«Fa’ silenzio, càlmati!»

L’amico Giovanni Marcotullio, che normalmente scrive su LaPorzione.it  (già conosciuto su questo blog anche per una delle primissime e delle più belle recensioni di Sposati e sii sottomessa),  ci ha chiesto di  pubblicare anzitutto qui questo suo articolo, dato che il suo portale sta compiendo una migrazione a un nuovo sito proprio in questi giorni. Con gioia lo accogliamo.

Gesù_dormiente_nella_barca_-_Icona_russa

di Giovanni Marcotullio

Non vorrei scatenare alcuna zuffa mediatica, ma sento di dover prendere la parola in merito alle sterili polemiche in cui i cattolici si stanno dividendo in queste ore e in queste giornate. Ci vorrebbe una parola distesa e distensiva, chiara e chiarificatrice, e se ci penso troppo smetto subito di scrivere. Però io devo scrivere, e mentre sento l’esigenza bruciante di dire cose che mi vengono da dentro spero che avvenga il miracolo: che quanto brucia in me rinfreschi fuori di me, e che lo sdegno che mi si accende nelle ossa spenga i toni accesi delle voci che, per dirla con il Borromeo manzoniano (un altro vescovo modernista, a quanto pare), vorrebbero esortare «il generale ad avere paura».

Perché di questo si parla (fin troppo), e fa molta tristezza vedere che sono in preda al panico personaggî che in altre situazioni si erano già dimostrati calmi e lucidi, fiduciosi e quindi forti.

Il Papa starebbe smarrendo la bussola. Il Papa l’avrebbe smarrita da un pezzo. Addirittura Bergoglio, il Vescovo di Roma, non sarebbe mai stato Papa, perché Benedetto XVI avrebbe rinunciato all’episcopato romano soltanto, e non al papato. Oppure no, Bergoglio è Papa, e anzi il problema è proprio che i Papi sono due – cosa che ha certamente a vedere con la (prossima) fine dei tempi (lo suffragano anche svariate rivelazioni private!). Nessuna delle sciocchezze che ho elencato sopra, purtroppo, è priva di autore e – come esige lo spirito di contesa e di divisione – di seguaci, di partigiani, di zelanti divisori del corpo di Cristo. Ricostruire la storia di ognuna di esse sarebbe inutilmente lungo e non attiene a quanto mi preme dire qui; d’altro canto il loro elenco (lungi, purtroppo, dal potersi dire esaustivo) risulta utilmente ricapitolativo delle tendenze velatamente scismatiche ed ereticali che serpeggiano “en angeli lucis” tra i media – cattolici e non.

La mia tristezza si accresce quando vedo che accorti intellettuali cattolici sbandano reiteratamente, su questa pista, al punto da giungere a suffragare le proprie sciagurate prospettive con le letture di “intellettuali” dichiaratamente non credenti, e cui per ciò stesso manca l’orizzonte ermeneutico fondamentale della vita della Chiesa (che è la fede che spera e diventa fattiva nell’amore). «Ma perch’io non proceda troppo chiuso», come direbbe il Poeta, chiariamo che sto parlando di Antonio Socci e di Massimo Cacciari. E qui è subito necessario che io mi fermi, per sgombrare il campo da sospetti che risulterebbero tanto fastidiosi quanto inutili: nessuna ostilità, nemmeno la più piccola antipatia mi offusca la vista quando guardo a Socci e a Cacciari, che anzi considero menti acute e interlocutori di livello. Nessun problema, anzi, a dichiararmi subalterno a loro per cultura ed erudizione1, ma come dopo Elifaz, Bildad e Sofar osa prendere la parola anche il giovane Eliu (Iob 32-37), così faccio pure io, che spero di condividere con Eliu l’età e con Daniele (Dan 13) l’esito dell’intervento.

Quanto a Socci, in più, aggiungo alla stima e alla riverenza dovute alla sua già consueta acutezza anche l’affetto del correligionario e la cura che un membro del corpo di Cristo deve a un altro membro evidentemente piagato. Le sofferenze che hanno messo e mettono alla prova la sua vita sono note a tutti, per cui non è d’uopo che farvi cenno. Tale cura, del resto, può doversi esprimere nelle forme di una cauterizzazione, e so che su questo egli stesso sarebbe d’accordo con me – dal momento che è lui il primo a supporre di dover cauterizzare il capo della Chiesa visibile.

E tale cauterizzazione, che Socci dispensa appassionatamente da molti mesi ormai, trova il suo ultimo casus nella sofferenza di molte altre membra del corpo di Cristo, ossia i cristiani iracheni perseguitati dall’ISIS e costretti all’esodo. Proprio in seguito alla conferenza stampa rilasciata dal Santo Padre sul volo di ritorno da Seoul a Roma, l’altro ieri, Socci ha dato corso, sulla carta di Libero, alla sua vena più amara:

Prima, per settimane, un’evidente reticenza, quasi imbarazzo a parlarne. Perfino l’iniziativa di preghiera della Cei del 15 agosto scorso è stata passata sotto silenzio dal Papa che evidentemente ha in antipatia la Chiesa italiana. Ora, finalmente, dopo una ventina di giorni di massacri di uomini, donne e bambini, e dopo mille pressioni (anzitutto da parte dei vescovi di quella terra e dei diplomatici vaticani), papa Bergoglio si è deciso a pronunciare la fatidiche parole, sia pure in modo assai felpato: “è lecito fermare l’aggressore ingiusto”.

A questo duro J’accuse Socci era arrivato dopo aver commemorato la franca parresia di Caterina da Siena davanti al Papa e alla sua corte – è triste pensare che egli ardisca evidentemente di doverla emulare davanti a un novello Gregorio XI (o magari a un Leone X?) – e dopo aver lamentato come il servilismo dominante impedisca che uomini liberi (come lui, evidentemente) ardiscano di prendere criticamente la parola nel consesso ecclesiale. In un dolente amarcord richiama e converso le lettere adamantine con cui Giovanni Paolo II appoggiò la necessità di un intervento in Iraq…

Ma non c’è più Giovanni Paolo II e purtroppo nemmeno Benedetto XVI.

È difficile riconoscere nell’autore di queste parole l’ansiosa vedetta che annuncia al mondo i risvolti apocalittici di una chiesa con due Papi, ed è altrettanto difficile riconoscere nella romantica nostalgia per le dichiarazioni sprezzanti del pericolo il coinvolgente apologeta della causa di Pio XII (e dell’utilità fattiva del suo silenzio di copertura)2. Irriconoscibile, poi, è la penna di chi, in quello stesso articolo (di pochi mesi fa), promuoveva la benedettiana ermeneutica della continuità contro le letture discontinue del passaggio Pio XII-Giovanni XXIII3: si direbbe “una continuità a senso unico”, quella che presiede alle letture di Socci, ma non so quanto Gadamer troverebbe virtuoso un simile circolo ermeneutico.

E difatti la lettura dei fatti offerta da Socci risulta gravemente parziale, financo monca e sfigurata. Qualcosa del genere ha già detto mons. Toso:

Ha precisato [il Papa, n.d.r.] che l’ingiusto aggressore va fermato e ha fatto capire che il come ciò possa avvenire deve essere deciso non tanto da un solo Stato, quanto piuttosto dalla comunità internazionale. In sostanza, il Pontefice si è posto non solo nel solco della più recente Dottrina sociale della Chiesa, ma anche della comunità internazionale. Per risolvere i conflitti e le aggressioni ingiuste, è indispensabile riferirsi a regole comuni, rinunciando definitivamente all’idea di ricercare la giustizia mediante il ricorso alla guerra, muovendosi solitariamente e isolatamente. La Carta delle Nazioni Unite ha interdetto, lo sappiamo bene, non solo il ricorso alla guerra ma anche la sola minaccia di essa. Occorre, in sostanza, imboccare vie alternative: va cioè coltivata la multilateralità come via che offre maggiori garanzie di giustizia, anche nel caso che si debba attuare il principio di responsabilità di proteggere etnie e gruppi che sono minacciati di morte, come sta avvenendo in Iraq, da gruppi terroristici4.

Ma l’ha già detto, Socci: c’è tanto servilismo, in giro, tanta adulazione. Se non risparmia il Papa, che fiducia pregiudiziale dovrebbe avere per il Segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace?

Cosicché viene amaramente da chiedersi se egli vuole salvare la faccia (propria) o la vita di quegli innocenti. Qual è infatti il modo per “fermare” una banda di assassini crudeli senza usare le armi? Cosa propone papa Bergoglio per “fermare” quei carnefici? Un tressette col morto? Un thè [sic!] con monsignor Galantino?

Sarcasticamente, invece, viene da chiedersi: ma come, il tè col Segretario della CEI! Ma non gli era “antipatica” la Chiesa italiana? Ma non c’è bisogno di amarezze ulteriori, a leggere gli argomenti sconnessi del già lucido intellettuale senese. E giù, Socci, a citare (con la sua “continuità a senso unico”) il domenicano spagnolo Francisco de Vitoria, e a richiamarlo dal cuore del XVI secolo senza usarci però la bontà di citarne anche solo uno stralcio. Ma non c’è bisogno, perché le citazioni arrivano, e sono (o sarebbero) ben più autorevoli di quelle di un teologo perso nella “Spagna di spada e di croce”: contro le elusive dichiarazioni bergogliane vengono branditi nientemeno che il Discorso all’ONU di Benedetto XVI e la Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II. È vero che il “de bello iusto” è stato un caso scolastico ampiamente eviscerato (è il caso di dirlo) per secoli e secoli nelle facoltà teologiche, cattoliche e non. È pure vero che, se il rimprovero mosso a Papa Francesco era quello di non aver usato l’espressione “guerra giusta”, esso cadrebbe nel vuoto. O peggio, perché neanche Benedetto XVI, nell’occasione in cui ha ricordato “il principio della ‘responsabilità di proteggere’” (bellamente appulcrato da Socci nel proprio pezzo), ha mai usato l’espressione “guerra giusta”. Ha però usato la parola “guerra”:

Il discernimento, dunque, mostra come l’affidare in maniera esclusiva ai singoli Stati, con le loro leggi ed istituzioni, la responsabilità ultima di venire incontro alle aspirazioni di persone, comunità e popoli interi può talvolta avere delle conseguenze che escludono la possibilità di un ordine sociale rispettoso della dignità e dei diritti della persona. D’altra parte, una visione della vita saldamente ancorata alla dimensione religiosa può aiutare a conseguire tali fini, dato che il riconoscimento del valore trascendente di ogni uomo e ogni donna favorisce la conversione del cuore, che poi porta ad un impegno di resistere alla violenza, al terrorismo ed alla guerra e di promuovere la giustizia e la pace5.

Non solo, dunque, una Weltanschauung “saldamente ancorata alla dimensione religiosa” porterebbe – secondo Benedetto XVI – a resistere alla guerra e a promuovere la giustizia e la pace, ma gli organismi sovranazionali aiuterebbero – sempre secondo Benedetto XVI – a scongiurare il rischio che gli interessi di “singoli Stati, con le loro leggi ed istituzioni” conducano a “conseguenze che escludono la possibilità di un ordine sociale rispettoso della dignità e dei diritti della persona”.

Con Giovanni Paolo II gli è andata persino peggio, a Socci, in quanto oltre ad affermare il principio della legittima difesa come “grave dovere per chi è responsabile per la vita degli altri”6, e anzi ben prima di arrivare a questo (al n. 27), il Papa aveva dichiarato:

Tra i segni di speranza va pure annoverata la crescita, in molti strati dell’opinione pubblica, di una nuova sensibilità sempre più contraria alla guerra come strumento di soluzione dei conflitti tra i popoli e sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci ma «non violenti» per bloccare l’aggressore armato. Nel medesimo orizzonte si pone altresì la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di «legittima difesa» sociale, in considerazione delle possibilità di cui dispone una moderna società di reprimere efficacemente il crimine in modi che, mentre rendono inoffensivo colui che l’ha commesso, non gli tolgono definitivamente la possibilità di redimersi7.

Socci potrebbe dunque rivolgere le sue domande sarcastiche a S. Giovanni Paolo II stesso, perché le parole di Bergoglio, pur pronunciate a braccio sull’aereo, richiamano l’enciclica del 1995 con un’esattezza perfino impressionante. Per di più, la data ci ricorda pure che questa dichiarazione, magisteriale, seguiva di due anni quella del 1993, citata da Socci, che magisteriale non era.

Sembra dunque, in definitiva (seppure restando, come su un campione unico, a questo solo episodio della faida tra cattolici), che la “continuità a senso unico” pregiudichi seriamente la correttezza delle analisi di Socci. E solo la tristezza eguaglia lo stupore per un intellettuale che non vede la propria smentita negli stessi testi che cita.

Ma veniamo a Cacciari – e qui converrà essere più brevi (soprattutto visto che buona parte di quanto vale per Socci vale pure per lui) –: riportando sul suo blog l’articolo sopra citato, infatti, Socci aveva fatto precedere al proprio testo due righe estratte da un’intervista di Repubblica a Cacciari.

A chi però continua a dire o pensare – chiosa Socci – che sia un mio puntiglio, quasi frutto di un pregiudizio, segnalo anche l’intervista che oggi il filosofo Massimo Cacciari ha dato alla Repubblica. Le persone che riflettono colgono la realtà.

E segue una sintesi dell’intervista menzionata, composta di citazioni da essa tratte:

Si tratta di una svolta radicale nella teologia politica della Chiesa… ma questo è un bel problema… Francesco considera legittimo un intervento nella misura in cui viene deciso dall’Onu – siamo in presenza di una laicizzazione dell’idea cattolica di “guerra giusta”… La posizione di Francesco è fragilissima. La sua è una posizione che potrebbe sostenere un Renzi o una Merkel. Se mi permette, io dal Papa mi aspetto qualcosa di più, ossia che mi dica che bisogna intervenire sulla base di valori considerati assoluti8.

Si capisce a prima lettura che, stando alla sintesi operata da Socci, buona parte dell’argomentazione di Cacciari viene smontata sulla base delle stesse citazioni addotte poco sopra. In più stupisce molto che Cacciari accusi, in proprio, una diserzione del concetto di “giustizia”:

R. «Con quelle parole papa Francesco ha abbandonato completamente l’idea cattolica di “guerra giusta”. Quando io stabilisco che la guerra deve essere fondata sul diritto internazionale, il cui organo effettivo è rappresentato dalle Nazioni Unite, non ha più senso parlare di “guerra giusta”. La categoria di giusto non ha a che fare con il diritto positivo».
D. «Sta dicendo che il giusto ha a che fare con valori assoluti?».

R. «Ma certo. La dignità teorica e teologica della “guerra giusta” è fondata su valori assoluti e irrelativi, che non vengono decisi dalle Nazioni Unite».

E uno è tentato di dire che il discorso fila, e si stupisce al pensiero che il Papa abbia davvero potuto sostenere qualcosa del genere. Per fortuna il testo integrale della conferenza stampa è riportato per intero (senza scontare neppure i solecismi della lingua parlata). Lì si legge chiaramente che alla comunità delle nazioni spetta (unicamente) riconoscere il giusto e l’ingiusto, non “deciderli”:

Una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: «È un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?». Ma soltanto quello. Niente di più9.

Ciò che ora stupirebbe, di primo acchito, sarebbe l’ingenuità di un filosofo che non riconoscesse implicita (ma non per questo meno presente) l’idea di giustizia nell’aggettivo “ingiusto”, che il Papa usa largamente (citando, come s’è visto, gli esiti più maturi della dottrina sociale della Chiesa). Ma Cacciari non è un ingenuo, e sarebbe un’ingenuità il ritenerlo tale. Per un istante, l’ingenuità e il buonsenso, nonché una lodevole preparazione, hanno la meglio nella giornalista (è straordinario che io mi trovi a elogiare una firma di Repubblica), che ha osservato:

Anche Wojtyla aveva sostenuto negli anni Novanta la necessità dell’intervento militare come extrema ratio. E davanti all’assedio di Sarajevo usò la stessa formula di Francesco: «Fermiamo gli aggressori ingiusti».

La replica di Cacciari avrebbe dell’imbarazzante, come se non volesse/potesse capitolare davanti alla critica di ciò che per lui sembra essere un assunto non passibile di smentita da parte dei fatti:

Ma la sua era ancora un’idea tradizionale di “guerra giusta”. Wojtyla è stato l’ultimo grande papa medioevale, che ha chiuso un secolo straordinario. La sua storia appartiene alle tragedie del Novecento. È stato il papa che ha sfidato l’impero comunista. Francesco è il papa gesuita che percepisce con grande realismo il tramonto dell’Occidente. E teme che il conflitto iracheno possa rendere difficile l’evangelizzazione soprattutto in quelle zone.

Fallita la dimostrazione, Cacciari si dà alla suggestione: affermazioni non suffragate da alcunché, aggettivi e sostantivi roboanti (“straordinario”, “tragedie”), e poi un ultimo grande gioco di prestigio prima dell’unica affermazione ragionevole – che il conflitto possa rendere difficile l’evangelizzazione in loco10 –: «Francesco è il papa gesuita che percepisce con grande realismo il tramonto dell’Occidente». È vero, Francesco l’ha scritto senza mezzi termini:

Sebbene sia vero che alcune culture sono state strettamente legate alla predicazione del Vangelo e allo sviluppo di un pensiero cristiano, il messaggio rivelato non si identifica con nessuna di esse e possiede un contenuto transculturale. Perciò, nell’evangelizzazione di nuove culture o di culture che non hanno accolto la predicazione cristiana, non è indispensabile imporre una determinata forma culturale, per quanto bella e antica, insieme con la proposta evangelica. Il messaggio che annunciamo presenta sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura, e con ciò possiamo mostrare più fanatismo che autentico fervore evangelizzatore. [EG 117]

Lo ha opportunamente ricordato, giusto ieri, una brillante Stefania Falasca su Avvenire. Anche a lei però – o forse più giustamente al/la titolista del suo pezzo – si può rimproverare di aver cercato il sensazionalismo facile (così di moda, quando si scrive su Francesco…), in quanto sarebbe ingiusto considerare Francesco l’artefice dell’archiviazione dell’equazione “cristiani=occidente”11. Per chi conosca un minimo la storia del dogma cristiano (e della Chiesa) sarebbe difficile trovare un documento magisteriale che sostenga con peso e fermezza una simile equazione12, ma se si volesse a tutti i costi dedicare un titolo di giornale a un “archiviatore”, questo titolo andrebbe dedicato a Benedetto XVI. Proprio lui, che porta il nome di una delle radici più profonde dell’Occidente, proprio lui è l’archiviatore di quella equazione mai veramente esistita. O chi è stato che, appena eletto, ha dato disposizione che tra i titoli “tradizionali” riservati al Vescovo di Roma non comparisse più quello di “Patriarca d’Occidente”13? E perché mai lo avrebbe fatto? Risponde soltanto una (laconica) nota del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani:

Attualmente il significato del termine «Occidente» richiama un contesto culturale che non si riferisce soltanto all’Europa Occidentale, ma si estende dagli Stati Uniti d’America fino all’Australia e alla Nuova Zelanda, differenziandosi così da altri contesti culturali. Ovviamente tale significato del termine «Occidente» non intende descrivere un territorio ecclesiastico né esso può essere adoperato come definizione di un territorio patriarcale. Se si vuole dare al termine «Occidente» un significato applicabile al linguaggio giuridico ecclesiale, potrebbe essere compreso soltanto in riferimento alla Chiesa latina. Pertanto, il titolo «Patriarca d’Occidente» descriverebbe la speciale relazione del Vescovo di Roma a quest’ultima, e potrebbe esprimere la giurisdizione particolare del Vescovo di Roma per la Chiesa latina. Di conseguenza, il titolo «Patriarca d’Occidente», sin dall’inizio poco chiaro, nell’evolversi della storia diventava obsoleto e praticamente non più utilizzabile. Appare dunque privo di senso insistere a trascinarselo dietro14.

L’equivalenza ecclesiastica, storicamente fondata, tra cristianesimo e Occidente, vale dunque unicamente per la chiesa latina, la quale è ben lungi dall’identificare in sé l’intero mistero della Chiesa Cattolica, in cui sussiste – secondo le parole della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium

l’unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15)15.

Ma tutto questo ci porta un po’ fuori dal nostro argomento, rientriamo dunque nel seminato. Com’è che si fa carico a Francesco, e in forma di forte biasimo, di un “merito” che, semmai, va attribuito a Benedetto XVI? Ed è stato un colpo di testa, quello di Benedetto, quanto al “Patriarcato d’Occidente”? La questione non può essere qui dibattuta, ma nessuno avrà scordato la grande lezione che nel 2004 l’ancora cardinal Ratzinger diede ad Ernesto Galli Della Loggia, il quale cercava di trascinare il porporato tedesco su posizioni che si direbbero “teocon”. Vale la pena richiamarne un assaggio:

La Chiesa sostanzialmente non può riconoscersi nella categoria “occidente”. Sarebbe sbagliato storicamente, empiricamente, ideologicamente.

Storicamente, sappiamo che il cristianesimo è nato nell’incrocio di Europa, Asia e Africa, e questo indica anche qualcosa della sua essenza interna. È nato in un incontro delle culture come capacità, possibilità e sfida di una sintesi delle culture e come possibilità di trascendere le culture in qualcosa che è l’essere umano come tale e che precede e trascende le culture. Ai suoi inizi, l’espansione del cristianesimo andava ugualmente a oriente, verso Cina, India, Persia, Arabia, e a occidente. Purtroppo, dopo la nascita dell’islam gran parte di questa cristianità orientale è scomparsa. Ma non del tutto, perché esistono elementi di queste cristianità storiche che testimoniano la sua universalità, e anche la cristianità europea si divide in occidentale e orientale. Quindi l’estensione della Chiesa riferita alla nostra cultura è molto grande e si dettaglia in diverse culture.

Empiricamente, non solo abbiamo questa grande eredità storica, ma il cristianesimo è presente, con minoranze di forza spirituale riconosciuta, in tutti i continenti. Sempre più l’asse della cristianità si sposta verso i nuovi continenti, verso Africa, Asia, America latina. L’Europa è ancora una fonte essenziale per lo sviluppo del cristianesimo, tuttavia comincia a emarginarsi proprio con la discussione sulla sua identità.

Teologicamente, perché la Chiesa, per sua essenza, dovrebbe trascendere le culture, essere il fatto che non è legato a una cultura determinata ma aiuta l’esodo dal carcere di una cultura e la comunicazione delle culture. È quanto gli Atti degli Apostoli dicono sul giorno di Pentecoste, sulla presenza di tutte le culture conosciute e di tutte le lingue. È come la carta costituzionale che indica come dovrebbe essere l’essenza di una Chiesa che parla in tutte le lingue, abbraccia, unisce le culture e allo stesso tempo ne rispetta le diverse ricchezze. Non è un comportamento politico dettato dal bisogno di non perdere la simpatia per la Chiesa in Africa, Asia o America latina, ma è un comportamento teologico. La Chiesa non può riconoscersi semplicemente come occidente, ma deve sempre di nuovo trascendere la sua definizione occidentale e estendersi realmente verso l’universalità, soprattutto trascendendo se stessa verso il divino, che è l’unica realtà che può creare una comunicazione delle culture. È vero, a volte la Chiesa si comporta in modo politico, ma è anche giusto che avvenga16.

Difficile vedere delle reali distanze (se non appena terminologiche) tra questa lucida sintesi e i passi della Evangelii Gaudium di Francesco citati sopra (e in nota). Restano da capire due cose, e non presumo di poter fare altro che porre queste due domande: la prima riguarda l’ermeneutica della “continuità a senso unico”, che credo di aver visto e mostrato in Socci (ma valga come eponimo, ce ne sono tanti che fanno come lui, e senza il suo pathos). La seconda riguarda l’incredibile ingenuità di personaggî come Cacciari (e Galli Della Loggia – ma continuiamo a prenderli per eponimi), ovvero il fatto che non si può credere che essi siano ingenui come sembrano.

Quanto alla prima domanda, confesso che per me resta la più misteriosa, benché semplice: opto rapidamente per la nostalgia dell’Arcadia, di un tempo (mai esistito) in cui la verità “era più vera e più chiara”, «quando Berta filava…», i Papi facevano il loro vero mestiere e il gelato sapeva davvero di latte. Eppure mi resta oscuro il perché… perché un uomo che ha incontrato e ri-conosciuto il Cristo, da cui si è scoperto conosciuto e amato… perché costui dubita della sua fedeltà e perde con la docilità e l’obbedienza (quell’atteggiamento portante della psicologia e dell’intera persona del Figlio di Dio) la serena sicurezza che “non praevalebunt”.

La seconda è più complessa ma pure più facile quanto alla via di una possibile risposta: perché dei non credenti potrebbero mai interessarsi tanto a come la Chiesa dei cristiani vede se stessa e il mondo? Perché sono uomini di buona volontà, forse, e magari anche in ricerca personale. Senza dubbio, è possibile. Eppure l’ultima risposta di Cacciari alla giornalista di Repubblica merita un momento di attenzione in più. Ribatte secco alla sua domanda sull’accenno del Papa alla terza guerra mondiale, quasi si fosse stancato della conversazione (non è infrequente, con Cacciari). Poi riprende l’argomento, e lo chiude, con un riferimento a un argomento che lo appassiona da decennî:

Però il pontefice ha voluto avvertirci: guardate che le guerre stanno dilagando, non possiamo assistere impotenti alle stragi quotidiane. Manca il katéchon, la forza per tenere a freno stermini e genocidi. Il Papa si richiama a questa forza.

“Papa” e “katéchon” sono parole che già altre volte, in altre interviste (divenute celebri), Cacciari ha pronunciato in un’unica frase. «Era un giorno del settembre del 1993» scrive Maurizio Blondet nella prima pagina de Gli Adelphi della dissoluzione17 – i libri di storia ricordano che i bombardamenti in Iraq c’erano stati già in estate. «Il Papa deve smettere di fare il katéchon!». E subito dopo spiegava allo stupefatto interlocutore:

Katéchon è Ciò-che-trattiene […]. Ciò che trattiene l’Anticristo dal manifestarsi pienamente18.

E l’ancor più stupefatto Blondet si chiedeva:

Come si può chiedere al Papa di non opporsi al male? Mi domandai anche: perché Cacciari desidera accelerare l’avvento dell’Anticristo?19

Ora, in questa sede non possiamo trattenerci oltre su questo punto, ma il richiamo a Blondet, data l’analogia di una intervista in merito al Papa e alla guerra, ci serve a rilanciare delle domande. Cosa è cambiato, dal 1993 al 2014? Certo, l’11 settembre, Bin Laden e mille altre cose, a cominciare dai Papi. Cacciari dice che allora era Vescovo di Roma “l’ultimo grande papa medievale”, ma quanto a parole e fatti s’è visto che quello attuale ripercorre fedelmente – checché ne dicano i varî Socci e gli strilloni di Repubblica – le dottrine e le linee-guida dei suoi predecessori (seppure con le variazioni del caso). Dunque cosa è cambiato? Giovanni Paolo II ammise l’uso della forza in Iraq come extrema ratio, e con ciò stava facendo il katéchon (?); Francesco demanda alla società delle Nazioni la responsabilità di intervenire in Iraq per “fermare l’aggressore ingiusto”, e con ciò manca il katéchon (?). E perché mai? E se manca il katéchon, Cacciari è dunque finalmente soddisfatto? Dovrebbe esserlo, se la manifestazione piena dell’Anticristo è praticamente iniziata…

Un momento, ma queste sono le tesi farneticanti di Socci (valga per eponimo, c.s.). E come si può ammettere che Cacciari non fosse avveduto delle flagranti contraddizioni in cui cadeva il suo argomento – se n’è accorta anche la giornalista di Repubblica (!)? Non sarà piuttosto che quell’analisi approssimativa e volutamente confusa avrà avuto un altro scopo – magari quello di disorientare quanti, sulla barca di Pietro, sono già per altro inclini al panico? Certamente, aumentando la discordia e le sconnessioni tra le membra del corpo di Cristo, il katéchon – ossia l’argine che la stessa Chiesa, «come sacramento universale di salvezza»20, oppone al dilagare del mysterium iniquitatis – rischia di veder ridotta la sua efficacia, e la Rivelazione pubblica di Dio non lo nasconde: l’Anticristo si manifesterà e sembrerà prevalere, pur essendo destinato alla sconfitta finale.

Ma non sarà, dicevo, che le analisi improbabili di Cacciari (valga per eponimo, c.s.) intendano per l’appunto contribuire culturalmente a produrre quel fenomeno che, stando alle cose stesse, non sembra sussistere?

C’è sempre qualcuno in agitazione, sulla barca di Pietro. C’è sempre stato. Fin da quella notte sul mare di Galilea ingrossato (Mc 4, 35-41). C’è sempre qualcuno che corre verso poppa a preoccuparsi che Dio faccia il suo lavoro. Ed effettivamente basta il soffio delle Sue labbra per placare l’insondabile instabilità del mare. Ma l’esperienza non finisce lì:

Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?

Di fatto Gesù continuò a porsela, la domanda, anche pensando al proprio ultimo avvento (Lc 18, 8).

Ma la pose perché qualcuno tornasse a poppa a “svegliarlo”?

_                                                         

_                                                                               

_                                             

Post scriptum: in devoto tributo ai tanti cristiani perseguitati per la loro fede, i quali vengono perciò chiamati “confessori della fede” (e pure in ossequio ai tanti non cristiani che sono loro compagni nella persecuzione – di cui la Chiesa si occupa amorosamente ogni giorno nella divina liturgia), riporto le parole del Papa circa i martiri di Corea (spero che Socci non le trovi fuori luogo per i martiri di Iraq). In esse risplende l’alta e dolorosa gloria che la Chiesa trae dallo scontro storico tra il mistero dell’iniquità e «coloro che seguono l’Agnello ovunque egli vada» (Apoc 14, 4).

Ho pensato tutto questo. La dignità che loro hanno e anche quanto hanno sofferto, no? E la sofferenza è un’eredità. Noi diciamo … i primi Padri della Chiesa dicevano che il sangue dei martiri è seme di cristiani. Voi coreani avete seminato tanto, tanto. E per coerenza, no? Si vede adesso il frutto di quella semina dei martiri.

 

 

 

1 Lo stesso valga per analoghi intellettuali che condividono le loro tesi, come i noti Gnocchi e (il compianto) Palmaro.

2 «Quello che Pio XII – con la sua Chiesa – fece per salvare la vita a tanti ebrei braccati e minacciati di sterminio non ha eguali» (http://www.antoniosocci.com/2013/09/i-lati-sconosciuti-di-papa-giovanni-e-wojtyla/).

3 «Paolo VI […] introdusse contemporaneamente le cause di beatificazione di Roncalli e di Pio XII, sempre per far capire che non si poteva contrapporre papa Giovanni ai predecessori» (ibid.).

6 Al n. 55. È una citazione dal Catechismo della Chiesa Cattolica (2265), di poco precedente l’Enciclica e alla cui stesura aveva lavorato non poco l’allora cardinal Ratzinger.

10 Ragionevole, sì, ma iuxta modum: proprio perché l’evangelizzazione è anzitutto opera di Dio, di Cristo e del suo Spirito, mentre si assume la necessità di ogni sforzo umano per facilitare la diffusione dell’evangelo, si accoglie la sicura eventualità, annunciata da sempre, che essa passerà, che dovrà passare per il mistero pasquale di Cristo. Così lo ha scritto Francesco: «Dal cuore del Vangelo riconosciamo l’intima connessione tra evangelizzazione e promozione umana, che deve necessariamente esprimersi e svilupparsi in tutta l’azione evangelizzatrice. L’accettazione del primo annuncio, che invita a lasciarsi amare da Dio e ad amarlo con l’amore che Egli stesso ci comunica, provoca nella vita della persona e nelle sue azioni una prima e fondamentale reazione: desiderare, cercare e avere a cuore il bene degli altri» (178). E prima aveva già detto: «L’evangelizzazione è compito della Chiesa. Ma questo soggetto dell’evangelizzazione è ben più di una istituzione organica e gerarchica, poiché anzitutto è un popolo in cammino verso Dio. Si tratta certamente di un mistero che affonda le sue radici nella Trinità, ma che ha la sua concretezza storica in un popolo pellegrino ed evangelizzatore, che trascende sempre ogni pur necessaria espressione istituzionale» (111). Quanto alla difficoltà che una guerra pone allo Spirito di Dio, si ricorderà, anche l’esperto Berlicche aveva messo in guardia il giovane Malacoda da facili entusiasmi…

12 Anche i teologi carolingî – pungolati da un cocente senso di inferiorità di fronte all’Impero d’Oriente, ben più antico (e legittimo) del nascente Sacro Romano Impero – dovevano pur sempre fare i conti con la maestà che la grande Irene dispiegava nel far canonizzare la dottrina damascena dell’iconodulia contro gli iconoclasti. E Leone III non si mostrava entusiasta dei loro tentativi di emulazione (quali l’innesto del Filioque nel simbolo niceno-costantinopolitano)…

13 Cf. Annuario Pontificio del 2006.

15 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, 8. http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html.

16 Ernesto Galli Della Loggia, Joseph Ratzinger, Storia, politica e religione. Testo completo del dibattito: http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=834.

17 M. Blondet, Gli Adelphi della dissoluzione, Ares, Milano 1994, 5.

18 Ibid.

19 Ivi, 6.

20 Lumen Gentium 48.

225 pensieri su “«Fa’ silenzio, càlmati!»

  1. vale

    Chi sta facendo la guerra ad Antonio Socci – reo di aver criticato la tiepidezza del Papa – dovrebbe avere il coraggio di andare fino in fondo e criticare tutti i vescovi iracheni e i patriarchi orientali che chiedono di intervenire urgentemente, e possibilmente non a chiacchiere. Socci sarà pure criticabile, ma non è lui che sta sgozzando ostaggi e dando la caccia a cristiani e yazidi. E non siamo noi – che insistiamo nel denunciare la minaccia islamista – quelli che hanno dichiarato guerra agli infedeli, la Terza guerra mondiale tanto per citare il Papa. Chissà se poeti, intellettuali e preti che gridano dappertutto che non c’è bisogno di Crociate sarebbero così compassati e meditabondi sulle parole del Papa se ad essere stuprate e usate come bottino di guerra fossero le loro figlie e mogli e se ad essere sgozzati in nome di Allah fossero i loro figli.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-in-iraq-si-muorea-romasi-fa-accademia-10100.htm

  2. 61angeloextralarge

    Per quel che ricordo… anche i Papi che hanno avuto a che fare con le guerre mondiali e altre guerre, sono stati accusati di scarso impegno, di voler salvare la propria faccia etc. Sbaglio o qualcuno di loro è stato proclamato Santo?
    Ai posteri l’ardua sentenza?
    Torno dopo sul post, ma già dalle prime righe ho pensato: “Era ora che qualcuno scrivesse cose sensate!”.

  3. Socci e Cacciari: la chiacchiera ininterrotta, senza mai fine, ma a parte questo, l’autore dell’articolo cosa pensa lui che anderebbe detto e fatto, o non fatto, a parte stare zitti, a cominciare da Socci, Cacciari, e i vari Papi morti e vivi?

  4. vale

    infatti ho il sospetto che socci si sia fatto prendere la mano.( nella lettera inviata dal Papa al premier iraqeno tramite il suo inviato in iraq si chiede di utilizzare qualsiasi mezzo per fermare il macello.per esempio.
    però la notizia è venuta fuori dopo l’articolo di socci).
    per quanto riguarda i Santi non vuol dire che non abbiano preso delle topiche a livello di valutazioni storiche o politiche.e che si siano corretti.

    è che l’articolessa su Socci e Cacciari ( ovviamente Cacciari se la merita 🙂 ) mi pare un po’ esagerata : in questi giorni e frangenti e ,soprattutto, a veder certe immagini e a sapere certe notizie si vorrebbe sentir urlare l’indignazione. possibilmente seguita dai fatti.

    d’altronde tra i finanziatori dell’isis c’è pure il qatar che ha appena comprato alitalia ( con la quale vola pure il Papa….)

    1. Giancarlo

      Pienamente d’accordo con te, Vale. E, comunque, al di là della MONTAGNA DI PAROLE, non mi pare di aver letto di una qualche indicazione sul da farsi concretamente. Si fa presto a citare le parole del nostro amato Giovanni Paolo II: “…la crescita, in molti strati dell’opinione pubblica, di una nuova sensibilità sempre più contraria alla guerra come strumento di soluzione dei conflitti tra i popoli e sempre più orientata alla ricerca di strumenti efficaci ma «non violenti» per bloccare l’aggressore armato…”. Benissimo questa nuova sensibilità, certo. Ma finora “questa ricerca di strumenti efficaci ma «non violenti» per bloccare l’aggressore armato” cosa ha prodotto? Che forse siamo riusciti a mettere in sicurezza popoli inermi di fronte all’ “aggressore armato”? I primi cristiani che morivano al Colosseo non avevano certo i mezzi per difendersi: una volta scoperti, o abiuravano o morivano. Ma oggi NON E’ COSI’! O, perlomeno, non dovrebbe essere così. I mezzi per difenderci li abbiamo. Se davvero siamo tutti fratelli e figli di Dio, perché non corriamo a soccorrerli? Come giustamente dicevi tu, caro Vale, è facile predicare la pace quando sono gli altri a scolare il sangue.

      1. @Giancarlo,
        Non è vero che i primi cristiani non avevano strumenti per difendersi: Pietro impugna la spada e taglia l’orecchio a Malco ma Gesù, ammonendolo e guarendo il ferito, dà a lui (e a noi) un insegnamento diverso.
        “Non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”: è questo che ha portato i primi cristiani a non scegliere la violenza, pur in qualche modo “legittima difesa.”
        Anche San Paolo sapeva come uccidere, eppure dopo la sua conversione arrivò al martirio pur di non ricorrere ad armi uguali e contrarie.

        Poi chiaro, la difesa rimane “legittima” moralmente, ma la santità è qualcosa che va aldilà della semplice corretta applicazione di una serie di giusti principi morali.

        1. 61angeloextralarge

          Law: concordo in pieno! Smack… anche se l’argomento non si appresta a smancerie.

        2. Giancarlo

          Ragazzi, un momento. Gesù ha stabilito di offrire LA SUA VITA, NON QUELLA DI PIETRO! Ognuno può liberamente scegliere, sull’esempio di Gesù, di offrire LA PROPRIA VITA, NON QUELLA DEGLI ALTRI! In Irak ci sono persone, uomini donne E BAMBINI, che ci chiedono di essere difesi: C R I S T O !!! Non possiamo rimanere sordi a queste richieste, dobbiamo intervenire.

          1. “Gesù ha stabilito di offrire LA SUA VITA, NON QUELLA DI PIETRO! Ognuno può liberamente scegliere, sull’esempio di Gesù, di offrire LA PROPRIA VITA…”

            Ed è quello che dicevo, né più, né meno… per il resto, invece di nominare Cristo invano, PARTI…

              1. @Giancarlo,
                Intendevo dire dare la vita per i propri amici, non torglierla agli altri (sempre per i propri amici)! È chiaro che la situazione è grave e nessuno dice CREPINO (e anche se così fosse, tu risponderesti con un altro CREPINO, perché chi andrebbe lì a rischiare la vita per difenderli non saresti certo tu, no?)!
                Io critico chi vorrebbe che il papa dicesse così e colà, come se sapesse meglio di lui cosa fare: poniamo che il papa dica pure quello che Socci vuole, e se questi rispondono al messaggio aumentando il “rateo produttivo”? Sarebbe bella dimostrazione di prudenza? Si sarebbe ottenuto qualcosa?

                1. Piero

                  e se questi rispondono al messaggio aumentando il “rateo produttivo”

                  Il problema è proprio questo, che qui mi sembra non si voglia vedere.
                  Oltre a stuprare, seppellire vivi donne e bambini, decapitare bambini cristiani, segnare le case del cristiani affinchè chiunque gli possa fare qualunque cosa gli passi per la testa, cosa possono fare di PEGGIO?

                  1. Giusi

                    Credo che tu abbia ragione Piero. Il loro agire non dipende dal nostro comportamento. Qualsiasi cosa dica il Papa è lo stesso.

    2. yokanaan

      Appunto.
      Buongiorno e grazie (a Costanza e a voi che vi confrontate con ciò che penso).
      Mi pareva di essere stato chiaro nel premettere che non sono, in alcun modo, di quelli che “fanno la guerra a Socci”: sono del resto d’accordo con Cascioli quando dice che il Papa si è espresso nei termini della dottrina tradizionale della Chiesa (quindi lui dovrebbe essere d’accordo con me nel criticare Socci e Cacciari). Molto opportunamente, poi, Cascioli cita i Vescovi e Patriarchi locali nel loro aver chiesto “unitamente al Papa” l’intervento della comunità internazionale. La lettera al Premier sarà posteriore all’articolo di Socci, ma l’invio di Filoni (carico, tra l’altro, di moneta sonante) non faceva mica parte della prassi diplomatica ordinaria.
      Poi non capisco: se l’“articolessa” Cacciari se la merita, perché Socci no? In realtà, l’“ingenuità” di Cacciari non posso prenderla per tale, come ho scritto; quella di Socci che, conoscendo bene Cacciari, se ne puntella, non so come prenderla.
      Ma certamente il rischio di “fare dell’accademia” è dietro l’angolo, e difatti ho cercato di non soffermarmi sulla situazione in Iraq: certo che “si vorrebbe urlare l’indignazione”, e figuriamoci se voglio fare il martire col sangue degli altri (in effetti Tertulliano – che inusitatamente il Papa cita come “Padre” – scrive quella famosa frase sul seme dei cristiani in un’opera tutta dedita a stornare la collera dell’Impero dai cristiani). Bisogna però evitare di essere aggiogati a un carro politico: si possono combattere con le armi anche le cause più sante del mondo (forse soprattutto quelle), ma ci vuole un cuore di monaco per farlo (penso al generale del primo dei Tre dialoghi di Solov’ëv). Poi mi vengono i brividi non al pensiero di una crociata, ma di una crociata autogestita.
      Quindi, che fare? Mi pare che il consiglio del Papa sia ben più che ragionevole, e siccome io non sono seduto al tavolo delle Nazioni Unite tutto quello che posso fare è pregare e al limite scrivere qualcosa per aiutare aiutandomi a riflettere. Certo che nei momenti drammatici vorremmo vedere il fuoco calare dal cielo, ma il cielo sembra non volerne proprio mandare, e quanto alle pompe interventiste… La storia ci ha insegnato a diffidare di chi

      «si costerna, s’indigna, s’impegna,
      poi getta la spugna con gran dignità».

      Le cicale fanno casino, ma chi raccoglie le provviste sono le silenziose e provvide formiche.
      E il Papa mi sembra, col dovuto rispetto, una di queste.

      1. Giancarlo

        Caro amico, il consiglio del papa SAREBBE più che ragionevole se l’ONU avesse ampia fama di essere, da sempre, attento a difendere i più deboli, gli oppressi, anche quando sono cristiani: MA QUANDO MAI! L’ONU, a mio modo di vedere, non ha nessuna credibilità in questo senso. Certo, sarebbe quanto mai auspicabile che un’autorità sovranazionale si facesse carico di difendere sempre e comunque, anche quando sono cristiani, gli oppressi ovunque nel mondo. Ma così non è. Tocca a noi dunque, prenderci la responsabilità di difenderCI e non demandare a chi non vuole.

        Sai perché ti vengono i brividi all’idea di una “crociata autogestita”? Per un motivo molto semplice: perché da troppo tempo, ormai, abbiamo perso la consapevolezza, la gioia e l’orgoglio di essere cristiani. Non era così un tempo e le crociate lo stanno a dimostrare. Del resto i tuoi brividi sono del tutto furi luogo: stai pur certo che nessuno di noi muoverà un dito. Tra poco la comunità cristiana irachena sarà estirpata e, il giorno dopo, noi cattolici, potremo di nuovo, senza troppo rumore, tornare nelle periferie esistenziali a dirci quanto siamo bravi ad aiutare i poveri.

      2. Giancarlo

        Mons. Negri ricorda l’imprescindibile importanza spirituale, storica e culturale delle crociate:

        “Le Crociate – scrive l’arcivescovo riprendendo un pensiero dello storico Franco Cardini – sono state un grande «pellegrinaggio armato», protagonista del quale fu, nei secoli, il popolo cristiano nel suo complesso. UNA AVANGUARDIA DI SANTI, una massa di cristiani comuni e, nella retroguardia, qualche delinquente. Non so quale avvenimento della Chiesa possa sfuggire a una lettura come questa. Sta di fatto che noi, cristiani del Terzo millennio, – sottolinea Negri – alle Crociate dobbiamo molto.”.

        La bella, straordinaria, gloriosa storia della cristianità è fatta anche di guerre sante. A coloro che inorridiscono al solo pensiero di una nuova crociata ricordo che dobbiamo ai crociati il fatto che possiamo ancora andare in pellegrinaggio in terra santa; e dobbiamo loro anche la nostra stessa sopravvivenza, che fu gravemente minacciata dall’aggressione violenta dell’islam.

        1. Sara

          A quelli che inorridiscono, consiglierei anche la lettura dello splendido R. Spencer, “Guida (politicamente scorretta) all’Islam e alle Crociate”, ed. Lindau ( http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1102 ).

          Giancarlo, se non lo hai ancora fatto, leggilo! Come dice la prima recensione che appare al link: “Fate così, comperatene due copie, una la tenete, l’altra la regalate, tesoro e tesoretto. Vale la pena”.

  5. Franca 35

    Vale, concordo con te. Mentre noi si chiacchiera quelli là ammazzano e nessuno li ferma. E per una volta sono d’accordo con Alvise. L’Autore fa il paladino (molto erudito) del pensiero Vaticano, ma non dà suggerimenti di sorta per far cessare il massacro in Iraq e in altre Nazioni. Ieri un pazzoide ha cercato di rapire una bambina piccola e la gente intorno è intervenuta SUBITO a difendere bambina e nonna, non ha aspettato l’intervento degli “addetti ai lavori”, che poi hanno fatto in tempo a intervenire e ad arrestare il malintenzionato. Sono sicura che il nostro Papa non voleva dire che bisogna aspettare, ma che le Nazioni Unite avrebbero dovuto intervenire SUBITO, cosa che mi risulta non sia ancora stato fatto. Continuiamo a pregare, intanto.

    1. yokanaan

      Veramente a me non sembra aver fatto altro che segnalare le incongruenze, le contraddizioni e le distorsioni ideologiche di un certo tipo di approccio. E credo di averlo fatto con dovizia di elementi.
      Non sono paladino di alcunché, e certamente Socci è persona molto migliore di me, ma continua a sfuggirmi il nesso tra un nostro eventuale starnazzare inquieto e la compatta operazione militare che dovrebbe “fermare l’aggressore ingiusto”.
      Quanto alla fede, temo che la contemplazione del mistero pasquale di Cristo nel suo riprodursi storico le sia molto più vicina di certi toni da sindacalisti. Vorrei tanto sapere quanti digiuni sono stati fatti per la pace da quanti (politici e non) invocano parole chiare e fatti sonanti: penso che il Papa ne abbia fatti di più. E non si ferma lì, lui.

      1. Sara

        “Vorrei tanto sapere quanti digiuni sono stati fatti per la pace da quanti (politici e non) invocano parole chiare e fatti sonanti: penso che il Papa ne abbia fatti di più. E non si ferma lì, lui”.

        Argh, che scivolone!!!
        Io non mi permetterei mai di “sfidare” in questo senso chi non si conosce! Personalmente sono tra coloro che invocano (ma spesso nel segreto del mio cuore, perché cerco, appunto, di avere prima di tutto fede; ergo su questo post cercherò di non intervenire ancora) “parole chiare e fatti sonanti” da tempo e su diverse questioni e, contemporaneamente, digiunano per la pace due giorni a settimana ormai da tanti anni. E costoro sono tanti, tantissimi. Perciò a che pro la sfida a chi è più bravo? E’ certo molto probabile che più bravo del Papa non ci sia nessuno, ma che razza di argomentazione sarebbe?

        1. yokanaan

          Vero, quella mia frase non mi piaceva, ed ero incerto se scriverla. Avrei volentieri aggiunto che in fondo non mi interessa di saperlo, perché anche il sacrificio, senza obbedienza (e sì che Costanza ne ha tratto il titolo del terzo libro), non è che sfogo del narcisismo spirituale (il famoso fariseo della parabola).
          Che la fede si veda dalla bile che per le proprie idee si riversa su Pietro è cosa quanto mai dubbia: il “buon vecchio” Loisy non si azzardò mai. E lui sì che ebbe a soffrire (talvolta anche a torto)…

  6. Anch’io per carattere indugio in questa smania da pompiere. Un atteggiamento che credo sia giustificato e anche infine produttivo nelle banalità della vita quotidiana. Ma quando c’è di mezzo la fede, la diplomazia mi sa di codardia e di debolezza nel credere. Forse stentiamo a prendere sul serio la nostra fede. E quindi le conseguenze della fede. La fede chiama al martirio, cioè al sacrificio di sé, in tutte le forme e graduazioni possibili. Imitazione di Cristo. Ed è un sacrificio molto materiale, molto carnale, che mai prescinde dal corpo, nulla ha di astratto. Lo vediamo, portato alle estreme conseguenze, in questi mesi, nel corpo dei cristiani dell’Iraq e della Siria: additati, umiliati, perseguitati, privati della loro dignità, resi fuggiaschi, prigionieri, mutilati, feriti, uccisi, oltraggiati. Possiamo continuare a fare gli intellettuali, gli astratti, i parolai, finché ce n’è dato il tempo e l’occasione. Ma la realtà incombe e mi pare che Socci legga gli eventi con gli occhi della fede, con preoccupazione sincera. Se chiede al Papa di ergersi con forza e dignità a defensor fidei, è perché crede nel suo ministero, indipendentemente dalla persona che sempre indegnamente è chiamata ad esercitarlo. Se “striglia” il Papa, lo fa perché crede nella Chiesa. Sbaglia i toni? Si fa prendere la mano? Avrebbe potuto così e cosà? Ha fatto quello che un giornalista cattolico, da giornalista cattolico, deve fare, senza badare alle conseguenze: perché crede.

    1. Sara

      Ecco, franz, mi fai subito rimangiare il proposito di non intervenire più a commento di questo post, ma è solo per farti una meritatissima STANDING OVATION!

  7. ola

    Qui si mischiano le carte in tavola. Il Papa non dice di non intervenire, ma mette in guardia dai pericoli di un intervento non legittimato dall’unico organismo che ha il potere di legittimarlo. E apparentemente a ragione, se pensiamo che la stessa situazione che richiede un intervento immediato ora origina da un’altro di questi interventi, quello addirittura legittimato – anche se sulla base di prove false. Ora, se queste sono le conseguenze di un intervento diciamo legittimo, si può veramente rimproverare al Papa di ammonire prudenza di fronte a un intervento unilaterale?

      1. Giusi

        Mi è venuta in mente questa scena così per ridere un attimo per non piangere (che in realtà sono angosciatissima).

    1. Sconcertato

      Chissa’ come sono felici i fratelli iracheni. Che nessuno critichi questa iniziativa!!!

  8. Ciò che al buon Socci sfugge, nella sua ieratica e “ispirata” critica e presa di posizione nei confronti del Santo Padre (sugli atteggiamenti da “ispirati” difensori della Verità e della – vera – Volontà di Dio, ho sempre mooolti dubbi…), è che una persona come lui, con il seguito di lettori e estimatori, ha una grossa responsabilità – oltre ad urlare ai quattro-venti le verità di cui è convinto assertore – data proprio da l suddetto seguito.

    Insinuare a più riprese (e in più occasioni) le presunte “mollezze” o inadeguatezze del Successore di Pietro (non dimentichiamolo) e dei suoi più stretti collaboratori, non fa altro che indebolire un Chiesa che per certi versi già appare Essa stessa debole e inadeguata, certamente sballottata da più “venti di dottrina”, ma ancor più dai venti del mare oggi in tempesta, dove Dio l’ha posta.
    Venti che già spirano e innalzano onde che vorrebbero la barca di Pietro travolta e sulla quale, mozzi o presunti capitani (auto-nominatisi “capitani”), sobillano l’equipaggio a voler cosa?

    Il cambio di rotta? La lotta contro i venti? Il metter fuoco alle micce dei cannoni della barca traghettatrice trasformata in corazzata? O in sostanza un ammutinamento?

    Perché in sostanza quando sarà abbastanza criticata e messa in dubbio la capacità di Discernimento e di Guida che sta in “Pietro”, da Cristo promessa e garantita, quando si saranno sentite abbastanza campane “a morto” o di “chiamata alla armi”, che ne sarà della barca quando le onde saranno ancora più alte, il pericolo e il nemico alle porte (non perché ora sia “fisicamente” lontano da noi questo “Corpo” non soffra e non gema…), forse prossimo il Martirio, che ne sarà di noi? A chi guarderemo? Al buon Socci e compagnia?
    A chi chiederemo una parola di Verità quando anche da queste pagine, non si fa altro che implorare una parola chiara e univoca dai nostri Pastori. Ma che sia la parola che condividiamo, che approviamo, che sentiamo nostra, perché altrimenti non è buona, è discutibile, è opinabile… (con questa ratio nulla del Vangelo avrebbe mai intaccato la nostra vita…)

    Tutto ciò ovviamente, santamente giustificato, dai sofismi dei pronunciamenti da considerarsi ex cathedra o non ex cathedra, dalla libera coscienza di ognuno, dalla “libertà d’opinione” e “d’espressione” (tale quale quella tanto in voga in un mondo che tanto stigmatizziamo).
    Da confronti con momenti, avvenimenti e figure storiche che appartengano a ciò che è stato ed è stato disposto da Dio come buono per ciascun tempo, dimenticando che ogni giorno Dio fa una cosa nuova (“non ve ne accorgete?). Di fatto ho letto ben pochi commenti o riflessioni che si domandano: “Perché Dio oggi questo permette?”. “Che senso hanno oggi questi avvenimenti per noi? Qual’è la Parola di Dio per noi, che in ciò che accade oggi, si nasconde?”
    C’è invece il pretendere di avere una verità che ci viene dall’altro e di cui il Santo Padre dovrebbe essere messo a conoscenza (e di conseguenza agire – ovviamente).
    Se così fosse, giacché nei secoli è accaduto per Sante Figure di cui lo Spirito si è servito, i modi, i toni e i gesti sarebbero stati credo assai diversi… ma si sa son tempi moderni e anche i moderni “profeti” si sono adeguati.

    Poi, si arriverà ad una guerra di Santa Difesa? Si dovranno imbracciare le armi? (O premere perché altri lo facciano al posto nostro, così che le nostre mani non si macchino di sangue?)
    O dovremo tenere a freno le nostre umane reazioni, il nostro desiderio di giustizia e (diciamolo…) anche di vendetta, implorare Dio che ci conceda la strada del “mite Agnello”, quella scelta
    da Nostro Signore Gesù Cristo, quando bastava una Sua Parola perché il Padre inviasse “più di dodici legione di angeli”?
    Io non lo so! Certo, nel dubbio, nel timore, nello sgomento e nella preghiera, guarderò a Pietro…
    sempre che non sia stato sostituito dai “soloni” del momento, per evidente inadeguatezza 🙁

    1. Giancarlo

      Scusa Bariom, ma come ti permetti “implorare Dio che ci conceda la strada del “mite Agnello””, quando tocca agli iracheni di essere sgozzati? Parla per te, se vuoi, ma agli altri lascia il diritto di chiedere aiuto, di essere salvati.

      Qua nessuno assume i toni del profeta ispirato, nessuno sta proclamando nuove verità rivelate. Qua si sta cercando di ragionare (MENTRE IN IRAQ SI MUORE!) sesia il caso, come suggerito da papa Francesco, di affidarsi all’ONU o, se invece, sia il caso di SPINGERE A FORZA l’ONU ad intervenire, posto che, concretamente, non esistono alternative… magari ne esistessero.

      1. “…o dovremmo” ho scritto, quindi una possibilità, una domanda, una riflessione che include il sottoscritto e che non impedisce a nessuno di fare diversamente.
        Né qui ho espresso giudizi verso chi “chiede aiuto per essere salvato” (io farei lo stesso…).

        Quindi: stai sereno.

    2. @Bariom,
      Anche io sono un po’ stanco dei cristiani che invitano a diffidare del papa: lui per chi è lì? Dovrebbe solo fungere da conferma per quel che già sappiamo? Sembra di assistere a un “Sì ok, c’è il papa, parli a chi non sa, che io so già quel che devo fare!” … Ma non è più facile forse avere qualcosa da imparare dal papa piuttosto che insegnargli? Capisco che l’aspetto bonario (e l’immagine distorta ricostruitane dai media “laici”) porti a prendere facili confidenze, ma rimane il Vicario di Cristo in terra! E affidiamoci, cavolo, una volta tanto! 😉
      Tanto più che quando ogni nostro pregiudizio viene poi (ovviamente, dico io) smentito (vedi: “ma il papa non parla dei cristiani in Iraq! Vergogna!” Segue pochi giorni dopo l’Angelus…), perseveriamo nelle nostre ideologie per non ammettere di aver fatto la figura del cioccolataio (“Eh ne ha parlato ma non abbastanza duramente! Vergogna uguale!”)!
      Ben vengano articoli come questo che cercano di ripristinare la fede e il rispetto nel (pur sempre umano, si tratti di Francesco o GPII) pontefice e nelle promesse di Gesù (che finiscono nel dimenticatoio quando vogliamo fare vedere quanto ci capiamo di più di tutti… però stanno lì: “le porte degli inferi non prevarranno contro di Essa”).
      Grazie Giovanni Marcotullio! 🙂

      1. @Law, è un annoso problema che va da situazioni ben serie e dolorose, a chi (ancora su questo blog) si lamentava di aver fatto tanti km a piedi di pellegrinaggio (o non ricordo cosa) e il Papa manco li aveva nominati al loro arrivo in Piazza San Pietro…

        Troppo spesso dimentichiamo (me compreso) questa parola:
        “Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.”

        Ma anche perdiamo di vista la domanda prima: “cosa siamo chiamati a fare?”
        Da Dio, s’intende… ma anche da chi, da Dio ha ricevuto un’autorità a cui dobbiamo obbedienza.

        “Obbedienza” ….brrr che brutta parola!

        1. Senza contare l’irrealismo di chi dimentica che la cristianità è finita da un pezzo. Allora i papi potevano deporre regnanti indegni e bandire crociate. Oggi al massimo, come ai primi tempi delle persecuzioni romane, possono implorare i governanti e chiedere preghiere, possono esercitare una persuasione morale. Le forze e i fattori che muovono le leve, è banale dirlo, sono altri. E allora viene un certo sospetto quando vediamo sopravvalutare le responsabilità dei papi senza accennare, almeno coi medesimi toni vibranti, alle responsabilità politiche di chi, ad esempio, ha contribuito non poco a creare lo sfacelo istituzionale dove ora attecchiscono i tagliagole assassini islamisti.
          Tutto ricorda molto infatti, nei toni e negli argomenti, l’operazione propagandfistica con cui si sono minimizzate le responsabilità delle potenze in gioco nella seconda guerra mondiale – anche quelle Alleate – nel non aver contrastato con sufficiente vigore – avendo i mezzi per farlo – lo sterminio nazista, responsabilità che sono state invece addossate al comodo capro espiatorio di Pio XII, un mito negativo cavalcato d’altro canto anche da realtà intraecclesiali interessate ad affossare una certa idea di Chiesa che reputavano poco conforme alla propria ideologia.
          Pare dunque che anche altri “partiti” in campo ecclesiale – gli stessi che avevano denunciato, a ragione, il torbidume di simili operazioni – facciano uso con un certo cinismo della creazione di “leggende nere” ad uso e consumo delle proprie strategie di potere. È una “novità” poco piacevole e che, personalmente, mi induce a riesaminare in maniera più critica diversi punti di riferimento.

          1. Andreas:

            ….cosa che potrai fare tranquillamente nel tuo ritiro “para.quaqquero”. Anche Descartes,d’altra parte, amava rimuginare in solitudine, o quasi. Ma lui non è tra i tuoi preferiti, chissà perché…

          2. yokanaan

            Senza contare quanto abbiamo appena appreso su “John, Paul, Ringo” e gli altri britannici che sembrano coinvolti (neanche a bassi livelli) nelle manovre dell’ISIS (non ultima l’esecuzione di Foley). Il punto non è che l’Occidente deve difendersi dai proprî nemici; il punto è che l’Occidente è succubo della propria cattiva coscienza e, in definitiva, si odia.
            Per dirla col mons. Colombo di Manfredi: «Qua non è che finisce tutto perché arrivano gli Italiani: qui arrivano gli Italiani proprio perché è già finito tutto».
            Resta però la lezione di Agostino all’indomani del 410…

          3. @Andreas Hoffer,
            Concordo, soprattutto quando dici:

            mi induce a riesaminare in maniera più critica diversi punti di riferimento.

            Anche per me è stato così, non avrei saputo usare parole migliori per descrivere questa sensazione.

    3. io

      “Perché Dio oggi questo permette?”. “Che senso hanno oggi questi avvenimenti per noi? Qual è la Parola di Dio per noi, che in ciò che accade oggi, si nasconde?”

      Se non vi convertite, perirete allo stesso modo.

        1. io

          Ma non sembra così evidente…
          questo articolo ha suscitato un continuo di: “Tu dovresti dire…”, “no, tu dovresti pensare…”, “no, tu dovresti fare…”
          …uff

    4. Sconcertato

      Vorrei vedere la tua docilita’ se: tua madre, tuo padre, tuo frattello e/o tua sorella, venissero sepolti vivi d’avanti ai tuoi occhi.

      Vorrei proprio vederla la docilita’ della compagnia dell’Agnello.

        1. Sconcertato

          Quindi per te l’autodifesa cosi’ come scritta nel CCC non va bene? Basito e sconcertato.

          E’ facile essere agnelli mentre il sangue e’ versato da altri!

          1. yokanaan

            Rileggi con calma, ti accorgerai che il CCC l’ho citato io…
            «Deh, t’ispiri il Signore un concento
            Che ne infonda al patire virtù».

      1. @Sconcertato (di nome e di fatto vedo), hai perfettamente ragione… e ti dirò di più: io prego che non venga messa alla prova una docilità che non ho e non mi appartiene.

        Ma qui non è in gioco e non si sta parlando della docilità mia, tua o di chicchessia, ma non si può non riferirsi, non avere come punto di riferimento (sconcertante) l’esempio di Nostro signore Gesù Cristo e di tanti Santi (per lo più martiri in questi casi…) a iniziare dalla Madre dei sette Fratelli Maccabei e da loro stessi (già prima di Cristo…).
        Stiamo parlando di ciò che ha reso nei secoli credibile e forte la testimonianza dei Cristiani, ciò che ha nei secoli segnato la profonda differenza tra l’Annuncio del Vangelo e “altro”.

        E’ utopia? Sono “mitologiche” figure? C’è un limite oltre il quale il “resistere al male” che fu ED E’ di Cristo, non può andare?

        Di che dobbiamo parlare qui, in questo blog, tra cristiani (presumo…), di strategie? Di politica? Di attacco-difesa, difesa-attacco, di forza commisurata e giustificata?
        CERTO che ne possiamo parlare, ma ne dobbiamo parlare SENZA dimenticare Chi abbiamo come modello, ma non solo, come Alleato, come Forza, come Difesa…
        CERTO che è facile parlarne da qui, come è facile invocare giustizia!

        Vuoi vedere la docilità della “compagnia dell’Agnello”? Già l’hai vista, nei secoli e ancora oggi puoi vederla… non ti appartiene? A nessuna appartiene se Dio non la concede, ma non la si può disprezzare.

        1. Giancarlo

          Continui a dimenticare chi scola il sangue. Se a te viene chiesta la vita, sei libero di offrirla a Dio. Se viene chiesta ad altri, sei chiamato ad intervenire in loro difesa.

          …Ma non ti vergogni a far la predica a chi sta morendo?

          1. JoeTurner

            Beh Giancarlo mi pare che qui stiamo tutti inutilmente predicando, nessuno di noi è partito per l’Irak rischiando la prorpia la vita per difendere quelle vittime innocenti.
            Però mi sembra che a te piaccia molto immaginarti con la spada sguainata, il sole in fronte e l’espressione fiera; ecco sì, stiamo tutti cianciando a vanvera, la differenza semmai è nella posa.
            .

            1. Giancarlo

              Hai ragione Joe… che posso dirti? Hai semplicemente ragione… è… desolante, non ti pare?

              1. Sara

                Be’, però l’immagine “con la spada sguainata, il sole in fronte e l’espressione fiera” è una bella immagine (e per niente inattuale)! E se proprio stiamo tutti cianciando a vanvera, almeno facciamolo stando in bella posa!

        2. Giancarlo

          Certo che dobbiamo parlare di strategie e di plitica, di attacco-difesa, difesa-attacco, di forza commisurata e giustificata… CERTO! Di cos’altro dovremmo parlare altrimenti? Il Modello che è morto in croce DOBBIAMO INDICARLO A NOI STESSI (ognuno per sè), non agli altri. Non dobbiamo invitare gli altri a salire sulla croce, dobbiamo salirci noi casomai. Coloro che soffrono HANNO TUTTO IL DIRITTO di chiedere di essere difesi e noi ABBIAMO IL DOVERE di difenderli, non di spedirli sulla croce!

          1. Senti Giancarlo, tu poi averla capita come ti pare e stravolgi pure il senso di quanto ho voluto dire…
            (da altri mi pare rettamente inteso… e se così non è, mea culpa)

            Io non spedisco sulla croce nessuno, neppure me stesso… quello avvezzo a spedir qualcuno qua o là a seconda dei turpi vizi sei tu, e a te lascio il primato.

        3. Sconcertato

          @Bariom anche se queste persone stanno avendo la grazia del maritrio cio’ non toglie che e’ un DOVERE del cristiano difendere i piu’ deboli!!!

          Ma allora che stiamo a fare?

          Elogiamo Adinolfi che si schiera dalla parte del piu’ indifeso, pero’ per sti poveri cristi messi in croce parliamo dei sette fratelli dei Maccabei???

          Ma ci siamo bevuti il cervllo?

          Ha pienamente ragione Socci che si inc***** come una biscia!

          Il papa come capo di uno stato e, SOPRATTUTTO, come Cristo in terra dovrebbe gridare contro quello che sta accadendo e dovrebbe richiedere un intervento armato in difesa di sti poverini (che poi non verra’ ascoltato sara’ un altro paio di maniche)

          1. @Sconcertato, è evidente che non mi sono spiegato o almeno non ci siamo intesi…

            Non ho scritto da nessuna parte “beccatevi ‘sto martirio, tenetevelo stretto e siate anche contenti…”
            La mia riflessione (peregrina se credi) andava oltre il momento contingente (senza per questo volerlo “scavalcare” come fosse cosa da nulla…).

            Sul Papa, su quel che dovrebbe dire o fare, secondo te o secondo Socci o chichessia, ho già espresso la mia opinione… qualcuno l’ha compresa, qualcuno condivisa, qualcuno fraintesa, qualcuno la può aver compresa e rifiutata. Non c’è problema c0onsiderato anche ciò che vale…

            Non tornerò sul primo aspetto, né sul secondo, perché veramente mi parrebbe di ricamare e filosofare su un argomento che vede, come è stato detto giustamente, scorrere del sangue e che continuerà a scorrere (temo sarà così…), sia che qui ci si comprenda e ci sia dia ragione, sia che accada esattamente l’opposto.

            Chi poi è convinto che ci si debba armare e partire, sia coerente, parta (anche disarmato certo…),
            non stia qui a fare l’inc***** come biscia o quel che si preferisca.

              1. Giancarlo

                “…Ma qui non è in gioco e non si sta parlando della docilità mia, tua o di chicchessia, ma non si può non riferirsi, non avere come punto di riferimento (sconcertante) l’esempio di Nostro signore Gesù Cristo e di tanti Santi (per lo più martiri in questi casi…) a iniziare dalla Madre dei sette Fratelli Maccabei e da loro stessi (già prima di Cristo…)….”

                Queste sono parole di Bariom. A chi lo vogliamo portare “l’esempio di Nostro signore Gesù Cristo e di tanti Santi (per lo più martiri in questi casi…) a iniziare dalla Madre dei sette Fratelli Maccabei e da loro stessi”? Vogliamo portare questi esempi a chi deve abiurare o morire? A chi deve abiurare o morire dovremmo portare un aiuto immediato e concreto, dovremmo portare la salvezza. Perchè, al di là dei fiumi di parole che stanno scorrendo, i cristiani iracheni devono fuggire o… morire. Che ci sentiamo di dire ai vescovi ed agli inviati della santa sede che implorano un aiuto? Che imparino da Cristo Gesù ch’è morto in croce?

                Non ho alcuna stima dell’ONU, nè credo che alzerà un dito per salvare questi nostri fratelli. Sono anche consapevole che oggi le crociate sarebbero semplicemente impossibili, non foss’altro, per mancanza di crociati. Non dovremmo, almeno, usare tutto quello che resta dell’autorità morale del papa e di tutta la chiesa per spingere l’ONU ad intervenire?

              2. Piero

                Sì, però è anche stucchevole sentirsi rispondere “Allora arruolati!”.
                Se uno reclama (giustamente) più incisività, più partecipazione, più azioni nella lotta contro la mafia, non è che uno gli può rispondere “allora arruolati in polizia!”. No?
                Lo “straw-man” vale anche in senso inverso.

                1. @Piero, hai ragione… ma queste sono le inevitabili conseguenze di un ragionamento che sembra fatto apposta in partenza, solo per capire o far capire ad altri, “fischi per fiaschi”.

                  Non è che sempre ci si comprenda “al volo”, ma con altri interlocutori (potrei fare una lista), ci si confronta, ci si spiega, si parte dal presupposto di non aver forse compreso (non che l’altro stia dicendo castronerie…) e, seppure si rimane di idee diverse, si mantiene aperto un confronto fattivo.

                  Chi inizia con argomentazioni da “straw-man”, condite da toni aggressivi e non di rado offensivi, finisce per beccarsi uno “straw-man” di ritorno… non è auspicabile, ma è quasi “matematico” 😉

            1. Sconcertato

              Ed allora ti chiedo scusa perché, a differenza di admin che ha subito trovato del marcio lì dove non c’era, non avevo realmente capito la tua posizione.

              Tornando al caso Socci, vorrei far notare come i patriarchi d’oriente hanno condannato quello che sta accadendo:

              http://www.zenit.org/it/articles/i-patriarchi-orientali-legittimo-l-uso-della-forza-per-difendere-i-cristiani-in-iraq

              Si sono espressi con coraggio. Cosa che a molti vescovi e al nostra amato papa oggi manca: esser pronti a morire per la Verità.

              Voi potete continuare pure ad andare per la vostra strada, notando solamente che è papolatria o papalini come meglio credete. Che non ha nulla a che vedere con la Fede in Cristo e nel suo santo vicario, il nostro amato papa (oggi Bergoglio), ma è qualcosa di più profondo che ha a che vedere anche con la CONVERSIONE del papa:

              Luca 22,31-34

              31 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32 ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli»

              Ad oggi, dopo un anno di pontificato, il papa regnante ha poco confermato e molto confuso. Non so il perché. Se per modo di fare, padronanza linguistica, paura, etc. ma è un dato di fatto!

              1. @Sconcertato, non c’è problema…

                Poi, al di là del fatto che TUTTI abbiamo bisogno di conversione e siamo su questa terra anche a questo scopo, di fronte la Santo Padre (chiunque egli sia e chiunque lo Spirito Santo abbia scelto) penso sempre che IO devo per primo convertirmi e se quindi ancora non lo sono (convertito), come posso pensare di avere maggior discernimento di chi lo Spirito Santo a messo come guida della Chiesa e quindi mia?

                Il “dato di fatto”, in questo caso non esiste… perché io (come tanti che conosco) potrei dare un giudizio di segno esattamente opposto al tuo.

                Qui mi fermo, perché non voglio riaprire un polemica che rischia di divenire sterile.

                Un saluto, nella fiduciosa attesa che tu divenga “Confermato” 😉

              2. Giancarlo

                Caro amico sconcertato, anch’io resto confuso, e non poco, dalle parole, dai gesti, dalle scelte di papa Francesco. In riferimento alle parole del papa, pronunciate sull’areo di ritorno dalla Corea, ci sono parecchie questioni “problematiche” che meriterebbero di essere riconosciute per quello che sono. Le parole sono chiare ed esprimono concetti sbagliati: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo.”
                1) “…è lecito fermare l’aggressore ingiusto…”. Non solo è lecito, E’ DOVEROSO!
                2) “…Sottolineo il verbo: fermare. …” Fermare un aggressore è giusto, naturalmente. Ma, dopo averlo fermato, E’ DOVEROSO ANCHE RISTABILIRE LA GIUSTIZIA ED IL DIRITTO, cioè permettere alle vittime di tornare a casa loro e permettere loro di vivere in unclima di pace e di serenità. Questo, papa Francesco, non l’ha detto, mentre invece sarebbe stato importante.
                3) “…Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo.” . Anche qui, per usare un eufemismo, sfugge il senso delle parole. O, meglio, il senso è molto chiaro, ma niente a fatto condivisibile perché, in pratica, significa non fermare aggressore. Prima si dice che è lecito fermarlo, poi però si rende impossibile fermare l’aggressore.

                Io non capisco. A dire il vero, siamo in tanti a non capire, cominciando dai patriarchi d’oriente.

                1. Sconcertato

                  @Giancarlo purtroppo c’è poco da capire. A certe persone piace il politically correct e dare un colpo al cerchio ed una alla botte.

                  E, in un anno, questo atteggiamento è sotto gli occhi di tutti.
                  Certo non devo spiegarlo io alla Miriano che è giornalista ed il santo padre lo vede in prima persona.

                  Con questo chiudo.
                  Ho già gridato il mio sconcerto contro questo articolo aberrante !!!

  9. vale

    ah,beh, adesso sì che dalle parti dell’iraq tremano…
    a parte le battute, queste non le ho mai capite. i partecipanti vengono invitati, spesati di tutto.alcuni hanno pure un “gettone di presenza” se no non partecipano. in genere-salvo rarissime eccezioni-non cacciano una lira che è una. la beneficenza la fanno quelli che pagano il biglietto per andar a vedere loro che qualche soldo per beneficenza da dare lo avrebbero pure. e non ne mettono uno.
    more solito.

  10. Claudia Mancini

    Provo a dare un piccolo contributo sulle affermazioni di Cacciari, facendo riferimento al suo libro -non facilissimo – “Il potere che frena”. Scrive: “Del dilagare dell’apostasia il segno più tremendo non è l’abbandono di impero e Chiesa da parte delle moltitudini, ma la “secessio” che “in loro” si opera dalle loro proprie missioni, dalla funzione e dalla fede che avrebbero dovuto incarnare” (p.80). In estrema sintesi, Cacciari considera che la chiesa è “katechon” nei confronti della sovranità politica, nella misura e nel modo in cui resta è capace di imporle il riconoscimento che essa è rappresentante anche di fini che quella sovranità trascendono. E’ katechon del tempo della fine, pregando che essa possa durare fino alla conclusione dell’opera, la conversione, che testimonia esserle stata affidata. Il katechon ‘perfetto’ è quello che tramonta, quando ha concluso l’opera che le è propria. Pensiamo, allora, al discorso di Ratisbona; come risponde(rebbe) Benedetto XVI alla “questione islamica”: ” […] non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio… Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente, la sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza…A questo punto si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire secondo la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre per se stesso?”. Questa è risposta, mi sembra, che è e non è “katechon”: o meglio, lo è ma solo in funzione del fine che è proprio della chiesa.
    Grazie per le riflessioni.

    1. yokanaan

      Ho appena visto dissolversi nel nulla telematico un lungo intervento che avevo postato qui (amarezza…), dunque lo riscrivo come lo ricordo sperando che questo vada in porto.
      Claudia, grazie mille del ricco intervento! In effetti la parte del katéchon era la più gustosa della vicenda, nonché quella che (per forza di cose) ho potuto trattare meno a fondo.
      Mi riprometto di considerare prima possibile le pagine che citi, per ora dico soltanto che alle volte le argomentazioni di Cacciari, sebbene documentatissime, mi sembrano viziate da lievi errori di prospettiva (di quelli che capitano a tutti gli studiosi, anche fatta salva la loro onestà), i quali si sommano qua e là producendo talvolta conclusioni erronee o perlomeno arrischiate.
      Che il katéchon perfetto volga alla scomparsa è una tesi molto suggestiva, e non priva di svariate applicazioni dell’analogia fidei: la si è sviluppata diffusamente anche nella letteratura parateologica (penso a Quinzio, per esempio). Tuttavia, proprio nel loro mancare di “pudiche riserve” al Mistero, tali sviluppi sono sospetti, quanto alla metodologia teologica.
      Viene dunque da considerare, come giustamente hai fatto, la questione del rapporto fede-ragione nel Cristianesimo e nell’Islam. Ora, lo ha giustamente ricordato Introvigne proprio oggi, una cosa che non dobbiamo dimenticare è che, non avendo l’islamismo una struttura gerarchica centralizzata, esso non ha neppure un organo magisteriale atto a dare le interpretazioni autentiche e definitive della dottrina islamica stessa. Sembra tuttavia di poter osservare, e Benedetto XVI lo ha fatto magistralmente, che quello del rapporto fede-ragione sia storicamente un problema globale e fondamentale dell’Islam. Ciò detto, va pure ricordata un’altra cosa: a differenza dell’Islam il Cristianesimo ha una gerarchia centralizzata e un magistero; a differenza dell’Islam il Cristianesimo ha optato per una soluzione sinergica, nel rapporto fede-ragione, che non umilî la ragione pur lasciando il primato alla fede (ovvero alla grazia, lo richiamerò tra pochissimo); e ciononostante, il Cristianesimo ha sempre lasciato in questo delicato equilibrio uno spazio dialettico, una dimensione di frattura, almeno virtualmente presente anche nel più razionalistico dei discorsi teologici. Senza entrare in contraddizione, naturalmente, non si è ammessa la coesistenza del razionale e dell’irrazionale (come non pochi “filosofi” non esitano a fare), ma neppure si è oscurato il piano del metà- e del sopra-razionale. Si capisce che questa sia la versione gnoseologico-fondamentale del rapporto tra natura e sopranatura che, all’ombra di quello tra grazia e libertà, è tanto caratteristica della teologia e del pensiero occidentali.
      Ciò detto, e tornando al katéchon, la problematicità di una prospettiva che sostenga senz’altro l’esito kenotico di questa misteriosa potenza sta anzitutto nell’apoditticità con cui viene presentata. Ma non solo. Ammettiamo che detta prospettiva sia più che possibile, ammettiamo che sia plausibile: e dunque? La perfectio del katéchon dovrebbe darsi autonomamente (ovvero per profetica ascesi disincarnata) o eteronomamente (magari per postmodernistica implosione di un cristianesimo identificato con la christianitas)? Già qui si darebbero delle belle fallacie, ma magari la perfectio del katéchon si darebbe in un modo che sarebbe la sintesi e la negazione di entrambe le prospettive dialetticamente giustapposte or ora, diciamo in analogia con la libera necessità che caratterizza la passione/pasqua dell’Agnello. Ammesso che si voglia vaticinare un esito del genere, chi sarebbe in grado di scrutare i segni di una tale (e propriamente “sublime”) sintesi/negazione di grandezza e meschinità, bruttezza e bellezza, bontà e cattiveria? In realtà, un tale progetto andrebbe correttamente ascritto unicamente allo Spirito (Hegel non farebbe altrimenti), e dunque, si direbbe con Dante, «che giova ne le fata dar di cozzo?». O meglio, «perché recalcitrate a quella voglia / cui non puote il fin mai esser mozzo?».
      Invece si ha l’impressione che da un lato si voglia accelerare la dissoluzione del katéchon, quasi in un titanico sforzo che si fregia del nome filantropico di Prometeo, e dall’altro la si voglia impedire o ritardare, quasi nell’oblio che solo gli dèi stessi sapranno schiacciare i giganti (guarda caso, motivo ricorrente della mitologia civile greco-romana, nonché della cosmologia dell’oltretomba dantesco). In entrambi i casi, manca la fede, ma nel secondo se ne ha una pericolosa contraffazione.
      Il Figlio di Dio ci ha lasciati con una domanda, quanto alla tenuta finale della fede sulla terra. Una domanda e poche allusioni. Con quale prudenza, e con quale sapienza, un discorso teologico rigoroso può mettere qui dei punti fermi?

      1. Claudia Mancini

        Grazie della risposta reiterata, fin troppo articolata per le mie capacità. Leggilo, se puoi, il libro. Le argomentazioni oscillano tra alcuni dei tuoi maggiori punti di riferimento: Agostino e Dante. Quello che mi premeva era semplicemente sottolineare come, nella prospettiva di Cacciari – che tale resta –, una corretta ermeneutica del katechon ( di conseguenza anche il suo accostamento al papa) non possa prescindere dalla “teoria dei due Soli”, delle “due Città” – dal rapporto tra Chiesa ed Impero. Per questo, forse, l’uso che Cacciari ne fa può risultare equivoco o “ingenuo”, se lo si consideri solo come un “neutro potere” che frena la venuta dell’Anticristo.

  11. Giovanni ha detto parole sagge, misurate, tenendo assieme carità e verità. Anche Claudia e Bariom mi hanno dato spunti di meditazione profondi, così come altri. Mi permetto a mia volta di segnalare un brano di de Lubac tratto dalle sue “Meditazioni sulla Chiesa” sulla differenza tra una critica sana e feconda e la critica malsana che degenera in polemismo sterile: http://filiaecclesiae.net/2014/08/13/la-cittadella-della-secessione-interiore/

    1. Claudia Mancini

      ciao Andreas, grazie a te! Del resto, alla fine del libro che ho citato, Cacciari riporta molti brani di Padri, teologi, riformatori, che commentano la Seconda Lettera ai Tessalonicesi (2, 6-7); così, in fondo, egli stesso ammette e documenta quanto sia difficile la comprensione dell’enigmatica potenza del “Katechon”. Lo stesso Agostino, nel De civitate (XX, 19, 1-3), scrive a proposito “desideriamo ardentemente giungere con fatica a comprendere ciò che l’Apostolo intendeva, ma non ne siamo capaci”.

      1. È un libro che ho letto poco dopo la sua uscita. Avendo qualche altra lettura alle spalle sul tema del katechon però mi sono reso conto che non esiste un consenso esegetico o dottrinale che possa identificarlo con buona approssimazione. Dal tempoi di sant’Agostino la comprensione non è avanzata di molto. L’intepretazione che più mi convince è quella di Alberto Caturelli, secondo il quale il katechon che “trattiene” la manifestazione dell’mysterium iniquitatis è il vincolo della carità che salda i membri del corpo della Chiesa. È un aspetto che se non ricordo male è assai trascurato non solo – e non tanto – da Cacciari, ma dagli intellettuali cattolici che fanno coincidere il katechon unicamente con la difesa di un ordine giusnaturualistico, se ho ben capito le loro argomentazioni.

  12. Alessandro

    Francesco, per quanto concerne la protezione di innocenti ingiustamente aggrediti e la c.d. “ingerenza umanitaria”, si pone nel solco della Dottrina sociale della Chiesa, non rivoluziona alcunché.

    “Disarmare l’aggressore”? Ecco che ne dice il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato nel 2004 (n. 506):

    “La Comunità internazionale nel suo complesso ha l’obbligo morale di intervenire in favore di quei gruppi la cui stessa sopravvivenza è minacciata o di cui siano massicciamente violati i fondamentali diritti. Gli Stati, in quanto parte di una Comunità internazionale, non possono restare indifferenti: al contrario, se tutti gli altri mezzi a disposizione si dovessero rivelare inefficaci, è « legittimo e persino doveroso impegnarsi con iniziative concrete per disarmare l’aggressore ». Il principio della sovranità nazionale non può essere addotto come motivo per impedire l’intervento in difesa delle vittime. Le misure adottate devono essere attuate nel pieno rispetto del diritto internazionale e del fondamentale principio dell’uguaglianza tra gli Stati.”

    La citazione interna è tolta dal Messaggio di Giovanni Paolo II per la giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2000, ove si legge:

    “Evidentemente, quando le popolazioni civili rischiano di soccombere sotto i colpi di un ingiusto aggressore e a nulla sono valsi gli sforzi della politica e gli strumenti di difesa non violenta, è legittimo e persino doveroso impegnarsi con iniziative concrete per disarmare l’aggressore. Queste tuttavia devono essere circoscritte nel tempo e precise nei loro obiettivi, condotte nel pieno rispetto del diritto internazionale, garantite da un’autorità riconosciuta a livello soprannazionale e, comunque, mai lasciate alla mera logica delle armi.

    Occorrerà per questo fare il massimo e il migliore uso di quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, definendo ulteriormente strumenti e modalità efficaci di intervento nel quadro della legalità internazionale. A tal proposito, la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite deve offrire a tutti gli Stati membri un’equa opportunità di partecipare alle decisioni, superando privilegi e discriminazioni che ne indeboliscono il ruolo e la credibilità.”

    Non c’è spazio per approfondire i numerosi interventi di Giovanni Paolo II sul tema dell’ingerenza umanitaria, che in quello citato trovano un eloquente compendio. Basti osservare che non è arduo costatare la congruenza tra quanto ivi asserito e il contenuto della lettera inviata da Francesco al Segretario generale dell’ONU (13 agosto):

    “Gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell’Iraq non possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l’assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case. Le tragiche esperienze del ventesimo secolo, e la più elementare comprensione della dignità umana, costringe la comunità internazionale, in particolare attraverso le norme ed i meccanismi del diritto internazionale, a fare tutto ciò che le è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose.”

    Evidentemente, l’auspicio a “fare tutto ciò che è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose” non esclude che il porre fine a tali violenze comporti necessariamente un intervento armato. Solo, la valutazione sulla necessità e sull’entità di un siffatto intervento è rimessa alla competenza della legittima autorità internazionale, cui il Pontefice rivolge l’appello accorato (“È con il cuore carico e angosciato…”).

    Non diversamente s’è espresso Francesco facendo ritorno dalla Corea: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati… Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”. Soltanto questo, niente di più”).

    Nella stessa vena, il messaggio di Giovanni Paolo II indicava la necessità che le iniziative (anche armate) dirette a “disarmare l’aggressore” siano adottate “nel pieno rispetto del diritto internazionale” e “garantite da un’autorità riconosciuta a livello soprannazionale”, evocando a tal riguardo l’esigenza di “fare il massimo e il migliore uso di quanto previsto dalla Carta delle Nazioni Unite”.

    Quindi mi pare che Socci e Cacciari in questo caso abbiano preso un abbaglio.

    Ciò che trovo sinceramente un po’ stonato nell’articolo di Marcotullio sono le parole corrosive nei confronti di Socci (ha sbagliato, ma mai maramaldeggiare!), e la tendenza ad assumere questo sbilenco sfogo di Socci come prova del fatto che tutte le numerose critiche rivolte al Papa da intellettuali cattolici in questi mesi non possano che essere altrettanto sbilenche. E invece no, questo è un salto logico fallace. Tocca esaminarle a una ad una, le critiche, per confutarle. Perché non è impossibile che chi ne sbaglia una ne imbrocchi un’altra.

    Quindi, con questo articolo a mio avviso Marcotullio mostra che Francesco non ha rivoluzionato alcunché in tema di giustizia e uso della forza. Nient’altro. Nient’altro si proponeva di mostrare? Bene, allora ha centrato l’obiettivo. Basta non perdere di vista l’esatto perimetro di questo obiettivo.

    1. Perdonami Alessandro, ma bisognerebbe desumerne che “parole corrosive” (o ironiche o sarcastiche o…) nei confronti di Socci e C. sono quanto meno una “caduta di stile”, mentre il modo non certo “vellutato” di porre il suo “sbilenco sfogo” (di Socci) nei confronti del Santo Padre non debba essere a maggior ragione cassato?

      E che nel mucchio di “castronerie” (esagero per capirci…) ogni tanto ci “s’azzecca” e quindi chi ha la tendenza a “straparlare” deve essere sempre comunque preso in seria considerazione?

      Anche questo mi parrebbe un salto logico fallace. Perché nel vivere comune accade normalmente esattamente il contrario.

      (Ho usato delle iperboli per rendere immediato il concetto, non per dare un giudizio sommario sulle figure coinvolte, giusto per capirci…) 😉

      1. Alessandro

        Bariom, no, non penso si debba (uso anch’io l’iperbole) monitorare 24 ore al giorno i media cattolici e non per verificare se affiori una critica azzeccata al Papa (molti “straparlatori” sono così cocciutamente ripetitivi e così palesemente sviati che non mette conto perderci tempo).
        Ma nemmeno ci si può concedere l’eccesso opposto: presumere che coloro che “si erano già dimostrati calmi e lucidi, fiduciosi e quindi forti” ora “sono in preda al panico”, terrorizzati dall’idea che Francesco abbia “perso la bussola”, sicché non meriti nemmeno indugiare ad ascoltare che hanno di volta in volta da dire questi “personaggi”.
        Insomma, bene non perder tempo con i polemisti ossessivi e mediocri, ma occorre ricordarsi che critiche al Papa possono venire anche da persone serie e preparate (che possono sbagliarsi, beninteso; e ci mancherebbe), che forse qualcosa di interessante e istruttivo da dire potrebbero anche avercelo, se solo li ascoltassimo, senza il pregiudizio che questi “personaggi” (“accorti intellettuali cattolici che sbandano reiteratamente, su questa pista, al punto da giungere a suffragare le proprie sciagurate prospettive con le letture di “intellettuali” dichiaratamente non credenti”) siano comunque e sempre nel torto.

        1. @Alessandro, certamente come sempre, questione di equilibrio… 😉

          Per non usare luoghi comuni come “la verità sta nel mezzo”, sapendo poi che la Verità è… altrove 😀

    2. yokanaan

      Grazie mille, Alessandro: dell’osservazione e dei molti spunti.
      In effetti non mi proponevo altro che ciò che riassumi: se ho sfumato un po’ il raggio dell’argomentazione l’ho fatto proprio con l’intenzione di non risultare personalmente accanito contro qualcuno in particolare (ho sentimenti tutt’altro che ostili, nei confronti dei due personaggî di cui parlo). Mi spiace se è risultato il contrario – magari rimaneggerò il testo in caso di riutilizzi. Certamente i casi vanno analizzati uno per uno, e lo stesso Papa si giova di avere dei critici attenti e benevoli attorno a sé. Figuriamoci io! 🙂

      1. Alessandro

        Grazie mille a te (mi permetto il “tu”) per l’apprezzamento.
        Ripeto: l’impressione mia (che non è certo da prendersi per oro colato, ci mancherebbe 😉 ) è che il tuo intervento risulti più efficace e inequivoco omettendo tutti i preamboli sulle critiche al Papa ed entrando direttamente “in medias res”. Altrimenti – così mi pare – si trasmette la sensazione che questa confutazione individua di due individue prese di posizione, l’una di Socci e l’altra di Cacciari, sia fatta valere, impropriamente, contro tutti gli intellettuali cattolici critici di Bergoglio in qualsivoglia loro manifestazione di perplessità nei confronti di questo o quell’aspetto dell’operato del Pontefice. Questa generalizzazione indebolirebbe, mi pare, l’incisività di quanto scrivi.
        Grazie ancora per l’attenzione!

    3. Giancarlo

      Caro Alessandro, ho letto con calma la tua documentata riflessione. Certo, hai ragione, papa Francesco ha giustamente chiesto all’ONU di intervenire, ponendosi, come tu giustamente sottolinei, nel solco della Dottrina sociale della Chiesa. Questo è un fatto ed io non lo contesto. Ci sono però anche altri fatti che Socci mette in evidenza e che invece, da parte di tanti, si tende a dimenticare.

      E’ un fatto che papa Francesco si sia deciso ad intervenire con grande ritardo rispetto alla gravità degli avvenimenti e, comunque, solo dopo che i suoi stessi vescovi in Irak hanno cominciato a chiedere aiuto a gran voce. Che si aspettava in vaticano? Toccherebbe all’ONU intervenire rapidamente in questi casi ma, se l’ONU dorme, che aspetta il vaticano a svegliarlo?

      Un altro fatto, messo in evidenza da Socci, è, secondo me, molto grave: negli interventi di papa Francesco, non una sola volta compare il nome degli aggressori, non una volta si fa riferimento all’islam. E’ giusto questo? Non sarebbe doveroso, da parte del vaticano, dire la verità e TUTTA LA VERITA’? Nessuno vuole cercare lo scontro o la provocazione, ma DIRE LA VERITA’ NON E’ MAI PROVOCATORIO ED E’ INDISPENSABILE PER AIUTARE I FEDELI A FORMARSI UN SERIO “GIUDIZIO CULTURALE”, come dice lo stesso Antonio, su quello che il mondo (non solo l’islam) sta facendo ai cristiani.

      Vi poi un altro fatto, anche questo a dir poco incomprensibile. Sono le parole dette dal papa dopo aver dichiarato che “…In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto.” Subito dopo ha infatti aggiunto: “Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo.”. Qui Socci ha forse esagerato nei toni, ma guardiamo la sostanza: come si può fermare gli invasati dell’isis senza fare ricorso alle bombe o alle truppe di terra? Tu dici: “Evidentemente, l’auspicio a “fare tutto ciò che è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose” non esclude che il porre fine a tali violenze comporti necessariamente un intervento armato”. Si ma, ti faccio sommessamente notare che la tua deduzione va nel senso diametralmente opposto rispetto alle parole di papa Francesco (Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra,…). E dunque?

      Ti sarei grato se tu mi aiutassi a capire.

      1. Alessandro

        Caro Giancarlo,
        il successore di Pietro deve patrocinare e coltivare il dialogo interreligioso. E’ inutile nascondersi che il dialogo con l’Islam è quello che negli ultimi anni risulta oggettivamente il più delicato e problematico, e quello che espone i Papi a critiche asperrime, qualunque linea essi adottino.

        In estrema sintesi:
        – Giovanni Paolo II fu accusato di essere un remissivo dialogista a oltranza, perfino in deroga ai doveri del vicario di Cristo nei confronti della “religio vera”:

        http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6973

        – a Benedetto XVI, dopo Ratisbona, fu invece contestato di aver vanificato in un giorno solo decenni di dialogo:

        http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350577

        Immagino che Francesco abbia ritenuto che, a salvaguardia del necessario dialogo e per evitare danni peggiori, fosse saggio e lungimirante astenersi dall’appellare pubblicamente “fanatici islamisti” (o qualcosa di simile) i predoni dell’ISIS. E qualche buona ragione per comportarsi così mi pare ce l’abbia: pensa alle conseguenze che si sarebbero innescate se nientemeno che il Papa avesse evocato esplicitamente un legame (seppur degenerato) tra Islam e queste bande di tagliagola… I cristiani minacciati ne avrebbero tratto un qualche beneficio? Non credo.

        Va poi segnalato, mi pare, che la diplomazia vaticana è composta da più soggetti e manovra una tastiera dotata di più registri.

        Si è giocato di squadra: il Papa non ha taciuto, e il 13 agosto ha detto chiaramente al Segretario dell’ONU che chi macella le minoranze va disarmato, senza escludere preventivamente l’opzione militare; ha lasciato che, nelle stesse ore, fosse l’organismo vaticano competente (il pontificio consiglio per il dialogo interreligioso) a “declinare le generalità” (per così dire) dell’aggressore (“jihadisti dello “Stato Islamico”), con una presa di posizione netta e vigorosa ma giustamente attenta a non identificare questi jihadisti con l’Islam:

        “Il mondo intero ha assistito stupefatto a quella che è ormai chiamata “la restaurazione del Califfato”, che era stato abolito il 29 ottobre 1923 da Kamal Ataturk, fondatore della Turchia moderna.

        La contestazione di questa restaurazione da parte della maggioranza delle istituzioni religiose e politiche musulmane non ha impedito ai jihadisti dello “Stato Islamico” di commettere e di continuare a commettere atti criminali indicibili. Questo Pontificio Consiglio, tutti coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso, i seguaci di tutte le religioni, così come tutti gli uomini e le donne di buona volontà, non possono che denunciare e condannare senza ambiguità queste pratiche indegne dell’uomo… [come] il massacro di persone per il solo motivo della loro appartenenza religiosa; la scelta imposta ai cristiani e agli Yazidi tra la conversione all’Islam, il pagamento di un tributo (la jizya) o l’esodo;
        la distruzione dei luoghi di culto e dei mausolei cristiani e musulmani;
        l’occupazione forzata o la profanazione di chiese e monasteri; …

        La situazione drammatica dei cristiani, degli Yazidi e di altre comunità religiose numericamente minoritarie in Iraq esige una presa di posizione chiara e coraggiosa da parte dei responsabili religiosi, soprattutto musulmani, delle persone impegnate nel dialogo interreligioso e di tutte le persone di buona volontà. Tutti devono unanimemente condannare senza alcuna ambiguità questi crimini e denunciare l’invocazione della religione per giustificarli. Altrimenti quale credibilità avranno le religioni, i loro seguaci e i loro leader? Quale credibilità potrebbe avere ancora il dialogo interreligioso così pazientemente perseguito negli ultimi anni?

        I leader religiosi sono inoltre chiamati ad esercitare la loro influenza sui governanti per la cessazione di questi crimini, la punizione di coloro che li commettono e il ripristino dello Stato di diritto in tutto il Paese, assicurando il rientro di chi è stato cacciato. Ricordando la necessità di un’etica nella gestione delle società umane, questi stessi leader religiosi non mancheranno di sottolineare che sostenere, finanziare e armare il terrorismo è moralmente riprovevole.”

        http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/08/12/0567/01287.html

        Inoltre il 18 agosto, il cardinale Ferdinando Filoni, inviato speciale del Papa in Iraq, ha firmato un comunicato in cui si legge che “L’Inviato Personale del Santo Padre in Irak, Card. Fernando Filoni…. dopo aver sentito e visto le tragedie e le sofferenze di tante famiglie che hanno lasciato i propri villaggi, le proprie case e proprietà, si unisce al nuovo appello del Patriarca nel chiedere alla Comunità Internazionale, ed in particolare ai Paesi e alle Organizzazioni internazionali che hanno maggiore responsabilità morale, di:
        – Liberare i villaggi ed i luoghi occupati il più presto possibile e in modo stabile
        – Assicurare una protezione internazionale a questi villaggi per incoraggiare le famiglie a rientrare nelle loro case e continuare la loro vita normale in sicurezza e pace.”

        Insomma, mi pare che nel complesso il gioco di squadra della Santa Sede sia stato rispettoso dei ruoli e non abbia fatto clamorosi autogoal.

        Da ultimo. Penso che le parole del Papa di ritorno dalla Corea siano proprio fraintese da Socci. Se mi è consentita una parafrasi a senso, Francesco ha detto: “Signori, l’aggressore va disarmato, va fermato, ma non sta a me dire se ciò va fatto bombardando o no, l’ONU è l’autorità competente, spetta all’autorità competente valutare opportunità ed entità dell’intervento”. Con il che, il Papa non ha in alcun modo escluso il ricorso alle armi.

        Io la vedo così, all’incirca.

        1. Giancarlo

          Ma certo, Alessandro, il dialogo interreligioso va salvaguardato, siamo perfettamente d’accordo. Ma, amico mio, qui siamo di fronte ad un’aggressione di proporzioni inaudite. Tutti sappiamo di cosa stiamo parlando; occorre, ogni volta, ripetere dei bambini decapitati, delle persone sepolte vive, di CENTINAIA DI MIGLIAIA di persone costrette a fuggire dalla loro casa?

          Ora, questa spaventosa violenza, questa restaurazione del califfato, non nasce dal niente, non è caduta sulla terra come un meteorite. Sono convinto che nasce, soprattutto, nelle moschee dell’Europa dove milioni di mussulmani si incontrano per riaffermare la loro identità in un occidente che non capiscono, di cui subiscono l’attrazione ma di cui hanno paura; ma, soprattutto, UN OCCIDENTE CHE ODIANO per un motivo molto semplice: perché sanno che è profondamente, radicalmente incompatibile con la loro cultura e con la loro stessa religione. Infatti non si integrano. Vivono per decenni in Europa, si succedono le generazioni, ma restano musulmani dentro. Come quel miserabile assassino del giornalista Folley: pare che sia un giovane rapper inglese, apparentemente perfettamente integrato. Ma, evidentemente, profondamente infelice perché bisognoso di riappropriarsi di un’identità, quella musulmana, che sentiva di perdere. Anche gli attentatori dell’undici settembre, e poi quelli della metropolitana a Londra, e quelli di Madrid e tutti gli altri che si sono succeduti nel tempo: tutti, TUTTI giovani musulmani europei di seconda o terza generazione. Dove si forma questa gente? Si forma nelle moschee che noi gli abbiamo costruito nelle nostre città.

          A me appare abbastanza evidente, ormai, che le decine di milioni di musulmani che vivono nella nostra Europa sono una sorta di testa di ponte del mondo musulmano che ritenta quello che aveva già tentato ai tempi delle crociate: la conquista dell’occidente. Ma, al di là delle mie personali interpretazioni, che potrebbero essere anche completamente sballate, resta un fatto ineludibile. L’intero mondo occidentale è sotto l’aggressione di un islam feroce, che non pensa neanche lontanamente di sedersi a dialogare. Esiste anche un islam moderato e tollerante, certo è vero (…speriamo!). Ma se ne sta zitto e quieto però, non va oltre una formale condanna di questi episodi. E, comunque, resta anche un altro fatto, anche questo ineludibile: noi cristiani si continua a morire, in Medioriente (è la cronaca di questi giorni), in Africa (boco aram), in America, in Europa. Tutto questo va avanti da decenni, non ce lo scordiamo. Non è una novità dell’ultim’ora, o di questi ultimi mesi. Sono decenni. Qualcuno ha fatto il conto di quanti cristiani sono morti? Quanti sono stati costretti a fuggire? Quanti incarcerati e condannati a morte? Dov’è l’islam moderato e tollerante che leva la sua voce indignata contro gli estremisti indemoniati? Dov’è l’islam moderato e tollerante che si pone a difesa delle minoranze e sconfessa e disperde gli invasati dell’isis?

          A me fa piacere di sentire, qua e là, qualche intellettuale islamico che condanna la violenza (io direi l’inferno) scatenata da al kaeda, boco aram, isis e compagnia, certo. Admin, qualche giorno fa, ci ha fatto sapere di una dichiarazione congiunta di condanna della violenza che è nata nel contesto del dialogo itrreligioso a Trieste (o Trento? Non ricordo bene). Bene! Ma possiamo contentarci di questo? O non dovremmo, invece, PRETENDERE UNA MOBILITAZIONE DI TUTTO L’ISLAM MODERATO (ma esiste quest’islam moderato?)???

          Condivido, caro Alessandro, e non lo dico per piaggeria, CODIVIDO la preoccupazione di salvaguardare il dialogo interreligioso, da cui, ne sono consapevole, non si può prescinder per una convivenza pacifica. Non condivido, però, la preoccupazione di non irritare l’islam se lo chiamiamo a difendere i nostri cristiani nei suoi territori. L’islam ha il dovere di difendere i nostri fratelli cristiani e, se non lo fa, ALLORA E’ CORRESPONSABILE DEI TERRORISTI.

          Da ultimo. Mi spiace, caro Alessandro, di non poter essere d’accordo con te sulle parole dette da papa Francesco, di ritorno dalla Corea: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo.” Queste parole sono inequivocabili e puntualizzano, intimano di “non bombardare e non fare la guerra”. Non solo. Parlano di “fermare”. Ma non accennano, neanche di sfuggita, a ripristinare il diritto e la giustizia. Chi è stato cacciato da casa propria con moglie figli (e già gli è andata di lusso!) avrebbe il diritto di sentirsi dire, dal papa, che che HANNO TUTTO IL DIRITTO DI TORNARE A CASA LORO e di vivere serenamente ed in pace con tutti.

          Infine, e mi rivolgo a tutti, non più ad Alessandro, voglio dire che il papa, il vaticano, avranno le loro buone ragioni per essere così prudenti. Io, però, queste ragioni non le comprendo e voglio poterlo dire francamente senza dovermi sentire ogni volta considerato come un razzista, fascista, provocatore, incosciente. Sono un cristiano, amo la mia chiesa ed il papa, ed è vergognoso che sia costretto a ribadirlo. Posso aver sbagliato a volte, posso essere andato sopra le righe; ma ho anche chiesto scusa, e l’ho chiesta più volte (qualcun altro l’ha mai fatto?). Qui, però, non credo di dover scuse a nessuno. Penso che il papa stia sbagliando pesantemente , ma credo che la mia sia una legittima opinione e credo di non dovermi sentire in colpa, o emarginato, per questo.

          1. E quando non vai troppo “sopra le righe” oltre che molto più comprensibile (o meno fraintendibile) il tuo pensiero è molto più condivisibile – almeno da parte mia e “errori” del Papa a parte.
            Credo ritragga anche una situazione reale riguardo l’agire e la penetrazione dell’Islam che è violenta e spietata laddove si trova di fronte popolazioni inermi, subdola e strisciante (omicida a tratti in singoli sporadici avvenimenti) nei contesti di nazioni diversamente “strutturate”.
            ………………………
            Considerazione a margine, è ben triste constatare come gli interrogativi le più concrete prese di posizione se non prime “discese in campo” da parte del paesi occidentali, avvengano a seguito di un video, che per quanto orribile, ha ritratto ne più ne meno ciò che è accaduto a quante altre persone?!
            E quando non erano sgozzamenti era altro…
            Forse solo perché qui il video è stato utilizzato come “messaggio diretto” (sai che differenza…), ma sembra quasi che quello che non passa per un video “ben confezionato” (scusate la tristissima accezione) NON ESISTA!

            1. Giancarlo sulle scuse ecc, ecc… stai sereno anche altri l’hanno fatto.
              Qui non c’è da invocare nessun primato 😉

            2. Giancarlo

              @ Bariom
              La questione degli errori del papa è cruciale. Ricordo a tutti che, come figli di Dio, siamo persone libere di esprimere la nostra opinione anche se in contrasto con l’opinione del papa. Da quello che scrivi sembrerebbe quasi che sia semplicemente impensabile esprimere un’opinione in contrasto con quello che pensa il papa. Non è così. Come ho già più volte messo in evidenza, papa Francesco ha detto cose non condivisibili in un’intervista di ritorno dalla Corea. Nessuno, almeno finora, ha ribattuto a queste mie osservazioni: http://costanzamiriano.com/2014/08/22/fa-silenzio-calmati/#comment-84428

              Se davvero condividi quello che ha detto papa Francesco sull’aggressine ingiusta, ribatti alle mie critiche e dimostra dove sbaglio, anziché rifugiarti nella papolatria.

              1. Giacché il tuo modo di giudicare chi la pensa diversamente da te sul concordare o meno con il Papa è “rifugiarsi nella papolatria”, non ho proprio un bel nulla da spiegarti.

                Resta pur convinto delle tue asserzioni di “libero” figlio di Dio… auguri.

                (Certo che per uno che di cantonate ne prende a più riprese – e poi chiede scusa – ci vuole un bel “pelo” a pretende di mostrare agli altri gli errori del Papa… sinché non gli si motri dove sbaglia, si capisce) 😉

                  1. Come “dimostrare” uno sbaglio a chi se anche non comprendesse, non si piegherebbe (a comprendere)?
                    Ti lascio alle tue adamantine certezze!

  13. Sconcertato

    Inizio a credere che Socci sia l’unico che ragiona.
    Una volta era Caritas in veritate, adesso invece chi dice la verita’ viene solamente attaccato.

    Siamo di fronte a papolatria assoluta, avete fatto diventare il papa anche infallibile sulle azioni militari (fermare non bombardare… e come li fermiamo?), gli state dando l’infallibilita’ anche quando era cardinale (leggi le critiche che fece, lui cardinale NON Socci, a Benedetto XVI il quale era attaccato da tutti).

    Fatemi la gentilezza, se volete criticare fatelo bene… Criticate anche Cascoli: http://lanuovabq.it/it/articoli-in-iraq-si-muorea-romasi-fa-accademia-10100.htm

    Costanza credevo avessi piu’ acume…

    1. Beh, ma cosa c’entra adesso la Miriano? Non ha firmato né il post né uno solo dei commenti! Nessuno sa cosa la Miriano pensi di questo papa, perché ha più volte affermato di avere rispetto filiale per il Sommo Pontefice e in genere per i consacrati, in quanto tali. Se qui possiamo spingerci oltre è per sua concessione, a nostro rischio e pericolo perché siamo anonimi per noi, ma non per il Signore! Perdonate il fervorino, ma insomma …

      1. Sconcertato

        … a volte rimango sconvolto da certi commenti .. chi ha pubblicato il post e in che blog?

        Io non pubblico qualcosa che non condivido

  14. …come appare tutto grottesco (le polemiche sugli omosessuali, i gameti eccetra) quando ci si trova di fronte a queste
    situazioni terribili (la guerra e il resto)!

  15. Lucida analisi di Magister sull’atteggiamento di Papa Francesco:

    “Al primo posto mette la preghiera. Ma non disdegna le arti della diplomazia. E adesso neppure esita a invocare gli eserciti. La geopolitica di papa Francesco opera su questi tre registri, di cui il terzo è il più sorprendente. Tutto l’opposto di quel pacifismo assoluto che sembrava caratterizzare l’avvio di questo pontificato.”

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350859

    1. yokanaan

      Perché non sono sorpreso?
      In realtà, io stento a credere che lo sia Magister. Basta conoscere appena un po’ il cristianesimo, la Chiesa e i Gesuiti…

  16. Giusi

    Posto questo articolo di Introvigne che, se avesse ragione sulla complessità dell’Islam, potrebbe essere una soluzione solo che francamente non so se ha ragione in quanto che, di fronte ad atrocità inimmaginabili (bambini decapitati) non si è levata nessuna protesta da parte del mondo islamico. Che se poi è vero che senza un improbabile intervento di una parte dell’islam non ce la possiamo fare allora cominciamo a chiedere al Signore la grazia del martirio.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-islamle-buone-ragionidella-santa-sede-10108.htm

    1. Giusi:

      ….e io che pensavo che fossi digià partita da un pezzo verso il martirio con lo scudone crociato e lancia in resta!
      (Socci alla testa, con o senza il beneplacito ONU; si capisce)

        1. Giusi

          Che può essere pure che, essendo italiana, pensino di poter risparmiare la mia misera testa per lucrare un riscatto milionario visto che qualsiasi vispa teresa decida di andare a fare l’umanitaria tra i tagliagole invece di recarsi iu un ospizio in Italia, viene liberata a suon di soldi che non abbiamo!

  17. yokanaan

    Chiedo scusa se rimando a scritti miei, ma in questo articolo, dove trattavo di cose analoghe, citavo una cosa interessante di Socci (prima colonna della seconda pagina). Non sembra davvero la stessa persona…

  18. Bariom:

    “su una tesi che condivido in pieno”

    anche ammesso fosse vero che fosse così come c’è scritto in questa tesi, come si fa a dire sono d’accordo con una tesi di cui non si conosce che le parole di questa tesi scritte su un giornale che si chiama la nuova bussola quaotidiana dopo letto solo un pezzettino di questa tesi da parte di uno che vive in Valpadana?
    Ma abbiate pazienza! Mica che uno ha la possibilità di PRONUNCIARSI seriamente su tutto, dai cromosomi, al Medio Oriente, alla storia dei Papi eccetra….!!!…

    1. @Alvise, non farla tanto complicata…

      La tesi riportata non nasce da “la bussola”. E’ una articolo tradotto (te lo puoi leggere in inglese) e riportato da, ecc, ecc.
      Stessa tesi è stata espressa in altre sedi da altre persone.

      Vuoi farla più semplice? Vuoi non chiamarla tesi, vuoi dire che è una semplice opinione? Bene io cmq la condivido, anzi, sono della stessa opinione.
      Ti va bene così?

      Che credi che ogni tesi/opinione che tu qui esprimi e non ci risparmi, è sempre fondata su uno scibile certo o su fatti comprovati?

      1. Giusi

        Bariom conosco e trovo lodevoli le prese di posizione individuali. C’è anche una giornalista irachena musulmana andata in onda col Crocifisso e lungi da me l’idea di pensare che non ci siano musulmani moderati. Ma questo non si traduce mai in prese di posizione dei governi degli stati musulmani. Mentre da noi non vi è chi non sia inorridito per le morti di Gaza da parte loro tutto tace. Ho come l’impressione che all’atto pratico non osino opporsi a quanto in definitiva è scritto nel Corano (e ne parla pure Introvigne). Del resto il musulmano nei giardini vaticani ha pregato per la nostra distruzione! Più di così!

        1. @Giusi esistono certamente mussulmani di animo mite, persone di buona volontà, aperte all’altro in quanto esseri umani. Così come li possiamo trovare tra gli atei…

          Il problema che viene messo in luce è il poter essere “moderati” in una religione che pare non conoscere la moderazione o che, quanto meno, viene insegnata (spero non sempre e non ovunque) con storture da “fanatismo religioso” (quindi duplice è il quesito).

          Diversamente si dovrebbe arrivare alla definizione quasi paradossale di essere “moderatamente mussulmano” (musulmano-moderato) che è come dire essere “moderatamente cristiano”.

  19. Giusi

    Rispondo ad Alvise quando dice:

    “…come appare tutto grottesco (le polemiche sugli omosessuali, i gameti eccetra) quando ci si trova di fronte a queste
    situazioni terribili (la guerra e il resto)!”

    Anzi non gli rispondo io gli faccio rispondere da una mirabile catechesi di Padre Serafino Lanzetta che invito tutti a leggere dov’è spiegato perchè siamo arrivati a questo punto e cosa il mondo dovrebbe fare e invece non farà: consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria.

    “Oggi assistiamo a una desacralizzazione non solo delle cose sacre, ma, per così dire, anche a una desacralizzazione o dissacrazione delle cose naturali! Le cose della vita, quelle cose evidenti, senza le quali non si può vivere, sono messe in discussione. Questo significa toccare ancora di più il fondo! Abbiamo rinnegato Dio. Gli abbiamo sbarrato l’accesso con un’onda limacciosa di ateismo e di materialismo. E adesso mettiamo le nostre mani sporche anche sulle cose naturali, su quelle cose che non richiedono la Fede, ma che sono parte di noi, di quell’uomo carnale, che tutti noi siamo. Uomini carnali che hanno rinnegato lo spirito nel loro corpo, ora in nome dello spirito rinnegano il loro corpo. Abbiamo distrutto il corpo e lo spirito”.

    http://www.riscossacristiana.it/22-agosto-cuore-immacolato-di-maria-segreto-dei-segreti-di-fatima-di-p-serafino-m-lanzetta/

    1. Giusi

      E per niente fuori tema:

      Mario Adinolfi

      LA LOGICA DI UN RAGIONAMENTO LOGICO
      di Mario Adinolfi

      Quando ho scritto Voglio la mamma la critica di molti è stata: non si possono mettere insieme cose così diverse, che c’entra l’aborto con il turismo sessuale o l’utero in affitto con l’eutanasia? Ci ripensavo mentre leggevo di Richard Dawkins, che voi avete scoperto perché ha affermato che far nascere figli down è “immorale” e “andrebbero tutti abortiti”, mentre io l’ho studiato proprio mentre scrivevo VLM e sapevo delle sue posizioni nazieugenetiche così come sapevo che è un sostenitore della liceità della pedofilia. Per la verità nella sua orrenda logica Dawkins ha ragione, è consequenziale.

      VLM è una sequela di 122 pagine per affermare di fatto un principio: le persone non sono cose. Il fondamento del discorso parte da questa premessa. Dawkins parte dalla premessa opposta. Le persone sono cose. Sono oggetti. Dunque sono desiderabili, acquistabili, fruibili, deteriorabili. Nel caso siano danneggiati, come qualsiasi oggetto, sono eliminabili.

      Non è solo la logica perversa di Dawkins. E’ la logica che vediamo crescere tutta attorno a noi, in una contemporaneità che la eleva anche a elemento di progresso. Ve l’ho raccontata spiegando che solo questa premessa falsa rende possibile che quasi centocinquantamila bambini down vengano abortiti, che decine di migliaia di bambini prevalentemente del sudest asiatico siano oggetto di pratiche sessuali pedofile da parte degli occidentali (gli italiani partiti con questo obiettivo questa estate sono quindicimila, non due o tre), che decine di migliaia di donne vengano sfruttate da coppie etero e gay partendo dalla loro condizione di bisogno costringendole di fatto a suon di dollari e euro a partorire figli che verranno strappati al loro seno pochi minuti dopo la nascita e consegnati a chi se li è comprati, che in Belgio e Olanda le curve di utilizzo dell’eutanasia siano in continua crescita e siano arrivate a ventimila individui ammazzati anche solo perché preda di “estrema sofferenza psicologica”, che in Svizzera ci sia un mercato miliardario (in euro) di cliniche della “dolce morte” così come nel mondo ci sia un altro mercato miliardario (in euro) di gameti da riproduzione. Tutto figlio della logica scaturita da una premessa falsa e irrazionale.

      Io ripeto che la premessa è una sola: le persone non sono cose. Con Husserl affermo che questa premessa logica è vera perché non ha bisogno di dimostrazione, è di per sé evidente. L’affermazione contraria per cui le persone sarebbero cose è non vera e genera irrazionalità, caos, tutto quello che possiamo giudicare con la parola: il male. Ma, attenzione, se non riusciamo ad affermare con nettezza l’evidenza della premessa vera, la premessa non vera finirà per trionfare e le sue conseguenze saranno drammatiche, perché una logica perversa ne deriverà.

      Ne è già derivata. Voi vi siete accorti ieri di Dawkins, ma nella prestigiosissima università di Princeton insegna Peter Singer e sostiene il diritto all’infanticidio. Il professore è osannato nella prestigiosa università americana, è un animalista convinto e afferma che i bambini con malattie vanno soppressi “preferibilmente entro i primi dieci giorni dalla nascita, altrimenti i genitori si affezionano”. E la logica di Singer è coltivata in molte università prestigiose del mondo, a partire dal famigerato ateneo di Melbourne dove ha trovato per discepoli anche due ricercatori italiani.

      E’ la logica terribile di un ragionamento logico. Che parte da una premessa orrenda e falsa, totalmente irrazionale. Noi dobbiamo riaffermare che le persone non sono cose, non sono oggetti, non sono desiderabili, acquistabili, fruibili, deteriorabili, eliminabili. Le persone si accolgono, si comprendono, si tutelano, si amano, si aiutano. Attenzione, la logica terribile e la premessa orrenda avanzano con una capacità di conquista che sorprende, entrando come lama nel burro della superficialità contemporanea. Sono comode e deresponsabilizzano. Noi dobbiamo affermare, per converso, la logica razionale e giusta che deriva dalla premessa vera. E’ scomoda e responsabilizza, perché se le persone non sono cose ce ne dobbiamo pre-occupare. Ma se rinunciamo a questa battaglia “spes contra spem”, come diceva Giorgio La Pira riprendendo il motto paolino e disegnandolo come una “divisa avventurosa”, allora davvero staremo tutti ben presto sul ciglio del burrone a un passo del disastro. Perché ognuno di noi, nessuno escluso, da oggetto desiderabile diventerà oggetto eliminabile. E’ un destino da cui ci salva solo la cura che un essere umano ha verso un altro essere umano in quanto tale. E’ una cura che si chiama amore. Scrivo tutto questo da laico e peccatore, ritenendo che la razionalità aiuti a capire quanto ho scritto, che sia tutto perfettamente evidente anche a prescindere da qualsiasi riflessione di carattere religioso.

      Ho paura di non avercela fatta. Che alla fine abbia ragione il Dostoevskij dei fratelli Karamazov e che dunque “se non c’è Dio, tutto è permesso”.

  20. …l’esistenza del demonio, la vita dopo la morte, il medio Oriente, la Cina, la cattiva economia (e la buona)
    i miracoli, la cattiveria scandinava, la scuola, l’educazione, la scuola, lo tsunami, l’energia atomica, l’alcoolismo (vedi la cattiveria Scandinava) la pederastia, la sodomia, la masturbazione, la sntità, il peccato mortale, la resurrezione come fatto storico, Messori, Introvogne, Adinolfi, l’adozione, il divorzio, l’aborto, guerra e pace, San Don Bosco, Maria Goretti, Beretta Molla, S. Terremoto, S.Paolo e la circoncisione, della cattiveria umana e musulmana in particolare, il rosario, la coroncina, Fatima, Lourdes, Galileo, Copernico, Descartes, l’Illuminismo, Rousseau, Voltaire, Darwin, Chesterton (er mejo),…

  21. Adinolfi:

    …Adinolfi: un uomo (come tanti) che ci ha le sue opinioni come ce le ha anche Dawkins.
    L’uomo non è una cosa: va bene, Il che non sembrerrebbe nemmeno, da come sono trattati gli uomini dagli altri uomini.
    Adinolfi lui è fissato con gli uteri e i gameti e gli strappi subitanei dal seno materno e l’eutanasia. Ognuno ci ha i suoi pensieri!

  22. “Parlano i musulmani residenti in Italia dopo la preghiera alla Moschea di Roma: “Gli Usa quando
    sono andati in Iraq hanno distrutto lo Stato. Il caos genera caos. Ecco cos’è l’Esercito islamico”

    1. Ecco appunto… la colpa è altrui e le stragi trovano una giustificazione.

      Al di là della fonte (che non citi) da cui deriverebbe questa citazione, speriamo questi non siano i “moderati” 😐

      1. “…due studi sono apparsi nell’ottobre 2004 e nell’ottobre 2006 sulla rivista medica The Lancet. Entrambi analizzano il tasso di mortalità in Iraq, misurandone l’aumento rispetto al periodo precedente alla guerra. Il primo trova che nei 18 mesi fra l’invasione e la sua effettuazione (agosto-settembre 2004) vi sarebbero state circa 100.000 morti “in eccesso” rispetto a quanto sarebbe avvenuto in assenza dell’invasione. Il secondo stima che nei 40 mesi fra l’invasione ed i rilevamenti (maggio-luglio 2006) vi siano state circa 650.000 morti “in eccesso”, in gran parte (600.000) dovute ad atti violenti”

        1. Certo Alvise, la guerra in Iraq, come tutte le guerre specie quelle mosse da interessi di varia natura, sono SEMPRE state e sempre saranno un’immane tragedia.
          Generano morte, distruzione, odio, più o meno sopito dal passare degli anni.

          Quella in Iraq poi, se si facesse il “conto della serva”, cosa ha prodotto? Ha abbattuto un dittatore (nato dove come e quando è interessante…) per poi lasciare cosa? Per far si che si generasse cosa?

          Questo giustifica COSA?!!

          E perché non è TUTTO il popolo Iracheno che cerca “giustizia-vendetta”?
          E perché le vittime di questa “giustizia-vendetta-rivalsa” non sono SOLO il nemico americano e eventuali alleati? (non che ci sarebbe da esserne più sollevati).

          Non raccontiamo panzane!
          Eviterei questa scivolosa china… non fa onore alla tua intelligenza.

          1. Giusi

            Io, quelli che vogliono giustificare i tagliagole con la scusa dell’imperialismo americano, li manderei a dialogare con loro visto che in definitiva sono buoni! Alvise aggregati a “faccioprendereariaalletonsille” Di Battista e vai!

          2. ….allora chi è intelliegente (ammesso che lo sia, me incompreso) deve solo dier quello che dite VOI o stare zitto?
            Lancet ha solo cercato di fare il “conto della serva” delle vittime di quelli anni di guerra. Stop. Chiuso.

            1. Ah ecco… come sempre la tua non sottintendeva NESSUNA opinione (tu non ne hai…)
              Era solo mera statistica dei morti ammazzati…
              Che starebbe a significare che? Che ogni guerra porta morti ammazzati di cui una grandissima parte non-combattenti o “civili” che dir si voglia.

              Allora allarghiamo le statistiche ad ogni tempo ed ogni guerra, giusto per ricordarci quanto esse siano diaboliche e stolto l’Uomo a non perseguire un vera Pace (che non è come diceva qualcuno il solo il tempo che intercorre tra un conflitto e un altro…)

              1. ….esatto: una mera statistica. Il che non vuol dire che bisogna allargare le statitstiche ad ogni tempo di guerra.E’ della guerra in Irak che stavamo parlando. Una guerra che non è ancora finita, evidentemente.

  23. medicialberto

    Chi critica la tiepidezza del Papa forse dimentica che sempre, nella storia, sono state usate delle scuse (fabbricate ad arte) per smuovere l’opinione pubblica ed indurla all’intervento armato. Per cui, se da una parte è disgustoso quello che viene fatto alle vittime innocenti, l’incitazione alla guerra (ancorchè “umanitaria” e “difensiva” in favore dei deboli) rischia di essere ESATTAMENTE lo scopo di quelli che hanno architettato questi delinquenti.

    -oOo-

    Impazza sul web (sui mainstream, carta stampata e TV, no: loro non si possono neanche permetere di mettere in discussione le verità di regime) la polemica sul video della decapitazione di Foley: che sia un falso? Che sia montato ad arte? Eh già perchè il sillogismo, sottinteso, è il seguente:

    SE il video è vero
    ALLORA questi terroristi sono proprio dei barbari con i quali è inutile ogni trattativa,
    QUINDI è giusto l’intervento militare in difesa della democrazia, dei nostri valori di libertà, ecc. ecc. (“se violentassero le nostre donne e i nostri bambini? ” e via dicendo).
    Quindi sembra quasi che la risposta alla domanda cruciale: “il video è vero o no?” possa diventare il viatico per un intervento armato. In realtà, con quello che sappiamo sui False Flag (*), dobbiamo riportare l’attenzione sul problema vero: ricordare cioè che tutte le volte che ci hanno portato in guerra, hanno sempre creato una scusa ad hoc per convincere l’opinione pubblica che la guerra era cosa buona e giusta (si veda la nota: “Marketing di guerra“).

    Dalle false armi di distruzioni di massa, al falso attacco del golfo del Tonchino, al Maine, al Britannia, fino alla più antica, quando Nerone incendiò Roma e ne diede la colpa ai cristiani, la lista è lunghissima e lo schema sempre lo stesso: siccome non posso io, grande e grosso, prendermela con un piccoletto, devo fare in modo che sembri che io mi stia solo difendendo o difendendo qualcuno.

    Per favore, non caschiamoci un’altra volta. Terroristi ce ne saranno sempre in giro per il mondo. Come quelli che ammazzano con bombe al fosforo bambini che giocano sulla spiaggia. Ma questo non è un buon motivo per aggiungere violenza a violenza.

    1. Giancarlo

      Ma che stai dicendo? Che, la restaurazione del califfato è un “False Flag”? Che, i duecentomola che si sono rifugiati ad Erbil è “una scusa ad hoc per convincere l’opinione pubblica che la guerra è cosa buona e giusta? A parte il fatto che non sta scritto da nessuna parte che i terroristi ci saranno sempre, ma anche se fosse vero, non sarebbe una ragione per non combatterli con tutte le nostre forze e per non difendere le vittime e RIPRISTINARE LA GIUSTIZIA ED IL DIRITTO.

    2. Giusi

      Ma scusa fammi capire: esiste una possibilità secondo te che sia stato il mago David Copperfield a simulare una finta decapitazione del gionalista americano? La famiglia ha pianto per finta? E tutte le teste infilzate ai pali mostrate prima? Un’altra pantomima? E i cristiani crocifissi? E interi asili di bambini trucidati? E le donne vendute come schiave? E quelle che non reggono e si impiccano prima? E le loro case le stanno abbandonando per finta? E’ un film di Holliwood? Magari! Ne sarei ben felice! Io non sono un’ammiratrice nè degli americani, nè deglii ebrei e nè degli arabi (mi scuso per il termine generico e improprio che non racchiude tutte le realtà). Ritengo che tutti abbiano le loro colpe. Sappiamo benissimo che l’Isis è stato armato dagli americani.Lo ha riconosciuto pure Hillary Clinton facendo ammenda. Non è la prima volta che per eliminare dittatori e regimi e soprattutto per perseguire i propri interessi si aiuti con armi e denaro chi poi si rivela pure peggio. Ma che dietro certi orrori ci sia una religione che prevede l’eliminazione fisica degli infedeli penso che non ci piova! Le soluzioni io non le so. Certo che avremmo dovuto difendere la nostra identità e invece l’abbiamo svenduta. La guerra è inevitabile non si può stare a guardare. Cosa porterà? Orrore e distruzione. Non sarà certo una passeggiata di salute. Anche perchè questi boia non sono quattro sprovveduti in una grotta. Dietro hanno i ricchissimi paesi arabi: sono ben finanziati, armati e anche istruiti: tanti nei nostri accoglienti, liberali e democratici paesi. Cameron è sceso dal pero quando è tornato prima dalle vacanze sconvolto perchè il tagliagole aveva l’accento britannico? E’ da decenni che proliferano nei nostri paesi e gli costruiamo le moschee dove inneggiano alla guerra santa (io nella Turchia che vuole entrare in Europa non ho potuto andare a messa la domenica perchè non c’era una chiesa cattolica in Cappadocia). Non è che con quattro bombardamenti mirati li fai fuori. sarà una carneficina. Che Dio ci aiuti!

      1. Sara

        Inoltre, spero che fosse solo a titolo d’esempio paradossale, quasi a voler impostare una climax ad effetto onnicomprensiva di episodi vari dei tempi più remoti, l’affermazione secondo la quale “Nerone incendiò Roma”!
        Luoghi comuni (ingiusti) duri a morire…

  24. JoeTurner

    OT
    scusate vorrei una vostra opinione perché ma sono tornato dalla messa abbastanza perplesso (diciamo….).
    Oggi nel Vangelo di Matteo Gesù chiedeva ai discepoli chi fosse, secondo gli altri il figlio dell’uomo; la risposta era che qualcuno pensava fosse il Battista, altri Mosè, Geremia, Elia. Poi chiede MA voi chi pensate che io sia? E Pietro risponde “Tu sei il Cristo figlio del Dio vivente”. Poi sempre nello stesso Vangelo Gesù fonda la Sua Chiesa e ne mette a capo Pietro (un ebreo che lo ha riconosciuto come il Cristo) dandogli il potere di sciogliere e legare in cielo e in terra. OK?
    Bene nella preghiera dei fedeli poco dopo viene letta questa intenzione:

    “Ravviva il dialogo tra cristiani ed ebrei, facendo sì che il popolo primogenito della antica alleanza ci aiuti a riscoprire l’importanza della Bibbia. Preghiamo.”

    Ma come il dialogo non serve per annunciare, a chi ancora non lo riconosce, Cristo il figlio del Dio vivente???
    E’ come se nel Vangelo di oggi dopo la prima risposta Gesù avesse detto agli apostoli “bene andate da chi crede che il figlio dell’uomo sia Elia, Geremia, Mosè e fatevi insegnare qualcosa, io mi metto da una parte senza disturbare troppo”.”

    1. Giusi

      Non ho mai sentito tante idiozie come nella preghiera dei fedeli. Il mio sogno è che l’aboliscano! Mi sembra il momento: “tana liberi tutti” della messa: se ne sentono di tutti i colori. Certi bypassano il foglietto e dicono delle perle personali. Ho pensato persino di portarmi dei tappi per le orecchie!

    2. Alessandro

      Penso che sia esperienza diffusa che certe intenzioni per le preghiere dei fedeli siano ricettacoli di stramberie esilaranti, in genere confezionate, con il deplorevole benestare del parroco, da estensori laici volonterosi e animati dalle migliori intenzioni, ma – ahimè – di zoppicante ortodossia.
      Personalmente mi regolo così: quando sento lezzo di buonismo e di sincretismo non aderisco alla richiesta di pregare per quell’intenzione, memore di quando il cardinal Biffi, di fronte a non so quale strampalata formulazione, disse: “No, per questa non prego”.

    3. @Joe, al di là di comprendere quale potesse essere le concreta e reale intenzione di chi ha pensato la preghiera che riporti così come è stata formulata, io mi atterrei alle parole e al loro significato LETTERALE:

      “…facendo sì che il popolo primogenito della antica alleanza ci aiuti a riscoprire l’importanza della Bibbia.”

      Bisogna riconoscere (poi alcuni liberi di essere d’altro avviso…) che il Popolo Ebraico, per Cultura, per Tradizione, per Formazione ed anche Istruzione (sia famigliare che scolastica) ha molto da insegnarci in quanto a conoscenza delle Scritture ed approfondimento delle stesse a livello di “semplici laici” o “semplice popolo di Dio”. Anche la loro applicazione della Scrittura come chiave di lettura dei fatti della vita “spicciola” o sociale è molto più, diciamo, comune.
      Questo era ancor più vero sino a qualche decenni fa, quando addirittura i cattolici neppure aprivano la Bibbia e gli Ebrei non vivevano l’allontanamento delle nuove generazioni dal credo dei Padri.

      Quanti di noi sanno normalmente trasporre come paradigma, avvenimenti o figure, soprattutto dell’Antico Testamento, in avvenimenti del vivere quotidiano, sia esso personale o sociale?
      Per mia esperienza nell’Ebreo (che definiremmo “praticante”), questo è molto più semplice e diffuso, proprio per la loro storica vicinanza e comunanza con le Scritture (la stessa che fu di Cristo – come Ebreo – di Pietro e della stessa Vergine Maria).

      Concludendo, la preghiera NON dice: “Ravviva il dialogo, così che possano mostrarci chi è il Cristo”… si cadrebbe nel classico esempio dello “straw-man” ( se ho capito bene il meccanismo 😉 ).

      In questo caso il “dialogare”, il confronto, lo scambio, sul preciso tema di cui sopra, che personalmente ho trovato sempre molto interessante, stimolante e arricchente (direi da ambo le parti) è cosa auspicabile.
      Senza per questo negare che se anche solo guardassimo alla sconfinata esegesi della Tradizione della Chiesa, ne avremmo d’avanzo. Ma una cosa non vieta l’altra

      Poi liberi di essere di opinione diversa, ma ripeto, non facciamo dire alle parole, cose che non dicono…

      1. Sara

        Anch’io stamani ho interpretato nel senso che dice Bariom, e mentre la preghiera dei fedeli finiva pensavo a come mediamente siano molto più “attaccati” alla Bibbia di noi anche i protestanti, oltre che gli ebrei.

        1. Si potrebbe forse dire (metto il condizionale) che mancando loro dell’Eucaristia, si concentrano molto di più sulla “Lectio Divina” (potrebbe valere anche per gli Ebrei in un certo senso).

          Ovviamente NON proporrei mai il cambio “meno Eucaristia, più Lectio”, ma sul punto della Lectio siamo (a me pare) piuttosto deficitari, né si può pensare questa trovi una sua sostituzione nell’Omelia.

          Bisognerebbe poi sviscerare bene cosa dovrebbe essere una Lectio Divina… è certo “istruzione” e deve essere quindi correttamente guidata, ma è anche “ascolto” (qual’è il primo comando? “Ascolta Israele…”) e meditazione.

          Per coloro che sono chiamati agli ordini religiosi, l’abbondanza della Parola e l’assiduità alle Scritture, con relative esegesi della Tradizione, sono già contenute e donate nella Liturgia delle Ore. Per gli “altri”… bisognerebbe ricorrere a “strategie” e momenti diversi (ma andrebbe assolutamente fatto…), anche se la Liturgia delle Ore di per sé non è da considerarsi esclusivamente “preghiera monastica” o simile, ma è di fatto la preghiera di ogni Fedele… la Preghiera della Chiesa.

          Senza pretendere troppo dalle proprie energie e dal proprio tempo, anche una sola parte della Liturgia delle Ore sarebbe praticabile e oggi i mezzi “tecnologici” che vengono in nostro soccorso sono tanti, senza dover girare con il volume del tempo adatto, sempre sottobraccio 😉

    4. joe Turner:

      …c’è del marcio nella Chiesa?

      …oltre che nella CIA, ovviamente, a proposito di tutte queste guerre e sciagure, penserebbe, forse, Joe Turner (in persona).
      (ammettendo esistesse)!

    5. Giancarlo

      Joe, sono pienamente d’accordo con te e con Giusi. Qui si sta smarrendo il concetto che SONO GLI ALTRI CHE DEBBONO IMPARARE DA NOI, non il contrario. Faccio notare che la distinzione tra NOI e gli altri è Gesù stesso ad introdurla.

      1. Riecco il buon Giancarlo di sempre…

        Quando sento certi toni mi domando COSA gli “altri” dovrebbero imparare da “noi”?
        Non sapevo poi che Cristo avesse dato la Sua Vita per “introdurre” la distinzione tra “NOI” e gli “altri”.

        Altissima teologia… non c’è dubbio!

        1. Giancarlo

          Da noi, gli altri dovrebbero imparare ad essere cattolici. Cos’altro sennò? Per il resto, non se Gesù Cristo abbia dato la sua vita per introdurre la distinzione tra noi e gli altri; so però che ha fondato la SUA CHIESA e che ha mandato i Suoi discepoli ad evangelizzare e BATTEZZARE NEL SUO NOME. Dunque vuole che tutti gli uomini abbandonino ogni altra appartenenza e diventino Suoi. Finche gli altri non diventano cattolici, restano gli altri. Quando invece una persona si fa battezzare diventa uno di noi. Come vedi, Bariom, non occorre chissà quale alta teologia, basta solo un po’ di catechismo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”, CCC numero 1223.

          Quello che sinceramente mi stupisce, Bariom, è questo tuo stracciarti le vesti per cose semplicissime, banali, che non dovrebbero fare problema tra noi cattolici.

  25. JoeTurner

    Grazie Giusi e Alessandro, infatti anch’io non ho aderito alla richiesta di pregare per quella intenzione.

  26. medicialberto

    IL PIU’ GRANDE SUCCESSO DI SATANA: far dire ad un figlio di Dio, meglio ancora se questi si professa “Cristiano”, la frase: “La guerra è inevitabile”.

    Fantastico.
    Centro al primo colpo.

    Fin dall’inizio dei tempi, l’attività principale del Falsario è stata la GIUSTIFICAZIONE DEL MALE.
    E oggi festeggia, se tanti figli di Dio e tanti cristiani sono con lui.

  27. Giusi

    Luttwak non la manda certo a dire!

    «Obama, Cameron e gli altri si sforzano di credere ad un paio di predicatori in giacca e cravatta, sempre pronti a
    sostenere il dialogo interreligioso e a stringere le mani di preti e rabbini. Ma nel mondo islamico dettano legge i combattenti. Sennò perché i giovani abbandonerebbero l’Europa per combattere con lo stato islamico? L’Islam dei predicatori gentili e carini è una montatura. I vostri governi sono come Alice nel paese delle meraviglie. S’illudono che ripetendo una bugia tre volte al giorno diventi realtà».

    http://www.analisidifesa.it/2014/08/che-illusi-usa-e-europa-questo-e-il-vero-islam/

    1. Sara

      Giusi, mi ero persa questo articolo… Grazie! Alcune cose non le condivido, ma altre le sottoscriverei in pieno.

    1. Giusi

      Bariom tutto bello, tutto giusto. Ma lo stesso Padre Pizzaballa parla di voce flebile dell’islam moderato. Giuro che se saltano fuori ‘sti islamici moderati che si oppongono massivamente ai tagliagole ringrazio persino Allah e organizzo una preghiera ecumenica nel cortile del mio condominio!

          1. Così il buon padre Pizzaballa:

            “Ogni solidarietà con gli uomini, ogni unione con loro è il mezzo e la via necessaria all’unione degli uomini con Dio; se non conduce a quella è vana, non salva, ci fa solo partecipi del dolore, della povertà, della morte: non ci dona la vita.” Divo Barsotti. “L’attesa. Diario: 1973-1975.”

            E allora?

      1. vale

        non ti preoccupare. non succederà.chi pensa che possa accadere si fa solo delle illusioni. o delle chiacchere.o tutt’e due.

  28. Lux

    Chiedo a voi, assidui commentatori del blog, non basterebbe ricordare al buon Socci che ogni epoca ha il Papa che “merita”??
    Nutro profonda stima per lo scrittore, ho apprezzato i suoi libri, ma sono rimasta davvero colpita negativamente dai suoi ultimi articoli e ringrazio Costanza per aver condiviso questo post che aiuta a fare chiarezza! Socci invece di tuonare “Vergogna” etc dal suo blog potrebbe invitare a fidarsi dello Spirito Santo ; Francesco è stato scelto dal Capo 😉
    Inoltre come ha scritto qualcuno nei commenti precedenti (non ricordo chi, sorry) può essere che il Papa stia operando in segreto… (elemento “umano” che non sottovaluterei!)
    Ditemi se sbaglio 🙂

    1. @Lux, scrivere “…ogni epoca ha il Papa che – merita” sembra quasi un castigo 😐
      E certo sono in molti (ahinoi) a pensarla in tal senso. Si comprende dal resto del tuo intervento che ben altro è il senso…

      Ogni Tempo ha il Papa che la Provvidenza e l’Onniscienza di Dio, dispone.

    2. Giancarlo

      Si può tuonare vergogna continuando a fidarsi dello Spirito Santo, le due cose non sono antitetiche, anzi. La correzione fraterna è lecita come anche è lecito dissentire dalle opinioni del papa. O no?

        1. Giancarlo

          Se il papa dice cose non condivisibili, io non lo seguo. Sull’aereo di ritorno dalla Corea ha detto cose pesantemente sbagliate, che ho apertamente contestato. Sono un figlio di Dio, libero di dissentire dalle opinioni del papa.

          1. C’era anche un Altro che a suo tempo diceva cose ben poco condivisibili…
            Ah già che stupido… il Papa vale mooolto meno.

            Pero fa pensare, anche a Costui i “sapienti” del tempo dicevano “… noi siamo figli di Abramo! (Daremo mica retta a te, che sei figlio di un carpentiere)”.

            1. Giancarlo

              Mi spiace Bariom, io sono una persona libera perchè così mi ha costituito Dio. Non mi piego nemmeno di fronte al papa, se dice cose che non capisco o non condivido.

              1. Bravo, continua così…

                Se uno (il Papa poi) dice cose che “non capisco”, io non mi “piego”… complimenti.
                In altri termini si potrebbe dire un’idiota caparbio (e una semplice conseguenza logica e lessicale, diciamo una constatazione… non per offendere) 😉

                1. Giancarlo

                  Ma il dovere dell’obbedienza non ci esime dal dovere del discernimento. Al papa è dovuta certamente obbedienza quando esercita il proprio magistero in tema di fede o di dottrina. Fuori da questi casi l’obbedienza non è più dovuta in modo assoluto. Quando poi il papa rilascia un’intervista in libertà (perché di questo stiamo parlando!), le sue parole hanno il valore di un’opinione personale, fallibilissima come l’opinione di chiunque di noi. Insomma, in parole povere, non credo che al papa sia dovuta un’obbedienza cieca sempre e comunque, anche quando esprime un’opinione su temi che niente hanno a che vedere con la fede. Questo fatto dovrebbe essere pacificamente condiviso da tutti, mentre invece sono giorni che mi vedo costretto a difendere la libertà di tutte le persone ad avere proprie opinioni su argomenti non di fede. Credo che sia davvero una vergogna. Anche perché ho il sospetto che il vero motivo delle vostre critiche nei miei confronti risieda soprattutto nel fatto che non sapete rispondere alle obiezioni che ho mosso alle parole del papa.

                  Queste sono le mie obiezioni alle parole del papa: http://costanzamiriano.com/2014/08/22/fa-silenzio-calmati/#comment-84428

                  Smontatele, anziche continuare a ribadire il dovere dell’obbedienza al papa, CHE IO NON HO MAI MESSO IN DISCUSSIONE.

          2. Sara

            Giancarlo, stavolta non sono d’accordo, almeno per quello che mi pare di capire dalle tue parole (che non mi pare esprimano il solito concetto, cioè che sia lecito criticare nel modo giusto un Papa).
            E’ vero, sei un figlio di Dio ed è vero, sei libero di dissentire dalle opinioni del Papa, ma questo non significa che tu faccia bene. Mi spiego, per dissentire lecitamente bisogna essere sicuri che il Papa abbia detto cose non condivisibili (cioè non condivisibili oggettivamente avendo come riferimento il Magistero, non la mia personale opinione!), altrimenti, per quanto possiamo non condividere, siamo tenuti all’obbedienza o quanto meno a riconoscere che dobbiamo seguirlo pur senza comprendere. Altre volte, come ben sai, secondo me, è capitato di dover dissentire lecitamente, ma appunto perché il Magistero e il Catechismo ci imponevano di farlo, ma stavolta io non mi sentirei così sicura.
            Ti chiedo scusa se, però, non ho capito quello che volevi dire.

            1. Giancarlo

              Secondo me non hai capito cosa volevo dire. La polemica è nata intorno alle parole che papa Francesco ha detto sull’aereo di ritorno dalla Corea: “In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo.”. Sono parole che esprimono diversi errori logici che IO NON CONDIVIDO, nemmeno se le ha pronunciate il papa. I motivi per cui non le condivido sono spiegati qui: http://costanzamiriano.com/2014/08/22/fa-silenzio-calmati/#comment-84428

            2. @Sara, condivido e aggiungo che anche nel caso in cui si dovesse ravvisare una affermazione o un pensiero che si discosti (non dico neppure sia in aperto contrasto…) PRIMA di trarre affrettate conclusioni, sarebbe buona cosa partire dal presupposto che abbiamo NOI mal compreso o mal inteso, senza poi contare quanto spesso noi non abbiamo alcuna certezza della fonte che riporta questo o quel pensiero (tranne il caso in cui stessimo – eventualmente – leggendo per intero un documento ufficiale…).

              E necessario partire dal presupposto che al Santo Padre è dato in dono un Discernimento e un Sapienza particolarissima, che viene a garanzia e beneficio nostro proprio per il compito a cui Dio lo ha chiamato…

              Ma in questo paese, dove TUTTI sono Presidenti del Consiglio (e certo molti lo sarebbero meglio di taluni), TUTTI sono allenatori della Nazionale (che non me ne può fregar di meno), molti cattolici, adulti, liberi, baciati in fronte dallo spirito (loro), come possono non saperne più del Papa… o quanto meno fare la punta ad ogni singola parola che non suona alle loro erudite orecchie?

              Chi invece abdica la propria “ubris” appunto nell’obbedienza (che sempre paga) ad una gerarchia che pur di servizio esiste ed è SEMPRE esistita nei secoli nella Chiesa, il cui vertice piramidale è Cristo stesso… in questi casi è una sorta di cerebroleso. O un papolatra per essere più gentili.

              Bene, se il mio essere papolatra (cerebroleso) è quello che mi evita di criticare il Vicario di Cristo, per di più apertamente e in pubblico, come se ci fosse bisogno oltre alle critiche di tutti i veri e convinti nemici di questa Chiesa, di critiche talora dai toni tanto accesi, tanto aspri e irriverenti, da non distinguersi in alcun modo le une dalle altre… beh, benedetta infermità.

              Non a caso il Signore ebbe a dire riferendosi ai bambini: “perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio”.

              1. Giancarlo

                “E necessario partire dal presupposto che al Santo Padre è dato in dono un Discernimento e un Sapienza particolarissima, che viene a garanzia e beneficio nostro proprio per il compito a cui Dio lo ha chiamato…”
                Caro Bariom, tutto quello che dici è assolutamnete vero e condivisibile. Solo che E’ VERO IN ALCUNE PARTICOLARI CIRCOSTANZE, NON SEMPRE. E’ vero che il papa è infallibile quando egli esercita il proprio magistero esprimendosi in materia di dottrina e di fede, quando ribadisce le dottrine della Chiesa, quando le attualizza o quando reputa opportuno dare vita a nuove dottrine in ossequio alla Rivelazione, al depositum fidei, ed alla traditio chatolica. Ora nel caso dell’intervista rilasciata da papa Francesco sull’aereo di ritorno dalla Corea, si tratta di una sua personale opinione: se ne può dissentire. Non occorre agitarsi Bariom, si può dissentire dalle opinioni personali del papa.

                Sara, spero che tu abbia compreso adesso.

                1. Sara

                  Sì, ho compreso. E sono d’accordo sul fatto che si possa lecitamente dissentire dal Papa se si tratta SOLO di una sua personale opinione.
                  Però sono anche d’accordo con Bariom (26 agosto 2014 alle 22:02), e nel mio precedente commento intendevo proprio esprimere quanto Bariom ha significato dicendo:
                  “sarebbe buona cosa partire dal presupposto che abbiamo NOI mal compreso o mal inteso, senza poi contare quanto spesso noi non abbiamo alcuna certezza della fonte che riporta questo o quel pensiero (tranne il caso in cui stessimo – eventualmente – leggendo per intero un documento ufficiale…).
                  E’ necessario partire dal presupposto che al Santo Padre è dato in dono un Discernimento e un Sapienza particolarissima, che viene a garanzia e beneficio nostro proprio per il compito a cui Dio lo ha chiamato…”

                  La mia presa di distanze dal tuo intervento (26 agosto 2014 alle 12:17), dipendeva dal fatto che non vi ravvisavo questo atteggiamento. E non lo ravviso neppure quando dici:
                  “io sono una persona libera perchè così mi ha costituito Dio. Non mi piego nemmeno di fronte al papa, se dice cose che non capisco o non condivido”.
                  A parte il fatto (non piccolo, direi) che Dio ha anche costituito il Papa perché la nostra libertà gli debba obbedienza, ma io credo che un CATTOLICO di fronte al Papa DEBBA piegarsi eccome, anche se dice cose che non si condividono (ripeto a scanso di equivoci: a meno che – e SOLO a meno che – non contraddicano il Magistero). Non parliamo poi di quando dice cose che semplicemente non si capiscono! In questo caso è un limite nostro che non dobbiamo assecondare.

                  1. Giancarlo

                    Mi spiace Sara, ma non sono d’accordo. Al papa è dovuta obbedienza quando egli esercita il proprio magistero esprimendosi in materia di dottrina e di fede. Se poi, in un’intervista, si esprime su questioni di politica internazionale, diritto internazionale etc, be’, se permetti anch’io ho le mie opinioni. Non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo annullarci di fronte ad una qualunque opinione del papa espressa in libertà. Ti ricordo che, come insegna la storia, i papi possono essere ottimi, mediocri o pessimi. Neanche l’operato del papa sfugge al nostro dovere di discernimento.

                    1. Sara

                      Sono d’accordo con questo tuo ultimo commento e infatti anch’io avevo scritto che se si tratta di semplici opinioni personali si può certo dissentire. I tuoi precedenti commenti però mi pareva andassero oltre, ma evidentemente avevo capito male.

          3. Alessandro

            Giancarlo, ripeto (per l’ultima volta) che tu e Socci avete FRAINTESO cosa ha detto il Papa sul volo di ritorno dalla Corea.
            Non è VERO che il Papa abbia escluso un intervento armato massiccio (“bombardare”).

            Riporto testuale e integrale:

            Alan Holdren:
            “Santità, mi chiamo Alan Holdren, lavoro per la Catholic News Agency, ACI Prensa a Lima, in Perù, anche EWTN. Come Lei sa, le forze militari degli Stati Uniti da poco hanno incominciato a bombardare dei terroristi in Iraq per prevenire un genocidio, per proteggere il futuro delle minoranze – penso anche ai cattolici sotto la Sua guida. Lei approva questo bombardamento americano?”

            Francesco
            “Grazie della domanda così chiara. In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, posso soltanto dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo anche avere memoria! Quante volte, con questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista! Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”. Soltanto questo, niente di più.”

            http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/08/19/0585/01294.html

            Il che significa: “E’ lecito fermare questo aggressore ingiusto, ma non spetta a me valutare e stabilire se usando le bombe o no. Valutare e stabilire quale sia il modo di fermare l’aggressore ingiusto spetta alle Nazioni Unite, cioè all’autorità competente [Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”]”.
            Francesco non ha dunque riprovato in modo assoluto l’uso delle bombe (“bombardare”) per disarmare l’aggressore ingiusto, e perciò non l’ha affatto escluso dalle opzioni moralmente lecite, ma ha detto che il modo per disarmare l’aggressore ingiusto va ponderato e deciso dalle Nazioni Unite, e ha messo in guardia da interventi armati unilaterali [“Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto”].

            Quindi, la convinzione secondo cui Francesco avrebbe detto che “non si deve bombardare” NON trova fondamento nelle sue parole. E’ un fraintendimento di Socci, Cacciari, Sofri e quanti altri.
            Inoltre, se Francesco avesse riprovato assolutamente un “pesante” intervento armato (“bombardare”) si sarebbe contraddetto, perché dopo aver riconosciuto che la competenza di decidere sul COME disarmare (“fermare”) l’aggressore ingiusto va lasciata all’ONU, si sarebbe arrogato lui stesso tale competenza, escludendo il “bombardamento”.

            Rilevo in aggiunta che il 13 agosto il Papa ha scritto al segretario generale dell’ONU invitandolo accoratamente a “fare TUTTO ciò che è possibile per fermare e prevenire ulteriori violenze sistematiche contro le minoranze etniche e religiose”.
            Se Francesco avesse ritenuto moralmente doveroso enunciare vincoli e restrizioni tassativi, quali l’esclusione di bombardamenti, li avrebbe certo esplicitati, avrebbe scritto insomma parole diverse da quelle citate e da queste: “Nel rinnovare il mio appello URGENTE alla comunità internazionale ad intervenire per PORRE FINE alla tragedia umanitaria in corso, ecc.”

            Faccio notare infine che, tra gli altri, un vaticanista esperto e non certo “tenero” nei confronti di Francesco come Sandro Magister non ha interpretato le parole di Francesco come tassativo “divieto di bombardare”.

            Così Magister sintetizza la posizione del Papa: “Fermare l’aggressore ingiusto. Con le armi se necessario. Gli appelli del papa creduto pacifista per la protezione militare delle popolazioni aggredite dal califfato islamico”.
            E a proposito delle parole pronunciate in conferenza stampa: “Di ritorno dalla Corea si è persino detto pronto ad andare anche lui in Iraq, nel pieno di questa “terza guerra mondiale” che egli vede combattuta qua e là “a pezzi” e con “livelli di crudeltà da spavento”, perché “fermare l’aggressore ingiusto” è non solo lecito ma doveroso.”
            Come si vede, Magister non ha ravvisato nella parole del Papa alcuna proibizione morale assoluta all’uso delle bombe.

            http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350859

            1. Giancarlo

              Guarda Alessandro, se fossi solo io e pochi altri ad aver frainteso, poco male (speriamo!). L’importante è capire che non esiste alternativa alle bombe. Se siamo d’accordo su questo, siamo a posto.

            2. Caro Alessandro sai bene che non c’è peggior sordo di chi non voglia intendere…

              Ed in ogni caso, anche non stessero le cose come si evincono da quanto hai riportato, io ribadisco (senza riscriverlo) il mio peregrino concetto di cui sopra… 😉

              1. Giancarlo

                Tranquillo Bariom, Alessandro ci assicura che il papa ha detto che possiamo bombardare.

            3. ….insomma, lui non ha detto né di bombardare né di non bombardare, che siano gli altri (sub specie ONU) a decidere. Lui di bombardare non l’ha detto, né di non bombardare, che sia chiaro questo!

  29. Giovanni

    Roma, 23 Agosto 2014 (Zenit.org) Redazione | 1375 hits

    Si è conclusa ieri la visita di solidarietà dei Patriarchi orientali cattolici e ortodossi a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Una visita i cui toni sono andati oltre il contesto pastorale e di protocollo, specie dopo l’incontro con il presidente della regione autonoma, Massoud Barzani, durante il quale i Patriarchi non hanno risparmiato di esprimere un fermo punto di vista riguardo alla questione della legittimità dell’uso della forza per respingere l’aggressione degli jihadisti dello Stato islamico e riportare i cristiani a Mosul e nei villaggi della piana di Ninive.

    Un punto di vista che i Patriarchi hanno poi espresso pubblicamente in una conferenza stampa che ha seguito l’incontro. Dopo la conferenza i Patriarchi Younan, dei siro-cattolici, ed Ephrem Karim, dei siro-ortodossi si sono trattenuti un po’ più a lungo nella regione, per stare vicino ai gruppi di fedeli in Iraq. Il cardinale Béchara Raï e Gregorios III sono invece rientrati in Libano.

    Come riferito dall’agenzia Asia News, la conferenza non ha avuto nulla di convenzionale. Anzitutto per il “grido d’allarme” lanciato dai Patriarchi riguardo alla situazione nel Paese, per cui hanno invocato un immediato intervento che “corrisponde a ciò che insegna la Chiesa cattolica in materia di legittima difesa”.

    “Non c’è nemmeno un secondo da perdere”, afferma Youssef II Younane, “è in gioco la nostra sopravvivenza in Mesopotamia. Le nazioni libere che aderiscono alla Carta dei diritti dell’uomo devono avere il coraggio di essere fedeli ai loro principi”.

    “Noi – rimarca con vigore il Patriarca – chiediamo un intervento internazionale in nostra difesa, e non certo per conquistare alcunché. Noi abbiamo il diritto di difenderci e noi chiediamo di essere difesi. La comunità internazionale lo ha ben fatto in precedenza in Kossovo, malgrado l’opposizione, all’epoca, della Russia”.

    Per questo noi, insieme a Papa Francesco, i Capi delle Chiese orientali chiedono “di fare in modo che vengano rispettati i nostri diritti per un intervento militare di natura difensiva, per fronteggiare i gruppi jihadisti che ci minacciano”.

    D’accordo anche il Patriarca maronita Béchara Raï ad interpellare al più presto la comunità internazionale. “Noi – ha detto – pensiamo che lasciare campo libero agli jihadisti dello Stato islamico sarebbe davvero vergognoso per l’Occidente. Che un gruppo di terroristi di ispirazione diabolica sia lasciato libero di agire è uno scandalo senza precedenti”.

    “Noi – ha soggiunto il cardinale – chiediamo alla comunità internazionale di assumersi le proprie responsabilità. È inammissibile che un gruppo di questa natura opprima in questo modo dei popoli, e che la comunità internazionale non prenda la difesa di un gruppo incapace di difendersi da solo”.

    Dal canto suo, il Patriarca Younane ha implicitamente accusato la dottrina wahabita, professata in Arabia Saudita, quale fonte di ispirazione dello Stato islamico. “Tale gruppo non ha potuto nascere – ha affermato – se non grazie a questo sostegno. Oggi cerca di sottrarsi alle proprie responsabilità, che derivano da questa situazione”.

    In merito all’incontro con il presidente Barzani – infoma ancora Asia News – , fonti vicine alla delegazione patriarcale hanno rivelato che egli avrebbe fornito ampie rassicurazione sul fatto che i peshmerga sono pronti a fare il loro dovere, per difendere i cristiani d’Iraq, ma che il Kurdistan al contempo richiede migliori equipaggiamenti dal punto di vista militare.

    Al tempo stesso, Barzani ha confidato ai membri della delegazione che i jihadisti hanno riempito di mine le strade e le case dei villaggi abbandonati dai cristiani in fuga e che, in caso di bisogno, i peshmerga non dispongono delle attrezzature e dell’esperienza necessarie per farlo.

    Nel suo intervento, infine, il Patriarca Ephrem ha rivendicato addirittura una regione autonoma per i cristiani d’Iraq, nel contesto di una repubblica federale irachena. “La Costituzione irakena lo permetterebbe”, ha spiegato Ephrem. E non ha mancato di rivolgere un appello al segretario generale Onu Ban Ki-moon affinché si rechi in visita personalmente in Iraq.

    Una parola anche per Papa Francesco perché faccia “un uso più audace della propria influenza per la causa dei cristiani iracheni”. Il Patriarca dei siro-ortodossi ha infine chiesto la liberazione di Mosul, costatando che sia ormai possibile assicurare il rientro in alcuni villaggi della piana di Ninive.

    A conclusione della visita e dando il via alla conferenza stampa, il Patriarca Sako dei caldei ha affermato che le Chiese d’oriente sono un insieme di “piccole Chiese, ma che attraverso la loro unione, possono formare una Chiesa grande e forte”.

  30. paulette

    La teologia morale insegna che la prima coscienza da seguire è la propria, anche se va contro il Papa, se hai il coraggio.

    1. @Paulette, il “coraggio” qui pare scorra a fiumi… 😉

      (Piccolo particolare si deve trattare di “retta” coscienza, che significa anche aver, di fronte a Dio, escluso ogni altra possibilità ed essere certi quindi che, nella retta coscienza, la Volontà di Dio per noi si stia manifestando… se in questo vogliamo inserire ogni intervento “da blog” più o meno strillato o “da bar dello sport”, nulla possiamo aggiungere)

    2. Giancarlo

      Quando si tratta di opinioni personali, come quelle espresse da papa Francesco sull’aereo di ritorno dalla Corea, non occorre far riferimento alla retta coscienza o, addirittura, alla volontà di Dio. Secondo me i terroristi dell’isis vanno combattuti con ogni mezzo, bombe e guerra compresi, E pazienza se papa Francesco la pensa diversamente.

  31. vale

    @non entro nel merito della polemica.
    ma quelli dell’isis,come di al nusra ed altri, forse, era meglio non armarli prima con la scusa di far fuori assad….
    dopo che li hai armati diventa difficilotto fermarli solo con le chiacchere o qualche aereo.anche perchè -come hamas gaza ed hezbollah in libano, attivano subito una struttura “civile”parallela che si sostituisce a quella dello stato in tutto. dalla scuola, alla sanità,alla riscossione tasse( quella non manca mai sotto nessun sole e religione 🙂 ) ed ,ovviamente, all’esercito.( si sono spazzolati le dotazioni di due divisioni irachene, di una base siriana ed adesso pure un aereoporto militare.aggiungere i soldi dei riscatti e dei loro finanziatori come qatar ed altri,il tacito accordo con erdogan che fa passare tutto dalla turchia( infatti per farsi eleggere presidente della repubblica ha accebtuato i toni islamisti. e lo vogliono pure far entrare in europa. mah!) ed adesso ditemi se una situazione del genere può risolversi rapidamente.

    se ne facciano una ragione i cristiani e yazidi. alle loro case non torneranno mai più. se sono ancora vivi.

    1. @vale, rapidamente certo no…

      La questione poi del “da dove arrivano i finanziamenti?” più ancora che “da dove arrivano le armi?” – giacché quello è in pratica un “libero mercato”, checché se ne dica – è una questione cruciale, ma temo di ancor più difficile snodo… non parliamo poi di bloccare suddetti finanziamenti… Come si sa “i soldi non hanno odore” e dire che siano “macchiati di sangue” (oche di sangue si macchieranno) è solo una tristissima immagine, che ben poco incide su scelte concrete di Stati, piuttosto che di grandi Holding, di piccole e medie Aziende, piuttosto che di noi tutti singoli cittadini.

  32. vale

    altri tipi di frutti

    Onu denuncia, esecuzioni pubbliche dell’Isis ogni venerdì – Nelle zone in Siria controllate dall’Isis, in particolare nel nord e nord-est del Paese, si svolgono regolarmente esecuzioni, amputazioni e flagellazioni in piazza ogni venerdi’. Lo afferma la Commissione d’inchiesta dell’Onu nel suo ultimo rapporto. I civili, compresi i bambini, sono invitati ad assistere al macabro rituale. I corpi delle persone uccise vengono lasciati in mostra per giorni, per terrorizzare la popolazione. E le donne sono flagellate anche per il mancato codice d”abbigliamento dell’Isis.

    Inoltre, Bambini di appena 10 anni sono stati reclutati dai miliziani dell’Isis attivi in Siria e in Iraq. La Commissione Onu di inchiesta sulla Siria ha accusato i jihadisti dell’Isis, oltre alle forze governative siriane, di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Le forze governative hanno commesso massacri, attacchi, torture ed altre violazioni che “equivalgono a crimini cotro l’umanità”, afferma la Commissione nel suo ultimo rapporto reso noto oggi a Ginevra. L’Isis, da parte sua, rappresenta “un chiaro pericolo per i civili e in particolare per le minoranze sotto il suo controllo” in Siria e Iraq.

    http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2014/08/27/siria-fonti-ribelli-conquistano-valico-confine-con-israele_b0f96f07-0a59-4d2d-b997-fc77a09b3dd6.html

  33. Chi DAVVERO crede:

    “Non si deve cercare niente, né conoscenza né scienza, né interiorità né devozione né pace, ma soltanto la volontà di Dio”

    1. Questo pensiero (di Meister Eckhart credo) è profondamente vero
      … giacché tutto ciò che serve per compiere la Volontà di Dio (se serve per compierla), conoscenza, scienza, interiorità, devozione, pace, Dio lo concederà, in aggiunta (compresa la ricchezza materiale).

      La Pace poi (quella interiore), è la “cartina tornasole” che ci indica che siamo nella volontà di Dio.

  34. ….tutto quelloe che succede /TUTTO!) è volontà di Dio. Questo uno bisogna che creda chi DAVVERO crede,
    non chi dichiara di credere. Chi crede DAVVERO è necessariamente in pace (interiore) sempre.Ma esiste chi crede davvero?

  35. paulette

    ricevuto questo sms da padre Giulio urgente richiesta di preghiera immed. a favore dei cristiani in nord iraq. Seria minaccia di decapitazione di TUTTI i cristiani in zona fra poche ore. diffondete la richiesta a tutti.

I commenti sono chiusi.