di Marco Invernizzi – Roberto Marchesini
In questi giorni, soprattutto nella rete informatica, si dibatte e si discute sulla prossima legge contro l’omofobia. Quello che colpisce è l’assoluta contraddittorietà della posizione di molti cattolici: condividono la premessa fondamentale dell’attivismo gay, ma non vogliono accettarne le conseguenze. Qual è questa premessa fondamentale?
Quando si parla di omosessualità la questione è una sola; da questa discendono tutte le altre. La domanda è: l’omosessualità è una natura, una essenza, si nasce così, Dio ha voluto che alcune persone avessero questa “cosa”? Oppure è un disordine oggettivo, è accidente e non sostanza, non appartiene alla natura umana? Questa è la domanda fondamentale alla quale si aggrappa ogni altro discorso.
Perché se l’omosessualità è naturale, se si nasce così, se alcune persone “sono” nella propria natura omosessuali, allora hanno ragione i gay. Non ha senso imporre a queste persone una croce per una tendenza assolutamente naturale; non ha senso tentare di cambiare la loro natura; non ha senso ostacolare le loro unioni, anche se la società (o il moralismo) dovesse pagare un prezzo. Non ha senso impedire loro di adottare e concepire figli. Se così è, se l’omosessualità è una essenza, allora la Bibbia sbaglia a considerare gli atti omosessuali una grave depravazione; allora è sbagliato anche il Magistero, e la Chiesa deve chiedere perdono e vergognarsi per le gravi sofferenze che inutilmente ed erroneamente ha imposto a queste persone.
Ma se la Bibbia si è sbagliata, se il Magistero si è sbagliato, allora il cattolicesimo non è la religione voluta da Dio, è solo una morale, una filosofia, una credenza sbagliata, e ciò che è sbagliato merita di scomparire dalla faccia della terra. Se l’omosessualità è una natura, una essenza, allora è giusto militare per i diritti di queste persone. Ed è giusta anche la legge contro l’omofobia: bisogna vietare che un’idea sbagliata, e dolorosa, continui a circolare.
Se invece l’omosessualità è un disordine oggettivo, se non si nasce così, se non fa parte del progetto di Dio per gli uomini, allora tutto cambia. Da un disordine non possono discendere dei diritti; non è giusto far tacere chi denuncia l’errore con apposite leggi; è giusto che chi desidera uscire da questo disordine abbia la possibilità di farlo.
È bene ricordarlo: il matrimonio gay, l’omogenitorialità, la legge contro l’omofobia, non sono obiettivi del movimento gay. Sono strumenti, mezzi. L’obiettivo è quello di ottenere un cambiamento nella mentalità comune. Ciò che i gay vogliono è che le persone siano convinte che l’omosessualità sia una natura, una essenza, e non un disordine oggettivo. I militanti omosessualisti lo affermano esplicitamente. Ricordiamo ad esempio quanto scrive lo storico del movimento gay in Italia, Gianni Rossi Barilli (Il movimento gay in Italia, Feltrinelli, Milano 1999, p. 212):
«Si apre un pubblico dibattito sulle unioni civili, che sempre più diventano la questione prioritaria nell’agenda dell’Arcigay. E questo non accade perché migliaia di coppie omo scalmanate diano l’assedio al quartier generale per poter coronare il loro sogno d’amore. Anzi, il numero delle coppie disposte a impegnarsi per avere il riconoscimento legale è addirittura trascurabile […]. Ma il punto vero è che le unioni civili sono un obiettivo simbolico formidabile. Rappresentano infatti la legittimazione dell’identità gay e lesbica attraverso una battaglia di libertà come quelle sul divorzio o sull’aborto, che dispone di argomenti semplici e convincenti: primo fra tutti la proclamazione di un modello normativo di omosessualità risolto e rassicurante. Con la torta nel forno e le tendine alle finestre, come l’ha definito una voce maligna. Il messaggio è più o meno il seguente: i gay non sono individui soli, meschini e nevrotici, ma persone splendide, affidabili ed equilibrate, tanto responsabili da desiderare di mettere su famiglia. Con questo look “affettivo” non esente da rischi di perbenismo si fa appello ai sentimenti più profondi della nazione e si vede a portata di mano il traguardo della normalità».
Lo spiega, in modo esplicito e sintetico, Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, parlando addirittura di «matrimonio» gay (C. Sabelli Fioretti intervista F. Grillini, Gay. Molti modi per dire ti amo, Aliberti, Reggio Emilia 2007, pp. 11-12):
Claudio Sabelli Fioretti: Ma perchè volete sposarvi?
Franco Grillini: Intanto è una questione di principio. I cittadini omosessuali devono essere considerati alla stregua di qualunque altro cittadino e quindi devono avere gli stessi diritti. Gli eterosessuali hanno il diritto di sposarsi. Perché gli omosessuali no?
CSF: La questione di principio l’ho capita. Ma mi chiedo perché abbiate questo desiderio. Un desiderio che negli eterosessuali va scemando…
FG: L’esistenza di una legge che consenta alle persone omosessuali di accedere all’istituto del matrimonio o agli istituti equivalenti non implica l’obbligo di usarla. Basta che ci sia. Se poi uno vuole la usa, se non vuole non la usa. L’esistenza di un diritto non obbliga di avvalersi di questo diritto.
CSF: Come l’aborto.
FG: Bravissimo! È esattamente come l’aborto. Nessuno è obbligato ad abortire. Però deve esserci la libertà di farlo. Una legge ha solo il compito di garantire un diritto ma è anche un fatto educativo. Se esiste una legge che consente agli omosessuali di sposarsi o di accedere a un istituto simile è ovvio che diventa un fatto culturale perché si riconosce nei fatti l’esistenza delle persone omosessuali e si garantisce dignità alle persone omosessuali, anche a quelle che non si sposano, anche a quelle che non utilizzano i Pacs o i Dico. Insomma, la battaglia è rilevante prima di tutto sul piano simbolico, dell’uguaglianza, dell’equità.
È insensato, stupido e temerario opporsi alla legge contro l’omofobia, ai matrimoni omosessuali, all’omogenitorialità se si condivide la premessa fondamentale dell’attivismo omosessualista. Ora il Papa, tornando dal Brasile, in una risposta a un giornalista ha ricordato il dovere dei cristiani di accogliere gli omosessuali e di non giudicarli, come spiega anche il Catechismo della Chiesa Cattolica. Molti hanno esultato, forse dimenticando che da anni il Catechismo impone questa accoglienza. Infatti chi accoglie gli omosessuali senza sfruttarli sono proprio coloro che non li giudicano per la loro diversità, ma chiamano per nome il loro dolore, la loro “croce”, e li aiutano a portarla indicando loro la possibilità di uscire dal loro disagio. Ma la medaglia dell’accoglienza ha anche un’altra faccia: il riconoscimento che questa croce è la conseguenza di una tendenza disordinata. Perché delle due l’una: o il disagio è reale e si può portare come una “croce”, chiedendo a Dio la Grazia per sopportarlo, oppure è una tendenza normale e allora hanno ragione i movimenti gay.
Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica, nello stesso paragrafo, il 2358, afferma che l’omosessualità è una «inclinazione, oggettivamente disordinata». Perché se così non fosse allora non ci sarebbe neppure bisogno di un’accoglienza particolare. E, d’altra parte, se ci fosse solo il giudizio senza l’accoglienza, il cristianesimo sarebbe ridotto a una dottrina che giudica, ma non sa e non prova neppure a guarire la persona bisognosa. Papa Francesco ha fatto benissimo a non cadere nella trappola dei giornali laicisti che vorrebbero inchiodare i cattolici come cattivi perché nemici dei gay, ricordando che, proprio a norma di Catechismo, i cattolici sono tenuti ad accoglierli come persone che subiscono una tendenza disordinata, e di fatto li aiutano come nessuno fa. Sarebbe auspicabile che noi cattolici ci ricordassimo di rileggere tutto il paragrafo del Catechismo:
Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
fonte: Tempi.it
…la quiddità (o la non quiddità) della omosessualità!
Mentre, intanto, chi si sente di stare insieme con persone dello stesso sesso, stanno con persone dello stesso sesso, senza troppa metafisica, e, forse, si sposeranno, se lo vorranno, e questo mentre tutti quegl’altri continueranno tranquillamente (a parte i cattolici) a essere come prima, a volersi unire con persone di sesso diverso, a procreare,
come molte esistono plurimamme che frequentano questo blog,
Quanto al fatto che numerose volte qui è stato detto, come essere un argomentazione valida: “allora, tra poco, di questo passo, ci si potrà anche sposare con cani e cavalli e altri animali” lo considero stupido e offensivo e carogna.
“carogna”? Ma dai…
io sono uno di quelli che è: “stupido offensivo e carogna”.
mi consola il fatto che anche gente come Schooyans(che , forse, è un tantinello più conosciuto di altri-come filosofo- in ambienti universitari,ed al quale Ratzinger fece la prefazione di un libro- vedere questo blog 18 febbraio 2013, se non erro) la pensa in questo modo:
dal nuovo libro di Schooyans “il complotto dell’onu contro la vita. cap.:
«Stiamo vivendo una rivoluzione antropologica: l’uomo non è più una persona, un essere aperto agli altri e alla trascendenza; è un individuo, votato a scegliersi la sua verità, ad adottare una sua etica; è un nucleo di forza d’interesse e di piacere. (…) Non ci può più essere posto per norme morali obiettive e comuni a tutti. Non ci si inchina più alla dignità di ogni uomo, chiunque egli sia. Oggi i nuovi valori, che G.F. Dumont chiama “valori invertiti”, sono il risultato di calcoli utilitaristici regolati dal consenso: si esprimono nella frequenza delle scelte osservate e si riducono in definitiva a ciò che agli individui fa piacere».
«Con questa concezione dell’uomo e del valore, i diritti umani finiscono per essere ridotti ad un catalogo variabile di rivendicazioni specifiche di singoli individui, acquisiti per consensi successivi, e specchi di puro calcolo di interessi. Poiché non esistono più valori obiettivi (…) il valore nella sua concezione invertita, rappresenta in fin dei conti ciò che soddisfa le passioni umane. Insomma, il diritto fondamentale dell’uomo diventa quello di soddisfare le sue passioni, e a ciò dovrebbe provvedere il diritto positivo».
«(…) Ne deriva che il consenso è investito di una “santità civile”; chi non lo rispetta è colpevole di empietà civile e va punito per disubbidienza. Ogni volta che si lasciano passare “nuovi diritti” del singolo individuo e non più della persona – diritto all’omosessualità, all’aborto, all’incesto, alla prostituzione, alla pedofilia, alla soppressione della tutela parentale sui minori – si fa un nuovo passo avanti in direzione della consacrazione civile della violenza. (…) Al termine di questo percorso il “diritto” alla violenza dovrà essere garantito dalla “violenza delle istituzioni”. Violenza duplice: sui corpi divenuti “disponibili”, ma soprattutto sulla personalità degli individui. Perché il miglior modo di soffocare la contestazione e il dissenso è di prevenirli imponendo alla totalità degli uomini questa “nuova etica” affidata a convenzioni aventi forza di leggi. Per sua stessa natura la nuova etica sarà pertanto intollerante, altrimenti non potrebbe garantire né uniformità sociale né unidimensionalità degli individui, e dunque dovrà avvalersi di un’Inquisizione civile».
(ho già ordinato il libro. le citazioni sono tratte dal sito di M. Blondet, effedieffe)
Mannaggia, passa un giorno e tutti i commenti pacati di ieri sul dialogo svaporano!
Ma la morale dello Stato non è la morale cattolica.
A me piacciono tutti questi commenti, ma forse dovremmo spostarli nel campo giusto – quello dello Stato, appunto.
Nel campo della Fede, mi pare tutto chiaro e lineare.
Il campo dello Stato, invece, è un po’ più aperto (non spalancato, solo aperto).
Riassumendo per sommi capi, di là:
– l’omosessualità non è una scelta
– incitare alla violenza in base ad una Verità Rivelata (in contrasto con le leggi correnti) è (già) reato.
– il matrimonio non è fondato sulla procreazione, bensì sulla volontà di convivenza e mutuo supporto dei coniugi.
E allora come ci regoliamo? Una minoranza (5%? va bene…) chiede da una decina d’anni un certo riconoscimento. All’inizio si trattava di inventarsi una forma semi-contrattuale di convivenza Dico e DiDoRe (durante la presentazione di quest’ultimo, l’allora ministro Rotondi affermò che si trattava di riconoscere alcuni -minimi- diritti anche solo per pura “carità cristiana”), ora la posta in gioco è salita. Ma si parla sempre di un provvedimento alla volta (non sono in discussione pacchetti omofobia-matrimoni-adozioni).
Per adesso si tratta di riconoscere o meno dei diritti in nome di un’estensione del principio di uguaglianza rispetto al sesso (e quindi, nelle motivazioni dei relatori, a maggior ragione sulle preferenze sessuali).
Ovviamente le cose non sono così semplici: si tratta di modificare la definizione di “unione” (e forse di “famiglia”).
Come? Per riscrittura (love is love), per estensione/aggregazione (status quo più qualcos’altro che viene parificato) o affiancamento di una nuova categoria (contratto simil-civilistico a ratificato dallo Stato)?
Certo, la terza soluzione sarebbe (stata?) la meno indolore – personale opinione.
Ma s’è scelto “la linea dura”.
Cosa siete disposti a perdere?
Fortebraccio, in ultima analisi cosa avremmo da perdere?
Potresti portare il discorso anche alle più funeste ed estreme conseguenze e…
“Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto:
Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.”
🙂
“Il campo dello Stato, invece, è un po’ più aperto (non spalancato, solo aperto)” poi è una frase del tutto opinabile e per alcuni aspetti “inverosomile”… 😉
Bariom:
Fortebraccio proponeva dei solidi (mi sembra) ragionamenti umani e te rispondi con una lettera di S.Paolo?
Uno dice qualcosa di ragionevole e un altro risponde con “et Ipso, e cum Ipso, et in Ipso” o altre asserzioni teologiche?
E perché no Alvise?
Tu perché intervieni citando in latino?
Uno dice una cosa ragionevole (secondo i punti di vista) e io rispondo con una irragionevole asserzione di fede… vuoi che risponda come pare a te? (sic!)
Forse anche a Fortebraccio non piacerà la risposta… amen. L’ho forse offeso?
Lo reputo abbastanza intelligente da comprendere la “estrema razio” del mio commento/risposta, anche se può non condividerlo o (forse comprenderlo sino in fondo.
Poi io so per certo che ci sono Alessandro ed altri che possono rispondere in modo più lineare… e mi gusto le loro risposte 😉
Alvise, visto che vuoi dialogare, devi metterti in testa (altrimenti il dialogo non incomincia neanche) che i cattolici, in quanto cattolici, NON POSSONO, su temi come famiglia sessualità ecc., prescindere da verità teologiche che sono parte integrante di ciò in cui credono e per cui si dicono appunto cattolici.
…ma in questo caso allora perché da parte vostra cattolici prendersela tanto se poi la risposta è che siete sempre e comunque voi i vincitori? Che poi Fortebraccio parlava dell’argomento in questione (la legge contro l’omofobia eccetra) non dell’amore Dio, Riconoscerai anche te che si tratta di due piani diversi. Sì, certo, uno può rispondere quello che vuole, ma se uno fa delle valutazioni relative a dei fatti (le quali valutazioni sono ovviamente confutabili) cosa c’entra rispondergli che tanto lui comunque vada è felice?
Ma vorrai pure concedere che ogni tanto noi cattolici, in mezzo a tutti queste dibattiti e polemiche e argomenti e controargomenti che potrebbero farci perdere di vista “le cose di lassù” e magari metterci addosso un po’ di paura, ci rinfranchiamo ricordandoci la destinazione felice che è preparata per chi è amico di Gesù?
Eppoi a fortebraccio hanno risposto anche vale e roberto e il sottoscritto, non è che si sia trascurato il suo intervento…
C’entra caro Alvise inquanto l’intervento concludeva “Cosa siete di sposti a perdere?”
Io non sono disposto a perdere nulla,,, perché anche perdessi la vita (terrena e materiale) che avrei perso?
Ti sfugge il nesso? Mi dispiace… 😐
Non è neppure la proclamazione de: “noi siamo i vincitori!”… non certo nel senso distorto con cui lo intendi, perché gli altri uomini NON sono i nostri nemici. Qui è l’uomo in quanto umanità che rischia di “perdere”…
Cmq ti dirò, oggi non ho né tempo, né voglia di spiegarti cose che di fatto non ti interessano mai sino in fondo.
Qiuindi mettiti il cuore in pace: ho risposto come ho risposto (come tu fai sempre, che ora stai qui a soppesar i piani di dialogo con il bilancino [sic!])
Vai cercando il “riconoscimento” di Alesandro? Che può anche dartelo per carità… ma mi pare ti abia già risposto.
At’salud
…si l’avevo capito il nesso, ma avevo anche capito che fortebraccio cercava una risposta in questa non nell’altra vita (intendendo altra vita non solo quella dopo morti, ma anche quella che voi ci avete un milione di volte di più anche qui sulla terra).
Approfitto del commento per dire un’altra cosa: Ma voi, che il diritto positivo vi fa schifo, non firmate mai contratti di compra/vendita, di affitto, di lavoro, non avete stipendi, pensioni, non esigete (magari anche in tribunale) che vi venga pagato quello che vi deve essere pagato, non date sfratti, non licenziate, non assumete, non pretendete di non venire licenziati se non potete essere licenziati per legge eccetra?
Ah l’avevi capito, ma ti è sfuggito che io non parlavo dell’ “altra vita”… nossignore.
Per il resto guarda, io personalmente non porto in tribunale ne faccio causa a nessuno (indovina perchè…), non licenzio e non sfratto perché non sono nella situazione oggettiva, non pretendo di non venir licenziato (anche se non ci fossero i termini di legge – mi è già capitato…), mi aspetto di venir pagato secondo il pattuito e se non lo sono, vedi sopra.
Non mi iscrivo ai sindacati (che Dio mi scampi…) 😉
Però parlo per me, tu come al solito fai domande al plurale aspettando poi le risposte da non si sa chi…
Sicché te non sei né proprietario né in affitto, non hai contratto matrimonio, non hai la patria potestà, non hai mai ereditato, fai mai contratti di nessun genere…
Ho detto questo?
Attieniti a quel che ho scritto, per favore.
“Cosa siete disposti a perdere?”
Niente.
I principi non negoziabili sono tali perché su di essi non si negozia. Il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto è aberrante per il Magistero cattolico, il quale pertanto vieta a un cattolico di concorrere con il suo voto a introdurre tale riconoscimento.
Si chiamino Dico e DiDoRe o SolFaMi, il cattolico deve contrastarli. Li sostiene? Problemi suoi e della sua incoerenza con il Magistero.
Una minoranza chiede da una decina d’anni un certo riconoscimento? Continui a chiederlo anche per mille anni, se questo riconoscimento il Magistero chiarisce essere moralmente illecito, nessun cattolico potrà suffragarlo senza mettersi contro il Magistero.
Ricito la Nota della CDF del 2002, al n. 4:
“è necessario aggiungere che la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti. Poiché la fede costituisce come un’unità inscindibile, non è logico l’isolamento di uno solo dei suoi contenuti a scapito della totalità della dottrina cattolica.
Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono DEROGHE, ECCEZIONI o COMPROMESSO alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona… devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate IN ALCUN MODO altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un RICONOSCIMENTO LEGALE.”
E inoltre, queste sono tutte favolette buone per i gonzi: e questo da un punto di vista meramente pragmatico, anche se volessimo fingere di ignorare la questione sotto l’aspetto morale.
Infatti, che la “terza soluzione sarebbe stata la meno indolore” è una crassa frottola: in Francia si procedette alla cosiddetta “meno indolore” delle opzioni, i PACS, e adesso abbiamo tutti sotto gli occhi cosa è accaduto e sta accedendo. La terza soluzione sarebbe cioè quella del “cedere per non perdere”; e così si perde lo stesso, senza neppure combattere. Gli ideologi dell’omosessualismo hanno sempre avuto uno e un solo obiettivo in agenda: il cosiddetto “matrimonio” tra invertiti, a scopo di introdurre l’ennesima rivoluzione antropologica. Che ci si arrivasse poi passo-passo, confidando nell’ingenuità e buna fede di quei cattolici che davvero si sarebbero lasciati ingannare dall’affermazione che concessa la “terza via compromissoria” l’ideologia del genere si sarebbe accontentata e acquietata (cosa assolutamente falsa) oppure che ci si arrivasse con dei progressivi colpi di mano, la sostanza e l’obiettivo non cambiano.
Tipicamente infatti, chi ha un obiettivo ma non si sente sufficientemente forte per imporlo con la forza, con le buone o con le cattive, come ha fatto e sta facendo quel fascista di Hollande, procederà a una strategia più ipocrita e insidiosa, così da spostare poco a poco il barometro delle coscienze nella direzione da lui voluta.
Così fece Pannella con l’aborto, avanzando proposte assurde come la libertà di abortire fino al nono mese, ben sapendo di non poter spuntare tanto, ma allo scopo poi di lasciare che altri lupi, travestiti da agnello, si facessero avanti chiedendo con una ipocrita falsa ingenuità “a cosa erano disposti a rinunciare i cattolici”, perché ovviamente “la politica è compromesso” e che quindi se la cultura radicale così generosamente era disposta a rinunciare alla sua “posizione” di partenza, altrettanto avrebbe dovuto fare l’avversa parte, cattolica (e non) a favore della vita.
Avanzando instancabilmente le loro puerili rivendicazioni, facendosi forti di una forza non effettiva ma mediatica, si crea così un inesistente bisogno, per poi fingersi dialoganti allo scopo di dividere e scoraggiare il fronte avverso, inducendo i più disponibili (tra i cattolici, in questo caso) a sentirsi in obbligo di “concedere” qualcosa. Sapendo perfettamente che, una volta che su un punto di principio si concede una cosa qualsiasi (il compromesso con il male “minore”), la partita è già vinta ed è solo una questione di tempo prima che la diga che si vuole demolire, crolli. Un istanza di principio, infatti, non può che esistere solo se priva di contraddizioni interne.
E in questo non c’è alcuna considerazione “morale” o “teologica”: è una presa d’atto della realtà che noi, con buona pace di Alvise, siamo creature razionali e traiamo conclusioni coerenti con i postulati che riconosciamo come veri. Se neghiamo coerenza alle conclusioni, prima o poi abbandoneremo anche i principi che da esse scaturivano.
Per tali ragioni è pertanto doveroso, non appena ci si rende conto della falsa disponibilità e della reale malafede di siffatti interlocutori, chiudere qualsiasi “dialogo” e prepararsi a dare battaglia. Purtroppo, va detto che in settori fin troppo ampi del mondo cattolico, la virtù della fortezza latita, i nostri politicanti ce ne danno un fulgido esempio, e i risultati si vedono.
Splendido articolo! Occorre capire che non esistono persone omosessuali, come non esistono persone eterosessuali. Esistono, invece, comportamenti omosessuali o eterosessuali. Ci sono persone che sono la negazione vivente del fatto che l’omosessualità o l’eterosessualità costituiscano parte dell’identità della persona: sono i bisessuali che, ovviamente, non sono né omosessuali né eterosessuali, ma adottano comportamenti ora omosessuali, ora eterosessuali. Del resto, l’unico modo per capire se una persona “è omosessuale” è quello di osservarne il comportamento. Non esistono test, esami di laboratorio o prove di qualunque genere da poter effettuare sulla persona per capire se è omosessuale. Solo il suo comportamento ci dirà cosa gli piace.
Insomma, l’omosessualità, come anche l’eterosessualità, è una scelta. Più o meno consapevole, più o meno libera, ma una scelta. Da cui dipende la felicità della persona ed il futuro dell’umanità.
…giusto, “da cui dipende la felicità della persona”
Per quanto riguarda “il futuro dell’umanità”… quello è nelle mai (cosiddette) di Dio (cosiddetto)!
Bisognerebbe intendersi sul concetto di scelta. Ci sono scelte di libertà e scelte di costrizione, scelte dettate dal vizio e scelte dettate dalla virtù, scelte di sopravvivenza e scelte autolesioniste. Tutto questo non è neutro e non attiene solo alla coscienza degli individui, ha conseguenze sul destino dei singoli e anche della collettività. Basta togliersi le bende dagli occhi e guardare lo sfacelo che abbiamo intorno per capire che non è come dice Alvise: più o meno: tutti fanno quello che vogliono e si vive tutti felici e contenti. E per quanto riguarda lo sposare un animale c’è chi lo ha già rivendicato (che male c’è Alvise? Se uno sposa un cane tu puoi sempre sposare una donna suvvia non essere oscurantista!) come c’è chi rivendica il diritto di fare sesso con i minori, esiste il partito dei pedofili in Olanda insomma che bello! Che società libera! Ognuno fa quello che vuole!
Giusi, sono d’accordo.
Inoltre non trovo corretto affermare che non esistono persone eterosessuali e che anche quello dell’eterosessuale è un comportamento scelto dalla persona in questione: infatti l’eterosessuale non fa altro che comportarsi in maniera coerente con la propria natura umana (e senza bisogno di pensarci su e di scegliere; la scelta, tra l’altro, implica l’esistenza di opzioni possibili che in realtà, per natura, all’uomo non sono date), a differenza di chi, invece, sceglie di comportarsi in un modo che è contro natura.
@Sara, all’uomo come alla donna eterosessuali in realtà la scelta è data, le opzioni ci sono… unirsi ad una donna per l’uomo, unirsi ad un uomo per una donna, o per entrambi, scegliere la castità come intima unione con Dio (che non è detto neppure debba coincidere con la consacrazione…)
O verrebbe meno in un ambito così fondante della vita umana. quella Libertà tanto preziosa per l’Uomo e tanto casa a Dio.
Bariom, certamente! Ci mancherebbe! Intendevo parlare della persona eterosessuale che voglia vivere in unione con un’altra persona (in questo caso la scelta non c’è, perché la natura umana impone – ad una persona che non abbia scelto la castità – di unirsi a una persona dell’altro sesso)! Mi scuso se l’aver dato per scontato quanto tu hai voluto precisare ha fatto sì che il mio commento non fosse chiaro!
…io criticavo chi dice, in sostanza, così: “allora, se ci sposa tra uomini o tra donne, tanto vale sposarsi anche coi cani eccetra” . Non mi dà noia se qualcuno sposa un cane, ma se qualcuno malignamente e offensivamente insinua che è lo stesso sposarsi tra uomini e uomini, donne e donne e sposarsi coi cani.
O il mio “assunto” non è corretto logicamente?
no, il tuo assunto è semplicemente delirante.
A te dunque non fa problema che qualcuno possa sposarsi con un cane, fa problema che qualcuno “malignamente e offensivamente” insinui che è lo stesso sposarsi tra uomini e uomini, donne e donne e sposarsi coi cani.
Ognuno valuterà che scala di valori squiternata tu abbia
squinternata, volevo dire.
Inutile chiederti su quali ragione basi il tuo consenso al “matrimonio canino”, perché tu sei il finto anarchico che si prostra davanti all’Insindacabile Legge positiva, Tua Signora: se un giorno ci sarà una legge che permetterà ai gay di sposarsi allora sarà bene sposarsi, se un giorno ci sarà una leggge che permetterà di sposare il cane allora sarà bene sposare i cani.
A meno che la legge ti sembri troppo coerente con la morale cattolica… allora non ti va bene.
Intanto menomale che non ti dà noia che qualcuno sposi un cane: stavo veramente col pensiero! E poi perchè non può essere lo stesso sposarsi tra uomini e donne, tra uomini e uomini o tra uomini e cani? Non sarai mica canofobo?
Molto francamente, sono convinta che tutto questo sia vero e si applichi perfettamente a tutte le persone che “decidono” di seguire la strada dell’omosessualità. Ma ho una fortissima perplessità: vivo a Milano in una zona dove vi sono le sedi di alcune multinazionali del fashion e vedo intorno a me molti ragazzi decisamente “femminili”, che vivono la loro condizione (se così si può chiamare) con assoluta naturalezza. Probabilmente non subiscono alcuna discriminazione nel loro ambiente di lavoro, anzi, come mi disse una volta una mia amica giornalista, dettano legge perché il loro mix di maschile e femminile li rende perfetti per il lavoro che fanno (vestire le donne, in pratica). Ora, poiché è evidente che questi ragazzi non fingono e probabilmente non hanno scelto di essere gay, come ci si deve comportare nei loro confronti? Se si “accompagnano” tra di loro, a me non sembra proprio un delitto. O li si sottopone a massicce cure ormonali sin dalla prima adolescenza, oppure si accettano le loro tendenze e il fatto che siano nati così. Una volta, qualche anno fa, ho letto un’intervista ad un antropologo francese che sosteneva che, in tutte le società mondiali, l’incidenza delle persone omosessuali sia sempre intorno al 5%; da ciò si desume che siano parte della creazione. Sembrerebbe addirittura che nelle società primitive avessero un’importante funzione: allevare i bimbi rimasti senza genitori, grazie al loro mix di maschile e femminile di cui ho già parlato. Sarò eretica? Forse.
“l’incidenza delle persone omosessuali è sempre intorno al 5%; da ciò si desume che siano parte della creazione”, cioè, se ben intendo, che costoro sono omosessuali per natura.
Raffaella, se ci pensi bene la tua conclusione non è esatta. Lasciando perdere le percentuali e mettendo tra parentesi la verità rivelata, il fatto che si esistano ovunque un tot di persone omosessuali autorizza a due conclusioni, che – in mancanza di altre considerazioni – hanno pari valore, perché – in mancanza di altre considerazioni – nessuna delle due può vantare credenziali di validità superiori all’altra
1) tesi Raffaella: questi omosessuali che sono tali per natura
2) l’omosessualità di costoro non è “naturale”, ma dipende da un disordine psichico nel quale non è così infrequente incorrere, tanto che appunto un tot di persone omosessuali esistono in molte o tutte le società.
Un articolo ineccepibile.
“Perché se l’omosessualità è naturale, se si nasce così, se alcune persone “sono” nella propria natura omosessuali, allora hanno ragione i gay. Non ha senso imporre a queste persone una croce per una tendenza assolutamente naturale; non ha senso tentare di cambiare la loro natura; non ha senso ostacolare le loro unioni, anche se la società (o il moralismo) dovesse pagare un prezzo. Non ha senso impedire loro di adottare e concepire figli… È insensato, stupido e temerario opporsi alla legge contro l’omofobia, ai matrimoni omosessuali, all’omogenitorialità se si condivide la premessa fondamentale dell’attivismo omosessualista”
Questo modo di ragionare non mi pare stringente. Tralascio la Rivelazione e mi occupo della faccenda da un punto di vista meramente razionale.
Assunto: gli atti omosessuali non sono moralmente illeciti, in quanto discendono da una inclinazione, quella omosessuale, che non è moralmente disordinata.
Da questo assunto traggo la conseguenza indubitabile che, a livello giuridico-legale, non sussistono ragioni per non assicurare un qualche riconoscimento alle unioni omosessuali.
Ma l’assunto non può negare un dato di fatto incontestabile: l’istituto matrimoniale in tanto è riconosciuto e garantito giuridicamente in quanto provvede alla società il bene fondamentale per la società stessa, cioè la sua perpetuazione attraverso il succedersi ordinato delle generazioni, assicurato dalla procreazione e dalla educazione della progenie. E’ di tutta evidenza che la coppia omosessuale, strutturalmente (e non accidentalmente) sterile, non può procurare questo bene fondamentale; ma questo bene fondamentale è la ragione stessa per cui l’istituto matrimoniale sussiste come tale; quindi – anche se valesse l’assunto di partenza – sarebbe iniquo che la coppia omosessuale potesse accedere al matrimonio.
Quanto all’adozione da parte di omosessuali, anche chi aderisse all’assunto di partenza non potrebbe non tener conto di un incoercibile dato di fatto: la dualità maschio-femmina è inderogabilmente necessaria alla procreazione, sicché è ragionevole ipotizzare che questa dualità, posta com’è alle sorgenti dell’esserci stesso di ciascun essere umano, sia necessaria all’educazione del bambino e alla armonica formazione della sua personalità. Se è vero, come è vero, che ogni uomo non può che essere figlio e figlio di un maschio e di una femmina, è ragionevole ipotizzare che questa differenza sessuale originaria sia non solo indispensabile all’esserci del bambino, ma, inscritta com’è perfino nel suo corredo genetico, sia necessaria anche alla sua crescita ordinata ed equilibrata, corrisponda a una esigenza primaria del bambino. Sarebbe pertanto ragionevole – appunto – non concedere in adozione bambini a omosessuali.
In sintesi: quand’anche si abbracciasse l’assunto di partenza, sarebbe tutt’altro che razionalmente cogente ricavarne il diritto per le persone omosessuali ad accedere al matrimonio e ad adottare bambini. Non sussisterebbero ragioni per non assicurare un qualche riconoscimento alle unioni omosessuali, ma questo riconoscimento non potrebbe essere di tipo coniugale.
Mi rendo conto che i ragionamenti fatti con i “se” e i “ma” (cioè, con l’accettazione previa di assunti il cui valore di verità andrebbe invece messo in questione) lasciano un po’ il tempo che trovano, ma è l’articolo stesso a lavorare su ipotesi, e quindi mi sono sintonizzato con questo modo di procedere, per vagliare se le conseguenze che gli autori ne traggono siano stringenti.
Sono stato a lavoro tutto il giorno e solo ora ho avuto modo di leggere tutto il post e i commenti che ne sono seguiti.
Avete scritto di tutto e di più, in particolare (come spesso accade 😉 ) mi trovo d’accordo con i vari commenti di ALESSANDRO soprattutto con quello delle 9,43 dove affermava che l’assunto di partenza dell’articolo postato è sbagliato!
Infatti anche se la Scienza un giorno dimostrasse in modo incontestabile, cosa tra l’altro scientificamente improbabile (e lo dico sulla base della mia formazione scientifica di cui vado fiero e non di quella cattolica di cui sono strafelice!), che l’omosessualità è naturale, non è vero che ne discenderebbe per gli omosessuali il diritto al matrimonio e l’adozione.
Come ha scritto anche CARLOALBERTO, “Se uno non è predisposto, per scelte di vita, a creare La Famiglia prevista dal matrimonio, non ha diritto ad accedere a quell’Istituto civile”.
Faccio una analogia che vi invito a leggere solo dal punto di vista dell’approccio al problema e non per l’esempio che forse non è calzante.
Supponiamo che un giorno una rilevazione di qualche istituto affidabilissimo affermi che il 10% della popolazione evade le tasse, allora secondo questa logica ne conseguirebbe che:
1) evadere è una cosa naturale;
2) l’evasore va tutelato dalle discriminazioni.
Secondo me no!
Questo non significa (e credo che qui siamo tutti d’accordo su questo) che insultare, discriminare o addirittura picchiare una persona perché è gay, non solo non è da cristiani, ma è da idioti e tutta un’altra serie di cose che non dico per buona educazione!
Tutto giusto, ma anche qual’ora fosse naturale, ciò non dà diritto “ad alcun diritto”.
L’esempio della vecchiaia, che una volta ho letto: è naturale diventare vecchi ma non per questo per una coppia anziana è consigliabile avere figli, Ma non per qualcosa contro gli anziani, ma nell’interesse dei figli.
Sono contento che siamo d’accordo. 😉
La psichiatria ha appurato che l’omosessualità non è di per sé un indice di disagio psichico e che, perciò, non è qualcosa che va “curato”; in genere, non è neppure una scelta, ma una persona (che potrebbe essere nostro figlio) si scopre così e basta. La Chiesa riconosce questa realtà, ma giudica sbagliata l’attività sessuale omosessuale (non l’essere omosessuali di per sè).
Ognuno è poi libero di avere la sua opinione su cosa sia giusto o meno… però non farei un minestrone mescolando matrimonio gay, aborto e divorzio: sono tutte problematiche molto diverse.
se non è naturale, è una scelta.più o meno consapevole. ma una scelta.
la Chiesa riconosce come “stato di fatto” questa realtà.ovvero prende atto che esistono persone che si dicono omosessuali. se,invece, dicesse che è “naturale” che una percentuale sia omosessuale,( e quindi parte della creazione) bisognerebbe buttare via diverse parti dell’antico testamento, del nuovo e delle lettere : vedi S.Paolo ai romani.
sulla psichiatria ne abbiam già discusso.
“La psichiatria ha appurato che l’omosessualità non è di per sé un indice di disagio psichico e che, perciò, non è qualcosa che va “curato” ”
Questa è la sua opinione. Uno psicologo recentemente ha scritto:
“che l’omosessualità possa essere modificata lo dimostrano studi scientifici come quello di Spitzer (2001), lo psichiatra che nel 1973 si è assunto la responsabilità di depennare l’omosessualità (egodistonica) dal DSM, il manuale diagnostico dell’American Psychiatic Association; lo conferma l’analisi di Karten (2003); lo certificano, con uno studio che sfiora il gold standard della ricerca psicologica, Jones e Yarhouse (2007); lo dichiarano persino gli italiani Dettore e Lambiase (2011), che non possono certo essere accusati di “omofobia”.”
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-omofobia-psicologi-costretti-al-silenzio-7155.htm
Francesco D’Agostino inoltre richiama, per psichiatri e psicologi che se lo fossero scordato, qualche basilare principio epistemologico che dovrebbe aiutare una scienza a rimanere tale e a non suicidarsi, perdendo ogni rigore e degradandosi al rango di strumento ideologico:
“quando nell’ormai lontanissimo 1973 l’American Psychiatric Association ha cancellato l’omosessualità dal novero delle psicopatologie, la questione è stata semplicemente rimossa, non risolta, tanto più che questa cancellazione non avvenne a seguito di un adeguato dibattito scientifico, ma solo esortando – in modo epistemologicamente discutibile – gli iscritti all’Associazione a esprimersi, attraverso un voto, sull’opportunità di continuare a considerare l’omosessualità alla stregua di una malattia di rilevanza psichiatrica.
Su di una piattaforma di diecimila votanti (che ovviamente inglobava gli iscritti all’Associazione che non vollero partecipare al voto) si riscontrò una maggioranza non entusiasmante del 58% a favore della cancellazione dell’omosessualità dal celebre e contestato DSM, cioè dal manuale ufficiale di diagnostica dell’Associazione. Il rilievo mediatico della votazione ha indubbiamente messo in ombra la questione della sua consistenza scientifica.
Il punto più rilevante delle dichiarazioni del dottor Palma non è però quello che concerne la possibilità di considerare patologica o comunque fonte di disagio l’omosessualità, ma il fatto che, a suo avviso, chi osi esprimere questa opinione (ancorché condivisa da illustri studiosi) contribuirebbe ad attivare un «pericoloso pregiudizio sociale» contro gli omosessuali.
Il dottor Palma non si rende evidentemente conto di come egli stia (mi auguro inconsapevolmente) portando acqua a un assurdo paradigma che porta alla dogmatizzazione del sapere: un paradigma, all’interno del quale alcune affermazioni, come appunto quelle che sostenessero che l’omosessualità è una malattia, andrebbero ritenute non solo fallaci (ma sappiamo che nella scienza tutte le teorie sono potenzialmente fallaci!), ma meritevoli di stigmatizzazione e repressione sociale, se non addirittura penale. Invece di esporre le ragioni per le quali si dovrebbero ritenere erronee le teorie di Giancarlo Cerrelli (e di altri che si muovono nella stessa direzione), Palma le espone al pubblico vituperio, dando per scientificamente consolidato e incontrovertibile ciò che non lo è affatto.”
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/omofobia-la-lotta-alle-discriminazioni-non-si-fa-con-intimidazioni.aspx
Ricordo che Palma è il noto presidente degli Ordine degli psicologi il quale, per accorrere in difesa della nota legge sull’omofobia, non s’è peritato di svilire la credibilità dell’Ordine che presiede, producendosi in dichiarazioni tanto altisonanti e intimidatorie quanto scientificamente friabili: “Affermare che l’omosessualità possa essere curata o che l’orientamento sessuale di una persona si debba modificare, come recentemente dichiarato dal vicepresidente Unione giuristi cattolici italiani, è una informazione scientificamente priva di fondamento”
La Chiesa riconosce che la tendenza omosessuale radicata è un disordine oggettivo (tendenza oggettivamente disordinata), altro che “riconoscere questa realtà” tanto da dissuadere chi ne soffre di ricevere il Sacramento dell’Ordine, tanto per dire. E questo senza neppure prendere in considerazione l’atto omosessuale in sé, uno dei 4 più gravi peccati mortali che vi siano.
la psichiatria? Quale psichiatria? Quella che si è imposta. esiste una psichiatria che sia matematicamente dimostrabile? ci son fior di psicologi e psichiatri che affermano il contrario. Solo che se lo affermano vengono buttati fuori e gli viene tolta la possibilità di esercitare. Come ai tempi in cui si affermava che esistevano i microbi e chi lo diceva veniva tacciato di “stregoneria”.
Ritengo la questione altamente complessa ma non per questo non bisogna impegnarsi a trovare una soluzione che vada bene a tutti, cattolici e non. Vorrei sottolineare alcune questioni che mi sembrano evidenti e comuni a tutti:
1) sia Papa Francesco che il Catechismo parlano di misericordia verso gli omosessuali (e talvolta mi sembra che noi cristiani pecchiamo in questo frangente)
2) …se ci si nasce o ci si diventa…non cambia il fatto che gli omosessuali esistono e la maggior parte di loro non sono interessati ad andare dallo psicologo o affrontare cure psichiatriche.
3) lo Stato italiano deve tutelare tutti i cittadini indipendentemente dalle loro abitudini sessuali.
4) i minori devono essere tutelati sopra ogni cosa, vista la loro fragilità oggettiva.
Da tutto ciò per me ne deriva semplicemente che lo Stato italiano deve prevedere una forma di unione civile per gli omosessuali che ne fanno richiesta ma che per tutelare i minori non deve consentire l’adozione o l’affidamento agli omosessuali, in quanto si trovano in una condizione non idonea alla crescita armonica e serena di un bambino.
lamigliortata:)
La soluzione che vada bene a tutti, laici e cattolici, è (forse) auspicabile ma non la si troverà mai. Meglio non illudersi e stare coi piedi per terra: troppo diverse le convinzioni in campo.
Se stiamo sul campo cattolico, ci stiamo per davvero, e quindi non selezioniamo alcune posizioni cattoliche che ci paiono compatibili con quelle “laiche”, accantonandone altre poco o punto conciliabili.
Se stiamo nel campo cattolico, il Magistero sull’omosessualità va tenuto fermo tutto. Un cattolico deve
1) “accogliere con rispetto, compassione, delicatezza, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione” la persona omosessuale (CCC 2358, citato a senso anche nella famosa intervista aerea di Papa Francesco)
2) “opporsi in forma chiara e incisiva in presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza”
(Congregazione per la dottrina della fede, “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, 3 giugno 2003, n. 5).
Quindi, un cattolico non può che opporsi a “una forma di unione civile per gli omosessuali che ne fanno richiesta”, e non può invece che essere d’accordo sul divieto di adozione e affidamento di bambini a persone omosessuali.
Alessandro:
Sicuramente mi sono espresso male: quello che intendevo dire, in sostanza ( l’ho anche scritto) è che per me è un altto carognesco e infame dire “tra poco si sposeranno anche con gli animali.”,
Credo che però questo si capisse bene 8nonostante la forma paradossale) e chi non l’ha capito o è imbecille o sleale.
Ancora: mi meraviglio che nessuno del blog abbia fatto notare la differenza tra quello che io volevo dire, in sostanza, e la lettura distorta che ne è stata fatta. E anche questo è un fatto o di disattenzione, o di slealtà.
Guarda che se scrivi, come hai fatto alle 10.28, “Non mi dà noia se qualcuno sposa un cane”, una persona normale, senza slealtà o malafede o prevenzione o che altro, capisce quello che c’è scritto, cioè che a te non fa problema se qualcuno sposa un cane. Se invece a te fa problema, esprimiti meglio.
Non c’è nessun complotto contro di te. Non sei d’accordo con il matrimonio canino? Bene, mi fa piacere, equivoco chiarito, in questo mi trovo d’accordo con te, e amici come prima!
discriminazione dei cinofili….
….come ben ebbe a dire Chesterton: “meglio un cane oggi, che un padrone domani”.
Se avrai la pazienza di leggere bene quello che ho scritto dovrai ammettere che io mi esprimevo sotto la forma del paradosso per mettere in evidenza la faziosità e la malignità e la malafede e la infamia di chi dice (era scritto) “tra poco si sposeranno anche con gli animali” frase con cui quella del matrimonio col cane era in relazione. Prendere la frase del matrimonio col cane a parte e dire: “ecco, te hai detto che non ti dà noia il matrimonio col cane” fuori dallla relazione con l’altra, vuole dire o volere non capire, o non volere capire o non capire.
Bene, non ho capito il tuo paradosso, che però credo di non essere stato l’unico a non capire. Equivoco chiarito.
Alessandro riconosce ufficialmente che Alvise è contrario al matrimonio canino.
Va bene così?
…no, non è questo il punto, non va bene così, e lo sai.
Pensi che ti abbia equivocato in malafede e sei arrabbiato? No, non ero in malafede, ma non te lo posso dimostrare.
Sei offeso perché ho pensato che tu potessi essere davvero favorevole al “matrimonio canino”? In due anni e rotti di blog, per spirito da bastian contrario ti ho visto dichiararti favorevole a ragionamenti che a me sembravano non meno sballati del matrimonio canino, quindi non mi è sembrato così inverosimile che non ti dia noia il matrimonio canino…
Mi pare una questione di lana…… canina!
di quelle che piacciono a Crudelia Demon quindi… 🙂
insomma, è o non è discriminazione sessista e psicologica- se si preferisce, psichiatrica- contro le libertà costituzionali e la carta( non il menù) universale-e gli alieni, saranno d’accordo?- dei diritti dell’?( uomo non si può dire più….)- – nei confronti di chi ama e vorrebbe sposare, rendere erede,adottare,e-,va da sé, fare liberamente sesso, con il suo cane, scimmia, pecora Dolly, ramarro o quant’altro.insomma, anche la zoofilia ha i suoi diritti che devono essere garantiti( come sostiene Schoonyans)
non ci capisco più nulla…..
schooyans,ovviamente…
Quoto interamente gli interventi largamente esplicativi ed inequivocabili di Alessandro…
L’articolo iniziale, pur cercando di usarla come paradosso, afferma che se la “scienza” dimostrasse la naturalità dell’essere omosessuale avrebbero ragione i gay e la Chiesa dovrebbe chiedere perdono.
Assurdo!
Al di là del fatto che non è dimostrabile che uno nasca geneticamente omosessuale, secondo me e credo che esistano anche studi in merito, possono esserci in alcuni delle predisposizioni ad una natura deviata dal canone della natura animale (maschio+femmina=procreazione).
Il sesso negli animali serve per creare vita, poi può capitare che si vedano anche animali che compiono atti sessuali tra maschi, non mi sembra che però nessuno abbia mai citato di aver studiato la sessualità tra femmine di animale.
Capita tra animali maschi che per soddisfare i propri istinti, trovino un soggetto con comportamenti nell’approccio simili a quelli di una femmina, che possano far scattare nel primo soggetto gli automatismi dell’accoppiamento.
Rimane, anche fosse naturale(non dimostrabile), una deviazione, e nulla può convincere che ciò sia così per tutti coloro che hanno avuto rapporti omesessuali.
Ci possono essere, secondo me, individui che o per una questione ormonale o per differenze genetiche più o meno evidenti, hanno caratteristiche che se stimolate da fatti o persone nell’ambito della propria crescita sociale, possano trovarsi in situazioni che li porteranno ad avere attrazione per alcuni aspetti (caratteriali/estetici/sessuali) di persone dello stesso sesso.
Da qui in avanti diventa una scelta, sicuramente sofferta in tanti casi (io personalmente ne sono stato primo testimone per una mia carissima amica), ma comunque una scelta che si compie, pur rimanendo, nella maggior parte dei casi, la stessa persona meritevole di rispetto in quanto essere umano, senza diritti a tutele particolari (es. disabili), che anzi tendono culturalmente a rendere più evidente la discriminazione ed a ghettizzare una categoria che non esiste(a meno che non si riconosca l’esistenza della lobby gay 😉 ) in questo senso anche le quote rosa che vorrebbero correggere una presunta sperequazione hanno lo stesso risultato, di contrappore due identità della società umana uomo e donna mettendole in antagonismo continuo, secondo me con-causa nel complesso sviluppo di una scelta omosessuale.
Riconoscere una norma specifica per gli atti discriminatori e di bullismo verso gli omosessuali, non serve, esiste già giurisprudenza nella Costituzione e nel Codice penale a sufficiente tutela.
Per i matrimoni è, laicamente, assurdo riconoscere qualcosa che in natura non esiste.
Non esistono il 3°e 4° sesso o i “generi”, esistono scelte individuali, tendenze omo o bisessuali che portano a comportamenti differenti dall’origine naturale dell’essere umano e sviluppatesi con i cambiamenti culturali della società in cui viviamo.
Oggi c’è la tendenza a voler dare diritto a tutti per qualunque cosa e in questo rientra anche il ragionamento paradossale dell’inizio dell’articolo. “Esisti quindi hai diritto a tutto quello che hanno gli altri”. Le balle! Con questo principio si creano aspettative irragionevoli ed insoddisfazioni sociali pericolose sulle quali giocano i politici, i mass-media ed il mercato per indirizzare la cultura e manipolarla.
Nella vita siamo tutti differenti, diversità nelle abilità nei talenti, ambiente familiare, lingua, cultura del luogo in cui si nasce e si cresce, ricchezza e povertà, situazioni più o fortunate o meno, intelligienza e chi più ne ha più ne metta.
Se uno non è portato per lo studio, non deve essere indirizzato da fattori, anche emotivi, a continuare a presenziare inutilmente e dispendiosamente all’Università.
Se uno non è predisposto, per scelte di vita, a creare La Famiglia prevista dal matrimonio, non ha diritto ad accedere a quell’Istituto civile; se socialmente dovesse essere verificata una significativa richiesta, si svilupperebbe una necessità, di intervenire in favore di individui che vogliano costituire rapporti di convivenza e coabitazione e reciproco sostegno economico e umano di mutua assistenza.
Alla mia amica omosessuale ad esempio non gliene è mai fregato niente né del gaypride (inutile ridicola e provocatoria carnevalata) né del riconoscimento del principio di diritto al matrimonio, ed anche se hanno pensato con la compagna della possibilità di fare un figlio, in quanto donne l’istinto alla maternità fa parte della loro natura, hanno scelto di non dare seguito a questo pensiero.
Qualcuno potrà dire” .. e ti sembra giusto che loro non possano aver fatto questa scelta perché non c’è in Italia questa possibilità”?
Di apparenti iniquità, più che di ingiustizie, ne è pieno il mondo, non per questo bisogna a priori sovvertire i concetti della natura per il desiderio o le esigenze di una esigua minoranza che presuppone di aver ragione di perseguire il loro “capriccio” per una mera questione di principio e non per una reale esigenza di massa.
Il rispetto l’accoglienza e l’ascolto l’individuo, non lo si nega a nessuno, ma che mi venga detto che solo perché sono legato alla mia cultura secolare, sono un lurido razzista omofobo che va condannato alla pubblica gogna e sanzionato se esprimo i concetti naturali della vita, bè questo abbiate pazienza, anche se bisognerebbe porgere l’atra guancia, mi è difficile da accettare.
Da parte della Lobby gay si pretende il rispetto ed il riconoscimento di diritti, vomitando insulti verso la cultura pre-esistente e volendole limitare il diritto ad espressioni a favore della tradizione.
E che non si venga a paragonare le discriminazioni e le ingiuste violenze subite dal “mondo” omosessuale dopo il ’68 all’antisionismo nazista o al razzismo secolare contro i negri (in America si è distinto come esempio Martin Luther King, ma siccome non era abbastanza vendicativo, morto lui la “guida” è diventata Malcom X).
chiedo scusa per come scorre male il testo ma ho scritto a braccio e riletto superficialmente… migliorerò la forma prossimamente.
“Le mogli sono amanti per gli uomini giovani, compagne per quelli di mezza età e nutrici per i vecchi; cosicché un uomo può avere un pretesto per sposarsi quando vuole.”
[Francis Bacon]
Io riguardo all’articolo di Tempi vorrei dire una cosa breve e non so se già l’ha ripetuta qualcuno sopra perchè non mi sono letto tutti i commenti.
Sono d’accordo sul fatto che sia un disordine, che non ci si nasca, ma non posso credere che non appartenga al progetto di Dio (come a dire che a Dio qualcosa è sfuggito al suo controllo).
Ma allo stesso modo non si può affermare che tutto quanto c’è nel mondo è voluto da Dio e che quindi sia giusto che ci sia”
Una cosa è dire che qualcosa faccia parte di un progetto, un’altra cosa è volerla nel progetto, un’altra cosa ancora è che ciò sia giusto o meno, ma poi..giusto per chi? Per noi o per Dio?.
Un esempio:
I grattacieli sono al giorno d’oggi molto elastici per resistere ai terremoti.
Questa proprietà appartiene al progetto dell’ingengere? Sicuramente sì, è anche voluta ed è anche giusta, per l’ingegnere.
Ma la signora del 200esimo piano che alla minima scossa le cade l’argenteria probabilmente non si riterrà in pieno accordo con l’ingegnere, sulla giustizia.
Altro esempio:
La libertà umana fa parte del progetto di Dio?
Sì, ma questo non vuol dire che tutte le azioni siano volute da Dio, ma una volta che commettiamo quelle non volute, Dio le ingloba nel suo progetto di salvezza (l’onnipotenza che ci sta a fare allora?), come non ci è dato saperlo, ma sappiamo solamente che il progetto “non prevalebunt” c’è e prevede e considera che possiamo compiere il male..
Mi risponderete che “allora l’agire di Dio sia solamente una reazione alla nostra libertà?”, non credo..perchè altrimenti la Madre di Dio e l’incarnazione di Gesù sarebbero solamente antidoti all’esistenza di Satana e Giuda apparirebbe come uno senza possibilità di scelta, e sarebbe un’incongruenza.
L’omosessualità è voluta da Dio?
Penso derivi semplicemente da una mancata e non completa maturazione dell’individuo, come tante altre parafilie.
E questo mancato sviluppo deriva sicuramente da esperienze pregresse, durante la crescita. quindi no, non penso sia voluta.
Cosa diversa, ad esempio, per il raffreddore, deriva da un virus, che penso sia creatura di Dio come noi. 🙂
E sopravvive solamente infettandoci, quindi che tu ti ammali ogni tanto di raffreddore fa parte del progetto di Dio, di conseguenza è giusto, per lui, il fatto che a noi ci scoccia e lo riteniamo sbagliato è un problema nostro.
Così come non credo che volesse Gesù sulla croce o quella persona sulla carrozzina.
L’omosessualità è senza dubbio una croce per chi la porta, così come la carrozzina per il paralitico o la mancanza di lavoro per il disoccupato.
E la croce è il mezzo attraverso il quale si salva sè stessi e il prossimo se la si prende e la si ama, ma questo è impossibile all’uomo se non si affida a Dio.
Lo so..volevo essere breve… 🙂
@Conte, non la vedo così semplice…
“…così come la carrozzina per il paralitico o la mancanza di lavoro per il disoccupato.”
Pure Dio li permette e se li permette, li vuole, li dispone, si possono usare varie espressioni (che a me sembrano a volte, solo voler allontanare da noi l’idea che Dio permette nella nostra vita qualcosa che non ci piace o consideriamo dis-grazia, mentre tutto è grazia).
Dio a permesso per me la disoccupazione o per colei che è stata mia sposa un tumore… per farci del male, per punirci? Certo che no, ma per un bene maggiore, che è quello che a Lui preme. La nostra conversione, il restare attaccati a Lui attraverso la Croce, l’appoggiarsi a Cristo… e potremmo continuare, perché alla fine è il destino della nostra anima che conta. Destino al quale il corpo verrà associato e allora malattia o debolezza o precarietà non conteranno più nulla (e questo possiamo sperimentarlo anche in questa vita).
Diversamente dovremmo dire che sono “accidenti” o incidenti di percorso? Che sfuggono alla volontà di Dio al quale poi ci rivolgiamo come in qualunque forma di religiosità o superstizione perché ci liberi, chessò, dal malocchio? Tutto ciò che avviene nella mia vita è per me “parola di Dio”, un dialogo che Dio ha con me nei fatti della mia storia. Questo quantomeno sino a quando ci troveremo a vivere in questa realtà decaduta e ferita dal peccato.
Bariom,
“Dio a permesso per me la disoccupazione o per colei che è stata mia sposa un tumore… per farci del male, per punirci? Certo che no, ma per un bene maggiore, che è quello che a Lui preme. La nostra conversione, il restare attaccati a Lui attraverso la Croce, l’appoggiarsi a Cristo… e potremmo continuare, perché alla fine è il destino della nostra anima che conta. Destino al quale il corpo verrà associato e allora malattia o debolezza o precarietà non conteranno più nulla (e questo possiamo sperimentarlo anche in questa vita).
Diversamente dovremmo dire che sono “accidenti” o incidenti di percorso? Che sfuggono alla volontà di Dio al quale poi ci rivolgiamo come in qualunque forma di religiosità o superstizione perché ci liberi, chessò, dal malocchio? Tutto ciò che avviene nella mia vita è per me “parola di Dio”, un dialogo che Dio ha con me nei fatti della mia storia. Questo quantomeno sino a quando ci troveremo a vivere in questa realtà decaduta e ferita dal peccato.”
Ho riportato quasi tutto il commento perché non sapevo che togliere, condivido tutto.
Questo semplice e brevissimo commento al post contiene in se una professione di fede.
La stessa Fede che è stata trasmessa anche a me e questa è una grande gioia!
Grazie
Grazie a te Davide.
Mi piace risponderti con le parole di Paolo:
“… Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. …Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.”
In questo ben inteso, non paragonandomi in alcun modo a San Paolo 😉
Bariom,
so che tu non mi hai frainteso, infatti mi hai risposto con queste bellisime parole di Paolo. Ma vorrei precisare anche per tutti gli altri (visto che siamo in compagnia e forse non tutti sulla stessa lunghezza d’onda). Il mio grazie non era per adulare, ma perchè in quelle poche righe hai messo la tua stessa vita e questo per me è stato edificante. 🙂
Sono d’accordo, paradossalmente ho fatto l’esempio della signora del 200esimo piano, ma poi parlando delle croci ho ragionato come la signora stessa.
L’articolo pone, in ordine all’omosessualità, una questione molto seria che non può essere elusa se poi vogliamo ragionare intorno alla questione omosessuale.
L’omosessualità è costitutiva dell’essere, oppure non è espressione dell’identità della persona e quindi è un accidente?
Leggendo i commenti che sono seguiti, mi pare di capire che molte persone non abbiano ancora chiaro quanto sia fondamentale questa domanda. Eppure non si può prescindere da questa, se poi, in ordine all’omosessualità, si vuol ragionare di diritti, matrimonio, natura , amore e tutto il resto.
Cos’è dunque l’omosessualità? Essenza o accidente? Se fosse essenza, essa affonderebbe le proprie radici nel corpo della persona, sarebbe un qualcosa di scientificamente oggettivabile. Niente di tutto questo. L’omosessualità è un sentire, un’inclinazione, una preferenza che spinge a scegliere un partner omosessuale. L’omosessualità, in fondo, si sostanzia in un comportamento diverso, ma, come tutti i comportamenti, è una scelta; molto spesso inconsapevole, molto probabilmente indotta (quindi non libera) dalla propria evoluzione psicologica, ma UNA SCELTA. Come tutti i comportamenti, anche il comportamento sessuale può essere modificato nel tempo, come mostrano tantissime persone. Come tutti i comportamenti, anche il comportamento sessuale può essere ambiguo, come quello dei bisessuali.
Come già avevo avuto modo di dire, non esistono gli omosessuali e gli eterosessuali, esistono i maschi e le femmine. L’essere maschio o femmina, al contrario dell’omosessualità, è un essenza, cioè espressione della nostra identità. Infatti, quando nasce un bimbo, a nessuno verrebbe in mente di chiedere se è omo, etero o bisex, per la semplice ragione che questi sono accidenti non costitutivi dell’identità; si chiede, invece, se è maschio o femmina, perché questo ci dirà subito qualcosa di molto importante e definitivo della sua identità.
Ora, se l’omosessualità si sostanzia, in definitiva, in un semplice comportamento modificabile nel tempo e, comunque, disordinato rispetto al fine della sessualità, come si può affermare che da tale comportamento disordinato discenda un diritto?
“L’omosessualità è costitutiva dell’essere, oppure non è espressione dell’identità della persona e quindi è un accidente?”
…S.Tommaso d’Aquino?
Mi rivolgo soprattutto a chi è contrario, come lo sono io, all’istituzione del matrimonio omosessuale: accettare una discussione sulla moralità e sul “dove andremo a finire” è una strada che, seppur corretta, alla fine risulterà perdente (non che non si possa spostare, mantenendone la stessa forza, l’argomentazione che dà tanto fastidio a filosofiazzero dal matrimonio canino al matrimonio poligamico o incestuoso, argomentando che opporsi ad essi sarebbero pregiudizi al pari di quelli nei confronti del matrimonio omosessuale).
I veri argomenti per opporsi all’istituzione del matrimonio omosessuale sono due, e son convinto che su di essi anche gli omosessuali onesti dovrebbero concordare:
1. porterebbe ad una pessima allocazione delle già scarse risorse della società;
2. sarebbe una legge discriminatoria. Ebbene sì! Lo sarebbe, solo che i discriminati sarebbero, oltre alle famiglie con figli, i single come me;
Proprio perché potrebbe sembrare ad alcuni paradossale, motiverò per prima la seconda affermazione. Si deve supporre che un single maggiorenne debba essere in grado di avere un lavoro sufficiente per sopravvivere e di fatto oggi (forse erroneamente) costituisce il tipico “nucleo di base” della società, al quale si richiede di dover vivere del suo senza chiedere nulla di speciale alla società stessa. Due single “tipici” che decidessero di vivere insieme starebbero ancora meglio di come stavano vivendo ciascuno per conto suo (per il mio ragionamento, il mix sessuale è del tutto ininfluente ed eventualmente può comportare ulteriori gratuiti bonus psicosessuali che rafforzerebbero la tesi). Intendo che si troverebbero in una situazione migliore dal punto di vista banalmente materiale: dividono alloggio, spese e si possono dare una mano ogni tanto; un esempio tipico potrebbe essere costituito dalle convivenze degli studenti fuori sede. In realtà, se considerassi ciascuna di queste due persone isolatamente, con le medesime mie caratteristiche sociali, potrei affermare che dovranno affrontare le mie stesse difficoltà di vita, fino ad una serena vecchiaia con una pensione frutto del loro lavoro. Ma, come dicevo, la loro condizione è già migliore della mia. La discriminazione nei miei confronti dovrebbe risultare evidente: è vero che sono come me, ma siccome si sono sistemati in modo di stare un po’ meglio di me, gli sembra logico avere dalla società un ulteriore trattamento di favore legato allo stato matrimoniale! Francamente, non ne vedo il perché e mi sento un po’ discriminato!
E’ troppo ovvia l’obiezione che lo stesso ragionamento potrebbe essere rivolto contro le coppie eterosessuali, ma la risposta è semplice: il vero problema da chiarire è quello di capire perché tutte le società di tutti i tempi abbiano deciso di dare una mano alle coppie eterosessuali. Questo aiuto non è certamente un obbligo che grava automaticamente sulla società, ma piuttosto una scelta che la società fa perché sa che è un affarone per il bene comune. In quest’ottica, le coppie omosessuali non hanno diritti da accampare.
Mi pare di essere stato lungo e poi debbo interrompere, ma potrò chiarire meglio.
,,,dici cose giuste, c’è una grossa questione da risolvere, quella economica.
…anzi, direi, il problema, semmai, è “squisitamente”, economico…non teologico!
Non esageriamo, il problema ha significativi risvolti economici ma, in radice, è una questione antropologica e quindi anche teologica. Per uno che non crede in Dio, ovviamente, non può essere una questione teologica.
Neanche io trovo logico il passaggio che se l’omosessualità è naturale allora deve essere legale il matrimonio tra omosessuali. La legge non si limita a rispecchiare quello che è naturale, altrimenti non avrebbe senso di esistere. In una democrazia una legge dovrebbe nascere per rispondere a un bisogno sociale. Per decidere se fare o meno una legge non ci si dovrebbe chiedere se la questione dipenda o meno dalla natura, ponendo la decisione legislativa su questa base si capisce che quello che interessa non è la conseguenza della legge ma la questione filosofica che sta dietro. Il legislatore dovrebbe chiedersi: quale sarebbe la funzione sociale di un matrimonio omosessuale?
Personalmente non trovo ce ne sia una e non trovo neanche motivazioni convincenti tra chi è favorevole. La risposta che “loro si amano e vogliono star bene”, non mi convince, lo farebbe forse nel mondo del mulino bianco ma nel mondo reale non lo è. Certo, da cristiana mi interessa la felicità del mio prossimo, ma sempre da cristiana credo che la felicità vada cercata più in alto. Quello che non mi convince è che chi promuove queste leggi non è certo l’immagine vivente del buon samaritano. Quindi mi chiedo perché i politici di mezzo mondo sono così preoccupati di realizzare i desideri di poche persone, anche a cari costi – simbolici e materiali – e proprio in piena crisi economica? Non riesco a vederci buona fede in questo, non mi basta “perché loro si amano e hanno diritto a essere felici” come risposta…
Riguardo alla questione che se l’omosessualità esiste, allora Dio la vuole e fa parte del Suo piano, non ho la presunzione di sapere quale sia il piano di Dio per il mondo intero, a mala pena ho capito quello su di me fino ad ora. Una cosa però la so: il matrimonio è una vocazione, una chiamata di Dio. E’ per molti, ma non è per tutti. Non è obbligatorio sposarsi, Dio non l’ha mai detto. Capisco che l’alternativa, cioè il celibato, di questi tempi non vada molto di moda ma questo non vuol dire automaticamente che per questo ci si debba sposare. Il matrimonio non è un’ovvia fase della vita o l’automatica conclusione di una relazione a due. Non lo è da un punto di vista cristiano, non lo è per i laici eterosessuali almeno da trent’anni…perché dovrebbe diventarlo per gli omosessuali?
” …il matrimonio è una vocazione, una chiamata di Dio. E’ per molti, ma non è per tutti. Non è obbligatorio sposarsi, Dio non l’ha mai detto.”
Concordo 😉
“A loro riguardo si eviterà OGNI marchio di ingiusta discriminazione.”
[Dal catechismo citato nel post]
…ovviamente, qui, la parola chiave è l’aggettivo “ingiusta” che presuppone che ve ne sia una giusta (potrebbe essere, mi pare, quella giusta, il giusto riconoscimento del fatto che esistono gli omosessuali) (e non per un “accidente”, ma per un “modo della creazione).
Ma qui, appunto, la discussione si farebbe, e si è fatta, infinita…
Secondo me non presuppone un bel nulla…
Sei tu che sembri il dizionario dei sinonimi e dei contrari con quel che ne consegue.
“… ingiusta discriminazione” perché ingiusta in sé stessa. Se vuoi un rafforzativo non “o questo o quello”.
Qui la “parola chiave” è “distorto sofisma”, tipico di molti tuoi interventi.
Alvise, evita di interpretare a vanvera il Catechismo, per favore.
Oggi è in atto proprio il tentativo di imporre per legge la mancata distinzione tra ingiusta e giusta discriminazione nei confronti della persona omosessuale.
Già nel 1986 la Congregazione per la dottrina della Fede scriveva:
“Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione” (“Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, 9)
Negare riconoscimento giuridico alle unioni omosessuali, vietare le nozze gay e l’adozione agli omosessauli è praticare una giusta, e quindi doverosa discriminazione nei confronti delle persone omosessuali.
Discriminare significa distinguere: ed è giusto non confondere, ma tenere ben distinte (cioè: discriminare) le coppie eterosessuali da quelle omosessuali per quanto concerne il matrimonio e la genitorialità.
A proposito del il tentativo di imporre per legge la mancata distinzione tra ingiusta e giusta discriminazione nei confronti della persona omosessuale, e di far sì che la legge tratti come ingiusta ogni discriminazione in quanto tale nei confronti dell’omosessuale, è interessante leggere quanto precisò nel 1992 la Congregazione per la dottrina della Fede:
” Il passaggio dal riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale DISCRIMINARE può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell’omosessualità”
“Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali”, 13
“
1992… Quando di dice che nella Chiesa risiede un “spirito profetico” 😉
Già, è proprio il caso di dirlo 😉
…non presuppone “un bel nulla” : un altro rafforzativo!
..e comunque non era un paradosso. (quello di ieri; è inutile giocare a fare esegesi, ermeneutica, retorica, analisi logica e grammaticale, e supercazzora, Alvise abbi pazienza!)
con voi se uno non avesse pazienza …
Ti faranno santo. Il santo della mitezza e della pazienza…
😀
e sempre a proposito di matrimonii con animali: sul “Foglio ” di oggi( di annalena) si legge che Karl Lagerfeld vorrebbe sposare legalmente la sua gatta Choupette. tanto per dire che proprio campata in aria, la fisima zoofila, non è. e ( che fa il paio con l’altra sulla liberalizzazione della pedofilia( altro articolo di oggi sul “Foglio” a firma G.Meotti nel quale i Verdi tedeschi-congresso del 1985-votarono un documento in cui si chiedeva di liberalizzare i rapporti sessuali con i bambini.)
poi uno dice che ci sono degli “stupidi offensivi e carogna”…..
…no, stupido e carogna è mettere insieme le cose che riporti sopra e il gli omosessuali che vogliono sposarsi.
beh. il lagerfeld è dichiaratamente omosessuale e vuole sposarsi la sua gatta…
le due cose le mette insieme lui….
Mannaggia, passa un giorno e tutti i commenti pacati di ieri sul dialogo svaporano!
Ma la morale dello Stato non è la morale cattolica.
A me piacciono tutti questi commenti, ma forse dovremmo spostarli nel campo giusto – quello dello Stato, appunto.
Nel campo della Fede, mi pare tutto chiaro e lineare.
Il campo dello Stato, invece, è un po’ più aperto (non spalancato, solo aperto).
Riassumendo per sommi capi, di là:
– l’omosessualità non è una scelta
– incitare alla violenza in base ad una Verità Rivelata (in contrasto con le leggi correnti) è (già) reato.
– il matrimonio non è fondato sulla procreazione, bensì sulla volontà di convivenza e mutuo supporto dei coniugi.
E allora come ci regoliamo? Una minoranza (5%? va bene…) chiede da una decina d’anni un certo riconoscimento. All’inizio si trattava di inventarsi una forma semi-contrattuale di convivenza Dico e DiDoRe (durante la presentazione di quest’ultimo, l’allora ministro Rotondi affermò che si trattava di riconoscere alcuni -minimi- diritti anche solo per pura “carità cristiana”), ora la posta in gioco è salita. Ma si parla sempre di un provvedimento alla volta (non sono in discussione pacchetti omofobia-matrimoni-adozioni).
Per adesso si tratta di riconoscere o meno dei diritti in nome di un’estensione del principio di uguaglianza rispetto al sesso (e quindi, nelle motivazioni dei relatori, a maggior ragione sulle preferenze sessuali).
Ovviamente le cose non sono così semplici: si tratta di modificare la definizione di “unione” (e forse di “famiglia”).
Come? Per riscrittura (love is love), per estensione/aggregazione (status quo più qualcos’altro che viene parificato) o affiancamento di una nuova categoria (contratto simil-civilistico a ratificato dallo Stato)?
Certo, la terza soluzione sarebbe (stata?) la meno indolore – personale opinione.
Ma s’è scelto “la linea dura”.
Cosa siete disposti a perdere?
ma al di là delle battute, è che una volta aperte le porte, come citava scooyans:
i diritti umani finiscono per essere ridotti ad un catalogo variabile di rivendicazioni specifiche di singoli individui, acquisiti per consensi successivi, e specchi di puro calcolo di interessi. Poiché non esistono più valori obiettivi (…) il valore nella sua concezione invertita, rappresenta in fin dei conti ciò che soddisfa le passioni umane. Insomma, il diritto fondamentale dell’uomo diventa quello di soddisfare le sue passioni, e a ciò dovrebbe provvedere il diritto positivo».
il corollario sarà l’obbligatorietà, per chi non la pensa così di tacere o venir processato.
oltretutto lo dicono gli stessi attivisti omosessuali che non gliene importa un tubo del matrimonio in quanto tale.
serve solo a scardinare una certa visione della società.come sostiene il governo socialista in Francia, per esempio.
non so se sia carogna e neppure stupido. ma il tuo irenismo sulle presunte buone intenzioni di “libertà” di chi reclama delle cose contro natura ti rende cieco…state creando il grande fratello e la chiamate libertà.
eh, vale, come sei apocalittica: “una volta aperte le porte”, il diluvio!
Mi sembra un po’ esagerato, no? Anche perché i provvedimenti si dibattono uno alla volta (almeno finché non si esasperano le posizioni).
“Non esistono più valori obiettivi” – questo non è vero.
O meglio: lo Stato non si fonda su Valori Rivelati, ma su quelli scritti nella Costituzione – simili, ma non uguali.
Opinabili forse, sicuramente soggetti anche a cambiamento.
Ma da qui a dire che siamo soggetti (o che lo diventeremo a breve) al diritto positivo, ne passa.
Quelli a cui non interessa il matrimonio, semplicemente non si sposeranno. Ma se cambiare il concetto di matrimonio sarà ritenuto giusto (e non sto dicendo che lo sia) per adeguarsi ai tempi che cambiano, vabbé: è il sentimento e la progettualità con cui lo vivi, con cui lo riempi quotidianamente, ciò che conta. Poi sì, forse sarebbe meglio chiamare cose diverse con nomi diversi… ma chi si è opposto ai pacs/dico/didore? non sempre l’immobilismo è la miglior reazione ad un’insensata rivoluzione.
Edit
Ma da qui a dire che siamo soggetti (o che lo diventeremo a breve) al diritto positivo, descritto come il capriccio delle passioni dei più, ne passa.
1) masculo sono
2) non che mi aspetti-se fortebraccio è uno pseudonimo- nulla di diverso da chi lo hascelto. mi ricorda tanto un pamphlet di parecchi anni fa: il centro che ci portò a sinistra( e poi al radicalismo di massa). un po’ come il ” fortebraccio”.
3) al di là che le condivida, sono, in parte ,tesi dello schooyans sacerdote,filosofo e teologo, professore all’università cattolica di Lovanio, visiting professor in diverse università americane,membro della pontificia accademia delle scienze sociali,del royal institute of international relations di bruxelles,dell’istituto della politica demografica di bruxelles,dell’istituto di ricerca della popolazione di washington.
ora se uno così, nel suo ultimo libro,tende a prefigurare tali scenarii, io, che sono poco o nulla, tenderei a pensare che ,forse forse, ci vede meglio lui del fortebraccio…
“schooyans sacerdote,filosofo e teologo, professore all’università cattolica di Lovanio, visiting professor in diverse università americane,membro della pontificia accademia delle scienze sociali,del royal institute of international relations di bruxelles,dell’istituto della politica demografica di bruxelles,dell’istituto di ricerca della popolazione di washington.”
Specialista in prefigurazione di scenari apocalittici (come se ce ne fosse pochi che non li prefigurano, da secoli!).
ecco, per concludere sei colui al quale si potrebbe, senza tema di sbagliare, dire: ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.
Son d’accordo con chi dice che sia una questione antropologica, ma qui bisogna vincere una battaglia politica e se si accettasse lo scontro a muso duro, pur avendo ragione, perderemmo, come perdemmo in occasione del divorzio e dell’aborto. E’ una realtà di cui bisogna prendere atto. Ma abbiamo accettato di vivere in una società pluralista e voglio anche credere nella buona fede di chi chiede il matrimonio omosessuale, anche se guidata da ragioni errate (forse è solo una fictio dialettica…)
La società pluralista si regge su di una scommessa: che sia possibile la convivenza di gruppi con visioni del bene totalmente diverse, purché, al momento di decidere si cerchi di stabilire una base di principi su cui si possa concordare e si mettano da parte quelli inconciliabili (fatta salva l’obiezione di coscienza, la disobbedienza civile e perfino la ribellione). E’ un dato di fatto che sulla visione antropologica del matrimonio sia impossibile trovare un accordo.
Dove possiamo cercare una base comune con i nostri avversari, se in buona fede? La soluzione la si trova nel cercare di dare una risposta convincente che ci aiuti a comprendere perché la nostra società, e tutte le società della storia, investano e abbiano investito sempre tante risorse sul matrimonio eterosessuale. Qui sembra che alla fin fine significhi “premiare” o “dare rilevanza sociale” ad un sentimento. Ma questa è una tesi debolissima, visto che la società non investe nulla su altri sentimenti rilevantissimi, quale, ad esempio l’amicizia ed anzi ci sembrerebbe grottesca una legge che la regolasse… Se ammettiamo che debba sempre esistere una corretta proporzione tra gli obiettivi che si perseguono e le azioni per raggiungerli, rimane una ed una sola ragione adeguata ed ugualmente onnipresente in tutte le società: la necessità di garantire la sopravvivenza fisica della società stessa tramite la procreazione. Ne consegue che le coppie strutturalmente sterili non posso far parte di questo patto sociale che si chiama matrimonio.
Io reputo che questa sia una argomentazione forte, spendibile sul piano politico ed orientata a chiarire i termini della questione. Altrimenti corriamo il rischio di perderci in bizantinismi validi solo fra noi mentre il mondo reale ci passa accanto e ci sorpassa senza neanche prenderci in considerazione.
P.S. Per non farla troppo palloccosa, non anticipo le risposte alle obiezioni del tipo che allora anche le coppie eterosessuali senza figli non dovrebbero potersi sposare. Non è così. Ma, se proprio non se ne può fare a meno, se ne può parlare.
“Se ammettiamo che debba sempre esistere una corretta proporzione tra gli obiettivi che si perseguono e le azioni per raggiungerli, rimane una ed una sola ragione adeguata ed ugualmente onnipresente in tutte le società: la necessità di garantire la sopravvivenza fisica della società stessa tramite la procreazione. Ne consegue che le coppie strutturalmente sterili non posso far parte di questo patto sociale che si chiama matrimonio.
Io reputo che questa sia una argomentazione forte, spendibile sul piano politico ed orientata a chiarire i termini della questione.”
Io sono d’accordo pero’ non so se come argomentazione sia davvero cosi’ forte.
La stessa mentalita’ dominante che propaganda il matrimonio omosessuale come una conquista, si impegna anche su altri fronti mortiferi come aborto ed eutanasia, parla di sovrappopolazione mondiale, di risorse che finiscono, di decrescita “felice”. In quest’ottica far passare il matrimono omosessuale e’ una doppia conquista perche’ sdogana l’idea che omosessuale e’ naturale quanto eterosessuale (entrambi i comportamenti sono tutelati, quindi sono entrambi validi) e allo stesso tempo sterilizza di fatto il significato vero del matrimonio che e’ quello di creare una coppia stabile in cui generare, crescere ed educare i figli.
a fra diavolo:
e voglio anche credere nella buona fede di chi chiede il matrimonio omosessuale, anche se guidata da ragioni errate
ecco un esempio di buona fede(fra le altre, anche in Italia sono state fatte dichiarazioni di simil tenore da esponenti varii dell’area interessata)
Al Sydney Writers Festival del 2012 in un incontro pubblico è stato chiesto a quattro scrittori gay: «Perché sposarsi quando si poteva essere felici?» Erano tutti d’accordo sul fatto che i gay non vogliano sposarsi, dato che i gay non aspirano alla rispettabilità borghese.
La risposta più interessante è venuta dalla giornalista e attivista Masha Gessen, con la doppia cittadinanza russo-americana e autrice di una biografia molto apprezzata di Vladimir Putin. Era sposata con un partner lesbica in Massachusetts e in seguito ha poi divorziato (cosa più difficile di quanto si possa pensare). Ora ha tre bambini che hanno cinque diversi genitori.
La Gessen vorrebbe vedere abolita l’istituzione del matrimonio. Ed è interessante notare come proprio lei dica che è necessario mentire quando si promuovono i matrimoni gay:
«Anche uno stupido capirebbe che l’istituzione del matrimonio non dovrebbe esistere… [applausi e risate dal pubblico] La lotta per il matrimonio gay comporta in generale mentire su quello che faremo con il matrimonio una volta che lo otterremo, perché mentiamo dicendo che l’istituzione del matrimonio non cambierà: sì questa è una falsità»
Ancora più inquietanti delle opinioni dei relatori sono stati gli applausi calorosi e le risate del pubblico.
http://mercatornetitalia.org/2013/06/03/ma-allora-ai-gay-il-matrimonio-non-interessa/
oltretutto è assai curioso che tutto questo can can sul matrimonio omosex sia uscito quasi contemporaneamente su tutti i giornali italiani.mah…
@Freia
Credo che l’argomentazione non sia forte ma fortissima e necessaria. Se osserviamo bene, stiamo assistendo ad un gioco di prestigio mediatico; ci fanno discutere di tutto ma è come se ci fosse un interdetto a discutere del problema reale: “L’interesse della società per il matrimonio è sempre stato quello di favorire e proteggere la procreazione.”
Se ci facciamo trascinare a discutere su altri temi, anche se correlati e importantissimi e appassionanti, ma che non portano al cuore del problema, il matrimonio, e quindi la società, corrono dei brutti rischi…
@vale
Nel credere nella buona fede avevo messo un po’ di ironia (almeno volevo), anche se credo che in alcuni ci sia. Comunque, dobbiamo agire come se così fosse per portarli a discutere del problema reale e non delle fantasie immaginarie.
@Fra Diavolo (bel nick! 😉 )
Volevo approfittare di questo ritaglio di tempo per risponderti.
Di fatto, quella che hai esposto è l’argomentazione che mi è capitato di sviluppare discutendo con non-cattolici sul cosiddetto “matrimonio-gay”, cominciando proprio con un “ma tu, perché pensi che la società riconosca dei benefici alla famiglia così come la conosciamo?”. Le ragioni per le quali questa è la più valida fra le argomentazioni spendibili, le hai illustrate correttamente e mi trovi d’accordo.
Detto questo, purtroppo l’argomentazione è forte secondo ragione, ma debole nella società “adulterata” nella quale ci troviamo a vivere.
Mi spiego: io sono convinto che in una società ancora ragionevolmente sana, bene o male “informata” al diritto naturale (a prescindere dal fatto che ne sia consapevole) questa sia l’argomentazione vincente. Ricordo bene una “stanza” di anni fa di Montanelli sul Corriere, nella quale rispondeva a un omosessuale e sviluppava la sua opposizione al “matrimonio-gay” proprio in questa maniera. Già da allora riconobbi che era un ottimo argomento e decisi che fosse l’unico utilizzabile “ad extra”. Ma ricordo anche che già un Ostellino (se non sbaglio, son passati più di dieci anni) garbatamente aveva preso le distanze su questo punto dal Montanelli. E non si parlava né di cattolici né di esponenti radicali, tuttavia…
Il fatto è questo: per quanto l’obiezione sia razionalmente a prova di bomba, la società pseudo-adolescenziale nella quale ci troviamo a vivere, non vuole tanto ragionare, quanto “soddisfare” e trovare una scappatoia per poter “non dire di no”. Io ho potuto vedere annaspare i miei interlocutori, ma certo non lasciarsene convincere.
Riflettendo, ho capito che il “ragionamento” (virgolette d’obbligo) dei più è circa il seguente: anche se è sbagliato, son 4 euro in croce; con tutti i soldi che già si sbattono via, non sarà questo a danneggiare troppo la società. Difficile che qualcuno “finga” di essere omo per beccarsi qualche sussidio, e perciò, visto che ci fanno “una capa tanta”, meglio darla loro vinta visto che ci tengono tanto e chiuderla lì.
Insomma, all’incirca è la motivazione che ha dato quel bel volpone di Buttiglione per giustificare il suo voto a favore della legge “antiomofobia”, adesso che ci penso.
Poiché le cose stanno in questi termini, ho dedotto che questa argomentazione da sola non è sufficiente, SALVO che si stia discutendo con un non-credente (o un cattolico poco armato dialetticamente) contrario al “matrimonio-gay” ma incapace di darsi ragione del perché dovrebbe opporsi; qualcuno a cui manca, appunto, un’argomentazione spendibile anzi tutto con se stesso.
Mentre chi ha già subito più o meno supinamente l’avvelenamento ideologico dal quale siamo bombardati, a prescindere dalla sua buona o malafede che non mi interessa indagare, non si lascerà convincere – perché non ne ha l’interesse.
Ora, poiché noi sappiamo che la ragione umana, in teoria, può riconoscere la verità delle cose anche senza Fede, ma in pratica in un ambiente a essa ostile fatica molto, causa il peccato, a perseverare in essa, non sono molto fiducioso, ahimè, del buon successo dell’argomento.
Naturalmente, è chiaro che la scommessa su cui si fonda la società pluralista e che tu ricordavi, è in realtà una scommessa truccata e nella quale non trovo ragione di credere.
Poiché viviamo in una società nella quale di fatto sono le minoranze meglio organizzate e più agguerrite a portare la maggioranza silenziosa-inerte dove vuole (qua effettivamente sto ripetendo un argomento usato dal prof. De Mattei… ) sarebbe bene che noi cattolici riuscissimo a muoverci all’unisono, cosa che purtroppo ci riesce malissimo.
Se perciò mi capita come in questa sede di discutere “ad intra”, preferisco l’uso di argomenti “forti”, solidi e affilati. Ad extra, anch’io preferisco buttarla sul pragmatico, pur non rinunciando a qualche salutare provocazione. Tuttavia, ho potuto notare che l’argomentazione da te esposta (e da me pure usata), anche qualora accettata, non ha la presa che ci si potrebbe aspettare. C’è una furia ideologica, assorbita quasi per “osmosi” da tanti, rilevabile specie tra i più giovani (ovvio) e donne, che ne smorza di molto la forza effettiva; e la disabitudine a ragionare, ma piuttosto a “soddisfare”, ne disinnesca la presa.
Naturalmente, questo non cambia il nostro dovere di rinnovare sempre la lotta.
E se un uomo (può succedere) sposa una donna in menopausa in che modo la società ne trae beneficio?
@Roberto
Più o meno abbiamo avuto le stesse esperienze dialettiche, sia “ad intra”, che “ad extra”. Devo però dire che qualche “conversione” dal “Sì al matrimonio-gay” al “No” l’ho ottenuta (forse, per dirla alla romana, glieli li avevo fatti a “peperini” e pur di farmi stare zitto mi hanno dato ragione).
Il passaggio essenziale per ottenere questo “successo” è stato quello di contestare proprio il ragionamento dei quattro euro in croce: è un ragionamento ancor più sbagliato sul piano della logica e dei fatti di quello generale di cui abbiamo già discusso. Infatti, è proprio quando i soldi sono pochi che è necessario essere molto oculati nella loro gestione; quando sono tanti siamo tutti bravi! Questa è una argomentazione che chiunque capisce al volo non appena ha a che fare con le finanze della propria famiglia. Alla fin fine non è impossibile far comprendere a due ragazzi che vorrebbero sposarsi che una coppia omosessuale “sfilerebbe” i soldi proprio dalla loro tasca ed aggraverebbe le loro difficoltà già molto gravi: forse la società potrà aiutarli con solo 4 miserabili euro, ma è meglio 4 che 3,9. Ovviamente, anche le mamme con cui ho discusso con figli in età da sposarsi hanno capito al volo… anche perché sono loro che ci mettono quel che manca. In un certo senso è rendere chiaro che così allontanano le loro soddisfazioni. Se la tua analisi della cultura odierna, con la quale io concordo pienamente, è esatta, forse questa è l’unica strada politicamente percorribile.
Sono pienamente d’accordo con te che è più che auspicabile che i cattolici si muovano all’unisono, ma ribadisco l’immagine che ho di un grande gioco di prestigio mediatico nel quale i cattolici si son fatti trascinare in una battaglia antropologica certamente giusta, con giusti argomenti, ma che, data la cultura dominante che tu hai evidenziato, e già persa! Insomma, vorrei vedere i cattolici uniti, ma che non s’intestardissero a voler convertire la società “pseudo-adolescenziale” (mi piace la tua definizione) ma che invece si limitassero a chiedere conto e ragione di dove vanno a finire i soldi. Non è certamente emozionante, ma la politica è fatta anche di questo. Magari perderemmo lo stesso, ma è non detto.
Comunque, grazie per concordare con i miei punti di vista. Non mi capita spesso.
@filosofiazzero
Avevo anticipato che prima o poi qualcuno mi avrebbe fatto questa obiezione o analoghe; infatti chiedi:
«E se un uomo (può succedere) sposa una donna in menopausa in che modo la società ne trae beneficio?»
Innanzitutto, ogni legge deve avere una sua economia di funzionamento. Mentre per una coppia omosessuale posso escludere a priori che possa procreare, per una coppia eterosessuale, anche se in età avanzata, non posso avere la medesima certezza, ma solo un’ipotesi statistica. In alternativa, dovrei richiedere un certificato di fertilità a tutti coloro che sono intenzionati a sposarsi, cosa praticamente impossibile da ottenere, fonte di probabile malaffare e comunque molto più dispendioso per la società che mettere nel conto una modesta percentuale di coppie eterosessuali che non facciano figli.
Questo è già sufficiente per motivare il fatto che si consenta il matrimonio per tutte le coppie eterosessuali e non per quelle omosessuali. In aggiunta, si potrebbero mettere in campo ragioni antropologiche basate sulla complementarietà dei sessi. Ma siccome questo e quello che ci divide, posso soprassedere e accontentarmi dell’economicità della legge.
P.S. Potrei anticipare la risposta all’obiezione che prima bisogna fare i figli e poi ci si può sposare. Ma preferisco aspettare che qualcuno la faccia (è solo una questione di pigrizia).
@filosofiazzero
Naturalmente, avevo dimenticato di evidenziare che impedire il matrimonio alle donne in menopausa sarebbe una legge contro le quote rosa…
…tra l’altro, che mi risulti a me, tanto per dire, non è che per i matrimoni omosessuali sia richiesta la certificazione o la autocertificazione di omosessualità in atto, o sì?
Concediamo, allora, specialmente in un paese come l’Italia, dove lo Stato non aiuta chi ne ha bisogno, che possa esistere un modo di darsi aiuto reciproco anche attraverso le convivenze e/o i matrimoni civili etero e omosessuali.
Quanto alla battuta sulle quote rosa, si qualifica da sé…
@filosofiazzero
Anzitutto mi scuso se la battuta sulle quote rosa ti ha disturbato. A volte voler essere spiritosi per forza porta sulla brutta strada. Cercherò di stare più attento.
Non ho capito l’obiezione sulla certificazione dell’omosessualità. Per sposarsi oggi è necessario che i due coniugi siano iscritti all’anagrafe uno come maschio e l’altra come femmina. Questo automaticamente esclude il matrimonio omosessuale: ma non è di questo che stiamo parlando? Lo Stato per fortuna si disinteressa dell’effettiva attività sessuale della coppia, ma fa una scommessa sulle coppie eterosessuali. Fiducia ben riposta perché alla fin fine le coppie eterosessuali i figli li fanno davvero.
Per fortuna ci si può dare aiuto l’un con l’altro in mille modi e con diverse forme di convivenza. Ma i vantaggi di chi decide di aiutarsi reciprocamente sono già impliciti nel fatto stesso di farlo. Invece, è il chiedere un ulteriore aiuto in più alla società che non trova giustificazione, altrimenti si discrimina me e quelli come me che vivono da soli. Avevo cercato di giustificare questa affermazione nel post del 18 alle 17:38 con motivazioni che mi sembrano piuttosto valide. Al contrario, se l’aiuto richiesto è motivato dalla necessità di sostenere la procreazione, allora è più che giustificato! Non credo si possa sostenere che una coppia con figli incontri le stesse difficoltà di gestione della propria vita (intendo quelle terra terra di ogni giorno) di quelle che incontra una coppia con il medesimo reddito ma senza figli.
…sì, hai ragione, ma è possibile che tanti si sposino o convivano (anche con amore) ma non per avere figli, ma lo stesso con più benefici (per esempio in una graduatoria per la casa) del povero calibe.
Per quanto riguarda le autocertificazioni di omosessualità mi riferivo, ovviamente, alle altre nazioni.