di Paolo Pugni
Più leggi le scritture, e libri di santi, più aumenta la confusione: e l’equilibrio tra carità e verità oscilla paurosamente come una barca nella tempesta. Un attimo è tutta dolcezza e perdono, quello dopo è fermezza quasi dura, annuncio ruvido, senza cedimenti.
Così non sai mai che strada scegliere, anche se sai bene che alla fine è sull’amore che sarai giudicato non sulle lezioni di catechismo. Non ci sarà una commissione d’esame con casi cavillosi e paragrafi, ma un abbraccio nel quale correre o dal quale, spaventato –il talento l’hai nascosto sotto terra- fuggire per piombare nella pece ardente della tua libertà.
Poi una illuminazione, chissà se verace. Quando ti insegnano ad essere capo in azienda ti spiegano che non puoi essere uno tutto d’un pezzo, ma farti tutto a tutti. La chiamano leadership situazionale e vuol dire che a seconda del grado di maturazione del tuo collaboratore devi essere più direttivo o più motivante.
E se fosse così anche con l’accoglienza? Con l’annuncio?
Se dovessimo farci tutto a tutti (ma non l’ha detto san Paolo?) e ad ognuno dare quello che gli serve a seconda di ciò che necessita per capire Dio. Per capire che Dio lo ama. Che non è giudice o tiranno. Se la mia fatica fosse questa: capire che cosa ti devo dare del tesoro infinito che è Dio e agire come se ci fosse Lui?
Mi sto rendendo conto che molti stanno sulla soglia spaventati e convinti che per loro ormai i giochi sono fatti, che comunque vada, esista o no un Dio, la partita è chiusa, non possono essere perdonati. Perché sono arrivati a temere questo? Che responsabilità abbiamo noi nel tenere loro chiusa la porta?
Come possiamo spiegare che c’è posto per tutti, che ciò che noi crediamo non è un codice legale ma una dolcezza che ti fa stare bene?
Come si fa a capire?
Sarà mica quel discernimento? Quella lettura che i santi anno fare? Quel tratto brusco che aveva padre Pio capace di mescolare tenerezza e violenza? E che ognuno di noi è mandato in quell’ambiente che più si adatta alle sue qualità, solo volessimo ascoltare il messaggi di Dio?
E allora perché cerchiamo di imporre un medesimo stile di annuncio come se ci fosse solo un modo di farlo e un solo tipo di fratelli?
Che cosa si può fare per amare come Dio amerebbe?
L’ha ribloggato su mondidascoprire.
Grazie!!!! Credo che sia la risposta più vera a quanti contrappongono Francesco a Benedetto XVI. Lo Spirito non solo soffia dove vuole ma come vuole e spesso si diverte a scombinare le nostre carte. Basta guardare alla diversità dei carismi nella Chiesa, ma leggendo i documenti di tutti, se veramente ecclesiali, si trova alla fine sempre una grande affinità di giudizio.
Vero! Questo oscillare tra verità e amore é anche la sfida alle mie scelte
…..Molti sono convinti che la partita è chiusa……
Io credo che la colpa sia della Chiesa, da quando ha abolito la parola ”peccato” e da quando hanno iniziato a fare gli assistenti sociali anziché i sacerdoti….. Troppe pastorali e poco confessionale.
Andate a chiedere in giro le 3 condizioni perche un peccato sia mortale e troverete decine di paia di occhi che ci scruteranno come se veniste da una galassia lontana lontana… Chiedete i 10 comandamenti e i 7 vizi capitali e passate per dei fuoriusciti dal manicomio….. Chiedete infine le condizioni necessarie per una confessione e siete fuori dal sinedrio Vaticano2…….. Più si è parlato di ” Dio è Amore ” e più è diventato ”Dio è ammmmmmmoreeeeee”.
Se la Chiesa non torna a parlare di peccato non potrà MAI ( a mio modo di vedere ) parlare in maniera giusta di PERDONO,AMORE,MISERICORDIA.
Poi chi non vuole seguirla vada pure all’inferno, ma almeno ci andrà con la pancia piena e senza complicità.
@Maxwell: detta così mi pare un pò riduttiva come analisi. Certamente ciò che dici è vero, ma credo sia solo una parte del problema. Secondo me quello che spesso manca è un annuncio INTEGRALE del cristianesimo, che comprende innanzitutto la dimensione dell’avvenimento. Avvenimento storico, fatto concreto avvenuto 2000 anni fa e che riaccade ancora oggi nella storia, attraverso la Chiesa e chi a questo Cristo appartiene. Da qui viene una visione integrale anche dell’uomo, dei novissimi, del peccato, della misericordia e della Vita Eterna.
Credo che se non si riparte da lì si rischia di esaltare ora una ora l’altra componente del Cristianesimo: ora la giustizia (ricadendo nel moralismo), ora la misericordia (cadendo nel buonismo), ora la componente spirituale (cadendo nello spiritualismo) ora la componente attiva (ricadendo nel materialismo o nell’attivismo) e così via.
Ma il Cristianesimo sta in piedi come un corpo armonioso, in cui ciascuna delle parti è funzionale al tutto.
Se così non è e si accentua solo una cosa il corpo non sarà bello ma deformato, e ciò che si annuncia non sarebbe il Cristianesimo, ma una sua caricatura.
Almeno: questo è ciò che penso io a partire dalla mia personale esperienza
Ama e fa cio che vuoi.
Paolo, vorrei dire tante cose ma meglio che mi limiti a una citazione: “non vi basto a ringraziare” 😀
L’amore però è un concetto molto ampio e non basta dire Ama e fai ciò che vuoi se non lo si inserisce nell’amore di Cristo…perché Dio ha mandato Cristo per spiegarci bene con un esempio concreto visibile, tangibile, vivo e presente cos’è l’amore di Dio per noi…non a caso i cristiani portano una croce al collo !! L’amore vero è morire, come è morto Cristo, per l’altro…soprattutto per quelli più lontani. Di fronte a questo “morire” di Cristo per te (e di coloro che lo imitano davvero) sta la scelta individuale di ciascuno: se il cuore resta di pietra fino all’ultimo non c’è niente da fare…ma questo solo Dio lo può giudicare e nessun altro, ed è vero che difficilmente i cuori restano di pietra perché persino i persecutori se hanno di fronte una morte santa si convertono e la morte del Santo non è vana ma porta conversione. Nostro dovere e fonte d’ispirazione è la Carità di Cristo che è un “morire” per l’altro…a volte morire significa anche testimoniare la verità fino in fondo, a volte col silenzio, a volte con la parola…ma la migliore testimonianza della Verità resta sempre questa disponibilità a “morire” quotidianamente per l’altro… è molto difficile, a volte quasi impossibile… ma è un cammino che vale la pena fare, che forse durerà tutta la vita, ma se abbiamo Cristo con noi il discernimento è guidato dallo Spirito e a poco a poco le nebbie si diradano! Questa è la mia umile testimonianza.
Mic sono più che mai d’accordo con te. GRAZIE
L’ha ribloggato su AD MAIOREM DEI GLORIAM.
Sono pienamente d’accordo con Simona e Maxwell. Due commenti che dicono tutto. Isabella
E comunque quando dici “Un attimo è tutta dolcezza e perdono, quello dopo è fermezza quasi dura, annuncio ruvido, senza cedimenti” mi viene in mente Cristo in Croce e l’eroismo forte e deciso della mitezza, del silenzio, del dominio di sé, della sofferenza che ha un senso e prende su di sé il male per redimerlo… ci può essere esempio più concreto?
tutte virtù sante… chi ricorda quell’immagine meravigliosa del film Mission dove verso la fine il sacerdote, pur sapendo che gli avrebbero sparato contro, inizia la processione imbracciando la croce di Cristo e il Santissimo Sacramento…quella è un immagine meravigliosa, virile! Di quella virilità eroica di cui parla tanto anche Costanza…dare la vita per la Verità senza compromessi…e qui c’è fermezza al punto da dare la vita! Ma al tempo stesso l’annuncio ruvido e senza cedimenti di chi la croce la tiene innalzata e non l’abbassa neanche se gli sparano contro! E questo sacrificio eroico oggi lo testimoniano ogni giorno i martiri cristiani di cui si parla così poco… ecco l’equilibrio forse è tutto qui…la carità di chi non impone nulla ma neanche cede su ciò che per lui è vitale e continua a darne esempio!
Non so se riesco a spiegarmi…
Hai spiegato benissimo 🙂
Ti sei spiegato benissimo.
Giusto per rendere giustizia al genere femminile di cui con orgoglio faccio parte, esco dall’anonimato e rivelo che Mic è Micaela abbreviato!
E grazie dell’incoraggiamento…
Credo che al mondo manchi questa virilità al momento…c’è nostalgia di cavalieri che difendano le cose buone, belle e vere a costo della vita!
Ecco tutto questo discorso per dire che l’equilibrio tra la dolcezza e la fermezza forse sta proprio nella determinazione di difendere e custodire una cosa bella per la quale abbiamo rispetto e che per noi è “sacra”: la mitezza sta proprio nel far capire agli altri dov’è la bellezza e la sacralità delle cose laddove gli altri non ne hanno la percezione…e come si fa a farlo capire? Proprio difendendole e divenendone custodi…questo manca alla Chiesa in questo momento. Si è più preoccupati ad attrarre l’interlocutore per paura di perderlo andandogli incontro a tutti i costi per fare “pubblicità” alla Chiesa mentre invece c’è bisogno di difenderne i valori così minacciati e incompresi! Cristo ci ha fatto capire con il suo sacrificio che la vita umana è sacra ! E’ stato custode della Volontà di Dio fino ad accettare la croce proprio per rendere testimonianza al Suo amore. Solo nella croce dolcezza, fermezza e annuncio duro quasi ruvido trovano un equilibrio perfetto e oso dire, drammatico. Perché l’annuncio è drammatico, lo sperimentiamo ciascuno di noi, così come in questi semplici post di Pugni c’è tutta la drammaticitià che vivono i credenti del 2015.
Scusate se ogni tanto intervengo anche un pò confusamente ma non dovrei stare qui a scrivere su questo blog e con questo ho detto tutto…ho un motivo in più da aggiungere nella mia lista di peccati da confessare!!Un abbraccio a tutti con stima per tutti quelli che scrivono, siete grandi e mi avete dato un sacco di spunti di riflessione che mi hanno fatto un gran bene!
L’altro giorno sul blog di un’amica c’era un post “logica onnivora” ribloggato dal web in cui spiccava un’immagine oscena di Gesù in croce con parole altrettanto volgari. Ho commentato che per me parole ed immagini erano una pugnalata al cuore e basta. Poi ho pianto e così ho liberato il mio cuore dalla rabbia, dalla delusione e mi sono riempita di compassione per la mia amica che aveva “sporcato” il suo blog e per gli autori di tanta infamia. Ecco ho cercato di essere ferma e dolce andando contro il mio temperamento che invece tenderebbe ad essere tutto il contrario.
Belle parole, Mic. Ma (e lo dico senza spirito di polemica) chi dovrebbero essere i cavalieri che difendono le cose buone, belle e vere a costo della vita, nel contesto odierno? Spiegati meglio (per cortesia). A69
Tutti coloro che riescono a discernere e quindi a “vedere” le cose belle, vere e buone…anche perché quando riesci ad intravedere un po’ di luce nell’oscurità e tieni davvero ad un valore che ti “fonda” nella tua stessa identità viene spontaneo difenderlo talvolta a costo della vita! Se credi nella sacralità della vita anche se rischi che ti licenzino perché ti rifiuti di consigliare la pillola del giorno dopo come è successo a quell’infermiera di cui hanno parlato i giornali, corri il rischio e affronti la tua battaglia perché sai che stai difendendo una vita umana, anzi più d’una (quella della futura mamma e del bambino). Quell’infermiera è un cavaliere! E dopo di lei potremmo continuare con mille esempi di cavalieri intrepidi che affrontano le loro battaglie quotidiano in famiglia, sul lavoro, etc.
Non è forse un cavaliere una moglie che cerca di tenere in piedi un matrimonio in crisi? Non è forse un cavaliere un padre che cerca di dialogare con il figlio adolescente ribelle? Non è forse un cavaliere il medico che rifiuta un aborto? Non è forse un cavaliere un sacerdote che fa un’omelia scomoda e parla con dolce fermezza di peccato rischiando di svuotare la chiesa perché alla gente fa più piacere sentirsi in pace nelle proprie menzogne? Non è forse un cavaliere una mamma che si licenzia dal lavoro per stare a casa con i figli anche se rischia l’incomprensione dei familiari e rinuncia ad un po’ di materialismo imposto dalla società?
Credo che cavalieri possiamo esserlo tutti purché difensori e custodi mai aggressori! Il cavaliere custodisce, testimonia con il valore irreprensibile della propria vita e della propria coerenza. E’ difficile, non è scontato; accetto quando polemicamente si rinfaccia ai cristiani di non essere sempre coerenti. Ma almeno una strada da percorrere ce l’abbiamo e sappiamo in che senso la coerenza è d’obbligo. Meglio avere una strada che ti interpella su una coerenza improntata alla bontà e ai valori di sacrificio verso il prossimo, anche se ostile, piuttosto che andare su strade che impongono la distruzione di chi la pensa diversamente… L’esempio drammatico di ciò che è accaduto a Parigi in queste ore è molto eloquente in questo senso e fa capire bene come è facile la confusione tra bene e male, la strumentalizzazione irrazionale della religione etc…purtroppo.
Ci stiamo dentro. Quest’epoca è un epoca che esige un chiarimento definitivo di concetti drammaticamente antitetici che di volta in volta vengono estremizzati dai media e generano confusione. Il discernimento dei santi è un a cosa sempre più da santi…oggi ragionano tutti a titoloni di giornali! Ecco il vero cavaliere è un santo, virile anche nel suo voto di castità.
@ Mic
indubbiamente il “cavaliere” da te descritto è un eroe, e, per chiarire bene il significato che io do al termine “eroe”, farò riferimento ad una testimonianza di Cossiga, fatta poco prima di morire. Cossiga raccontò che quando la DC decise di proporre il referendum contro il divorzio (prima metà anni 70, dato che il referendum si svolse nel ’74), fu spinta a ciò dalla chiesa e dallo stesso Paolo VI. E racconto di una drammatica direzione DC, in cui Fanfani (allora segretario del partito) comunicò a tutti i notabili (Moro, Rumor, Taviani ecc.) come il papa gli avesse chiesto di portare avanti la raccolta di firme e come Fanfani avesse risposto, al papa, che il referendum sarebbe stato sicuramente perso. Al che Paolo VI avrebbe risposto che ciò non importava e che era necessario fare comunque la battaglia referendaria per rendere “testimonianza”. Dopo questa comunicazione, nella direzione DC (a cui era presente Cossiga), scoppiò un’animata discussione, perchè alcuni (sopratutto Rumor) erano contrari ad andare incontro ad una sicura sconfitta politica (come poi avvenne). Fu Moro a concludere che, anche se la sconfitta politica era certa, non ci si poteva esimere dal compiere quanto la chiesa richiedeva.
Ecco dunque il primo requisito dell’eroe: l’essere disposti a combattere anche le battaglie perdute.
L’infermiera che nega la pillola del giorno, il medico che nega l’aborto, sanno già l’interessata provvederà diversamente, aggirerà l’ostacolo e sarà oltretutto irritata per l’impoppo trovato.
Ed effettivamente per combattere le battaglie perdute ci vuole lo spirito e la fede di un cavaliere medioevale (o perlomeno di quello che riteniamo essere “un cavaliere medioevale”).
Ma non basta, c’è anche un 2° requisito: per essere veramente “eroi” ci vuole la consapevolezza di subire un danno da quella scelta, perchè, se non si subisce alcun danno, si può parlare di persone coerenti con le proprie convinzioni, ma non di “cavalieri”, di “santi” e di “eroi”.
I capi della DC furono dunque “eroi” (anche se loro malgrado).
Per cui, non tutti coloro i quali fanno la scelta di combattere lo spirito del mondo, lo fanno con eroismo. Io NON sono sicuro, ad esempio che, se l’obiezione di coscienza non fosse riconosciuta dalla legge 194, ci sarebbero lo stesso molti medici ed infermieri che obietterebbero, credo, anzi, che ce ne sarebbero moltissimi meno. A69
Quando dici _ “per essere veramente “eroi” ci vuole la consapevolezza di subire un danno da quella scelta, perchè, se non si subisce alcun danno, si può parlare di persone coerenti con le proprie convinzioni, ma non di “cavalieri”, di “santi” e di “eroi”_ credo che il discorso di possa ampliare nel senso più spirituale se vuoi e cioè i veri santi ed i veri eroi così come i veri e nobili cavalieri medievali sono coloro che lasciano tutto per la “perla preziosa” che sanno di aver trovato e quindi in questo “lasciar tutto” piuttosto che cercarsi un danno non lo temono! Si affidano totalmente a Dio, alla Sua Provvidenza e sanno con una certezza interiore e davvero impavida che il loro Signore saprà trarre un bene maggiore dalla loro sconfitta…e questo bene è proprio per coloro che stanno combattendo e che paradossalmente danneggiano il santo e l’eroe! Cristo è l’eroe per eccellenza! Davvero, non trovo umanamente parlando un esempio più eloquente e permettetemi di dire più seducente di questo! Costanza centra in pieno il titolo “sposala e muori per lei” … il cavaliere medioevale si ispira a questo tipo di eroismo, ma ce lo siamo dimenticato purtroppo…
Ringraziamo e lodiamo Dio, sempre, ma soprattutto nei momenti del dolore e della prova! La sofferenza è il sale della vita… Il 99% tocca al Signore,svegliarci e scuoterci dalla pigrizia, dall’alba al tramonto…;l’uno % spetta a noi suoi collaboratori,servi inutili buoni e fedeli. Ora et Labora! Dio mio,aiutami a rinnegare me stesso, per essere felice e docile ogni giorno alla Tua santa volontà! Amen! La confusione.tutta la realtà,riflette il Suo Amore onnipotente e Misericordioso.Tutto è Grazia. E’ utile e necessario tutto ciò che accade nella storia della salvezza. Serve per conquistare un’identità precisa, che mette in grado di dialogare meglio con tutti !! Gesù mio,credo, confido in Te! Ma Tu aumenta la mia fede! Amen!!. Alleluia!!
Per intanto grazie a tutti
Paolo: grazie a te, sempre molto chiaro e pieno di saggezza.
E’ difficile da seguire alla lettera, ma la 1 Lettera di Giovanni 4: 7-12, 16-21 e 5: 1-3 mi aiuta sempre a focalizzarmi di nuovo su cosa è importante
“Che cosa si può fare per amare come Dio amerebbe?”
Amare come Dio ci ha amati… come ci ha amati?
Il problema sta tutto nella risposta personale che ognuno dà, sull’esperienza dell’amore che da Dio ha ricevuto.
Il problema è che è Dio ha amato tutti nella stessa maniera, qualcuno forse di più, ma nessuno di meno.
E se saremo misurati sull’amore, l’amore verso il prossimo il problema sarà in cosa crederemo di avere amato il prossimo? Regole, richiami, catechesi, ammonimenti, avvertimenti, sdegno, riprovazione o cosa?
Come ci ha amato Dio in Gesù Cristo?
Da cosa scaturirà il nostro amore, Caritas Christi?
Il Vangelo ci viene in aiuto con un episodio piuttosto conosciuto… Amerà di più chi , colui, colei al quale è stato più perdonato.
E non solo amerà colui dal quale ha ricevuto il perdono, ma amerà il prossimo di questo amore “perdonante”, misericordioso che ha ricevuto (che sarebbe in realtà un imperativo…).
La domanda quindi diviene: ci sentiamo noi perdonati? Perdonati di un Amore sovrabbondante e soverchiante, illimitato e gratuito, disarmato e disarmante, un Amore Divino…
O tutto sommato, non essendo poi noi così “malaccio”, quasi bravi figli, bravi cristianucci, osservanti, quasi ferventi, certamente attenti ed ossequianti, non necessitiamo di essere investiti, trasformati, benedetti, salvati e rigenerati, dal Sacrificio di Cristo?
Si perché non poco siamo costati… solo il Suo preziosissimo Sangue sparso sul Calvario.
…sempre con questo sangue dappertutto!
Il sangue, come ben sai caro Alvise, è carico di forti simbolismi anche in un pensiero laico…
Perché tanta meraviglia?
Il sangue è vita, è la nostra “linfa”, è appartenenza, è tante cose non necessariamente “truculente”.
Dal costato di Cristo (sempre come ben sai), sono poi sgorgati sangue ed acqua, altro elemento fortemente simbolico, l’elenco delle cui valenze per oggi ti risparmio 😉
…l’ancestrale simbolismo magico-religioso (sangue di cresta di gallo nero contro il foco di S.Antonio, ancor oggi)
(ti risparmio l’elenco anche io, delle cui valenze)
Ci sta anche quello… ognuno ci veda ciò che vuole nel sangue.
Vogliamo metterci il mito dei vampiri?
Io sto ai simboli e ai valori che mi sono stati rivelati e che ho riconosciuto… tu fai come credi meglio in ciò che vi riconosci (sempre che ecc. ecc…)
…il pensiero magico è un fatto anche quello (che esista) (non che funzioni) (se non nel benificio che qualcheduni ci hanno nel crederci)
@Alvise: non c’è una norma per l’abuso delle parentesi?
…mi vengono così, tonde tonde!
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“Che cosa si può fare per amare come Dio amerebbe?”
Caro Paolo, questa è una domanda da un milione di dollari! Dice già di un animo disposto a immedesimarsi con Dio. Però come si fa, davvero? E come brucia la domanda quando bisogna affrontare situazioni concrete, un figlio che fa fatica o degli amici che stanno sbandando!
Io credo che il lavoro grosso da fare sia sempre quello di scoprire quanto Dio ama noi, tenendo quindi desto il rapporto con Lui. E’ una cosa lenta, ma dà i suoi frutti nel tempo. Ti fa vedere le cose e le persone in un altro modo.
Poi nei dettagli concreti arrivano le domande e i dubbi… parlare con quello lì è davvero correzione fraterna e carità o non piuttosto presunzione, e invadenza? Non parlarci è davvero rispettare la sua libertà, o non piuttosto una comoda non presa di posizione, rispetto umano e in fin dei conti indifferenza?
Credo che bisogna accettare il rischio di prendere una cantonata, o di fare la cosa giusta senza alcun esito perché l’altro è libero di rifiutarti.
E prima di fare qualsiasi cosa, pensarci bene e pregare lo Spirito Santo ” dammi le parole giuste per non mortificarlo, anzi, dammi pure il tono di voce e l’espressione facciale giusta visto che ci sei!”…
Però se non c’è il cuore cambiato dalla consapevolezza che Dio mi ama, e ama me così conciato, questi possono risultati stratagemmi, pose e in ultima analisi finzioni che non portano a nulla.
Grazie per averci richiamato che la vera domanda sulla vita di tutti i giorni non è: “cosa devo fare?” ma: “Cosa farebbe Dio nei miei panni?”
Grande! Questa risposta la condivido in pieno! Ma è così difficile a volte, soprattutto quando hai a che fare con parenti e amici cari!
Grazie bellissima! Mi aiuta a riflettere
grazie a voi!
L’ha ribloggato su La notte è silenziosa….
Grande paolo, bella riflessione, interroga. Io credo che nel momento in cui sperimenti la misericordia di Dio non puoi far altro che essere misericordioso, e testimoniare che Dio ama incondizionatamente, il rimprovero avviene quando con c’è la correzione, ma San Paolo dice che la correzione deve essere tra quelli dentro la Chiesa, non verso quelli fuori, loro li giudicherà Gesù Cristo, chi siamo noi per farlo? E qualcuno dice che l’inferno è vuoto. Lui è venuto per tutti. padre Pio aveva autorità. Di quelle che Dio mi basta del tuo giudizio non me ne frega niente se sei venuto da me devo dirti dove sta la verità! la Verità si testimonia, non si dice, nella vita quotidiana.