Perché lui è lì e non io?

Carceri

di Mario Barbieri

«Perché lui è lì e non io?». «Ogni volta che chiamo i carcerati di Buenos Aires, ogni tanto la domenica per una chiacchiera, mi domando: perché lui e non io?», ha detto parlando a braccio. «Io – ha aggiunto – che meriti più di lui ho per non stare lì». «Fa bene domandarsi: `Perché lui è caduto e non io?´ Le debolezze che abbiamo sono le stesse… È un mistero che ci avvicina a loro».

Queste frasi,  seppur riportate con virgolettato in varie “versioni”, in occasione della recente udienza del Santo Padre ai Cappellani delle carceri italiane, non cambiano la sostanza della domanda che Papa Francesco si pone e, in fondo, invita noi tutti a porci: «Perché lui è lì e non io?».

Ancora una volta la semplicità espressiva di una altrettanto semplice domanda diretta, ci spinge ad un interrogativo tutt’altro che semplice, che ci chiama a conversione.
Non ho dubbi che il Papa si ponga sinceramente questa domanda e che, da questa domanda, scaturisca la sua gratitudine a Dio (per non essere lui lì…) e compassione. Compassione nel senso più pregnante del termine, verso chi sta “dietro le sbarre”.

Ma qual è la mia convinzione? Davvero credo che senza l’aiuto della Grazia, se Dio non avesse messo e tenesse “la Sua mano” sulla mia testa, come diceva San Filippo Neri, io sarei dove sono ora, libero e senza debiti con la giustizia umana (rispetto quella Divina, confido nella Sua Infinita Misericordia), piuttosto che carcerato o magari condannato a morte, se avessi avuto l’avventura di nascere in un altro Stato?

Davvero sono convinto che potrei trovarmi accusato dei peggiori peccati, giacché non mi pare il Papa abbia fatto dei distinguo: rapina, omicidio, stupro, violenze… magari perpetrati verso i più deboli e indifesi?
O in fondo dentro di me alberga, come da sempre, lo spirito farisaico, che afferma sicuro nel suo orgoglio: “Io non sono e non sarò mai così, rubare io? Uccidere poi! Stuprare… mi fa ribrezzo solo dirlo!”
Ecco che già questo pensiero, fa pendere la bilancia del mio giudizio, verso chi questi crimini (e peccati) ha commesso, più sul piatto della condanna, che su quello della misericordia. Non rispetto la giusta condanna dell’atto in sé, ma all’ingiusta condanna, senza appello, di chi il crimine a commesso… perché in fondo, se io sono stato capace di non commettere alcun male (ma secondo l’insegnamento di Cristo, già sarei nell’inganno…) perché lui è lì e non io? Ed ecco che la domanda, o meglio la risposta, tristemente si ribalta nel suo senso profondo.
Diventa allora inutile elencare i possibili motivi, umani ancorché spirituali, che hanno portato l’altro in carcere per giusta sentenza e vedono me graziato dalla Divina Misericordia: dove sono nato; che famiglia ho avuto; che insegnamento ho ricevuto; che amicizie ho incontrato; quali debolezze; quali fragilità; quali circostanze; quale mancanza di una coscienza retta e illuminata dalla Verità; quali armi per resistere alla tentazione, quale conoscenza di Cristo! Insomma quale Storia…
Diventa inutile perché avendo già risposto alla domanda ribaltandone il senso profondo, ecco che è giusto sì, che lui e non io, marcisca in carcere. Meglio che si butti via la chiave… non dico la pena di morte perché sono cristiano…

Ma se il Papa si pone questa domanda, che è già una constatazione e contiene già, a ben vedere, la risposta, mi chiedo: “Perché lui si e io no?!”

24 pensieri su “Perché lui è lì e non io?

  1. Maria Elena

    Ringrazio sempre Dio e lo prego per questo…mantieni la tua mano su di me e sulla mia famiglia…(grande San Filippo ) e tante volte mi sono chiesta perché ha voluto preservare me e non la mia amica. Perché in me ha vinto contro il peccato e le mie debolezze, senza nessun merito mio e mi ha dato di vedere il mio peccato e le conseguenze di questo. Perché nella stessa debolezza lui ha scelto me per dimostrare la sua gloria?

  2. …credo che quello che si è domandato il Papa ( aldilà della consumata retorica della domanda) possa avere un solo significato (che sia giusto o no): nessuno (a parte la condanna della legge dei giudici che è la legge di cui tutti alla fine usufruiamo, ipocrisie a parte) è davvero colpevole.

    1. Giusi

      Pecchiamo tutti ogni giorno. Se solo ci fermassimo a meditare sui Dieci Comandamenti ce ne renderemmo conto. Poi ognuno di noi ha le sue attenuanti e le sue aggravanti. Ma nessun giudice terreno riuscirà mai a fare il giusto calcolo. Solo Dio. Solo Lui è Somma Misericordia ma anche Somma Giustizia. E menomale.

      1. Giusi

        Papa Francesco 2 giorni fa a Santa Marta ha indicato come bisogna cospargersi il capo di cenere:

  3. ….per concludere il discorso dei delitti e delle pene e delle colpe:
    il libero (cosiddetto, da voi) arbitrio è un lusso che non tutti possono permettersi e che nemmeno il Papa
    in predeterminate condizioni avrebbe potuto permettersi, forse…
    (facendo ettenzione, sempre, al famigerato “buonismo d’accatto” di fresca memoria)

    1. Cacciatrice di stelle

      Il libero arbitrio ce l’abbiamo tutti, nessuno escluso, è LA caratteristica distintiva dell’essere umano in quanto tale. Semmai possono non esserci delle condizioni esterne serene, l’educazione o la consapevolezza per esercitarlo come si vorrebbe. Si possono definire queste cose come un lusso (io preferisco chiamarle “Grazia”). Per questo nessun giudice terreno, come dice giustamente Giusi, potrà mai fare una valutazione globale della persona: tenere conto di tutto può esserne in grado solo Dio.

      1. Giusi

        Alvise confonde il libero arbitrio con l’onnipotenza, in fondo ha sempre desiderato essere Dio. Come dicono sulle t-shirt: rilassati, Alvise, Dio c’è ma non sei tu.

  4. Bariom:
    Io, comunque sono arrivato alla mia veneranda età e non ho mai stuprato, rubato, ucciso (per ora) e tutto questo senza alcun merito, ma così, automatico, agile! Ho desiderato le donne degli altri (se esistono) e anche quelle di nessuno, ma non le ho mai avute! Ho desiderato la roba d’altri, ma… en-passant! Ho detto qualche bugia, ho offeso i miei genitori (che credo sia il peccato più terribile ). Ho fornicato, e cioè mi sono unito con prostitute, ma non sento che sia una gran colpa. Se dovessi mai essere giudicato da un tribunale metafisico mi dichiarerei specialmente colpevole di non aver combinato nulla, né di buono, nè di cattivo, di essere stato, insomma, un fallito., e anche peggio. Del resto come dice il Vangelo uno deve far fruttare i talenti che ha avuto, e io non ne ho avuti. Solo un talento ho avuto, lo riconosco, la rapidità della corsa, ma anche questa l’ho sperperata non facendo vita da atleta (e ora ho i ginocchi a pezzi). Per quanto riguarda chi sta in prigione vorrei che nessuno ci stesse, rinchiuso, che vivessero, magari, in un’isola felice, lontano, sì che i bravi cittadini (penso a Giusy)) si sentissero sicuri di non incontrarli per strada. Certo, il giudizio VERO, spetterà, se spetterà, solo al Signore!

    1. Giusi

      Immagino che tu invece saresti contento di ricevere una botta in testa e di essere rapinato in pieno giorno (non di notte!). Sappi che a Padova è successo cinque volte in meno di un mese di giorno nei confonti di persone anziane e qualcuna ha pure dovuto essere operata di urgenza. Se la cosa ti fa ridere, ridi che la mamma ha fatto gli gnocchi!

    2. Alvise, non stato qui certo a fare io la disanima dei tuoi comportamenti o azioni, così come li descrivi… credo solo tu abbia avuto (e ancora tu abbia) più di un “talento”, velocità nel correre a parte 😉
      Bisogna vedere cosa intendi per talento e di conseguenza come lo hai fatto (o meno) “fruttare”.

      La famosa parabola, vede condannato colui il quale, il talento non lo ha “trafficato”, non ha neppure provato a farlo, non si è messo in gioco, non ha voluto rischiare.
      Ognuno poi la applichi alla propria vita (possibilmente con onestà e verità) e ne tragga le conseguenze, ma nessuno dica: “non ho avuto talenti…”.

      Per quanto riguarda chi sta in prigione, io vorrei solo che anche a tutti costoro venisse annunciato Gesù Cristo, che ognuno di loro avesse la concreta possibilità di convertirsi… tutto, anche la prigione, assumerebbe per loro un significato diverso (colpevoli o innocenti che siano…) e certamente, scontata la pena, li aspetterebbe una vita nuova.
      Per me stesso, mi basta rammentarmi spesso che senza la “mano sulla testa” già su citata, potrei essere tra loro a “vedere il sole a scacchi” come si dice.

  5. fish

    da una testimonianza sentita qualche giorno fa:
    “Sono stata in un carcere a presentare la mostra sul Duomo di Milano [mostra sulla storia della costruzione del Duomo presentata al Meeting per l’amicizia tra i popoli del 2012], sei incontri nei vari bracci. La cosa che mi ha colpito è come è nata questa vicenda: due anni fa un giovane ha ucciso due persone. Si è costituito subito, è entrato in carcere e ha smesso di parlare, come annichilito da quel che aveva commesso. Alcuni dei nostri amici che fanno caritativa in carcere hanno cominciato ad andare a trovarlo. Per mesi lui continuava a non parlare, finché l’anno scorso, dopo il Meeting, mentre gli raccontavano della mostra sul Duomo di Milano e di chi l’aveva costruito − tutti uomini peccatori −, lui d’improvviso, commuovendosi, ha detto: «Mi state dicendo che uno come me può costruire una cattedrale?». … E così, nel dialogo, proprio da lui è nata l’idea di portare la mostra sul Duomo dentro il carcere, spiegata da alcuni detenuti agli altri detenuti. Dal “movimento” di questa persona è nata la mostra [nel carcere], tanto che io gli ho detto: «Tu hai cominciato a costruire la tua cattedrale»”.

  6. «Padre Brown rifiuta espressamente un metodo quale quello dei moderni psicologi e criminologi, che studiano l’uomo, o l’uomo criminale, come l’entomologo studia l’insetto, dall’esterno, come se fosse un oggetto sconosciuto ed alieno: è un falso presupposto che rende falsi anche i risultati. E’ assurdo studiare il criminale come una rara specie di uomo che occorre riuscire ad identificare: in realtà lo conosciamo benissimo, poiché lo siamo noi stessi.»
    Questo e molto altro in
    http://www.culturacattolica.it/?id=111&id_n=7636

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