Addio a che?

di Benedetta Bondesan

Non avevo mai notato quel piccolo negozio tra via del Corso e piazza di Spagna in cui qualche giorno fa mi ha accompagnato mia mamma: abiti coloratissimi e un po’stravaganti, lunghissimi e femminili, il tutto a prezzi accettabili. E’ stato persino divertente provarli e quando la commessa mi ha proposto un meraviglioso vestito double – face non ho avuto dubbi: è il mio. Due abiti in uno è la perfetta soluzione per affrontare i quattro matrimoni ai quali dovrò partecipare nei prossimi tre mesi, rendendo orgoglioso mio marito dell’unico acquisto (e permettendomi di abbinarci quella pochette arancione che ci sta così bene…).

Quattro matrimoni, quattro amici (tra i quali una bellissima cognata) che si sposano. E se per l’abito ho miracolosamente ed in grande anticipo risolto, non posso dire lo stesso per le attività che precedono il matrimonio.

Per una di queste, poi, manifesto una vera e propria allergia: l’addio al nubilato! I potenti mezzi della comunicazione consentono a giovani donne di cimentarsi in un confronto virtuale di mete, italiane o straniere, di attività ludiche o di relax da organizzare per la futura ed ignara sposa. Quel turbinio di email preparatorie all’evento mi infastidisce così tanto che sono stata talmente maleducata da non intervenire mai nella conversazione, nemmeno per rispondere con un anonimo e cortese: “anche no, grazie”.

Lo ammetto, sono prevenuta: mi ha sempre dato l’idea di essere una di quelle ridicole rivendicazioni femministe per cui se gli uomini fanno l’addio al celibato, perché non lo possiamo fare anche noi? Ma l’addio al celibato degli uomini non è tradizionalmente una festa in cui vengono celebrati gli ultimi momenti di libertà prima della prigione matrimoniale, con spogliarelliste non d’obbligo, ma ubriacatura garantita? Per tanti uomini che conosco decidersi per questo passo non è stata una passeggiata e l’addio al celibato pare quasi l’ultimo canto del cigno. Invece noi donne quel matrimonio lo abbiamo desiderato così tanto, anche quelle che si dicevano soddisfatte della convivenza, anche quelle che mostravano indifferenza al lancio del bouquet dell’amica, per poi sorridere di vera felicità quando lo riescono furtivamente ad afferrare.

È vero, mi si dice, l’addio al nubilato (così come quello al celibato) è un’occasione di festa, di confidenze tra amiche, di spensieratezza tra i mille impegni e le incombenze, molte delle quali con parenti e affini, che precedono il “grande giorno”. Ma allora perché questa festa non può essere condivisa con il proprio futuro sposo, con i propri amici, maschi e femmine senza distinzione?

Ma non è solo questo il motivo di tanto fastidio nei confronti dell’addio al nubilato. Sono stupita nel constatare quanta energia e quanto entusiasmo vengano spesi per organizzare l’evento migliore per l’amica, che di per sé è una cosa bella e buona, e quante aspettative si hanno per quei momenti insieme. È una sensazione che ho spesso provato, dopo aver organizzato o partecipato ad un viaggio o ad una festa tanto desiderati. E’ proprio quanto descritto ne Il Sabato del villaggio

Questo di sette è il più gradito giorno,

Pien di speme e di gioia:

Diman tristezza e noia

Recheran l’ore, ed al travaglio usato

Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Dopo tante email in cui si vagheggiano posti da sogno, Capri, Barcellona o Saint Tropez, dopo averli magari trascorsi questi giorni da sogno, o meglio dopo esserne forse rimaste un po’ deluse, si ritorna alla propria scrivania, alla propria routine… E non ci si accorge che nessun luogo, nessun incontro, nessun momento di festa può riempire quel vuoto che percepiamo da sempre. Perché chi ci manca non è altri che Nostro Signore Gesù Cristo, l’unica via possibile per la gioia, l’Unico che vince il vuoto della noia, l’Unico che lenisce le ferite delle nostalgie delle cose e delle persone perdute, l’Unico che non ci fa sprofondare nella malinconia, l’Unico che rende nuove tutte le cose, attimo per attimo, momento per momento.

Per questo, non so se parteciperò a qualche addio al nubilato, ma sono sicura che pregherò per i miei amici futuri sposi, maschi e femmine che siano. Pregherò, come mi ha insegnato il mio padre spirituale, che il giorno del matrimonio non sia il più bello della loro vita, ma che lo sia quello in cui stanno vivendo, senza nostalgie e rimpianti. E perché questo sia possibile, pregherò che chiedano ogni giorno di amare il proprio sposo come Cristo lo ama, che chiedano di amarsi da Dio!

115 pensieri su “Addio a che?

  1. cristina

    Degli ultimi addii al nubilato cui ho partecipato non mi è piaciuto (non in tutti, sia chiaro) la tendenza al dispendio esagerato di soldi, la ricerca dello stravagante o trendy ad ogni costo. Tuttavia amo l’idea della serata tra amiche in un periodo delicato ed affaccendato della futura sposa, di quei periodi in cui il tempo x vedere le amiche spesso non c’è… e allora ben vengano quelle risate, quegli incoraggiamenti, quesi discorsi tutti al femminile ;-)!

  2. 24 aprile 1985
    Andò così: da solo, chiuso nella mia stanzetta alla residenza per minori in difficoltà dove finivo di prestare servizio di obiezione civile, stralunato davanti alla televisione, per uno dei più brutti momenti della storia del calcio nerazzurro. Real Madrid – Inter 2-0 semifinali di coppa dei Campioni, la famosa partita della biglia, di Bergomi colpito e costrutto ad uscire. Mica i bei momenti della lattina del Borussia e di Boninsegna….
    Ecco la vigilia del mio matrimonio.
    Addio a ché?

    1. 61Angeloextralarge

      Paolo: W Inter! Anche se, dopo questo commento, un “certo” frate di nostra conoscenza farà di tutto per non farmi entrare in Basilica! Il tifo è tifo! 😀
      E poi, ultimamente sto scoprendo che alcune delle persone verso le quali “ho più slancio” sono interiste… mica guasta! 😉

          1. 61Angeloextralarge

            Cercando i video ne ho trovato uno del 1954. INTER-JUVENTUS 6-0
            Mmmappate! Bei tempi! 😀
            Vietato fare bettute! Grazie! 😉

  3. Ovvio, siamo nel campo dell’opinabile.
    Ma, se devo dire la mia, mi sembrano boiate goliardiche e kitsch entrambi gli addii.
    Personalmente, nessuna nostalgia.
    Desideravo sposarmi, ero già felice ma non avevo rimpianti, nessun addio da celebrare.
    E anche oggi, 16 anni dopo, sono ancora convinto che il giorno del matrimonio sia il più bello della mia vita.
    Forse anche questo aspetto “psicologico” aiuta a costruire matrimoni più felici. Almeno, io mi illudo che sia cosí, e l’ho sperimentato.

    1. Assolutamente d’accordo con giovannidm.
      Il giorno prima del nostro matrimonio ho passato con il mio futuro marito, su una terrazza inondata di sole a preparare i libricini per la Messa. Ci siamo sposati in Germania a Meersburg al Lago di Costanza, la mia ultima residenza li e per la sera aspettavamo il pullman che portava i nostri amici e parenti italiani. Abbiamo controllato le loro sistemazioni in albergo dove eravamo anche noi e saremmo rimasti per il viaggio di nozze.
      Raramente ho vissuto una giornata così tranquilla, serena, di un’intimità del cuore e dello spirito con il mio futuro marito, che me ne ricordo ancora ogni istante, dopo tanti anni.
      Mons. Schuh e Padre de Bernardi, i due celebranti, ci hanno chiesto di preparare ognuno per se, una preghiera da recitare dopo il matrimonio come consacrazione a Maria. La mia era questa:
      “O Maria,
      rendi il mio amore sorridente.
      Fa in modo che il mio sorriso possa esprimere la piu’ pura bonta’.
      Insegnami a dimenticare con un sorriso le mie preuccupazioni e le mie pene
      per prestare attenzioni soltanto alla gioia degli altri.
      Il mio volto sorridente renda i miei contatti con il prossimo piu’ caldi e cordiali
      e piu’ ricchi di fraternita’.
      Conservami il sorriso nelle ore dolorose perche’, anche in quei momenti,
      io possa continuare a donarmi al prossimo.
      Aiutami a custodire in fondo al cuore quella gioia di amare
      che si manifesta attraverso il sorriso.
      Insegnami, o Maria, a servire il signore con gioia,
      sorridendo in qualunque momento della mia vita.”

      La festa dell’addio al nubilato/celibato è la celebrazione del matrimonio. Tutto il resto mi dà la nausea.

          1. 61Angeloextralarge

            Karin: visto l’alta percentuale di acidità di Alvise Maria Vincenzo, forse è meglio consigliargli l’IDRAULICO LIQUIDO! 😉

  4. Beatrice

    Perche’ invece non provi a proporre tu un addio al nubilato davero trendy e fuori dalle mode impernati: La Verna, Camaldoli, L’eremo do Gamogna, Romena, giusto per citare quelli che io conosco e che sono piu’ vicini a casa mia, ma ce ne sono davvero tanti di monasteri che aprono le loro porte per un Incontro davvero speciale, indimenticabile. vedrai che nessuno tornera’ deluso alla propria scrivania…..trendy per trendy vale la pena almeno provare, coraggio Benedetta!!!

  5. A pelle l’idea stessa di un addio al celibato/nubilato mi fa inorridire, perché ovviamente implica una concezione del matrimonio orrenda e del tutto non condivisibile, però… però magari a guardarla con un pò più di attenzione la si vede mutare in altro, sì perché alla fine dei conti è vero che con il matrimonio finisce qualcosa, finisce l’adolescenza ragazzo e da quel giorno sei tu davanti alla vita, con la sua “rugosità da stringere e un dovere da cercare”, da quel momento inizia il dovere di essere responsabile, se non altro per i figli che ancora non hai, ma vorresti (sennò che ti sposi a fare?).
    E allora se è la festa di fine adolescenza ha pure un suo senso e perfino direi qualche licenza è concessa, come è naturale il volerla vivere da soli, giacché il futuro coniuge è proprio il simbolo della responsabilità e dunque della vita adulta che incombe all’orizzonte.
    Purché ovviamente si resti nel campo del buon gusto e della decenza, ma questo ça va sans dir

    1. JoeTurner

      @don Fabio
      apprezzo il tentativo di trovare una spiegazione alle feste di “addio a non so che”, ma visto che ormai è più frequente sposarsi dopo i tenta (se non i quaranta) considerare queste occasioni come feste di “fine adolescenza” è un po’ tirata per i capelli…(anzi neanche quello perché è facile che lo sposo i capelli non ce e li abbia più già da un pezzo)

        1. JoeTurner

          Però ci starei se con la festa di addio “al non so che” finisse questa adolescenza patologica, il guaio e che continua anche nel matrimonio! (vero Costanza?)

    2. angelina

      Don Fabio, prova a scrivere “addio al nubilato” su Google immagini.
      Per quanto mi riguarda, ho avuto la conferma di appartenere ad un’ altra era geologica…..

        1. angelina

          E’ che ormai ti offrono ‘pacchetti’ dove la torta nuziale con su scritto “terrà duro?” (riferito al matrimonio, suppongo, …o no…?) è appena un entry level.

          1. nonpuoiessereserio

            Mi ricordo che durante i pranzi di nozze spesso c’ erano scherzi o giochi a doppio senso.

  6. nonpuoiessereserio

    Le sensazioni dell’autrice sono sane e le condivido anch’io. Mi ricordo che anch’io non volevo fare il classico addio al celibato e allora siamo andati a cena, ho bevuto ma non l’impossibile. Nel viaggio di ritorno mi ricordo di aver ucciso un gatto che stava attraversando la strada. Siamo finiti nei giardini del centro a suonare la chitarra, cantare e a mostrare il culo a chi passava ma erano le due di notte e ce lo siamo visti solo noi. Mi ricordo che volevano farci gli scherzi il giorno del matrimonio ma io mi sono opposto in maniera decisa, forse troppo e una mia amica al momento se l’era presa (ho avuto quest’impressione). Il fatto di riempire la casa di palloncini o di peggio mi dava fastidio. Non volevo che il giorno del mio matrimonio fosse una carnevalata.
    Poi ci sono stati gli addii di alcuni amici. Quello di un mio caro amico per esempio dove mi sono limitato alla cena e ho evitato il post al night con spettacolini vari, in certi momenti mi pento e in altri ne vado fiero. Un’altra volta sono finito in un night squallidissimo in una valle oscura, eravamo solo noi (una dozzina di uomini) e altrettante straniere che facevano lap dance e si facevano offrire le consumazioni al bar. Il candidato sposo è finito in una cabina con una tipa che immagino gli avrà fatto uno spettacolino (lui dice che non è successo nulla). Noi siamo rimasti al bar un’oretta. Una ragazza mi si è avvicinata e abbiamo cominciato a parlare (erano tutte in topless), le ho chiesto da dove venisse, mi ha risposto (Moldavia), io ho cominciato a dirle tutto quello che sapevo sul suo paese (avevo letto qualcosa proprio in quel periodo), lei deve avermi preso per un represso sfigato e si è avvicinata ad un mio amico più disinvolto. Meglio così.

  7. Quello che a me (lo sappiamo) non mi torna sono questi raccontini a schema fisso, la storia, il disagio, il senso del vuoto, lo smarrimento, Dio Salvatore, ex-machina, appicicato in fondo. Bastava dire che gli addii al celibato sono delle boiate pazzesche (citando Fantozzi) che ci lasciano stramortiti e vergognosi di noi stessi (se uno ha un briciolo di cervello) ma forse consiste proprio in questo l’efficacia di questi riti, che poi uno si rifugia più volentieri nell’Inferno del matrimonio.

    1. cristina

      “ci lasciano stramortiti e vergognosi di noi stessi”
      …ecco, forse val la pena considerare di cambiare QUESTO aspetto: come al solito c’è festa e festa, secondo il buon senso delle persone… dire addio al celibato/nubilato è certamente motivo di festa, visto che ci si prepara alla grazia del matrimonio! E farlo con le persone amiche è un po’ un istinto umano…

    2. angelina

      Sì Alvise, sono d’accordo, non sempre c’è bisogno di motivazioni teologiche per esprimere ‘perplessità’ di fronte a certe boiate pazzesche (Fantozzi diceva cagate), basterebbe un decente senso estetico e buon gusto.
      Ma l’inferno (perché maiuscolo, poi?) che c’entra con il matrimonio?

      1. No, no, diceva “boiate” (anche) Inferno, maiuscolo, come Paradiso, Papa, Pontefice, Purgatorio eccetra….
        o anche qui la grammatica traballa?
        Che c’entra col matrimonio? sono due prigioni, (Inferno e Matrimonio)anche in prigione con l’aiuto di Dio uno riesce a stare meglio che di un altro senza cotesto aiuto, la prigione della famiglia, del matrimonio, del posto di lavoro, dello Stato, della socera,dei parenti,dei figlioli, della scuola etc. tutte cose che si sentono comunemente dire….

  8. cristina

    @filia ecclesiae: bellissima preghiera, grazie!

    Beh, interessantissimo l’aspetto “psicologico” du cui parla giovannidm, ma la cosa può essere anche vissuta in modo mooolto diverso. Il matrimonio è evento grande e irripetibile, che ha segnato un (meraviglioso) spartiacque nella mia vita, quindi è normale sentire una netta differenza tra il giorno prima e il giorno dopo.
    L’addio alla fase di vita precedente è un po’ un rito, ma anche una piccola festa che non necessariamente dev’essere kitsch – ho preferito di gran lunga ridere degli scherzi delle amiche in quel giorno e non permettere scherzi durante il giorno delle nozze…

  9. Mary

    “mi ha sempre dato l’idea di essere una di quelle ridicole rivendicazioni femministe per cui se gli uomini fanno l’addio al celibato, perché non lo possiamo fare anche noi? Ma l’addio al celibato degli uomini non è tradizionalmente una festa in cui vengono celebrati gli ultimi momenti di libertà prima della prigione matrimoniale, con spogliarelliste non d’obbligo, ma ubriacatura garantita? Per tanti uomini che conosco decidersi per questo passo non è stata una passeggiata e l’addio al celibato pare quasi l’ultimo canto del cigno. Invece noi donne quel matrimonio lo abbiamo desiderato così tanto, anche quelle che si dicevano soddisfatte della convivenza, anche quelle che mostravano indifferenza al lancio del bouquet dell’amica, per poi sorridere di vera felicità quando lo riescono furtivamente ad afferrare”….

    quindi, attenzione: per l’uomo matrimonio = prigione mentre per la donna matrimonio = se non accade è meglio che mi impicchi? Che paura….

  10. Buon Giorno Ragazzi! Ok, per scelta personale non mi metto in fila nella ressa per afferrare il bouquet, ma quello che preferisco dei matrimoni non è l’addio al celibato, da Paperella romantica adoro la serenata. Solo che conoscendo la mia metà sarebbero tutti brani dei linkin park!

    1. Sara S

      Oh, che dire? La sera prima del matrimonio Tommaso è venuto a sorpresa sotto al balcone con degli amici a cantare canti d’amore e di montagna.Ero al terzo piano, quindi si sono un po’ sgolati, ma io li ho ringraziati calando un cestino di vimini con dentro vino rosso e cibarie (idea di mia mamma).
      Ecco, io uno così me lo voglio sposare mille volte al giorno !!! 🙂

  11. Claudia Pitotti

    Sottoscrivo in pieno le parole di Don Fabio.
    La parola “addio” non ha senso, perché se il matrimonio deve essere una catena che ti fa adire addio con rimpianto a qualcosa, non ti sposare, punto e basta. Ma il momento giocoso ci sta tutto, anche per depotenziare un po’ di eventuale nervosismo e magari ricordare gioiosamente con gli amici quando si era più piccolini, quando magari si scherzava su un ipotetico giorno di nozze che si credeva così lontano e pertanto quasi impossibile. E bersagliarsi, così, con scherzi e battute frizzantine, che mettono tanto buon umore. Un po’ come si faceva nell’Antichità, quando il matrimonio era davvero una cosa seria e importante al punto che oltre a cambiare radicalmente lo status delle persone coinvolte, coinvolgeva anche tutta la comunità che si univa a quel rito di passaggio.
    Mi piacciono molto e fanno riflettere le parole dell’Autrice di questo post, quando afferma: “Pregherò, come mi ha insegnato il mio padre spirituale, che il giorno del matrimonio non sia il più bello della loro vita”. In effetti, è un bel augurio da fare. 🙂 Buona giornata a tutti!

  12. A occhio, gli addii al nubilato/celibato sono roba d’importazione USA (anzi Hollywood) ma di data parecchio più recente rispetto alla cocacola. Altri “riti” analoghi, tipo i “baby showers” (esposizione cerimoniale dei doni fatti al nascituro e alla gestante da parenti e amiche) non pare abbiano avuto altrettanto successo, forse per la scarsità di occasioni.

    1. Alessandro

      Dal Vaticano però fanno sapere che l’addio al celibato se lo possono scordare…

      “I Padri sinodali hanno espresso con chiarezza e con forza il loro pensiero con un’importante Proposizione, che merita di essere integralmente e letteralmente riferita: « Ferma restante la disciplina delle Chiese Orientali, il Sinodo, convinto che la castità perfetta nel celibato sacerdotale è un carisma, ricorda ai presbiteri che essa costituisce un dono inestimabile di Dio per la Chiesa e rappresenta un valore profetico per il mondo attuale.
      Questo Sinodo nuovamente e con forza afferma quanto la Chiesa Latina e alcuni riti orientali richiedono, che cioè il sacerdozio venga conferito solo a quegli uomini che hanno ricevuto da Dio il dono della vocazione alla castità celibe (senza pregiudizio della tradizione di alcune Chiese orientali e dei casi particolari di clero uxorato proveniente da conversioni al cattolicesimo, per il quale si dà eccezione nell’enciclica di Paolo VI, « Sacerdotalis Caelibatus »).
      Il Sinodo non vuole lasciare nessun dubbio nella mente di tutti sulla ferma volontà della Chiesa di mantenere la legge che esige il celibato liberamente scelto e perpetuo per i candidati all’ordinazione sacerdotale nel rito latino. Il Sinodo sollecita che il celibato sia presentato e spiegato nella sua piena ricchezza biblica, teologica e spirituale, come dono prezioso dato da Dio alla sua Chiesa e come segno del Regno che non è di questo mondo, segno dell’amore di Dio verso questo mondo nonché dell’amore indiviso del sacerdote verso Dio e il Popolo di Dio, così che il celibato sia visto come arricchimento positivo del sacerdozio”.

      (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, n. 29)

        1. Alessandro

          No, Pastores dabo vobis è del 1992. Questo è più recente:

          “L’orizzonte dell’appartenenza ontologica a Dio costituisce, inoltre, la giusta cornice per comprendere e riaffermare, anche ai nostri giorni, il valore del sacro celibato, che nella Chiesa latina è un carisma richiesto per l’Ordine sacro (cfr Presbyterorum Ordinis, 16) ed è tenuto in grandissima considerazione nelle Chiese Orientali (cfr CCEO, can. 373). Esso è autentica profezia del Regno, segno della consacrazione con cuore indiviso al Signore e alle “cose del Signore” (1Cor 7,32), espressione del dono di sé a Dio e agli altri (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n.1579)”

          (Benedetto XVI, Ai partecipanti al convegno teologico promosso dalla Congregazione per il Clero, 12 marzo 2010)

            1. Alessandro

              Se vuoi c’è pure questo:

              ” il celibato è un’anticipazione resa possibile dalla grazia del Signore che ci “tira” a sé verso il mondo della risurrezione; ci invita sempre di nuovo a trascendere noi stessi, questo presente, verso il vero presente del futuro, che diventa presente oggi. E qui siamo ad un punto molto importante. Un grande problema della cristianità del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di Dio: sembra sufficiente solo il presente di questo mondo.
              Vogliamo avere solo questo mondo, vivere solo in questo mondo. Così chiudiamo le porte alla vera grandezza della nostra esistenza. Il senso del celibato come anticipazione del futuro è proprio aprire queste porte, rendere più grande il mondo, mostrare la realtà del futuro che va vissuto da noi già come presente. Vivere, quindi, così in una testimonianza della fede: crediamo realmente che Dio c’è, che Dio c’entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura.

              E conosciamo adesso le critiche mondane delle quali lei ha parlato. È vero che per il mondo agnostico, il mondo in cui Dio non c’entra, il celibato è un grande scandalo, perché mostra proprio che Dio è considerato e vissuto come realtà. Con la vita escatologica del celibato, il mondo futuro di Dio entra nelle realtà del nostro tempo. E questo dovrebbe scomparire! In un certo senso, può sorprendere questa critica permanente contro il celibato, in un tempo nel quale diventa sempre più di moda non sposarsi. Ma questo non-sposarsi è una cosa totalmente, fondamentalmente diversa dal celibato, perché il non-sposarsi è basato sulla volontà di vivere solo per se stessi, di non accettare alcun vincolo definitivo, di avere la vita in ogni momento in una piena autonomia, decidere in ogni momento come fare, cosa prendere dalla vita; e quindi un “no” al vincolo, un “no” alla definitività, un avere la vita solo per se stessi. Mentre il celibato è proprio il contrario: è un “sì” definitivo, è un lasciarsi prendere in mano da Dio, darsi nelle mani del Signore, nel suo “io”, e quindi è un atto di fedeltà e di fiducia, un atto che suppone anche la fedeltà del matrimonio; è proprio il contrario di questo “no”, di questa autonomia che non vuole obbligarsi, che non vuole entrare in un vincolo; è proprio il “sì” definitivo che suppone, conferma il “sì” definitivo del matrimonio. E questo matrimonio è la forma biblica, la forma naturale dell’essere uomo e donna, fondamento della grande cultura cristiana, di grandi culture del mondo. E se scompare questo, andrà distrutta la radice della nostra cultura. Perciò il celibato conferma il “sì” del matrimonio con il suo “sì” al mondo futuro, e così vogliamo andare avanti e rendere presente questo scandalo di una fede che pone tutta l’esistenza su Dio.”

              (Benedetto XVI, Veglio in occasione dell’Incontro Internazionale dei sacerdoti, 10 giugno 2010)

  13. Sono totalmete d’accordo con Cristina! c’è festa e festa… la mia è stata una semplice pizza con le vere amiche, quelle con cui ho condiviso l’appartamento e gli studi universitari. Non è l’addio a qualcosa che ci mancherà, ma un benvenuto alla Grazia che ci prepariamo a ricevere. Che poi la vita matrimoniale non sia esattamente la passeggiata romantica che ci eravamo sognate comne tutte le brave bambine…. questo è un altro paio di maniche! e soprattutto è un lavoro su noi stesse da cui nessuna amica ci potrà esimere, ma tanto bello e pieno di senso se lo abbracciamo con amore!

  14. nonpuoiessereserio

    Simpatico il siparietto Joe-Don Fabio con la ciliegina di Alessandro.
    Si può dire ovviamente che non necessariamente le premesse di questi diversi addii siano garanzia di un matrimonio santo e dannato, esperienze personali a certificazione. Bisogna lavorare ogni giorno.

  15. “Na bella pizza aa Grabatella… Co l’amici romani e quelli internazzzionali e poi ‘a serenata in giardino”. Ecco riassunto il NOSTRO fanatastico addio alla vita un po’ strettina di scienziato single in fuga all’estero e di donna romana in carriera. E’ stato bellissimo, semplice, genuino, con un sacco di gente venuta apposta da mezzo mondo! Una festa nell’estate romana appena cominciata che non dimentichero’ mai, non perche’ quella notte abbia lasciato alle spalle la mia vita comoda e sicura di single poco convinto, ma perche’ dal giorno dopo la mia vita e’ stata ogni giorno piena e sorprendente. Avere una famiglia e’ una benedizione. Avere Isotta e’ ancora di piu’. Avere la Chiesa che ci sostiene e’ il segreto (manco tanto segreto) che ci tiene in piedi e insieme.

  16. Paolo 1Cor 7, 27 e avanti .”sei libero dalla moglie? Non cercare moglie.Ma se hai preso moglie non hai peccato e se una ragazza si è sposata non ha peccato: .però costoro esperimenteranno tribolazioni nella vita e io vorrei risparmiarvele … “chi non ha moglie si dà pensiero delle cose del Signore in qual modo possa piacergli; chi invece è ammogliato, si dà pensiero delle cose del mondo in che modo possa piacere alla moglie, sicché rimane diviso.
    Così pure come la donna senza marito etc. …io però vi dico questo per il bene di voi stessi, NON PER TENDERVI UN LACCIO, ma per il decoro e l’assiduità verso il Signore non distratti da altri pensieri….Così chi marita la sua vergine fa bene e chi non la marita farà meglio…”

    1. “Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni […] Essi vieteranno il matrimonio e ordineranno di astenersi da cibi che Dio ha creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie” (1Tim 4,1-3″

      1. “Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino, è meglio sposarsi che ardere (1Cor 7, 8-9″Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare […] Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (1Tim 3,2-5)

          1. A proposito dei passi evengelici maldestramente citati nel tuo link:
            Siamo dove Gesù ha detto della cruna dell’ago etc.. “Udito ciò, i discepoli, molto meravigliati, esclamarono: -Chi potrà dunque salvarsi?. E Gesù guardatili disse loro: -Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile?- Allora Pietro prese a dirgli: -Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito, che cosa dunque avremo noi-?” Matteo 19, 25-27
            Stesso identico discorso per il vangelo di Luca 18, 18-30
            Non c’entra nulla con il celibato. A meno di manfrine. in conclusione nei vangeli non vi è traccia della regola del celibato dei preti. ( a meno di scorrette manfrine)

  17. Già che siamo più o meno in tema, ecco un modo controcorrente di impostare il rapporto marito –> moglie:
    Un autore che sembra d’oggi suggerisce ai giovani sposi di fare questo discorso alla loro sposa:
    «Ti ho presa tra le mie braccia, ti amo, ti preferisco alla mia stessa vita. Infatti l’esistenza presente è un soffio, e il mio desiderio più vivo è di trascorrerla con te in modo tale da avere la certezza che non saremo separati in quella futura. […] Metto l’amore per te al di sopra di tutto e nulla sarebbe per me più penoso che il non essere sempre in sintonia con te»
    Dicevo che sembra di oggi, ma invece è San Giovanni Crisostomo: grandioso, no?
    giovanni dm

  18. vera

    sempre pensato si trattasse di un addio del tipo arrivederci a mai più, con gran pernacchia e gesto dell’ombrello, addio ad una vita indesiderabile, traballante e mia solo in parte.
    io e le mie amiche abbiamo sempre fatto di questi addii occasioni di preghiera comune, di chiacchiera selvaggia. Ancora mi servono a 10 anni dal mio matrimonio le cose che ho sentito raccontare in quelle occasioni, da chi era un po’ più grande e già maritata.

  19. Velenia

    La sera prima del mio matrimonio mia sorella mi ha abbracciato e mi ha detto- Mi mancherai-,dopo anni di tirate di capelli (reali non metaforiche) e di urlate reciproche è stato un momento veramente commovente che has egnato in qualche modo il passaggio dalla famiglia di origine alla mia famiglia.
    Mio marito ,invece,è stato praticamente rapito da un gruppo di amici che lo hanno bendato( sic),portato in una casa di campagna nel cui cortile avevano acceso un falò nel quale hanno bruciato tutti i suoi vestiti( era noto per il suo gusto non proprio eccelso ) e lo hanno riaccompagnato a casa in accappatoio e pantofole,sul portone del suo condominio hanno recitato tutti insieme il Memorare.
    Che vuoi farci Alvise,tra i cristiani c’è gente veramente strana.

  20. 61Angeloextralarge

    Non so se c’entro in questo post! Ho partecipato a due sole feste di addio al celibato/nubilato. La prima ero giovane, negli anni nei quali si parlava poco di queste cose, come si parlava poco della festa della donna. Negli anni successivi è iniziata la scalata e l’esasperazione. Comunque in questa festa ero tra le organizzatrici, quindi ho vissuto il lato oneroso della faccenda ma mi ricordo che mi ero divertita tanto ad elaborare scherzi e scherzetti: alcuni li abbiamo fatti anche “cattivelli”, ma mai volgari e/o osceni come se ne stanno facendo oggi. Poi, ho evitato di partecipare alle successive proprio perché erano “troppo” fuori dai miei gusti. La seconda, il settembre scorso, ho detto subito sì, perché conoscendo la futura sposa ero sicura che mai e poi mai le amiche avrebbero “osato” fare scherzi osceni o volgari. Non voglio fare la puritana ma credo fermamente che ci si possa divertire anche senza scendere in basso! 😉
    E’ stata una bellissima festa: intanto era di pomeriggio ed era in un agriturismo con piscina, poi c’erano le amiche già sposate e avevano con loro i figli (tutti sotto i 5 anni). A parte l’inconveniente che quando entravo io in piscina finiva l’acqua, ci siamo divertite tanto. Poi i giochi di rito: una banale ma divertente prova delle arti casalinghe-culinarie della promessa sposa. Banale, sì, ma quando c’è affiatamento e ci si vuole bene la cosa è divertente. Poi la cenetta e la consegna di alcuni regali e infine un breve video sulla festeggiata, una specie di “oggi le comiche”. A mezzanotte tutti a letto! 😀

  21. nonpuoiessereserio

    OFF TOPIC
    Non mi ricordo chi devo ringraziare per avermi consigliato di leggere “Il potere e la gloria” di Graham Green (bellissimo).
    Stamattina Padre Livio diceva che un libro sottovalutatissimo ma che cambia sicuramente la vita è “Il Vangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta. Lui e Socci convengono che, letto questo si possono buttare al macero 2 secoli di libri di biblisti, permeati di illuminismo. Validissimo anche da un punto di vista prettamente letterario e tradotto in 21 lingue.

  22. vera

    giovannidm (salutami la tua signora, si ricorderà forse di me, alunna della sua mamma) hai per caso un riferimento esatto del brano di s. g. crisostomo che hai citato qui sopra? grazie!

  23. Francesca

    Cari tutti/e,
    condivido la convinzione che non vi sia nulla cui dire addio: se così fosse, sarebbe davvero mortificante per i futuri sposi privarsi di presunte “proibite gioie” per abbracciare masochisticamente un “giusto dolore”… non stiamo recitando sul set de “La lettera scarlatta”, film grazioso e ben interpretato se non fosse che dietro ad esso diverse decine di mie coetanee si siano inspiegabilmente strappate i capelli, in nome della libertà di amare. Forse anche in nome del belloccio protagonista, tale Gary Oldman.
    Premesso questo, spezzo molto volentieri una lancia (o un’arancia, come sentii pronunziare tempo fa in un insospettabile dibattito culturale) a favore delle feste che precedono le nozze: non tanto perché abbiano di per sé un senso, quanto perché non farle oggi non ha molto senso. E’ più complicato, la gran parte delle volte, spiegare “perché no” all’amica tanto desiderosa di organizzarlo, che non dire a se stesse “perchè no?” e lasciarsi voler bene, allegramente. Il matrimonio è una festa, che a sua volta attira altre feste, altre persone, altri gesti d’amore. Accanto alla sposa e allo sposo c’è una comunità di persone, di vissuti, di cuori curiosi di attingere dalla festa qualcosa per sé: gli amici dello sposo, gli amici della sposa, questi protagonisti che anche il Cantico dei Cantici celebra come accompagnatori, partecipanti attivi, lieti, importanti per la riuscita della coppia.
    Ho detto a Irene, la mia cara Irene, che non voglio spogliarellisti, perché non è di mio gusto, non sono fatta così. Okay.
    Ma voglio, voglio, fortissimamente voglio regalare alle mie amiche l’affetto e la gioia che questo evento porta nella mia vita.
    E quasi quasi invito anche il mio futuro marito!

  24. Ele86

    Sarebbe bello poter leggere tutti i vostri commenti ma non ho tempo. Il giorno prima del nostro matrimonio siamo fuggiti per l’intera giornata in un santuario poco fuori Bologna, abbiamo preso messa e pranzato in un ristorante buonissimo proprio fuori il santuario. Nessuno sapeva dove eravamo e i cellulari erano spenti. Avevamo informato i testimoni di cosa accadeva e come rispondere a eventuali chiamate. E’ stata una giornata bellissima, l’ultimo pranzo da fidanzati con i gestori del locale incuriositi del perché due giovani, in una giornata piovosa come quella fossero andati proprio li. Tra l’altro nella libreria del santuario una suora ci ha regalato il nostro rosario da macchina, oggetto molto utile ancora oggi.

    Dell’addio al nubilato non ricordo in realtà molto ma l’idea di stare in compagnia tra amiche è sempre bella. Poi come in tutte le cose ci vuole un po’ di buon senso e non son per nulla propensa a spendere eccessivi euro,lo trovo uno spreco.

  25. vale

    va bene tutto. ma anche S.Agostino-che era S.Agostino,mica pizza e fichi- un po’ di “vita” l’aveva fatta…
    l’importante è che se poi uno decide di credere si comporti -con tutti i limiti del proprio carattere- di conseguenza.
    per alcuni la via è stata più breve, per altri durerà fino alla fine…..
    l’importante è che, una volta riconosciuta la Verità( maiuscolo non a caso), ci si adegui per quanto si può….

  26. Susy

    Ho partecipato e anke organizzato qualche addio al nubilato…. Sane risate, clima allegro e leggero tra amiche… Nulla di volgare. Una serata per dimenticare l agitazione pre-matrimonio e condividere l entusiasmo della futura sposa…..

  27. Alessandro

    Il link non l’ho certo proposto per i due passi evangelici che menziona, ma per il resto.

    Comunque

    Mt 19, 27: “Allora Pietro prendendo la parola disse: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?”

    La rinuncia a tutto come contrassegno dell’apostolato. In quel “tutto” ci può stare anche la moglie, il matrimonio. Quindi, non c’è nessuna manfrina nell’appoggiare anche (non solo) su questo passo la disciplina celibataria.
    Che in quel “tutto” ci stia anche la moglie lo si capisce proprio da Lc 18, 29

    “Pietro allora disse: “Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose e ti abbiamo seguito”.
    Ed egli rispose “In verità vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”. (Lc 18, 28-30)

    E’ noto che il passo “decisivo” è questo:
    “che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli” (Mt 19, 12).

    Al riguardo ecco una catechesi di Giovanni Paolo II (udienza generale del 17 marzo 1982):

    “Le parole di Cristo determinano in tale ambito una svolta decisiva. Quando egli parla ai suoi discepoli, per la prima volta, sulla continenza per il Regno dei cieli, si rende chiaramente conto che essi, come figli della tradizione dell’Antica Legge, debbono associare il celibato e la verginità alla situazione degli individui, specie di sesso maschile, che a causa dei difetti di natura fisica non possono sposarsi (“gli eunuchi”), e perciò si riferisce direttamente a loro. Questo riferimento ha uno sfondo molteplice: sia storico che psicologico, sia etico che religioso. Con tale riferimento Gesù tocca – in certo senso – tutti questi sfondi, come se volesse dire: So che quanto ora vi dirò dovrà suscitare grande difficoltà nella vostra coscienza, nel vostro modo di intendere il significato del corpo; vi parlerò, difatti, della continenza, e ciò si assocerà indubbiamente in voi allo stato di deficienza fisica, sia innata sia acquisita per causa umana. Io invece voglio dirvi che la continenza può anche essere volontaria e scelta dall’uomo “per il Regno dei cieli”.

    5. Matteo, al cap. 19, non annota alcuna immediata reazione dei discepoli a queste parole. La troviamo più tardi solamente negli scritti degli Apostoli, soprattutto in Paolo (cf. 1 Cor 7, 25-40; vide etiam Ap 14, 4). Ciò conferma che tali parole si erano impresse nella coscienza della prima generazione dei discepoli di Cristo, e poi fruttificarono ripetutamente e in modo molteplice nelle generazioni dei suoi confessori nella Chiesa (e forse anche fuori di essa). Dunque, dal punto di vista della teologia – cioè della rivelazione del significato del corpo, del tutto nuovo rispetto alla tradizione dell’Antico Testamento -, queste sono parole di svolta. La loro analisi dimostra quanto siano precise e sostanziali, nonostante la loro concisione (lo costateremo ancor meglio, quando faremo l’analisi del testo paolino della prima lettera ai Corinzi, capitolo 7). Cristo parla della continenza “per” il Regno dei cieli. In tal modo egli vuole sottolineare che questo stato, scelto coscientemente dall’uomo nella vita temporale, in cui di solito gli uomini “prendono moglie e prendono marito”, ha una singolare finalità soprannaturale. La continenza, anche se scelta coscientemente e anche se decisa personalmente, ma senza quella finalità, non entra nel contenuto del suddetto enunciato di Cristo. Parlando di coloro che hanno scelto coscientemente il celibato o la verginità per il Regno dei cieli (cioè “si sono fatti eunuchi”), Cristo rileva – almeno in modo indiretto – che tale scelta, nella vita terrena, è unita alla rinuncia e anche ad un determinato sforzo spirituale.

    6. La stessa finalità soprannaturale – “per il Regno dei cieli” – ammette una serie di interpretazioni più dettagliate, che Cristo in tale passo non enumera. Si può però affermare che, attraverso la formula lapidaria di cui egli si serve, indica indirettamente tutto ciò che è stato detto su quel tema nella Rivelazione, nella Bibbia e nella Tradizione; tutto ciò che è divenuto ricchezza spirituale dell’esperienza della Chiesa, in cui il celibato e la verginità per il Regno dei cieli hanno fruttificato in modo molteplice nelle varie generazioni dei discepoli e seguaci del Signore.”

      1. Numerosi sono i passi evangelici in cui si dice che SOLO quelli che lasceranno tutto saranno i seguaci di Cristo,
        e te lo sai, madri, figlioli, mogli, morti, tutto e tutti e via!!!
        Non per questo noi miserabili attaccati alla casa ai figlioli e a tutto il resto NON siamo in regola. O no?
        Comunque lasciare tutto NON include necessariamente il celibato dei preti.
        Se poi voi volete il celibato dei preti, e anche a questo punto, direi, seguendo le parole di S.Paolo, (che non sono però comandamenti)anche dei laici, nula in contrario, la tradizione oramai è consolidata e questo basta. Ma NON c’è traccia ESPLICITA nè IMPLICITA di questa regola nel Nuovo Testamento.

        1. Alessandro

          Non è vero che la disciplina celibataria non trovi fondamento nel Nuovo Testamento. Mt 19, 12 raccomanda esplicitamente la verginità per il Regno.

          Comunque il Concilio Vaticano II è chiaro

          DECRETO SUL MINISTERO E LA VITA DEI PRESBITERI
          PRESBYTERORUM ORDINIS

          “16. La perfetta e perpetua continenza per il regno dei cieli, raccomandata da Cristo Signore (124) nel corso dei secoli e anche ai nostri giorni gioiosamente abbracciata e lodevolmente osservata da non pochi fedeli, è sempre stata considerata dalla Chiesa come particolarmente confacente alla vita sacerdotale. Essa è infatti segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale, nonché fonte speciale di fecondità spirituale nel mondo (125).
          Essa non è certamente richiesta dalla natura stessa del sacerdozio, come risulta evidente se si pensa alla prassi della Chiesa primitiva (126) e alla tradizione delle Chiese orientali, nelle quali, oltre a coloro che assieme a tutti i vescovi scelgono con l’aiuto della grazia il celibato, vi sono anche degli eccellenti presbiteri coniugati: per questo il nostro sacro Sinodo, nel raccomandare il celibato ecclesiastico, non intende tuttavia mutare quella disciplina diversa che è legittimamente in vigore nelle Chiese orientali, anzi esorta amorevolmente tutti coloro che hanno ricevuto il presbiterato quando erano nello stato matrimoniale a perseverare nella santa vocazione, continuando a dedicare pienamente e con generosità la propria vita per il gregge loro affidato (127).

          Il celibato, comunque, ha per molte ragioni un rapporto di convenienza con il sacerdozio. Infatti la missione sacerdotale è tutta dedicata al servizio della nuova umanità che Cristo, vincitore della morte suscita nel mondo con il suo Spirito, e che deriva la propria origine « non dal sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma da Dio» (Gv 1,13). Ora, con la verginità o il celibato osservato per il regno dei cieli (128), i presbiteri si consacrano a Dio con un nuovo ed eccelso titolo, aderiscono più facilmente a lui con un cuore non diviso (129) si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini, servono con maggiore efficacia il suo regno e la sua opera di rigenerazione soprannaturale, e in tal modo si dispongono meglio a ricevere una più ampia paternità in Cristo.

          In questo modo, pertanto, essi proclamano di fronte agli uomini di volersi dedicare esclusivamente alla missione di fidanzare i cristiani con lo sposo unico e di presentarli a Cristo come vergine casta (130) evocando così quell’arcano sposalizio istituito da Dio, e che si manifesterà pienamente nel futuro per il quale la Chiesa ha come suo unico sposo Cristo (131). Essi inoltre diventano segno vivente di quel mondo futuro, presente già attraverso la fede e la carità, nel quale i figli della risurrezione non si uniscono in matrimonio (132).

          Per questi motivi – fondati sul mistero di Cristo e della sua missione – il celibato, che prima veniva raccomandato ai sacerdoti, in seguito è stato imposto per legge nella Chiesa latina a tutti coloro che si avviano a ricevere gli ordini sacri. Questo sacro Sinodo torna ad approvare e confermare tale legislazione per quanto riguarda coloro che sono destinati al presbiterato, avendo piena certezza nello Spirito che il dono del celibato, così confacente al sacerdozio della nuova legge, viene concesso in grande misura dal Padre, a condizione che tutti coloro che partecipano del sacerdozio di Cristo con il sacramento dell’ordine, anzi la Chiesa intera, lo richiedano con umiltà e insistenza.
          Il sacro Sinodo esorta inoltre tutti i presbiteri, i quali hanno liberamente abbracciato il sacro celibato seguendo l’esempio di Cristo e confidando nella grazia di Dio, ad aderirvi generosamente e cordialmente e a perseverare fedelmente in questo stato, sapendo apprezzare il dono meraviglioso che il Padre ha loro concesso e che il Signore ha così esplicitamente esaltato (133) e avendo anche presenti i grandi misteri che in esso sono rappresentati e realizzati. E al mondo di oggi, quanto più la perfetta continenza viene considerata impossibile da tante persone, con tanta maggiore umiltà e perseveranza debbono i presbiteri implorare assieme alla Chiesa la grazia della fedeltà che mai è negata a chi la chiede. Ricorrano allo stesso tempo ai mezzi soprannaturali e naturali che sono a disposizione di tutti. E soprattutto non trascurino quelle norme ascetiche che sono garantite dalla esperienza della Chiesa e che nelle circostanze odierne non sono meno necessarie.

          Questo sacro Sinodo prega perciò i sacerdoti – e non solo essi, ma anche tutti i fedeli – di avere a cuore il dono prezioso del celibato sacerdotale, e di supplicare tutti Iddio affinché lo conceda sempre abbondantemente alla sua Chiesa.”

  28. il passo di Matteo 19, 12 si riferisce a TUTTI, cioè tutti possono scegliere di farsi eunuchi in vista del regno dei cieli, non si parla né di discepoli, né tantomeno di preti, né tantomeno si ingiunge a nessuno di farsi eunuco. O si deve intendere che sarebbe meglio farsi eunuchi, TUTTI, in vista del regno?

    1. Alessandro

      No, lì non si dice che tutti possono scegliere di farsi eunuchi in vista del regno dei cieli, ma si afferma che “vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”, dopo aver detto che a non tutti è concesso di non sposarsi.

  29. Non è vero che Matteo 19, 12 raccomanda ESPLICITAMENTE la verginità, e anche se la raccomandasse lo sarebbe per
    TUTTI, Basta andare a leggere il Vangelo, se voi lo leggete.
    Quanto al fatto che nella Chiesa si sia consolidata la regola NON della verginità, ma del non matrimonio dei preti, questo è un altro discorso.

    1. Alessandro

      “Non è vero che Matteo 19, 12 raccomanda ESPLICITAMENTE la verginità, e anche se la raccomandasse lo sarebbe per
      TUTTI, Basta andare a leggere il Vangelo, se voi lo leggete.”

      “Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. “Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.

      Qui si dice che non a tutti è concesso il non sposarsi (meglio: il capire che non conviene sposarsi), quindi NON si raccomanda a TUTTI di non sposarsi , di essere eunuchi (altrimenti si sarebbe detto: “tutti possono capirlo, non solo coloro ai quali è stato concesso”). E non si ordina a TUTTI di essere eunuchi per il Regno: si afferma semplicemente che “vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”.
      Il senso complessivo è: 1) ad alcuni è concesso scegliere di farsi eunuchi per il regno dei cieli, 2) questa condizione di eunuchi per il Regno è presentata come lodevole e raccomandabile.

          1. Alessandro

            E nel link dell’Espresso che ho indicato c’è scritto:

            “In tutto il primo millennio e anche dopo, nella Chiesa il celibato del clero era propriamente inteso come “continenza”. Cioè come completa rinuncia, dopo l’ordinazione, alla vita di matrimonio, anche per chi si fosse precedentemente sposato.”

      1. Alessandro

        Aggiungo: “ad alcuni è concesso scegliere di farsi eunuchi per il regno dei cieli” che significa, se non che taluni ricevono da Dio il dono di farsi eunuchi per il regno, dono cui liberamente (cioè: scegliendolo) aderiscono, corrispondono?

      1. Appunto. Il Vangelo e altri passi del NT parlano chiaramente della vocazione al celibato, che infatti fin dall’inizio nella Chiesa è stato praticato (in primis da Paolo stesso), è vero che solo tardivamente questo è stato connesso con il presbiterato nel modo attuale, ma ciò non toglie che fin dall’inizio nella Chiesa sia stato tenuto in grande considerazione e questo proprio peché la Scrittura stessa ne parla

  30. non ho avuto il tempo di fare addii al nubilato, ma non ci vedo male in assoluto, anzi condividere con le migliori amiche gli ultimi momenti da “single” prima di buttarsi nella pazzia del matrimonio trovo che sia una bella manifestazione di amicizia. Ho recuperato dopo, riservandomi una sera ogni tanto per uscire con le amiche, senza mariti, compagni, figli..
    A volte succede che quando ci si sposa si smette di avere relazioni personali con gli amici di sempre, ci si chiude nella coppia, si fa sempre tutto in coppia. Ecco, forse tanti addii al celibato/nubilato che lasciano un sapore amaro danno per scontato questo. Il matrimonio viene visto come una catena, una gabbia.

    Alvì, s.Paolo (e Gesù prima di lui) suggeriva di restare celibi…. non si parla, che mi risulti, di celibato dei preti nel vangelo, ma è una scelta della Chiesa cattolica (spero di non scrivere stronzate ma c’è certo qua dentro qualcuno che sa spiegare meglio). Comunque s.Paolo consigliava il celibato, e il ragazzo certo scemo non era

    1. Proprio così, come dici te, S.Paolo non era scemo, ma “cà nisciuno è scemo”!!!
      Quanto a te, Fefral, io TI AMOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
      E è anche vero quello che dici sull’addio al celibato.
      Tante volte basta un po’ di buon senso, e di senso delle cose della vita….

      1. sono d’accordo con te… tante volte basta un po’ di buon senso e di senso delle cose della vita. Senza nulla togliere a chi tira sempre in ballo Gesù Cristo… perchè poi pure Lui era uno che di buon senso ce ne aveva parecchio, e sapeva pure godersi le cose belle della vita, ma a volte pure a me risulta un po’ eccessivo tutto questo parlare continuamente di preghiera, fede, santi, ecc….
        E’ un mio punto di vista, intendiamoci! Ognuno vive la sua fede come gli pare, a me piace essere cattolica mangiando pizza e bevendo birra con gli amici, a qualcun altro recitando il memorare col futuro sposo il giorno prima delle sue nozze…
        Ciao a tutti,
        Alvì, ti voglio bene pure io, lo sai!

  31. Roberto

    Messori sul celibato sacerdotale:

    http://www.et-et.it/articoli/2010/2010_06_06.html

    La vastità e la precisione della informazione di Sergio Romano, sui temi più vari, sono spesso ammirevoli, in ogni caso sempre meritevoli di lettura attenta. Tuttavia, come è logico, può capitare una svista, soprattutto nel campo intricato della storia ecclesiastica, dove inciampano anche studiosi cattolici. Così, nella risposta a un lettore sul Corriere del 2 giugno, Romano scrive che il celibato per i sacerdoti cattolici sarebbe “diventato obbligatorio, quanto meno in teoria, col Concilio del 1139“. In realtà, in quell’anno si tenne il secondo Concilio Lateranense, il quale stabilì che eventuali matrimoni contratti da sacerdoti o anche da laici consacrati con voto di castità, non erano solamente illeciti ma anche invalidi. Commenta il cardinal Alfons Stickler, storico di straordinaria erudizione, per una vita intera Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa e autore di un’opera considerata definitiva: “Questa disposizione conciliare ha creato un convincimento ancor oggi diffuso: e, cioè, che il celibato ecclesiastico sarebbe stato introdotto soltanto allora. In realtà si è reso invalido ciò che da sempre era illecito. Dunque, questa sanzione è piuttosto una ennesima conferma di un obbligo esistente ab immemorabili“. Stickler, defunto da pochi anni, inizia le sole settanta, ma fittissime, pagine del suo libro, (Il celibato ecclesiastico. Storia e fondamenti, Libreria Editrice Vaticana) precisando: “Siamo abituati a parlare di celibato, cioè di rinuncia al matrimonio da parte dei candidati al sacerdozio. In realtà, bisognerebbe usare il termine più ampio di continenza“. La continenza, cioè, da osservare non solo rinunciando al matrimonio, ma anche non usando di esso se già sposati. In effetti, nella Chiesa antica, la maggioranza del clero era composta di uomini maturi -i viri probati- che, col consenso della moglie, accedevano agli Ordini Sacri lasciando la famiglia, alle cui necessità materiali provvedeva la comunità dei credenti.

    Ebbene, capita spesso di leggere, anche in autori seri, che l’obbligo di questo abbandono della consorte, con l’impegno conseguente della continenza perfetta, sarebbe stato deciso solo verso il 300 al Concilio, o meglio sinodo, di Elvira, in Spagna .

    Altri, come Romano (lo abbiamo visto) datano quell’obbligo addirittura al 1139.

    Ebbene, nel canone 33 degli atti di Elvira si legge: “I Padri sinodali sono d’accordo sul divieto completo, per tutti i chierici impegnati nel servizio dell’altare, di astenersi dalle loro mogli e non generare figli. Chi ha fatto questo deve essere escluso dallo stato clericale“. Commenta Stickler: “Non si tratta, come si vede, di una disposizione nuova. E’, invece, la reazione contro l’inosservanza di un obbligo tradizionale ben noto e al quale si unisce ora anche la sanzione“.

    Che ad Elvira si sia ribadita soltanto l’ininterrotta Tradizione e non imposta una novità di straordinario peso, lo dimostrano anche gli Atti di altre moltissime assemblee di vescovi. A esempio, il Concilio di Cartagine (anno 390), dove all’unanimità si ribadì l’obbligo del celibato o della continenza “per custodire“ è scritto “ciò che hanno insegnato gli Apostoli e che tutto il passato ha sempre conservato“. Alle decisioni conciliari è possibile aggiungere la testimonianza dei maggiori Padri della Chiesa, da Ambrogio a Girolamo, da Agostino a Gregorio Magno: tutti ribadiscono che la castità per i sacerdoti risale ai tempi apostolici, dunque agli inizi stessi del cristianesimo.

    [ecc…]

    1. lidia

      un mio carissimo amico è un seminarista cattolico, ma di rito greco, e infatti si sposerà prima di ordinarsi. La Chiesa cattolica di rito greco ha infatti mantenuto il rito bizantino, come pure la possibilità di ordinare uomini sposati (pratica comune nella Chiesa ortodossa), ma è in comunione con la Chiesa di Roma dal 1596 (l’Unione di Brest) – se vi ricordate, al funerale di GPII c’erano i patriarchi cattolici delle Chiese orientali che hanno pregato sulla sua bara in greco 🙂 per chi vive a Roma, domenica mattina alle 10 alla chiesa di Sant’Antonio dei Russi (vicino S.Maria Maggiore) c’è la liturgia (ovviamente valida come Messa, sono cattolici!). è stupenda, è il rito bizantino, ma viene nominato il Papa, è un’emozione incredibile. Uno si sente al cuore dell’ecumenismo:)
      Cmq anche nella Chiesa greco-cattolica, e i quella ortodossa, c’è la possibilità del celibato, anzi, spesso è consigliato, e gli viene riservato un posto speciale nelle vocazioni sacerdotali: solo i celibi possono diventare vescovi, per esempio.
      Questo perché, appunto, il Signore lo teneva in gran conto, e fin dagli inizi della Chiesa è stata pratica comune.
      Il celibato obbligatorio nella Chiesa latina è una norma ecclesiastica (cioè non è un “dogma”), ma ha un suo senso. come del resto dice don Fabio molto meglio di me.

  32. E’ una considerazione che condivido, perché per anni ho tentato di farlo comprendere a molti. Ma che fatica lottare contro ciò che viene propinato dai mezzi di informazione sotto quel diabolico invito che è: “ma così fan tutti!”
    Stefano

  33. Filippo Maria

    Da quello che sono riuscito a leggere nei commenti (tra una farneticazione e l’altra) mi sembra che ci sia un po’ di confusione riguardo il celibato dei preti. Questa sera non ho le forze per argomentare ma è bene distinguere tra il celibato dei preti diocesani (per intenderci) e il voto di castità dei consacrati (frati, monaci, ecc., sempre per intenderci). Mentre il primo non è inerente di per sé alla consacrazione sacerdotale (gli apostoli erano indubbiamente sposati – da 1Cor 9,5 sembra che Pietro portasse con sé la moglie) la verginità consacrata si fonda proprio sul detto di Gesù sugli eunuchi (Mt 19) ma ancor di più sulla scelta di vita che Gesù di Nazareth ha scelto per sé, quella cioè di essere eunuco per il Regno dei cieli non legandosi ad alcuna donna. Alla Chiesa è parso bene riproporre per i presbiteri di Rito Romano questa stessa condizione di Gesù, sul modello della consacrazione verginale dei consacrati. Sarebbero tante le cose da dire ma per questa sera più di così non mi riesce… mi complimento solo con Alessandro per la miniera di testi magisteriali che riesce a produrre su ogni questione… mi sembra una vera risorsa e ricchezza per tutto il blog…
    Una cosa è certa, però: gli apostoli erano sicuramente juventini… dei vincenti, voglio dire! 😀
    Detto questo vado a dormire, che è meglio! 😉

    1. ho sempre visto gli apostoli come dei perdenti invece. Con logiche puramente umane, certo.Un po’ rozzi, un po’ maleducati, dei gran superbi e pure fifoni, Non ce li vedo come juventini, proprio no. Per questo mi hanno sempre fatto simpatia 🙂
      Buonanotte a te, frate filippo maria!

    2. admin

      fr. Filippo Maria:
      sull’ultima parte del discorso ho l’impressione che ti sia spericolato un po’ troppo. Avresti dovuto aspettare almeno domenica sera…. 😉

      1. FilippoMaria

        Luis Enrique cerca un primato
        “Con la Juve non firmo per il pari”
        Roma, 21 aprile 2012

        Bbrrr! Che paura! 🙂

        1. 61Angeloextralarge

          fra Filippo Maria: ma i figli di San Francesco non dovrebbero essere quelli che praticano “Fai di me uno strumento della tua pace… ” ? 😛

  34. Paola

    Non ho avuto molto tempo di leggere tutti i commenti, mi sto per sposare e il tempo, per quanto io non voglia farmi prendere dall’ansia dei preparativi, è davvero poco. Benedetta mi trovi d’accordo su tutto. Di recente sono stata tacciata di “donna di corte vedute” per aver preso posizione contro addii ai celibati e nubilati…con musi (miei) e incredulità (di amici) sulla mia reazione poco misurata (come di solito è mio costume).
    Io non sopporto gli atteggiamenti di donne e uomini decerebrati che si prestano a siparietti trash e ai limiti del buon gusto, ma purtroppo tra amici non siamo tutti uguali e l’essere “lievito” e “sale” è davvero difficile. Vorrei una serata simpatica, distensiva, dove l’uso del cervello sia richiesto e non un optional. Qui chiudo ma continuerei ad oltranza. Non ho tempo….tornerò.

  35. beh non è detto che siano le donne a desiderare tanto matrimoni e bouquet. Conosco donne , anzi, che lo rifuggiono come la peste. E inoltre credo che l’addio al nubilato sia per molte un contropotere all’addia al celibato del tipo” stai attento a quello che fai, perchè anche io mi sto sballando” non ha molto senso, ma d’altra parte stai per sposare l’uomo che magari la sera prima ha sbavato davanti a forme sconosciute. In realtà trovo orripilanti entrambi gli eeventi. Sia quello maschile che quello femminile!

  36. Robert Benson

    Io non ho fatto nessun addio al celibato. Non vedevo l’ora di sposarmi e andare a vivere con mia moglie… ci siamo conosciuti e dopo 6 mesi ci siamo messi insieme, dopo un’anno e mezzo ci siamo fidanzati e ci siamo sposati un anno dopo il fidanzamento… per me la vita è cominciata quando ho conosciuto mia moglie, davvero non avevo nulla da festeggiare…..

    Sul celibato dei preti ovviamente è stata una decisisione del tutto legittima della Chiesa. Nel nuovo testamento si parla addirittura di vescovi che devono essere anche buoni mariti e padri…. da nessuna parte del Vangelo è scritto che i preti devono essere celibi, ma è pure vero che Gesù disse che per condurre la Chiesa alla verità tutta intera ci sarebbe voluto lo Spirito Santo, perchè tante cose gli apostoli non avrebbero potuto capirle in quel momento… io da laico poco istruito vedo e capisco che certe scelte della Chiesa si sono rivelate provvidenziali nella storia (per fare un esempio magari stupido nella DDR il clero luterano, sposato e con figli è stato costretto a collaborare con il regime, mentre altrove nell’Europa Orientale solo preti e vescovi cattolici, legati solo dalla comunione col Papa hanno saputo resistere).

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