Spiegare ai bambini ciò che sesso non è

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di Susanna Tamaro per il “Corriere della Sera

In questi ultimi giorni si è aperto a Trieste un acceso dibattito tra genitori e istituzioni per l’introduzione negli asili del «Gioco del Rispetto», un laboratorio didattico «volto all’abbattimento di quegli stereotipi sociali che imprigionano maschi e femmine in ruoli che nulla hanno a che vedere con la loro natura».

 Abbiamo davvero bisogno, mi chiedo, di un programma che insegni ai bambini le gioie del travestimento e alle bambine che possano aspirare a fare mestieri da uomini, in tempi in cui Samantha Cristoforetti ci parla dallo spazio? Il tabù delle professioni solo maschili è caduto ormai da tempo nella nostra società. Ci sono donne nei pompieri, nelle forze dell’ordine, donne che guidano navi da guerra e che pilotano caccia.

Premetto che non conosco i dettagli del progetto e sono sicura della serietà e della buona fede delle persone che lo hanno ideato e approvato — tutto quello che fa lavorare i bambini sull’emotività è giusto e importante — tuttavia questa notizia mi ha suscitato delle riflessioni. Il «facciamo finta che», mi sono chiesta, non appartiene da che mondo è mondo alle modalità di gioco dei bambini?

 Io, ad esempio, ho sempre provato un vero orrore per i costumi femminili, detestavo le principesse, i pizzi, il colore rosa, se c’era un ruolo che rivendicavo per me era quello del comandante di Fort Alamo o di un capo indiano, e in queste attribuzioni — che avvenivano cinquant’anni fa — nessuno mi ha mai preso in giro né represso in modo tale che io me ne ricordi come di una ferita. Non solo, ma giocando mi facevo sempre chiamare con un nome maschile, perché quella era l’energia che sentivo di avere addosso, e tutti intorno a me stavano al gioco. L’idea che i bambini abbiano bisogno di essere edotti in queste manifestazioni spontanee dell’età ha per me qualcosa di deprimente, perché sottovaluta la libertà e la creatività che c’è in ogni essere umano, specie se è piccolo.

Premetto che appartengo alla generazione che si è abbeverata ai libri della compianta Elena Giannini Belotti; la stessa generazione che, quando ha avuto i figli, non ha potuto far altro che osservare sgomenta che la stragrande maggioranza dei maschi amava fare brum brum, mentre le femmine adoravano correre per casa travestite da fate.

 Se fossi cresciuta in questi anni, sicuramente sarei stata classificata come una bambina sofferente di disforia di genere, e sarei stata avviata a un percorso terapeutico adeguato, dato il mio aspetto androgino e la mia predilezione per i mestieri allora proibiti alle donne. Sarei stata più felice? Contemplando con serenità la mia vita, ormai abbastanza lunga, penso di poter con una certa sicurezza dire di no. Sono una natura libera e il venire imprigionata in qualsiasi definizione mi rende insofferente. Per tutta la mia infanzia ho sognato una carriera militare, poi quando mi sono innamorata di un ragazzo, ho desiderato di sposarlo e di fare tanti figli con lui. Alla fine, dopo una vita sentimentale piuttosto intensa, ho privilegiato la mia natura solitaria, condividendo la mia vita in campagna con un’amica.

Per questa ragione mi interrogo sempre sulla centralità che ha preso nella nostra cultura l’urgenza di definire — fin dalla più tenera età — quella che sarà la nostra identità sessuale adulta. L’eros è una parte importantissima della persona e ci sono tante sfumature di eros quante sono gli esseri umani. Questo prepotente insinuarsi dei metodi educativi nella parte più segreta e intima dei bambini è qualcosa di inquietante. Da che mondo è mondo, i piccoli d’uomo hanno scoperto da soli come nascono i figli e cosa fanno gli adulti quando si appartano. Il percorso di queste scoperte coincide con quello del corpo, ed è un percorso fatto di penombre, di cose nascoste, di piccole conquiste, di grandi e improvvise folgorazioni.

 Da sempre, i bambini sperimentano tra di loro — protetti da qualche frasca o dall’ombra rassicurante di un letto — quelle che saranno le potenzialità dei loro corpi, lontano dagli sguardi indiscreti degli adulti. È un tempo di scoperta che esige la separazione dal mondo adulto. L’esplorazione del proprio corpo e di quello degli altri è un’attività che è sempre esistita, e che sempre esisterà. Probabilmente soltanto la nostra società malata di frantumazione ha bisogno di farla illuminare dalla sapienza degli specialisti, senza tenere conto del nostro innato senso di pudore.

Tempo fa, una mia amica si è sentita in dovere di spiegare alla figlia tredicenne, in procinto di partire sola per la prima vacanza all’estero, tutto quello che sarebbe successo se avesse avuto un rapporto sessuale. Un lungo silenzio ha accolto le sue parole. «Mamma, possiamo far finta che questa conversazione non sia mai esistita?» ha ribadito la ragazza, imbarazzata.

 Con l’entrata nella nostra società del mito dell’educazione sessuale come panacea di tutti i mali, i riflettori sono costantemente puntati su qualcosa che, a mio avviso, dovrebbe restare felicemente nella penombra. Viene il sospetto che tutto questo febbrile desiderio di spingere i nostri ragazzi a conoscere la nomenclatura delle parti intime, il loro uso, declinato in infinite e variegate possibilità, sia in realtà collegato all’inarrestabile declino di quella che una volta veniva chiamata educazione. Non essendoci più l’educazione, non ci rimane che quella sessuale.

Ma in che cosa consiste l’educazione sessuale, e soprattutto che cos’ha davvero prodotto in tutti questi anni di diffusione scolastica? Dovrebbe essere servita a far conoscere il corpo e le sue esigenze affettive, oltre naturalmente ad evitare malattie e gravidanze indesiderate. È stato davvero così? Se ci guardiamo intorno, non possiamo non notare che il degrado relazionale è purtroppo molto diffuso tra gli adolescenti. Tolta l’educazione della persona nella sua totalità, emerge ciò che sta appena sotto, vale a dire i modelli etologici delle grandi scimmie: il maschio dominante, le femmine ai suoi piedi, e gli esemplari non dominanti sottomessi alle prepotenze del branco.

 Esperienze come quelle di Trieste nascono per tentare di arginare questo fenomeno. Serviranno, mi chiedo? Ne usciranno davvero bambini capaci di rispettare l’altro? O sarà soltanto l’ennesima spolverata di politically correct su un problema ben più allarmante? La nostra società sta vivendo una gravissima emergenza educativa, un’emergenza che si sottostima o che si cerca di tenere a bada inventando sempre nuovi spauracchi e sempre nuovi bersagli «oscurantistici» da abbattere.

I bambini, in realtà, sono bombardati di informazioni e di messaggi politicamente corretti, ma questi messaggi non sembrano avere alcun potere educante, se non quello di confondere loro le idee, rendendoli ancora più insicuri e fragili. Si fanno vestire i bambini da principesse, ma quando si tratta di bloccare la vendita di un videogioco che istiga alla violenza sulle donne tutti improvvisamente diventano afasici. E se fosse giunto il momento di lasciare perdere le forzature ideologiche, da una parte e dall’altra, e di cominciare a parlare seriamente, tra di noi e ai nostri figli, di tutto ciò che sesso non è?

43 pensieri su “Spiegare ai bambini ciò che sesso non è

  1. Veramente…che mondo lasceremo ai nostri figli?
    Sono maestra di scuola dell’infanzia e mamma di 4 figli, dai 12 anni in giù.
    Prima di maestra e mamma sono stata piccola anche io e come lei, signora Tamaro, ero tutt’altro che amante delle gonne.
    Capelli corti, tutacce per potermi rotolare nell’erba, pistole per giocare a guardia e ladri o a pallone (adoravo torello e i calci di rigore). Mi ricordo che mi veniva la rosolia al solo pensiero del “vestitino a nido d’ape” che mia mamma puntualmente mi metteva per la foto di classe. Ma tutto questo era fisiologico; era il mio, il nostro crescere scoprire, diventare ‘noi stessi’, adolescenti e adulti equilibrati perché LIBERI.
    Fossi nata oggi chissà….mi avrebbero messo qualche pulce nell’orecchio e forse chissà come sarebbe andata!

    1. Giusy non cascare nella trappola di certi siti: hai notato come indulgono generosamente in descrizioni ed immagini erotiche? Chiediti: per un articolo dedicato ad un adulto ce n’era bisogno?

      Comunque la Tamaro si riferiva – credo – al caso “GTA”, alimentato da Repubblica, che ha visto coinvolti molti parlamentari e, peggio, molto peggio, genitori. Perché “peggio”?
      Leggi qui:
      http://www.wired.it/gadget/videogiochi/2015/02/07/violenza-gta-governo/

      Spero d’aver contribuito ad un chiarimento

      1. Giusi

        Fortebraccio non cado in nessuna trappola. Questo è un blog di adulti. I ragazzi purtroppo guardano e fanno ben altro e sin dalla prima adolescenza!

  2. Se facessimo tenere corsi di educazione sessuale dai bonobo, sicuramente avremmo adolescenti più responsabili di quelli che vediamo in giro.

    816 minuti di applausi per Susanna.

    1. Ai genitori, che con la loro sensibilità educano in modo personalizzato e dedicato alle loro esigenze i figli.
      L’educazione sessuale non può prescindere dal livello di crescita emotivo e affettivo di ognuno di loro.

      1. Non concordo, mi dispiace.
        Per almeno due motivi:
        – le tue motivazioni (in generale condivisibili), se estese allo studio della filosofia (per esempio) ne renderebbero di fatto ingestibile l’insegnamento. E se fossi sensibile alle stragi, come potrei sopportare la sfilza delle guerre/invasioni del corso di Storia (ok, sto esagerando, ma è per chiarire)
        – l’educazione sessuale – che normalmente fa parte del cammino “educazione al benessere del corpo” (ossa, muscoli, alimentazione, sistema cardiaco, digestivo eccetera) ha sostanzialmente due scopi: spiegare come siamo fatti; avvertirci sui problemi dovuti ad un cattivo “impiego”. Nel secondo caso, a differenza dell’alimentazione e dei problemi correlati (malnutrizione, obesità, carenze varie) per fortuna, si può anche decidere di non “impegnarsi” in alcuna attività, ma questo non vuol dire che non si debba essere informati. E quando dovremmo farla questa “educazione”, se non ‘prima’ che i ragazzi ci sfuggano?
        – aggiungo: temo che alle volte si confonda l’educazione sessuale con l’educazione all’affettività: la seconda è sì in capo primariamente ai genitori e dovrebbe iniziare dal primo giorno di nascita del figlio, e mai smettere…

        Scusa, torno un attimo sul secondo punto. la narrazione della Tamaro suggerisce una cosa: certe cose son sempre successe. Vado a memoria, ma credo di poter dire che negli ultimi 50 anni, si sia abbassata l’età del primo rapporto, ma drasticamente abbassato il numero di figli avuti da/di minorenni.
        A me sembra un bicchiere mezzo pieno.

        1. Che sia diminuito il numero di figli da madri minorenni, dato che dal 78 si può abortire legalmente, non mi stupisce…prima, le rare volte che non si ricorreva al matrimonio riparatore, piuttosto che rischiare la vita con la pompa di bicicletta, andavano a “lavorare” o “studiare” dove nessuno le conosceva e poi li davano alle suore.
          Semmai bisogna guardare il numero di gravidanze, quindi comprensivo di nascite e di IVG. E’ di questo dato complessivo che parli?
          Se è quello, il dato, allora c’è un trend positivo, altrimenti il bicchiere non è mezzo pieno, è caduto in terra e si è rotto.

        2. Non è che confondiamo l’educazione sessuale con quella affettiva, ne parlo sempre in modo distinto. La questione è che sono strettamente correlate, non si può fare “educazione” sessuale, senza educare all’affettività altrimenti risulta al massimo “informazione” sessuale.
          Mi fa arrabbiare il fatto che su alcune tematiche didattiche, tutte a dire il vero, le indicazioni ministeriali prevedano che i docenti tengano conto delle differenti capacità di apprendimento dei ragazzi classificandoli come BES, DSA con le varie tipologie, 104 con programmazione semplificata e 104 con programmazione differenziata, e che richiedano specifiche differenziazioni nelle fasi di programmazione didattica.
          Mentre per l’educazione sessuale si sparte a spron battuto con la riprogrammazione dei bambini in modo da orientarli a nuove forme di maternità e paternità. Mi sembra follia.
          Inoltre perdonami, il tuo paragone con le altre materie è estremamente superficiale e populista, perché alle elementari, quando i bambini fanno storia, in seconda elementare affrontano il tema della storia personale, la loro nascita, il loro svezzamento. Viene richiesto a loro di portare perfino le ecografie prenatali se ne hanno. Le maestre dei miei figli adottati hanno dovuto tener conto della sensibilità dei miei figli e hanno dovuto attingere a strumenti didattici diversi.
          Ultimo punto, scusa ancora, ma quello che tu indichi come ‘ “educazione al benessere del corpo” (ossa, muscoli, alimentazione, sistema cardiaco, digestivo eccetera)’ non è assolutamente educazione sessuale, ma un misto di anatomia, biologia e educazione igienica e sanitaria che possono essere fatti senza neanche toccare la sessualità.

  3. Aleph

    “Si fanno vestire i bambini da principesse, ma quando si tratta di bloccare la vendita di un videogioco che istiga alla violenza sulle donne tutti improvvisamente diventano afasici.” Giustissimo!!!

  4. Claudia

    Il gioco del rispetto era per far capire a bambini e bambine il rispetto dell’altro, che non è che i lavori domestici spettano alle donne e gli uomini fanno gli avventurieri.
    Mi fa piacere che per Susanna Tamaro questo sia scontato e conquistato. Purtroppo non è così nell’intera società. Non capisco chi si oppone dicendo che è “ovvio”. Sarà ovvio per loro. Ma io vedo tante situazioni dove non lo è affatto.
    Vedo bambine con scarpette troppo scomode per arrampicarsi, che rimangono indietro nei giochi coi bambini che invece hanno le scarpe da ginnastica. Vedo ancora mamme che si caricano d tutto in casa, e bambine che seguono, pensando che sia solo loro il compito di stirare o preparare la cena.
    Purtroppo vedo uomini che pensano che la donna sia una loro proprietà, che una volta sposata questa deve semplicemente ubbidire, fare figli, smettere di lavorare, non avere amici – maschi o femmine – al di fuori della famiglia, nè altri interessi, se no è una poco di buono. Donne che magari stanno tutto il giorno a casa con la televisione accesa, e le bambine/i che vengono su guardando donne in abiti succinti che fanno balletti di fianco a presentatori in giacca e cravatta. E magari non vedono la Cristoforetti che parla dallo spazio. Non è una ipotesi. Sono realtà che vedo.
    In questi casi ben venga la scuola, che trasmette la cultura della parità di opportunità (che non significa essere uguali, ma avere uguale libertà e possibilità), che dica alle bambine che posson fare il medico, e ai bambini che possono stirare.
    A me non serve, a susanna tamaro nemmeno, probabilmente neanche a chi scrive o legge questo blog. Ma ci sono tanti bambini per i quali la scuola èdavvero importante per “educare”, aprire mente e orizzonti.
    Quindi ben venga il gioco. Che non ha niente a che fare con l’orientamento di genere, ma solo col rispetto tra uomini e donne.

  5. io

    credo che, dopo aver “sdoganato” ogni possibile variante della sessualità umana – per cui essere politicamente corretti significa oggi non poter esprimere neanche un’opinione su prostituzione, compresa quella minorile, turismo sessuale, pornografia, autoerotismo, rapporti prematrimoniali, omosessualità, rapporti sessuali con gli animali e quant’altro – resta un’unica cosa che vagamente ancora ci indigna: la pedofilia; ma già c’è chi cerca di farla passare come una delle naturali varianti della sessualità umana. Ecco, questi programmi stanno preparando merce per i pedofili

    1. Beh, rallegramenti, mettere nella stessa riga autoerotismo, omosessualità, turismo sessuale e rapporti con gli animali è abbastanza temerario. Insista a non esprimere opinioni in proposito, la prego, sia molto politicamente corretta.

    2. Come sarebbe a dire che non si possa esprimere un’opinione su prostituzione e altro?
      Son 5 anni che si parla di moralità di certi politici e delle signorine e signorini che allietavano le loro cene galanti!
      Prima ancora c’era stato il caso delle ballerine (e non solo) della Rai e del loro passaggio per un certo divano…
      Turismo sessuale: da pochi anni ci siamo dotati di una legge che permette di perseguire gli italiani che fanno turismo sessuale all’estero con minorenni (in quanto non consenzienti per definizione). Sul suolo patrio le pene sono state inasprite recentemente.

  6. Serena

    Bell’articolo: complimenti alla Tamaro… E complimenti anche a Dolce e Gabbana per la loro intervista…

  7. Maxwell

    Chiedo scusa per l’OT del venerdi ( ne mancano pochi alla Settimana Santa )
    .
    Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo preziosissimo Sangue.Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.
    ( Recitata 33 volte il Venerdi Santo, libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdi, ne libera 5. Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI )
    .
    Se il prossimo Venerdi Santo 600 persone la dicessero in famiglia ( media famiglia 3,2 ) ci sarebbero 1920 persone che libererebbero dal Purgatorio più di 63.000 anime…..uno stadio Olimpico. 🙂

    1. Io la dico oggi e ci sto a partecipare alla Sortita dallo Stadio Olimpico del prossimo Venerdì Santo (Fuga per la Vittoria…).
      Approfitto per chiedere una preghiera per un bambino di nome Giovanni (reumatismo articolare acuto scoperto da poco) e per una vecchia signora di nome Ines (malore ieri sera). Grazie.

      1. …eccco, per esempio, a proposito della “scommessa di Pascal”. anche io potrei scommettere sull’efficacia della preghiera (vostra). Potreste farmi il piacere di pregare per la mie artrosi articolari ai ginocchi perchè mi facessero mono male e potessi camminare normale. Se non funziona starò uguale a prima. Non ci ho nulla da perdere. Solo da guadagnare. Io scommetto sulla vostra preghiera.

  8. Gemma

    Talvolta leggo questo blog, non condivido quasi niente, tuttavia ritengo importante confrontarsi sempre con posizioni differenti dalle proprie, per crescere e dialogare al massimo.
    Eppure c’è una cosa, una, che non tollero: la disinformazione, l’informazione sbagliata. Ci si può confrontare su tutto, ma i dati di fatto sono i dati di fatto. Questa volta non si tratta di interpretazione, eh.
    Non so quanti di coloro che si sono scagliati contro al ‘gioco del rispetto’ abbiano speso 5 minuti della loro esistenza per guardare alla fonte di cosa si tratta. Fatelo.
    Si trova tutto su internet, compreso il manuale di utilizzo per i docenti.
    All’estero, persino in paesi dove l’idea di famiglia è maggiormente tradizionalista, il gioco non ha suscitato alcuna polemica, proprio perchè NON TRATTA IN NESSUN MODO DI SESSUALITà, FAMIGLIE ‘DIVERSE’, COPPIE DI FATTO, GAY, LESBICHE, TRANSGENDERS. Niente di tutto questo! E la Tamaro (su sua diretta ammissione in testa all’articolo), più che informarsi (facendo del buon giornalismo) alla fonte, si è limitata a seguire l’onda lunga di distorsioni faziose prive di contatto col reale.
    Di cosa tratta il TERRIBILE gioco del rispetto?
    Sono una decina di vignette, con degli omini adorabili disegnati in stile infantile. Da un lato c’è la mamma col bambino, dall’altro il babbo col bambino. Sotto la vignetta della mamma, c’è la vignetta della maestra, con scritto MAESTRA. Sotto la vignetta del babbo c’è il maestro, con la scritta MAESTRO. Sotto la maestra c’è la PILOTA, sotto il maestro il PILOTA.
    Il MANAGER, la MANAGER. Il CALCIATORE, la CALCIATRICE. La CASALINGA, il CASALINGO. Così via.
    FINE. Quindi: rapporto madre/figlio, padre/figlio (FAMIGLIA TRADIZIONALE); all’interno della famiglia, con una mamma ed un papà, c’è chi fa una cosa, chi ne fa un’altra e tutti devono avere le medesime possibilità ed il medesimo RISPETTO nella scelta delle proprie aspettative.
    Stando a quanto leggo in questo blog, specialmente nella presentazione al libro ‘Sposati e sii sottomessa’, la parità di genere (intesa come uguaglianza nelle possibilità, nella realizzazione, nei SOGNI) è una visione delle cose da tutti condivisa, voi, me, la signora Miriano. Il gioco del rispetto parla semplicemente di questo. Dice ad una bambina che se le va e si impegna, da grande potrà collaudare auto da corsa; ad un bambino, che se da grande vorrà potrà fare il ballerino o il parrucchiere.
    In un contesto nel quale, ve lo assicuro per esperienza personale, non è un dato scontato. Non per colpa della chiesa cattolica, dei cristiani, del buon Dio, bla bla bla. Nessuno chiama in causa la religione. Per ragioni del tutto laiche di antropologia sociale, secoli di storia ed i loro schematismi (ripeto: laici, non sto dando la colpa ad alcun credo).

    Reputo necessario confrontarsi sull’omogenitorialità, sulle coppi di fatto eccetera eccetera. Sicuramente non ci troveremo mai concordi.
    Ma IL GIOCO DEL RISPETTO non ne tratta. Proprio per niente, nemmeno di striscio!
    Non capisco proprio dove sia il problema, nel merito, con questa pacifica iniziativa la cui sola colpa è aver mostrato una donna con la cazzuola e un uomo col ferro da stiro. Non voglio pensare che la prospettiva disturbi così tanto l’opinione pubblica.

    1. paulbratter

      ” Dice ad una bambina che se le va e si impegna, da grande potrà collaudare auto da corsa; ad un bambino, che se da grande vorrà potrà fare il ballerino o il parrucchiere.”
      Guardi che non c’è bisogno di fare nessun giochetto con scambi di ruoli all’asilo per affermare questo concetto che , le assicuro, i bambini di oggi hanno già ben consolidato. Quello del gioco del rispetto non è altro che un cavallo di troia.

  9. Chiara

    Forse la Tamaro farebbe bene ad informarsi meglio sul progetto prima di scrivere. Mi sembra un po’ un critico cinematografico che commenta un film senza averlo visto. Il mondo non è popolato da astronaute, anzi i commenti che ho letto sulla Cristofori – dai giornalisti ai semplici utenti di Facebook – dimostrano che c’è ancora parecchio da lavorare. Ben vengano queste quindi queste iniziative!

  10. Elena Maffei

    Mi permetto di rispondere, da Trieste, a Gemma e a Chiara; il progetto è molto più articolato di quel che appare dai due giochi cui si accenna. In città ormai molti conoscono i materiali e le schede del progetto completo, anche se solo grazie alle ripetute richieste di trasparenza da parte di genitori, consiglieri comunali e rappresentanti delle associazioni. Emergono aspetti sempre più sconcertanti, che hanno a che fare con un intento manipolatorio delle personalità in formazione che nulla ha a che fare con l’educazione. Sono un’insegnante, ritengo che anche dal punto di vista della qualità dei materiali proposti il progetto sia da rifiutare. Ci tengo a precisare che da parecchio tempo nelle scuole si sta tentando di introdurre progetti di “educazione” alla “sessualità, affettività, tolleranza” sempre più orientati alla destrutturazione delle personalità di bambini e adolescenti. Segnalo che ciò avviene nelle scuole di ogni ordine e grado, senza che alle famiglie venga data una reale possibilità di sapere ciò che viene proposto ai figli. Mancano informazioni complete e preventive sugli interventi, che possono anche essere affidati a persone esterne alla scuola, sulle quali non esiste nessun tipo di controllo.

      1. anonimo69

        Mah!…..quanto è complicato avere figli oggi e prepararli a vivere in una società così contradditoria come l’attuale. Io, comunque, personalmente credo, che un minimo di informazione sulla corporeità, vada data alle giovani generazioni. Qualcosa è giusto che sappiano sull’anatomia e sulle potenzialità del loro corpi.

        Come dargliela, in quale misura e un grosso problema, anche perchè, forse, l’educazione sessuale dovrebbe essere calibrata diversamente da soggetto a soggetto. Parimenti credo che dell’esistenza dell’omosessualità i bambini dovrebbero essere informati, ma, anche qui, come? Con riferimento ad una morale oppure no? Non saprei proprio che risposte dare a questi interrogativi, anche perchè credo che tali risposte dovrebbero essere personalizzate, e ciò che è valido per tizio non sia valido per caio.

        Una riflessione: per fare l’operatore ecologico (quello che una volta si chiamava “spazzino” o “netturbino”) bisogna superare un concorso per esami, ma per fare il genitore non occorre superare nessun esame: anche la persona più stupida o deleteria, può diventarlo.

        Io credo invece che se la genitorialità fosse più responsabile e più ponderata, tanti dei problemi che andiamo lamentando in questi post sarebbero risolti “ab ovo”. Per quanto mi riguarda, ho fatto un bell’esame di coscienza ed ho capito che non saprei fare nel modo migliore il padre, e, per il bene stesso dei miei figli, ho deciso di asternermi da qualsiasi paternità.

        Non si mette al mondo un figlio se non si è sicuri di svolgere il ruolo di genitore con tutta l’attenzione, il senso di responsabilità, l’abnegazione, la chiarezza di idee sui valori da tramandare, che sono necessari.

        Da ultimo, vorrei dire che non mi convince l’ipotesi della “educazione all’affettività”, perchè mi sembra assai strano che un sentimento come l’affettività possa essere oggetto di insegnamento. A69

          1. Vanni

            Voglio dire che, nonostante l’esame di coscienza, saresti (sarai?) un ottimo padre una volta conosciuto tuo figlio.

            1. anonimo69

              @ Vanni

              meglio di no, meglio di no, voglio troppo bene ai miei figli per fargli correre un’infinità di rischi (primo dei quali, quello di avere un padre come me). Meglio abdicare dal ruolo genitoriale se non si è sicuri di farlo bene: se poi le cose vanno male, mica si può tornare indietro. A69

  11. Elena Maffei

    Mi permetto di rivolgermi a anonimo 69 e a tutti i potenziali genitori che fraquentano queste pagine…credo che la maternità e la paternità vadano vissute come doni di natura o di Dio, per chi ha la grazia di riconoscere il Padre. I vostri figli per prima cosa vi ameranno, dal primo istante scioglieranno tutti i nodi che la mente e il cuore a volte aggrovigliano, anche senza motivo. Vi faranno sentire forti, saldi, invincibili..credetemi, faranno tutto da soli. Certo, per i cattolici è più facile. Ma anche la natura, ed è questo il sigillo della Creazione, sa “far funzionare” le cose. Soprattutto non fatevi intimorire dal “brutto mondo”: la vita è splendida, sempre e comunque…ed è dono di Dio avere i piccoli con cui condividerla.

    1. anonimo69

      @ Elena Maffei

      mah! Oscar Wilde diceva: “I figli cominciano con l’amare i propri genitori, poi li giudicano e, infine, quasi mai li assolvono”. Non sempre i figli ci amano e non sempre ci sono grati di averli fatti nascere.
      Il “brutto mondo” non si limita ad intimorire ma mette in pratica le minacce che promanano da lui. A69

  12. anonimo69

    Inoltre non sono certo il solo a pensarla così. E’ con me, nientemeno che l’Ecclesiaste (cap. 6) “Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui; 4 perché l’aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; 5 non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell’altro. 6 Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo?”
    A69

    1. Elena Maffei

      Sul piano delle citazioni mi arrendo…ma sull’esperienza di vita, mia personale e dei 20 anni di scuola che ho festeggiato, non posso che confermare il mio Sì alla vita. Da giovane capivo meno cose perché studiavo ma non bastava. Poi ho cominciato ad ascoltare e a vivere, anche attraverso le esperienze delle famiglie dei miei primi alunni. Devo molto ai genitori dei miei studenti, sono una vera risorsa umana e professionale. Grazie alle mamme della mia prima classe di scuola elementare sono diventata mamma nel cuore prima che nel corpo. Non so se reggono il confronto con Wilde e il resto…ma per me sono state testimoni di vita.

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