Per me, la natura

IMG_0526di Emanuele Fant

Collezionare foglie di diversi colori, allevare tartarughine, tenere una lucertola in mano finché non sacrifica la coda per scappare. Alle scuole elementari la natura mi serviva per le prime, ingenue, prove di verifica: ero Dio o un semplice bambino? Potevo controllare la vita brulicante che mi circondava?

Adolescente, il mio rapporto con il giardino spontaneo in cui abitiamo, ha assunto toni in linea con lo spirito romantico dei liceali: di fronte a un tramonto commovente, non provavo soddisfazione, ma il desiderio frustrato di poterlo contenere in uno sguardo per intero. Mi struggevo di fronte all’ampiezza del mare che girava l’angolo dell’orizzonte senza specificare con il sottoscritto dove intendeva gettare il resto delle onde.  A quell’età si riconsegnano le chiavi del potere, il mondo sfugge alla cattura quanto le zanzare, e con la confusione si fa largo anche il sospetto che siamo creature.

Oggi che sono un papà, in certe gite domenicali non mi riesco a rilassare: io dietro ai parchi faunistici con gli ambienti realistici, sul fondo dei finti laghi per la pesca sportiva, nel folto delle siepi scolpite dai giardinieri, colgo di nuovo quella smania di governare la natura che ho sperimentato da bambino, e che scopro comune all’uomo.

Crediamo di possedere il creato recintandolo, svelando i meccanismi che Qualcuno ha preferito non esplicitare, lo proviamo addirittura a replicare. È una condanna che scontiamo da quando abbiamo perso confidenza col Giardino, ma qualcosa ci continua ad urlare che non possiamo accontentarci dei gerani in balcone. Il mio proposito per l’estate che viene è di godermi il paesaggio nel semplice ruolo di spettatore: nessuno mi ha affidato la regia della natura, per fortuna. Se in una sera di agosto con le stelle in cielo, mi coglierà di nuovo quella allergia da poltroncina, prego i miei familiari di avvertire il personale di sala: mi rimettano a sedere. Che io mi attenga ad ammirare.

fonte: Credere

 

2 pensieri su “Per me, la natura

  1. «Ammirare», ad+miror: sorprendersi, meravigliarsi, stupirsi, vedere con stupore, contemplare con rispetto, appassionarsi, essere preso da, essere curioso di sapere. Indispensabili occhi, cuore e cervello, occhiali e altri ausilii della vista possono servire, evitare la macchina fotografica e i telefoni “intelligenti” 😉

  2. Anonimo69

    Mi sembra un articolo di pura poesia, quello qui sopra. E la poesia ha un valore estetico IN SE’ a prescindere da ciò che rappresenta (indipendente, cioè, dalla bellezza, o bruttezza dell’oggetto rappresentato).

    Abbiamo qui un’espressione artistica (la poesia è arte), quindi un prodotto sommamente umano, che, però, nel caso specifico, trae la sua ispirazione dalla natura, la quale non è, se non in minimissima parte, opera dell’uomo. A69

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