andare a trovare mia zia che è suora missionaria in Kenya.
Di fronte a una così grande povertà, mi sono sentita fortunata e felice. E’ stato così bello! Un’esperienza che non vorrei cambiare con nessun riconoscimento, ma è impossibile renderla solo attraverso le parole; voi dovete vedere con i vostri occhi, proprio come ho fatto io. La sindrome di Down, anche se ha costituito talvolta per me un peso, nel mio modo di pensare non ha mai costituito una maledizione bensì una benedizione (grazia); forse è stata una prova per vedere se, nonostante tutto, io possa vivere una vita piena, una vita come tutti gli altri.
Io sono convinta che vi sia stato anche un incentivo per me stessa, nel dimostrare che sono come chiunque altro, una specie di sfida, dopotutto. Non mi sento diversa da nessuno. Mi sono sempre considerata come gli altri in quanto, come tutti, io sogno, spero e desidero, provo dei sentimenti, gioco. In una sola parola, io vivo.
Le persone con Sindrome di Down hanno i medesimi diritti e doveri degli altri: forse non possono fare alcune cose, ma sono in grado di farne altre. Io, per esempio, non mi metto in testa di guidare l’automobile in quanto, per i miei problemi di vista, non sarei in grado di farlo ma persevero nel sostenere di essere idonea a prestare aiuto agli altri in quanto so che sono in grado di farlo.
Le persone danno prova di intelligenza nel momento in cui accettano i loro limiti e investono le loro energie e capacità in quanto sono in grado di fare. Nel mio futuro, vi sono molte aspirazioni; una di queste, è quella di prendere i voti e dedicarmi interamente alla scelta religiosa. Anzitutto, perchè sento di essere stata chiamata e in secondo luogo, perchè c’è troppa povertà nel mondo: povertà spirituale, soprattutto, e la Chiesa ha bisogno di me, delle mie preghiere e della mia dedizione incondizionata.

Cristina Acquistapace, Down, entra nell’Ordo Virginum nel 2006 a 33 anni

27 pensieri su “Io vivo

  1. alessandra

    Mia sorella Chiara ha 20 anni…è il mio esatto opposto, io timida e introversa, bruna e occhi scuri, lei socievole e spiritosa, bionda e occhi verdi…ama cantare, ballare… dirige il coro della messa prefestiva del sabato sera nella nostra parrocchia, si dedica con assoluta dedizione a tirar su l’umore dei nonni molto anziani, adora gli abiti colorati e gli occhiali alla moda…va matta per i cani e per la musica lirica, con una passione particolare per la Callas…. è un’ottima forchetta e parla anche un po’ di inglese… usa tutto ciò che è tecnologico meglio di me e ama fare foto con la sua digitale…ah, scusate, dimenticavo… ha la sindrome di down! dopo ogni celebrazione eucaristica si ferma al tabernacolo e prega perchè mamma, papà e alessandra possano vivere sempre bene per accudirla..amici e parenti le chiedono preghiere per esami, visite mediche, ma il suo pezzo forte è la preghiera- trova- fidanzato-marito-“perfetto”, e io ne posso dare un’ampia testimonianza!! La scorsa sera, a letto, le ho chiesto con chi parlasse (bisbigliava) e lei mi ha risposto ‘con gesù per le preghiere di tutti’. Per me mia sorella è un miracolo. Tutto ciò che per il mondo è imperfezione fisica, per me è perfezione soprannaturale. La sindrome di down l’abbiamo noi quando giudichiamo, maltrattiamo, quando la nostra superbia ci fa credere i migliori, quando ridacchiamo quando vediamo passare per strada una persona mal vestita perchè povera, quando per offendere qualcuno lo chiamiamo “mongoloide”, “handicappato”, “cerebroleso”… I malati siamo noi, non loro. Siamo malati di noi stessi e di mondo. Siamo malati di “perfezionite acuta”, un’infezione che parte dal cervello e che, se non curata in tempo, brucia gli occhi e il cuore, rendendoci totalmente incapaci di capire che la perfezione sta proprio nell’imperfezione, perchè è quel senso di mancanza che ci rende bisognosi di dio, l’unico che ci completa e realizza. Non voglio un’altra sorella. Non voglio non dover più aiutare a vestire o pulire dopo il famoso grido “ho finitooooooooooo”. Non voglio un’altra vita più semplice e frivola. Dio mi ha dato la vita migliore, donandomi altri due occhi. Questi mi permettono di guardare al di là dell’apparenza, di percepire la bellezza che sta dietro tutto e tutti, di sorridere anche quando le cose non girano per come voglio, di avere una cieca fiducia in colui che tutto può. Sono due occhi speciali, due occhi verdi a mandorla. Auguro a tutti voi di incontrarli. Capirete che la vita è bella, nonostante tutto, e che dirle sempre un sì convinto e incondizionato ricolma di ogni grazia dal cielo.

    1. Carissima Alessandra, grazie.

      Anni fa ho letto un libro che si intitolava “I giullari di Dio” di Morris West. Di quel libro mi sono rimaste in mente le parole pronunciate dal protagonista mentre ha in braccio una bambina down e dice:
      ” questa bambina non dirà mai male di Dio per come l’ha creata. Lei lo amerà e basta”. Noi che siamo stati creati “perfetti” odiamo Dio per tutto quello che non ci ha dato.”.

      Forse se tutti noi da subito, imparassimo a fare silenzio dentro e intorno a noi, e a ringraziare, il mondo inizierebbe a cambiare. Da subito.

      Che il 2013 sia ricco di meraviglie per ognuno!

  2. Mario G.

    Quante sono vere queste tue parole Cristina: “perchè c’è troppa povertà nel mondo: povertà spirituale, soprattutto…”

    Grazie di cuore e che Dio ti benedica!

  3. Floriana

    Grazie Cristina, grazie Alessandra, che Dio vi benedica e benedica le vostre famiglie. Floriana

  4. la pubblicazione di questo post proprio oggi non è casuale; chiedo preghiere per dei genitori che l’amniocentesi ha messo di fronte a un peso che a loro sembra di non poter sopportare.

    1. alessandra

      all’inizio fa paura, ha fatto paura anche a noi (che non sapevamo)… avvicinare questa coppia alla vita straordinaria di una persona con sindrome di down potrebbe aiutarli molto, più dei medici che stanno lì a descriverti come saranno il naso, gli occhi, le orecchie, la lingua, le mani, i ritardi mentali…far capire loro che non metteranno al mondo un vegetale, ma una persona vera, con i suoi pregi e difetti, come tutti…è un consiglio che sento di dare sulla base della mia esperienza familiare…provateci!.. tienici informati!

  5. Meravigliosa testimonianza. Quanto siamo ciechi e quanto possiamo imparare dal prossimo, se soltanto gli apriamo il cuore con le orecchie! Condividiamo lo stesso nome, che non a caso ci avvicina a Cristo e alla fede e alla compassione.
    “Vedere” attraverso te la vita e’ come vedere Dio.

  6. Luca classe 1978, chierichetto da 25 anni, amante della musica, del nuoto in piscina, della buona cucina, delle uscite con gli amici, memoria incrollabile per le date di compleanno e le squadre di calcio. Ragazzo down, a quei tempi la sua mamma non fece l’amniocentesi.
    Certo, è stato un figlio a cui dedicare molte energie, ma ha ripagato abbondantemente con il suo affetto e la sua simpatia. Ora che la mamma e il papà non ci sono più, vive con noi, ed è una risorsa che quotidianamente ci tiene con i piedi per terra, che ci fa vedere la vita dal suio punto di vista, che ci ricorda le cose che davvero contano. COSTANZA se quei genitori hanno voglia di fare due chiacchiere IO CI SONO e anche LUCA

  7. silvia delpiano

    Grazie, Cristina! Grazie, Alessandra! Grazie, Chiara! Grazie Nerella! che ci siete e siete vive e amate la vita e insegnate ad amarla perchè è un dono!! e grazie, Luca!!

  8. Emanuela

    Grazie di cuore per queste testimonianze preziose. Affido alla nostra madre celeste i genitori citati da Costanza perchè Maria assieme a Gesù dia loro forza e coraggio

  9. R

    Straordinaria Cristina, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, per la profondità delle sue parole e la sua grande fede. Grazie Alessandra per la tua testimonianza, condivido i tuoi sentimenti. Sono una mamma e anche per me l’esperienza con mia figlia di 19 anni, sindrome di Down, è un dono grande. Certo, abbiamo lavorato per i suoi obiettivi, ma quello che è adesso, le cose che riesce a fare, le autonomie raggiunte e le grandi capacità che ha dimostrato hanno smentito le previsioni nere dei medici. Preghiamo per quei genitori e per quella creatura.

  10. Tiziano Ravasi

    non ho parole originali, non scontate per definire la sensazione che ho provato nel leggere questa testimonianza diretta posso solo dire GRAZIE e condividere tutto

  11. twentyrex

    Queste due testimonianze mi hanno fatto riflettere sul modo corretto di gestire la vita. Entrambe queste due ragazze hanno la capacità di rendere semplice il quotidiano e di guardare al domani con serenità. I loro limiti non le condizionano, Anzi hanno rafforzato i loro sensi e, principalmente, la loro personalità, sia sotto il profilo razionale che emotivo. Loro non accettano i loro handicap, ma li dominano e non se ne curano. Cristina non guida per problemi di vista, ma questo lo dice solo per descrivere i suoi impegni e non le pesa più di tanto. Io mi imbottisco di farmaci che mi avvelenano, ma devo prenderli perchè altrimenti il cuore va in tilt e vivo sempre inseguendo orari, dosi e, quel che è più grave, il modo di contrastare malesseri improvvisi. In una parola sono costretto a distruggermi per vivere. E mi prendo in giro continuando a lavorare e sottoponendomi a veri e propri salti mortali per evitare certe attività (viaggi, visite a clienti, convegni) che non ho più la forza e le possibilità di sostenere. E tutto questo si risolve in una forma di schiavitù che una parte di me (un organo che è poco più di una pompa) esercita sulla mia persona e sui miei sentimenti e sulle mie passioni e sui miei desideri. E non ci riesco proprio a dominarlo e, quando, sembra che ci sono riuscito ecco che lui si vendica e mi manda al tappeto. Cristina ed Alessandra saranno andate al tappeto tante volte, ma hanno la capacità di rialzarsi e di dimenticare e ricominciare come prima. Io non ci riesco. Mi rialzo a fatica ed il tempo di riprendermi è ogni volta più lungo. E la mia fede resta confinata solo nei brevi momenti dedicati alla preghiera e talora sottratti alle attese ed alle attività che non ti impegnano la mente. E poi, grazie a questo blog, mi immergo nella meditazione e mi rendo conto di quanto sia effimera una vita passata dietro ai farmaci ed alla droga lavoro. Cristina ed Alessandra riescono ad essere protagoniste vere della loro esistenza e pur con tutti i loro impegni riescono a realizzare la loro fede. Così semplicemente, naturalmente. Il vero handicappato sono io ed i miei successi e le mie affermazioni professionali sono nulla dinanzi alle loro opere. Così come le occasioni che ho colto di venire incontro e di risolvere i problemi di qualche persona sono ben poca cosa dinanzi a quello che Cristina ed Alessandra riescono a fare sempre con semplicità, senza impiegare il potere e la discrezionalità di un ruolo di responsabilità. Se mi leggono, le prego di pregare per me, piccolo, vecchio, inutile uomo. Io pregherò per loro perchè entrambe sono tra i tanti anonimi “giusti” che sostengono questa nostra debole e sbandata umanità.

    1. Carissimo twentyrex,
      ho letto con molto piacere il tuo intervento. L’ho “gustato” e ha fatto bene al mio spirito come leggere le testimonianze di Cristina e Alessandra.

      La visione critica e umile della tua vita e della tua condizione è comunque già di per sé un valore. Una capacità di leggere il proprio limite che non è da tutti, quando ci tocca in prima persona. Ti auguro di fare di questa analisi un punto di forza e di partenza perché è nella nostra debolezza che Dio meglio agisce e con più forza, sino a che senti che Lui ti porta “come su ali d’aquila”, sino a benedire quel “limite” perché li hai sperimentato Dio concretamente e la Sua vicinanza si è fatta tangibile.

      Io ricordo uno dei momenti più difficili della mia vita come uno dei più belli della non mia vicinanza a Lui, ma Sua a me e per assurdo che possa sembrare, a volte lo rimpiango, perché come sempre succede, passata la tempesta pare si possa riprendere il largo sempre e solo sulle nostre forze, dimenticando che tutti abbiamo un limite.. non fosse altro che oggi ci siamo e domani no e in questo oggi, tutti i giorni mettiamo in gioco la nostra conversione.

      Un Buon Anno Nuovo nel Signore.

  12. Mia cugina ha la sindrome di Down, nessuno in casa l’ha mai trattata diversamente, quello è il primo passo per creare diversità. L’essere umano è ignorante per natura. Avessimo più stima del mondo che ci circonda saremmo sicuramente più felici.

    Buon anno a te e famiglia!

  13. Pingback: Io vivo | Il blog di Costanza Miriano | adolescenti disabili | Scoop.it

  14. emanuela

    Grazie per queste testimonianze ,sono mamma di una bimba down di 7 anni e tutto questo mi da la forza di lottare per lei anche quando vedo tutto nero ,l’amo e c’è la faremmo assieme .buon 2013 a tutti

I commenti sono chiusi.