Va’ dove ti porta Dio

di Costanza Miriano

Secondo mio marito non ho il dono della sintesi. Deve essere per questo che ascolta circa un decimo delle cose che gli dico, e ammetto che potrebbe essere un metodo dotato di un suo senso, se non fosse che a volte tra i nove decimi che non ascolta ci sono informazioni fondamentali, tipo che la macchina ha il serbatoio vuoto (trovo molto più comodo avvisare mio marito, piuttosto che andare dal benzinaio; è anche più economico come metodo).

Comunque, dicevamo, non avendo il dono della sintesi, faccio ora un grande sforzo nel tentativo di definire la buona madre (per quanto il mio abbordabile obiettivo esistenziale sia di essere una madre decente, mi accontento).

La donna, nonostante si cerchi da ogni parte di negare questa semplice evidenza, è chiamata principalmente a dare la vita, in tutti i modi che le siano possibili. Una vita che non è solo biologica, quella che dà ai figli, ma che può essere anche solo la vicinanza, la prossimità a coloro che le si avvicinano. Una vita da dare ai figli, al marito, agli amici, a volte anche ai genitori. “La donna, come scrive Joseph Ratzinger, conserva l’intuizione che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione”. È innegabile che la donna profondamente realizzata, come l’ha pensata Dio, abbia uno stile materno anche nel lavoro, cioè lavori per tirare fuori il meglio dagli altri, e non per schiacciarli. Infatti le donne in carriera, quelle che rinnegano la loro maternità nella professione, sono una caricatura di se stesse.

Questa chiamata alla donna viene dal fatto di essere creatura: la sua identità non è scelta, ma donata, e proprio per questa speciale vocazione. La donna è programmata per dare la vita, tutto in lei serve a questo, il corpo in grado di trasformarsi, la capacità di fare più cose insieme (tutte male, mi dicono in famiglia), un orecchio capace di decifrare il linguaggio dei bambini che ancora non parlano (non esiste al mondo un uomo che sappia distinguere un pianto di neonato che ha una colichetta da uno che ha solo sonno). Alcune di noi poi si mettono in testa di usare questo speciale traduttore di cui sono dotate anche con gli uomini adulti, cercando di indovinarne pensieri e desideri, e facendoli regolarmente arrabbiare, ma questo è un altro discorso.

A me sembra che la donna che neghi questa sua speciale e definitiva vocazione sia profondamente infelice, anche quando cerchi di nascondere questa infelicità persino a se stessa, soprattutto all’età in cui il tempo dei figli è finito (anche se i giornali non lo ricordano mai, e trattano con naturalezza neo madri quarantenni, primipare tardive, in realtà a 35 anni la fertilità di una donna si riduce della metà, per poi declinare rapidamente). Allora comincia a pretenderlo, questo figlio prima rifiutato, o non messo al primo posto della lista delle priorità. A inseguirlo a qualsiasi costo, tentando tutte le vie possibili qui in Italia o magari andando all’estero.

Conosco tantissime donne – in certi ambienti di lavoro direi che sono anzi la maggioranza – che si accorgono a un certo punto di avere buttato la propria vita dietro le chiacchiere dei giornali e dei film, che le hanno invitate a cercare se stesse e a realizzarsi, prima di essere pronte a dare la vita. Solo che purtroppo, contrariamente a quanto dicono i film, non è vero che non è mai troppo tardi, non è vero che c’è sempre una seconda possibilità, non è vero che tutte le porte sono sempre aperte. Sono donne spesso molto tristi, arrabbiate, ferite dalla vita.

Il rifiuto e la pretesa della maternità sono due mostri generati dallo stesso peccato (che poi è sempre quello, quello originale): il negare di essere creatura, di avere dei limiti biologici e temporali, di non essere, noi uomini, arbitri della realtà, quindi il non voler accettare che noi non sappiamo da soli neanche cosa sia meglio per noi.

La contraccezione, la liberalizzazione dei costumi sessuali, le tecniche di manipolazione in vitro ci hanno messo in mano un potere che non sappiamo gestire, perché neanche noi stessi sappiamo cosa c’è nel nostro cuore, e se lo seguiamo lasciandoci guidare da lui rischiamo di sbagliare, e di sbagliare pesantemente, senza contare il male che facciamo ai bambini che trattiamo come se noi fossimo i padroni delle loro vite.

La Chiesa è nostra madre, e con saggezza materna ci insegna quello che ci fa stare bene, e quando ci dice come è meglio vivere la sessualità non la fa perché è sadica, e si diverte a toglierci il piacere. Sa che vivere la sessualità secondo Dio ci custodisce, ci impedisce di trovarci a un certo punto della vita soli e infecondi (ed è tutta un’altra cosa quando i figli non arrivano, ma non perché ci si è chiusi a questa possibilità, e si può vivere con accoglienza anche questa dolorosa mancanza, che magari può diventare apertura verso altre necessità, perché il mondo ha sempre e in mille modi bisogno di madri e padri generosi).

E allora? – come direbbero i miei figli quando mi invitano a stringere, a tagliare corto con la predichella, come la chiamano loro. Allora il compito di noi cattolici, e soprattutto cattoliche – perché sono soprattutto le donne chiamate a custodire la vita – è mostrare con la nostra vita la profonda ragionevolezza, la convenienza, oserei dire, di un’apertura alla vita nel matrimonio così come ce la insegna nostra madre, la Chiesa. Di fronte alla nostra felicità le paladine della maternità come diritto – sono io che decido se, e come, e quando – e non come dono – Dio sa cosa è meglio per noi e per i suoi figli che ci vuole affidare – di fronte a questa felicità, dicevo, non ci saranno proteste e manifestazioni di piazza e rivendicazioni che terranno.

fonte: LIBERTÁ di Piacenza del  2 ottobre 2012

108 pensieri su “Va’ dove ti porta Dio

  1. Raffaella

    Ottimi questi post notturni! Sono sicura che il piegare calzini sia una fonte di ottima meditazione. Io stessa formulo compiuti pensieri quando liscio pieghe di magliette che mai stirerò o appaio calzini improbabili (i maschi sono disattenti in tutto ma MAI al fatto che hai appaiato un blu con un nero scolorito o un Power con un Australian!). Non ho il coraggio di scrivere e mi limito a serbare parecchie cose in cuore, ma se dovessi farlo, il momento del piegare i panni sarebbe il più fecondo!

  2. renzo

    Come al solito una bellissima meditazione anch’io penso che bisogna seguire Dio perchè in ultima analisi il cuore ce lo ha creato Lui quindi dovremmo seguire Lui che ci conosce e vuole il nostro bene. Grazie Costanza

  3. Mario G.

    Vero, cara Costanza, altro che seguire il cuore…! Per lo meno non quello che generalmente intendiamo noi, fatto di sentimenti ed emozioni, ma il “cuore” biblico, quello sì!! Ovvero il centro delle nostre esigenze originarie con cui paragonare ogni proposta ed ogni avvenimento, per seguire la Bellezza; la sola che ci dona il cuore lieto.

    E grazie Costanza per dilatare l’esperienza della maternità (io da uomo e padre, parlerei di “genitorialità”, anche se questo termine non mi piace: fa tanto linguaggio tecnico…) oltre quella bilogica…

  4. Da una parte il mondo popolatissimo delle donne sceme che si perdono dietro alle riviste e ai film, dall’altra
    le cattolicissime e sagaci donne Miriano…..

  5. sweety

    sì, però non darei la colpa solo alle donne, ma anche agli uomini. Tante giovani donne che conosco vorrebbero sposarsi, avere dei figli (e siccome sono cattoliche non concepiscono la possibilità di averne fuori da una relazione coniugale – sono d’accordo con loro, ovviamente) ma nessuno degli uomini che conoscono si vuole impegnare sul serio.
    Oppure, semplicemente, il fidanzato non si trova. E sono giovani donne belle, aperte, impegnate nel volontariato e in parrocchia, insomma…si direbbe perfette. Eppure, al giorno d’oggi, le relazioni non sono facili – anche semplicemente il conoscere persone nuove.
    Su 10 donne 25-35 che conosco, forse a due interessa la carriera. Alle altre otto interessano il matrimonio, i figli. Ma in una società dove il primo stipendio serio lo prendi a 30 anni (forse) – va bene il matrimonio low cost, sono d’accordo, ma una famiglia con OTTOCENTO euro al mese (tipico stipendio da precario ventottenne) come la mantieni? Già affitto e bollette, e gli 800 euro sono andati…
    Poi, non è sempre così, negli ultimi mesi si sono sposate tipo cinque-sei coppie di miei amici, tutti sui 28-30 anni, e certo, vivono. però obbiettivamente non è così facile.
    Sicuramente la Tv e i suoi modelli orripilanti (tipo le serie americane dove al liceo ogni ragazzina è andata a letto con tre ragazzi diversi in un anno, o Sex and the City – non l’ho mai visto, ma più o meno so la storia) hanno contribuito a creare questo clima, sono d’accordissimo. Ma direi che non è solo la donna a portarne la responsabilità.

    1. Sweety, ho già risposto altre volte come rispondo a te e lo faccio partendo dalla mi esperienza personale e da quella di parecchie coppie che conosco.

      Prima di tutto viene la consapevolezza della vocazione, perchè il Matrimonio lo è. Come seguire e compiere questa vocazione, una Moglie o un Marito ovvio. Dove lo trovo? (le difficoltà che sottolinei sono oggettive) Lo chiedo a DIO! Sono disponibile certo, mi “guardo attorno”, ma chiedo a Lui che mi indichi, ma diciamo pure “trovi” la persona giusta.

      Se la trovo, se sento che questa è la mia chiamata, questa viene prima di tutto!!

      Prima della casa, prima dei soldi, prima anche del lavoro… non non è vero? Allora le chiacchiere stanno a zero, la nostra Fede è poca cosa, prima dobbiamo avere tutte le sicurezze, poi facciamo il “grande passo” (magari alla fine con la persona sbagliata).

      “Cercate prima il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”

      Dio è Nostro Padre o no? C’è la Provvidenza o no?

      Come ha compiuto Dio la Storia della Salvezza? “Abramo esci dalla tua terra! Vai dove io ti indicherò” e Abramo non sapeva neppure dove…
      Il popolo di Israele è stato liberato dalla schiavitù d’Egitto, ma anche lì si è dovuto fidare, giorno per giorno (e infatti debole come noi siamo, comincia a mormorare e a rimpiangere le cipolle d’Egitto…)
      “Io ti darò una terra dove scorre latte e miele..” ma il popolo doveva FIDARSI.

      Ma la Storia della salvezza con noi non centra giusto? Oggi abbiamo problemi più seri, non abbiamo soldi, non abbiamo casa… Tutte le opere più grandi anche nella Chiesa (Ordini, Istituti, Santi, Movimenti, ecc, ecc.) sono nati sulla precarietà dell’uomo e sulla Provvidenza e Potenza di Dio, ma li iniziatori erano uomini e donne come noi…. a no scusate, erano Santi e allora la cosa non ci riguarda.

      Aspettiamo pure le “politiche familiari” per compiere la nostra vocazione, si aspettiamo e Dio salvi.

      1. sweety

        Bariom e Alessandra: Io non dico di no, ma se la persona con te il passo non lo vuole fare…che fai, lo fai da solo/a? La vocazione matrimoniale la si ha in due.
        E spesso l’altro non si trova. E ripeto parlo di gente che prega, va Messa ogni giorno, fa pellegrinaggi, spende l’estate a fare volontariato e corsi di teologia, non ragazze o ragazzi che passano da un videogioco all’aperitivo. E com’è che non trovano nessuno? Poca fede? Poche preghiere? (ma non direi proprio, conoscendole/i).
        Situazioni così ci sono, e basta, fede o no, non sempre le preghiere vengono ascoltate (o meglio – lo sono sempre, ma a volte non nel modo in cui crediamo noi).
        Bariom, tu a due miei amici che non trovano lavoro da un anno, anzi, una l’ha trovato, ma a Milano (e lui è a Roma) che diresti? Sposatevi, e l’affitto e le bollette le pagano mamma e papà?
        Un’altra mia amica con TRE lavori – TRE!- non arriva a cinquecento euro (lordi) al mese – se calcoli che in uno dei suoi tre lavori non la pagano da sei mesi. E qui, pure, che si fa?
        Una mia amica guadagna OTTOCENTO euro lordi al mese. Netti, seicento. Si sposerebbe, se trovasse un fidanzato (e lei va messa tutti i giorni da quando ha 14 anni, e prega, eccome, non è una cretina atea) – ma ammetti che seicento euro al mese sono pochi?
        Ora, non dico “non sposatevi”. Ho decine di amici che si sono sposati nella precarietà più assoluta, a malapena con i soldi per pagare l’affitto (e magari con l’aiuto dei genitori).
        Non penso che i soldi siano un problema insormontabile – ma ammettiamo che il problema del precariato giovanile esiste, o siamo tutti “bamboccioni”?
        E che le politiche familiari o le facciamo e le proniamo noi cattolici o vattelapesca?
        Io vorrei solo serietà – i discorsi sulla provvidenza ecc. li faccio anche io e ci imposto la mia vita sopra, ma vorrei anche un po’ più di presa di coscienza che la società odierna è profondamente ingiusta, e questo grida vendetta agli occhi di Dio.

        1. sweety

          Bariom, scusa i toni infervorati, mi dispiace.Avrai forse capito che il problem tocca me e molti miei amici da vicino.
          Sono profodamente triste per quelle amiche che nonostante tutto non trovano un fidanzato – e per quegli amici che, con tutta la buona volontà, o non riescono a sposarsi oppure hanno dovuto aspettare anni.
          Sono d’accordo: il matrimonio è la priorità, anche io penso che una situazione economica difficli non lo sia quasi mai tanto da non permettere un matrimoio, ma ecco: dicciamoolo, noi cattolici, che le politiche di sviluppo come dice joe qua sotto sono folli e criminali.
          Non bastano aborto, divorzio e quant’altro:pure la precarietà a vita, gli “stage” pagati 200 euro al mese…ma come pretendono che noi si viva? Noi cattolici si dovrebbe davvero dire che la Provvidenza c’è, ma va aiutata!
          La donna ha un ruolo fondamentale – con delle maiche abbiamo anche organizzato corsi di management familiare per casalinghe, per aiutarle a vivere la loro bellissima vocazione al lavoro di cassa 8che è il più importante). Questo è un’altra delle evelenose eredità del passato ’68ino, che la casalinga sia un mestiere “minore”.
          però guardando a tante giovani donne di oggi, devo dire la verità: con uno stipendio solo e da fame fino ai 30 anni…dove vaI?

        2. @Sweety, se l’ “altro” il passo non lo vuol fare c’è da chiederci piuttosto seriamente se è l’uomo/donna che dio ha preparato per me… ma a volte le nostre preghiere e i nostri sforzi sono tesi a che si faccia la… nostra volontà e i legami sentimentali sono difficili da troncare.

          Tu inviti al realismo (e forse credi io sia una sorta di spirito angelico…), come il realismo di essere ad un passo dal matrimonio e rendersi conto che qualcosa non va – nb. due persone credenti – andare ad un pellegrinaggio per chiedere discernimento per avere poi chiaro di dover sciogliere il fidanzamento? Per sposare entro l’anno seguente una persona diversa (guarda caso conosciuta in quel pellegrinaggio). Parli del realismo necessario ad affrontare un tumore della moglie (35 anni) con tre figli, che porterà lei in Cielo dopo 5 anni di malattia. Parli del realismo necessario ad andare avanti e dopo qualche anno, riaffrontare un percorso insieme per una nuova Sposa che si una aiuto per crescere questi figli? O di quello di trovarsi senza lavoro in una settimana “abituati” anche bene (buonissimo stipendio, macchina pagata, ecc) e rimanerci per due anni e mezzo? Beh, questa è per sommi capi la mia vita sin qui…
          La Provvidenza esiste! Sia quella che ti da la forza di non rimanere schiacciato sotto la Croce, sia quella che ti da i mezzi per andare avanti economicamente. E parlando di quella Provvidenza certo è anche un Famiglia o i Genitori che ti possono aiutare (non vivendo alle loro spalle, chiaro) o un amico che ti fa un regalo (io sono testimone di coppie che si sono visti regalare case o auto o vacanze), o un “lavoretto” che arriva inaspettato, o anche un rimborso delle famigerate tasse altrettanto inaspettato. Provvidenza è la “cosa” che arriva quando meno te lo aspetti o dubitavi di riuscirci dopo che esserti “fidato”.

          Poi ti dirò, a me sono arrivate buste anonime nella buca delle lettere con soldi all’interno… Tu come la chiami?

          Se una coppia di Sposi o anche di Fidanzati, sono nella grazia di Dio (e su questo bisognerebbe meditare) e vogliono compiere la Sua Volontà, Dio darà loro TUTTI i mezzi perchè questa si compia e la Sua Volontà per noi e Felicità e Amore.

          Non ti preoccupare per i tuoi toni infervorati (come del resto spesso sono i miei…). segno che sei in un “combattimento”, che ti poni delle domande e anche soffri. Non ho risposte io ai singoli casi dei tuoi amici, ma so che Dio non delude, mette alla prova certo, ma mai delude.

          Ma una cosa mi sento di dire, quando preghiamo non sprechiamo tante parole, ma chiediamo: “Signore dammi discernimento, cosa vuoi che io faccia?” e poi sempre e comunque: “Però non la mia, ma la Tua Volontà sia fatta.”

          1. “però guardando a tante giovani donne di oggi, devo dire la verità: con uno stipendio solo e da fame fino ai 30 anni…dove vai?”

            A costo di passare per chi vuole fare il “mistico”, ma la domanda è proprio questa: DOVE VAI?!

            Dove andiamo? Perchè se la nostra destinazione è il Cielo, è la Vita Eterna, che problema c’è se ho un stipendio “da fame”… se non sappiamo neppure se domani saremo vivi, conta sapere se domani mi aumenteranno lo stipendio? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani!

            E se sino a trent’anni con quello stipendio o senza, stai facendo la Volontà di Dio, cosa ti manca?

            Poi sia chiaro, io per primo di queste cose mi preoccupo tutti i giorni… e a volte mi incacchio pure, ma non dobbiamo MAI perdere di vista il nostro “traguardo” e la provvisorietà della “scena di questo mondo”, altrimenti siamo perduti… e siamo “tristi cristiani” e hanno ragione quelli che ci deridono e dicono che siamo solo bigotti e baciapile.

            Non so se rendo.

            1. sweety

              No, non è quello il realismo al quale mi riferivo. E non capisco neanche il perché del tuo tono quasi “ironico”: non ho forse detto, io per prima, che la Provvidenza esiste? E conosco molte situazioni dove ha agito. Non creiamoci nemici all’interno di noi cattolici.
              Ma, del resto, tu rispondevi a toni ben più aspri (cioè ai miei), e perciò alla fine avevi anche il diritto di rispondere così 😉
              Mi riferivo al realismo di coloro che si devono impegnare perché situazioni così non si verifichino – cioè all’impegno per costruire una società più giusta. In questo senso la Provvidenza va aiutata, perché Dio aiuta, sì, ma vuole anche che noi uomini ci diamo da fare. Le politiche sociali ed economiche che ci sono oggi sono, secondo me, al limite della criminalità – e prima ancora i modelli sociali. In questo dò ragione a Costanza, ma ci tengo a sottolineare che anche agli uomini va data la loro buona parte di responsabilità (prima di tutto, se non sociale, politica, diciamolo).
              Poi, io non mi riferisco a legami sentimentali che non vengono interrotti – mi riferisco a legami sentimentali che non ci sono proprio. Ed è la situazone di tante persone che soffrono e pregano ogni giorno – e, posso dirlo? la cosa mi fa soffrire moltissimo.
              Del resto, Dio non delude mai, ma davanti a certe situazioni che conosco (persone davvero buone che non trovano mai la persona giusta – e manco quella sbagliata, pare) soffro, ecco. E mi pare che il modello di società che abbiamo non favorisca le relazioni, in generale.
              Comunque, poi, sta ad ogni persona e ad ogni coppia reagire, e sicuramente Dio non lascia mai preghiere disattese – anche se a volte non le esaudisce come e quando noi vorremmo.
              Prego per la tua famiglia e penso che siate davvero un bell’esempio; sono felice ed orgogliosa di conoscere molte altre coppie che si sono fondate sulla fiducia nella Provvidenza di Dio, che non ci abbandona mai.
              “Ogni bambino porta il pane sotto il braccio”: a volte sembra davvero che ce ne dimentichiamo e che siamo egoisti. Forse il mio sfogo di prima sembrava anch’esso gretto ed egoista.
              se era così, mi spaice, e naturalemnte ti dò ragione su tutto, anche sull’apparente follia di imbarcarsi in matrimoni senza soldi; però l’amarezza, nel vedere le vite di tanti amici precari o semi-schiavizzati resta.

    2. alessandra

      Sweety e’ vero quello che dici. Io e mio marito la conosciamo bene questa situazione. Mio marito e’ ricercatore e questo dice tutto. Siamo sposati da 7 anni e due mesi fa e’ nato il nostro terzo figlio. Noi siamo giovanissimi, io 27 anni e lui 35. Il lavoro non ce lo abbiamo ancora, anzi hanno appena chiuso il centro dove lui lavora e avremo lo stipendio fino a maggio o, probabilmente, per un altro anno, ma questa non e’ la prima volta che ci troviamo in questa situazione nonostante siamo andati via dall’Italia (siamo stati 3 anni in Francia e da 2 viviamo in Germania).
      Di casa neanche a parlarne. A volte ci vuole un coraggio che solo la fiducia, la fede appunto, puo’ regalarti. A volte e’ un salto verso qualcosa che non sai bene come sara’ possibile, non sai come si svolgeranno le cose, ma se vai dove ti porta Dio, come scrive Costanza, se riesci ad ascoltare oltre il cuore, se hai la grazia di ascoltare le profondita’ della tua coscienza ce la puoi fare perche’ un Padre tu ce l’hai e, come dice il salmo “Chi ha fatto l’occhio puo’ non vedere? E chi ha fatto l’orecchio puo’ non ascoltare?”.
      Noi ci mettiamo il nostro impegno al massimo, tutto il possibile, poi Dio fara’ il lavoro suo, l’impossibile 🙂

      Comunque la mia preziosa vicina di casa di 94 anni dice sempre due cose: la prima e’ che bisogna avere coraggio e puntare al massimo, in particolare a costruire una famiglia perche’ quell’amore del focolare nessuno puo’ togliertelo neanche la guerra e lei lo sa bene che ha avuto 5 figli durante la guerra e il nazismo; la seconda cosa che mi dice in continuazione e’ ” God sei dank!” cioe’ “Che Dio sia ringraziato!” mentre guarda i nostri figli.

      1. Alessandra
        Vivete sotto le stelle? O te volevi dire “casa di proprietà”?
        Pagate l’affitto? il mangiare? i vestiti? con quali soldi? chiedete la carità? oppure fate come dice Gesù di fare come i gigli del campo che sarà la provvidenza a pensare a tutto, come finora ha già pensato?
        Quello che dice le signora anziana in Germania non è lo stesso che dicono migliaia di persone anziane anche qui in Italia? “anderà come vole Iddio, ci penserà Iddio, intanto ringraziamo Iddio che c’è la salute l’importante l’è che Iddio ci dia la salute etc etc…”Ma da lì al soccismus e al mirianismus extremus conclamatus mi sembra che ce ne corra…..

        1. alessandra

          Alvise
          certo che abbiamo una casa e paghiamo i nostri 1000 al mese di affitto per 80 mq. Mio marito e’ un ricercatore quindi per definizione precario. Il punto e’ che per noi e’ chiaro chiarissimo il nostro progetto di famiglia e per realizzarlo siamo disponibili a traslocare da Roma a Strasburgo (Francia), da li a Friburgo (Germania) e probabilmente andremo a Zurigo (Svizzera) o in America; anche se ci costa lasciare ogni volta quel poco che abbiamo costruito e’ comunque meno gravoso questo che rinunciare a sposarci e a cambiare pannolini.Mio marito lavora moltissimo, ma spesso non e’ sufficiente e proprio in questo “non e’ sufficiente” abbiamo conosciuto Madame la Providence 🙂

          Senza mettere in discussione che ci sia la difficolta’ economica, penso pero’ che spesso ci nascondiamo dietro di essa perche’ non abbiamo il coraggio di fare delle scelte e finiamo per perderci le cose piu’ belle della vita. Questa riflessione non e’ mia ma e’ di un uomo sulla quarantina che ci ha venduto una macchina; con le lacrime agli occhi davanti al mio enorme pancione di qualche annetto fa non so perche’ ci raccontava che aveva voluto aspettare un buon lavoro prima di andare a convivere con la sua ragazza e che non si sentiva pronto ad un figlio finche’ non avesse comprato casa; la storia finisce con le lacrime agli occhi perche’ in tutto questo aspettare la sua ragazza -ormai arrivata a 38 anni- viene colpita da un tumore al seno e addio al figlio; comunque la lacrima non era per il figlio non avuto ma per quanto era stato sciocco a pensare a tutto tranne che alle cose piu’ importanti per lui e la sua compagna (parole sue)

          1. sweety

            Ale, perdona, ti ho ignorata…bellissima la tua testimonianza.
            Continuate così! Vi auguro ogni bene. Sono certa che il Signore dà il centuplo a chi si affida a Lui. Io vorrei precisare, non è che dico alle coppie di non sposarsi anzi…per me, che si sposino giovani! Dico che dobbiamo impegnarci per far cambiare la situazione, promuovere la famiglia acnhe a livello di politiche economiche e sociali…altrimenti, mi pare che non facciamo il nostro dovere, e non aiutiamo tanti giovani come voi.
            Un abbraccio forte evrso la fredda Germania (anche io ho studiato lì, per un periodo)

    3. JoeTurner

      cara sweety è talmente vero quello che dici che dovrebbe essere impossibile chiedersi dove ci vogliono portare anche a livello economico-sociale i modelli imposti negli ultimi 40 anni e perchè…dovrebbe essere impossibile, eppure ci sono uomini e donne che continuano a combattere per difendere le proprie catene.

  6. giulia

    Grazie Costanza. Mi ritrovo, oggi, come tante altre volte, a mettere in fila i segni che Dio mi (ci) manda. Ieri nell’omelia del parrocco, oggi leggendo questo tuo post. Anche se è difficile, a volte, o forse spesso, accettare il disegno che il Signore ha preparato per me (per noi, sì, c’è anche un marito di cui tenere conto…), anche se il senso di ciò che accade sfugge (e come potrebbe essere diversamente se non facendo affidamento sulla Grazia), e anche quando viene la tentazione di rigettare la propria croce, la realtà mi parla e, anche attraverso le tue parole corrobora ciò che il mio cuore (a volte appena sussurrandolo, a volte gridandolo al megafono) dice: si può donare la propria vita come donne e madri in modi che forse non pensavamo possibili… anche senza generare fisicamente i propri figli, ma accogliendoli comunque nelle proprie vite, magari anche solo per un breve tratto di strada, accompagnandoli in un percorso di amore, sostegno, fiducia che diversamente non sarebbe per loro stato possibile. Lo stiamo sperimentando proprio ora come coppia di sposi cristiani attraverso lo strumento dell’affido familiare. Donare il proprio amore sapendo che il “tuo” bimbo ha comunque una mamma da cui tornare e una storia e un passato che non ti appartengono… Un amore gratuito e anche senza “interessi di ritorno” se non quello di leggere, nei suoi occhi, la gioia di stare con te e di sperimentare, attraverso la nostra famiglia esperienze che diversamente non avrebbe potuto fare e un nuovo sguardo, più fiducioso e saldo (speriamo) sul futuro. E’ un’esperienza di genitorialità che va oltre la procreazione e che ci rende testimoni di quella fecondità richiesta dal Vangelo. E se, come diceva ieri il don a Messa, il Signore vuole che tiriamo fuori il meglio da noi stessi, come uno sposo deve fare con la sua sposa e viceversa, facendo della nostre vite una meraviglia, non posso fare altro che fidarmi di Lui…

  7. Luca Bertarelli

    “Le donne in carriera, quelle che rinnegano la loro maternità nella professione, sono una caricatura di se stesse.”
    ” Dio sa cosa è meglio per noi e per i suoi figli che ci vuole affidare – di fronte a questa felicità, dicevo, non ci saranno proteste e manifestazioni di piazza e rivendicazioni che terranno.” Santa subito!
    Condivido il commento di Sweety, soprattutto quando parla del lavoro. Senza politiche lavorative che tengano conto della famiglia diventa davvero difficile orientarsi. Ma di questo Costanza è paladina!

  8. A commento di questo post e a sottolineare quanto scrivevo rispetto l’affidarsi e il fidarsi di Dio riporto
    l’articolo di oggi di Socci, su una storia che credo molti di noi già conoscono, credo.
    ———————–
    IL GIARDINO DELLA GIOVINEZZA CHE IL MONDO NON CONOSCE

    Ricordate quel milione di giovani, per l’anno santo del 2000, a Roma, attorno a papa Wojtyla? Cantavano “Jesus Christ, you are my life”. I giornali laici li sbeffeggiarono dicendo che in realtà quella era una fede di facciata, superficiale.

    Era vero? Che ne è di loro?

    Chiara Corbella è la risposta. La sua storia sta commuovendo il mondo. Chiara è una bella ragazza nata a Roma nel 1984. La sua famiglia, credente, frequenta il “Rinnovamento carismatico cattolico” in cui anche lei è cresciuta.

    A 18 anni, nel 2002, durante un pellegrinaggio a Medjugorje, conosce Enrico, si innamora e dopo pochi mesi sono fidanzati.

    E’ un rapporto vivace e turbolento, fatto pure di rotture, stando al suo racconto. La vicinanza dei frati francescani aiuta i due giovani a fare le scelte decisive.

    Si sposano il 21 settembre 2008 ad Assisi. Presto Chiara si trova incinta. Ma qui accade il primo dramma. Maria, la bambina che porta in grembo, ha una grave malformazione per la quale non potrà vivere al di là della nascita.

    Chiara ed Enrico decidono egualmente di accoglierla, anzi con un amore più grande, sebbene molti si stupissero e suggerissero un aborto terapeutico.

    La bambina nasce, ma muore dopo trenta minuti. Quel giorno Chiara disse ai suoi che non importava la durata di una vita: per lei quella mezz’ora con sua figlia era stata uno dei doni più preziosi della sua esistenza.

    “Ho pensato alla Madonna” ricorda Chiara “anche a lei il Signore aveva donato un Figlio che non era per lei, che sarebbe morto e lei avrebbe dovuto vederlo morire sotto la croce. Questa cosa mi ha fatto riflettere sul fatto che forse non potevo pretendere di capire tutto e subito e forse il Signore aveva un progetto che io non riuscivo a comprendere”.

    Presto arriva una seconda gravidanza. Incredibilmente anche stavolta si annunciano malformazioni gravi e i due giovani si preparano egualmente ad accogliere Davide come il loro bimbo amato.

    Poi si scopre che anche lui non avrebbe potuto sopravvivere dopo la nascita.

    Più avanti, nel gennaio 2011, Chiara, in un incontro pubblico dirà: “Il Signore ha voluto donarci dei figli speciali, Maria e Davide, ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita. Ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e gioia sconvolgenti”.

    Quel giorno aggiunse una cosa che sconvolse tutti, una nuova gravidanza e una diagnosi di tumore per lei:

    “Ora ci ha affidato questo terzo figlio, Francesco che sta bene e nascerà tra poco, ma ci ha chiesto anche di continuare a fidarci di Lui, nonostante un tumore che ho scoperto poche settimane fa che cerca di metterci paura del futuro. Ma noi continuiamo a credere che Dio farà anche questa volta cose grandi”.

    Il piccolo Francesco è nato sano nel maggio del 2011. Chiara – per non perdere il figlio – ha deciso di non curarsi come il carcinoma richiedeva. Solo dopo il parto ha affrontato l’operazione e le dolorose chemioterapie, nella speranza di essere ancora in tempo.

    Invece il mercoledì santo di quest’anno ha saputo dai medici che il tumore aveva vinto e lei era in pratica una malata terminale. Chiara è morta a 28 anni il 13 giugno di quest’anno. In una lettera al suo piccolo Francesco ha scritto: “Vado in cielo ad occuparmi di Maria e Davide e tu rimani con il papà. Io da lì prego per voi”.

    Poco prima della “nascita al cielo” Chiara ha ringraziato: “Vi voglio bene! A tutti!”.

    Il funerale non è stato un funerale. C’erano più di mille persone. C’era la foto del bel volto di Chiara la quale ha voluto che a ciascuno fosse dato il segno di una vita che comincia: infatti tutti hanno avuto un vasetto con una pianticina.

    Il cardinale Vallini, Vicario del Papa, ha detto: “abbiamo una nuova Gianna Beretta Molla”.

    Si riferiva alla giovane dottoressa morta nel 1962 e canonizzata nel 2004 da Giovanni Paolo II. Anche lei, incinta, avendo scoperto un tumore all’utero, rifiutò le cure che avrebbero fatto male al bambino che portava in grembo e dopo il parto morì.

    Un paragone impressionante. Chiara è proprio una ragazza dei nostri giorni. Su Youtube c’è un filmato di venti minuti dove, col suo simpatico accento romano, racconta l’inizio della sua vicenda.

    A un certo punto dice: “Il Signore mette la verità dentro ognuno di noi, non c’è possibilità di fraintendere”.

    Il marito Enrico, richiesto di spiegare oggi queste parole di Chiara, ha detto:

    “Quella frase si riferisce al fatto che il mondo di oggi, secondo noi, ti propone delle scelte sbagliate di fronte all’aborto, di fronte a un bimbo malato, di fronte a un anziano terminale, magari con l’eutanasia…

    Il Signore risponde con questa nostra storia che un po’ si è scritta da sola: noi siamo stati un po’ spettatori di noi stessi, in questi anni. Risponde a tante domande che sono di una profondità incredibile.

    Il Signore, però, risponde sempre molto chiaramente: siamo noi che amiamo filosofeggiare sulla vita, su chi l’ha creata, e quindi alla fine ci confondiamo da soli volendo diventare un po’ padroni della vita e cercando di sfuggire dalla Croce che il Signore ci dona. In realtà” ha continuato Enrico “questa Croce, se la vivi con Cristo, non è brutta come sembra.

    Se ti fidi di Lui, scopri che in questo fuoco, in questa Croce non bruci e che nel dolore c’è la pace e nella morte c’è la gioia”.

    Poi ha detto:

    “Quando vedevo Chiara che stava per morire, ero ovviamente molto scosso. Quindi ho preso coraggio e poche ore prima gliel’ho chiesto.

    Le ho detto: ‘Chiara, amore mio, ma questa croce è veramente dolce come dice il Signore?’. Lei mi ha guardato, mi ha sorriso e con un filo di voce mi ha detto: ‘Sì, Enrico, è molto dolce’. Così, tutta la famiglia, noi non abbiamo visto morire Chiara serena: l’abbiamo visto morire felice, che è tutta un’altra cosa”.

    Il padre di Chiara, Roberto, imprenditore, che aveva un incarico in Confindustria, quando ha saputo che le chemio per la figlia non avevano dato risultato positivo, ha scritto una lettera con la quale annunciava di ritirarsi da quell’incarico per stare più vicino alla famiglia “ma anche per fare una scelta di vita: aiutare il prossimo”.

    In una toccante testimonianza a TV2000 (anch’essa reperibile su Youtube) ha raccontato che, paradossalmente, quando, a Pasqua, hanno saputo che non c’era più niente da fare è iniziato “un periodo splendido per la nostra famiglia… abbiamo vissuto insieme come mai… tutti uniti per cercare salvezza di Chiara… che stando alle sue parole è avvenuto in maniera diversa”.

    Il signor Roberto ha sussurrato: “ho imparato da mia figlia che non conta la durata di una vita, ma come la viviamo. Ho capito da lei in un anno più di quanto avevo capito nella mia intera esistenza e non posso sprecare questo insegnamento”.

    Poi ha ricordato che Chiara, vivendo “vicissitudini che avrebbero messe al tappeto chiunque, non ha subito, ma ha accettato. Lei si fidava totalmente. Era certa che se il Signore le dava da vivere una cosa voleva dire che era la cosa giusta”.

    Chiara suonava il violino e amava ripetere: “siamo nati e non moriremo mai più”.

    C’è un giardino nel mondo dove fioriscono queste meraviglie. Dove accadono cose stupende, inimmaginabili altrove. E’ la Chiesa di Dio. Nessuno dei potenti e dei sapienti lo conosce.

    Per loro e per i loro giornali la Chiesa è tutt’altro. I giornali strapazzano il Vaticano e Benedetto XVI per Vatileaks. I riflettori dei media sono tutti per i Mancuso, i don Gallo, gli Enzo Bianchi. O per ecclesiastici da loro ritenuti “moderni”.

    Ma nel luminoso giardino di Dio, che Benedetto XVI ama e irriga, fioriscono silenziosamente giovani come Chiara. Non solo nelle terre dove il nome cristiano è bandito come il Pakistan, la Cina, Cuba o l’Arabia Saudita. Ma anche tra noi.

    In quel giardino Gesù passa davvero, affascina e chiama anche questa generazione e noi vediamo i figli diventare gli amici del Salvatore del mondo. Sono invisibili ai media, ma grandi agli occhi di Dio.

    Antonio Socci

    Da “Libero”, 7 ottobre 2012
    ————————————-

    Questi sposi hanno avuto una Fede straordinaria? Eroica certo, ma non so se definirla straordinaria… la Fede si costruisce e fortifica passo dopo passo e Certamente la loro si è fortificata sin dai primi passi personali, di Fidanzati e di Sposi poi. Sino a che Dio li ha trovati pronti (dallo Spirito Santo preparati) ad una storia particolare che può diventare Segno per il mondo.

    Ma TUTTI noi Sposi in questa generazione siamo chiamati a diventare Segno, per una generazione che ha una gran paura del futuro che vive solo di incertezze e soffre!

  9. alessandra

    L’altro giorno per caso ho incontrato l’ostetrica che mi ha aiutato a tirar fuori il cocomero di 3 kg che avevo ingoiato.
    Nonostante nessuna delle due parlasse la sua lingua- parlavamo in spagnolo anche se io sono italiana (terrona per la precisione!) e lei tedesca- ci siamo fatte delle confidenze profondissime da donna a donna. Lei mi ha raccontato che quando mi ha visto cosi’ giovane e al terzo parto non poteva credere ai suoi occhi. Ma quando ha visto la nostra gioia e il nostro affrontare le cose con un po’ di umorismo- fra scialli speciali a cui appendersi, letti a cuoricino che si piegavano e rialzavano in tutti i modi, sgabelli a luna, ecc io ho voluto partorire appoggiata al tavolo- e’ andata in confusione anche perche’ ha scoperto che non eravamo ne’ zingari ne’ musulmani ne’ rumeni.

    E’ vero Costanza, davanti alla felicita’ non c’e’ discorso che tenga. Ulrike, l’ostetrica, non mi lasciava piu’, voleva sapere dove l’avevamo presa quella gioia e quel coraggio di spenderci per la nostra famiglia senza il lavoro fisso e la casa di proprieta’.
    Io proprio non mi sento la paladina perfetta delle mamme anche perche’ mentre scrivo la laniccia per casa ha raggiunto livelli inaccettabili e stamattina ho inventato un nuovo gioco dove vinceva chi pescava due calzini uguali (questo ad Ulrike non glielo ho detto!), ma so che quel coraggio non e’ il frutto di uno sforzo (fra l’altro incompatibile con la mia pigrizia) ma e’ un dono che scarti un po’ alla volta mentre vai dove ti porta Dio, mentre gli dai la manina.

  10. Chissà quanta gente di cui “davvero” non sappiamo nulla compie atti eroici (cosiddetti) anche estremi per i figlioli per la famiglia eccetra anche senza che credano in Dio, la Madonna, la Croce e via di seguito…..

    1. Vero verissimo, ma alcune scelte sono inconfondibili e sono Segno di Gesù Cristo.
      Poi se chi come te, vuole fare “tutto uguale” per no vedere questo segno è perchè gli fa comodo così.

      Ai farisei che chiedevano a Gesù un segno (ma solo per metterlo alla prova) Gesù rispose sospirando: “Questa generazione non avrà alcun segno”… contraddiceva sè stesso forse, che segni ne ha compiuti per tutta la sua vita pubblica? Sino al segno più grande che ha cambiato la Storia dell’Uomo (ma anche qui ci vogliono “occhi”), la Sua Morte e Ressurrezione.

      No, non si contraddiceva, solo che per quella generazione, quella dalla dura cercvice e il cuore ipocrita, non ci sarebbe stato Segno alcuno.

  11. Erika

    Non so, non sono molto convinta.
    Sono d’accordo sul fatto che oggi cerchiamo di programmare tutto, di imbrigliare la vita in modi che non ci competono.
    E credo anch’io che le donne che non desiderano figli, se esistono, sono pochissime.
    Non sono convinta che ci sia una contrapposizione così marcata tra la maternità e la “carriera” (che il più delle volte è semplicemente un lavoro).
    Dietro la maschera della cosiddetta “donna in carriera”, che il cinema ci ha imposto come archetipo di una virago in completo gessato, di solito ci sono normalissime donne che esercitano il loro talento in una professione.
    Donne che sanno scrivere, come Costanza, o che sanno curare i malati, o che sanno insegnare, o vendere un prodotto.
    E, per un cattolico, questi talenti glieli ha donati Dio, che certamente non vuole che i suoi doni vengano sprecati.
    Costanza nel suo libro dà ottimi consigli alle mamme lavoratrici: cercare, se possibile, aiuti esterni, saper delegare e anche rinunciare a un incarico, sfruttare al massimo le eventuali possibilità di orari flessibili.
    Resta il fatto che sono convinta che avere un lavoro, per una donna, non debba essere un male necessario, ma una cosa normale (per quelle che lo vogliono).
    Non è vero che la mamma che lavora porta via qualcosa ai figli, anzi li arricchisce: io sono molto fiera di mia madre, e dei suoi successi sul lavoro, mi ha insegnato tanto e, se avesse fatto la casalinga non sarebbe stata la stessa persona, non avrebbe potuto mettere a frutto tutti i suoi doni.

    1. Credo che come spesso capita, si finisce per fare una sorta di lista dei “buoni e dei cattivi” e credo anche che non sia questo il caso (e nemmeno penso l’intenzione di Costanza).

      Non sono cattive le mamma che lavorano, nè quelle che non lavorano, non sono cattive le donne in carriera, ne quelle che per la carriera rinunciano a tutto (e ahimè con poco si ritroveranno), non sono cattive neppure le mamma che abortiscono (o non ne siamo convinti?) o quelle che cambiano “partner” come il vestito…

      Solo c’è da fare chiarezza perchè nessuno si inganni (o venga ingannato dai tanti “suonatori di piffero”) e debba pagare su di sè (e spesso anche sugli altri attorno) la conseguenza di questi inganni.

      Se poi a volte le frasi sono un pò “tranchant” (spero si scriva così) è per via del mezzo, dell’urgenza, dell’impatto del richiamo, ma non cadiamo noi nell’inganno di cercare di capire chi sono i cattivi a dimostrazione che noi siamo i buoni.

      Gesù ebbe a dire: “Perchè mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.”

  12. Erika

    Bariom, lungi da me fare una lista di buoni e cattivi.
    Però già il fatto che poni la tua domanda accomunando le donne che lavorano a quelle che abortiscono o cambiano partner come fossero borsette, dice qualcosa, no?

  13. 61Angeloextralarge

    Costanza:
    “La donna, nonostante si cerchi da ogni parte di negare questa semplice evidenza, è chiamata principalmente a dare la vita, in tutti i modi che le siano possibili. Una vita che non è solo biologica, quella che dà ai figli, ma che può essere anche solo la vicinanza, la prossimità a coloro che le si avvicinano”: mi fai pensare alla maternità spirituale e al versetto che dice: “Molti più della maritata son i figli della non sposata” (o giù di lì).
    E’ proprio vera questa cosa: si cerca di svalutarla, di non darle il peso che ha, ma è dentro ogni donna, che lo si voglia o no!.

  14. Erika

    “Non sono cattive le mamma che lavorano, nè quelle che non lavorano, non sono cattive le donne in carriera, ne quelle che per la carriera rinunciano a tutto (e ahimè con poco si ritroveranno), non sono cattive neppure le mamma che abortiscono (o non ne siamo convinti?) o quelle che cambiano “partner” come il vestito…”

    In questa frase, Bariom, tu citi una donna che abortisce, o una donna incapace di impegnarsi seriamente in una relazione, accanto a una donna che lavora, lasciando intendere che la scelta migliore sia quella della donna casalinga.

    E’ questo che non mi trova d’accordo.

    Sweety dice : “La donna ha un ruolo fondamentale – con delle maiche abbiamo anche organizzato corsi di management familiare per casalinghe, per aiutarle a vivere la loro bellissima vocazione al lavoro di casa che è il più importante).”

    A costo di essere tacciata di veterofemminismo, io dissento: faccio fatica a credere che per una persona possa essere una “vocazione” occuparsi della casa.
    Occuparsi della casa è una cosa che si fa, e si fa anche con tenerezza e sollecitudine, quando si amano le persone che in quella casa ci vivono, ma non vedo come possa esaurire l’apporto che un individuo dà al mondo.

    1. Erika direi di essere stato del tutto frainteso… non mi pare di aver voluto “lasciar intendere” nulla.
      Il “lasciar intendere” è quello che gli altri intendono in ciò che uno dice, come hai fatto tu. Se ho messo TUTTE sotto in “non sono cattive” significa TUTTE.

      Il fatto poi che tu faccia fatica a credere che per una persona sia una “vocazione” non significa che ciò non sia vero… io di queste donne ne conosco è sono assolutamente felici e “realizzate” (pessima parola). 🙂

    2. sweety

      ciao Erika, secondo me è una vocazione, perché la cura della casa a tempo pieno va aldilà del semplice pulire, stirare o accudire i figli.
      Innanzi tutto è una professione – Una madre che si occupa al 100% della casa lo dovrebbe fare,s econdo me, con spirito davvero “manageriale” 😉 Cioè imparando a cucinare cose nuove, a far fruttare al meglio le risorse (tipo conoscendo i solventi, i detersivi, imparando magari a fare piccoli lavori di sartoria, etc.). Tutte queste cose le fanno tutte le donne, certo, ma si possono davvero portare a un livello del tutto professionale.
      Poi è una vocazione perché il mondo, una madre e moglie, lo cambia davvero, anche stando a casa. Innanzi tutto, la “casa” non è confinata a quattro pareti. Io intendo “casa”con “relazioni allargate”: i vicini, gli amici dei figli, i genitori degli amici dei figli….pensa tu quant bene può fare una vicina che possa aiutare le famiglie del palazzo con i bambini, che si occupi delle persone anziane della strada o del quartiere, che possa organizzare che ne so, delle gite pomeridiane per i bambini del palazzo/amichetti dei figli, etc.
      La casalinga è colei che cura il focolare – e non solo il proprio, ma quelli attorno a lei. io la vedo così. Ti pare poco? 🙂

    1. E Maria e Elisabetta e le suore chiuse in un convento senza fare corsi di Managment… che apporto danno al mondo, poverette… Mah

  15. Valerio

    Stanotte mi sono addormentato tenendo la mano di mia moglie al pensiero del Salmo 128 :
    “Beato chi teme il Signore
    e cammina nelle sue vie.
    Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
    sarai felice e avrai ogni bene.
    La tua sposa come vite feconda
    nell’intimità della tua casa;
    i tuoi figli come virgulti d’ulivo
    intorno alla tua mensa.
    Ecco com’è benedetto
    l’uomo che teme il Signore.
    Ti benedica il Signore da Sion.
    Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
    tutti i giorni della tua vita!
    Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
    Pace su Israele!”
    E 2 ore prima avevamo discusso su un argomento senza capirci per un quarto d’ora scoprendo alla fine che intendevamo la stessa cosa…

  16. Erika

    Bariom, se ho frainteso ti chiedo scusa.
    Le suore che c’entrano? Loro hanno una vocazione vera e non mi sembra che si limitino a svolgere incombenze domestiche. Si dedicano alla vita contemplativa, viaggiano, coltivano orti, assistono malati. nella mia città c’è un convento di suore di clausura che restaurano tappeti: sono finissime professioniste.

    Vale: ma il mondo non è la tua casa, come può esserlo? Tutti noi viviamo nel mondo, uomini e donne.
    E poi, come ho avuto già modo di dire, la donna che lavora non è mica un’invenzione moderna. Le mie due nonne sono state una contadina e un’operaia, hanno dato un apporto fondamentale alle loro famiglie con il loro lavoro e si sono occupate dei loro figli (tre ciascuna).
    Perché oggi pensiamo che non sia possibile fare entrambe le cose, quando quasi tutti abbiamo in casa esempi del contrario?

    1. Scusa Erika è l’ultimo intervento che faccio in tua risposta perchè sennò diventa una telenovela 🙂
      nessuno mi pare qui abbia escluso che si possa lavorare e accudire, la casa, i figli, il marito e anche di più… o che sia meglio o peggio di altro.
      L’unica che esclude cose mi pare sia tu: La “vocazione” di accudire la casa, la tua casa che non può essere il mondo, ecc. ecc., cioè tu escludi, non capisci, non contempli, che una donna come “apporto” al mondo possa fare SOLO la donna di casa. O ho capito male?

      Cmq, o alla fine diciamo le stesse cose, oppure restiamo come stiamo, che il mondo tanto va avanti uguale 🙂

  17. vale

    @erika
    guarda che non intendo dire che una donna non possa fare quel che le pare. mi limito a considerare che dalla suora di clausura che trova l’infinito chiusa in una cella( o convento) alla supermegamanagersempreinviaggio, c’è spazio anche per quelle donne che si sentono “realizzate” a mandare avanti una casa ed una famiglia.e basta.
    le tue due nonne han fatto dell’altro? bene.contente loro, contenti tutti. l’unica mia nonna che ho conosciuto si occupava solo della casa e dei figli e non per questo si sentiva diminuita nella sua femminilità e personalità.
    non capisco perché devi parametrare tutto sul fatto che siccome è possibile( e l’autrice del blog ne è un esempio) lavorare e curarsi della famiglia, una che non lo fa sembra essere meno donna dei chi lo fa.
    boh!

  18. Costanza lavora e molto anche, con orari quasi da manager perché anche la stesura di un libro accompaganata da presentazioni e conferenze comporta orari indecenti. Premetto questo per dire che non credo che il pensiero filosofico di Costanza sul lavoro femminile possa dare alito a fraintendimenti. Chiaramente la donna se ne ha la necessità, la vocazione non solo possa, ma debba lavorare ed essere, come lei afferma splendidamente, moglie e mamma anche con i colleghi. Oggi la mia collega mi ha portato i biscotti che lei ha fatto in casa per la pausa caffè. Se fossimo stati solo maschi chi li faceva i biscotti? Per noi questo è un tocco di femminilità, di maternità. Devo ringraziare per sempre il mio avo che chiese a Dio una compagna simile a lui, anche se spesso ci fanno soffrire ‘ste donne, come si farebbe senza? Anche la mia bambina, dopo due maschi mi fa capire il mondo femminile con le sue peculiarità, di certo la costola era di Adamo ma poi chissà quale miscuglio (non posso dire diabolico evidentemente) ha studiato nostro Signore per plasmare questo essere, il tutto mentre il povero Adamo stava dormendo sonni tranquilli, al mattino al risveglio si è trovato magari anche la prima colazione pronta, forse il caffè no perché non c’era la caffettiera, ma i biscotti di cocco sicuramente. Forse le leggi di Mosé non erano la prima tavola che Dio ha donato agli uomini. Voglio immaginare che abbia donato ad Eva anche una tavola con alcune ricette semplici.

  19. Valerio

    Certi pensieri diversi sono frutto del relativismo (verità stabilita da chi di volta in volta ha il potere) e del fondamentalismo (che afferma che la verità esiste ma è in suo possesso) .Ma la Verità è un Altro e ci viebe rivelata per donarla ad altri..

  20. ….ma non è nemmeno detto (tra buoni e cattivi) che siano necessariamente buoni, o buoni credenti, quelli che si lasciano morire per partorire un figlio e lo raccontano, o, come dite voi, ne danno testimonianza….

    1. Eggià, c’è una possibilità che siano cattivi… Alvì, ma fammi il piacere!!

      Una cosa bisogna riconoscertela, il tuo nickname l’hai scelto proprio bene…

      1. Prima cosa non essere buoni non vuole dire essere cattivi.
        Seconda cosa essere credenti non vuole dire (necessariamente) mettersi in croce e compiere sacrifici estremi.
        Se uno vuole compiere sacrifici estremi lo può anche fare, ma questo nulla ha a che fare con la bontà o con la religione, ma forse più facilmente con una cattiva interpretazione e intendimento della religione.
        Quanto a quelli che non fanno notizia SIAMO la maggioranza, per fortuna!!!

        1. Non c’è che dire del senso del Croce, dell’essere cristiani e del sacrificio hai capito tutto… meno male che ci sei tu. Anche la “religione” sai è un’altra cosa e non è detto che abbia a che fare con il Cristianesimo.

          Alterni una discreta lucidità a dei gran papocchi e questo è uno di quelli

          Non ti piacciono i “sacrifici estremi”, chi te li chiede.
          Conosci l’etimologia della parola “sacrificio”?

        2. Alessandro

          Non diciamo scempiaggini. Se fosse vero che il sacrificio estremo non ha niente a che fare con la religione, allora si potrebbe dire che anche il sacrificio estremo di Cristo in croce non ha niente a che fare con la religione. O si può dire che chi rifiuta l’abiura e accetta di morire martire compie un atto che non ha a che fare con la religione o comunque è una cattiva interpretazione della religione…

          1. Cosa c’entra il sacrificio di Cristo con le affllizioni che a noi ci possa venire in mente di autoinflggerci?
            Il sacrifici della Cordella e della Bereta Molla, non dimostra che queste persone siano state buone persone e buone cristiane, ma solo che abbiano travisato il vangelo e la religione. Il quale vangelo e religione è una religione di positiva che non ha , o non dovrebbe avere,nella autosomministrazione di pena (gioiosa, ovviamente, patire con gioia nella gioia di Cristo, patire con Cristo e per Cristo e in Cristo, morire ogni giorno etc.)
            nell’autolesionismo il suo tratto distintivo. Altrimenti chi sarebbe Cristiano? Solo la Cordella? La Beretta Molla? C’è delle classifiche? Più dolore più merito? Più sangue più gloria?E chi lo giudica il dolore di tutti noi? Chi lo conosce?Chi di noi sta accettando di morire martire per non abiurare (SIC!!!) ?Forse Alessandra che si è gettata nell’abisso del matrimonio con un precario con l’aiuto della provvidenza? Ma non siamo tutti precari? Ma non siamo tutti a penare per sopravvivere? E non solo questo che è il meno!Che bisogno avremmo noi di morire per cosa? Uno si crea i miti e poi li sventola in faccia agli altri, è giusto questo?

            1. E ci sono quelli che ti reinventano la “religione” a modo loro, una religione che neppure gli appartiene e giù mazzate e giudizi e sentenze sui “poveri cristi” che non han capito nulla…

              E’ giusto questo?

              Alvise salvaci!

              1. Allora sono io che critico chi si sposa tardi? Sono io che porto a esempio chi si lascia morire per quello che crede lui e lo porta a esempio? L’ho fatta io beata Beretta Molla? L’ho detto io che gli embrioni ci stanno perdipiù anche stretti nei contenitori, quelle creaturine, diddio, e poi a quel freddo? Allevarli a terra, gli embrioni, come i polli moderni?

                1. Qualcuno di noi (noi qui) è venuto a casa tua a dirti cosa fare della tua vita? Per chi morire e per chi no? Ti hanno infilato a forza i libri di Costanza nella buchetta? Come accendi il computer ti si apre questo blog e non puoi uscirne sinchè non lo hai letto tutto a forza?

                  NO (credo), però tu sei qui a “cazziarci” per salvarci tutti, preoccupato (come tutti quelli che ragionano come te) di salvale il popolino tutto schiavizzato dall’abuso delle religioni… per salvare i deboli e i creduloni, quelli che non sono intelligenti come te.

                  Auguri! E’ una bella fatica avere sulle spalle tanta responsabilità.

                  O lo fai solo perchè in fondo in fondo non ha di meglio da fare? 🙂

                  Cmq – siccome ora io ho di meglio da fare – x stasera ti saluto. SMACK!!

            2. Alessandro

              Te non hai capito un tubo del sacrificio autenticamente cristiano. Scambi la Beretta Molla per un’autolesionista, una mezza psicopatica che s’è inflitta patimenti a motivo di una religiosità distorta. E allora – te lo ripeto – se valesse il tuo ragionamento sgangherato, anche Cristo fu un autolesionista che praticò una religiosità distorta, perché avrebbe potuto sottrarsi alla Croce ma non lo fece, si fece massacrare nel modo più infamante e ignominioso. La Beretta Molla ha patito eroicamente per amore, non s’è inflitta lesioni fine a sé stesse. Gesù Cristo è morto per amore del Padre, non era afflitto da autolesionismo.

                1. Alessandro

                  Certo ci si può interrogare sul perché abbia dovuto patire per salvarci, ma anche in teologia è buona norma misurarsi con la realtà: Cristo ci ha salvato patendo e morendo e risorgendo, questo è il dato di fatto ineludibile che nessuna congettura può sovvertire. Così facendo Cristo quindi si è “impadronito” del dolore e ne ha fatto via di salvezza. Da allora ogni uomo è chiamato ad affrontare il dolore come fece Cristo, perché così il dolore è via alla salvezza. E questo non c’entra niente con l’autolesionismo. La Beretta Molla non andò a cercarsi complicazioni in gravidanza, non era un’aspirante suicida.

        3. 61Angeloextralarge

          “non essere buoni non vuole dire essere cattivi” CHI NON E’ COM ME E’ CONTRO DI ME…(non ricordo al citazione)

  21. maria

    Costanza ma dove sei stata fino ad oggi !?Finalmente una CATTOLICA che vive la VERITA’e non ha paura di andare controcorrente Grazie perche’dai voce a tantissimi che non fanno notizia

  22. Francesca

    vorrei far notare che molti cattolici, pur desiderando una famiglia, non sono riusciti a realizzare il loro progetto, alcuni preti hanno cominciato a ferire single ultraquarantenni con commenti duri, rifiutando la diplomazia che permette invece di dire la verità senza ferire. Non è sempre vero che il single è tale perchè nella vita ha sempre messo al primo posto carriera e divertimenti. Il concetto di “bamboccione”, cui aderiscono anche alcuni preti, è stato poi inventato da quegli economisti che cercano di simulare un benessere per la popolazione che ormai non c’è più, in realtà pensano solo ad arricchire se stessi e le classi sociali più elevate…

  23. Valerio

    Bisogna pregare per i sacerdoti,per tutti (come ci chiede da molti anno Maria S.ma).Sempre.Attraverso loro abbiamo la Grazia di ricevere GesùCristo e con loro il potere di comandare i demoni-nostri veri nemici- nel nome di Gesù…..Scusate ma è tutto!

      1. Matteo Donadoni

        Ha ragione Bariom, filosofiazzero è il nome più corretto.
        Dal poco che ho visto, frequento il blog da poco, credo che la cosa migliore sia zzeroattenzione per filosofiazzero, grandissimo sofista. Altrimenti ci vuole un professionista del commento che ci perda le giornate per controbattere. Inutilmente mi sembra di arguire. Non perdiamo la speranza, lo Spirito soffia dove gli pare, per fortuna.

      2. Ma caro amico, com’è che le è venuta pensata questa dotta citazione? Volendo dir cattiverie, ella ha detto una cosa molto bella, cfr. la Vita di Benvenuto Cellini 😉

  24. sweety

    beh comunque volevo dare una bella notizia: una mia amica mi ha appena chiesto di pregare per il suo fidanzato: se passa al dottorato con borsa decidno la data! 🙂 E lei è una studentessa (che ancora non alvora).
    Ecco, io prima facevo tanti discorsi, ma basta una notizia così per ridare speranza, no? preghiamo! 🙂

  25. Lorenzo

    Mi inserisco in questo acceso dibattito senza prenderne parte 🙂 Sinceramente tutte le volte che ai post di Costanza vedo intervenire tutto baldanzoso il buon “filosofiazzero” mi viene il mal di stomaco: l’ennesima polpetta avvelenata, l’ennesima commento denso di vita vissuta (male)…insomma, un vero fedele della “religione della critica”!!
    Vinta la tentazione di abbandonare la lettura dei commenti intervengo per proporre un tema per il prossimo post (anzi due 🙂

    1) è da qualche giorno che si parla in TV di violenza perpetrata da uomini nei confronti delle donne, violenza domestica di cui si finge di non capire quali sono le cause, evitando tra l’altro di parlare di come un uomo o una donna vivano in modo diverso certe realtà. Sembra tanto che un femminismo latente pervada queste notizie.

    2) è un po’ di tempo che spopola sulla rete un blog di neo-femministe, quello di Lorella Zanardo intitolato “il corpo delle donne” con annesso video di donne-prosciutto. Propongo di approfondire il tema, specie perchè di ragazze che vanno in giro in “mutande” ce ne sono ormai tante e pretendere di trovare il principe azzurro mostrando il lato migliore di se credo proprio non sia la strategia adatta. Visto che tutte le volte che si parla di certi temi, da parte di uomini poi, si viene tacciati di oscurantismo e di tacita simpatia per i talebani, propongo a chi, meglio di chiunque altro può affrontare il tema. Se hai parlato di sottomissione puoi benissimo parlare di tutto il resto 🙂

    Grazie e scusate l’intermezzo fuori tema 🙂

    LL

  26. JoeTurner

    @ Lorenzo: per quanto riguarda il primo punto avevo scritto a vari giornali questa lettera (mai pubblicata) dove evidenziavo soprattutto l’inconsistenza dei numeri:

    Il maschio è tendenzialmente più violento della donna. Punto. Le statistiche nazionali e internazionali sulla criminalità riportano questo dato.
    Non sono né un sociologo, né un antropologo, né uno psicologo; quindi non so se questa attitudine alla violenza sia un fatto culturale, storico, ormonale, psicologico o semplicemente dovuto alla conformazione fisica. Questo comunque sembra essere un dato oltre che inconfutabile anche abbastanza vecchio, forse quanto l’umanità stessa. Perché in questi ultimi mesi sia diventata una notizia da prima pagina mi è oscuro, o forse anzi fin troppo chiaro, ma non voglio neanche avventurarmi in congetture sul disegno teso a screditare la figura maschile in quanto tale e non legata a responsabilità personali. Qui vorrei invece solo riportare dei numeri.
    Parliamo di “femminicidio”: da quanto mi è dato capire il femminicidio sarebbe un particolare caso di omicidio dove la vittima è di sesso femminile e l’assassino è di sesso maschile. Nel solo 2012 (siamo a ottobre) le vittime del femminicidio sono purtroppo oltre 90: tante, come tante sono le vittime di omicidi. E sarebbero tante se anche fossero solo due, perché nessuno mai dovrebbe uccidere nessuno, a prescindere dal sesso.
    Se analizziamo questo dato vediamo però che è in linea con il numero di femminicidi degli ultimi anni. Sono andato a prendere le statistiche del Ministero degli interni per gli anni 1992-2006 e poi ho raccolto dati sparsi sul web relativi agli altri anni fino al 2011; fornirò tutti i link delle fonti se necessario ma per semplificare e poter ragionare più agevolmente ho fatto una media.
    Ogni anno in Italia avvengono tra i 600 e i 700 omicidi; la stragrande maggioranza degli omicidi è commesso da uomini (dall’89% al 95%). Se prendiamo 650 come valore medio di riferimento del numero di omicidi, e stabiliamo che per il 90% l’autore è di sesso maschile risulta che 585 omicidi all’anno sono compiuti da uomini. I femminicidi sono in questi ultimi anni tra i 120 e 150 l’anno (per questo ho considerato che con i 90 fino al mese di settembre questo 2012 è nella media).
    Ora, se su 585 omicidi 140 hanno per vittima una donna vuol dire che siamo circa al 25%. Questo vuol dire che il 75% degli omicidi compiuti da uomini hanno come vittime altri uomini e considerato che la popolazione è divisa quasi equamente tra i due sessi risulta che la vittima preferita dell’uomo è l’uomo e non la donna (per fortuna).
    Quindi il dato veramente rilevante che viene fuori è quello riportato all’inizio dell’articolo e cioè l’attitudine enorme del maschio a compiere violenza (ho parlato di omicidi ma si può estendere alle percosse e alle violenze di ogni tipo). Non si può invece affermare che sia la donna il bersaglio preferito del maschio. Gli uomini che picchiano, uccidono e violentano le donne sono dei farabutti e dei vigliacchi e vanno puniti per i gli atti commessi secondo la propria responsabilità personale, esattamente come quelli che uccidono altri uomini o addirittura bambini.
    Ma come uomo che non ha mai neanche lontanamente alzato un dito contro una donna mi rifiuto di finire sul banco degli imputati del tribunale mediatico.

  27. Io credo in un Dio che è amore, e in quanto amore ci comanda di amare.
    Io credo in un Dio che ci ha creati carne e insieme anima, istinto e cuore.
    Negare all’uomo l’istinto è come negare la sua stessa natura. Imporre dei limiti all’amare è come negare l’amore stesso.
    Quando moriremo avremo il nostro tempo per vivere da creature celesti, intanto possiamo solo vivere da uomini, semplicemente, con tutte le meravigliose contraddizioni che Dio ha creato creandoci, con tutta la libertà che Dio ci ha regalato.
    Non esiste una vita modello, un uomo modello, una donna e una famiglia modello, Dio stesso non è un modello, è un esempio, è una guida: dall’esempio non derivano regole ma principi che ognuno di noi applicherà alla sua vita come meglio può, come meglio saprà.

    Tanto amore a tutti, in tutti i modi che l’amore conosce. <3

  28. Valerio

    filosofiazzero,di seguire Gesù e il Suo Vangelo.Cio’ che poi ha fatto e suo padre dopo anni ha capito.Ti consiglio di fare esperienza personale di Gesù per capire,di accettare la sua amicizia ,ed io posso solo proportela.Quando hai trovato Lui hai trovato la perla preziosa e non la baratti con nulla.Cordialità

  29. Ma come si fa a consigliare a una persona di fare “esperienza personale di Gesù”? è questo di cui a nessuno riesce dar conto se non con parole o con azioni che pretenderebbe che fossero testimonianze di qualcosa che non si sa che cosa e perché nessuno ne riesce a dar conto poi mette in campo la croce Gesù i martiri i Santi eccetra eccetra…..
    Voi dite a me che sono ostinato e peso, ma non siete anche voi ostinati e pesi? Mettiamo che tutti noi siamo esseri umani di pari dignità viventi nel mondo, non possiamo continuare parlare di come si vede noi tutti io voi gli altri il mondo (ammesso che uno non ci abbia altro di meglio o di obbligato dal lavoro da fare, coem tutti)? Tutti si fatica e si lavora e si fa capolino qui dentro (o capolone, io?) ma perché tutti siamo interessati a queste cose e allora basta fare i discorsi di ieri che allora uno non dovrebbe eccetra….

  30. Valerio

    Mi hai risposto in modo complicato,ed è una gran fatica non credi ? Non voglio dilungarmi, nè giudicarti,nè essere peso ma SOLO dirti di FIDARTI di Gesù .Prova a iniziare, un po’ alla volta, col mettere in pratica il Suo Vangelo (con la S.ta Messa ,i sacramenti ,la Parola,la preghiera etc.) .Di sicuro non ti porta e non ti fa male e scoprirai che il vero nemico dell’uomo “ti metterà i bastoni tra le ruote” in questo percorso facendoti fare tanta fatica e distogliendoti con igni mezzo dalle cose di Gesù (chissà perchè..?).Dico solo di provare e vincere questa tua normale,umana ritrosia.Che una battaglia quotidiana anche per me,per tutti .Ciao

  31. dio sa cosa è meglio per noi. viviamo in maniera passiva, tutto è già scritto da dio.
    e non chiediamoci mai, mai e poi mai, se siamo solo poveri illusi che cercano un rimedio semplice per deresponsabilizzarsi delle proprie vite.
    del resto, anche le guerre sono giuste se in nome di dio.

    ciao, vado a suicidarmi, finalmente.

    Adam
    chiudigliocchi.wordpress.com

    1. Che BAGGIANATE… tutto è già scritto da Dio? Ma dove lo hai letto? Sugli oroscopi del divino telma (o è otelma boh).

      Buon suicidio (mentale) quello si è un modo per assumersi le responsabilità 😐

  32. Brava Costanza. Se le donne oggi comprendessero queste tue parole, anche l’uomo trarrebbe benefici. E ahimé anche la famiglia!
    Stefano

    1. Anche l’amico che ti porta dei soldi inaspettati e non richiesti (che è già un bel po’ difficile… ma tu ne avrai molti di amici che ti lasciano 500 euro nella posta) io “lo” chiamo Provvidenza.

      Tu chiamalo come ti pare 🙂

      P.S. Poi mi fa ridere che ogni tanto tu chiedi, ma come si fa a vedere questo e quello, ad avere fede o fare esperienza di Gesù Cristo… tu chiedi dei segni (non ho ancora capito se sinceramente o solo per provocare) ma non ci sono segni per chi guarda le cose solo sempre all’altezza del suo ombelico. 🙂

  33. Chiamalo come ti pare.
    Quando chiedo “come” io non chiedo per me, ma per sapere voi cosa provate, cosa sentite, cosa vedete, come
    è che sperimentate di averci la fede, nessuno me lo sa dire? Cosa vi passa per la testa, o per il cuore?
    Sentite una specie di quei brividini che si sente quando si sente una musica, o qualcosa di simile quando pregate?
    Vi sentite sicuri, protetti, custoditi?

    1. “Vi sentite sicuri, protetti, custoditi?”

      Direi di più, molto di più… AMATI!

      E perchè lo vuoi sapere? Collezioni altrui umane sensazioni? Sei un “guardone” dello spirito?

      Poi ti dirò, perchè dovrei dire ad un emerito sconosciuto cosa “provo” quando prego… c’è anche la preghiera nell’aridità più totale sai? O credi si creda (scusa il gioco) solo perchè si sente fremere il “cuoricino”?

      E a chiudere, è una cosa (per me non so per gli altri) talmente personale, che sarebbe come se tu mi chiedessi, “ma cosa provi quando stai con tua moglie” io ti risponderei: ma fatti i fatti tuoi! (a voler essere gentile) 🙂

      Oh Alvise, DESTATI DAL SONNO !! 🙂

      1. ….non riesco a capire cosa voglia dire “sentirsi amati”, e come uno può essere sicuro di esserlo.
        Me (ovviamente)non mi ha mai amato nessuno….

        1. “Me (ovviamente) non mi ha mai amato nessuno….”

          Ma dai Alvise… non ci credo!

          Più persone hanno amato anche uno come me (lasciando Dio da parte per un momento)… non sarai mica peggio di me.
          O così tanto più “sfortunato” 😐 🙂

          1. Anche se credessi che fosse(per sbaglio) stato, come potrei esserne sicuro?
            Anche in casa il mio babbo, mamma, fratelli (uno nato in cielo, come dite voi)parenti, e di seguito, non mi hanno mai, non dico amato, ma nemmeno mi sopportavano, digià da piccino, figuriamoci grande!
            Voi che siete sposati, o fidanzati o che altro, come fate a essere sicuri di essere amati?

            1. Ma scusa Alvise, ricordo che tu sei sposato. Ti sarai pur sentito amato, anche solo un volta, anche per un solo momento, da tua moglie… poi parliamo dell’esser sicuri o meno.

                1. Impossibile dici? allora sei anche un contaballe….

                  Questo mi rispondevi in un post (Scansatevi) giorni addietro: “Sì, sono sposato, sono contento, non starei sposato se dovessi stare sempre a pensare a cosa dire o cosa fare, in questo prendo esempio da Costanza, corro avanti, alla via così, direbbero in mare, mia moglie che dice? dice che è contenta, non perchè è mia moglie, ma di suo, perché primo è nata contenta, in casa sua erano contenti, lei è stata sempre (nei limiti umani) contenta, si è sposata, ha avuto una bambina, poi si è risposata con me, siamo andati avanti, bene o male, o, se preferite, nel bene e nel male, ci arrangiamo, abbiamo anche un canino, (ma tutti ce li hanno, più d’uno?) cerchiamo di sopravvivere…”

                  Allora come la mettiamo? 😐

  34. Floriana

    Ciao a tutti. Questo post è davvero interessante. Sono una mamma di due bambini di 5 e 3 anni, mamma lavoratrice a tempo pieno (più di 8 ore al giorno fuori casa) sicuramente per scelta, ma anche molto per necessità. Ho letto tutti i vostri interessanti commenti.
    Credo che la donna nel mondo del lavoro apporti proprio quel lato di accoglienza e protezione di cui parla Costanza. Mi ci rivedo molto, sono in un ufficio composto solo da uomini e credo che la mia presenza sia più importante per questo tipo di contributo che per quello solo lavorativo (che un uomo farebbe ugualmente se non meglio di me….). A volte mi sento dire “meno male che sei rientrata (dopo le ferie) qui altrimenti nessuno di noi chiede all’altro nemmeno come sta!”!
    Aihmè concordo anche con Costanza sul discorso delle donne in carriera, che dividerei dalle donne lavoratrici in generale….a me personalmente quando incontro donne con atteggiamenti propriamente e solo maschili nel lavoro mi sale una leggera angoscia, anche se ritengo che ognuno di noi ha una sua storia, e dietro anche a queste donne c’è molto da dare o da riscoprire.
    Non è facile trovare per una mamma-lavoratrice il giusto equilibrio tra casa e lavoro…a me la cosa è facilitata alquanto perchè per poter contribuire alla famiglia è necessario che lavori full time. Rispetto la scelta di chi decide di fare ” solo” la mamma, anche se io personalmente credo che non darei il massimo solo in casa.

    Mi sono sposata molto giovane rispetto alla media dell’età, ero appena laureata e mio marito aveva un lavoro (che poi ha perso 1 anno dopo). Ci siamo fidati allora di Dio e della sua Parola e ogni giorno andiamo avanti grazie ad essa in mezzo a mille difficoltà tra cui la precaria situazione lavorativa di mio marito e la mia precaria salute.
    E’ vero , sicuramente tra i giovani che temporeggiano di sposarsi ci sono delle serie difficoltà economiche, ma è pur vero che ci sono anche persone che decidono di non dare la Vita per l’altro e continuare uno stile di vita più libero. Perchè la grande Gioia che può donare un matrimonio e dei figli non è esente dal Sacrificio, l’Amore non è esente dal Sacrificio. E bisogna chiedersi se si è disposti a Dare la Vita per l’altro.

    Un abbraccio particolare a giulia, anche se non ci conosciamo per nulla. Che il Signore vi accompagni in questa meravigliosa scelta di Amore.
    Floriana

  35. Eleonora

    Esco subito allo scoperto: sono una credente non praticante, che si riconosce nel messaggio di Gesù ma non nella Chiesa cattolica. Preferisco specificarlo, a costo di rischiare il lancio di pomodori virtuali.
    Seguo il blog di Costanza e ho letto il suo primo libro perché la trovo una donna estremamente intelligente, sensibile, profonda, spiritosa e colta, ma nove volte su dieci mi trovo in disaccordo con lei, pur stimandola (i commenti livorosi e volgari nei suoi confronti postati sul sito di Vanity Fair mi hanno fatta davvero arrabbiare).
    Ma ora vengo al punto… Non è un po’ troppo facile, quando si ha avuto la fortuna di mettere al mondo quattro figli, scrivere “si può vivere con accoglienza anche questa dolorosa mancanza, che magari può diventare apertura verso altre necessità, perché il mondo ha sempre e in mille modi bisogno di madri e padri generosi”? Che è una condanna molto poco velata delle tecniche di fecondazione assistita: sublimate la vostra sofferenza aprendovi con sguardo amorevole agli altri esseri umani (e fin qui sono pienamente d’accordo) e rassegnatevi a quello che ha voluto Dio per mano di Madre Natura (e qui dissento: in base a questo principio dovremmo anche smettere di assumere medicinali salvavita e di fare trasfusioni, e non a caso alcune fedi religiose lo impongono).
    Subito dopo Costanza aggiunge, sempre in riferimento a questo tema: “Dio sa cosa è meglio per noi e per i suoi figli che ci vuole affidare”. Davvero? Basta guardarsi intorno per capire che non sempre Dio “affida” i suoi figli ai genitori più meritevoli… Quanti figli nati “naturalmente” nel migliore dei casi sono vittime di un assoluto vuoto educativo e nel peggiore di abusi e violenze? E quante coppie “infeconde” potrebbero invece riempire d’amore i propri figli? Io ne conosco più di una, e tutte, sottolineo tutte, credenti. Alcune hanno scelto la strada dell’adozione, vero e proprio percorso a ostacoli, e oggi sono pienamente felici. Altre hanno fatto ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, creando a loro volta una splendida famiglia. Chi ci dà il diritto di giudicarle?

    1. Alessandro

      Eleonora, il paragone tra somministrazione di farmaco salvavita e ricorso a tecniche di fecondazione artificiale non regge proprio. La somministrazione del farmaco salvavita salva una vita e non ne sopprime altre, il ricorso a tecniche di fecondazione artificiale porta con sé, come è noto, la soppressione di molti embrioni, cioè di esseri umani (fino a prova contraria). Quanti embrioni “perduti” per avere un figlio in braccio? Questo (tra gli altri) non può essere un elemento trascurabile nella valutazione dell’atto di ricorrere a queste tecniche.

    2. Eleonora considerazioni in ordine sparso: quale è per te il “messaggio” di Gesù? E cosa significa per te “riconoscersi”?
      Gesù ci ha presentato il Padre quello stesso Dio che a tuo dire “non sempre affida i suoi figli ai genitori più meritevoli…”
      E visto che concludi asserendo che nessuno ci dà il diritto di giudicare, come fai a giudicare tu alcuni genitori più meritevoli rispetto ad altri?
      E come la metti con i giudizi di Gesù: “razza di ipocriti,sepolcri imbiancati, ecc” (parole Sue)

      Se qualcuno qui giudica le persone certamente sbaglia, ma altrettanto certamente i fatti vanno giudicati, altrimenti non ha orientamento alcuno… è una baggianata questa del non giudicare! Tu a tuo modo hai scelto di “riconoscerti” nel messaggio di Gesù (?) e “non praticare” in base ad un giudizio (non dico pre-giudizio che cmq vale a volte per molte delle nostre scelte) o se vuoi chiamala “scelta, ma poco cambia.

      Quante coppie “infeconde” potrebbero invece riempire d’amore i propri figli, dici. E che ne sappiamo noi? Potrebbero anche riempirli di nevrosi… di fondo cmq resta il fatto che i figli non sono “un diritto”, sono un dono (e la negazione di un dono, non è di per sè il giudizio che non se ne è in qualche modo degni).
      Se una coppia è sterile ha tanto desiderio di amare dei bimbi, ce ne sono milioni che non chiedono altro, ci sono ostacoli, si vedrà di superarli, senza pasticciare con ovuli di lui di lei di quell’altro di quell’altra in vitro mica in vitro e compagnia cantante (vedi le giuste osservazioni di Alessandro)
      Perchè alla fine c’è un percorso per ogni Uomo (ed è un percorso di Amore), che prevede il fare la Volontà del Padre e stare nei fatti della tua storia, non volerla cambiare ogni minuto…

      E guarda che questo è il messaggio di quel Gesù (in cui ti riconosci ?) che è venuto e ha fatto la Volontà del Padre Suo (e nostro) sino in fondo… fino alla Croce.

  36. .Eleonora:
    ..forse ti darà noia che sia io a risponderti, ma lo fo, anche visto che nessuno si scomoda. Mi sembra che tu dica delle cose molto sensate.
    Con le ossarvazioni che fai di ordine, diciamo, pratico, sono perfettamente d’accordo.
    Agli altri interrogativi ,di ordine “teologico”, avrai la solita risposta che noi le vie de Signore non le conosciamo
    e dobbiamo accettare quello che lui vuole concederci o sapremo noi conquistarci con la preghiera e le opere buone o,
    all’estremo opposto, da me, per esempio, avrai la solita risposta che Dio non esiste, che tutto è generato dal caso
    eccetto quello che riusciamo a fare noi con i nostri sforzi.

  37. ***

    Quando chiedo “come” io non chiedo per me, ma per sapere voi cosa provate, cosa sentite, cosa vedete, come
    è che sperimentate di averci la fede, nessuno me lo sa dire?
    ….non riesco a capire cosa voglia dire “sentirsi amati”, e come uno può essere sicuro di esserlo.

    Cambia atteggiamento. Lascia da parte lo scetticismo, non ricorrere all’autoconvincimento fittizio e accetta il rischio di metterti in dialogo con uno che non vedi. Chiedi al Signore con la più intima serietà di cui sei capace, che, se c’è, si faccia conoscere da te. Chiedigli di aiutarti in un fatto concreto tuo personale che non riesci a districare in nessun modo. Dandogli la tua disponibilità, onestamente, a lasciarlo operare secondo la sua volontà. Le due cose più importanti sono la serietà dell’atteggiamento nel chiedere e la concretezza della situazione che presenti al Signore. Deve essere qualcosa che ti fa seriamente soffrire e da cui sai di non poter venire fuori. Questo ti servirà a capire chi avrà agito in tuo favore.

  38. Alvì, e jà, la smetti di piagnucolare? Sì che lo sai cosa vuol dire essere amati!
    Ciao ragà, come state? Non riesco più a starvi dietro!

  39. Prima qualcuno diceva che se a un relativista gli venisse un tumore allora se ne accorgerebbe etc…
    Poi qualcun altro che se a qualcuno che non crede gli arrivasse un accidente, sventura, disgrazia, o anche peggio, allora gli verrebe, eccome, da credere, in Dio…

    Fefral:
    …lassù qualcuno mi ama? (non di certo laggiù….)

  40. Ti leggo dal principio, ma non ho mai commentato. Stasera però mi sento di ringraziarti! Nelle difficoltà di neo-mamma alle prese con un piccolo meraviglioso essere che richiede di abbandonare il proprio egoismo e di donarsi anche quando non si sta bene (per fortuna comunque esistono i nonni… oltre a un marito a dir poco eccezionale!), leggerti mi aiuta molto e mi ricorda che per amare non serve essere in forma al 100% e che non serve avere tutto sotto controllo… C’è Qualcun altro che ci pensa e si serve proprio delle nostre fragilità!
    1sorriso! 🙂
    Anna

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