Olanda Infelix

Chiesa Olanda_

Di Giulio Meotti   Il Foglio

Le chiamano le “chiese morte”. Due edifici cristiani chiudono ogni settimana. E’ il record della secolarizzazione detenuto dall’Olanda, il paese più libero, libertino e liberale d’Europa. Come ha denunciato Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, le chiese che chiudono sono “cento all’anno, mille negli ultimi dieci anni”. Non è raro ormai trovare oggetti rituali usati nelle chiese olandesi nella Repubblica dominicana, in Indonesia, Congo, Filippine ma anche nei paesi ex comunisti, come l’Ucraina. L’Olanda è infatti diventato il paese più prolifico al mondo nella vendita e nella esportazione di oggetti religiosi. Qui per la prima volta la secolarizzazione è diventata un grande affare. 

L’Olanda è un paese dove è molto facile registrare i cambiamenti sociali. Perché la divisione interna della società in tre pilastri (“zuilen”: protestanti, cattolici e laici) è stata una caratteristica fondamentale della vita del paese dal Dopoguerra a oggi: un cattolico nasceva in un ospedale cattolico, frequentava scuole cattoliche, leggeva quotidiani cattolici (de Volkskrant), ascoltava radio cattoliche (RKK) e votava partiti cattolici. Ancora oggi scuole, ospedali, media portano etichette cattoliche, protestanti o laiche a seconda delle loro origini. “In Olanda la presenza domenicale cattolica era la più alta d’Europa, al novanta per cento”, ha detto il reverendo Jan Stuyt di Nimega. “Adesso è al dieci per cento”. Nei giorni scorsi il governo olandese ha deciso di eliminare gli insegnanti di religione delle scuole elementari a causa dell’interruzione dei finanziamenti pubblici all’educazione confessionale. Delle settemila chiese esistenti in Olanda, quattromila figurano come monumenti, e le altre, sempre più disertate dai fedeli, cambiano destinazione d’uso. Ogni anno sessanta edifici di culto chiudono, oppure sono venduti o demoliti. Dal 1970 al 2008, 205 chiese cattoliche sono state demolite in Olanda e 148 convertite in librerie, ristoranti, palestre, appartamenti e moschee. Si calcola che delle restanti chiese, il venticinque per cento sia nelle mani di congregazioni con meno di cento fedeli. Sono anch’esse destinate a scomparire.

Le “chiese morte” possono essere acquistate anche su Internet, sui portaliwww.redres.nl e www.reliplan.nl. Il ministero della Cultura olandese ha persino stilato delle linee guida su come affrontare la conversione delle chiese in disuso o abbandonate. La moschea Fitih Camii di Amsterdam era una chiesa cattolica romana. In Olanda era chiamata “chiesa mausoleo”, perché nessuno ci andava più.
Non è soltanto l’ateismo olandese a essere particolarmente accentuato. E’ lo stesso cristianesimo ad avere una storia di radicalismo. Una parabola di decadenza simboleggiata dal teologo domenicano Edward Schillebeeckx che negli anni del Concilio Vaticano II divenne una star di risonanza globale, il campione della “nuova teologia” al passo con la cultura dominante e progressista, ma col tempo venne dimenticato. Nella stagione postconciliare fu un altro cardinale olandese, quel Bernard Jan Alfrink arcivescovo di Utrecht, creato cardinale da Giovanni XXIII, che partecipò ai lavori del Vaticano II come membro della presidenza, a pubblicare un nuovo catechismo portatore di profonde aperture sui temi dell’omosessualità, dell’aborto, degli anticoncezionali, del sacerdozio delle donne, del celibato dei preti. Lo scontro fra Alfrink e il cardinale Alfredo Ottaviani, capo del Sant’Uffizio, fece esplodere le contraddizioni del cristianesimo alle prove con l’ultra liberalismo olandese. Nel 1970, il Consiglio pastorale olandese si pronunciò a grande maggioranza per una dissociazione tra sacerdozio e celibato. La decisione a Roma fu presa come una sfida allo stesso Paolo VI che, due anni prima, aveva promulgato l’enciclica “Sacerdotalis coelibatus”, in cui ribadiva la disciplina tradizionale. Allora si parlò di una “Olanda scismatica”. Ma anche quella chiese è morta. Il loro idolo è Adriano VI, l’unico olandese salito alla cattedra di Pietro 460 anni fa che si era mostrato “olandese” già a quei tempi, privando la curia dei privilegi e inviando un delegato alla Dieta imperiale che doveva discutere le tesi di Lutero. Era noto come “Papa pacifico”.
Stando a un rapporto del quotidiano Trouw, un membro su sei del clero protestante olandese è oggi ateo o agnostico. Di questo “nuovo clero secolarizzato” è esponente di spicco il reverendo Klaas Hendrikse, che amministra il servizio domenicale nella chiesa di Gorinchem. Il religioso protestante sostiene che “non c’è vita dopo la morte” e che “Gesù non è resuscitato fisicamente”. Il professor Hijme Stoffels della VU University di Amsterdam ha scritto che l’Olanda oggi crede nel “qualcosismo”, un misto di cristianesimo progressista e agnosticismo postmoderno. E anche la chiesa cattolica si è affidata al sincretismo. A Nimega, nella chiesa dei frati agostiniani, la messa è presieduta congiuntamente da un protestante e da un cattolico, che a turno curano uno la liturgia della Parola e il sermone, l’altro la liturgia eucaristica. Il cattolico è un semplice laico, spesso una donna. Per la preghiera eucaristica, ai testi del messale si preferiscono i testi composti da gesuiti progressisti. Il pane e il vino sono condivisi da tutti. La chiamano “chiesa democratica”.

Quando nel 2007 Benedetto XVI annunciò il motu proprio, le chiese olandesi risposero con “Kerk en Ambt”, significa chiesa e ministero, una sorta di manuale per la via olandese al cristianesimo in cui forte è l’influenza proprio di Schillebeeckx, che negli anni Ottanta finì sotto l’esame della congregazione per la Dottrina della fede per tesi vicine a quelle ora confluite nell’opuscolo. Una sorta di “rito sostitutivo” in cui capita di frequente che alle ostie consacrate si aggiungano ostie non consacrate e si distribuiscano tutte assieme per la comunione. Alla “chiesa piramide” si deve rispondere con una “chiesa corpo” in cui il laicato è protagonista. Una visione diversa dell’eucaristia. “L’idea che la messa sia un ‘sacrificio’ è legata a un modello ‘verticale’, gerarchico, un sacerdote maschio e celibe, come prescritto da un’antiquata teoria della sessualità”, si legge nell’opuscolo.
In un paese con novecentomila immigrati arabi su sedici milioni di abitanti, e venti moschee nella sola Amsterdam, la Oude Kerk, la più antica chiesa della città, costruita nel 1309 e oggi attorniata dal Red Light District delle prostitute, serve per esposizioni e può essere affittata per cene di gala. Durante i giorni di Natale l’unico segno della festività sono i berretti da Babbo Natale indossati dalle prostitute. La Neuwe Kerk, la chiesa dove venivano incoronati i re d’Olanda, è invece un museo.
Nel registro del seminario di Haarlem, il numero di preti ordinati precipita alla fine degli anni Sessanta. Nel 1968, nemmeno uno. I religiosi hanno registrato un drastico calo. Il numero di frati e monaci è calato da 1.779 a 1.259. E il livello di sacerdoti è diminuito da 3.131 a 2.431. Il numero di seminaristi è crollato del 31 per cento dal 1996.

La chiesa di San Jacobus, una delle più grandi e antiche della città di Utrecht, culla del cattolicesimo olandese, dove però le parrocchie sono passate da 316 a 49, è stata appena trasformata in una residenza di lusso dagli architetti Zecc, un gruppo specializzato proprio nella conversione di chiese vuote in edifici pregiati in stile Bauhaus. Conosciuto anche come “WoonkerkXL” o “La Chiesa Residenziale XL”, questa inusuale casa è una delle rarissime chiese gotiche al mondo a essere stata riadattata a questo scopo, forse l’unica. Gli architetti hanno reinventato gli spazi della chiesa per creare una casa in cui fosse “piacevole vivere”. I banchi delle chiese olandesi vengono venduti in base alla dimensione. I più corti, quelli da 3,6 metri, vengono venduti a 40 euro, i più lunghi, da sei metri, a 60. Il curatore di musei d’arte Marc de Beyer è stato ingaggiato dall’amministrazione pubblica per gestire la svendita degli edifici religiosi. Lui è diventato “l’uomo che chiude le chiese”. E’ una tendenza che riguarda principalmente i cattolici, che vedranno sparire metà delle loro chiese nei prossimi anni. Solo la chiesa protestante perde 60 mila iscritti ogni anno. A questo ritmo, cesserà di esistere entro il 2050, secondo i funzionari ecclesiastici.

A Helmond, cittadina a sud di Bilthoven, un supermercato si è spostato all’interno di una chiesa sconsacrata. Una libreria è stata aperta in una chiesa dei domenicani a Maastricht, mentre due chiese di Utrecht e Amsterdam sono state trasformate in moschee. Nella chiesa di San Giuseppe alla fine di novembre ha aperto uno skate park, con rampe e ostacoli nella navata centrale, con un biglietto da quattro euro per trascorrere una giornata a pattinare tra figure sacre. A Santa Caterina, la chiesa di Doetinchem che sorge sulla piazza centrale della città dell’Olanda orientale, il pastore protestante Klaas Bakker ha offerto ospitalità alla cerimonia della “società del carnevale”. E’ stato issato un palo nella navata centrale di quello che fino alla riforma protestante è stato uno dei luoghi principali del cattolicesimo della regione. Poi è arrivata una ballerina di lap dance. “Catharinakerk” era stata gravemente danneggiata dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale. Originariamente era un edificio sacro cattolico, poi a partire dalla Riforma è passato ai protestanti nel 1591. Ad Amsterdam il complesso “De Liefde”, l’amore, che comprendeva un convento, una chiesa e una casa parrocchiale, ha fatto posto a degli appartamenti. Gran parte della popolazione olandese oggi è “Buitenkerkelijk”, senza chiesa. Anche in regioni cattoliche e operaie come il Limburgo i fedeli sono drasticamente calati. Scenari impressionanti per un paese dove, fino alla guerra, la vita individuale era dominata dal calvinismo e da un cattolicesimo tradizionalista. La domenica era sacra, non si poteva neppure rifare i letti o leggere il giornale. Alcuni esperti e commentatori da anni notano che, scomparsa dalla vita pubblica, la religione sta riaffiorando dentro alle case. Un libro, “De Toekomst van God” (il futuro di Dio), racconta il nuovo spirito religioso nelle corporation, nelle multinazionali, nelle grandi aziende dove, all’americana, sono sempre più numerose le sessioni mattutine di preghiera. Poi stanno fiorendo anche le “chiese di casa”, gruppi evangelici fai da te. Nel paese più scristianizzato d’Europa spicca anche la presenza in Parlamento del Partito Sgp, fondato nel 1918, che ha aperto all’adesione delle donne solo nel 2006, ma non alla loro candidatura ai vertici del partito. Il partito è portatore della più stretta visione calvinista della società ed esprime la rappresentanza della “fascia della Bibbia”, che dalla Zelanda attraversa il sud dell’Olanda fino all’Overijssel.

Anche i cattolici progressisti stanno scomparendo. Il celebre “Gruppo dell’8 maggio”, che prese il nome dalle proteste contro la visita in Olanda nel 1985 di Giovanni Paolo II, è stato chiuso nel 2003 per mancanza di membri. Se era cattolica il 42 per cento della popolazione olandese nel 1958, nel 2020 lo sarà meno del dieci per cento. Una rivoluzione culturale che esplose in tutta la sua evidenza proprio quando Giovanni Paolo II si recò in visita in Olanda. Le strade di Utrecht, capitale dei cattolici dei Paesi Bassi, erano vuote quando il Pontefice passò in auto. Karol Wojtyla venne contestato al grido di “Popie Jopie”, Papa Paoletto. Sventolava solo la bandiera vaticana. E a Den Bosch, durante la processione, arrivarono appena ottomila persone. In una strada di Utrecht, mentre passava il corteo del Papa, su un balconcino sono apparsi quattro domenicani, vestiti con il loro lungo abito bianco e nero, e con in mano tutti e quattro una grande fotografia di Leonardo Boff, il francescano padre della teologia della liberazione.
C’è chi fa risalire questa radicale secolarizzazione alla storia olandese. L’imperatore Carlo V tentò di arrestare la diffusione delle dottrine protestanti bruciando i libri di Lutero e istituendo l’Inquisizione nel 1522. Ma alla metà del secolo XVI il protestantesimo si era affermato nelle province settentrionali, mentre le province meridionali rimanevano prevalentemente cattoliche. La maggioranza degli olandesi abbracciò il calvinismo, che fu forza di aggregazione nel corso della lotta contro i dominatori spagnoli. La ribellione esplose nel 1568 e il conflitto si protrasse fino al 1648, quando la Spagna, con la pace di Vestfalia, rinunciò a qualsiasi pretesa sul paese. I Paesi Bassi divennero una nazione protestante. E il culto cattolico fu messo al bando. Niente più messe e niente più chiese. L’ostracismo nella patria della tolleranza durò tre secoli fin quasi alla fine del XIX secolo, quando le autorità olandesi fecero cadere ufficialmente il divieto.

Adesso è l’iconoclastia ateistica a disegnare i contorni del paesaggio olandese.Quando Wojtyla fece tappa in Olanda, a Utrecht un gruppo di giovani imbrigliò con corde metalliche la statua equestre di san Villibrordo, il patrono dei Paesi Bassi, per tirarla giù dal piedistallo. Segno dei tempi che verranno con i paramenti aboliti, le ostie sostituite con pezzi di galletta, l’altare ripudiato in favore d’un lungo tavolo e il resto delle chiese messe all’asta su eBay.
Quello che accade in questo minuscolo e popolatissimo angolo di Vecchio Continente, dove la secolarizzazione si è come compiuta fatalmente, può accadere altrove. Per dirla con il giornalista britannico Douglas Murray, “dove l’Olanda va, gli altri paesi europei seguono”.

Da IL FOGLIO del 29-06-13 

Illustrazione di Mario Barbieri

85 pensieri su “Olanda Infelix

  1. GIUSEPPE

    “mentre passava il corteo del Papa, su un balconcino sono apparsi quattro domenicani, vestiti con il loro lungo abito bianco e nero, e con in mano tutti e quattro una grande fotografia di Leonardo Boff, ” Purtroppo tutto già visto: San John Fischer mentre era rinchiuso nella torre di Londra, al “coinquilino” San Tommaso Moro disse : la cittadella cade tradita da difensori.

  2. Leggere tutto questo è agghiacciante…! Consapevolezza è la parola “fondamentale” in questo momento per tutti noi: consapevoli da dove veniamo, consapevoli di chi siamo e consapevoli di dove stiamo andando! Questa consapevolezza dovrebbe spingerci, e sottolineo dovrebbe, verso la responsabilità che ognuno di noi ha nel proprio piccolo, nel proprio mondo, nelle proprie famiglie… Non è più tempo di aspettare, muti e silenziosi che qualcuno strappi via dalle nostre case, dalle nostre famiglie e soprattutto dai nostri cuori la certezza che Dio esiste, che la nostra identità è di Figli di Dio e che il nostro stato è Liberi!

  3. lucia

    Abito in Olanda da due anni e devo ammettere che i dati sono veri. Io stessa (animuccia candida) sono entrata ad Haarlem in una chiesa (forse cattedrale perché era bella grossa) per guardare gli orari delle messe per trovarci invece un ascensore e le cassette delle lettere… O la festa della birra nella attuale cattedrale protestante di Groningen (ex cattedrale cattolica)
    É interessante per me provare a capire da dove viene tutto questo.
    Ho notato però che il signor Meotti ha il dente un po avvelenato con l’Olanda, sicuramente ci avrà vissuto per un po’. Io però vorrei dire che, nonostante non mi ci trovi proprio bene, non mi sembra tutto perduto. Io ho visto che ci sono dei cattolici veri, che seguono il papa e vivono la fede nella vita e forse questo potrebbe essere un punto da cui ripartire. Ve lo volevo dire perché non si butti via tutto. 😉

    1. @Lucia condivido.
      Nel campo c’è sempre grano buono mischiato alla zizzania… anche se alle volte sembra più la zizzania del grano e ci sono persone che conosco personalmente, che stanno spensendo la vita per l’evangelizzazione in Olanda (oramai “terra di missione”). Esiste un seminario molto “vivo” e pieno di giovani ed Harlem con un Rettore “formidabile”. Possono sembrare “gocce nel mare”, ma all’inizio gli Apostoli mi pare fossero pochini… 😉
      Si potrebbe dire “…si all’inizio!”, ma quando si arriva a certi livelli, si può solo pensare ad un “nuovo inizio”.

      Non condivido affatto poi la conclusione del redattore “dove l’Olanda va, gli altri paesi europei seguono”. Chi l’ha detto? Non mi pare poi che l’Olanda in particolare abbia mai avuto “effetti trainanti” così importanti.
      Che sia poi una realtà su cui prendere coscienza per chi abita lontano dai paese dei papaveri e dei mulini a vento (bellissimo paese per altro), questa è un’altra cosa.

  4. Mario

    Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero. (2 lettera a Timoteo, 4, 3-5)

  5. matteo

    L’avevo letto, lascia l’amari in bocca. Ma forse chi vorrebbe la repubblica del sesso ai giardini pubblici nel più totale nichilismo disperato, per poi concludere un’esistenza vuota con l’eutanasia, dico forse, sogghigna appagato…

  6. Luigina

    una mia amica monaca benedettina da 2 mesi è in Olanda, dove la sua comunità originaria (delle Marche) ha impiantato un nuovo monastero, appena fuori Amsterdam. Preghiamo perché questa iniziativa, insieme a tante altre del mondo cattolico, fruttifichi in questa zona di missione

  7. cinzia

    “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8)
    Davanti a questi resoconti io rimango senza parole e con tanta tristezza nel cuore. Non rimane che pregare….

        1. matteo

          Lo lessi a 12 anni. Gran libro, o meglio, all’epoca mi è piaciuto. Non ne farei una filosofia della storia però. E’ un bigino.

        2. vale

          era una battuta….
          più o meno come la versione da te riportata della notte di s. bartolomeo.
          mi ricorda un recentissimo titolo di repubblica sulla scuola data alle fiamme a roma “simbolo della lotta antidiscriminazione”.( senza contare le amenità del sindaco di roma e del governatore del lazio in merito, sorvolo…).
          poi si scopre che son solo stati 4 studenti bocciati…..
          ah, la cronaca. per non parlar di storia…..

          1. vale

            anzi, 3 bocciati e un pirla che costituitisi hanno ammesso che l’omofobia c’entra nulla…..

        3. Veramente Civiltà sepolte parla delle grandi scoperte archeologiche in genere (Pompei, Schliemann, Layard, Howard Carter e ill cenote di Chichen Itzà). E concordo pienamente col giudizio di Matteo: entusiasmante per dodicenni.

          1. …appunto un testo divulgativo per dodicenni dal quale ognuno può capire che le architetture non restano uguali in eterno e vanno scrostate da quello che le ha nascoste o trasformate, come una birreriea che anticamente era una chiesa per esempio, o viceversa…

  8. Genesi 18
    27 Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere… 28 Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne trovo quarantacinque». 29 Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». 30 Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». 31 Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». 32 Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola; forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». 33 Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

  9. Un po’ di Storia:

    “La notte di San Bartolomeo è il nome con il quale è passata alla storia la strage compiuta nella notte tra il 23 ed il 24 agosto 1572 dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti a Parigi in un clima di rivincita indotto dalla battaglia di Lepanto e dal crescente prestigio della Spagna. La vicenda è nota anche come Strage di san Bartolomeo o Massacro di san Bartolomeo.

    Il massacro ebbe luogo a partire dall’ordine di Carlo IX di uccidere sistematicamente i maggiori esponenti dei protestanti, fra i quali il capo militare e politico degli ugonotti, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, che sei giorni prima si erano radunati a Parigi, una città fortemente cattolica, in occasione delle nozze fra la sorella del re, Margherita di Valois e il protestante Enrico III di Borbone, re di Navarra e futuro re di Francia. Due giorni dopo l’attentato a Coligny gli organizzatori persero il controllo della situazione e, in un eccidio indiscriminato durato diverse settimane e destinato ad estendersi in altri centri urbani e in campagna provocò l’uccisione di un numero di persone compreso, secondo le stime moderne, fra 5.000 e 30.000. A nulla valse l’ordine, giunto dal re il 24 agosto, di cessare immediatamente gli omicidi: la strage proseguì, diventando – secondo una definizione diffusa – «il peggiore dei massacri religiosi del secolo» e macchiando il matrimonio reale con il nome di «nozze vermiglie».

    1. Bon, Alvise.. e anche fosse (stato…) esattamente così (leggi un po’ più sotto), cosa starebbe a significarci la tua lezione di storia… una voltatanto porta un pensiero a conclusione, invece di sputare sempre controvento (che lo sai poi dove finisce lo sputo…)

        1. Io non voglio significare nulla, visto che non ho tirato fuori io l’argomento… ti ho fatto una domanda, ma tu, come spesso fai, rispondi con un’altra domanda (senza senso tra l’altro…).
          Questo però una cosa sta a significare: con te è molto difficile fare un ragionamento di senso compiuto (ma non è una novità :-|)

            1. E insiti con le domande…

              Ho domandatoio a te con che razio hai commentato con un brano di “storia”.. che mi significa?

              Non mi rispondi? Perché dovrei io rispondere a te?

    1. Sara

      Alvise, se cominci ad elencare gli antichi luoghi di culto pagano divenuti chiese (ad maiorem Dei gloriam…), non finiresti più. Dunque, siccome si tratta di una delle tue solite provocazioni, finiamola subito!

  10. loredana

    Ave Maria! Sei apparsa nella città di Amsterdam come Signora di Tutti i Popoli! Dove ora sembra imperare il male, inevitabilmente nell’apparente sconfitta, ci consola la certezza del Trionfo del Bene. Provare a credere per credere. Grazie per aver pubblicato questo articolo.

  11. Luigina

    La strage di San Bartolomeo
    di Vittorio Messori

    [Da “Il Timone” n. 31, Marzo 2004]

    È un po’ noioso: ma non è colpa nostra se bisogna sempre ricominciare. Da oltre due secoli, ai cattolici e alla loro Chiesa vengono rinfacciati i misfatti che avrebbero commesso. Ed ogni generazione di credenti deve far fronte a queste accuse, vagliarle, discernere il vero dal false e stabilire — in verità e coscienza – se davvero occorre pentirsi. O se, invece, la ricostruzione oggettiva dei fatti porti a respingere simili, aggressive richieste di perdono o, almeno, a diminuire la responsabilità gettata sulle spalle dei cattolici del passato.

    Nella rubrica su Avvenire passai in rassegna alcuni di questi “luoghi comuni” per eccellenza (sono, infatti, sempre gli stessi: Galileo, le Crociate, l’Inquisizione, i Borgia, Pio IX e via salmodiando), consapevole che ogni nuova generazione deve informarsi e, dunque, dovevo vincere il fastidio di ripetere cose mule volte già dette, da innumerevoli autori. Se le solite accuse sono reiterate, cosi devono essere reiterate anche le repliche, a beneficio di coloro per i quali quelle invettive suonano come una novità. Come dicono i napoletani, «nessuno nasce imparato». Neanche i cattolici…

    Prima o poi, dunque, bisognava parlare (non l’ho ancora fatto né negli articoli né nei libri) della notte più tristemente celebre, quella tra il 23 e il 24 agosto 1572 quando la liturgia celebrava — e ancora celebra — la ricorrenza di san Bartolomeo e che vide scorrere un mare di sangue. Per i francesi è la Saint-Barthélemy ed è da sempre uno dei cavalli di battaglia della propaganda anticattolica. Come mi confermava un collega parigino, ancora oggi non c’è dibattito dalle sue parti dove alla fine qualcuno non dice, con aria di sfida: «Oui, d’accord, mais qu’en faites vous de la Saint-Barthélemy?», come la mettiamo con la strage di San Bartolomeo? Quella strage — orrenda, precisiamolo subito – è un’arma di battaglia sia per gli increduli che per i protestanti, visto che essi ne furono le vittime. A questo proposito, non ho dimenticato quanto mi disse — nell’unico incontro che, purtroppo, abbiamo avuto — Jean Dumont, lo studioso francese morto di recente che dedicô la sua vita a cercare di costruire, con oggettività e rigore, una “controstoria” cattolica che contrastasse il cumulo di diffamazioni, magari anche in buona fede, per mancanza di informazione corretta. Mi disse, dunque, Dumont (parlavamo giusto di un suo studio sulle guerre di religione in Francia, dopo Ia Riforma protestante): «Lavoro per stabilire la realtà del fatti — realtà che spesso è ben più favorevole alla Chiesa di Roma di quanto non credano i suoi stessi fedeli —, perché sono convinto che è un modo per far progredire !‘ecumenismo. Questo sarà più agevole, se permetteremo ai protestanti di rispettare di più i cattolici e il loro passato. Se mostreremo che non siamo quei “mostri” che spesso credono, il dialogo ne sarà grandemente avvantaggiato. Al contrario di quanto molti pensano oggi, accettare acriticamente le accuse, senza verifica e senza chiarire le circostanze che spieghino e magari giustifichino, danneggia il clima ecumenico».

    Parole d’oro: prego prenderne nota (non a caso le ho messe in corsivo), perché mostrano come l’impegno dell’“apologeta” sia nella linea del dialogo realistico e, dunque. autentico; mentre quella resa senza alcuna difesa che tanti cattolici praticano lascia l’interlocutore nei suoi pregiudizi e, così, lo rende più chiuso o, almeno, diffidente.

    È in questo spirito, dunque, che affronteremo quella strage famosa, entrata a far parte fissa del rosario del “misteri vergognosi” addebitati alla Chiesa.

    Innanzitutto, ricordiamo i fatti. Il 18 agosto del 1572 si celebrano a Parigi le nozze di Margherita, figlia di Caterina de’ Medici (la fiorentina vedova del re Enrico II e madre del regnante, Carlo IX) con Enrico di Borbone, re di Navarra. Questi è calvinista ed è destinato a succedere al trono di Francia: non a caso II papa, Gregorio XIII, si e opposto a quelle nozze ed è grande il malcontento nella Capitale, soprattutto tra i popolani. Pochi sanno che, al contrario di quanto si crede (vittime come siamo dello specchio deformante della Rivoluzione Francese) il popolo di Parigi è state tra i più fedeli all’ortodossia cattolica, mostrandosi impermeabile alle eresie che invece hanno trovato molti proseliti nel Midi e all’Est, verso l’Alsazia e la Lorena. Gli ugonotti non riuscirono neppure ad avere un luogo di culto nella grande città, che era una specie di isola cattolica in mezzo a un Regno che stava suddividendosi tra le due confessioni. Il fermento nel quartieri poveri è aumentato dal fatto che, per assistere alle nozze, giungono nella Capitale in pompa magna i membri dell’aristocrazia calvinista, accompagnati da minacciosi “bravi” e manifestamente sprezzanti verso quelle che considerano le “superstizioni papiste”. Tra l’altro, i cattivi raccolti hanno provocato un forte rialzo del prezzo del pane, creando un malcontento che è esasperato dalla calura, con una siccità che dura da mesi e che ha lasciato Parigi quasi all’asciutto.

    Caterina, amante degli intrighi politici e del potere, e molto inquieta perché il figlio, il re, è sfuggito al suo controllo politico e sembra sempre più influenzato dal capo del partito ugonotto, Gaspard, conosciuto come ammiraglio di Coligny. Questi sta quasi per convincere Carlo IX a dichiarare guerra alla Spagna, impegnata contro i protestanti nella guerra del Paesi Bassi. Sia subito chiaro: la figlia di Lorenzo de’ Medici non ha alcuna preoccupazione religiosa, della teologia è disinteressata a tal punto che, nei suoi lunghi e continui maneggi, ha oscillato periodicamente tra cattolici e riformati, tra fedeltà all’Impero e all’Inghilterra anglicana. Se detesta il Coligny è perché il suo orgoglio è ferito: nessuno, tranne lei, deve avere influenza sul figlio. Capo del “partito ugonotto” è quell’ammiraglio, capo del “partito cattolico” (ma anche qui la differenza è politica ben più che religiosa) è il duca di Guisa. Tutta questa potente famiglia nobiliare è da sempre nemica di Coligny, tanto da avere progettato di ucciderlo. Un proposito del quale Caterina pensa di approfittare. In effetti, quattro giorni dopo le nozze, un sicario, l’avventuriero Maraudel, spara un colpo di archibugio contro l’ammiraglio e fugge, non accorgendosi che la vittima e soltanto ferita e in modo non grave.

    Il clamore e enorme. Gli aristocratici protestanti, ancora in città, vanno in giro minacciosi con i loro armati e arrivano al punto di dichiarare pubblicamente che se il re non farà giustizia per quell’attentato, ci penseranno loro. Si vendicheranno cominciando da Catenina e dai duchi di Guisa, per passare poi al clero: minaccia da non sottovalutare visto che gli ugonotti hanno già fatto strage in Francia, negli anni passati, di centinaia di ecclesiastici. Qualcuno, tra quei nobili passati al calvinismo (e, spesso, segnati dall’estremismo dei convertiti e del settari) fa girare la voce che è il momento di liberarsi dello stesSo Carlo IX e di mettere sul trono un altro re, magari il giovane sposo protestante, Enrico ne di Navarra.

    Caterina — che aveva progettato di uccidere soltanto il Coligny — si vede in grave pericolo, anche perché il figlio ha ordinato un’inchiesta severa e imparziale ed é certa che sarà scoperta come mandante. E sa che i suoi nemici chiederanno per lei il patibolo. Così, con l‘appoggio di alcuni membri della Corte e, soprattutto, della famiglia Guisa, improvvisa un piano disperato per salvarsi: convincere il figlio che il trono è in pericolo, che gli ugonotti complottano, che la difesa della Francia esige che si preceda l’insurrezione, eliminando i capi. Una sorta di hitleriana “notte dei lunghi coltelli” in anticipo di quasi quattro secoli. In un drammatico colloquio Carlo IX, che non ne vuol sapere, è alla fine convinto che il pencolo è gravissimo e imminente e che bisogna agire subito. Molti storici pensano che Caterina non esagerasse, che davvero la rivolta stesse per cominciare. In ogni caso, il re dà l’ordine di chiudere le porte della città e di sopprimere gli esponenti ugonotti più in vista, a cominciare dal Coligny, a letto per la ferita. La disposizione di uccidere è limitata a una lista stilata in fretta, ma la situazione sfugge subito al controllo. Il popolo ne approfitta per sfogare il suo rancore contro l’alterigia ugonotta, procedendo a una strage dove sono uccisi anche alcuni cattolici. In effetti, ai plebei eccitati si sono subito uniti i soliti delinquenti, sadici, profittatori che non mancano mai in questi casi e molto spesso le vittime cadono per vendette private. Non ci sono cifre precise dei morti ma la stima che raccoglie i maggiori consensi parla di duemila vittime. Il re ha spedito messaggeri nelle province perché imprigionino i capi dei calvinisti ma li proteggano dagli assassini. Ma, malgrado gli ordini — anche perché questi spesso giungono quando è ormai tardi — il popolo approfitta delle voci che arrivano da Parigi per procedere alla vendetta per le stragi, i saccheggi, le distruzioni di chiese operate dagli eretici. Qualcuno ha osservato che se la ferocia, più che nella Capitale, fu maggiore in provincia è perché qui la gente aveva esperienza quotidiana di chi fossero gli ugonotti, che a Parigi non esistevano. Cosi, ai morti della Capitale si aggiungono gli altri, ancor più numerosi, delle province. C’e chi parla di ventimila morti, ma ora, dopo lunghi studi, molti si dicono certi che, in tutta Ia Francia, non si andò oltre i 5.000. Anche cosi, una vera, terribile strage.

    Mentre il massacro è ancora in corso, Carlo IX e Ia madre inviano un messo urgente a Roma, dal Papa. Secondo le istruzioni ricevute dal re l’uomo, un aristocratico autorevole, annuncia (solo verbalmente) quella che presenta come una splendida notizia, un segno della Provvidenza divina. L’ammiraglio di Coligny e gli altri Capi protestanti, dice, avevano organizzato un terribile colpo di stato: il re, la famiglia reale, i ministri, il cardinale e i vescovi stessi dovevano essere uccisi per fare della Francia un Paese protestante e muovere guerra alla Spagna e poi al pontefice stesso. Ma Sua Maestà era venuto a conoscenza del complotto e, proprio la notte stessa in cui doveva avere luogo, li aveva preceduti, facendo cadere su di loro quanto progettavano ai suoi danni. Lo stesso nunzio a Parigi invia un dispaccio in cui si dice che il fermento dell’ammiraglio aveva a tal punto esasperato i capi degli ugonotti che si attendeva di ora in ora una loro reazione violenta. «Presentata cosi la cosa» ha osservato uno storico «le dimostrazioni di compiacimento di Gregorio XIII appaiono cosa normale e dovuta come le felicitazioni pubbliche che si scambiano i capi di stato di oggi quando qualcuno di loro sfugge a un attentato o a un atto di terrorismo». In effetti, il Papa prese quelle iniziative che vengono ancora oggi ricordate come scandalose: il canto del Te Deum, un’allocuzione al Concistoro per rallegrarsi dello scampato pericolo del Re cattolico e — cosa giudicata ancor più intollerabile — il conio di una moneta commemorativa.

    Dunque, non per forzatura “apologetica” ma per la forza del fatti (ormai accertati al di là di ogni dubbio), risulta chiaro che la strage è cosa tutta politica, presa all’interno della Corte, senza alcun coinvolgimento della Chiesa che, anzi, fu colta di sorpresa. Nessun ecclesiastico ebbe un qualche ruolo nella vicenda. Nessun prete partecipô alla riunione notturna in cui tutto fu deciso. Una decisione che fu imprevista e non premeditata, dovuta al fallimento dell’attentato a Coligny. Se questi fosse morto, ci si sarebbe fermati lì. Se l’azione degenerô in una strage che andava ben al di là del progetto, lo si deve all’eccitazione del popolo, sfuggito a ogni controllo. Casi simili, durante le guerre di religione, si verificarono sia da parte cattolica che protestante. Si tenga presente che la Saint-Barthélemy aveva avuto molti, terribili precedenti per mano ugonotta: come les Michelades (dette cosi perché avvenute durante le feste per san Michele) di pochi anni prima, nel 1567 e 1569, a Nimes, quando i protestanti chiusero di sorpresa le porte della città, massacrarono tra l’una volta e l’altra 500 cattolici, devastarono tutte le chiese, bruciarono in un grande rogo quadri, archivi, arredi liturgici. E tutto questo (come molte altre stragi di cui furono responsabili) a freddo, per odio verso il “papismo”, non nell’eccitazione frenetica della Saint-Barthélemy.

    Per finire, ecco un commento di Ludwig von Pastor, il grande storico del papato, come sempre informato e, dunque, pacato a proposito sia dell’esplosione di violenza popolare che della reazione papale: «Si deve tenere presente quale pencolo minacciasse tutti i cattolici, dal semplice fedele sino al papa, da parte degli ugonotti. Dopo i turchi, la Chiesa non aveva nemici più sinistri e sanguinari del calvinisti. Ciascuno in Roma conosceva le crudeltà che da anni essi avevano compiuto in Francia e nel Paesi Bassi, e non appena avevano in mano il potere spogliavano sistematicamente i cattolici, saccheggiavano e incendiavano le magnifiche cattedrali, profanavano le tombe degli ecclesiastici, pestavano sotto i piedi le ostie consacrate o le gettavano per nutrimento ai cavalli, violavano le monache e uccidevano preti e religiosi. Quegli strazi, che solo una crudeltà bestiale poteva immaginare, venivano compiuti con i cattolici solo perché volevano restare fedeli alla loro fede: sepolti vivi, cotti nell’olio bollente, lingue strappate, sventrati e ancora cose più orrende. Erano giunte in Roma notizie di cacce che venivano compiute, per esempio nel Béame, contro sacerdoti, quasi fossero fiere, come pure del precipizio presso Saint Séver in cui i calvinisti avevano gettato 200 preti. Una fine di questa furia non poteva prevedersi. Proprio nell’agosto della strage giunse in Roma la notizia del lento supplizio dei martiri di Gorkum. Se avessero trionfato Coligny e i suoi compagni, sarebbe finita con la fede cattolica in Francia e nei Paesi Bassi e migliaia di preti sarebbero stati minacciati di morte sicura. Ma una Francia protestante, di questo si era persuasi, avrebbe attaccato anche l’Italia, in particolare lo Stato Pontifico. Lutero nel suo scritto Contro il papato fondato in Roma dal diavolo aveva esortato ad attaccare con le armi il papa e “l’intero cancro della Sodoma Roma” e di “lavarsi le mani nel loro sangue”. Il teologo di Jena, Metto Judex, aveva raccomandato una spedizione contro Roma per l’estirpazione del papato. Nessun dubbio che anche i calvinisti di Francia fossero pronti a prendere parte a una tale impresa. «Noi tutti» proclamava Orange nel 1569 «combattiamo contro il demonio, ossia contro l’Anticristo romano». Dunque, ne conclude von Pastor, «se si tiene conto di queste circostanze e dell’opinione dominante in quei tempi sulla necessita e la legalità della distruzione degli eretici, appariranno spiegabili le soddisfazioni del Papa e della curia, che oggi tanto ci colpiscono, per l’improvviso cambiamento avvenuto in Francia a favore della Chiesa».

    Certo, terribili furono le guerre di religione in Europa e finirono, tra l’altro, per aprire la strada al sincretismo, al deismo, all’agnosticismo se non all’ateismo degli illuministi, stanchi di stragi che si richiamavano alla fede. Ma terribili furono entrambi i contendenti, non certo uno solo. E su tutto, poi, aleggia una domanda che pochi sembrano ormai porsi e che, invece, è essenziale: chi aveva cominciato? chi aveva iniziato a istigare all’odio?.

    © Il Timone

    1. matteo

      Mi sembra vergognoso. Anche se di per sè la polizia ha il diritto di perquisire chiunque, mi sembra evidente l’assenza di pericoli o minacce. E’ un’intimidazione mafiosa. Eppure nessuno dice niente. Libertè egalitè humiditè… della galera.

    2. Lalla

      Patetici! L’immagine del poliziotto che inconsapevolmente sventola ancora una volta dietro di sé la bandierina azzurra sequestrata con sprezzo del pericolo alla pericolosa famiglia di sovversivi, poi…
      Ho visto senza l’audio e non ne ho sentito il tono di voce, ma mi è parso di scorgere un qualche imbarazzo da parte della poliziotta almeno…

  12. vale

    no. non è inammissibile. è solo una constatazione.
    se vuoi anche del fatto che anche in europa non ci sia più nulla che tiene unite diverse parti di nazione su basi comuni.e che , pertanto, si arriverà ad una frammentazione di quelli che a tutt’oggi sono considerati stati. ritorneranno ad essere staterelli. al massimo. magari sarà un bene…..

  13. Giusi

    Nelle apparizioni di Amsterdam (riconosciute dal vescovo locale) la Madonna disse: “L’Olanda si avvicina a un precipizio, è sull’orlo della rovina…..” e della Francia: ” Francia sarai distrutta nella tua fede”… Preghiamo con la preghiera che la Madonna ha dettato alla veggente:

    Signore Gesù Cristo, Figlio del Padre, manda ora il tuo Spirito sulla terra. Fa abitare lo Spirito Santo nel cuore di tutti i popoli affinchè siano preservati dalla corruzione, dalle calamità e dalla guerra. Che la Signora di Tutti i popoli che una volta era Maria sia la nostra Avvocata. Amen

    La Madonna ci salverà. Ha detto: “La Signora di tutti i popoli verrà su tutto il mondo e ritornerà anche nelle nazioni che l’avevano respinta. Si ergerà di fronte alla Croce sul globo terrestre, attorniata dal gregge di Cristo. Così io voglio e così sarà”.

    Pertanto: cosa abbiamo da temere?

    http://www.stellamatutina.eu/wp/blog/olanda-amsterdam/

  14. …appunto, tutti i giorni vi lagnate e dite male di qualche nazione cattiva e di altre genti e poi alla fine la conclusione: ma tanto noi ci abbiamo la preghiera, la fede, la speranza, la luce, la Signora di tutti i popoli eccetra….

      1. La nostra parte non è “lagnarci e dire male tutti i giorni di qualche nazione cattiva” (e qui rispondo anche ad Alvise), se così fosse (o se così è…) hai ragione Alvise, ma nostra parte e vegliare su ciò che accade, essere “svegli” (evangelicamente inteso) e dolerci per le Nazioni i Popoli, come anche i singoli, che abbandonano Dio (soprattutto allorquando lo avevano conosciuto…), dolercene per loro, più che per noi, perché senza Dio, non v’è né Gioia, né Speranza, né possibilità di (vero) Progresso, né Dignità per l’Uomo.

        Poi a te Alvise piace vedere noi “cattivi” (non che non lo siamo…) perché giudichiamo cattivi gli altri tutti e rigettare così ogni qualunque parola detta: bella, brutta, buone, cattiva, vera, non vera che sia… è più semplice, meno impegnativo e assolve la tua coscienza.

        1. Giusi

          Sono stata sintetica. Volevo dire che non possiamo solo pregare, dobbiamo anche agire, contrastare, evangelizzare etc.

          1. Claro che si!… Il commento nella “versione estesa” era appunto a favore di Alvise 😉
            (… e sempre per accumular i famosi punti ;-))

  15. …veramente dice: “così voglio e così sarà”….

    …il discorso del blog, volevo dire, sono cose che sono sempre successe e sempre succederanno che il tempo cambia e cancella “la dove prima c’era il verde ora c’è una città” eccetra, e sempre, nei tempi,e ovunque ci sono state non accettazioni reciproche, (meno in Olanda che altrove mi sembra di ricordare)…

    Ma Messori non è quel grande storico che ha accertato la verità della “gamba ricresciuta”?

    1. Giusi

      Guarda che non l’ha accertato Messori. Il miracolo di Calanda è un miracolo conclamato. Ma tu l’hai letto quel libro? Hai letto tutte le testimonianze concordanti? Gli atti notarili? Sai che anche un re rese omaggio al miracolato?

      1. PACCHIANATE… (!!) Alvise è un “uomo di mondo”.

        Temo faticherebbe a riconoscerlo il miracolo anche se la gamba fosse sua! 😀

  16. .Bariom:
    ..chi girasse per il mondo troverebbe dappertutto antichi luoghi di culto che non lo sono più o lo sono ora di altre religioni o non esistono più di nessuna religione (troverebbe qualche rovina, forse, sotto lo srtrato delle nuove costruzioni)…

    Quanto al discorso (del post di oggi) su “l’ostracismo nella casa della tolleranza” olandese avevo introdotto il discorso sulle guerre di religione in europa (con la minuscola)almeno per generalizzare (revoca dell’Editto di Nantes eccetra)…

    La mia coscienza è piena di rimorsi, specialmente per quello che non ho fatto e che avrei potuto fare per gli altri.

    Bisogna che riesca a essere meglio.

    1. Caro Alvise ti ringrazio per aver esteso un po’ più ampiamente il tuo pensiero (magari mi ci applico ;-)), ma fai sudar sette camice – o forse sono io solo (tardo) che da una frase non riesco a estrapolare il tuo pensiero…

      Quanto ai tuoi rimorsi la mia non era certo la richiesta e che li esternassi, ma apprezzo molto che tu l’abbia fatto… non credo la cosa ti consoli, ma sappi i tuoi rimorsi sono anche i miei (più qualche altro ;-)).

      Come tu dici “bisogna che riesca a essere meglio”, altrimenti i rimorsi sono solo come pietra al collo… tanto varrebbe non averli.

  17. paulette

    Per non parlare delle chiese dove si fa il moto cross, Penso alle mie amiche ad Amsterdam le quali con perseveranza recitano il rosario con alcuni fedeli in Chiesa prima di ogni Messa. Le infermiere che preferiscono lavorare privatamente per seguire la propria coscienza. Penso a me stessa cresciuta lì, non credente. Oggi prego e vivo nella speranza che quello che è capitato a me può capitare ad altri. ” Dove abbonda il peccato abbonda la grazia” Grazie di cuore per le vostre preghiere per il mio paese che non riesco a non amare. Lì ho ricevuto la vita, qui la fede.

  18. Lucia:
    “Io però vorrei dire che, nonostante non mi ci trovi proprio bene, non mi sembra tutto perduto. Io ho visto che ci sono dei cattolici veri, che seguono il papa e vivono la fede nella vita e forse questo potrebbe essere un punto da cui ripartire.”

    Non ti sembra tutto perduto perché ci sono dei cattolici veri?

    Ma se non ti ci trovi proprio bene, perché non ritorni nella terra del Papa Francesco?

    1. lucia

      Caro Alvise,
      innanzitutto tornare in Italia é molto in alto nella lista dei miei desideri (non perché c’è il papa ma perché è casa mia e non ci posso fare niente) ma ancora per un po’ invece me ne starò all’estero per permettere a mio marito di continuare con la carriera accademica. In Italia al momento non è proprio facile.
      Seconda cosa: che non mi sembra tutto perduto lo dicevo perché nel post mi sembrava che si dicesse che anche i pochi cattolici che ci sono non sono un granché (non seguono il papa e robe varie) mentre invece io ho visto che non è così.

      Tra l’altro stavo quasi per concordare con te sulla tendenza di alcuni commenti di lagnarsi dei “paesi cattivi”. Capisco la questione di informarsi su quello che succede ma secondo me la cosa è utile quando non si ferma alla lamentela ma ci si fa porre anche delle domande. Su se stessi. Che è da quelle che magari si può cominciare cambiare ciò che non piace.. no?

      1. Lucia:
        …cambiare con se stessi è una cosa così impegnativa che ognuno bisogna che lo faccia da sé (salvum tamen auxilium dei). Per quanto riguarda il paese dove uno sta credo che la meglio sia cercare di entusismarsi anche della vita di quel paese e dei suoi abitanti (salva tamen la fede che uno ha e la frequentazione degli altri fedeli di quella fede).
        Buon proseguimento!

        1. lucia

          Cercare di entusiasmarsi mi sembra un po macchinoso e in genere riesco poco…sarà che una meteoropatica in Olanda non ha vita facile!
          Ho le idee un po confuse su questo al momento. Vi faró sapere se scopro qualcosa

      1. C’è poco da meravigliarsi (purtroppo)… è la Babele delle lingue (o dei significati…)!
        Solo che qui non è quella imposta da Dio, ma quella che gli uomini creano da soli. La radice del “male” però è la stessa 😐

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