postato da Stefano Manfrin
Fatto realmente accaduto: missione in Brasile, il sacerdote si appresta a celebrare il matrimonio di due giovani fidanzati. Chiede a lui: “Perché ti vuoi sposare?” “Per essere felice”, risponde il fidanzato. “E tu, perché ti vuoi sposare?” “Anch’io per essere felice!” risponde la ragazza. “Bene, possiamo andarcene tutti a casa, non vale la pena celebrare questo matrimonio” sentenzia il prete. Sposi interdetti, nella chiesa si scatena la bagarre… urla, proteste, gente che si arrabbia… quando finalmente torna la calma, il sacerdote spiega “Vedete, non ci si sposa per essere felici, ma per rendere felice la persona che sposate, ogni santo giorno”. (non sono le testuali parole, ma il senso era questo).
Le illustrzioni sono di Giulietttt (il suo vero nome è Giulia Amadei, graphic designer e illustratrice), realizzate appositamente per il libro Sposala e muori per lei.
…ecco come dovrebbero essere i sacerdoti !!! (6)
(sacerdoti cattolici, quegli altri non li prendiamo nemmeno in considerazione)
Avevo già sentito questo aneddoto e al di là che il matrimonio in questione sia “saltato”, quanto meno rimandato, o semplicemente si sia trovato un prete meno drastico, questo la dice lunga su come i “corsi prematrimoniali” (bruttissimo termine – preferisco cammino in preparazione al Matrimonio) dovrebbero essere tutt’altro da quello che sono.
Verrebbe anche da chiedersi, se questo è un fatto vero (ho qualche dubbio), se era la prima volta che il sacerdote in questione vedeva la coppia? Mai aveva parlato con loro prima? Se sì, sarebbe stato uno sciocco “colpo di teatro”, se no, allora anche il sacerdote dovrebbe fare un “mea culpa”.
Lungi da me dare la croce addosso a quel prete o ai preti in generale, ma è uno spunto per una riflessione più generale. La Chiesa e i Suoi Ministri, non sono dei “distributori automatici” di Sacramenti, ecco la necessità che per alcuni di questi Sacramenti, ma in particolar modo per il Matrimonio, ci sia una preparazionen un “cammino di approfondimento”, una presa di coscienza.
E’ più che comprensibile che i due sposi all’altare abbiano risposto come quelli di questo episodio. Chi di noi alla domanda: “vorresti essere felice nella vita?” risponderebbe “soprattutto vorrei fare felici gli altri…”?
Si potrebbe anche aprire un bella parentesi su come siano oggi i corsi di preparazione al matrimonio, che bene o male che siano fatti, restano una formalità. Tot sere, tot incontri, hai la presenza, il bollino e via andare…
Le coppie di fidanzati dovrebbero essere accompagnate nel discernimento, nella presa di coscienza e di responsabilità, quand’anche nella vera e propria “istruzione” sulle basi cristologiche su cui questo Sacramento si fonda. Quindi un percorso che non è uguale per tutti, perchè non tutti hanno la stessa maturità, umana e religiosa.
E che dire del post matrimonio? Non c’è, che io sappia un corso “post-matrimoniale”… forse che non sarebbe auspicabile? Chiaramente non intendo degli incontri di “istruzioni per l’uso” (potremmo distribuire come regalo di nozze i libri di Costanza e già sarebbe un aiuto…:-)), ma delle coppie che si incontrano periodicamente, per un confronto di condivisione, alla luce della Parola e nella Preghiera, con coppie più anziane e cristiane per un reciproco aiuto. Sarebbe bene ci fosse ovviamente anche la presenza di un Presbitero, non necessariamente ad ogni incontro.
Insomma io immagino un percorso di “affiancamento” all’interno di una parrocchia (se non in tutte) in cui coppie, che diano i segni di una Fede adulta, seguano le giovani coppie fidanzate in preparazione al Matrimonio, per poi continuare a seguirle (nella libertà di ognuno s’intende) nella loro crescita e in tutti quei difficili passaggi che la vita tutta e quella matrimoniale in particolare, presenta. Per evitare che le prime difficoltà, le prime divisioni e incomprensioni, spesso taciute, spesso ignorate, divengano come il sassolino che si trasforma in una vera valanga che tutto travolge e distrugge. Ribadisco, non in un’ottica di aiuto psicologico (che pure può esserlo), ma alla luce della Fede e dell’Amore di Dio.
Difficile, complicato? Io non credo… bastano “uomini (e donne ovviamente) di buona volontà” e Sacerdoti disponibili una volta tanto (e questa si è una “stoccatina”) a dare fiducia a laici che hanno tutte le capacità di fare questo servizio, in forza dell’aiuto dello Spirito Santo e in virtù del loro Battesimo.
A me ricorda l’episodio del film “Casomai” di D’Alatri…
Film che ho trovato molto istruttivo…
infatti mi dicono che D’Alatri sia un convinto cattolico
All’epoca in cui girò “Casomai” si dichiarava non credente, ha per caso cambiato idea?
Credo di sí
Concordo con quanto scritto da Bariom. Il matrimonio oggi è visto quasi come il coronamento di una romantica storia d’amore,e scusate la frase fatta,è solo il punto di partenza,quindi bisogna essere consapevoli che dopo la festa,l abito e la lista nozze,si deve avere l amore e la pazienza necessaria per costruire un futuro,supportare e sopportare l altro,e se questo coincide con la felicità allora meglio cosi :). Di recente sono stata testimone ad un matrimonio, ed è stata per me l occasione per capire cosa significa celebrare un matrimonio in chiesa:significa volere che quel matrimonio sia costruito intorno a Cristo,seguendo il suo esempio d amore,e se non si ha questa consapevolezza tanto vale non sposarsi in chiesa,per fortuna oggi siamo liberi di poter scegliere come vivere!In molti matrimoni vediamo che durante la celebrazione amici e parenti si fanno i fatti loro,perchè sono i primi a non crederci,quindi secondo me si è dovere della Chiesa fornire gli strumenti per affiancare le coppie in questo cammino,ma anche della comunità che sta intorno alla coppia,i genitori,gli amici,i parenti,tutti,forse dovrebbero ogni tanto chiedere allo sposo/a : ma sai cosa stai per fare?. E’ una domanda che fa un po paura,sia farla che rispondere,ma che secondo me deve essere fatta.
….l’affiancamento, continuo, assiduo, attento, amorevole, intorno alla coppia, della comunità dei fedeli, catecumeni, sacerdoti, frati, e quant’altro, che assistano, guidino, e illuminino, nel cammino, i due coniugi, ivi incluso i figlioli, eccetra….
Posso assicurare che il fatto è vero, mi è stato raccontato da un consorella del sacerdote in questione. E, a parer mio, ben vengano i colpi di scena se finalizzati a far prendere maggior coscienza di ciò che si sta facendo. Qui nel pordenonese, oltre ai canonici corsi prematrimoniali, non mancano le iniziative pre e post matrimonio per le coppie cristiane, sia a livello parrocchiale-diocesano, sia all’interno dei movimenti ecclesiali presenti. Quelle che mancano sono le coppie disposte a parteciparvi…
Caro Stefano, se il fatto è realmente accaduto ribadisco le considerazioni fatte in apertura del mio commento.
I colpi di scena credo non servano a molto e penso possano andare solo a discapito di chi è coinvolto direttamente. Quella coppia di “aspiranti al Matrimonio” (e invitati al seguito) sarà tornata a casa più consapevole o scandalizzata… non scherziamo con queste cose (anche perchè quale era la loro “colpa”? Quante brave coppie “cristiane” ci mettono anni per comprendere che la loro vocazione è (anche) far felice il coniuge? E quante di queste invece arrivano alla separazione dando testimonianza contraria?)
Le coppie disposte a partecipare agli incontri a Pordenone sono poche? Ve bene si farà per quelle poche… Quella della Chiesa deve sempre essere credo una “offerta” di aiuto e sostegno, premurosa e misericordiosa. Agli altri accettarla o meno.
Ognuno ha le sue opinioni in merito… secondo me quel sacerdote ha fatto bene, per altri avrà fatto male, bisognerebbe vedere i frutti di quel gesto, ovvero se ha concretamente aiutato o meno i due sposi (e magari anche le altre coppie presenti) a vivere meglio il loro matrimonio, ma questo lo ignoro, non conosco il seguito della storia. Magari mi informerò e vi saprò dire.
Mi premeva poi sottolineare la presenza di iniziative pre e post matrimoniali perché avevo percepito una certa delusione nel tuo commento nel constatare la mancanza di proposte da parte della Chiesa per l’accompagnamento delle coppie giovani e meno giovani… le proposte ci sono, e non sono nemmeno poche. Non conosco la situazione delle altre diocesi, ma, in teoria, in ognuna di esse dovrebbe esistere un ufficio di Pastorale Familiare a cui fare riferimento. Senza contare le iniziative da parte del clero regolare (Francescani, Domenicani etc..) e dei movimenti ecclesiali.
Mi sembra che, a passi comunque lenti, stia prendendo corpo nella Chiesa la convinzione che anche la vocazione matrimoniale esige una preparazione intensa, come si esige a chi ha sceglie la strada del sacerdozio o della vita religiosa, concretamente si sta facendo qualcosa in questo senso, anche se c’è ancora strada da fare.
Un esempio che mi viene in mente: presso la Diocesi di Vittorio Veneto è stato istituito un corso per fidanzati della durata di ben due anni, con incontri a cadenza mensile (una domenica intera al mese, se non ricordo male). Una coppia di nostri amici l’ha frequentato ed è stata contentissima, hanno ricevuto una seria preparazione al matrimonio e lo rifarebbero di corsa. Senza contare la rete di amicizie nata con le altre coppie che hanno frequentato lo stesso corso.
Il problema che mi sento di sollevare è questo: quante delle coppie che oggi si sposano in Chiesa accetterebbero (ad esempio) di frequentare un corso di due anni prima di sposarsi?
Che posso dirti Stefano… sono contento che ci siano tante iniziative dalle tue parti, ma se ha letto anche la mia risposta a lele avrai capito che la mia “delusione” va anche oltre il discorso della preparazione al matrimonio.
Quanti accetterebbero una preparazione di due anni? Non lo so… forse basterebbe anche solo un anno in preparazione, ma bisogna vederlo come un inizio di cammino che non si ferma dopo il Matrimonio.
Ma la domanda provocatoria potrebbe anche essere: Chi chiede il Sacramento del Matrimonio, lo chiede come un “diritto” (visto che viviamo nell’epoca in cui tutti hanno diritto a tutto), o chi lo chiede ha il “dovere” di prepararsi adeguatamente (e la Chiesa di darne tutti i mezzi e le possibilità).
Stando al comportamento del sacerdote del “fatto vero” di cui sopra, non varrebbe la prima 🙂
Se dovessi risponderti personalmente (e sottolineo PERSONALMENTE), sarei molto più selettivo nel concedere il matrimonio cristiano, e per questo lo subordinerei ad un percorso di preparazione esigente, che fungerebbe così da anche da banco di verifica della reale motivazione per cui lo si sta chiedendo.
Ma mentre ti scrivo mi tornano alla mente le parole di Papa Benedetto XVI pronunciate a Bressanone nel 2008 incontrando i sacerdoti della diocesi, che mettono a tacere il mio ego (e che forse ci vengono in aiuto). Il discorso era riferito ai sacramenti dell’eucarestia e della confermazione, ma non credo sfiguri per il matrimonio. Eccole:
“Quando ero piu’ giovane ero piu’ severo e pensavo che, trattandosi di sacramenti della fede, fosse piu’ problematico amministrarli con troppa larghezza. Col tempo ho capito che bisogna seguire la via del Signore, aperto alla misericordia che accoglie anche coloro che hanno un barlume di fede. Se possiamo vedere anche una piccola fiamma di desiderio di comunione nella Chiesa, c’e’ motivo di andare in questa direzione”.
Hai perfettamente ragione Stefano, condivido il tuo pensiero e andando a memoria direi che il nostro caro Giovanni Paolo II ebbe a parlare più o meno negli stessi termini proprio con riguardo al Sacramento del Matrimonio, ricordando anche quanto essendo Sacramento, porta una forza e un’azione di Grazia in sè.
🙂
🙂 🙂
Oggi Vittorio ed io festeggiamo 34 anni di matrimonio. Ringraziamo il Signore per averci sempre sostenuti. Ringraziamo soprattutto per la compagnia di amici che ci ha messo attorno. Compagnia molto “umana” cioè piena di grandezza e di…..limiti. Ma segno della Chiesa. Come diceva don Vittorio “una saporosa analogia di Chiesa”. Buona giorna
ta a tutti Brunella
Comunque i corsi post-matrimoniali esistono: i frati minori di Assisi organizzano dei bellissimi ritiri, nei fine settimana, solo per coppie sposate…
@lele non ho detto che non ne esistono in assoluto, ma sono pochi, sparsi in poche zone d’Italia.
Quello a cui penso io è una esperienza inserita in una comunità parrocchiale, se non è possibile in OGNI parrocchia, almeno per unità pastorali, almeno per ogni diocesi. E affianco a questa “pastorale per gli sposati”, una pastorale per gli ammalati, una per chi affronta il distacco da un proprio caro, ecc ecc.
Io conosco diverse persone che hanno affrontato cristianamente le esperienze di croce più disparate e ne hanno fatto un bene per loro stessi e per chi sta loro attorno, ma rarissimamente (diciamo quasi mai), ho visto da parte della mia Diocesi (delle altre non so, ma per quel che sento in giro diversamente sono sempre eccezioni) o anche della singola parrocchia in cui queste persone vivono, mettere a frutto queste esperienze per il bene e l’edificazione della Comunità… mentre la Condivisione dovrebbe essere uno dei fondamenti del nostro vivere Cristiano.
mah… che dirti… vicino a me c’è una parrocchia che organizza incontri a carattere settimanale per coppie sposate… e non mi risulta sia la sola.
Diciamo che chi vuol trovare qualcosa di simile, basta che cerchi un po’ e lo trova…
il problema è semmai la qualità di molte di queste iniziative, non sempre eccellente.
barion: ci sono ottimi incontri per coppie sposate,per tutti ,ma soprattutto con problemi spirituali (di guarigione e liberazione) ad Angolo Terme, zona lago d’Iseo.Org Sig.Tarcisio Mezzetti (un grande nel Signore).
rosarita88: penso che ci debba essere piu’ preparazione al matrimonio e che questa domanda vada fatta in quel frangente.Poi non tutti si ha ben chiara la funzione del matrimonio in Cristo Gesù e nella Chiesa (ma anche civilmente…) ,per cui io penso che comunque un matrimonio fatto in Chiesa ottiene una enorme Santificazione, l’importante poi è essere “ben disposti” a riceverne i frutti.Voglio e srsere breve,spero di essermi spiegato .