Meriam deve vivere

sudan-Meriam-Yehya-Ibrahim

di Antonio Sanfrancesco

«Ti abbiamo dato tre giorni di tempo per rinunciare, ma insisti nel non voler ritornare all’Islam. Ti condanno a morte per impiccagione». Con queste parole il giudice Abbas Mohammed Al-Khalifa di un tribunale di Kharthoum, in Sudan, ha condannato a morte per apostasia – anche se, di fatto, non c’è stata nessuna apostasia – una donna cristiana, incinta di otto mesi e con un bimbo piccolo. Verrà impiccata ma la pena prevede anche cento frustrate.


Il calvario dei cristiani perseguitati e uccisi non s’arresta e s’arricchisce di un altro, tragico capitolo. Meriam Yeilah Ibrahim, 27 anni, di professione medico, ha un figlio di 20 mesi che si trova con lei in carcere. Il magistrato che l’ha condannata ha stabilito che ha abbandonato la sua fede, in quanto il padre era musulmano, e l’ha anche condannata a 100 frustate per adulterio in quanto sposata con un cristiano con un matrimonio che non è considerato valido dalla “sharia”, la legge islamica che nel Paese africano è fonte della legislazione e si applica anche ai non musulmani.
La sharia, infatti, prevede la pena di morte per apostasia dall’islam (ma non dalle altre religioni all’islam) ed è inoltre vietato alle donne musulmane sposare uomini di altre religioni. Dal 1956, la condanna a morte per apostasia è stata comminata una sola volta, nel 1985, a Mahmoud Muhammad Taha, musulmano riformista punito come eretico.

La condanna a morte di questa donna è assai preoccupante perché da decenni chi viene sospettato di questo reato riceve “solo” anni di carcere o pene pecuniarie ma non la pena capitale. Il giudice le aveva chiesto di rinunciare alla fede per evitare la pena di morte: «Ti abbiamo dato tre giorni di tempo per rinunciare, ma insisti nel non voler ritornare all’Islam».
La giovane ha reagito senza tradire emozione quando la sentenza è stata letta. Poco prima, un imam era entrato nella gabbia degli accusati e le aveva parlato per circa 30 minuti. Al termine, lei si è rivolta al giudice e con calma ha detto: «Sono cristiana e non ho mai commesso apostasia».

In realtà, la donna non ha mai abiurato la religione islamica perché è sempre stata, di fatto, cristiana. È nata, infatti, da padre sudanese musulmano e madre etiope ortodossa; abbandonata dal padre quando aveva 6 anni, Meriam è stata cresciuta nella fede cristiana. Ma poiché il padre è musulmano, è considerata tale dal diritto sudanese, il che rende nullo il matrimonio con chi non è musulmano.

L’anno scorso, un uomo che ha affermato di essere un parente di Ibrahim, ha denunciato la donna dichiarando che era stata cresciuta come una musulmana e si era poi convertita al cristianesimo. Per questo la giovane, sposata con il cristiano Daniel Wani, è stata anche accusata di “adulterio”, non essendo riconosciuto dalla legge un matrimonio tra una musulmana e un cristiano.

Amnesty International ha definito “ripugnante” che una donna possa essere condannata a morte per la sua fede religiosa, o frustata perché sposata a un uomo di religione diversa. A difesa di Meriam, in attesa della sentenza, erano già scese in campo alcune ambasciate occidentali a Khartoum. «Chiediamo al governo del Sudan», avevano scritto in comunicato diffuso in maniera congiunta dalle rappresentanze di Usa, Gb, Canada e Olanda, «di rispettare il diritto di libertà di religione, compreso il diritto di ciascuno di cambiare la propria fede o le proprie credenze, un diritto che è sancito dal diritto internazionale e dalla stessa Costituzione ad interim sudanese, del 2005». Nel comunicato, si chiedeva anche «alla magistratura sudanese di affrontare il caso della signora Meriam con giustizia e compassione, in linea con i valori del popolo sudanese».

Ora, dopo la sentenza comminata l’11 maggio, è partita una mobilitazione internazionale. «Con un click puoi contribuire a salvare la vita di un’innocente». Con questo slogan Italians for Darfur ha lanciato un appello, che ha già raccolto centinaia di firme, per salvare la donna sudanese. Italians for Darfur ha dunque chiesto di firmare l’appello «per scongiurare l’esecuzione della pena», così come avvenne per il caso di Intisar e Layla, due donne condannate alla lapidazione per adulterio.
L’organizzazione ha poi precisato che le firme raccolte saranno inviate al presidente del Sudan Omar Al Bashir, l’unico che può concedere la grazia e che può scongiurare una «atroce ingiustizia».

fonte: Famiglia Cristiana

Per firmare l’appello di Italians for Darfur clicca QUI

66 pensieri su “Meriam deve vivere

  1. shoesen

    Fatto.
    Ricordatevi di cliccare sul link che riceverete al vostro indirizzo email per validare la vostra partecipazione alla petizione

  2. annarita

    Il coraggio di questa cristiana che preferisce la morte e il dolore di lasciare dei bambini piccoli è di monito alla nostra tiepidezza

  3. Alessandro

    “Come spiega l’avvocato della donna Muhanned Mustafa alla Bbc, «ci sono limiti legali che impediscono l’esecuzione della sentenza, perché è incinta. Secondo la legge, nessuna punizione è permessa fino a quando il bambino non nasce e non viene allattato dalla madre per due anni».
    L’avvocato esprime anche la sua intenzione di ricorrere in appello: «La nostra strategia sarà quella di adire la corte di appello, alla corte suprema e a quella costituzionale.
    Il suo caso è unico, perché a parte un processo politico contro Mahmoud Muhammad Taha [nel 1985], ci sono stati processi a persone che dicevano di essere Dio e così via, ma mai niente di simile al caso di Meriam».

    http://www.tempi.it/speranza-per-meriam-la-donna-cristiana-condannata-a-morte-in-sudan-non-possono-impiccarla-prima-di-due-anni#.U3YdiPl_s9Y

  4. “…e l’ha anche condannata a 100 frustate per adulterio in quanto sposata con un cristiano con un matrimonio che non è considerato valido dalla “sharia”, la legge islamica che nel Paese africano è fonte della legislazione e si applica anche ai non musulmani.”

    Queste le possibili (speriamo di no) conseguenze di un “diritto” fondato su “principi religiosi”.

  5. FIRMA LA PETIZIONE
    Firme raccolte allo stato attuale = 3589
    Nome:
    Cognome:
    Email:
    (usa un indirizzo email valido)
    Residenza:

    Questi gli unici dati necessari.

  6. Ma , abbiate pazienza, con tutta la compassione per questa sfortunata donna, che senso ha fare questa petizione quando se ne potrebbero fare migliaia e migliaia per tutte le persone che sono vittime di ingiustizie persecuzioni torture
    in tutte le parti del mondo in qualsiasi momento di qualsiasi giorno? Allora perché non fare petizioni sempre contro la pena di morte? O perché non siano trattati come cani quelli che sbarcano in Italia, se riescono a sbarcarci? O non siano tenuti schiavi i raccoglitori di pomodori nel Lazio (vicino alla Miriano)?

    1. Cioè scusa qual’è la conclusione?
      Se non se ne possono fare per tutti, allora non se ne faccia nemmeno una per nessuno…?

      Conclusione un tantino… sconclusionata.
      (A parte che i – non certo privilegiati – raccoglitori di pomodori del Lazio, non mi pare rischino l’impiccagione…)

      1. Alessandro

        Alvise è esponente del benaltrismo, dottrina che suona più o meno così: “per ogni buona causa per la quale fare una petizione, ce n’è sempre un’altra che non è meno buona anzi forse (lascia intendere il benaltrista) lo è di più (c’è ben altra emergenza!), e pure un’altra e un’altra ancora, all’infinito; se fai la prima allora non puoi non fare tutte le altre, all’infinito, e se non fai tutte le altre (all’infinito) non puoi fare nemmeno la prima”.
        Ma ciò è impossibile, quindi (il benaltrista in genere non enuncia esplicitamente questa conclusione, ma te la suggerisce, lascia che sia tu a tirarla) non è bene che tu faccia la prima petizione.

        Il benaltrista non si accorge che, se applicasse coerentemente a sé stesso la sua dottrina, si vedrebbe costretto a non firmare mai alcuna petizione di alcun tipo, e soprattutto sarebbe tenuto a non fare mai alcunché in favore di alcuno (poiché c’è sempre “ben altro” di più urgente e rilevante da fare!)

      1. …non ho da dire niente a nessuno, non frequento nessuna organizzazione, non scrivo libri, non firmo petizioni di nulla, non prego, non voto eccetra…

        Che le firmino, le petizioni, i firmaioli!

        p.s. già, è vero, vuoi paragonare una condanna a morte (ipotetica) con la semplice raccolta dei pomodori!

        1. Ma non riesci a trattenerti dal fare qui le tue “incursioni”… 😉

          Vogliamo domandare ai “raccoglitori di pomodori” se farebbero a cambio con una (ipotetica) condanna a morte in Sudan? 😐

    2. Baldo

      Se ne potrebbero fare migliaia… ma questo non toglie senso a questa petizione che in fin dei conti, anche per te potrebbe significare che l’uomo deve poter essere libero di professare la sua fede sempre e ovunque.

      Per un cristiano ha poi il senso della testimonianza di chi abbraccia la croce confidando nel Signore.

      E’ il mistero della forza della croce di Cristo che si rinnova che ci fa dire con Lui:

      «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». (Lc. 22,42)

      1. 61angeloextralarge

        Alvise e Mario:
        non le firmi chi non vuole
        e si allontani se gli duole…

  7. Giusi

    Antonio Socci
    ·

    L’ORRIBILE CASO DI MARIAM IN SUDAN: CRISTIANI PERSEGUITATI E MASSACRATI SOTTO TANTI REGIMI. MA ANCHE EMARGINATI E DISCRIMINATI IN OCCIDENTE. E – TALORA – DISPREZZATI E REPRESSI NELLA CHIESA. DA CHE PARTE STANNO I NOSTRI PASTORI ?

    Il “cattoprogressista” Enzo Bianchi, onnipresente sui giornali laicisti, nei programmi di Fabio Fazio, sulle tribune dei vescovi, ieri per la “Repubblica” ha dovuto commentare la condanna a morte della giovane cristiana sudananese Mariam Yahya Ibrahim.

    CUOR DI LEONE

    Bianchi è riuscito, per un intero articolo, a non dire chi sono i persecutori e carnefici di questa povera ragazza e perché ciò accade in Sudan.
    Infatti nel suo pezzo non troverete mai la parole islam o musulmani, né sharia (la legge islamica con cui si condanna Mariam).
    Leggendo Bianchi nessuno saprà che alla ventisettenne cristiana, laureata in medicina, incinta all’ottavo mese e incarcerata con l’altro figlio, il tribunale musulmano aveva imposto di convertirsi all’Islam, dandole tre giorni di tempo: siccome lei ha dichiarato che resta cristiana, il giudice musulmano ha decretato che verrà impiccata.
    E prima dell’assassinio dovrà subire anche cento frustate perché – per il regime islamista – avendo lei sposato un cristiano ha commesso il reato di “adulterio”.
    Bianchi queste cose sui carnefici islamisti non le dice. Pur di non nominare l’Islam mena il can per l’aia per migliaia di battute.
    Questo cuordileone – che di solito non lesina critiche ai cattolici – non spende una sola parola critica sull’Islam. Perché?
    Non vuol mettere a repentaglio la sua fama cattoprogressista ed ecumenista? O forse si chiede: chi sono io per giudicare questi religiosi musulmani?
    I lettori di Bianchi così non sapranno che il regime assassino del Sudan, imponendo la sharia, nel 1983 lanciò la jihad contro i villaggi del sud cristiano e ha perpetrato in venti anni il genocidio di due milioni di persone, provocando lo sfollamento di altri cinque milioni.
    Almeno 200 mila sono state le donne e i bambini cristiani catturati e venduti come schiavi nel Sudan islamico.

    ABBANDONATI

    Ma il cattoprogressismo nostrano non ama raccontare queste cose, come non ha mai amato denunciare i crimini e i genocidi del comunismo (chi siamo noi per giudicare quelle brave persone che sono stati i comunisti?).
    Da una parte dunque c’è la grande tragedia dei cristiani perseguitati e massacrati in tanta parte del mondo.
    Dall’altra un cattoprogressismo che si fa celebrare nella mondanità dei ricchi salotti laicisti ed evita di esporsi troppo per quelle periferie esistenziali che sono le luride galere sudanesi o pakistane o cinesi o nordcoreane, dove marciscono altre povere madri cristiane, come Asia Bibi, condannate a morte per la loro fede.
    Così tanti poveri cristiani continuano ad essere perseguitati (e abbandonati) sotto molti regimi.
    Ma da alcuni anni i cristiani sono di nuovo disprezzati e discriminati pure in Occidente.

    ABBANDONATI ANCHE NOI ?

    Nell’Europa del laicismo intollerante e pure in Italia dove – fra un po’ – non potranno nemmeno dire la loro sulla famiglia, sull’ideologia gender, sulla vita, su quella che Benedetto XVI e il cardinal Bagnasco hanno giustamente definito “dittatura del relativismo”.
    I pastori in effetti dovrebbero difendere così la fede dei cristiani. Ma oggi vanno per la maggiore quelli che non vogliono scontrarsi col mondo: preferiscono prenderci amabilmente un thè portando i pasticcini.
    Penso (è solo l’ultimo esempio) a monsignor Galantino, il nuovo segretario della Cei che smania per apparire moderno nelle sue comparsate su giornali e tv, da “Ballarò” a Tv2000.
    Lui vuole che si segua l’aria che tira e che nella Chiesa si volti pagina e si parli “senza tabù di preti sposati, eucaristia ai divorziati e di omosessualità”. Addirittura si è mostrato sprezzante verso i cristiani che pregano il rosario davanti alle cliniche degli aborti.
    Il popolo cristiano – sulla difesa della vita – invece che Galantino preferisce seguire le testimonianze di Madre Teresa e di Giovanni Paolo II. E’ un popolo fedele e generoso e – come ha detto nei giorni scorsi papa Francesco – vive spesso con vero eroismo e ha molti santi nascosti.
    E’ il popolo accorso in migliaia e migliaia a Roma alla recente “Marcia per la vita” e all’incontro delle scuole cattoliche, ma si sente spesso trattato con freddezza da quei pastori che dovrebbero confortarlo e difenderlo.
    Non ci sono infatti molti pastori che amano queste pecore tanto da prendere il loro odore. Si vedono piuttosto ecclesiastici che seguono il profumo Chanel n. 5 del potere mondano e dei salotti mediatici progressisti, quelli che contano.
    Credo che come cattolici dovremmo dar loro una strigliata. Seguendo l’invito di papa Francesco che proprio domenica scorsa ha esortato i fedeli a “importunare” i pastori, a chiedere loro di fare il loro dovere, di difendere il gregge e dispensare la dottrina, il conforto e la grazia.
    Perché accadono fatti che lasciano sgomenti.
    Spesso i cristiani più fedeli – già disprezzati nel mondo – sono trattati a pesci in faccia pure nella Chiesa, mentre invece vengono premiati quelli che combattono e denigrano la fede cristiana.

    DAGLI AL CREDENTE !

    A volte sembra che la fede cattolica convinta sia considerata da certi ecclesiastici progressisti come un pericolo da estirpare.
    Prendiamo il caso più clamoroso. Attualmente circa 3 mila persone ogni anno lasciano l’abito religioso. Una tragedia.
    Gli ordini religiosi tradizionali vanno a picco (dal 1965 al 2005, i gesuiti sono a meno 45 per cento, i salesiani a meno 24, i Frati minori a meno 41, i Cappuccini a meno 29, i Benedettini a meno 35 e i Domenicani a meno 39).
    E gli attuali capi della Congregazione vaticana per la vita consacrata che fanno? Commissariano o riformano gli ordini che stanno crollando?
    No. Hanno commissariato e distrutto l’unica famiglia religiosa – i Francescani dell’Immacolata – che aveva un boom di vocazioni, la famiglia religiosa, amata da Wojtyla e Ratzinger, nota per la sua ortodossia, per la sua rigorosa povertà e disciplina e per la forte dimensione di preghiera e missionaria.
    Proprio quella è stata distrutta e i fondatori costretti a subire una prepotenza che è l’esatto opposto della misericordia e della mitezza raccomandate da papa Francesco.
    Un altro esempio. Sono stati proibite quelle intense giornate di preghiera che da anni venivano organizzate – con i veggenti di Medjugorje – e raccoglievano 10 o 15 mila persone, spesso convertite, tornate alla fede.
    Non si capisce perché i pastori – che non si allarmano per le chiese progressiste vuote – vanno su tutte le furie per i palazzetti dello sport pieni di fedeli che recitano il rosario, partecipano ai sacramenti e ascoltano testimonianze di fede e di carità.
    Al S. Uffizio rispondono: perché non c’è ancora nessun riconoscimento delle apparizioni di Medjugorije. Va bene, però ci sono i frutti e sono tantissime conversioni e spesso veri e propri miracoli.
    Possibile che tutto questo ben di Dio allarmi il S. Uffizio mentre invece non lo allarma quello che certi famosi preti progressisti proclamano o ciò che si insegna in tanti seminari e facoltà teologiche da teologi che spesso vanno contro il Magistero della Chiesa?

    KASPER E IL MISSIONARIO

    Se è considerato “pericoloso” che migliaia di persone preghino e frequentino i sacramenti, come si deve considerare quell’inaudita relazione (sulla famiglia) che il cardinale Kasper ha tenuto in apertura del Concistoro (contestata vivacemente dall’85 per cento dei cardinali) e che lo stesso Kasper va ripetendo in giro per il mondo?
    All’alto prelato tedesco, che viene dall’episcopato più ricco e potente, ha risposto un bravo missionario del Pime, Carlo Bussi, 71 anni, da quaranta in Banghladesh, un uomo di Dio che per difendere i più poveri ha rischiato il martirio: “se si procede sulla strada tracciata da Kasper” ha scritto il missionario “si faranno grossi danni, si renderà la Chiesa superficiale e accomodante, si dovrà negare l’infallibilità della Cattedra di Pietro perché è come se tutti i papi precedenti abbiano sbagliato, e si dovrà prendere per stupidi tutti quanti hanno dato la vita come martiri per difendere questo sacramento”.
    Per i cristiani è un’ora di tenebre fitte.

    Antonio Socci

    Da “Libero”, 17 maggio 2014

  8. Giancarlo

    Come mai Bianchi non nomina l’Islam? Perchè sennò rischia di mettere in risalto la grandiosità del Rivelazione Cristiana rispetto alla miseria delle religioni umane.

  9. Giusy:
    .
    ….. che qualcheduno fosse morto e poi risorto eccetra (ammesso che fosse) non vorrebbe mica dire che fosse Dio o il figlio di Dio e quindi “religione umana” anche nel Vs. caso!

    p.s. salutami il diavolo quando lo “rivedi”!

    1. Giusi

      Fallo tu allora! Il diavolo ti è sempre vicino come del resto a tutti. Ti conviene affilare le armi.

  10. …intanto affilo il coltello per il prosciutto (stasera: prosciutto, crostini, finocchiona, fettunta, pecorino, baccelli e vino a scialo) (quando sarò morto, tra poco, ti aspetto all’Inferno)

      1. LIRReverendo

        Errato nel Purgatorio non potete pregare, semmai aspettatevi le mie preghiere.

        Preghiera per Giusi:

        anima dolce anima santa
        c’è sempre chi conta e sempre chi canta
        nebbia dolore fuoco e speranza
        ma non paragonar a un bel mal di panza
        o che sia verza o che sia cavolo
        in tutti i casi scansato hai il Diavolo

        Preghiera per zzero:

        vino prosciutti fettunta e vinaccia
        dove è finita sta’ pora animaccia!
        il coltello rimase or son spente le brase
        è meglio che alvise un poco ma tase
        urla dimena graffi e cancrena
        il Diavolo mira e la coda dimena

        Sempre LIRReverendo

        1. Giusi

          Io sapevo che le Anime Sante del Purgatorio non possono più pregare per se stesse (e pertanto hanno bisogno dei nostri suffragi) ma per noi si.

          1. Giusi

            Ci sono anche delle preghiere per chiedere il loro aiuto:

            Preghiera per chiedere aiuto dalle

            Anime sante del Purgatorio

            Anime sante del Purgatorio, noi ci ricordiamo di voi per alleggerire la vostra purificazione con i nostri suffragi; voi ricordatevi di noi per aiutarci, perché è vero che per voi stesse non potete far nulla, ma per gli altri potete moltissimo. Le vostre preghiere sono molto potenti e giungono presto al trono di Dio. Otteneteci la liberazione da tutte le disgrazie, le miserie, le malattie, le angosce e i travagli. Otteneteci la pace dello spirito, assisteteci in tutte le azioni, soccorreteci prontamente nei nostri bisogni spirituali e temporali, consolateci e difendeteci nei pericoli. Pregate per il Santo Padre, per la glorificazione della Santa Chiesa, per la pace delle nazioni, perché i principi cristiani siano amati e rispettati da tutti i popoli e fate che un giorno possiamo venire con voi nella Pace e nella Gioia del Paradiso. Tre Gloria al Padre, Tre L’eterno riposo.

            1. Claudio B

              La questione è discussa, anch’io ho sempre sperato che le anime del Purgatorio possano pregare per noi, ma padre Angelo di Amici Domenicani, che trovo veramente “di cherubica luce uno splendore”, sembra escluderlo. Certo, quello che dice non è magistero vincolante, però non parla certamente alla leggera.

              1. La questione potrebbe anche essere vista in questi termini:
                pur accettando per valida la tesi di Padre Angelo (considerando anche la statura del proponente), quando parliamo di preghiere, di intercessione o meno, che hanno a che fare con una dinamica prettamente “celeste” e gestite da un’ “Economia Divina, penso non sia sbagliato sganciarsi dalle comuni logiche di “causa-effetto”, come anche di quelle squisitamente “temporali” in senso terreno.

                Mi spiego, seppure è chiaro ed evidente che le preghiere rientrano nella casistica causa-effetto di un ambito temporale che è necessariamente il nostro (anche perché la Misericordia e la Provvidenza di Dio così hanno deciso di mostrarsi) possiamo, credo, ipotizzare anche dinamiche diverse.
                Mi spiace non ricordare ora esattamente un aneddoto, di santa memoria, in cui una “intenzione di preghiera” sincera destinata tempi e modi ben precisi – non si sia potuta “fisicamente” attuare per fattori non imputabili a “cattiva volontà” o altro, sia stata comunque ascoltata ed esaudita, ma direi di aver letto più di un episodio…
                Di questo peraltro sono primo testimone in un preciso e serio fatto della mia vita.

                Lo stesso si potrebbe dire per seri proponimenti di pellegrinaggi pro specifiche intenzioni o simili.
                Cosa c’entra questo con le preghiere alle anime del Purgatorio?

                Intanto bisogna considerare che noi giustamente crediamo che l’anima dei nostri cari sale al Cielo e quindi loro preghiamo e nelle loro preghiere confidiamo, ma è anche molto probabile ipotizzare (lo facciamo sempre parlando di noi stessi) “un tempo” di permanenza in purgatorio per la perfetta purificazione.
                Invocando quindi l’aiuto o confidando nell’intercessione di un nostro caro defunto, dovremmo “notare” forse un tempo in cui queste preghiere o l’intercessione non ha “effetto”?
                Potremmo poi quantificare questo tempo con il nostro, fatto di giorni e anni? Direi proprio no…

                Una cosa è certa, “prima o dopo” le anime del Purgatorio arriveranno alla visione beatifica di Dio, di fatto pur soffrendo ciò che hanno da soffrire per la loro purificazione e sommamente per non avere la piena Comunione con Dio anche San Josemaria Escriva, le definisce “sante”:
                “Le anime sante del purgatorio. — Per dovere di carità, di giustizia, e anche per giustificabile egoismo — sono così potenti davanti a Dio! — tienile molto presenti nei tuoi sacrifici e nella tua orazione.”
                (Cammino, 571)

                Ora già questo basterebbe, ma la conclusione del mio commento voleva arrivare a questa ipotesi:
                Non potremmo pensare, in una dimensione del tempo che non ci appartiene e diversa dalla nostra terrena, che le NOSTRE preghiere (e Sante messe) di suffragio che anticipano il tempo della salita al Paradiso delle anime del Purgatori, anticipino – per così dire – le LORO preghiere e intercessioni per noi nel tempo terreno, tempo in cui più ci sono necessarie?
                Credo si… né questo cozzerebbe con la “logica Divina” che tutto sempre muove per il nostro bene, senza neppure ledere la logica “retributiva” e di Divina Giustizia.

                1. LIRReverendo

                  CCC
                  1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621 e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, 623 parla di un fuoco purificatore:

                  « Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». 624

                  1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, 625 affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:

                  « Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, 626 perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? […] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere ». 627

                  Beata Katarina Emmerick

                  “Una mattina disse a padre Rensing: Dica alle persone nel confessionale che preghino molto per le anime del purgatorio…Esse [quando usciranno] pregheranno per noi come ringraziamento. Pregare per loro è gradito a Dio, perché le aiutiamo a godere più velocemente della visione beatifica”.

                  Sempre LIRReverendo

    1. Per quanto “cattiva” 😉 possa essere Giusi, dubito molto vi incontrerete all’Inferno e spero piuttosto noi due ci si incontri in Purgatorio…

      Poi fossimo più vicini, sinceramente stasera mi auto-inviterei a cena… 😉

      1. Giusi

        Alvise è nella sezione da convertire delle mie preghiere come pure il papà di Roberto (non mi dimentico perchè scrivo: non è che abbia la memoria di Pico della Mirandola) pertanto credo che il Signore, nella sua infinita misericordia lo salverà.

        1. Sempre che lui (Alvise) non decida nella sua ( parrebbe infinita 😉 ) testardaggine, di rifiutare 😐
          Sai tipo “coerente fino in fondo”… ma che “fondo” gli si prospetterebbe! 🙁

              1. Giusi

                Facciamo una via di mezzo: santa non sono e dubito ci diventerò, Alvise nemmeno ma pare ci sia posto anche per i non santi……

    1. Mi dispiace… per quello mi auto-invitavo a sorpresa.
      Poi se mi prendevi a “badilate”, ripiegavo su un’osteria in zona 😉

  11. Nasser

    Speriamo che questo problema ritenuto rilevante in questa farsa .. e trattare con loro come si addice diritti umani

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