Gli aforismi di Paolo

di Paolo Pugni

Lo so. È come per una raccolta di racconti, che quando la presenti ad un editore ti dice subito che uno se la deve meritare. Che vuol dire scordati che le pubblichi se non hai vinto un Pulizer, un Nobel o almeno due Strega, un Bancarella e una manciata di premi minori, o hai già venduto più di 1 milione di copie. O ti chiami Costanza.

Ecco: l’aforismario è così. Un premio all’autore. Un dono, una concessione.

Per questo so di osare: due volte. La prima nel proporre questo post alla redazione. La seconda nel esporla alla vostra attenzione. Ma c’è che il post sul mondo delle sei parole mi ha fatto venire l’acquolina in bocca.

E quindi ho dato fondo alle mie raccolte e tirato fuori una serie di frasi alla Ennio Flaiano o alla Marcello Marchesi.  Beh diciamo delle timide imitazioni. Che vogliono provocare: questo è un aforisma secondo me. Una frase tagliente, anche cattiva, che sveglia. Come un pugno in faccia. Tramortisce, pretende, aggredisce. Perché vuole stringere la coscienza per il collo e scuoterla e rimuovere le incrostazioni. E così liberare il pensiero. Non si deve per forza essere d’accordo con un aforisma. Non è il suo scopo quello di accendere l’adesione, ma la mente sì. E scatenare la risposta.

Le aspetto.

Ecco l’aforisPaolo (ecco questo sognavo di farlo da sempre…. traformare così un aforisMario)

Noto una sempre maggiore tentazione ad elevare la propria esperienza di vita a standard abituale e a metro di giudizio: se io faccio così e così che si DEVE fare, se io non faccio così allora è solo una utopia irrealizzabile….

Più conosci, anche su FB, una persona più sei posto di fronte ad una scelta:

– gli vuoi bene così com’è, magari molto distante da ciò che vorresti

– ti vuoi bene e non sopporti questa persona che non è e non pensa come vorresti

Maturità: età in cui si amano sintesi, precisione e punteggiatura. Sono l’umiltà, il rispetto e la sobrietà del ragionamento. Quindi ricchezza.

Morta l’ironia. Era così sottile che non l’hanno colta e l’hanno calpestata. Peggio: scambiata per altro.

Bisogna stare molto attenti alle parole, specie alle frasi fatte, che contengono molta verità, ma anche quella menzogna che ribalta tutto.

Perché un’anima allenata riconosce, per riduzione, il senso vero. Ma è sempre e facilmente possibile essere travolti dalla malignità nascosta tra le pieghe.

Cerchiamo quindi di verificare bene ciò che pubblichiamo, perché potremmo essere un giorno doverne rendere conto.

Ci sono momenti in cui, grazie a una frase, uno sguardo, un suono, riesci a chinarti e guardare dentro di te senza fretta, senza difese, senza vergogna. E scopri un abisso dal quale vorresti ritrarti con grande rapidità, stordito dalla violenza e fragilità che vi trovi. E solo un attimo, perché torni a fissare quel buio per riuscire a guardare la vita di nuovo sereno, sì, ma consapevole.

Molti si scagliano contro consumismo e tv ritenendoli causa dell’egoismo gaudente che caratterizza la nostra società. Pochi però tracciano la retta che da queste cause prossime risale fino alla causa prima: l’illusione che l’uomo possa essere artefice di se stesso, essere origine e padrone del bene e del male. In breve: fare a meno di Dio.

Tra i maggiori ostacoli alla comprensione perfetta della realtà, c’è la nostra vita intrisa di dolori ed errori. Questi imbavagliano la ragione, accecano la logica, assordano la coscienza poiché pretendono non già un giudizio misericodioso, quanto l’assoluzione per assenza di reato.

La superba pretesa prometeica di erigersi giudici del bene e del male ha condotto, per inevitabili conseguenze, all’arrogante affermazione del diritto alle proprie piccole passioni, senza avere più neppure il coraggio di chiamarle con il loro vero nome: vizi.

Il ruggito satanico “non serviam” è diventato il grugnito fangoso “famme fa!”

La scelta della libertà a tutti i costi “uno ha il diritto di fare quello che vuole” implica senza possibilità di scampo l’egoismo violento contro gli altri. E l’impossibilità di condannarlo.

Se l’uomo è misura del bene e del male, tutto è lecito e nessuno può condannare le violenze altrui, che non sono altro che creatività personale.

Le diete? Il codice della strada? Il canone rai? Per me stesso approccio di molti verso la religione: sono credente, ma non praticante.

La libertà totale è l’altro modo con il quale chiamiamo l’egoismo senza limitazioni. La prima allena il secondo e gli regala una prateria senza confini dove scorazzare calpestando gli altri.

Se la libertà è il fine ultimo dell’uomo, siamo condannati da essa all’egoismo e all’odio.

Un proposito che non sia fermo, ma trascinato nel tempo, è inganno diabolico: placa l’emotività mentre inganna, e deride, la volontà

La nuova frontiera del web: cita  e giudicherò chi sei (con annessa sentenza)

Quando l’immaturità si mescola a talento e vanità spesso ne viene fuori una presunzione incatenata: da un lato è imprigionata dall’arroganza, dall’altro è manipolata da coloro che impongono scelte “per il tuo bene”.

Amare  belli, buoni e bravi è semplicissimo. Amara i brutti non è poi così complesso. Amare coloro che noi consideriamo idioti è una sfida che richiede molta volontà e ancor di più grazia.

La coerenza è porta maliziosa: può condurre alla saggezza ma è anche spalancata sulla superba follia.

Il faccia a faccia tra uomo e Dio non è l’innalzarsi superbo dell’uomo che sfida il Creatore. E’ la delicatezza di Dio che scende ad abbracciare ogni suo figlio, uno ad uno.

Le donne sono generose, per questo non capiscono i confini.

Buona parte della comunicazione femminile è meta-linguista: le parole non sono il senso, ma un pretesto, una materia grezza che sostiene, ed indica, altro. Spesso tutt’altro.

La gioia vera non ha coordinate spazio-temporali: è indipendente da esse, ma è legata ad una relazione.

In questi giorni mi stanno irritando profondamente due atteggiamenti: “lo stato/il comune non incentiva” e la lamentazione onninquinante e diffusiva. Il primo è bambocciolatrica paternalistica, il secondo bamboccioneria paternolatrica.

Sognare è lecito, obbligare il mondo a tradurre il tuo sogno in realtà è presuntuosa violenza

La totale perdita del sano senso di colpa ha fatto sì che la nostra vita manipoli costantemente la nostra scala di valori e il nostro pensiero.

32 pensieri su “Gli aforismi di Paolo

  1. Angelina

    Ne scelgo uno.
    Ci sono momenti in cui, grazie a una frase, uno sguardo, un suono, riesci a chinarti e guardare dentro di te senza fretta, senza difese, senza vergogna.

  2. Ammazza quanta carne al fuoco!

    Credo che lo spirito del post sia quello di suscitare discussione. Allora ne scelgo uno anch’io

    “Maturità: età in cui si amano sintesi, precisione e punteggiatura. Sono l’umiltà, il rispetto e la sobrietà del ragionamento. Quindi ricchezza.”

    Dalle due una:
    1) non è proprio detto che l’età matura porti con sé ricchezza, dipende come sono state vissute le altre fasi della vita, chi ha coltivato virtù, le avrà in abbondanza in età matura, chi ha lasciato crescere i vizi si trova peggio di prima. In un’apoca poi che tutto ciò che è nuovo viene esaltato in quanto nuovo, ci sono i vecchi che scimmiottano i ragazzi. E non esiste spettacolo più triste.
    2) ci sono persone che invecchiano e non raggiungono mai la maturità

  3. Diciamo che spesso risultano cerebrali, ma quando sono scevri da contaminazioni razionali (è la difficoltà dell’aforisma) sono al livello dei grande Flaiano… due su tutti?
    “Morta l’ironia. Era così sottile che non l’hanno colta e l’hanno calpestata. Peggio: scambiata per altro”.
    “Le donne sono generose, per questo non capiscono i confini”.

      1. E’ un dovere che mi sono imposto. I bei libri vanno sostenuti e divulgati. Senza pregiudizi, ma per amore dell’Uomo e della letteratura.
        Stefano

  4. Mario G.

    Caro Paolo, mi spieghi il significato di questa frase: Le donne sono generose, per questo non capiscono i confini.?

    Grazie

    1. poiché la donna è generosa donazione, ed è una donazione senza fine, di tutta se stessa, fa fatica a capire che ci sono dei limiti che non è bene superare e che invece l’uomo, che è cacciatore e competitivo, ha benissimo presente. Non capire che c’è un confine vuol dire ad esempio parlare sempre senza sosta… ritornare sulle cose già dette… la lista dei rimpianti o delle rivendicazioni….

  5. Questo mi piace molto, e per il contenuto e per l’efficace uso del chiasmo:

    «In questi giorni mi stanno irritando profondamente due atteggiamenti: “lo stato/il comune non incentiva” e la lamentazione onninquinante e diffusiva. Il primo è bambocciolatria paternalistica, il secondo bamboccioneria paternolatrica».

  6. Un proposito che non sia fermo, ma trascinato nel tempo, è inganno diabolico: placa l’emotività mentre inganna, e deride, la volontà.

    Fantastico… 🙂

  7. Erika

    Mi piace moltissimo:

    1)La coerenza è porta maliziosa: può condurre alla saggezza ma è anche spalancata sulla superba follia.
    2)Amare belli, buoni e bravi è semplicissimo. Amara i brutti non è poi così complesso. Amare coloro che noi consideriamo idioti è una sfida che richiede molta volontà e ancor di più grazia.

    Non condivido:

    1)Le donne sono generose, per questo non capiscono i confini.

    Semplicemente, non mi sembra vero.

    2) In questi giorni mi stanno irritando profondamente due atteggiamenti: “lo stato/il comune non incentiva” e la lamentazione onninquinante e diffusiva. Il primo è bambocciolatrica paternalistica, il secondo bamboccioneria paternolatrica.

    A me sembra che oggi anche la DOVEROSA rivendicazione di diritti sia considerata “lamentazione onninquinante”.
    Es. Se accetto un lavoro sottopagato senza lamentarmi, apparentemente sono una persona di buona volontà, in realtà sto contribuendo a ledere i diritti di tutti quelli che mi seguiranno.

    Comunque, grazie Paolo: mi piace questo pensiero in sintesi.

  8. 61Angeloextralarge

    Paolo: smack! 😀
    Mi colpiscono molto questi tuoi aforismi , al punto che ti chiedo se posso sgraffignartene un po’ per gli aforismi della mia rubrica.

    In particolare mi soffermo su questi:
    – Sognare è lecito, obbligare il mondo a tradurre il tuo sogno in realtà è presuntuosa violenza.
    – Il faccia a faccia tra uomo e Dio non è l’innalzarsi superbo dell’uomo che sfida il Creatore. È la delicatezza di Dio che scende ad abbracciare ogni suo figlio, uno ad uno.
    -Se la libertà è il fine ultimo dell’uomo, siamo condannati da essa all’egoismo e all’odio.
    – La libertà totale è l’altro modo con il quale chiamiamo l’egoismo senza limitazioni. La prima allena il secondo e gli regala una prateria senza confini dove scorazzare calpestando gli altri.
    -La scelta della libertà a tutti i costi “uno ha il diritto di fare quello che vuole” implica senza possibilità di scampo l’egoismo violento contro gli altri. E l’impossibilità di condannarlo.
    – Il ruggito satanico “non serviam” è diventato il grugnito fangoso “famme fa!”

  9. “Sognare è lecito, obbligare il mondo a tradurre il tuo sogno in realtà è presuntuosa violenza”
    …il cattolico, certo, non può obbligare(come ha anche fatto, uguale a altri sognatori convinti), ma con chi è debole “ce prova”.

    1. Filippo Maria

      Sta tranquillo Alvise… ormai sono tutti “forti” come te! Anche se più di una volta mi è venuto da pensare che qualche cattolico ti punti quotidianamente una pistola alla tempia obbligandoti a seguire in maniera così presente e disinteressata questo blog… 🙂

    1. Mario G.

      Neppure a te manca: molti tuoi interventi sono interessanti oltre che provocatori… 😀

    2. 61Angeloextralarge

      Alvise Maria: “qui da voi”? Ancora sta solfa del “voi”? E daje! Manco fossimo caproni ottusi, anzi clonati. Vu le vu piantarla sa sta storia?

  10. “La totale perdita del sano senso di colpa ha fatto sì che la nostra vita manipoli costantemente la nostra scala di valori e il nostro pensiero.”

    Il senso di colpa non è mai sano, sano invece è capire non di essere in colpa, ma di avere torto, o di avere agito male.

  11. chiara

    per Filosofiazzero: io giorni fa avevo chiesto notizie da Lei riguardo la sua passata esperienza di letture.

    Mi rendo conto che sono “straniera” del blog, non sono molto partecipativa.
    Sono foresta, come si dice dalle mie parti. E non ci conosciamo.

    Però domandare è lecito.

    Rispondere….è cortese concessione.

    Ha mai letto Delitto e Castigo?

    O riletto di recente, che ne so, anche degli estratti…
    o quella parte dei Fratelli Karamazov che ho visto citare spesso dai preti (anche quelli che non si intendono di letteratura russa) e sbagliano con mirabolante sicurezza (e dicono che non sbagliano) le pronunce degli autori.
    Dicevo “Il Grande Inquisitore”.

    Curiosità mia.

    Grazie se ha letto.

    Attendo.

    1. Chiara Segalla

      …..più in dettaglio, La prego.

      se Lei vuole, ovvio, questo.

      se il tempo è a sua disposizione.
      La ringrazio e saluto.

    1. chiara

      la figura di Alesa (mancano i segni diacritici mi scuso è una mia mancanza)

      e il rapporto con i fratelli

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