Tra un exit poll e un addio di De Rossi non potevo non trovare qualche minuto per ricordare che oggi è san Filippo, e che come ogni anno da oggi sono disponibili sul sito dei Cinque Passi le registrazioni degli incontri del 2018/2019
Per i pochi che ancora non lo sanno, si tratta di incontri che padre Maurizio Botta tiene Roma a Chiesa Nuova, con cadenza mensile, da novembre: una introduzione di trenta minuti su un argomento che interessa l’uomo, ogni uomo, quindi non un tema strettamente di fede, che però viene giudicato con la ragione, ma secondo la prospettiva della fede, che non mortifica mai la ragione, ma anzi la esalta.
Dopo la prima mezz’ora, chi vuole se ne va, mentre si passa in giro per la sala a raccogliere in un cestino dei foglietti con le domande. Padre Maurizio pesca le domande dal cestino, e per un’altra mezz’ora risponde. Dopo una pausa, durante la quale ancora una volta chi vuole se ne va, c’è un’altra mezz’ora di risposte.
I temi di quest’anno sono stati la paura della vita, la differenza tra innamoramento e amore, le dipendenze, la tentazione di costruirci un Dio a nostra immagine, e infine quello, bellissimo, sulla paternità di san Giuseppe – scusate ma ho un debole per lui.
Mi stupisco ogni anno di quanta gente venga, spesso anche da fuori Roma, anche dall’altra parte dell’Italia. Credo che ci sia un bisogno disperato di giudizi, contrariamente a quanto ci vogliono far credere. Nel mondo del politicamente corretto l’unico dogma è non giudicare: è il mondo degli unicorni – non a caso icona di gran moda – un mondo magico dove tutto quello che percepisci è vero, dove la realtà conta sempre meno, il soggettivo, il percepito, l’emotività sempre di più.
Invece nel mondo reale abbiamo bisogno di un aiuto a stare davanti alla realtà concreta, di punti fermi per orientarci, e con tutte le sue macchie e le sue imperfezioni, la Chiesa – di cui l’Oratorio è uno dei polmoni romani più vivi e vitali – è rimasta una delle poche voci chiare.
Aiutare qualcuno a fare un giudizio su un tema, e anche giudicare una persona, significa dargli speranza. Significa dirgli “io credo in te”, credo che ci sia un bene e un male, e tu per me sei così prezioso che voglio aiutarti a capire dove stai messo.
Grazie dunque all’Oratorio e a Padre Maurizio, per la carità della Verità che continua a farci.
La carità della verità…..in una notte sottotono come questa, in cui un partito agli antipodi di ogni carità sbandiera la sua verità di vittoria….mi chiedo se forse non dobbiamo chiedere a Dio in persona che ci faccia la carità di metterci un sacro fuoco dentro, e impegnarci come cristiani in una politica che annunci e faccia VERAMENTE le cose buone.
“Mettere giudizio”, anzitutto giudicando se stessi: sinonimo di riuscita della persona.
Che bello poter vivere lì e che bello diffondere grazie al web. Magari ci fossero incontri del genere anche nelle piccole parrocchie! Una volta al mese, ma preziosa. C’è bisogno di giudizio, per noi stessi in primis, come dice Clelia, che ci chiediamo continuamente se camminiamo sulla retta via e pure chi vive nel mondo degli unicorni (ieri ho proprio fatto questo paragone, non ho potuto fare a meno di sorridere quando ho visto che lo hai nominato pure tu) ne ha un disperato bisogno, ma non lo ammette. Qualcuno che ogni tanto ti dia una scrollata, perché ti vuole bene e ci tiene a te. Perché siamo chiamati a volare alto. Grazie Costanza!
…Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: ‘Che cercate?’. Gli risposero: ‘Rabbì (che significa maestro), dove vivi?’. Disse loro: ‘Venite e vedrete’. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio…
Il Cristianesimo è una storia semplice.