L’eredità di Giovanni Paolo II

di Costanza Miriano

Ho promesso a me stessa e al mio padre spirituale che non sarei entrata nella polemica sul Giovanni Paolo II (“non servi a nessuno, e se stai tutto il giorno a pensare a certe vicende della Chiesa, quanto tempo ti rimane per applicarti sul Vangelo?”), e anche se non sono molto convinta, ormai l’ho detto.

Vorrei però fare una piccola riflessione che penso possa servire a me e a qualche piccolo nella fede, che è rimasto scandalizzato dalla ricostruzione dei fatti uscita su Avvenire, che ha svelato la vera posta in gioco, cioè Amoris Laetitia, e i professori allontanati perché non ne hanno sottolineato abbastanza la rottura col Magistero della Chiesa, e hanno invece cercato di sottolineare gli elementi di continuità.

L’istituto si chiama appunto Giovanni Paolo II, un santo canonizzato da Francesco, mi sembra normale che si cerchi di preservare la sua eredità, sottolineando la continuità con la sua teologia, che sul corpo, l’amore, il matrimonio, il maschile e il femminile ha detto delle cose fondamentali aiutando tantissimi di noi a entrare nel mistero grande del matrimonio. Ha annunciato che è una via di santificazione per nulla inferiore a nessun’altra, nel corpo della Chiesa, ci ha incoraggiati a camminare, ad arrivare a vette alte, ci ha reso orgogliosi di essere chiamati a una bellezza tanto grande, anche nel dubbio e nella fatica che fanno parte del pacchetto base di ogni matrimonio. Non credo che Papa Francesco voglia mettere in dubbio questa eredità, quindi mi sembra normale che i docenti abbiano cercato di armonizzare le sue affermazioni col magistero precedente.

Immagino di essere troppo ignorante in teologia per capire la questione, però al mio sensus fidei sfugge dove sia il problema. Basta avere chiara la distinzione tra pastorale e dottrina che, tradotto per le mie amiche che non leggono di questioni vaticane, metterei così: la dottrina dice cosa è il vero bene dell’uomo, cosa lo salva, cioè lo fa profondamente felice. La pastorale invece aiuta le persone ad arrivare a quel vero bene che la dottrina indica, e non ha una ricetta fissa, perché cambia la cultura, il tempo, cambiano le storie personali.

La Chiesa non potrà mai cambiare idea su cosa è il vero bene dell’uomo, perché fondata sulla Parola di Dio e sul Magistero.

La pastorale invece non solo può cambiare, ma anzi deve necessariamente cambiare, tante volte quante sono le anime che cercano Dio, cambiare nel tempo, nei modi, cambiare con pazienza, studiare nuove strade. Essere elastica, morbida, creativa.

La Chiesa non potrà mai dire che il male è bene, ma potrà avere tutta la pazienza del mondo nell’amare le persone prima che cambino, nel credere che possano farlo, nell’accettare che nel processo di cambiamento continuino a peccare, magari un po’ di meno, magari gradualmente, ma sempre chiamando male il male.

Così fa una mamma che vede un figlio che fa una cosa sbagliata, e che lo porterà a perdersi: io ti amo, e basta, ti amo prima che sbagli, mentre sbagli e dopo che lo hai fatto. Aspetto che cambi – perché una mamma spera sempre – però ti dico cosa potresti fare per essere felice, perché io tifo per te.

In sintesi, dunque, la dottrina è una sola e vale per tutti. Ma in confessionale, o comunque nel rapporto personale, di guida spirituale, discernimento, amicizia, i sacerdoti continueranno a fare come hanno fatto finora, cioè cercare vie creative per permettere alle persone di avere un rapporto vivo col Signore, senza mai farle sentire escluse da niente.

Conosco un vescovo rigorosissimo che già prima di AL ammetteva alla comunione una persona divorziata e risposata, che aveva una storia molto particolare, ma certo non lo annunciava pubblicamente, perché ogni storia è unica, e solo Dio e il confessore possono conoscere un’anima a questo punto. Se lo avesse annunciato pubblicamente, sarebbe passata l’idea che potesse andare bene per tutti, senza un percorso, un cammino, una crescita, un’ascesi, senza che questa deroga costasse qualcosa di grosso. Non per far “sentire qualcuno in colpa”, ma perché non tutto è uguale, non tutto è indifferente, il peccato, anche se Dio lo perdona, comporta sempre dei pesi che qualcuno deve portare, ferisce qualcuno, noi o gli altri.

Per esempio, se crediamo come la Chiesa annuncia che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, e sappiamo che spesso sono una conseguenza di una ferita, una risposta che le persone danno alla loro fatica, al dolore, al disagio, la mamma, la Chiesa, non potrà mai dire al figlio “stai pure nella tua ferita” perché è un bene per te. Significa non aiutarlo. Non può dire come ha fatto Chiodi, contattato per il Giovanni Paolo II, che c’è un bene nei rapporti sessuali omosessuali. La Chiesa dice “ti voglio bene comunque” (sto ancora aspettando qualcuno che racconti di un atto discriminatorio che la Chiesa ha fatto verso una persona omosessuale). Ma chiamare le cose col loro nome – la ferità è la ferita – è la prima carità. Certo, ci sono ferite che non guariscono mai – forse ognuno di noi ne ha – ma sono ferite, e negarlo non solo è una bugia, non solo fa male a chi sta in quel dolore, ma può chiudere una via possibile di salvezza, perché se tutti ti dicono che meglio di così non può andare, non c’è niente da fare, smetterai di cercare.

Qualche tempo fa una cara amica insegnante si è messa a piangere con me per un alunno terribile, che il collegio docenti aveva deciso di promuovere a pieni voti, facendo finta di non vedere i suoi comportamenti (alcuni di rilevanza penale) che erano una chiara richiesta di aiuto: smettere di correggere significa dire a qualcuno “non credo che per te possa esserci di meglio”, “non credo che per te sia possibile qualcosa di più”. La scuola ha detto a quel ragazzo “sei senza speranza”. Allo stesso modo la Chiesa è matrigna quando smette di indicare il bene più alto, e ti dice che tutto sommato va bene così: ti priva di una felicità più grande, e oltre tutto non è attraente.

Chiediamoci se le chiese non si svuotino perché tanto che puoi fare come ti pare te lo dicono tutti anche fuori, nel mondo. Se non mi proponi qualcosa di più alto, qualcosa per cui valga la pena di vivere e morire, perché mai dovrei venire ad ascoltarti? Ascolto me stessa e sto bene così.

Per fortuna nella Chiesa ci sono tanti bravi sacerdoti che rimangono fedeli al loro mandato. Poi, a parte quelli in mala fede, c’è una fetta della Chiesa che sembra ossessionata dal bisogno di essere tuttofriendly, come per farsi perdonare chissà quale rigidità, ma io sinceramente non ricordo un solo episodio di una persona che sia stata respinta con severità, negli ultimi diciamo quaranta anni. Forse chi ha questa preoccupazione ha in mente una chiesa di molti decenni fa, e di altre aree geografiche, che almeno qui in Europa non esiste più da tempo.

Io questa figura, tipo unicorno, della persona sposata in modo pienamente valido e consapevole, che dopo una rottura intraprende una nuova relazione ma ha un rapporto così solido e fondato con Cristo che la preghiera non gli basta, e non può fare a meno dell’eucaristia non la conosco. Forse il più delle volte si tratta di persone i cui matrimoni almeno da una delle due parti non sono avvenuti in piena consapevolezza, i cui matrimoni a occhio e croce sono nulli. Comunque sono casi così rari che si devono discernere nel rapporto personale e individuale, nel segreto del confessionale, non sui titoli di Repubblica (“la Chiesa apre ai divorziati risposati”, titolava il giorno dopo il sinodo). Non so, sinceramente non mi pare una questione così centrale da indurre la Chiesa a cambiare su molti fronti – eucaristia, confessione, peccato, e poi la sessualità (allora perché prima del matrimonio no se dopo sì?) – quando in questa epoca di confusione totale, e di dolore così diffuso, in questo Occidente povero di senso, l’ultima cosa di cui c’è bisogno è di altre opinioni personali, e relative. Già tutto dipende dalla percezione personale, e non mi pare che ci sia tanta felicità in giro, da questa parte del mondo. Qui la gente ha bisogno di un amore serio, che sappia lanciare una corda robusta alla quale aggrapparsi per tirarsi fuori dalla palude del soggettivismo più sfrenato, dell’inconscio che comanda, dell’individualismo pazzo.

 

48 pensieri su “L’eredità di Giovanni Paolo II

  1. nonnonorbi

    Cara Costanza,
    hai una capacità di far profumare le parole che dici, anche se con dolore.
    E’ sempre difficile restare zitti e pregare, ma chi ne ha il dono DEVE esprimere la verità e la bellezza della Chiesa, sempre madre seppur donnaccia.
    N

    1. Luca Del Pozzo

      Concordo con Costanza. Per quanto mi riguarda basterebbe andarsi a rileggere cosa e come disse San Giovanni Paolo II ai giovani olandesi il 14 maggio 1985, per capire la distanza siderale di quella chiesa da quella attuale (un estratto l’ho pubblicato in un mio intervento sul Foglio del 1 agosto). Tutto il resto è Moia.

      1. EElisa

        Grazie a Dio ci sono persone come te, cara Costanza, che hanno il dono di fare chiarezza senza offendere nessuno. E per i poveri cattolici che non si sentono “adulti”, le tue parole sono sempre un enorme conforto e luce in questa grande confusione generale.

  2. Raffaella Esposito Corcione

    Grazissime, è ciò che volevamo leggere in questo momento di dolore intimo su questi fatti. Ci alleggerisce e ci fa progredire. Ci ridà tono e ci fa puntare in alto, fermi sulla Verità di Veritatis Splendor, Humanae Vitae, Familiaris Consortio, Amore e Responsabilità…..
    Grazie per queste parole chiare, profonde e pure. Raffaella e Ciro

    1. Antonio La Peruta

      Costanza… O Santa Caterina? Siete sempre voi donne a salvare la Chiesa (leggasi in primis la Vergine!) Grazie per quello che dici! Ormai ho deciso: sarò un oblato del tuo, del vostro monastero Wi Fi!!!

  3. Giovanna

    Grazie Costanza
    Le tue parole,che condivido dalla prima all’ultima , sono per me un Balsamo in questi giorni di sofferenza per mia madre Chiesa. Grazie sorella nella fede. Andiamo avanti ad insegnare ai figli, naturali e spirituali, l’insegnamento sull’amore di San GPII

  4. Elisabetta

    Non sono d’accordo con il padre spirituale che rimanere in silenzio sia la soluzione….. ‘ a che cosa serve’ parlare? Serve molto. C’è troppo silenzio nella chiesa italiana. “Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”

    1. Sono d’accordo con lei. La Chiesa sta attraversando forse la peggiore crisi della sua storia e restare in silenzio sarebbe colpevole. I santi non lo hanno mai fatto, da Sant’Atanasio a Santa Caterina da Siena. Coi nostri modestissimi mezzi, cerchiamo di imitar eil loro esempio.

    2. Forum Coscienza Maschile

      Concordo con Elisabetta. Sant’Atanasio e Santa Caterina da Siena non sono rimasti in silenzio e hanno lasciato un esempio da seguire per tutti.

    3. 61angeloextralarge

      Non mi pare che il padre spirituale abbia chiesto silenzio, né che Costanza sia una che lo applichi. La prova è questo stesso blog e tutti i “giri” che ha fatto e continua a fare per portare un pezzettino di Cristo agli altri.
      “Non entrare in polemica” forse vuol dire “non buttare benzina sul fuoco”?…
      E’ purtroppo vero che spesso sui social, i commenti sono conditi con intere taniche di combustibile. Sob! Alla faccia della mitezza e della carità…

      1. Posto che così come tra moglie e marito io non metterei il dito tra un padre spirituale e un fedele (a meno che il primo non sia patentemente eretico), il problema esiste. Da un lato non possiamo e non dobbiamo star zitti, dall’altro è veleno continuo che si instilla nelle nostre esistenze. Nel mio piccolo, da semplice commentatore, viene sempre più voglia di non leggere più niente e staccarsi: quindi mi immagino quale pressione ci sia su chi scrive libri e articoli e ha un grande seguito. Ma siamo in guerra, ed immagino che sia lo stesso atteggiamento che il soldato ha sul campo di battaglia, il conflitto tra la situazione sempre più pesante e il dovere di combattere. Non è facile.

  5. marcoventinove

    Ciò che sta accadendo all’Istituto Giovanni Paolo II mi sembra una disputa più politica che teologica. Non mi appassiona.
    Riguardo alla dottrina, ritengo che anche questa, oltre alla pastorale, richieda qualche aggiornamento (lasciandoci guidare dalle scritture e dallo Spirito Santo). La Chiesa siamo noi.
    Gesù si è occupato pochissimo di sessualità e meno ancora di omosessualità, mentre nella storia del cristianesimo, qualcuno ne ha fatto una vera ossessione. Eppure il comandamento è così chiaro: Non commettere adulterio.
    Gesù ci invita ad essere perfetti, come quando ci esorta a porgere l’altra guancia, ma è sempre misericordioso con i peccatori e con quanti si sforzano di ricercare il bene. La parola chiave è come sempre “Amore”. Non saranno i nostri peccati a condannarci ma la disperazione, ovvero l’incapacità di capire che Cristo si è già immolato per i nostri peccati.

    1. Roberto di Francia

      @marcoventinove
      In altre parole: “Pecca fortiter sed crede fortius”.
      Penso che ci sia un piccolo malinteso, qui stiamo parlando di dottrina cattolica. Ma niente paura, lei può benissimo accomodarsi in una delle 35.000 denominazioni protestanti.
      Meglio ancora: può fondarne una su misura.

    2. Daniela

      Come dire che il tutto va a finire a “tarallucci e vino”.
      Troppo facile, nessun impegno, nessuna responsabilita’.

  6. http://www.marcotosatti.com/2019/08/05/la-guerra-a-gpii-melina-da-benedetto-gli-studenti-aprono-un-sito-web/

    Il papa emerito “voleva ricevere il prof. Mons. Livio Melina in udenza privata. Dopo una lunga discussione degli eventi recenti al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, gli ha garantito la sua benedizione, esprimendo la sua personale solidarietà e assicurandolo della sua vicinanza nella preghiera”.

    Naturalmente questa visita ha fatto infuriare i botoli da guardia della Nuova Era, che si sono scagliati contro Benedetto, con la consueta abituale maramalderia. Non stiamo neanche a nominarli, tanto li conoscete, di qua e di là delle Acque Nere. Ci ha colpito però la finezza di un sito – che non vogliamo neanche nominare – che ha pensato bene di prendere in giro la memoria di un morto, che non si può perciò difendere, il card. Carlo Caffarra. Quando si è signori. È finalmente la Nuova Chiesa, bellezza, quella della Misericordia. Consiglio: tapparsi il naso.

    1. Il sito la cui finezza ha colpito Tosatti è quello che “illumina” la nostra capitale, ben noto a certi commentatori qui. Non lo linko proprio perché la puzza sarebbe notevole.

      1. Maria Cristina

        Mi chiedo con che faccia di bronzo si possa. canonizzare un papa (Giovanni Paolo II) e a pochi anni dalla morte tradirne cosi sfacciatamente l’insegnamento.
        Forse e’proprio perche’ sono sicuri che tanto i fedeli staranno tutti zitti e buoni o penseranno che non “serve”a nulla protestare.
        E se poi qualcuno protesta e subito additato come nemico e ci pensano loro a farlo tacere
        Ma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi..e ormai anche i piu’ ligi e concilianti fra i cattolici cominciano a inquietarsi.

        1. the_punisher_020

          @Maria Cristina
          Vorrei ricordarLe, contrariamente a quello che molti ritengono, che la Chiesa “non fa i santi” ma li proclama solamente, poiche’ la santita’ e’ un’esclusivita’ concessa da Dio a talune persone e non ad altre: e’ Dio stesso che agisce attraverso i prescelti.
          Pertanto, e’ estremamente irriverente verso Giovanni Paolo II ritenere che costui sia stato canonizzato per un bizzarria…

          1. Maria Cristina

            @The punisher
            il mio commento.non era sulla santita’o meno di Giovanni Paolo II e so benissimo che non e’la Chiesa che fa i Santi. Tanto e’vero che penso che moltissimi santi veri rimangano sconosciuti a tutti fuorche’a Dio che conosce davvero i.cuori
            E tuttavia e’ovvio che la proclamazione ufficiale da parte della Chiesa di un santo, soprattutto di un papa santo, vuol significare qualcosa.
            C’e’ qualcosa di.profondamente contraddittorio in una Chiesa che da una parte proclama di credere nell a santita’di un.papa mentre fa di tutto per seppellirne l’eredita’spirituale.Oltre che contraddittorio direi ipocrita e inquietante . F or
            se hanno.voluto dare un contentino a chi.chiedeva “santo subito” pur avendo gia’ in progetto di cambiarne gli insegnamenti al.piu’presto.cosi che ” santo subito”diventasse “dimenticato subito”. Questo si’ caro Punisher che e’ estremamente irriverente.

          2. No, non è irriverente: si possono fare cose giuste per i motivi sbagliati ed è del tutto evidente che le cose stanno come dice Maria Cristina, ovvero che indipendentemente dallo stato di GPII la sua canonizzazione è stata strumentale, una cortina di fumo per esibire una continuità di Magistero che invece non esiste.

            Questo senza dover tirare fuori che abbiamo un problema anche con le canonizzazioni.

            1. the_punisher_020

              Non sono d’accordo: gia’ alle esequie di “Karol il grande”, era palpabile la fama di santita’ che circondava la sua figura; il miracolo e’ stato poi accertato e la Chiesa non ha potuto far altro che riconoscere e proclamare la santita’ dell’eroico Pontice.
              Non si strumentalizzi pertanto questo atto dovuto per rilanciare altre questioni.

              1. Il “santismo subito” è un difetto dovuto in gran parte al culto della personalità. Per cinque secoli la Chiesa ha canonizzato solo un paio di papi, poi dopo Pio XII (ma lui, ovviamente, escluso) salta fuori che ogni Papa deve essere canonizzato in breve tempo (ora si procede per GPI). È del tutto evidente che c’è un uso strumentale.

    2. Sergio Legramandi

      Il mio caro amico don GianPaolo ora in cielo diceva se ci vogliono 5 anni di seminario per formare un prete ce ne vorrebbero almeno 10 per formare una coppia di sposi. Perchè per mettere insieme due incomunicabili è molto più difficile che vivere da soli…

      E oggi è più che mai evidente.

      Grazie comunque delle belle parole

      1. Forum Coscienza Maschile

        E’ sicuro che sia solo un problema di incomunicabilità, e che altrimenti gli sposi (e mi permetto di dire sopratutto le spose, oggi) avrebbero adeguati mezzi per mandare avanti una famiglia?

    3. Elisabetta

      Chi glielo dice a quelli-che-la-Chiesa-è-friendly che i cristiani , oggi ieri sempre, sono interessati solo a Cristo e a tutto quello che da Lui discende. Anche in morale sessuale. Quindi ci interessa e ci attrae la Chiesa che annuncia Cristo, tutto intero, sempre e comunque. Il resto è junk-food ….di cui non sentiamo davvero la mancanza!

  7. Alessandro

    Per chiamare le cose con il loro nome, la sconcia vandalizzazione in corso ai danni dell’Istituto Giovanni Paolo II è l’ennesimo assalto all’ortodossa dottrina morale cattolica, finalizzato a evacuarla e protestantizzarla .
    Un cattolico deve opporvisi con totale, inequivocabile, ardimentosa fermezza, a costo del martirio.

      1. Alessandro

        Ciao Fabrizio… sì, penso che dentro alla Chiesa sia in corso un’aggressione micidiale, spietata, feroce contro l’ortodossia cattolica. Siamo in guerra, e quindi non c’è spazio per parole ambigue e distinguo fumosi, che fanno solo il gioco degli aggressori. In guerra o si combatte o si è già di fatto dalla parte dell’avversario.
        Ovvio che bisogna pregare per la conversione dell’aggressore e trattarlo con cristiana carità, ma la condiscendenza con l’aggressione compiuta dall’aggressore e’ incompatibile con la carità cristiana. Contrastare senza ambiguità il peccato e’ anche un atto di autentica carità cristiana nei confronti di chi lo commette…

        1. Nat

          Mi pare fosse il grande Chesterton a dire che un soldato combatte non perché odia chi ha davanti ma perché ama chi ha alle spalle.
          Ecco potessimo combattere così in questo difficile momento, sine studio et ira ma anche senza sottrarci con la scusa di comode obbedienze.

  8. Mario

    Grazie per la tua lucidissima esposizione e per la sapiente distinzione fra verità teologiche e pastorale. Mi sembra fondamentale questa distinzione. In breve, sull’omosessualità non sono intervenuto a suo tempo ma vorrei brevemente intervenire sul concetto che non si tratta di patologia. Gli psicologi dicono che l’omosessualità è una disforia di genere che porta ad avere rapporti con organi non fisiologicamente deputati a questo scopo. Ora la Medicina si suddivide in due grandi capitoli: fisiologia e patologia …….

  9. Giovanni Paolo

    Credo sia importante pregare molto per il Papa e per la Chiesa intera perché il Signore finalmente la soccorra (“Signore perché dormi?” Salmo 44). Poi offrire la nostra sofferenza nel vedere la nostra Madre Chiesa così ridotta non dai nemici esterni ma dall’ interno. Poi però parlare, urlare, scrivere… perché la gerarchia capisca che non ha a che fare con dei pecoroni disposti a subire e basta. Anche noi semplici battezzati siamo parte della Chiesa e abbiamo il dovere di dire la nostra, specie quando tanti Pastori sembrano avere perso la bussola o se ne stanno acquattati nei loro palazzi

  10. Manuela Mascioni

    Grazie Costanza, riesci sempre a fare luce dove regna confusione e con tale delicatezza che da gioia. Non smettere mai di scrivere. Io ho tutti i tuoi libri. Con affetto e stima. Manuela

  11. Gigliola

    Se qualcuno mi tocca il “mio” Giovanni Paolo, mio santo protettore, colui che ha ottenuto il miracolo di donare a mio fratello e a mia cognata la figlia tanto desiderata (mia nipotina)… è meglio che non continui! Avanti così, cara Costanza! Siamo con te!

  12. Oggi assistiamo ad una pastorale “al passo coi tempi”, che perdendo la coerenza e il contatto con la Dottrina (e diciamo anche con la Teologia), non può far altro, per giustificare se stessa, che cercare di adattare, quando non stravolgere, la Dottrina stessa (e la Teologia) per auto-giustificarsi e darsi una parvenza di buona prassi.

    Questo in una visone che può apparire solo fiilosofica, ma nel concreto una silmile pastorale perde il suo contatto con Cristo stesso e qualsiasi forma di pastorale che perda questa centralità che è anche “motore” e punto di arrivo, si trova a non avere nulla da dire e da dare all’Uomo… e se non serve al bene non si può dire solo “non serve a nulla”, perché se non è per il bene, diviene per il male, come una sorgente d’acqua che si inquina.

    Gli effetti, i risultati, già si vedono e ancor più si vedranno in futuro, se qualcosa non cambierà.

  13. giandreoli

    A riprova di quanto nella Chiesa si sia ormai travisata la dottrina e la morale coniugale indicata da san Giovanni Paolo II, vorrei citare quanto segue. Nel Documento dei Vescovi dell’Emilia Romagna (15 gennaio 2018) si legge: “Questa scelta (la scelta della castità, da “fratello e sorella”, di due divorziati per poter accedere all’eucaristia) non è considerata l’unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali.” (n. 9) Si deduce che i Vescovi:
    1 – ritengono chel’atto di adulterio possa essere ripetuto in nome della benevolenza verso i figli. Vale a dire, l’opposto di “Va’ e non peccare più”
    2 – ritengono che il peccato di adulterio non cancelli necessariamente lo stato di grazia santificante e perciò possa ugualmente permettere la comunione eucaristica
    3 – se due battezzati divorziati convivono da”fratello e sorella” mettono a rischio il bene dei figli (la castità diseduca i figli nella fede) mentre se conservano gli atti “coniugali” (i Vescovi abusano del termine che in realtà dovrebbe essere “adulterini”), il loro accostarsi ai sacramenti può ugualmente testimoniare ed educare i figli alla fede e alla vita cristiana (sic!).
    L’Eucaristia dunque – affermano i Vescovi – può essere nutrimento spirituale alla vita adulterina! Un Papa che non dice parola su tali Vescovi diventa corresponsabile degli abusi che ne possono derivare e del grave disorientamento dei fedeli.

  14. Luigi

    E invece hai fatto benissimo a scrivere. Da quando è iniziata questa “guerra finale” ogni giorno venivo sul tuo sito per leggere un tuo intervento, sapendo quanto ti sta a cuore questo tema.
    Grazie infinite perché avevamo bisogno delle tue autorevoli parole.
    Che Dio ti benedica.

  15. Alberto Speroni

    se comunque viene percepito un “liberi tutti” e preti,vescovi,Conferenze Episcopali intere,fanno esattamente l’ opposto gli uni dagli altri,è perchè chi guida e insegna non è all’ altezza del compito affidatogli ,volutamente o no non so ma bisogna essere almeno ciechi per non vedere che la pastorale sta soppiantando la dottrina seppellendola in distinguo tali che ,come fango mosso sul fondo,ne oscurano la vista e proprio da chi è preposto al “Depositum Fidei “unica ragione del suo sussistere!

  16. Sabrina

    Cara Costanza apprezzo i tuoi modi gentili e il tuo proposito di non voler fare polemica e taccio anch’io, pur desiderando dire tanto……dico solo a te, grazie!

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