di Emanuele Fant per Credere
“I pesci rossi dimenticano tutto ogni trenta secondi. Quindi odieranno la nostra famiglia giusto il tempo che ci servirà per gettarli nella fontana vicino al cimitero. Poi amici come prima”. I miei figli mi guardano perplessi. Fino all’ultimo hanno provato a escogitare soluzioni per portare con noi al mare Snoopy, Bianchino e Clown. Io ho calcato un po’ la mano. Ho spiegato che le vibrazioni dell’automobile avrebbero gonfiato le vesciche natatorie fino a trasformare i loro amici in palloncini. Che non è vero che liberandoli nel mare si sarebbero trovati bene, perché il sale li avrebbe sciolti come biscottini Plasmon nel thè caldo. Poi l’idea della fontana. “Vi prometto che ogni domenica li andremo a trovare. Ad ogni compleanno porteremo chili di mangime”. Mi osservano di traverso, per capire se si possono fidare. Poi annuiscono: “Va bene”.
Mia moglie sostiene che non ho la costanza necessaria per prendermi cura di un animale. Ogni volta tira fuori la vecchia storia delle tartarughine acquatiche: le ho volute, le ho nutrite col prosciutto e poi, quando hanno raggiunto le dimensioni di testuggini africane, abbiamo dovuto trasportarle in un’oasi ecologica in Toscana, dove avrebbero potuto invecchiare nel contesto adeguato e col microchip.
Io credo sia tutto un problema di entusiasmo iniziale. Vedi qualcosa di speciale, lo vorresti avere. Poi, nel rapporto quotidiano, scopri che l’oggetto del tuo desiderio passa la metà della giornata a prendere il sole, l’altra metà a nuotare col naso schiacciato su una parete di vetro. È questo un modo per farsi amare?
La triste storia dell’abbandono dei miei pesciolini ha una morale profonda come gli abissi, ancora in via di definizione. Forse è una critica alla fragilità delle passioni nell’epoca del trionfo del capitale. Ma ci devo pensare. In ogni caso non reggo più lo sguardo addosso dei miei bambini. Adesso prendiamo i retini, e ci avviamo verso la fontana per un test sperimentale: vediamo se un pesce rosso è capace di perdonare.
Tanto per parlare di pesciolini rossi, esiste un’associazione, chiamata “Ema Pesciolino rosso”, che ho conosciuto quest’estate e che ha proprio l’insolito scopo di far dialogare i giovani con i propri genitori.
… grazie per la leggerezza e la profondità. I pesci rossi ti perdoneranno… hanno fatto la loro vacanza… i tuoi figli… raccontacelo ancora, questo è più importante. Credo che sì, i “nostri figli” ci perdonano quando ammettima di non essere infallibili, ma di saper ricominciare. Buona settimana
Quando ero ragazzino avevo spesso i pesci rossi, ma mi morivano sempre…../poi finalmente realizzai che ci sarebbe voluto un acquario con un dispositivo per l’ossigenazione dell’acqua……però chi me li vendeva avrebbe potuto dirmelo?!
Stessa cosa per me. Ma anche le tartarughine americane campavano poco: iniziavano a stropicciarsi gli occhi, poco dopo morivano. Dopo molto tempo – fortunatamente nel frattempo i miei evitarono di insistere con quegli animaletti – mi resi conto che era il cloro nell’acqua potabile. Una plastica dimostrazione che si può desiderare con tutto il cuore il bene del “prossimo”, ma non si può prescindere dal dato oggettivo della realtà: che certe cose fanno male e uccidono, per loro stessa natura.
Il cloro c’entra poco o nulla. La questione e’ assai piu’ complessa: le tarturughine sono delicatissime, per sopravvivere richiedono un habit che sia il piu’ similare a quello nativo, ovvero temperatura costante, preferibilmente attorno i 20° gradi centigradi, zone di ombra e zone di sole, possibilita’ di rimanere anche fuori dall’acqua affinche’ il carapace non si “rammollisca”, pulizia, antibiotici specifici contro le infezioni ecc… massima pulizia dell’acquario e non della vaschetta ( che ai nostri giorni e’ pure illegale) ecc.ecc. E in alcuni casi manco basta.
Mentre i pesci rossi, poveracci, rimanevano nei tragici acquari “a palla”, gestiti solo nel ricambio d’acqua, ma senza ossigenatore, eccetera, per le tartarughine tutti gli accorgimenti citati erano stati intrapresi. La spiegazione del cloro me la diede un allevatore esperto (all’epoca l’odore era percepibile nettamente aprendo il rubinetto). Comunque, quale che sia il problema specifico, il “manco basta” è la lezione corretta da trarre.
Ma l’acqua del rubinetto non e’ adatta cmq ne per i pesci rossi e quanto meni per le tartarughine, per cui attribuire in primis la causa precipua della moria dei preziosi animaletti al cloro, significa non conoscere ” l’abc” dell’allevamento…
Ma i pesci rossi saranno commestibili?
Snoopy, Bianchino e Clown sono anche i nostri nomi. Altre volte abbiamo i nomi dei tuoi figli… Altre volte ancora quelli del mare o della fontana… Quanto ci hai dato da meditare oggi!
Grazie e smack! 🙂
Cara Costanza…
a proposito della memoria dei pesci rossi, volevo solo dirti che questo articolo lo avevi già pubblicato poco tempo fa… comunque sei bravissima!
ciao
mik
cavolo lo avevo già pubblicato, hai ragione!!!
Ecco, mi sembrava, però sono stato zitto perché temevo di essere rimbischerito.
Grazie …Buona serata….