36 pensieri su “10 – Le domande grandi dei bambini

    1. 61Angeloextralarge

      Alvise Maria: il tuo commento lo interpreto così…
      Viva la morte perché è più viva della vita terrena, infatti è il passagio per la Vita Eterna!!! Nostra Sora Morte corporale ci fa paura? Eh, sì! La nostra natura umana è attaccata alla vita fisica. Con la certezza di un Dio misericordioso fa meno paura. Grandi Santi sospiravano la morte, perché “sapevano” che avrebbero incontrato il Signore faccia a faccia.
      Personalmente non ho paura della morte, dell’aldilà, anche se tra me e i grandi Santi c’è un abisso spirituale non indifferente. Ho paura di soffrire morendo, questo sì. Sono vigliacca? Non credo. Semplicemente non sono masochista. 😉
      E adesso mi guardo il video… 😀

      1. Giusi

        Non siamo masochisti e neanche santi perchè tanti santi hanno chiesto di soffrire offrendosi per la salvezza delle anime. Ma erano appunto santi.

        1. 61Angeloextralarge

          Il nostro compito è diventare santi, restando noi stessi; cercando di diventare santi così come Dio ha pensato per ognuno di noi, non necessariamente offrendosi per le anime. Non mi tiro indietro ma penso ai 12 Apostoli: tutti martiri meno uno… guardacaso quello “più amato”. Ma non credo che il fatto di essere stato quello più amato sia collegato al fatto che non sia morto martire: sono i misteri di Dio. Per diventare santo è necessario fare bene le cose che sono chiamato a fare, senza cercare di fare le cose straordinarie che possono addirittura farmi crescere nell’orgoglio spirituale. Per quel che ne so (corregetemi se sbaglio, ne sono contenta), era il Signore stesso o qualche suo inviato, a chiedere a questi Santi di offrirsi…

          1. Giusi

            Non era una critica, riflettevo sulla mia pochezza. Ci penso spesso a cosa sono disposta a fare per Dio e mi sembra sempre poco. Se penso ai santi dalla piccola Giacinta a Padre Pio a Santa Faustina, alla Beata Alexandrina Maria da Costa, a Santa Teresina, a Santa veronica Giuliani a Santa Chiara da Montefalco e a milioni di altri mi sento una nullità. Dalla lettura delle loro vite a me pare che la sofferenza dei santi fosse un atto di amore, non l’esecuzione di un ordine. Poi è chiaro che a nessuno fa piacere soffrire, persino Gesù che è Dio chiese al Padre di allontanare il calice ma ho letto proprio pagine di godimento spirituale, non masochismo, nella sofferenza dei santi, dovuto alla consapevolezza di aiutare il Signore a portare la Croce che non è un aiuto fine a se stesso ma ha una funzione redentiva. Cose in cui mi perdo essendo, per l’appunto, ben lontana dalla santità ma che suscitano in me una profonda venerazione tanto che le mie letture preferite sono diventate le vite dei santi.

            1. 61Angeloextralarge

              Giusi: non l’ho presa come una critica, anzi…. Mi hai dato spunto per esprimere quello che penso. 😉
              Quando ho scritto che era il Signore ad aver chiesto a questi Santi di soffrire, non ho scritto che glielo aveva ordinato: mi sembrava sottinteso che Dio non ordina… chiede e ci dice sempre “Se vuoi”…
              Anche a Medjugorje la Madonna ha chiesto ai veggenti se qualcuno di loro voleva soffrire: si è offerta Vicka. Questo non toglie nulla agli altri cinque, però. E nemmeno che amino il Signore meno di Vicka.

              1. …se Cristo ha voluto patire questo non vuol dire che sia ovvio che sia positivo che si patisca anche noi.
                lo so che si patisce tutti e parecchio, quello a cui non credo è il valore del che il nostro patire ha per Dio.
                Non può essere che un Dio cattivo e dalla mente bacata quello che permette che si patisca e poi ci premia, alla fine (ammesso che ci premi).
                E’ senz’altro la nostra mente che crede ancora (chi ci crede) nella magia. Cioè, In questo caso, che a un’azione di patimento e martirio corrisponda un effetto o di salvezza o di guarigione o di aiuto per gli altri etc.
                Quello che credo, invece, è che il dolore ci tempra.

                1. Ci tempra certamente, ma anche un gran valore per Dio.
                  Il perché e il come ha valore è anche “spiegabile” (non dico per tutti comprensibile o condivisibile), ma non è un concetto che si esprime in due parole…

                  Se realmente cerchi la risposta e non hai testi adatti allo scopo puoi usare Google. Almeno in questo il web è un grande aiuto 🙂

                    1. Questa però almeno è una domanda… 😉
                      Si siamo più di un gatto (o di un cane) e l’Uomo peraltro conosce patimenti (come gioie) che nessun gatto (o cane o altro animale) conosce.

                      Buona notte Alvise.

          1. No non è necessario, ma non esiste esistenza che non porti anche a sofferenze e chi più ama (i Santi) è portato a soffrire per Amore agli altri.
            Cristo poteva risparmiarsi tutte le sofferenze di questo mondo volendo, ma non mi pare lo abbia fatto e chi sono i santi se non immagini di Cristo in questa terra?

            Alvise sinceramente, ti reputo abbastanza intelligente da arrivarci da solo… domande come queste non fanno onore alla tua intelligenza,

          2. Giusi

            E come si fa a non soffrire? Conosci la ricetta? Il dolore prima o poi tocca a tutti. La sfida è: scoprirne il senso.

  1. Questa domanda dei bambini (che può essere di tanti adulti..), nasconde e manifesta nello stesso tempo, la visione di una vita esclusivamente terrena e materiale… La morte, la fine dio tutto, il più grande male!

    Bimbi che abbiano una visone escatologica (la parola è difficile per bimbi e adulti ma non il suo significato) che cioè sappiano che la morte è solo un “passaggio” (pasqua), che c’è un al di là, non porrebbero la domanda, o probabilmente non in questi termini.

    Non crediate che i bimbi non siano in grado di comprendere un discorso su quanto ci attende dopo la morte, non è così. Spesso lo recepiscono meglio di noi adulti. Ma, anche in questo vanno educati, istruiti, accompagnati.

    Ancora una volta mi appoggio ad una esperienza personale… Ad un certo momento della malattia della mia sposa, i dottori arrivarono alla triste (perché rimane umanamente tale) diagnosi finale: 30/40 giorni ancora.
    Lo Spirito mi ha dato allora il coraggio e il discernimento di parlare ai miei tre figli, ancora abbastanza piccoli, ma perfettamente in grado di capire.
    Era un sabato sera, averi avuto anche la Domenica per essere presente e eventualmente a loro d’aiuto. La mamma riposava. Li ho radunati è ho iniziato loro a ricordare la nostra storia: da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo.
    Veniamo dall’Amore di Dio, sia noi genitori che loro come figli e loro sono nati dall’amore di noi genitori grazie a Dio che non solo ci ha fatto partecipare all’Opera Creatrice, ma se non ci avesse fatti nascere e al tempo opportuno, conoscere, innamorare e sposare, loro figli non sarebbero mai nati. Così siamo un Famiglia, una Famiglia Cristiana (per Grazia ricevuta)… e dove andiamo? Torniamo a Dio, andiamo verso la Vita Eterna, nell’Eterna Benedizione, nella Gioia e nella pienezza senza fine.

    “Ecco figli miei, la mamma lo sapete è malata da tempo, è stata brava, a combattuto per guarire e non via ha mai fatto mancare nulla. Ha speso tutta la sua vita per voi e per me e anche quando le forze le sono mancate, voi siete sempre state il suo primo pensiero e il suo pensiero di fronte a Dio.
    Ora con questa malattia, il Signore Gesù sta chiamando la mamma al Riposo, le sta dicendo: vieni a riposarti, vieni da me. La mamma torna a casa e va a prepararci un posto, vegliando su di noi più di quanto potesse fare stando qui. Coraggio figli miei.”

    Questo, a memoria e quanto ho detto loro.. e il Signore mi ha donato calma e fortezza nel dirlo.
    Non che non abbiano pianto – la Fede non rende insensibili, anzi… – ma ci siamo consolati a vicenda e dopo un po’ la serata è ripresa “normalmente”.

    E se vi dicessi che la mattina dopo, Domenica mattina, Pasqua di Resurrezione, il Signore ha chiamato la mamma al Cielo, mentre noi ci riunivamo in preghiera attorno al suo letto… che direste?
    Io ho benedetto Dio, per lo spirito profetico che mi aveva concesso, da poter dire: ecco tutto è compiuto…

    Non nascondete mai la Verità ai vostri Figli, qualunque essa sia.

    1. 61Angeloextralarge

      Bariom: grazie per questa tua testimonianza! Non posso permettermi di aggiungere altro.

    2. Giusi

      Ringrazio il Signore perchè i tuoi bambini, di fronte ad un evento così tragico, hanno avuto la fortuna di avere un padre come te.

  2. …con tutto il rispetto e la stima che ho per te, Bariom, che dire? Nulla.Nessuno dovrebbe e potrebbe dire nulla.
    Ma visto che te l’hai detto anche io lo dico. Dico che non dovei parlare di questo con nessuno, ma dovevi gelosamente tenertelo per te. Mi sembra che sia una cosa molto privata e inter vos di famiglia. Noi leggiamo e cosa
    ce ne viene in più di tutti i racconti di morte con tutta la famiglia tretta intorno bambini compresi che hanno visto la morte e in questo caso una morte cristiana? No, mi dispiace, ma io sarei stato zitto. O ora ci mettiamo tutti a raccontare le pene la morte dei babbi delle mamme degli sposi dei figli degli amici? No, la morte verrà e avrà i tuoi occhi, dice il tittolo di un libro, e mi sembra che basti. Quanto agli altri bambini che non hanno avuto Bariom come padre, sono stati non-fortunati, loro?

    1. Può darsi Alvise che tu abbia ragione… si può darsi.

      Io non ho alcuna “gelosia” su questi fatti. Sono – per me – opera di Dio e per ciò la manifesto…
      Cosa ne viene agli altri? Non lo so, forse nulla, forse poco, forse tanto.
      Perché alcuni scrivono i loro pensieri? Magari un libro parlando della loro vita, non quella di altri? E se è la mia vita, dovrei scriverne parlarne come fosse d’altri?

      Tu parli mai della tua vita? Ne parli ma non ne scrivi? Che differenza c’è. E se neppure ne parli… beh finirai per essere molto solo, ma forse a te va così.
      Io sono geloso delle confidenze delle persone, non della vita mia.
      Ma forse, dicevo prima, hai ragione tu.

      Per chiudere, i miei figli non sono stati + o – fortunati, la fortuna non esiste. In quel momento tragico, Dio li ha amati, ha dato loro un aiuto… attraverso un padre come me (che non sono niente di speciale).

      Ti abbraccio e ti saluto Alvise.

    2. 61Angeloextralarge

      Alvise Maria: considero il commento di Bariom una bellissima testimonianza di vita. Perché tenere nascoste queste cose? Perché non parlarne con qualcuno con il quale c’è una intesa spirituale, c’è rispetto, c’è amicizia? Perché nascondere? Il peccato si nasconde, fino a quando non si riesce più a conviverci (grande grazia!) e lo si consegna al perdono di Dio.

      Sii meno fiscale per favore, grazie! 😉

    3. Giusi

      Si, ci sono purtroppo dei bambini meno fortunati. Condividere un’esperienza come quella di Bariom ha un senso. Mostrare come Dio può aiutarci anche in un momento di estremo dolore vale molto di più di tante parole, equivale a regalare la speranza. Si scrive sempre di sè e soprattutto delle proprie sofferenze. Tanti capolavori, in caso contrario, non esisterebbero. Avresti ragione se fosse andato da Maria De Filippi ma ha condiviso in questo blog con persone che hanno un idem sentire. A me ha fatto bene e lo ringrazio.

    1. admin

      grazie Mario. Non era stata proposta perché l’avevamo considerata …per così dire…non imperdibile, ecco. 😉

  3. Mario G.

    Invece caro admin, ti dirò… a me è piaciuta (ed ora la sto riascoltato con mia moglie).

      1. Alessandro

        Alvise, te sei libero di sovvenire o non sovvenire chi ti pare, io sovvengo il clero. Posso?

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