Fuori Dio

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di Paolo Pugni

Incontro un gruppo di psichiatri per un lavoro sull’analisi e la soluzione dei problemi.

Mi presentano il loro problema più grande: la drastica riduzione di risorse a sostegno dell’azione sulle patologie dissociative e sulle dipendenze (spero di aver riportato correttamente i termini). È vero che sono diminuiti i soldi a disposizione, ma il problema è un altro: il punto chiave è l’aumento esponenziale di pazienti posizione. Incuriosito chiedo spiegazioni: mi stupisce e spaventa questo aumento delle follie (lo so, sono politically uncorrect, forse bisognerebbe dire diversamente raziocinanti per evitare una accusa di matto fobia). E mi si apre un mondo: ma assomiglia a Caina, l’inferno in terra. Già perché scopri il dramma che sta alla base dall’aumento di malati. Che è un termine tutto da chiarire.

Oggi in una società che nega l’esistenza del male, dove ognuno è libero di scegliere che cosa si il bene per sé, tutto quello che disturba –non si può più dire che è sbagliato- deve per forza essere malato. Non può esistere un comportamento deviato, vorrebbe dire affermare che c’è un comportamento cosiddetto corretto e che ci fa scelte diverse –già perché è sempre una questione di scelte- in realtà non esplicita la sua libertà, ma sta sbagliando. E questo non va mai affermato perché apre la porta al problema del vero, di una verità che trascende.

Così, come nel drammatico romanzo di Stangerup L’uomo che voleva essere colpevole, chi non si comporta come la società si aspetta –buonino e buonista- è malato. Ne deriva che persino l’adolescenza diventa una patologia da curare psichiatricamente. Sapessi quanti adolescenti con problemi scolastici finiscono dallo strizzacervelli, mi confessano. Perché i genitori non vogliono occuparsene e non capiscono che sia un problema di volontà di educazione.

Eh sì, è proprio un problema di educazione, aggiungono. Tutto è concesso perché si è innalzato il livello di egoismo e di disinteresse. Pensi, mi dicevano, che qualche tempo fa alcune famiglie hanno inscenato una protesta di piazza contro i vigili urbani rei di avere multato i loro figli quattordicenni –ripeto: di 14 anni- perché avevano con sé nello zaino bottiglie di vodka e spinelli. Nello zaino uno può portare quello che vuole, è roba sua privata: questa la ragione della violenta reazione dei genitori. Poi ci si lamenta se dopo 2-3 anni finiscono nel sistema psichiatrico.

Spesso le famiglie sfasciate –eh sì, usano proprio questo termine: sfasciate- non si fanno più carico dei figli e così quando questi iniziano a comportarsi male, li fanno ricoverare e non vengono più a prenderli. Perché, dicono loro, non sono più abituati alla fatica, alla frustrazione, alla sofferenza. I figli? chiedo. I genitori ancora di più! rispondono

Mi raccontano di quindicenni in coma etilico abbandonati dai genitori al pronto soccorso. Di ragazzine (e maschi) che si prostituiscono quasi più per gioco che per denaro. Di dipendenze da alcool, o da spinello che iniziano presto e che invece che essere gestite dalle famiglie finiscono sotto la tutela della psichiatria. Vede, mi dicono, non è chiaro se ci sia un nesso diretto tra l’uso di mariuana e le droghe pesanti, a livello di dipendenza fisica. Ma è chiaro, aggiungono, che si genera un comportamento ed una abitudine che induce, favorisce, spinge all’uso di sostanze stupefacenti. Insomma, si abituano –da habitus, comportamento, mentalità, atteggiamento- e vanno sul pesante avendo perso i freni inibitori.

Scavi e ti dicono che il problema è la mancanza della solidità della famiglia, la carenza di autorevolezza della scuola, la mancanza di sensibilità sull’etica del comportamento.

Cioè il fatto che tutto è lecito. Peggio: tutto è diritto. Tutto deve esserti concesso perché lo devi –imperativo categorico- poter ottenere. Tutto è scelta. Fatto salvo che quando questa scelta non è gradita, finisci per essere considerato malato. E a carico della società. E ti viene da dire loro: e che cosa c’è alla base di tutto questo? Qual è il core problem di tutto questo?

Non arrivano a dirti che si tratta dell’aver cancellato il senso del bene e del male, il valore della vita, il concetto dell’amore come donazione. Non arrivano a dirti che nasce dall’aver sputato fuori Dio dalla società, averlo scacciato come un tiranno maligno che impone leggi che limitano la tua libertà. Non aver compreso che ciò che propone e offre, questo Dio, è la strada per la felicità, quella che non fa malati, ma persone serene.

Lo sussurrano, a mezze labbra, pensandolo forse, ma non riescono a sillabarlo perché subito dopo dovrebbero confessare ciò che questa società non può più dire per non vergognarsi della sua recente storia: che la tragedia è iniziata quando si è voluto cancellare Dio. E questo per uno psichiatra talvolta è davvero troppo difficile da confessare.

10 pensieri su “Fuori Dio

  1. Roberto Balletta

    I fenomeni descritti, stanno montando a passo sempre più rapido. Bisogna fare in fretta per istituire “scuole di umanità”. Singoli e famiglie che manifestino il senso genuino dell’umano, la sua attrazione, l’arricchimento che ne proviene. È certo che chi accetta e cerca il rapporto con Dio lo trova, ma siccome l’idea di Dio è così tanto deformata, più spesso bisogna cominciare dall’umano quotidiano: dobbiamo richiamare l’attenzione, rivelare continuamente le esigenze più profonde dell’umano e le vie per realizzarle.

  2. Francesco

    Il problema contemporaneo non è la scelta, ma è la MANCANZA DI AUTENTICA SCELTA…attenzione: penso che Focault possa esserci di aiuto quando parla di “BIO-POTERE”!…

  3. Non c’è dubbio che i profondi e devianti malesseri dei singoli in questa odierna società, derivino anche dalla mistificazione di ciò che è vero bene e di ciò che è realmente male, come dall’ “aver sputato fuori Dio da questa società”, di non aver un verità trascendente, di aver anche probabilmente superato il dilemma “essere o avere” con “essere o apparire” (inteso come “esserci”, avere un “visibilità”…), ma anche da un profonda, inconfessabile, incolmabile solitudine.

    Una solitudine che il nostro sistema di vita quasi ti impone, la solitudine di chi nella sua umana fragilità, a timore di scoprirsi, di svelarsi, di offrirsi all’altro… La solitudine di chi non ha più né padre, né madre (perché presi a dibattersi nelle loro singole solitudini), di chi non ha più marito o moglie, di chi non ha più figli, di chi non ha (o non vede più) futuro, speranza, aiuto… La solitudine si chi si trova fragile, ferito, muto o inascoltato, di chi si trova impotente, umiliato, disperato, rabbioso e vendicativo, perso, ingannato… schiacciato da situazioni che non vedono una via d’uscita.
    Tutto questo per realtà oggettive o mostruosi fantasmi soggettivi.

    Ma chi poteva sollevarti, risanarti, sorreggerti, consolarti, ammonirti, convincerti, perdonarti, abbracciarti, darti ristoro, coraggio, speranza, fiducia, sorriso, forza, intelligenza, discernimento, volontà, prudenza.. è morto!
    Come recitava quella canzone (seppure il senso fosse un altro): “Dio è morto”… E’ “cosa da musei” per questa generazione, che è così idiota da credere in un mazzo di carte o in un pendolino, piuttosto che al Dio di Gesù Cristo!

    E con Lui morto – non risorto, che è una stoltezza – è (sembra) morto anche l’aiuto che poteva venire da chi stava intorno, un padre, una madre, un figlio, una famiglia, un professore, una scuola, un amico, un semplice conoscente, una comunità. S’è perso, perché tutti presi dai loro non-senso, dal loro pretendere diritti per affermare di esistere…

    Ma questa non è la sconfitta di Dio, è la conseguenza del nostro peccato originale, del nostro maledetto orgoglio, è il frutto della menzogna e del Mistificatore. E’ una Parola di Dio per questa generazione, come lo è la crisi economica, che abbatterà questo idolo dai piedi d’argilla… è una (dura) parola di misericordia che chiama l’Uomo al ritorno, che tornerà (spero, tutti lo speriamo), quando non ne potrà più di rubare e cibarsi delle ghiande dei porci!

  4. 61Angeloextralarge

    Paolo: sgraffigno questo tuo post perché è veramente utile per farci riflettere.
    L’esempio dei genitori che protestano per le multe ai loro figli 14enni? Quanto di più azzeccato non potevi trovare, leggendo le cronache di ieri ed oggi. Purtroppo da me basta scendere dalle scale di casa per trovare ragazzini e ragazzine veramente “messi male”, ma la cosa più brutta è che, a parte pochi, tutti se ne fregano e passano oltre. Questo, in pieno condominio, a sua volta in pieno centro commerciale. Ma non credo che altrove sia molto diverso. 🙁

    1. .”Questo, in pieno condominio, a sua volta in pieno centro commerciale…”.
      .
      ..a sua volta in piena città, a sua volta in piena campagna, a sua volta nel mondo eccetra…

      Sembra il “De mundo lamentationes” di Liutprando da Cremona! (intorno all’anno mille d.C)

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