Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l’uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità.
E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire.
1174 Anche il Soldano, infatti, vedendo l’ammirevole fervore di spirito e la virtù dell’uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui. Ma il servo di Cristo, illuminato da un oracolo del cielo, gli disse: « Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: Io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa ». Ma il Soldano, a lui: « Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede ». (Egli si era visto, infatti, scomparire immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d’età avanzata, appena udite le parole della sfida).
E il Santo a lui: « Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e signore, salvatore di tutti.
Ma il Soldano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango.
Vedendo quanto perfettamente il Santo disprezzasse le cose del mondo, il Soldano ne fu ammirato e concepì verso di lui devozione ancora maggiore. E, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse, pure pregò devotamente il servo di Cristo di accettare quei doni per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza delI’anima sua. Ma il Santo, poiché voleva restare libero dal peso del denaro e poiché non vedeva nell’animo del Soldano la radice della vera pietà, non volle assolutamente accondiscendere.
1175 9. Vedendo, inoltre, che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani.
E così, per disposizione della bontà divina e per i meriti e la virtù del Santo, avvenne, misericordiosamente e mirabilmente, che l’amico di Cristo cercasse con tutte le forze di morire per Lui e non potesse assolutamente riuscirvi. E in tal modo, da una parte non gli mancò il merito del martirio desiderato e, dall’altra, egli venne risparmiato per essere più tardi insignito di un privilegio straordinario. Quel fuoco divino, che gli bruciava nel cuore, diventava intanto più ardente e perfetto, perché in seguito riverberasse più luminoso nella sua carne.
O uomo veramente beato, che non viene straziato dal ferro del tiranno, eppure non viene privato della gloria di assomigliare all’Agnello immolato!
O uomo, io dico, veramente e pienamente beato, che « non perdette la vita sotto la spada del persecutore, eppure non perdette la palma del martirio! ».
http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-damasco-28328/
Ex fructibus eorum cognetis eorum
Grazie della segnalazione, grazie ai Francescani di Damasco. Auguri ai Franceschi/e di ogni dove, Papa in testa.
Complimenti ad Admin! Colpo di genio pubblicare questo!
Nessuno dei due si è convertito, ma uno dei due Franceschi almeno ci ha provato!
E con questo commento che, sperando di scampare all’Inferno, mi aumenterà notevolmente gli anni di Purgatorio, vi auguro la buonanotte.
“uno dei due Franceschi almeno ci ha provato!” sono sicura che la stanchezza notturna ti ha fatto dire una battuta ingiusta, che a mente lucida non diresti…
@ Sara s.: chiaro che sì. Trattasi di evidente agguato di Titivillus
http://www.sources-chretiennes.mom.fr/upload/doc/art.Osservatore%20romano.PDF
Sara s non sono ipocrita, l’ho pensata appena ho letto il post. Comunque, non so se può servire a parziale riparazione, stamattina mi sono commossa. Ho ascoltato il Papa all’Istituto Serafico di Assisi parlare ai bambini con gravi disabilità e agli ammalati. Ha detto che Gesù quando è risorto era bellissimo, non aveva più le cicatrici, i segni delle frustate ma ha voluto conservare le piaghe e se le è portate in cielo col suo corpo glorioso. E poi ha detto: voi siete le piaghe di Cristo e queste piaghe vanno ascoltate. Un salutare schiaffo a chi crede che queste vite non valgano niente e andrebbero magari soppresse con l’eutanasia. Sono le piaghe di Cristo!
Appunto,e io che una piaga di Cristo l?ho in casa,(io amo chiamarla: la mia croce piena di fiori),non posso che amare ancora di più questo Papa per quello che oggi ha detto.
Ti assicuro preghiere secondo le tue intenzioni.
Buon onomastico al Papa e a tutti i Franceschi!
Questo bisogna leggerlo!
Antonio Socci pagina ufficiale
IL (VERO) FRANCESCO CHE NON APPLAUDE SCALFARI. OGGI IL SANTO DI ASSISI SAREBBE BOLLATO DAI GIORNALI COME “FONDAMENTALISTA” E “FANATICO”.
La visita del Papa ad Assisi riporta agli onori della cronaca il più famoso dei santi, quello di cui Bergoglio ha preso il nome. Francesco d’Assisi però è anche il più incompreso dei santi, perché fu l’opposto esatto del santino che ne fanno oggi i media, rappresentandolo come uno svagato ecologista, ecumenista e buonista umanitario.
IL VERO FRANCESCO
Il cardinal Biffi, celebrandone la festa ad Assisi nel 2004, disse che vedeva in giro “un francescanesimo di maniera, svigorito in un estetismo senza convinzioni esistenziali”, un brodino tale “che tutti lo possano assumere senza ripulse e drammi interiori, stemperato in una religiosità indistinta che non inquieti nessuno”.
Invitava dunque a conoscere l’opera e la figura di Francesco “nella loro verità”. La verità di questo santo è l’adesione totale e assoluta al Vangelo, letteralmente. Sine glossa. Senza accomodamenti con la mentalità dominante.
Senza quelle concessioni allo spirito dei tempi che qualche cattolico oggi fa in nome del “dialogo col mondo” e della cosiddetta “apertura alla modernità”.
Per capire cosa significa ai giorni nostri – come suggeriva Biffi – bisogna rileggere le sue (quasi sconosciute) lettere considerandole scritte per i tempi odierni. Scopriremo che oggi Francesco verrebbe sicuramente liquidato dai media come “un fanatico”, un “fondamentalista”, un cattolico “integralista e reazionario”.
AI POLITICI E ALTRI POTENTI
Prendiamo la lettera che scrisse “a podestà, consoli, magistrati e reggitori dei popoli”, cioè tutte le cariche pubbliche (non solo i politici). Pensate che abbia fatto loro l’elenco dei problemi sociali, parlando di disoccupazione, pace, ambiente o economia? Tutt’altro.
Li esortò potentemente a professare la fede cattolica per salvare le anime loro e quelle dei loro popoli:
“Ricordate e pensate che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico allora, con rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete dalle cure e dalle preoccupazioni del mondo. Obbedite ai suoi comandamenti, poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalle sue leggi sono maledetti e saranno dimenticati da lui. E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di avere saranno loro tolte”.
Proseguiva (e penso a intellettuali e giornalisti):
“E quanto più saranno sapienti e potenti in questo mondo, tanto più dovranno patire le pene nell’inferno. Perciò vi consiglio, signori miei, di mettere da parte ogni cura e preoccupazione e di ricevere devotamente la comunione del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo in sua santa memoria”.
Continua (e faccio una dedica a tutti quei politici e governanti che oggi cancellano ogni memoria cristiana):
“Siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie all’onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione (cf. Mt. 12,36) a Dio davanti al Signore vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio”.
AI FEDELI LAICI
San Francesco indirizzò poi un’altra lettera ai semplici fedeli laici a cui raccomandò di stringersi alla “dolcezza” e “soavità” del Signore Gesù, osservando i comandamenti e facendo penitenza.
Chi invece non segue Cristo è esortato a convertirsi e se persevera nel peccato è accoratamente ammonito dal santo di Assisi: “costoro sono prigionieri del diavolo… essi vedono e riconoscono, sanno e fanno il male, e consapevolmente perdono la loro anima”.
Perché “chiunque muore in peccato mortale… il diavolo rapisce l’anima di lui… e tutti i talenti e il potere e la scienza e la sapienza che credevano di possedere sarà loro tolta… e andranno all’inferno dove saranno tormentati eternamente”.
AI SACERDOTI E SULLA CHIESA
C’è poi una lettera di san Francesco ai sacerdoti. Anch’essa sorprendente, perché non esorta i sacri ministri all’azione sociale o all’attività umanitaria, ma li esorta principalmente a tributare il massimo onore “al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo”.
Il santo infatti è addolorato perché da molti “il corpo del Signore viene collocato e lasciato in luoghi indegni, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato senza riverenza”.
Sembra qui di sentir riecheggiare la preoccupazione di Benedetto XVI, il suo invito a cessare gli abusi liturgici del postconcilio, il desiderio di riportare il sacrificio eucaristico, con i più santi riti, al centro della Chiesa e l’adorazione al cuore della vita (proprio di recente alcuni figli spirituali del santo, i Francescani dell’Immacolata, hanno fatto parlare di sé per l’amore alla sacra liturgia).
Eguale sottolineatura san Francesco fa per le preziose parole del Signore, ossia il Vangelo, alla cui difesa (dagli attacchi ideologici) papa Benedetto ha dedicato tre poderosi libri.
Dice san Francesco:
“Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, perché ‘l’uomo carnale non comprende le cose di Dio’ (1Cor 2,14). Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno?”.
Ecco perché san Francesco ha un particolare atteggiamento di venerazione per la santa Chiesa. Da quando riceve dal crocifisso di San Damiano il mandato “Ripara la mia Chiesa” egli avrà per la Sposa di Cristo solo parole di amore.
E quando va a sottoporsi al giudizio della Santa Sede dice con tenerezza “Andiamo dalla madre nostra”. E quando sa di ecclesiastici indegni o corrotti (e ce n’erano!) lui va a baciare le loro mani perché sono quelle mani che consacrano il corpo del Signore.
E di fronte alla corte pontificia non lancia strali e anatemi sui lussi e le vanità ecclesiastiche, ma, povero e umile, promette l’obbedienza sua e quella dei suoi frati ai pastori stabiliti da Cristo.
PROSELITISMO E POVERTA’
Infine nella sua “Regola non bullata” invita i suoi frati a dare testimonianza a Cristo (fino al martirio) anche “tra i saraceni e gli altri infedeli” (del resto lui stesso andò ad annunciare Cristo al Sultano e molto presto i suoi frati ricevettero il martirio).
Non ritenne la testimonianza un deteriore “proselitismo”. Infatti per lui la conversione era la via della salvezza.
Anche il tema della “povertà”, centrale nell’esperienza francescana, è stato totalmente frainteso. Per il santo la povertà non era una condizione sociale da sradicare, ma anzi un modo di vita da abbracciare con amore.
Non considerava infatti la “povertà” una categoria economica, ma teologica. La riferiva al Figlio di Dio che “spogliò se stesso assumendo al condizione di servo”, Colui che “da ricco che era”, cioè Dio, si fece uomo di carne mortale, che annientò se stesso per la salvezza degli uomini.
La povertà di Francesco era memoria dell’incarnazione.
SCEGLIERE: O SAN FRANCESCO O MARTINI
Questo è il santo di cui papa Bergoglio ha preso il nome e che oggi va ad omaggiare ad Assisi. Lui che è il primo papa gesuita sa che storicamente un certo filone del gesuitismo si è duramente scontrato con la radicalità evangelica di san Francesco.
C’è infatti una parte del movimento gesuitico che – invece di innalzare gli uomini al Vangelo (come san Francesco) – ha pensato di abbassare il Vangelo ai costumi delle genti e alle culture delle corti principesche.
E’ la polemica contro i gesuiti del Pascal delle “Lettere provinciali” che li accusò di lassismo.
Anche il dotto gesuita Matteo Ricci in Cina ritenne di poter accettare riti pagani e culture ritenute invece inaccettabili dai francescani (la Santa Sede dette ragione a questi ultimi e i gesuiti si giocarono il favore della corte cinese).
Del resto fu un papa francescano, Clemente XIV a sopprimere nel 1773 i gesuiti. Dunque anche oggi c’è un bivio, bisogna scegliere fra la radicalità di san Francesco e – per fare un esempio attuale – lo “spirito dialogante” col mondo del gesuita cardinal Martini.
Antonio Socci
Da “Libero”, 4 ottobre 2013
http://www.antoniosocci.com
A me pare più che altro inopportuno paragonare san Francesco (uno dei più grandi santi della cristianità che però non era neanche sacerdote) a un Papa.
Quanto alla cattiveria e alla slealtà, perbacco che furore in questi giudizi, non me l’aspettavo. E poi scusa prima dici “L’articolo di oggi lo trovo cattivo e sleale perché è un’aperta critica al Papa” e poi “Le critiche si fanno a viso aperto e lealmente.” un’aperta critica è anche una critica a viso aperto. Oppure Socci doveva andare a piazza san Pietro durante l’Angelus o oggi ad Assisi con l’articolo scritto su un cartellone?
Scusa Joe magari quello che dici l’ho fatto io con la mia battuta notturna ma questo articolo mi pare che vada un po’ oltre. Lungi da me l’idea di fare l’avvocato difensore di Socci che peraltro non ne ha bisogno e diciamola tutta non è nemmeno mister simpatia ma qui paragona il vero San Francesco a quella melassa che è diventato nell’immaginario collettivo e in certo spirito di Assisi, bandiere della pace, marce etc. e fa un paragone storico fra francescani e gesuiti che mi pare vada oltre la figura di Bergoglio. Comunque sulla sua pagina questiona a tal proposito, si può leggere. Tutto mi sembra fuori che uno che te la manda a dire. Che poi si possa leggere anche una critica al Papa ci sta ma è riduttivo e in ogni caso non si possono mettere tra virgolette frasi che nell’articolo non ci sono come ha fatto Lidia. Mi sembra un modo per fargli dire a tutti i costi quello che si è pensato di capire.
Giusi ma guarda che a me l’articolo è anche piaciuto, sul virgolettato pienamente d’accordo con te.
io intendevo dire che si dice “Papa Francesco, non mi piace questo, questo e questo”, come hanno fatto ieri lealmente Alessandro (al quale va come sempre tutta la mia stima), o Roberto. Non fare critiche nascondendole dietro un articolo su un santo. Ho usato l’aggettivo aperto in due sensi diversi, ed evidentemente non si è capito.
Ecco le virgolette corrette, ammetterete che ci sono, o no?
“Non ritenne la testimonianza un deteriore “proselitismo”. Infatti per lui la conversione era la via della salvezza.”
“E di fronte alla corte pontificia non lancia strali e anatemi sui lussi e le vanità ecclesiastiche, ma, povero e umile, promette l’obbedienza sua e quella dei suoi frati ai pastori stabiliti da Cristo.”
Se – come ho detto – ho interpretato male, mi spiace, se ho interpretato bene non mi piace.
Si può dire, o valgono solo le critiche al Papa? Comunque, aspetta aspetta, cos’è che si diceva ieri…”non facciamo sarcasmo” “facciamo un dialogo leale senza darci addosso”…
cos’è che dice il Papa? “Carità verso tutti”. Com’è che reagisci tu, Joe, con me? Con un atteggiamento da 10 in carità, come sempre.
Vabbè, lasciamo perdere, che amarezza come al solito. Saprai pure il catechismo e la dottrina trinitaria a memoria, Joe, ma fare critiche senza sarcasmo e cattiveria – almeno con me – proprio non ci riesci. Se questo è il cristianesimo, io voglio diventare atea.
Meno male che c’è il Papa.
nervi tesi come al solito eh….vabbè lasciamo perdere, è meglio.
Scusa Lidia ma a me sembra che esageri. Adesso hai riportato delle frasi corrette ma non mi sembra che abbiano lo stesso significato di quelle che avevi racchiuso tra le virgolette arbitrarie. Joe ha espresso il suo pensiero, non c’è bisogno che te la prendi così. Anche Bariom e Velenia hanno espresso il loro disaccordo con me in modo piuttosto animato ma io non me la sono presa, non ce l’ho con loro, anzi. Trovo esagerato che lo accusi di mancanza di carità e che addirittura a causa sua vorresti diventare atea! Non è mica il Papa! Poi per carità ognuno ha la sua sensibilità ma alla fin fine che ti ha detto? Rispondi, anche per le rime se ti va, ma, secondo me (scusa se mi permetto), non bisogna farsi sconvolgere così da nessuno. E’ solo una discussione.
Che dovrei dire io che al mio penultimo intervento (neppure a lei diretto) da Giusi mi son sentito di “Tu stai zitto!”
Non mi sono ancora del tutto ripreso… 😐 😉
Si, rigira la frittata…. 🙂
Si riapre la ferita 😉
Mi sia concesso un uso quasi “privato” di questo spazio.
Oggi nel giorno in cui ricordiamo S. Francesco, benediciamo Dio per il dono di questo Santo (patrono della mia parrocchia) e facciamo gli auguri al Santo Padre, mi piace aggiungere quelli a mio figlio e in particolar modo a mia Moglie Francesca, che oltre al suo onomastico festeggia il compleanno.
A lei, che ogni tanto legge queste pagine, il mio grazie per aver accettato in Dio, il rischio di sposare un uomo come me, di essersi fatta carico di figli che il Signore le ha donato spiritualmente, ma non fisicamente, di aver lenito le mie sofferenze, di essersi fatta mia compagna di cammino in questo viaggio che, solo, mi vedeva smarrito e debole. Di essermi sorella, amica, amante, sposa. Di essere segno dell’Amore e della Misericordia che Dio ha per me.
auguri
Auguri vivissimi!
Tantissimi auguri a tua moglie! 🙂
E al piccolo ovviamente! 😉
Al piccolo…? Ah, quello che ha vent’anni! 😉
Grazie a tutti.
@Bariom
“Vabbè” sempre piccolo resta per il suo papà! 😉
Auguri! Auguri! A tua moglie, a tuo figlio, a mio fratello Francesco, a mia cugina Francesca e alla mia estetista-amica Francesca!
Mi piacerebbe tanto riuscire, per una volta, a non dimenticare di avvisare nessuno di quelli che mi hanno detto “avvisami quando passi da queste parti”. E poi che vorrà dire “queste parti”? Qualcuno ha una cartina? Comunque sabato, domani, alle 20,45 sarà a Verona alla Scuola Virgo Carmeli, in via Carlo Alberto 26. Alla stessa ora di Roma Inter. Immagino il pienone.
@ sara s
…eh già anche Socci è tanto “stanco”…una stanchezza ormai cronica, direi, visto quello che scrive da anni (il libro su Gesù poi non ne parliamo…)
@ giusi
vorrei tanto consocere il pensiero di Scalfari in proposito, chissà cosa dice il suo Essere per consolare questi poveri fratelli, magari che diverranno “nuova energia e si propagheranno nel caos come nuove scimmie, forse meno pensanti”..chissà…ma tanto… chi siamo noi per fargli cambiare idea…
Mi pare che Socci faccia sempre delle analisi lucide e condivido quello che scrive su San Francesco. Di libri su Gesù ne ha scritti almeno due e sono molto ben documentati. Di quello che pensa Scalfari non me ne può fregare di meno!
Guarda che Dario era ironico…credo 🙂
Su Scalfari ma non su Socci. Legittimo naturalmente. E’ che di Scalfari non mi frega comunque…
no socci non è stanco, è uno che a me piace tantissimo per come scrive e per quello che scrive, compreso l’articolo di oggi su libero. Solo che ogni tanto il suo meraviglioso impeto passionale toscano lo porta a dire cose non dovrebbe, come questo titolo che a me fa male:” IL (VERO) FRANCESCO CHE NON APPLAUDE SCALFARI” mi sembra un sarcasmo gratuito che rasenta a cattiveria (ma forse sono io quella ipersensibile sul dolce Cristo in terra.). Cmq poi le parole dell’omelia del Papa fanno chiarezza e almeno questa volta non si prestano a fraintendimenti(grazie per averle riportate, chissà se mai e leggeremo sui quotidiani).
Escludo si riferisse al Papa. Si riferiva a Scalfari e ai suoi adepti. Non è uno della serie minus dixit quam voluit. Per falso Francesco intende il San Francesco buonista, ecumenista ed ecologista che ci rappresentano e che pure il Papa ha stigmatizzato nel suo discorso. Socci ha sempre parlato bene del Papa. Non mettiamogli in bocca parole che non ha detto.
Socci mi piace molto, fa delle analisi lucidissime, il libro su Gesù che ho letto era bellissimo. L’articolo di oggi lo trovo cattivo e sleale, invece, perché è un’aperta critica al Papa: tipo quando dice “Francesco non tuonava contro la cortigianeria vaticana” o quando dice che “Francesco, lui sì, faceva proselitismo e non quelle menate di dialogo del Papa”.
Se mi sbaglio e il discorso è rivolto a Scalfari, ben venga, ma se ho capito bene sono davvero indignata. L critiche si fanno a viso aperto e lealmente.
Con tutto che, appunto, Socci mi piace molto e lo stimo.
Scusa Lidia dove sono le frasi che hai addirittura riportato tra virgolette? Io non le leggo. Ti consiglio di andare sulla sua pagina facebook e leggere le risposte che lui stesso ha dato a proposito di questo articolo.
https://www.facebook.com/pages/Antonio-Socci-pagina-ufficiale/197268327060719?fref=ts
ooops, sarà che accostare un francesco a uno scalfari fa subito venire in mente anche il papa attuale, ma forse hai ragione, l’equivoco è tutto mio, tanto meglio così allora! Auguri a tutti i Franceschi, compresa mia figlia nata il giorno del perdono d’assisi!
Interessante analisi sul Foglio
http://www.ilfoglio.it/soloqui/20045
Oggi il Papa ha detto nell’omelia:
“Nel Vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29).
Questa è la seconda cosa che Francesco ci testimonia: chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare. San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità. Qual è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e che ci trasmette? Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce.
E’ la pace che Gesù Risorto donò ai discepoli quando apparve in mezzo a loro: la pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito!
La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore”.
🙂
@ giusi
come ha detto Lalla ero ovviamente ironico (in chiave positiva) anche su Socci che stimo molto proprio per i sui ottimi libri. Paragonandoti a Socci difendevo, purtoppo con incompresa ironia, il tuo puntuale intervento notturno, Tutto qui.
Scusa Dario mi ero dimenticata della precedente battuta sulla stanchezza. D’altro canto ero stanca! 😀
…abbiate pazienza, basta coi discorsi da bassa sagrestia!
Cioè?
E quali sarebbero i discorsi da alta sacrestia?
Saranno discorsi adatti solo agli orecchi di chi ha visto navi da combattimento in fiamme al largo della spalla di Orione e raggi C che balenavano nelle tenebre oltre la porta di Tannhäuser?
…quelli altri!
no, è che ha buttato il sasso, ma non trova nessuno che gli dà corda….
“si scelga pure tra San Francesco e il cardinal Martini… ma non tra San Francesco ed il Papa.”
Ma abbiate pazienza!!!
Mi sa che hai ragione. Meglio evitare proprio queste scelte!
Francesco chez Francesco http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20131004_omelia-visita-assisi_it.html
Scusate signori ma noto incongruenze: si scelga pure tra San Francesco e il cardinal Martini… ma non tra San Francesco ed il Papa. Secondo la stessa citazione di Francesco fatta da Socci:” …e quando va a sottoporsi al giudizio della Santa Sede, dice con tenerezza – andiamo dalla Madre nostra – Anche di fronte a papi indegni… spero anche di fronte a papi…gesuiti! (dicevo le stesse cose a chi contestava Benedetto XVI perchè troppo tradizionalista).
Il Francesco di un tempo dall’imperatore di un regno vocato alla guerra contro la Chiesa.
Il Francesco di oggi, dal direttore di un giornale vocato alla guerra con la Chiesa.
Ognuno come può, prova ad avvicinare i gentili a Cristo (anche quando non sono tanto gentili).
A noi, discepoli di entrambi, il compito di imitarli con i gentili nostri prossimi.
L’ha ribloggato su Il Guerriero della Luce.
Sull’incontro tra Francesco e il Sultano, consiglio questo interessante articolo di Franco Cardini:
http://ilpalazzodisichelgaita.wordpress.com/2011/08/30/francesco-crociato-di-pace/
Sentito dire ieri da un partecipante a una riunione per chiedere al Comune l’acqua potabile in casa, al momento di prebndere, la parola: “Io sono un credente”, ha detto. Si doveva parlare dell’acqua in casa!
Probabilmente avendo come interlocutori “quelli del comune”, voleva sottolineare che è un credente non… un credulone! 😀
Questa è buona! 😀
Alvise non lo sai che Gesù è l’acqua viva?
Meno male non ci fa pagare la bolletta !!
Anzi, per la verità ci promette di fare di noi una sorgente zampillante 🙂
…Infatti lui ha detto, poi, continuando il discorso, che essendo Gesù l’aqua viva, non era necessario chiedere
l’acqua al Comune (lui, si è saputo, ha un pozzo privato)
Allora è tutto a posto o no?
Proprio così!
Lo vedi che ti lamenti sempre per niente!
Non si lamentava mica… ci rendeva edotti 😉
Mi era parso, nel commento delle 18.40, di cogliere un lieve cenno di protesta per l’incongruità (a suo avviso) dell’argomento addotto….
A proposito di “proselitismo”.
Nell’intervista di Papa Francesco a Scalfari si legge: “Il proselitismo è una solenne sciocchezza, non ha senso”.
Sinceramente, ritengo che sarebbe stato opportuno che il Papa avesse accompagnato queste parole con un vigoroso e limpido richiamo alla necessità che ogni fedele sia autenticamente missionario ed evangelizzatore, esplicitando, sinteticamente ma chiaramente, la distinzione tra l’iniziativa missionaria e il deplorevole proselitismo.
Tuttavia, mi pare che il giudizio negativo di Francesco sul “proselitismo” non si presti a sostanziali contestazioni, e che quindi le critiche che si sono appuntate su questa parte dell’intervista falliscano l’obiettivo.
A questo riguardo sono d’accordo con le seguenti parole di don Morselli:
“La nota 49 della Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione (C. D.F., 3-12-2007) così suona:
“Originalmente il termine «proselitismo» nasce in ambito ebraico, ove «proselito» indicava colui che, proveniente dalle «genti», era passato a far parte del «popolo eletto». Così anche in ambito cristiano il termine proselitismo spesso è stato utilizzato come sinonimo dell’attività missionaria. Recentemente il termine ha preso una connotazione negativa come pubblicità per la propria religione con mezzi e motivi contrari allo spirito del vangelo e che non salvaguardano la libertà e la dignità della persona. In tale senso, il termine «proselitismo» viene compreso nel contesto del movimento ecumenico: cf. The Joint Working Group between the Catholic Church and the World Council of Churches, “The Challenge of Proselytism and the Calling to Common Witness” (1995).”
Anche Benedetto XVI afferma:
“La carità, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L’amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi. Ma questo non significa che l’azione caritativa debba, per così dire, lasciare Dio e Cristo da parte. (…) Chi esercita la carità in nome della Chiesa non cercherà mai di imporre agli altri la fede della Chiesa. Egli sa che l’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare. Il cristiano sa quando è tempo di parlare di Dio e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore (…) la miglior difesa di Dio e dell’uomo consiste proprio nell’amore. È compito delle Organizzazioni caritative della Chiesa rafforzare questa consapevolezza nei propri membri, in modo che attraverso il loro agire — come attraverso il loro parlare, il loro tacere, il loro esempio — diventino testimoni credibili di Cristo” (Lettera Enciclica Deus caritas est, § 31 c). […]
Anche Paolo VI aveva usato il termine proselitismo in accezione negativa, senza negare la necessità della predicazione della verità e la necessità della conversione:
“Diciamo conversione non già nel senso desueto ed improprio di un’estrinseca e trionfalistica conquista o di un superficiale proselitismo, ma in quello autenticamente evangelico dell’orientamento dell’anima verso Dio, sotto la spinta della fede che in lui vede il vertice di tutta la realtà e l’autore dell’ordine morale e, più ancora, per la forza della carità che lo riconosce Padre amoroso e misericordioso”. (Paolo VI, Messaggio per la giornata missionaria mondiale del 1973, 26-6-1973)
Non si deve dunque accusare il Papa [Francesco] di non volere più convertire nessuno perché stigmatizza il termine proselitismo…
Paradossalmente tanto le affermazioni di Benedetto XVI, quanto quelle di Papa Francesco, servono anche a rintuzzare la missionologia e l’ecumenismo neo-modernista, secondo i quali l’annuncio della fede diventa proselitismo tout-court. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II avevano denunciato questo equivoco:
Nel 1973, Paolo VI affermava:
“Ma è opportuno oggi, qualcuno si chiede, il proselitismo missionario? Non conviene lasciare a ciascuno la libertà di pensare in buona fede come vuole? Libertà, sì, lasceremo a tutti e adesso più che mai; ma non dobbiamo vincolare l’annuncio della Parola di Dio con la nostra ignavia, o per l’altrui sordità, se tale Parola è la vera Verità e la sola sorgente autentica della beatitudine e della vita. Essa sola ha il vero carisma della pace.” (Paolo VI; Angelus 21-10-1973)
Anche Giovanni Paolo II condanna un uso improprio del termine proselitismo:
“Oggi l’appello alla conversione, che i missionari rivolgono ai non cristiani, è messo in discussione o passato sotto silenzio. Si vede in esso un atto di «proselitismo»; si dice che basta aiutare gli uomini a essere più uomini o più fedeli alla propria religione, che basta costruire comunità capaci di operare per la giustizia, la libertà, la pace, la solidarietà” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 49)
Per quanto riguarda l’ecumenismo, la già citata nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede così recita:
“Al riguardo va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine” (Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione, § 12)”
http://blog.messainlatino.it/2013/10/a-proposito-di-proselitismo.html
Nel medesimo intervento don Morselli si sofferma anche sulle questioni della coscienza del bene e del male e della coscienza come affrontate nell’intervista di Papa Francesco a Scalfari.
Don Morselli – come si può constatare leggendo il suo intervento – trova che non siano pertinenti le critiche rivolte a Papa Francesco al riguardo.
Personalmente, invece, ritengo che alcune critiche siano pertinenti e opportune, e nei commenti ai post precedenti ho cercato di precisare quali e perché lo siano.
Oggi a proposito del matrimonio e della famiglia il Papa ha detto:
“Pensiamo ai nostri genitori, ai nostri nonni o bisnonni: si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre, alcuni in tempo di guerra, o di dopoguerra; alcuni sono emigrati, come i miei genitori. Dove trovavano la forza? La trovavano nella certezza che il Signore era con loro, che la famiglia è benedetta da Dio col Sacramento del matrimonio, e che benedetta è la missione di mettere al mondo i figli e di educarli. Con queste certezze hanno superato anche le prove più dure. Erano certezze semplici, ma vere, formavano delle colonne che sostenevano il loro amore. Non è stata facile, la vita loro; c’erano problemi, tanti problemi. Ma queste certezze semplici li aiutavano ad andare avanti. E sono riusciti a fare una bella famiglia, a dare vita, a fare crescere i figli.
Cari amici, ci vuole questa base morale e spirituale per costruire bene, in modo solido!
Oggi, questa base non è più garantita dalle famiglie e dalla tradizione sociale. Anzi, la società in cui voi siete nati privilegia i diritti individuali piuttosto che la famiglia – questi diritti individuali -, privilegia le relazioni che durano finché non sorgono difficoltà, e per questo a volte parla di rapporto di coppia, di famiglia e di matrimonio in modo superficiale ed equivoco.
Basterebbe guardare certi programmi televisivi e si vedono questi valori! Quante volte i parroci – anch’io, alcune volte l’ho sentito – sentono una coppia che viene a sposarsi: “Ma voi sapete che il matrimonio è per tutta la vita?”. “Ah, noi ci amiamo tanto, ma… rimarremo insieme finché dura l’amore. Quando finisce, uno da una parte e l’altro dall’altra”.
E’ l’egoismo: quando io non sento, taglio il matrimonio e mi dimentico di quell’”una sola carne”, che non può dividersi.
E’ rischioso sposarsi: è rischioso! E’ quell’egoismo che ci minaccia, perché dentro di noi tutti abbiamo la possibilità di una doppia personalità: quella che dice: “Io, libero, io voglio questo…”, e l’altra che dice: “Io, me, mi, con me, per me …”. L’egoismo sempre, che torna e non sa aprirsi agli altri.
L’altra difficoltà è questa cultura del provvisorio: sembra che niente sia definitivo. Tutto è provvisorio. Come ho detto prima: mah, l’amore, finché dura. Una volta ho sentito un seminarista – bravo – che diceva: “Io voglio diventare prete, ma per dieci anni. Dopo ci ripenso”. E’ la cultura del provvisorio, e Gesù non ci ha salvato provvisoriamente: ci ha salvati definitivamente!”
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2013/10/04/0634/01413.html
Non ci vedo nulla di male nel fatto che qualcuno faccia il prete (per bene!) (forse anche a tempo determinato?) e poi ci ripensi, come anche nel matrimonio non esiste solo l’abbondono di uno da parte dell’alto, ma la constatazione che non funziona più, che non si può più andare avanti insieme eccetra, non per egoismo, ma per senso di auto-rinseccolimento-reciproco, quando, specialmente, non ci fossero i figli, ma anche coi figli, eventualmenete. O non può e non DEVE succedere questo?
Alvise, tutto parte da come uno vede l’esser prete (o suora), piuttosto che l’esser marito o moglie.
Non tanto e non solo per sé stesso, ma soprattutto questa scelta… che poi non è esattamente una “scelta”.
Mi spiego. Donare la propria vita a Dio nella Chiesa o nel Matrimonio (per il credente ovviamente), non è un fatto di scelta A o B… è una vocazione, quindi una “chiamata”. Alla chiamata, che va correttamente intesa e “udita”, deve (dovrebbe – è nostro interesse che) corrispondere un risposta, che corrisponde a compiere la volontà di Dio, che corrisponde poi a fare la nostra stessa felicità.
Da questo deriva che, aderire alla vocazione, per poi tornare sui propri passi o smentirla o rinnegarla, sostanzialmente per propria debolezza, non (più che DEVE) dovrebbe accadere.
Laddove si verifichino le situazioni a cui accenni, è proprio fidando in Dio, motore, garante e forza prima e ultima della vocazione di cui sopra, che si può (e si dovrebbe) permanere e “difendere” la vocazione stessa.
Il fatto poi che vi sia una “constatazione oggettiva” di tutta una serie di fallimenti o “ripensamenti” (chiamiamoli così…), non sta a inficiare la realtà ultima delle cose, in quanto alla vocazione, ma è solo quello che possiamo definire con un’accezione comune, “segno dei tempi”.
Certo bisogna anche contemplare l’ipotesi di una errata (o nulla) interpretazione della vocazione, ma anche qui il limite è umano… superficialità o non adeguato vaglio (anche da parte della Chiesa stessa) di quali siano le motivazioni che spingono ad una decisione, che dovrebbe di per sé, essere definitiva. Da questo punto di vista, per quanto mi consta alla luce del Diritto Canonico, per quanto non semplice, è più praticabile la strada del sacerdote che voglia rinunciare ai voti, che non quello del marito o moglie che vogliano modificare il loro stato.
A Bariom. auguri a tua moglie Francesca, anch’io oggi 4 ottobre ho compiuto gli anni ed è il mio onomastico. Mi sento quasi di famiglia.Naturalmente le mie primavere sono molte, per la precisione 78, e oggi i miei ragazzi di catechismo mi hanno festeggiato con affetto (non solo perchè ho offerto loro la merenda!!). Ho seguito anch’io la visita di Papa Francesco ad Assisi e tutto ciò che ha detto, trvo che non ci sia altro da fare che ringraziare il Signore. Ciao a tutti.
Grazie Franca e AUGURI anche a te 😀
e grazie anche a tutti coloro che li hanno inviati da qui 😉
Auguroni Franca!
L’ho sentito proprio ieri sera in un Tg, un volto preoccupato, quasi in lacrime invitava: ” spogliamoci della mondanità, spogliamoci.”. E’ questo il messaggio.