Perché pregare? E soprattutto come?

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di Costanza Miriano  per Il Timone

Per aprire l’agenda di una plurimamma lavoratrice ci vuole lo stomaco forte, non è una cosa che si può azzardare così, senza precauzioni. La mia, per esempio, oltre ad avere le pagine piene di elenchi decifrabili solo grazie alla Stele di Rosetta, trabocca di pagine di quaderno, elenchi, foglietti di dentisti, ricette pediatriche, appuntamenti a scuola e liste della spesa e domande per interviste da fare (o risposte a interviste da subire), promemoria di compleanni, libri da comprare, tagliandi della tintoria e volantini di incontri. Senza contare novene e santini che svolazzano quando la apro per strada, promemoria di primi venerdì e sabato che cadono sul marciapiede, cuori sacri e immacolati che promettono cose a cui non si può proprio dire di no. Il problema è che le nostre giornate sono di diciotto, diciannove ore serrate, rese ancora più convulse dall’eccesso di comunicazione a cui ci hanno abituati i social e i cellulari (ditemi che non sono la sola che va in bagno col telefono; ditemi che non sono la sola a cui il suddetto è caduto nel water). E calata, risucchiata direi, in questo ritmo da colpo apoplettico l’ultima cosa che mi viene, non dico istintiva, quello certo no, ma neppure facile è pregare.

Cioè, spiegatemi: io dovrei sospendere così di punto in bianco la corsa folle che forse alla fine della giornata mi porterà ad aver concluso un terzo delle cose che avrei dovuto fare? Spegnere telefono e computer, non rispondere più a niente, isolarmi? Non correre a fare la spesa in modo che all’uscita di scuola potrò dedicarmi a compiti, controllo pidocchi e merende, non leggere quella mail, non guardare quelle immagini che devo montare in un servizio tv, fermare tutto ma proprio tutto, e mettermi in silenzio, senza neanche, che so, per ottimizzare, darmi una passata di smalto o attaccare quel bottone che penzola da tre giorni e che finirò per perdere, senza fare nulla, assolutamente nulla? Raccogliere quel poco di me che resta integro e portarlo davanti a un tabernacolo che sta lì muto, e che comunque c’era anche ieri, c’è sempre, da circa duemila anni, e ci sarà ancora domani, quando avrò sicuramente meno da fare, e ci sarà anche quando sarò morta e potrò finalmente riposare? Perché mai? E soprattutto come?

Dunque, vediamo. Per dire perché pregare ci vorrebbero circa una vita intera e molti volumi, ma tanto per cominciare basta ricordare che abbiamo un Padre onnipotente e innamorato pazzo di noi, un Signore che è morto per amore nostro, e il loro Spirito che ci vogliono tanto incontrare e stare con noi, insieme a noi, dentro di noi: dire di no a un appuntamento così è proprio una pazzia. Dire invece perché la scusa delle cose da fare non regge forse è più facile: mentre noi ci affatichiamo inutilmente nella nostra frenesia, “il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”, e quindi addurre come motivazione del fatto che non preghiamo il discorso che abbiamo tanto da fare non funziona proprio. Smettere di correre e fermarsi a pregare fa sì che tutte le cose prendano il giusto posto nella giornata: la preghiera rende feconde e facili le nostre azioni come un raccolto che ci viene regalato quando riposiamo.

Dire come pregare, ecco, questo non lo so. Noi abbiamo un’idea della preghiera come qualcosa di spontaneo, che se solo avessimo tempo ci verrebbe facile, basta provare. In realtà a pregare si impara, e si impara solo facendolo. La preghiera ha molto più a che fare con una decisione, una volontà, un giudizio, qualcosa che a volte va anche contro il gusto. La Madonna a Medjugorje dice spesso: “pregate finché la vostra preghiera diventi gioia”. È forse l’insegnamento che più mi ha colpito dei tanti che la Gospa ci ha dato in questi anni; forse dovrei usare il condizionale parlando delle apparizioni,  in attesa del pronunciamento ufficiale, ma comunque sia nella sapienza della Chiesa si trova più e più volte, a cominciare dai padri dei primi secoli e dai grandi esperti della preghiera nel deserto, questo concetto della preghiera come frutto dolce che matura dopo una coltivazione faticosa e sapiente.

Per pregare, dunque, bisogna innanzitutto volerlo e deciderlo. Bisogna scegliere la preghiera. Bisogna fare questa pazzia, accettare l’apparente insensatezza di “perdere tempo”, di dedicarci a qualcosa che sembra improduttivo, noioso, poco gratificante. Andare a cercare questo tesoro che siamo sicuri di trovare, cercarlo nelle pieghe di un tempo silenzioso e solitario, e farlo perché è Dio che ce lo chiede. E’ lui che ci dice “pregate sempre senza stancarvi mai”, è san Paolo che raccomanda “pregate senza interruzione”. Ma come facciamo a pregare senza interruzione, se dobbiamo stare con gli altri, dormire, lavorare, mangiare?

Credo che ognuno, una volta che si sia chiarito questo come l’obiettivo principale della sua giornata, della sua vita, troverà una sua strada unica, personale, come personale e unico è l’incontro a cui ci invita Dio, singolarmente. Credo che sia utile provare a prendere degli impegni fissi, magari con qualcun altro (che so, un turno di adorazione, un appuntamento con qualcuno che vigili su di noi, qualcosa che abbiamo promesso a un direttore spirituale…). Però in questa faticosa, mai finita ricerca dell’incontro nella preghiera possiamo provare a seguire le orme dei padri nella fede, e chiedere aiuto a loro, attingendo al grande patrimonio della spiritualità di quelli che ci hanno preceduti. Certo, la strada di un consacrato non è quella di un laico, e la vita di una mamma con bambini piccoli non è quella di una nonna. Tempi e modi cambieranno moltissimo tra le persone a seconda dei loro stati di vita – sempre ricordando che siamo tutti chiamati alla santità – e per la stessa persona nel corso della vita, ma quello che conta è sapere che senza preghiera non siamo nulla, che dipendiamo in modo vitale da questo rapporto col Signore, come un malato dal polmone artificiale, come un neonato dal seno della madre. Solo la preghiera, ricercata, sudata, conquistata, strappata con le unghie e con i denti da tutto il resto che, dentro e fuori di noi, ce ne vuole allontanare, può ridare vita alle nostre ossa secche, può renderci persone vive, di carne, come il cuore che Dio vuole darci.

 

50 pensieri su “Perché pregare? E soprattutto come?

  1. Gianfranco Falcone

    “La preghiera è come per l’amore: le parole abbondano al principio, le discussioni sono dei primi tempi. Poi si fa silenzio e ci si intende a monosillabi. Nelle difficoltà è sufficiente un gesto, uno sguardo, un nulla: basta amarsi.
    Viene quindi il tempo in cui la parola è di troppo e la meditazione è pesante, quasi impossibile.
    E’ il tempo della preghiera di semplicità, tempo in cui l’anima si intrattiene con Dio con uno sguardo semplice, amoroso, anche se sovente accompagnato da aridità e sofferenza.
    In questo periodo fiorisce la preghiera litanica: cioè ripetizione all’infinito di identiche espressioni povere di parole ma ricche, straricche di contenuto.
    Ave Maria… Ave Maria… Gesù ti amo… Signore abbi pietà di me…
    Ed è strano come in questa preghiera litanica, monotona, semplice, l’anima si trovi a suo agio, quasi si cullasse nelle braccia del suo Dio
    E’ il tempo del Rosario vissuto e amato come una delle più alte e ipirate preghiere” (Carlo Carretto, Lettere dal deserto pag. 60 ed. La Scuola 1964).
    Ricordate la storia del pellegrino russo? Qualunque cosa si faccia nel mondo si può e si dovrebbe essere preghiera vivente. “Pregate ininterrottamente” (1Ts. 5,17).

  2. Mari

    È’ vero …pregare genera tranquillità e permette di svolgere anche i compiti più gravosi con leggerezza e pazienza ….talvolta la giornata è stata impegnativa e ci ha regalato solo amarezza…poi viene la pace con la Sua parola ..con il Suo insegnamento …Nostro Signore ci consola e guida ..solo in lui pace e forza interiore si amplificano
    Per i social…aiuta far parte di un gruppo di preghiera virtuale ..ci si sente comunità cristiana e chiesa anche così
    Grazie Costanza per i tuoi articoli ..per il tuo impegno ..per l’esempio che la tua vita rappresenta per noi tutti
    buona giornata

  3. cinzia

    Far diventare ogni cosa che si fa preghiera sarebbe la cosa migliore. Io comunque non ho ancora capito bene come si fa. E così ogni tanto uso le giaculatorie, quando faccio qualcosa che non vorrei e che proprio non mi va provo (quando mi ricordo) ad offrirla, così come provo ad offrire la mia sofferenza quando sto male (ma non sempre ce la faccio, concentrata come sono sul mio dolore!). E i percorsi a piedi mentre vado e torno dal lavoro, o qualche piccolo percorso in macchina, mi permettono di dire anche le preghiere per cui occorre contare (Sette Pater, Ave, Gloria,,.; Rosario detto a pezzi, Coroncina….).
    Lo so… l’ideale sarebbe fermarsi e dire le preghiere con calma, ma non sempre ci si fa… e allora finirei con il non pregare, per cui anche se non è il massimo provo a farlo così.
    E un turno di un ora alla settimana di Adorazione per fermarmi….
    La Messa quando ci si riesce anche in settimana (purtroppo non sono brava come Costanza e non riesco ad andarci tutti i giorni).
    Questo è quello che provo a fare, anche se non sempre ci riesco…. ma posso dire che nei giorni in cui ce la faccio sto molto meglio, mentre in quelli in cui non riesco a finire il mio Rosario (per quanto detto male, anzi malissimo) mi sento più inquieta.
    Perché più vado avanti e più mi rendo conto conto di avere bisogno della preghiera come del pane e dell’aria.
    Per ora mangio un pane a volte non cotto bene o non lievitato bene, a volte solo briciole, ma spero prima o poi di riuscire a fare un pranzo coi fiocchi…. D’altra parte a pregare si impara pregando, e se pregare è una scelta, pregare bene è una grazia!
    Grazie Costanza!

    1. M. Cristina

      @cinzia
      A prescindere dal fatto che sto leggendo anch’io sul telefono in bagno (ebbene si, cara Costanza, non sei l’unica…) hai proprio ragione, cinzia. Si comincia a pregare quando ci si accorge che ne hai bisogno come del pane, e che quando stai senza ti viene fame…è anche vero che per capire che il pane è la risposta alla fame (sempre per stare nela metafora) bisogna almeno provare ad assaggiarlo….come dice il mio parroco, se davanti ad una torta stai li ad annusarla e non ti decidi mai a provare, come fai a verificare che è buona? Grazie a tutti voi! E al buon Dio che ci ascolta sempre…

  4. Angelo

    solo un telefonino in bagno???!!! ti va ancora bene!
    io di solito ne ho tre! e se ci fosse il citofono di casa portatile avrei anche quello! perché di solito quando sei li… arriva sempre qualcuno…
    un grosso abbraccio
    Angelo

  5. Mario

    “Pregate sempre senza stancarvi mai”, dal mio punto di vista, la vita di ogni giorno, passata nel cercare di fare la volontà di Dio, è tutta una preghiera. Inoltre tutti i momenti della mia giornata sono un rapporto diretto o indiretto col prossimo, cioè con Lui nel prossimo, quindi sono tutte attività di preghiera, il prossimo è tutta la legge ei profeti (Mt 7,12). Poi cerco anche di pregare attivamente, ciò non toglie che abbia delle giornate nerissime e peggio dell’inferno, quando, facendo i salti mortali, riesca a dire 4 rosari. Mentre a volte respiro arie di sereno quando, anche con tutta la buona volontà, non riesco a dire neanche un’Ave Maria. Questo ormai da oltre cinquant’anni. Non esiste direttore spirituale che possa mettere in sesto la baracca, sono loro che hanno bisogno di noi laici. In altre parole e ascoltando i carismi che di volta in volta lo Spirito Santo suscita, oggi è avvenuta l’unificazione della felice intuizione di San Benedetto: “Ora et labora”. Infatti, per la mia esperienza, anche il lavoro è diventato una preghiera. Ma forse questo era anche il pensiero implicito di San Benedetto.

  6. “Per pregare, dunque, bisogna innanzitutto volerlo e deciderlo….”
    Esatto, e quindi “darsi un tempo”, non “aspettare di avere tempo”…

    “dire di no a un appuntamento così è proprio una pazzia.”
    E’ vero ma quest’appuntamento dobbiamo fissarlo noi, o aspettiamo che il Signore dal Cielo ci mandi un wapp “Oh ricordati che domattina alle 7.00 (già tardi per molti) abbiamo appuntamento”.

    Quindi fissare un tempo, breve, medio, lungo (se ci prendiamo gusto, passa da solo a medio e poi lungo), ma un tenmpo della giornata dedicato solo a quello: al dialogo tra Dio e noi.
    Essere fedeli a quel tempo e rimanerlo anche se talvolta sembra sterile e arido e la mente (la pazza della casa) insegue altri pensieri). Purtroppo la nostra frenesia delle “cose da fare”, suggerisce che siamo noi a mandare avanti il nostro mondo (e anche mooolto del mondo altrui…)

    Non è un caso se la Chiesa ha “inventato” la Liturgia delle Ore che scandiscono la giornata… certo “roba da preti” o monaci e monache, ma una Liturgia “del quarto d’ora”, “della mezz’ora” ce la vogliamo dedicare o no?
    Si, dedicare a “noi”, perché non è Dio che ha bisogno della nostra preghiera, siamo noi che ne abbiamo bisogno (e compreso me, non sappiamo mai quanto!).

    Se aspettiamo di “avere tempo”, non troveremo mai il tempo. Se aspettiamo di “averne voglia”, resteremo schiavi delle nostre “voglie” (come per tutto il resto). Se aspettiamo di averne bisogno, saremo sempre noi a parlare e non sapremo mai quanto avremmo avuto da ascoltare.
    Ciò che Dio aveva da dirci.

    Poi le preghiere van bene tutte: invocazioni, giaculatorie, il pensiero rivolto a…, una preghiera silenziosa, una azione che si fa preghiera, ma il dialogo con Dio Nostro Padre, fatto anche di silenzi e appoggiati alle Scritture è un’altra cosa.

    1. @Anna 😀 😀 😀

      Sarebbe come dire che io per averle scritte oggi sarei già “a posto”, invece vedi, per la serie di chi predica bene e razzola male, ho già saltato il mio “primo appuntamento” 😐 😉

      1. Mi rendo conto di aver peccato di presunzione, il commento di Anna era certamente rivolto alle osservazioni di Costanza… chiedo venia.

        1. Alessandro

          Bariom

          se ti può rincuorare per il “peccato di presunzione” 😉 , a me il tuo commento è piaciuto e te ne ringrazio…

  7. vale

    “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella di nome Maria la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua Parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte buona, che non le sarà tolta”.

  8. Fabrizio Giudici

    @Bariom “Esatto, e quindi “darsi un tempo”, non “aspettare di avere tempo”…

    E tutto il resto che ha scritto, incluso il cadenzamento della giornata: proprio così, mi pare il consiglio migliore. Il cadenzamento della giornata è stato inventato perché i monaci in secoli hanno capito i problemi delle persone in riguardo alla preghiera (*) e hanno elaborato una soluzione. Per il resto, e parlo per primo, non è facile mettere tutto in pratica, ma si procede per piccoli passi incrementali.

    PS Quanto al telefono/tablet/computer in bagno… pensavo fosse solo roba da informatici, ma vedo che non è così. Meglio così (o peggio?)

    (*) A proposito di meglio o peggio… Sarebbe interessante capire se noi moderni siamo messi peggio o meglio degli uomini del passato. In realtà facciamo una vita molto più agiata, in quanto non dobbiamo usare tutte le ore di veglia per coltivare la terra a scopo di sussistenza, come un contadino del Medio Evo. Eppure “non abbiamo tempo”, mentre quelli ce l’avevano. Forse, m’immagino, perché erano lavori manuali: e uno può fare un lavoro manuale, per lo meno se non richiede grande precisione, e pensare ad altro. Forse, quindi, potevano coltivare la terra pregando. Noi abituati a lavori intellettuali, forse, abbiamo più problemi a “staccare”? Per me, ad esempio, è un grandissimo problema. Il mio lavoro viene diviso a “blocchi” auto-contenuti, con un capo e una coda, e finché non arrivo alla chiusura di un blocco la mia testa non riesce a pensare ad altro. Applicando il suggerimento di Bariom, ho iniziato ad abituarmi ad interrompere qualsiasi cosa sto facendo in orari predeterminati (mezzogiorno per l’angelus, le tre per la coroncina, le sei per il rosario; perlomeno se non sto lavorando con altri). Ma mi ronzano in testa tutte le cose che stavo facendo fino a cinque secondi prima di interrompermi. L’interruzione in altri contesti, per esempio se sto facendo una passeggiata o una gita, invece non crea problemi.

    1. Benritrovato Fabrizio e Buon Anno.

      Ecco che le nostre “propaggini hardware” possono venirci in aiuto.
      Intanto non è difficile avere tutto (Liturgia delle Ore, Rosario, Angelus, preghiere personali, quel che vogliamo) sul nostro smartphone e magari impostare qualche piccola sveglia aiuta.

      Opps, suona l’Angelus, mi fermo 5 minuti (o lo rimando di 5 minuti – succede nulla).

      Poi magari la zittisco del tutto, ma aiuta a ricordarci che oggi abbiamo mancano all’appuntamento (nel senso positivo, non in quello legalista) e ci stimola a “farci trovare” il giorno (o la sveglia) appresso.

      😉

      1. Fabrizio Giudici

        Esatto. Inoltre, dal mio punto di vista da tecnologo, la cosa bilancia un po’ la valanga di app idiote o inutili. O peggio.

      2. Giusi

        Io ho un minimo sindacale: 3 Angelus, preghiere del mattino, della sera, Coroncina della Divina Misericordia e Rosario. Il resto è Grazia.

    2. Luigi

      “Sarebbe interessante capire se noi moderni siamo messi peggio o meglio degli uomini del passato.”

      Sotto questo punto di vista – che poi, in fine, è l’unico che conti – peggio, senza dubbio.

      Intanto non è vero che tutte le ore di veglia fossero dedicate a coltivare la terra.
      Dopo di che, come hai intuito, non esiste altra occupazione lavorativa che affatichi il fisico ma liberi la mente quanto il lavoro dei campi. Anche negli ambiti in cui esso necessiti di una certa precisione, come nella potatura o nell’apicoltura, la preghiera riesce facile.
      Sgorga spontanea, oserei dire.

      Non importa, invece, che l’agricoltura sia/fosse un lavoro manuale: a differenza dei contadini, operai e manovali sono infatti bestemmiatori di prima categoria.
      Un solo altro campo dell’attività umana supera quello dei campi nel predisporre alla preghiera: il mestiere delle armi (naturalmente da intendersi col poeta, quando la guerra erano gli uomini in piedi mentre oggi sono tutte le posture della vergogna).

      Ciao.
      Luigi

      1. Luigi

        Dimeticavo.
        Caso mai vi fosse sfuggito al cinema, dieci anni or sono, recuperate “Il grande silenzio” in DVD.
        Si capisce molto dell’ora et labora che innervò la civiltà europea…

        Ciao.
        Luigi

      2. Lasciamoci trasformare da Dio ….siamo vasi di creta…..e solo Lui ci sa modellare per il nostro bene anche nelle nostre preghiere….ciao Luigi e buona notte…..pace e bene…

  9. Pregare, perchè non posso coricarmi la sera senza avere rivolto lo sguardo al Cielo. Pregare, perchè è come mangiare quando lo stomaco lo reclama, il cibo.Pregare, perchè sono certa di essere ascoltata.Pregare, perchè la mia vita sia piena, non di tempo ma di respiri. Pregare, perchè ogni respiro diventi preghiera. Pregare, perchè la mia mente vaga ed è posseduta da pensieri che bloccano la volontà di pregare.Pregare, perchè non so pregare ma prego.Pregare, per non perdere il contatto con la Grazia.Pregare, perchè lo Spirito Santo prega per noi con gemiti inesprimibili.Pregare per imparare a pregare.

  10. Prima di tutto pregare è volerlo..concordo come dice Costanza decidere con serietà, non solo a parola, ma con il cuore, aperto a l’ascolto, entrare in comunione con Dio e la nostra vita.
    La liturgia delle ore mi aiuta molto, e se non lo faccio sento che la mia giornata,è più pesante, confusa, perché la liturgia delle ore parla alla mia vita. Certo anche il rosario dedicata a Maria Ss, ma vedo anche che per pregare bene il rosario ho bisogno di silenzio, adagio adagio, se no mi sembra solo un recitare al vento
    Riconosco che pregare non è semplice, a volte anche ardui, questo succede quando sono preso da troppe cose, che alla fine non sempre è urgente. Pregare è fare la Sua Santa volontà, chiedere di fare la Sua volontà, e non la mia….
    cosi solo è preghiera:
    Pregare è come respirare…se non respiri più muori……la stessa cosa per la preghiera…….ciao a tutti voi.

    1. Verissimo pregare per vincere le tentazione….concordo….perché la carne è debole e soggetto ad tante tentazione…..la preghiera ci aiuta, a cercare la Volontà di Dio, pregare fa fuggire li demone, non è poco …..perseverare sempre anche quando ti sembra difficile…..ma poi diventa il tuo respiro…..ciao Corrado……buona serata.

  11. Giuseppe cantarella

    Cara costanza zuccarata mamma e moglie ed amica e donna ( ricordando il bello del maschile e del femminile ) il mons zuppi ha fatto una lezione eccezionale per me a sottolineare che senza la preghiera non vi può essere misericordia.
    L’altro capolavoro lo conosci benissimo è quello fi Don fabio rosini ” solo l’amore crea” … e anche li senza preghiera non si va da nessuna parte.
    Sono felici che ci sei. Tu hai fatto la compagnia dell’agnello e noi famiglia grande alle direttive del Don Renzo bonetti 😀
    Un abbraccio
    Giuseppe

  12. Gabriella

    Pregare è forse l’unica cosa in cui dobbiamo costringerci, sforzarci perché per il resto la fede è un dono, la carità è un dono, la speranza e’ un dono ma per fermarsi a pregare bisogna obbligarsi , volerlo davvero, sapere che nonostante ci siano milioni di cose da fare e tutte importanti e urgenti, tutto può aspettare perché le cose vanno comunque fatte ma si possono fare in due modi, secondo la mia esperienza, con la pace nel cuore o con la rabbia e la stanchezza perché sono sempre troppe e il più delle volte non le portiamo a compimento tutte. ….io poi quando mi sento arrabbiata, quando non voglio combattere ma solo pretendere, quando non voglio capire ma essere capita e amata e aiutata e tutto ciò ci vi passa per la testa , ecco in quei momenti mi accorgo che le mie pretese, la mia rabbia, le mie rivendicazioni derivano semplicemente dal fatto che ho smesso di pregare, ho smesso di chiedere aiuto, ho smesso di guardare in alto ed ecco, il cielo si chiude, le mie forze devono bastare e nessuno mi guarda fino in fondo per capire dove mi trovo, quanto soffro e quanto mi sto allontanando…quindi per me la preghiera non solo è veramente fondamentale ma è anche un balsamo speciale che illumina i miei peccati e nello stesso tempo mi apre gli occhi per vedere il braccio potente di Dio che prende la mia mano e mi rialza.

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  14. Caterina

    Io parto dalla liturgia delle ore, mi nutro della parola di Dio e della sapienza dei santi, ma poi il momento più bello è stare un poco, di solito un quarto d’ora, sotto lo sguardo del Signore in silenzio interiore o chiedendogli di avere pietà di me che sono una peccatrice. Questo tempo quotidiano di preghiera silenziosa è essenziale per me perché lo sguardo del Signore su di me brucia le scorie, mi pulisce interiormente, io lo conosco nella sua bontà mentre vedo la mia povertà che però non mi spaventa perché posso confidare nel Suo aiuto. Se questa mia esperienza di preghiera può servire a qualcuno ne sarei lieta.

  15. nami8

    Ogni azione può e deve diventare preghiera. Ricordarsi di offrire ogni piccolo gesto a Dio, dal lavare i piatti con amore, all’avere un’attenzione per un figlio o per un cliente al lavoro, offrire ogni sforzo, facendolo il meglio possibile, per il perdono dei propri peccati, per intenzioni varie, per la salvezza delle anime. Questi sono i “fiori” di cui parla S. Teresa di Gesù Bambino. Poi c’è la preghiera del cuore, che altri hanno citato prima di me e che effettivamente può e deve diventare il dolce sottofondo della nostra giornata, incessantemente.
    Un altro suggerimento è ritagliarsi alcuni momenti esclusivi di preghiera, questi sono i miei (lavoro e ho due figlie piccole): mezz’ora al mattino per Lodi e preghiere varie e meditazione su testi di spiritualità; mezz’ora dopo pranzo (questa non ci riesco sempre) con la preghiera dell’Ora media e meditazione su poche pagine o anche solo poche righe della biografia di un santo; mezz’ora dopo cena con Vespri e meditazione su un libro biblico che leggo integralmente mensilmente su suggerimento della comunità di cui faccio parte. Un rosario al giorno mentre faccio altro (guido, cammino… etc.), cercando però di pregare BENE almeno una decina. E la S. Messa ogni volta che posso.
    E’ proprio vero, c’è una voce che suggerisce sempre: “Vabbè, oggi hai davvero da fare, per questa volta, solo per oggi, saltalo, questo momento di preghiera”; ma invece non bisogna cedere… alla fine si riesce sempre a fare quello che è davvero importante e lo si fa meglio. Lo dico, ma non sempre riesco a vincere questa voce, purtroppo…
    Scusate, non voglio mostrarmi brava, ma solo dare qualche spunto: da quando vivo così la mia vita è cambiata e ricevo una grazia dopo l’altra e in effetti riesco comunque a fare tutto, anzi molte cose di più di quando non dedicavo la mia vita alla preghiera!
    Grazie di tutto Costanza: ogni volta che ho mille cose da fare e mi ricordo che non sono ancora andata a Messa e anche se sembra proprio la cosa più folle in quel momento, penso a te e spesso questo mi dà la spinta ad andare.

  16. enrico venturoli

    Quando vado in bagno mi porto il cordeless, ma mai il cellulare, per essere rintacciabile da figli ed altri cari. Cerco di non farmi schiavizzare

  17. Gianfranco Falcone

    Grazie, Nami8. Luigi, “Il grande silenzio” l’ho visto e ho il DVD, che però non ha cambiato la mia convinzione che per chi è capace di fare silenzio dentro di sé il monastero è superfluo, per chi non è capace è inutile.

    1. Verissimo Gianfranco Falcone…..attraverso il silenzio vedi chi sei…perché vivi, per chi, e dove vai….buona serata da Tenerife….ciao !!…con Dio con noi…Dio scrive anche sulle righe storti attraverso il silenzio come la neve che scende senza fare rumore…..ciao !!!

  18. Dal Vangelo:
    …e si ritiro’ sul monte a pregare…

    Cristo che prega: non richiede nessuna ulteriore spiegazione.

    Vigilate e pregate per non cadere in tentazione, come da suo insegnamento di Pastore di Anime.

    Quanti cristiani oggi si occupano del “fare” che ben poco conta per la salvezza della nostra anima invece di pregare.

    (Nel giusto contesto; “che vale all’Uomo conquistare il Mondo se poi perde l’anima…”)

    Investigazioni che “istigano” la confusione nel Greggie di Cristo, pensando di aggiornare le menti dei fedeli, ma che in ultima analisi catechetica solo fomentare dissenso verso il Magisterio Ufficiale della Una Santa Cattolica Apostolica Chiesa Romana fedele al suo Pontefice Francesco. (Per Cattolici Romani).

    Il piu’ delle volte solo la subdola occupazione ipocrita per la gratificazione del nostro ego non ancora morto.

    A ognuno di noi invece rimane sempre viva e luminosa praticare la Buona Novella che di falsi profeti e commercianti del Tempio ce ne sono anche troppi.

    Come sempre, attuale e valido,: “sorgeranno falsi profeti e ne seduranno moltissimi” e nessuno puo’ negare che oggi 2017 la vendemmia di Satana e’ molto abbondante e la Ffede Cattolica Romana diventare sempre piu’ una favola del passato.

    (Quando ritornera’ Cristo in Potenza e Gloria trovera’ ancora Fede sulla Terra?)

    Cordiali saluti, Paul

    1. Hai detto bene….troppi falsi profeti a perdizione delle anime, oggi più che mai….sapere essere dolci come colombi ma astuto come il serpente, per non cadere nel eresia. Ciao buona giornata.

  19. arnaldomaccarini

    Durante il processo di canonizzazione di san Giovanni Bosco l’avvocato del diavolo sollevò un’interessante eccezione: “Con tutto quello che il Bosco faceva, quando trovava il tempo di pregare?”.
    Il postulatore allora prontamente: “E quando non pregava?”.

    Riuscire a fondere vita e preghiera è il grande trucco dei Santi. Far diventare preghiera il correggere i compiti, lo stendere il bucato, persino il fare all’amore con propria moglie, questa è la grande scommessa.
    Loro ci sono riusciti, ci hanno fatto vedere come si fa. Ora tocca a noi.

  20. In questo articolo dedicato alla preghiera e in questo giorno in cui celebriamo l’Epifania del Signore, imploro da voi tutti un preghiera per Caterina, dodici anni che rischia seriamente di morire per una improvvisa emorragia.

    Chiediamo a Dio un miracolo (perché di questo si tratterebbe) e la fortezza della Fede per la sua Famiglia.

  21. Nicola Chiarulli

    Qual è la domanda degli innammorati? Niente di speciale, niente di elaborato, niente di ricercato, niente di… “profondo”. Gli innammorati – semplicemente – si domandano: quando ci vediamo? Questa credo sia la domanda della preghiera, quando ci si sa aspettati ed amati. Andare a dormire sentendosi domandare “domani, quando ci vediamo?”.

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