Quella musica nel cuore

di Costanza Miriano

Se abbiamo una speranza di convincere qualcuno delle cose in cui crediamo, è solo facendogli vedere la bellezza e la ragionevolezza, la convenienza, alla fine, di seguire quella via. Un tempo a sentir parlare di legge 40 e di corte europea (il minuscolo è voluto) che la mette in discussione avrei volentieri indossato un’armatura e sarei partita per la crociata. Ma sarei stata ridicola. L’uomo moderno vive in un mondo senza le guglie delle cattedrali a indicare l’altezza, e l’unico modo di portarlo via dalla strada che sembra avere intrapreso con decisione è di fargliene vedere una più bella.

A una coppia che si rivolge alla corte europea per avere il diritto all’eterologa io direi, con molta umiltà: “mi è capitato, non per mio merito o bravura, di avere dei figli. Provo a immaginare che dolore sia non poterne avere. Forse non riesco a capirlo. Però ti dico che i figli hanno il diritto di conoscere le loro origini, di sapere da quale sangue e respiro sono stati generati, e questo diritto negato produrrà tanto dolore. E non c’è niente che si possa fare per evitare questo, perché noi siamo creature e non possiamo disporre di tutto.”

A volte siamo tentati di giudicare, o di essere paternalisti, e gli altri si allontanano. La musica nel cuore (August Rush) è un film che abbiamo visto, casualmente, proprio ieri sera, su consiglio del caro amico Alberto Medici, una storia estremamente convincente sulla forza dei legami di sangue. Niente moralismi. Anzi.

Un bambino viene concepito durante il primo incontro tra due perfetti sconosciuti, che poi si perdono di vista, per volere del severo padre di lei, una violoncellista in ascesa (il ragazzo è chitarrista e cantante). Quando si accorge di essere incinta lei non sa come dirlo a lui, non sa dove trovarlo, e poi, al nono mese, quando viene investita e operata d’urgenza, non sa che il bambino viene fatto nascere mentre la mamma è sotto anestesia, e dato in adozione, sempre per volere del padre (il nonno). Le viene detto che il bambino è morto. Il piccolo viene messo in orfanotrofio, e da lì a un certo punto scappa, con il desiderio di seguire la musica che sente nelle vene, nel cuore. Un talento prodigioso che cerca di coltivare come può, caparbiamente convinto che se riuscirà a suonare i suoi lo troveranno. Tutti gli dicono che i genitori sono morti, ma lui sente che sono vivi, e per questo rifiuta anche di essere inserito in un’altra famiglia. Anche la madre non riesce più a esibirsi sul palco, devastata dal lutto, fino a che non sa che suo figlio è vivo, e riesce a ritrovare, con il desiderio di trovarlo, anche il desiderio di suonare e di vivere.

Va bene, il lieto fine, l’americanata, e tutti i difetti che volete, ma questo film è un potente inno ai legami di sangue, forti e incancellabili, e lo dovrebbe vedere chi pensa che mescolando un ovocito e uno spermatozoo di donatori anonimi questo possa non lasciare tracce misteriose e profondissime nel bambino.

Per le romantiche: c’è anche un bacio, e neanche alla fine (quindi poi vi potete addormentare).

 

65 pensieri su “Quella musica nel cuore

  1. Ho visto questo film… bello si, un po’ fiaba. Molto fiaba.
    Bastasse un film come questo.

    Mostrare una strada più bella? Difficile quando oggi la tua felicità passa per il TUO DIRITTO…
    Il tuo diritto a sceglierti la vita, il sesso (indipendentemente da quello biologico), i figli, ciò che ti rende “felice”. Il TUO (spesso esclusivamente tuo) diritto ad essere felice!
    E se hai deciso o semplicemente credi, che la tua felicità sta lì, proprio in quello che qualcuno o qualcosa ti vuole negare, lotti contro tutto e tutti per avere quella “cosa” (e diventa “cosa” perche la devi avere e possedere).

    E’ difficile mostrare un’altra via, che la felicità non sta lì o non sta in una felicità AD OGNI COSTO. Il più delle volte bisogna attendere le amare delusioni, gli inevitabili “danni collaterali” che certe scelte poi comportano (come ad esempio per una donna l’abortire). Perchè a volte solo aver bevuto l’amaro sino in fondo ti ridà il desiderio di un altro sapore, di un sapore diverso.
    E’ la notte oscura per alcuni, per altri un continuo accecante bagliore che non ti da tregua nè riposo.

    Non è un partire in rimessa, un “metterla persa” e solo essere realisti. Confidare, affidare, aspettare (e anche soffrire spesso). Come Santa Monica per suo figlio Agostino.

    Considerazioni velate di tristezza forse… ma stasera va così.
    Buonanotte Costanza.

  2. Anche io ho avuto la fortuna di avere dei bambini e senza dover aspettare. Un mese dopo il matrimonio ero già incinta.
    Guardo i miei bambini e li amo infinitamente.
    Poi penso, e se fossero adottati? Se non avessero il nostro sangue? Se per averli fossimo ricorsi a qualche donatore? Sono molto poco informata su quale parte della legge sia in contestazione e non so dire ora su due piedi se sia giusta o sbagliata, ma so che amerei questi figli al pari di quanto amo i miei, come fossero sangue del mio sangue.
    Ogni creatura ha il diritto di essere amata.

  3. Nicoletta

    Sono madre anch’io e non riesco più ad immaginare la mia vita senza Gabriele ma, prima di rimanere incinta, mi sono sempre chiesta: “e se non fossi in grado? e se avessi bisogno di un aiuto esterno? e se non potessi procreare un figlio mio”. Credo che se a queste domande avessi dovuto, mio malgrado, dare una risposta, avrei avuto piacere di sapere che la legge mi permetteva di diventare comunque madre. Logico che il dna non sarebbe lo stesso ma concordo con mogliemammadonna, lo avrei amato con tutto il cuore allo stesso modo e sicuramente di più di chi si è spogliato della possibilità di far diventare figlio proprio quell’ovocito e quello spermatozoo.

  4. Michela

    Ho visto questo film e l’ho trovato veramente dolce. Si sono presi delle licenze artistiche su qualche dettaglio siamo d’accordo,non credo che un nonno possa prendere certe decisioni senza consultare il volere della madre e cose del genere, ma in se l’opera ha un grande messaggio. I legami di sangue sono senza ombra di dubbio importanti e te ne rendi conto se come me abiti lontano dai genitori e dalla sorellina, ma penso anche che ci siano legami forti che non prescindono dalla consanguineità e che non vadano considerati di serie B.

    P.S.
    Cosa non del tutto trascurabile il papà musicista è un gran bel vedere…….Jonathan Rhys Meyers!!!!

  5. Non credo che questo post di Costanza mettesse minimamente in dubbio il valore e la necessità di amare una creatura qualunque sia la sua “genesi”… credo parlasse d’altro.

    Chi viene alla vita (sin dal suo concepimento ovviamente) ha diritto (questo sì) di essere accolto e di essere amato senza se e senza ma.

  6. Credo che Bariom abbia centrato l’argomento. Non si parla di amore verso una creatura, ma di origine, di sangue, di appartenenza…
    E attenzione ad una frase che ritengo importante per comprendere fino in fondo il post: “perché noi siamo creature e non possiamo disporre di tutto”.
    Qui nasce il tutto, qui la differenza tra chi crede e chi non crede.
    Stefano

  7. Paola

    Io purtroppo non sono mamma e solo chi lo ha desiderato tanto può sapere come ci si sente…. Però mi trovo perfettamente d’accordo con Costanza, infatti non sono andata a carcare altro. Mi sono detta che se un giorno mi troverò a faccia a faccia con Dio gli chiederò “perchè proprio a me?”, anche se a quel punto a poco servirà!

    1. Permettimi Paola di suggerirti di chiedere adesso a Dio di farti questo dono… sono certo che lo hai chiesto tante e tante volte, ma magari lascia alla Sua fantasia di trovare il “come”.
      Ci sono tanti modi per essere madre e tante creature che ne hanno bisogno.

      Io sono padre, ma parlo per esperienza molto diretta 🙂

  8. Esatto. Non dicevo che un bambino figlio di un’eterologa non sarà amato (tanto meno uno adottato, l’adozione è una cosa meravigliosa): parlo del diritto di ciascuno a conoscere le proprie origini. La prospettiva va ribaltata. Non è quella del genitore che deve prevalere, ma quella del figlio.

  9. Inoltre la sentenza, di cui non parlo nel post, parla di uccidere degli embrioni perché malati. Qui ovviamente si tratta solo del diritto dei genitori ad avere figli sani, si calpesta il diritto alla vita, e ci si basa sull’illusione del controllo che non può e non deve essere nelle mani delle creature.

  10. Roberto

    Ho visto ripetutamente questo film e lo considero davvero buono, con i limiti che ogni pellicola non può che avere. Oltre agli spunti di riflessioni offerti dal commento di Costanza aggiungerei quelli della forza “suggestiva” del male rappresentato, nel ns. caso, da Robin Williams, che cerca di “sostituire” la figura del padre del bambino e di aprirgli la strada della “libertà e del successo”, tutto svolto con finissima astuzia e grande sfoggio di “buoni” sentimenti. Solo il provvidenziale volgersi degli avvenimenti svela tutto ciò nella sua radicale malizia. Questo fa da paio (un’altra figura paterna “sbagliata”) all’autoritarismo imponitivo del padre di lei, come ben sottolineato nel commento. La “musica” in questo film infine potrebbe forse rappresentare l’armonia cosmica, la preghiera naturale, il linguaggio simbolico, che unisce infine i tre protagonisti e li riporta a ricomporre l’unità coniugale e familiare. Certamente il film non parla mai di Dio e di come questo “simbolo” unificante, rivelativo della natura intima del PADRE di ogni paternità (DIO e’ AMORE) è il Figlio divino, è Cristo… L’avesse fatto avrebbe probabilmente dimezzato il target di riferimento e d’interesse…suscitato critiche di ogni genere.

  11. Alvise, “disporre di tutto” , che bruttura, spero sia solo una caduta di tono.
    Io penso che noi possiamo disporre di quello che ci viene offerto da Dio e dalla natura senza violarla. Saper accettare la nostra vita con mitezza e speranza.
    Non abbiamo in mano le redini del gioco anche se crediamo di averle. Un incidente, una malattia, una delusione sono sempre in agguato, meglio godersi quello che la vita ci offre.
    Riguardo all’eterologa come asserisce Costanza, il problema è che siamo così immersi nel nostro egoismo, nei nostri desideri che non pensiamo mai alla vittima dei nostri desideri ed egoismi,
    non le attribuiamo la dignità di “Essere” di “Uomo o donna”.

  12. Erika

    Ben ri-trovati a tutti!
    Alvise, mi sembri in gran forma…
    Non vorrei entrare nel merito del dibattito sulla fecondazione eterologa, perché non ho le idee molto chiare in merito.
    Personalmente, nonostante il mio desiderio, finora frustrato, di maternità, non la prenderei in considerazione perché a quel punto troverei più equilibrato occuparmi di un bambino che non ha il patrimonio genetico né mio di suo padre.

    Il desiderio di maternità, per quanto legittimo e sacrosanto, non dovrebbe diventare un’ossessione.
    Quando mi viene l’angoscia e comincio a pensare a una me stessa vecchia e sola con settantacinque gatti in casa, mi dico che ci sono tanti modi di occuparsi degli altri e di “fare famiglia”.

    Detto ciò, se è vero che un bambino ha diritto di vivere ed essere amato anche se malato, mi sembrerebbe crudele cercare di metterlo al mondo SAPENDO GIA’ che quasi certamente sarà gravemente malato. Anche questo secondo me lede un suo diritto.
    Per quanto riguarda i legami di sangue, che pure hanno la loro importanza, secondo me sono molto sopravvalutati.
    Conoscere le proprie origini ha davvero così tanto a che fare con le sequenze di DNA? (Lo chiedo davvero, non è una domanda retorica.)
    Non significa, piuttosto, conoscere la storia della propria famiglia, del posto in cui si è cresciuti, di come e quando tuo padre e tua madre hanno INIZIATO A PENSARE a te, alla tua esistenza, a immaginarti e desiderarti.
    A prescindere che questo desiderio sia sfociato nell’incontro fra un ovulo e uno spermatozoo, nella visita a una clinica per la fertilità o a un’agenzia di adozioni.

    1. “Detto ciò, se è vero che un bambino ha diritto di vivere ed essere amato anche se malato, mi sembrerebbe crudele cercare di metterlo al mondo SAPENDO GIA’ che quasi certamente sarà gravemente malato. Anche questo secondo me lede un suo diritto.”

      Scusa Erika e l’alternativa qual’è? Ammazzarlo prima che venga alla luce (perchè nato e nato anche prima)? E se appena nato si ammala gravemente per qualche infezione, o presenta disfunzioni durante la crescita, lo ammaziamo alla diagnosi, perchè ha diritto a vivere sano!

      La malattia è nella storia dell’uomo, fa parte (ahimè certo) della nostra realtà decaduta e ha un senso per chi la vive e per chi sta accanto al malato. E senza che ogni volta scriva di me, parlo per esperienza diretta. Certo un senso grandemente misterioso che può essere illuminato solo dalla grazia della Fede (in realtà ho conosciuto chi senza una concreta Fede in Cristo, ha dato un profondo senso esistenziale alla propria malattia e chi pur avendola – la fede – ne è uscito scandalizzato).

      Quindi, con tutto il rispetto per chi soffre e umanamente si pone questi sacrosanti dubbi e umanamente non trova le forze per affrontare una simile prova (umanamente non a caso), il tuo ragionamento scivola inevitabilmente verso una china molto ripida, che porta verso l’eutanasia e l’eugenetica.

      1. “Certo un senso grandemente misterioso che può essere illuminato solo dalla grazia della Fede (in realtà ho conosciuto chi senza una concreta Fede in Cristo, ha dato un profondo senso esistenziale alla propria malattia e chi pur avendola – la fede – ne è uscito scandalizzato).”

        E’ proprio così!

  13. Alessandra

    Mi sembra che ci sia un abuso della parola diritto. Il diritto è qualcosa che fanno gli uomini,delle decisioni prese da un popolo.Qui l ‘argomento riguarda piuttosto il procreare,la creazione e mi sembra ha piú a che fare con un dono,con Dio stesso.
    la parola diritto secondo me è usata male in questo contesto perché è come pretendere che la realtà funzioni come noi abbiano deciso, come se la mia cara amica dicesse che lei aveva diritto ad allattare sua figlia anziché avere una paralisi alle arti,oppure io dicessi che ho diritto ad avere un lavoro fisso e una bella casa

  14. Daniela

    Sono d’accordo con te! Proprio questa mattina mentre ascoltavo i commenti alla radio mi chiedevo: ma perchè a questo punto non decidere di adottarlo un bambino? A pensarci è buffo: vi sono coppie che non riescono ad avere figlie e sono disposte a tutto per averne uno e donne che restano incinta e disperate decidono di abortire…non sarebbe bello se questa domanda ed offerta si incontrassero, è come se la vita seguisse una legge di mercato. E forse a quel punto, paradossalmente, non ci troveremmo più a dover discutere nè di aborto e nè di fecondazione eterologa.

    1. JoeTurner

      ma su Daniela lo sappiamo che l’argomento orfani non vale per l’eterologa ma solo per l’adozione degli omosessuali!

  15. vale

    no, non si è convertito. eppure si chiama Alvise Maria…..
    si vede che il disegno per lui è altro.
    casomai qualcuno recitasse al momento giusto la coroncina della Kowalska. così, anche Alvise nolente, gli toccherà al massimo un po’ di purgatorio….

  16. Alessandra

    Volevo aggiungere una riflessione. Quando aspetto Chiara al terzo mese ci prospettavano che sarebbe nata malata all’80% (è nata sanissiVolevo aggiungere una riflessione. Quando aspetto Chiara al terzo mese ci prospettavano che sarebbe nata malata all’80% (è nata sanissima, anzi è la bambina piú sana che conosco,le si puó al massimo arrossare la gola una volta l ‘anno).Molte persone intorno a me dicevano che io ero “egoista “a volerla in ogni caso perché lei avrebbe sofferto. Il tono era del tipo -perché mettere al mondo una sofferenza? Perché dare allna piú sana che conosco,le si puó al massimo arrossare la gola una volta l ‘anno).Molte persone intorno a me dovevano che io ero “egoista “a volerla in ogni caso perché lei avrebbe sofferto. Il tono era del tipo -perché mettere al mondo una sofferenza? Perché dare alla luce una bambina che già sai soffrirà?
    Invece in questo caso nessuno

  17. Erika

    @Bariom e Alessandra: non intendevo parlare delle malattie scoperte dopo il concepimento.
    Mi rifacevo al caso di due persone che sanno di essere portatrici di una grave malattia genetica e per le quali, secondo me, provare ad avere figli per vie naturali è un azzardo veramente grosso e, sì, un filo egoista.

    Certo, nessuno ha il diritto di essere sano (o di avere figli sani), ma tutti hanno, o dovrebbero avere, il diritto a curarsi e a cercare di difendersi (o essere difesi, nel caso dei bambini) dalle malattie, per quanto possibile.

    Alessandra: il paragone con il lavoro e la casa, a mio modo di vedere, regge poco, perché per me in effetti TUTTI dovrebbero avere diritto al lavoro, se hanno voglia di lavorare e a una casa decente in cui vivere.

  18. Ho sempre amato questo film, perchè parla dell’animo umano e di quel legame inscindibile che c’è tra i genitori, il loro amore e i figli. Penso di poter solo in parte comprendere il dramma delle coppie che non possono avere figli, ma sono in accordo con te: una legge imposta dall’alto non può far capire la realtà più di quando non possa l’amore. Ci vuole amore verso queste persone, e un giorno capiranno; non servono sterili ostracismi, che fanno male all’anima. Di tutti.

  19. Erika

    @Vale: si, per me dovrebbero essere diritti.
    Non alla carriera,quella la farà chi se lo merita, ma a un lavoro che ti consenta di mantenerti secondo me dovrebbe essere garantito a chiunque ne abbia voglia e la capacità.
    E non parlo di ville con piscina (poi, se uno può per mettersela, tanto meglio!), ma di case decorose accessibili a tutti e in via prioritaria a chi ha dei figli.

    Ma l’argomento è OT: magari ne discutiamo un’altra volta 🙂

  20. Erika

    Scusate…le ferie mi hanno un po’ scombussolato…nel commento precedente ho infilato una sequela impressionante di errori di battitura ( e per alcuni, certamente, anche di contenuto 😉

  21. Rosa

    Salve a tutti.
    E’la prima volta che partecipo a questo forum e devo complimentarmi vivamente con gli autori di questo meritevole Blog.
    Quanto al diritto e al bisogno naturale di ogni creatura di essere accolta e sentirsi amata da chi la circonda, nessun dubbio.
    Quanto al desiderio di avere dei figli, concordo pienamente con Bariom.
    Se crediamo veramente in quello che professiamo e cioè,“ nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita”, non possiamo considerarla un diritto e, meno che mai, fare i conti senza l’Oste!
    La vita, prima di tutto, è dono di Dio che, gratuitamente e misteriosamente, si avvale della natura umana per realizzare quel suo antico e, pur sempre affascinante, miracolo: una nuova creatura, unica e irripetibile. E’ questo che ho pensato quando, senza troppe ricerche e attese, è arrivato il mio terzo figlio, dopo due gravidanze abbastanza ravvicinate.
    Contemporaneamente mia cognata soffriva perché non riusciva ad avere bambini. Non vi nascondo di aver chiesto al Signore -“Perché a me e non a lei?”-; ma proprio in quel frangente ho avuto la conferma che la vita non è solo il frutto di tanto amore e di un incontro biologico! Dio ha un progetto su ognuno di noi, anche se stentiamo a riconoscerlo o non lo vediamo proprio. Ma i nostri occhi non sono quelli di Dio e spesso Lui vede più in là del nostro naso. Chissà! Forse un giorno, (auguriamocelo!), tutto ci sarà chiaro.
    Ultima considerazione e chiedo scusa per la lungaggine!
    Condivido la necessità per ogni figlio di sapere da dove viene, chi è, qual è la sua storia, riconoscersi nei vizi o nei pregi dell’uno o dell’altro genitore. Conosco figli adottati che, purtroppo, più o meno tacitamente, soffrono dolorosamente per questa mancanza di identità, nonostante l’amore che li circonda…
    Non possiamo disporre di tutto, è vero. Allora non ci resta che abbandonarci nelle mani di chi ci è Padre e Madre prima di quelli biologici o di fatto.

  22. sul web a proposito della sentenza della corte europea sull’art.40

    “Diamo a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Sono decenni, o secoli, che la nostra vita “civile” è fortemente condizionate da quel che si pensa in Vaticano. Nessuno vieta ai cattolici Apostolici Romani di difendere i proprii principi irrinunciabili, soprattutto praticandoli, il che non accade sempre,ma essi non possono imporre a tutti i cittadini italiani una visione confessionale, più adatta ad una repubblica islamica che ad una democrazia occidentale, caso unico in Europa!”

    1. E invece non siamo un caso unico in Europa, su molti di questi temi (informati).
      Come spesso fai spari “luoghi comuni” troppo comuni per perdeci tempo a controbattere (che poi a te le argomantazioni non interessano…) e dovresti viverci un po’ in una repubblica islamica prima di fare paragoni del piffero… anzi vai lì a difendere i diritti ateo-agnostici poi vediamo quanto duri 🙂

  23. 61Angeloextralarge

    Arrivo tardi e non ho visto il film… quindi rileggo tutto e tutti con calma, ma dall’andazzo penso che Alvise abbia diritto a questo regalo:

    Cristo, mio redentore.
    Sono libero quando accetto la libertà degli altri.
    Sono libero quando riesco ad essere persona.
    Sono libero quando non credo nell’impossibile.
    Sono libero se la mia unica legge è l’amore.
    Sono libero quando credo che Dio è più grande del mio peccato.
    Sono libero quando solo l’amore riesce a incantarmi.
    Sono libero se mi accorgo che ho bisogno degli altri.
    Sono libero quando sono capace di ricevere la felicità che mi regalano gli altri.
    Sono libero se solo la verità può farmi cambiare strada.
    Sono libero se posso rinunciare ai miei diritti.
    Sono libero quando amo il bene del mio prossimo più della mia stessa libertà.

    don Primo Mazzolari, Libero in Cristo

  24. Alessandro

    http://centridiateneo.unicatt.it/bioetica_Nota_Centro_Bioetica_su_sentenza_Corte_Europea_su_legge_40_-_ago_2012.pdf

    “La Corte europea dei diritti dell’Uomo afferma oggi che il divieto di selezione degli
    embrioni, stabilito dalla legge 40, sarebbe in contrasto con la legge 194 che
    consentirebbe il cosiddetto “aborto terapeutico”. In realtà, la legge 194 consente
    l’aborto di un feto affetto da patologia non perché malato, ma perché la madre
    dichiara che la continuazione della gravidanza metterebbe a repentaglio la sua
    salute psichica o fisica.
    Le due leggi, formalmente, sono coerenti nel vietare l’eliminazione di un
    embrione o di un feto perché malati: la malattia, infatti, non può essere causa di
    minor tutela.”

    “Eppure, la recente Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ha
    sancito con chiarezza il divieto di abortire un feto o un embrione perché malati e
    affetti da grave disabilità.”

      1. Se.. e quando sarai troppo rincoionito de come sei e ta farai nei pantaloni, na bella iniezioncella così togli er disturbo (de certo sei pure d’accordo ora, ma magari non sarà il c***o che pare a te quel giorno, ma sarà quello che je pare a quarcunartro).

        Oppure non saresti manco mai nato (o meglio nato si, ma ammazzato subito!)

            1. Orazio Pecci

              In realtà era per vedere come avrebbe risposto. Alvise Maria non delude mai…

      2. vale

        beh, non è proprio così. ci sono alcune zone del mondo dove uno può far quel che gli pare e non gli dice nulla nessuno.
        ma deve saper sparare bene…

  25. la corte europea contesta un’incoerenza nella legge. trova illogico che non si possa fare la diagnosi preimpianto mentre l’aborto terapeutico sarebbe permesso. credo che chiunque, anche un cattolico, dovrebbe trovare questa legge priva di ogni logica (e anche un po’ ipocrita) indipendentemente dal suo punto di vista e dall’obbiettivo che vuole raggiungere parlando di questo argomento.

    1. Roberto

      Eggià; ma data la supposta incoerenza tra le due leggi (vedasi però i commenti sopra di Alessandro) chissà perché la corte europea non ci impone, per esempio, di riformare in senso restrittivo la 194, allora!

      Va comunque detto per completezza, è vero, che la legge 40 non è una legge “cattolica” e non esprime la posizione cattolica in materia: è un compromesso alla meno peggio, preferibile al “far west della provetta” a partire dal quale noi cattolici dovremmo essere capaci di raggiungere la nostra coerente posizione.

      La supposta mancanza di logica non è ipocrisia finché serve come punto di partenza. Pretendere subito la “legge perfetta” significherebbe chiudersi in una posizione utopica-idealista in forza della quale si pretende o un successo perfetto oppure una sconfitta totale. Non ipocrisia, ma sano realismo cattolico (giacché noi siamo gli unici “realisti utopici” di questo mondo, dato che desideriamo un modello di realtà che Dio stesso ci garantisce impossibile da conseguire in questa terra).

      L’accusa può essere parzialmente valida invece nei confronti di quei cattolici che fan finta di non vedere come la legge 40 sia solo la tappa di un percorso e invece su di essa si adagiano credendo di poter raggiungere un compromissorio “quieto vivere” con il ‘mondo’ – sono quei cattolici che vogliono negoziare i principi non negoziabili. E che proprio dall’organizzata e metodica aggressione che il ‘mondo’ fa a tali principi, dimostrando che non si può scendere a compromessi col male, dovrebbero trarre la consapevolezza che sul piano dei principi non si può e non si deve trattare.

      Ma questo discorso a sua volta aprirebbe delle questioni “ad intra” che forse è meglio lasciare cadere, per stavolta…

    1. CFK

      L’Eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la Luce Perpetua, riposino in pace. Amen

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