Ogni donna che lavora e che aspira a fare carriera ai massimi livelli aumenterà la sua possibilità di successo se suo marito starà a casa ad occuparsi dei figli. Lo afferma Anne-Marie Slaughter, che già nel 2012 aveva lasciato le donne a bocca aperta con un articolo intitolato “Perché le donne non possono ancora avere tutto”
La Slaughter aveva raggiunto la sua prima vetta di carriera durante la prima presidenza di Obama, lavorando fianco a fianco con Hillary Clinton allo US State Department. Dopo due anni si era resa conto che i suoi due figli, ormai adolescenti, avevano bisogno di loro madre, così abbandonò il lavoro e rimase a casa. Oggi è capo del think tank New America Foundation e professore emerito in public and international affairs a Princeton.
La Slaughter ci mette sicuramente molto della sua esperienza personale quando scrive dell’odierno dilemma di essere contemporaneamente madre e lavoratrice. Così è ritornata alla carica con un post sul blog del World Economic Forum che si è tenuto a Davos la scorsa settimana, intitolato “Dietro una grande donna c’è sempre un grande uomo”, in cui l’emerita professoressa sostiene che “se la società vuole davvero fare spazio alle donne a livelli alti, a ruoli presidenziali o da primo ministro, allora deve necessariamente dare molto spazio a casa per gli uomini, almeno per un periodo della loro carriera”.
Il World Economic Forum aveva pubblicato per la prima volta nel 2006 il Global Gender Gap Report che si occupa di risolvere il problema della discriminazione sessuale a livello economico, politico, educativo. L’edizione del 2013 si è focalizzata sulle soluzioni possibili per risolvere la disparità tra uomini e donne nei consigli di amministrazione e nei parlamenti. Eliminare questo gap sarebbe la soluzione perfetta per vedere riconosciuti finalmente i diritti e il potere economico delle donne.
La Slaughter ritiene che il modo migliore per risolvere il gravissimo dramma della disparità che attanaglia le donne del pianeta sarebbe quello di riconoscere finalmente che in una coppia uno dei due partner dovrebbe stare a casa a badare ai figli per permettere all’altro di fare carriera. “Sarebbe molto, molto più facile essere al top delle maggiori società e organizzazioni se si avesse un partner che si prende cura a tempo pieno della casa e dei figli”, ha scritto la Slaughter.
La docente di Princeton ha addirittura fatto un sondaggio tra i partecipanti del Forum di Davos per capire quanti di loro avevano un partner che stava a casa a tempo pieno o che comunque si occupava primariamente di casa e figli. “Se il numero è , diciamo, 80% o più”, ha scritto la Slaughter, “allora i prossimi sondaggi del Gender Gap Report dovranno assumere che le donne potranno raggiungere la parità con gli uomini in carriera solo quando gli uomini raggiungeranno la parità con le donne che stanno a casa”.
La Slaughter quindi parte da una premessa stranamente condivisibile, riconoscendo l’importanza del mantenimento dell’equilibrio familiare con un partner a casa per poter permettere all’altro una carriera soddisfacente. Il problema è che Sono gli uomini che dovrebbero permettere alle donne di fare carriera rimanendo a casa a cambiare pannolini e stirare tailleur. Il suo ragionamento non è fatto per cercare di risolvere il vero problema odierno di essere una mamma ed una donna che lavora (e che spesso si trova costretta a lavorare per compensare lo stipendio del marito, vivendo di sensi di colpa verso i figli). L’emerita Slaughter, invece, vuole risolvere l’ingiustizia per cui solo gli uomini possono fare una carriera al top grazie alle mogli che stanno a casa, sostenendo che è giusto che siano gli uomini a permetterci di raggiungere i massimi livelli.
Chissà, forse dovremo aspettare il giorno in cui si capovolgerà il gap e gli uomini inizieranno a rivendicare la parità, per poter vedere finalmente le cose tornare al loro posto. Una cosa è certa: meglio almeno uno dei due genitori a casa, che una casa vuota, silenziosa e senz’anima.
Che fretta di essere la numero uno in politica o non so dove, si generalizza un problema di alcuni secondo me. Il problema è un altro, la possibilità di dedicarsi alla famiglia senza essere discriminiate, poi se vuoi essere la numero uno i fattori sono tanti uno dei quali non lo escluderei per me cristiana, quale è la volontà di Dio per me, ma questo discorso non si puo fare a chi non crede, potrei dire dove sei felice, che poi coincido con quello che vuole Dio per me. La storia recente insegna di donne giunte all’apice della carriera che si fanno forzatamente una pseudo famiglia. Forse bisognerebbe aiutare le donne a lavorare e ad avere una famiglia senza dover schiacciare nessuno. Io e mio marito lavoriamo tuyti e due per così dire come liberi professionisti, cerchiamo di aiutarci senza perdere il proprio ruolo, faticosissimo a volte e sopratutto non so se i nostr figli sono beneficati, ai posteri l’ardua sentenza! Ma c’è un presupposto io “amministratrice” e socia vengo sempre dopo il mio socio uomo di fronte ai “manager” delle aziende con cui lavoriamo, ma non mi pesa, anzi mi piace perché sono libera di scegliere se stare a casa o se andare ad una riunione. Preferisco la libertà che mi costringe a stare a cas con i figli.(la contraddizione è voluta).
E’ nato tutto da quando l’uomo usciva dalla caverna per procacciare il cibo per le femmine ed i piccoli e combatteva per proteggerli. La femmina si occupava dei cuccioli ed ognuno aveva il ruolo che l’stinto ? (forse) aveva dato loro.
MiaMaria: carina questa! Provo a continuare, facendo una battuta: e finirà quando l’uomo uscirà dalla caverna per procacciare il cibo per le femmine ed i piccoli e combatterà per proteggerli. L’uomo si occuperà dei cuccioli ed ognuno avrà il ruolo che la Slaughter e adepti stanno cercando di dargli?
PS: certo che con un nome cosi, Slaughter, la signora mi fa un po’ paura…..
S-laughter is the best medicine. 🙂 😀
(citazione facile, Bariom dovrebbe indovinarmela velocemente!!)
Eh, sì! La miglior medicina è sempre una risata… Facciamola con gusto… Una risata salverà il mondo? 😀
http://farm2.static.flickr.com/1097/856172473_b80b8f4025_b.jpg
😉
Roberto: oppperò! Smack! 😀
questa è proprio carina! bravo Roberto: una risata fa sempre bene ed a volte risolve delle situazioni critiche. Inoltre è assai meglio Laughter che Slaughter.
ognuno è libero difare quello che ritiene giusto!!!! credo però che oggi siano in crisi la famiglia perchè c’è confusione nei ruoli!!!! chi lavora a casa o fa semplicemente la mamma (cosasecondo me più complicata di un ministro)….. non si deve sentire sminuoto oindifettoeo dimeno valore di un uomo.
iono valgo meno di un uomo abbiamo valori diversi ecapacitàdiverse..lui non potrà allattare al seno il propio figlio e io no potrò insegnare loro a trapanare un muro senzafar danni!!!
perrchè volere un parità apparente che mai potrà esssere tale perchè”maschio e femmina li creò…” altrimenti entrambi abvremmo potuto fare figli e cosìvia..
chiu vuole faccia la mammae chi vuole faccia carriera o entrambe ma finiamolacon questa parità e diamo più aiuti o valorealla famiglia ……
queste case vuote o questi figli cresciuti da altri son tristezza pura
veronica
a quando l’innovazione degli uomini gestanti e partorienti e allattanti? Manca solo questo e la strada per il successo femminile sarà spianata.
Non riesco a reperire il link: qualche giorno fa ho letto che è allo studio (pare siano a buon punto) una macchina che sostituirà l’utero materno. Praticamente si mette tutto lì, poi s’innaffia…..
se non ricordo male anche in giappone,alcuni anni fa, vi furono studii e tentativi di costruire un utero artificiale.
prima o poi ci riusciranno.
tanto i futuri adulti saranno già preparati: dai corsi gender del comune di roma nelle scuole con vecchioni e compagnia, alla votazione prossima( 4 febbraio) del nuovo emendamento Lunacek al parlamento europeo sull’omofobia e gender,ai corsi “arcobaleno” finanziati dalla presidenza del consiglio dal novembre scorso, fino alla lesbocoppia in un episodio di una serie su disney channel…..
Trovato.
http://www.prolifenews.it/voce-della-scienza/il-prossimo-passo-lutero-artificiale/
Anzi lo hanno proprio creato. In Australia.
http://www.tempi.it/separeremo-la-donna-dalla-maternita-e-sara-emozionante-nascere-in-un-contenitore-di-plastica#.UueUM_vSKt8
SI vabbè, da qui a farne qualcosa, il passo non è così scontato… parecchie chiacchiere, niente più (per tutte, una: al cinema -che rappresenta l’immaginario collettivo- non esiste una sola società che, basandosi su tale tecnica riproduttiva, non sia destinata alla rovina: un perché ci sarà, che dite?)
Senza contare che la fisiologia maschile ha un limite!
che non credo che sia superabile nel tempo di un trullallero…
e tutto questo per dare le doglie agli uomini… ahahahahaha….
ma chi ci crede?
Chi ci credeva che due uomini potessero sposarsi e adottare un bambino?
Beh, c’è una certa differenza tra le due cose: un conto è creare leggi che regolarizzino l’unione di due uomini e ne permettano l’adozione; un conto è creare qualcosa di… boh, come lo vogliamo chiamare? disumano basta?
(anche se, immaginando sia possibile creare una cosa del genere, questa permettesse di trasferire i feti da abortire permettendogli così di sopravvivere, se fosse possibile farlo, mi chiedo se potrebbe diventare accettabile)
In occasione della conferenza per il primo premio Nobel, Pierre Curie pronuncia queste parole:
« Si può ritenere che, in mani criminali, il radio possa diventare molto pericoloso; ci si può chiedere se l’umanità saprà trarre vantaggi dalla conoscenza dei segreti della Natura, se è matura per approfittarne o se questa conoscenza potrà invece essere nociva.
L’esempio della scoperta di Nobel è significativo: i potenti esplosivi hanno permesso all’uomo di fare opere ammirevoli, ma sono stati anche usati come mezzo terribile di distruzione dai grandi criminali che trascinano i popoli verso la guerra. Sono uno di quelli che pensano, come Nobel, che l’umanità saprà trarre più benefici che danni dalle nuove scoperte.[34] »
La mia cattiveria quotidiana: me se putrà parla’ t’una cunferensa sal capel t’la testa? E pu’ s’ì un pes gros?
N.B.: ovviamente cappello maschile…
Secondo il galateo la donna può mantenere il cappello in testa sia a tavola, sia in chiesa, sia nei luoghi chiusi (eccezione fatta per cinema e teatro dove per ovvi motivi sarebbe di disturbo per gli altri); al contrario l’uomo deve levare il cappello dal capo appena entra in un luogo chiuso (vale per chiesa, abitazione, ufficio, luogo pubblico, ristorante, etc.qualsiasi esso sia), pensa che se si trovasse per strada ed incontrasse un signora che conosce, dovrebbe anche solo brevemente accennare a levarlo (o almeno ad alzarlo dal capo).
Giusi: grazie! Anche se dubito molto che Anne-Marie Slaughter conosca il galateo… Ach! Non devo superare la cattiveria quotidiana, se no ci prendo gusto…
I cappelli erano uno dei miei deboli, soprattutto maschili, compreso borsalino e la mitica coppola siciliana… ma quando entravo in un qualsiasi luogo li toglievo… per praticità e per non “stare al centro dell’attenzione”.
Come cattolici e cattoliche (quindi universali) dobbiamo abbattere i pregiudizi. Ogni persona è unica e speciale. Non generalizziamo. Ci sono tante donne con talenti manageriali, così come tanti uomini, e la loro vocazione passa anche da quei talenti. E casomai hanno anche una famiglia e una bella famiglia… E riescono… ma per Grazia, perchè seguono il volere di nostro Signore, che è essere tutta/o di Lui e questo prima dei figli e del marito/moglie. Se Dio ci vuole (anche) al lavoro provvederà per i figli e lo farà bene. Lasciamolo agire nella nostra vita, senza inserirci in caselline prestabilite. Lui è così creativo! Pensiamo a Dio, e Dio solo, il resto lo sistemerà Lui.
Lorenza Felici: smack! 😀
Ho la vaga impressione che il buon Dio sia, come al solito, strumentalizzato.
LIRReverendo
Nel suo discorso, Jane parte dando per scontate due assunzioni (che per noi non anglosassoni vale la pena di esplicitare), che sono: chiunque ha diritto di realizzarsi nel lavoro, attraverso il lavoro; è normale sposarsi e fare figli – preferibilmente da giovani.
In effetti c’è anche un terzo assunto (profondamente radicato nella cultura americana): la ragione aziendale di qualsiasi impresa è il profitto: poco importa il sesso dei lavoratori, conta quanto profitto portano “a casa”.
In fin dei conti Jane cosa dice? Il successo lavorativo di uno dei due membri di una coppia dipende in prima istanza dalla coppia stessa: dal suo affiatamento, dal suo saper valorizzare (e moltiplicare) i talenti di ciascuno, trovando un equilibrio tra la carriera, le normali aspirazioni dei singoli e la vita familiare. In poche parole: nell’avere un solido progetto e nell’aiutarsi a vicenda nel perseguirlo.
Tutto questo a prescindere dal sesso di chi farà carriera in ufficio e chi starà a casa (se ci starà a tempo pieno).
Oppure: ma perché il volere di Dio non potrebbe essere quello di veder una donna manager (oltre che madre)?
Tra le altre: il fatto di poter partorire figli non vuol dire (per forza) doverli accudire anche dopo lo svezzamento! Si tratta di un equilibrio che va deciso in famiglia (suggerisce anche Jane, oltre al buonsenso), anche tenendo conto delle possibilità economiche e sociali (presenza di asili, nonni eccetera).
Oppure vogliamo dire che una donna non possa fare neanche mestieri che la portano a lavorare di notte come ad esempio: la cuoca, l’infermiera/ostetrica/medico ospedaliero, la poliziotta, la militare, la giornalista (questa poi!), l’operaia (su turni), la pasticciera, la panettiera… che faccio, continuo?
Oltretutto non hai capito ciò che, nella sostanza, sta stigmatizzando Jane: presumere che la parità si possa ottenere attraverso l’omologazione, ovvero trascurando le differenze tra i due sessi. La posizione ideologica della S-laughter, il suo “assunto” è esattamente il seguente: poiché uomini e donne sono perfettamente uguali e interscambiabili, e le uniche differenze derivano da… antropologie sessiste, allora la parità può essere ottenuta solo costringendo in varie forme circa la metà della popolazione maschile a fare il casalingo.
Qua come al solito si invoca una differenza nell’individualità che nessuno nega per voler far credere che noi si stia dicendo che “Dio non vuole donne manager”; mentre invece il problema è di una ideologia che non può sopportare che si prenda atto del dato di natura che uomini e donne sono diversi e che quindi i problemi sul posto di lavoro e in famiglia richiedano di essere risolti muovendosi con due approcci astrattamente diversi – il che poi ovviamente non esclude affatto di calarsi nella realtà specifica di “quella” famiglia.
Si passa così da “entrambi i genitori devono realizzarsi sul lavoro” (prima posizione ideologica, che può essere vera come no) alla seconda posizione ideologica “ma poiché se entrambi i genitori lavorano allora si discrimina/danneggia la famiglia, è necessaria una parità 50/50 di casalinghi/casalinghe”. Se il problema fosse davvero quello di garantire che una famiglia monoreddito potesse reggersi da sé, facendo un numero adeguato di figli, senza ridursi sul lastrico, e la politica garantisse la libertà alle famiglie di autoregolarsi, il risultato naturale e fisiologico sarebbe di vedere molte più donne che uomini restarsene a casa. Ed è questo risultato, per S-laughter & C., a essere intollerabile. Perciò, quando erano le donne a far le casalinghe, si pretese una parità (e spesso non si offrì, il che è giusto e doveroso, ma si pretese, anche indebolendo economicamente le famiglie monoreddito) il cui fine era allontanarle dalla custodia della famiglia. Ora, sostenendo però che in tal modo è la famiglia a non funzionare, si pretende (e ancora una volta, non è un’offerta ma una pretesa) che gli uomini si allontanino dal posto di lavoro per badare alla famiglia e far posto a più donne. Quel che potrebbero desiderare le famiglie, è ovviamente del tutto irrilevante agli occhi ideologici, ma anzi riprovevole qualora non ideologicamente conforme.
A me pare che vada letto così: ci sarà (vera) parità quando, all’interno di una coppia, anche un uomo troverà accettabile passare il suo tempo a casa ad accudire la famiglia per permettere alla moglie di far carriera.”
Possibilità, non coercizione.
E questa possibilità si deve concretizzare all’interno della coppia (cara, vai avanti tu) e nella società (signora, s’impegni, farà carriera).
“L’emerita Slaughter, invece, vuole risolvere l’ingiustizia per cui solo gli uomini possono fare una carriera al top grazie alle mogli che stanno a casa, sostenendo che è giusto che siano gli uomini a permetterci di raggiungere i massimi livelli.”
Dov’è il problema?
Ma se in una coppia una donna è più brillante del marito, perché dovrebbe essere lei a fare un passo indietro (finito il tempo della maternità)? Perché, se non vuole?
Non voglio imporre niente a chicchessia: voglio che, singolarmente, in coppia e come comunità, tutti e ciascuno siano liberi di scegliere e di potersi organizzare di conseguenza.
OT
Tutti voi uomini guadagnate più delle vostre mogli?
Quanti di voi uomini si sono adeguati al lavoro delle rispettive consorti?
Io sono nonna di un adorabile ragazzino, ma dico la verità che secondo me i figli se li alleva chi li procrea. In caso di necessità prendo il primo aereo e rispondo “presente!” ma in situazione normale io mi godo la mia libertà, il mio golf ed i miei viaggi. Ne conosco di nonni utilizzati come baby sitter e vi garantisco che non ne possono piu. Ogni età ha il suo tempo per fare certe cose: quando faccio la nonna lo faccio al cento per cento e do moltissimo al mio piccolo: scrivo persino storie per lui! Ma non trovo giusto fare figli sapendo già che ci saranno i nonni che DOVRANNO occuparsene. Ad ognuno il suo incarico.
Mi vien da sorridere leggendo queste parole. Quando avevo 5 anni (cioè ben 23 anni fa) io e il mio vicino di casa Francesco (mio coetaneo) giocavamo alla famiglia: io la mamma e lui il papà, sotto l’occhio vigile, attento e molto divertito delle nostre madri che rimasero sbalordite quando mi sentirono ordinare: “Ciao Franci, io adesso vado al lavoro, mi raccomando tu porta i bambini a scuola e vai a prendere il pane; poi c’è anche una lavatrice da stendere e lo spezzatino con le patate da cucinare…ci vediamo stasera”.
All’epoca avevo anticipato i tempi, oggi con un fidanzato disoccupato devo ammettere che le proiezioni per il futuro non sono molto diverse.
e dicci, cara Irene,
ti senti sminuita, al ritorno dal lavoro, a chiedere un po’ di collaborazione casalinga al tuo fidanzato?
Ti senti meno donna a portare a casa lo stipendio ed a delegare spesa&pulizie?
Bè attualmente stiamo attendendo il giorno del nostro matrimonio per andare a vivere insieme e condividere la vita a due. La collaborazione ritengo sia indispensabile e sono fermamente convinta che il ruolo uomo-donna (o meglio moglie-marito) non dipenda da questo!
L’intervento della donna operata alla testa è andato tecnicamnete bene. Attendiamo. Grazie per le preghiere.
Per forza! C’era San Giuseppe Moscati…..
Giusi: smack! 😉
Grazie delle notizie 🙂
Non capisco tutto sto stupore: la Slaughter sta parlando di donne che fanno carriera ad altri livelli, non di tutti le lavoratrici. Vi pare forse possibile negare che un uomo che ha fatto carriera ad alti livelli lo è perché o è single o perché ha una moglie che penda da solo ai figli e alla casa?
Sul tema e su tutti i commenti, io “quoto” una frase del primissimo commento di Maria Elena: “i fattori sono tanti uno dei quali non lo escluderei per me cristiana, quale è la volontà di Dio per me (?)”
Come cristiani, non possiamo solo cercare ricette alternative di “par condicio”, e più “evangeliche quote rosa”, o umili rinunce e assunzioni di compiti sinora prettamente femminili da parte del componente maschile della coppia.
La domanda basilare, il discernimento fondamentale è e rimane: “Cosa vuoi signore che io faccia?)
Domanda che ovviamente si pongono ognuno dei coniugi, ognuno per sé, ma anche ognuno con lo sguardo rivolto all’altro, perché nel compiere la Volontà di Dio sta la nostra felicità e la nostra realizzazione e se questa Volontà passa attraverso la rinuncia ad una (apparentemente) “brillante carriera”, un’ inversione dei ruoli (pratici più che ontologici), una diversa gestione del tempo e degli interessi, una revisione delle aspettative… e potremmo continuare a lungo, beh, sia fatta la Sua Volontà.
Perché questa Volontà oltre che la nostra piena soddisfazione umana e spirituale, non potrà mai essere, nel Sacramento del Matrimonio, togliere qualcosa all’altro, lasciare uno dei due con recriminazioni e rimpianti, perché dei due si è fatta una cosa sola.
Certo si dirà questo può valere (quando vale) in un’ottica di Fede, ma per gli altri?
Per gli altri innanzitutto che si veda che è la Fede la base di queste scelte, perché la sostanza sia (come è), che la tua felicità, non viene dalla posizione che occupi, dalla tua carriera, dal tuo prestigio, (né in famiglia, né nella società) perché queste in una notte e in un giorno scompaiono, svaniscono… chi può dire il contrario?
Poi, in mancanza di Fede, si compiano scelte basate sull’Amore, certo Amore imperfetto e limitato, ma anche Amore umano che è sempre e comunque un dono di Dio, capace di grandi cose.
Da giorni mi fermo al titolo del post. “Cara, sono a casa”… è quello che dicono gli uomini quando rientrano dal lavoro o altro. E quelli che rientrano solo aprendo/richiudendo la porta di casa, magari stressati, con il muso etc. ? Non riesco a non pensare a quanti matrimoni sono ormai solo l’unione di due entità “sconosciute” tra loro.
Abissi di conviventi solitudini… 😐
“Sono così importante? Siamo così importanti noi leghisti, noi fratelli d’Italia, noi giovanardiani, noi credenti nella parola di Dio, noi amanti delle differenze, noi lettori di Costanza Miriano? Sì, il loro attivismo censorio lo dimostra, lo siamo.”
[Camillo Langone]
Non so voi e le vostre esperienze.
Io parto dal presupposto che avere una famiglia, dei figli, un marito, una moglie, una casa (e anche un cane, un gatto, il pesce rosso per chi ce li ha…) è un LAVORO..è inutile dire che non lo è.
E’ un impegno, e di grande responsabilità, l’unica differenza è che non è retribuito.
Nessuno ti paga per stare in casa ad accudire i figli e la casa. Anzi. Ti fanno spendere ancora più soldi.
Ecco perchè tutto ormai si basa sui calcoli, sui soldi, etc…ma pensate solo se alle donne dessero uno stipendio per stare a casa? Sarebbe tutto un altro mondo, si starebbe più sereni, non avrebbero bisogno di partire di casa alle 7di mattina e tornare alle 8 di sera con un marito triste e stanco, la casa in disordine e i figli ormai già grandi.
Anche perchè crescere i propri figli è un mestiere davvero duro…passare il tempo con loro, far fare i compiti, farli giocare, portarli fuori..dovrebbero pagarle le mamme, allora si che qualcosa cambierebbe..e ci sarebbero anche più posti di lavoro per chi davvero ne ha bisogno.