Leggiamo la notizia dal Corriere della Sera “Da oggi è possibile fare testamento biologico, anche se solo simbolicamente, in rete. Grazie ad una applicazione di Facebook promossa dall’associazione Luca Coscioni e realizzata dalle agenzie Ninja LAB e Mikamai. L’applicazione si chiama The Last Wish (ovvero l’ultimo desiderio)”. Ora, siccome noi sappiamo che l’Associazione Luca Coscioni è sempre feconda quando si parla di genialate, decidiamo di capire di che cosa si tratta, e accediamo all’applicazione.
Ecco cosa appare“The Last Wish è l’ultimo grido in fatto di Personal Branding e Social Media Marketing per la persona”. Bene, invitante. “Hai sempre curato la tua immagine al meglio?” Certamente sì, sono una fashion victim. “Casa, giardino, auto?” (Bè lasciamo stare la macchina, per il resto direi che ci siamo). “Quello che ti circonda ha sempre comunicato la tua personalità ricca di stile ed eleganza?”. Ça va sans dire! “Allora non puoi andartene senza curare ogni dettaglio, come si addice a un uomo moderno che conosce l’importanza della propria identità digitale. The Last Wish è un servizio che ti permette di gestire al meglio il tuo profilo Facebook in caso tu sia impossibilitato a farlo per gravi motivi”. Cavoli, e chi ci aveva mai pensato che adesso per essere stilée bisognasse occuparsi anche della morte! Io che per sentirmi glamour ho sempre curato fino all’ultimo dettaglio, mi ero scordata il dettaglio veramente ultimo, quello dopo il quale si passa la palla all’Onnipotente. Quanto sono indietro, per fortuna è arrivata l’associazione Luca Coscioni! Andiamo avanti a leggere: “Insomma – facendo le corna! – se vai all’altro mondo almeno sulla tua bacheca rimarrà la citazione del tuo poeta preferito, invece delle foto che ti ritraggono ubriaco” Be’ ragazzi, mi trovo di fronte ad un’opportunità unica, anzi direi salvifica! Penso al dramma che si consumerebbe qualora andassi all’altro mondo (tra l’altro, da quando per l’Associazione Luca Coscioni esiste un altro mondo?) e amici e parenti, nella più totale anarchia, postassero qualunque cosa sulla mia bacheca? Solo l’idea mi fa rabbrividire, e se l’astemia mi mette al riparo da eventuali fotografie ubriaca, qualcuno potrebbe addirittura tirar fuori una foto di quelle con gli amici al mare, altro che cura della immagine, c’è il rischio che si veda la cellulite, non sia mai. Oppure che so, morire all’improvviso e trovare scritto sulla bacheca dei banali messaggi tipo “ci mancherai”, “ti vogliamo bene”, o ancora peggio “sono sempre i migliori che se ne vanno”. No no, è davvero out. Ma andando avanti scopro un’altra imperdibile possibilità “Potrai anche inviare dei messaggi personalizzati alle persone a cui vuoi più bene, ma soprattutto sfancularti quelle che hai sempre odiato”. Ma che eleganza ragazzi! E che accuratezza, proprio nulla viene lasciato al caso”.
La prima cosa da fare è nominare due esecutori testamentari, ovvero stabilire chi in caso di decesso (sempre “facendo le corna”) avrà l’onere e l’onore di avviare le pratiche di pubblicazione ed esecuzione delle mie ultime volontà. Leggiamo: “Seleziona i due tuoi esecutori testamentari. Saranno loro ad avviare la procedura quando sarà il momento (facciamo le corna!)”
Mentre compilo il form iniziano ad arrivarmi dei messaggi di amici preoccupati (evidentemente sulla mia bacheca già appare la mia adesione). Mi scrive Marco su Skype: “Ma cos’è sto The last wish, non porterà un tantinello sfiga?”, “No – gli rispondo – ho fatto le corna come indicato”. La scelta degli esecutori testamentari si presenta subito ardua, chi scegliere? Amici, parenti colleghi? E poi in base a quali criteri? La scelta cade suo mio papà perché mi sa che sarebbe l’unico che oltre a eseguire le mie ultime volontà sarebbe disposto a estinguere miei eventuali debiti, e credo di essere fortunata perché mica tutti possono contare su un papà così avanti da essere su facebook, qualcuno sarà stato costretto a scegliere il compagno di banco delle elementari o l’ex conosciuto in vacanza a Formentera nel ‘95. L’applicazione mi dice che posso anche lasciargli un messaggio, procedo “Ciao papi, sto pensando di lasciare una traccia digitale delle mie ultime volontà e ti nomino esecutore testamentario, sei contento? Non fare gli scongiuri perché ti vedo”. Pochi minuti e rifletto, certo, mio papà è affidabile per le scelte che contano, ma proprio non risponde a quello che dice il messaggio pubblicitario in fatto di immagine: “Quello che ti circonda ha sempre comunicato la tua personalità ricca di stile ed eleganza? Allora non puoi andartene senza curare ogni dettaglio”. Per mio padre il dettaglio non esiste, si confonde il rosa con l’arancione e l’eleganza per lui è il nome uno dei vizi capitali (che per comodità ha sostituito con il meno simpatico “gola”). Decido di bilanciare subito nominando come secondo esecutore testamentario la mia amica Laura che in fatto di stile è seconda solo a Carry Bradshow, anche a lei scrivo “Ciao amica, ho pensato di nominarti esecutrice testamentaria, in caso di morte ti va? Oltre alle mie ultime volontà puoi anche tenerti tutte le mie scarpe, non sono il tuo numero ma so che per te non è un problema. Mi raccomando il Rosario nella bara, non quello di Assisi in legno, ma quello blu che ho preso a San Giovanni Rotondo, fa più luce”. Segue telefonata “The last wish? Ma non potevi giocare a Farmville, come fanno tutti?” No – rispondo- devo pensare all’ultimo dettaglio in caso di partenza anticipata l’altro mondo. “Ok, ma sappi che io non ti stacco niente. Ti porto a Lecco dalle suore che si sono prese cura di Eluana”. Ovviamente sapevo di mettermi in mani sicure anche in questo caso.
Step successivo. “Scrivi ora il tuo Last Wish, che sarà pubblicato sul tuo profilo Facebook come ultimo tuo messaggio in caso di decesso (facciamo le corna!)”. Preciso per chi legge che tutti questi “facciamo le corna” non me li sto inventando io per sbeffeggiare l’applicazione, ci sono davvero. Comunque più che un ultimo desiderio, qui posso scrivere un ultimo messaggio da lasciare in bacheca sempre in caso di partenza improvvisa. Così, dopo una lunga e tormentata riflessione ( Metto un pezzo dei Queen? Una frase di sex and the city? Il motto della mia amica Jessy? ) opto per “Dio mio perdonami”, nell’eventualità in cui, a furia di curare l’ultimo dettaglio, mi sfugga prorpio quello principale.Visto che scripta manent, mi verrà buono al mio incontro con San Pietro.
E se fino a qui la cosa poteva suonare divertente, da qui in poi non c’è niente da ridere. A questo punto infatti si apre un documento word dal titolo “Testamento biologico ovvero direttive o dichiarazioni anticipate di trattamento o qualsivoglia altro appellativo per il medesimo contenuto”, un documento da brivido che in poche pagine ci dimostra come anche quello che ci vogliono presentare come gioco innocuo, non sia altro che l’ennesimo tentativo di diffondere una cultura eutanasica, stavolta utilizzando un social network.
Eccone alcuni estratti “Considero prive di valore e lesive della mia dignità di persona tutte le situazioni in cui non fossi capace di un’esistenza razionale e/o fossi impossibilitato da una malattia irreversibile a condurre una vita di relazioni; e quindi considero non dignitose tutte le situazioni in cui le cure mediche non avessero altro scopo che quello di un mero prolungamento della vita vegetativa. Perciò, dato che in tali circostanze la vita sarebbe per me molto peggiore della morte, voglio che tutti i trattamenti destinati a protrarla siano sospesi o cessati. Considero egualmente non accettabili, in quanto anch’esse peggiori della morte e in contrasto con il mio concetto di valore della vita e dignità della persona umana, situazioni in cui malattie senza prospettive di guarigione siano inutilmente prolungate attraverso cure e metodi artificiali”.
Ed ecco le disposizioni vere e proprie “Dispongo che interventi oggi comunemente definiti “provvedimenti di sostegno vitale” e che consistono in misure urgenti quali, ad esempio, la rianimazione cardiopolmonare, la ventilazione assistita, la dialisi, la chirurgia d’urgenza, le trasfusioni di sangue, l’alimentazione artificiale, terapie antibiotiche, non siano messi in atto, qualora il loro risultato fosse, a giudizio di due medici, dei quali uno specialista: il prolungamento del mio morire, il mantenimento di uno stato d’incoscienza permanente, il mantenimento di uno stato di demenza, totale paralisi con incapacità a comunicare. In particolare, nel caso io fossi affetto/a da una malattia allo stadio terminale, da una malattia o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, da una malattia implicante l’utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali, incluso ogni forma di alimentazione artificiale, e tale da impedirmi una normale vita di relazione, rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o continuazione dell’esistenza dipendente da macchine e non voglio più essere sottoposto/a ad alcun trattamento terapeutico. Chiedo inoltre formalmente che nel caso fossi affetto/a da una delle malattie sopra indicate siano intrapresi tutti i provvedimenti atti ad alleviare le mie sofferenze, compreso in particolare l’uso di farmaci oppiacei, anche se essi rischiassero di anticipare la fine della mia vita”.
E poi dulcis in fundo, della serie finalmente si parla chiaro: “Nella prospettiva, inoltre, di un’auspicata depenalizzazione, anche nel nostro paese, dell’eutanasia, nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la morte, chiedo che mi sia praticato il trattamento eutanasico, nel modo che sarà ritenuto più opportuno per la conclusione serena della mia esistenza”.
Il percorso con The last Wish finisce con questo messaggio “Nonostante la legge italiana non abbia ancora sancito la validità di questo documento, fai valere le tue volontà”, mentre sulla mia bacheca facebook appare: “Raffaella Frullone ha utilizzato The Last Wish, il servizio innovativo di Personal Branding per il dopo vita. Non essere da meno. Se ci tieni alla tua immagine su facebook, vieni su The last Wish e attiva il servizio gratuitamente”.
Io invece, che ci tengo non solo all’immagine, ma come insegna Carla Gozzi, anche al buon gusto, e soprattutto alla reputazione, vado subito a cancellarmi dal gruppo, non vorrei che la prossima volta che scrivo in bacheca “Ho un mal di testa da morire”, mi arrivi un messaggio promozionale per la vendita del kit eutanastico fai da te oppure, facciamo le corna, mi prendano per una che attende con ansia “un’auspicata depenalizzazione dell’eutanasia nel nostro paese”.
“Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù”
Anch’io mi stavo accingendo a fare il testamento biologico, infatti devo trovare qualcuno che mi svuoti le vasche nel giardino nel caso che…
Non vorrei mai lasciare i miei eredi nella m.
A giudicare dallo stato di salute delle mie piantine sul balcone, sembra che io non sia proprio la persona indicata come “moderna” e che cura ogni dettaglio, vabbè, ci tengo allo smalto sulle unghie dei piedi, ma se la mia estetista non puo farmi il pedicure io mi limito a strofinarmeli con la pietra pomice, tutto qui, nulla di più, insomma, sono una schiappa! E meno male, tiro un sospiro di sollievo perchè non sono la candidata ideale al “The last wish”…. sembra il nome di un gioco a premi… ho vinto qualche cosa?
Presumo che chi vince “the last wish” abbia diritto ad una bara molto glamour e ad una fornitura di orchidee,ma fare le corna si accorda con l’ ideologia dell’Associazione “Luca Coscioni”?
Se c’è degli imbecilli che vogliono fare i “ganzi” per forza e fanno solo la figura da imbecilli, come sembra dalla presentazione di “The last Wish”, è un conto, un altro conto
è il terrore di ritrovarsi inchiodati a un letto PER CHISSA’ QUANTO TEMPO a seguito
di qualche patologia che ci capiti addosso. Io, da parte mia, vorrei essere eliminato, non
ci posso nemmeno pensare di restare fermo immobile e forse anche (chi sa?) cosciente
del fatto di essere imprigionato a vita (se si può chiamarla vita) fino a che morte non ci separi. Naturalmente per quanto riguarda le ragioni etiche bioetiche religiose eccetra che si è soliti “eruttare” uso un termine usato da Cyrano a proposito del pensiero teologico sempre in “eruttazione” io erutterei da parte mia ragioni analoghe, per intendersi, con tutti i distinguo che uno volesse, ma analoghe a quelle relative all’aborto, e cioè di permettere
alle persone di decidere di sé. Il discorso poi, credo, tra noi, andrà avnti, ad infinitum, senza arrivare a nessun punto fermo condiviso: Allora? Allora per ora tocca restare inchiavardati nelle grinfie dei medici, poi non lo so
mi sembra che si stia intorbidendo il nostro sguardo sul mondo.
Quelli di “The last wish” non vedono altro, in chi ha bisogno di “provvedimenti di sostegno vitale”, che i presagi della morte, la flagranza della sua ipoteca inestinguibile: altrimenti non direbbero che i “provvedimenti di sostegno vitale” sono un “prolungamento del morire”.
Un altro sguardo è possibile: quello che vede nei “provvedimenti di sostegno vitale” un soccorso fraternamente dovuto a una vita ferita ma perseverante, che domanda aiuto per riuscire a perseverare
Forse ci si deve tutti (io per primo) convertire e riconvertire allo sguardo del Nazareno, che vede vita là dove può sembrare che la morte abbia avuto il sopravvento:
“Stava ancora parlando quando venne uno della casa del capo della sinagoga a dirgli: “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”. Ma Gesù che aveva udito rispose: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. Giunto alla casa, non lasciò entrare nessuno con sé, all’infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e la madre della fanciulla. Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: “Non piangete, perché non è morta, ma dorme”.
Essi lo deridevano, sapendo che era morta, ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: “Fanciulla, alzati!”. Il suo spirito ritornò in lei ed ella si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare” (Lc 8, 49-55)
C’è tanti che sono anni che sono forzati a letto in mano a non si sa chi.
Non si potrebbe permettere a queste persone, che non credono nei miracoli, che credono invece che sia barbaro essere tenuti in stato di mummie viventi , permettere a questi, o ai loro familiari di decidere per un dignitoso riposo? Invece che continuare a fare i “balocchi medici”?
“mummie viventi”. Deciditi: o son mummie o son viventi. Le mummie sono cadaveri, i viventi no.
“decidere per un dignitoso riposo”. Anche qui, deciditi. Se non credi nella vita dopo la morte, ti contraddici sostenendo che dopo la morte costoro riposerebbero (“dignitosamente”). I vivi possono riposare, i cadaveri non riposano (come può “riposare” un cadavere?)
MI decido: “La notte dei morti viventi” mi viene da pensare, sempre, quando vedo queste stanze(le avete viste?) con i morti tenuti in vita con pompe e i tubi in pressione. Cadaveri a pompa. Ma mettiamo fossero ancora persone, individui vivi (analogia con l’aborto, dicevo)
io sarei per lasciare la possibilità di avere tregua o mediante testamento biologico (peggio parola non la potevano trovare!) o per scelta dei parenti o che altro di burocratico relativo al rispetto delle mummie ospedaliere, cho lo siano liberate. Come si fa per la cremazione. Anche la cremazione, ricordate? non andava bene, una volta, per qualcuno che non voleva che fosse permessa, come essere un sacrilegio.Si dice, comunemente, riposano, anche da parte chi crede che siano morti stecchiti, del tutto.
e invece non ti decidi mai.
“i morti tenuti in vita con pompe e i tubi in pressione”: i morti non possono essere tenuti in vita da pompe o tubi o che altro. Se son morti son morti
“Ma mettiamo fossero ancora persone, individui vivi, darei tregua a queste mummie ospedaliere”: se sono vivi non sono mummie (più o meno ospedaliere), perché le mummie son cadaveri
La cremazione non c’entra niente, perché qui si sta parlando di prestare o meno assistenza a viventi (gravemente sofferenti, menomati o in pericolo di vita, ma pur sempre viventi), la cremazione si pratica su cadaveri
sul riposare: per chi non crede nella vita oltre la morte fisica il morto è un cadavere che imputridisce (a meno di intervenire con tecniche conservative, che però non impediscono al cadavere di rimanere cadavere), non uno che riposa
Quando parli di mummie viventi, Alvise, credo tu ti riferisca ai casi di “accanimento terapeutico”. Anch’io penso sia più giusto in questi casi rispettare le leggi della vita e lasciar morire naturalmente chi è arrivato al confine, accompagnandolo con una presenza amorevole e con la preghiera. Magari potesse accadere sempre.
So quel che dico perché l’ho fatto con mio padre.
Se invece tu ti riferisci ad una terrificante situazione di sofferenza, ma esiste vita e coscienza, non mi pare sia lecito decidere di staccare la spina, che significa ‘licenza di morte’, che non ci appartiene.
Tremo all’idea di un medico o di altri che lo decidano al posto mio.
Comprendo la tua, che non so se è provocazione o convinzione, e comunque davvero un conto è parlarne così un conto è trovarcisi. Ma, se sei cristiano, sai che non è quello il modo di “rimettere lo spirito” nelle mani di chi ce lo ha dato.
FEFRAL: …ti sono piaciuti i Procul Harum, o sono un po’ troppo vecchi per te?
Se vuoi comunicare con me, e questo vale per chiunque altro, universale,
come sto già facendo con Azzurra, con Luigi, con Alessandro, con Francesca Miriano (segretamente)
la mia mail è: alvisescopel@gmail.com
un abbraccione a tutti
stamattina mi sono truccata ascoltandoli. Le cose belle non sono mai troppo vecchie, grazie
Memorizzo la tua mail…. prima o poi mi vedrai comparire!
Buona giornata Alvì
alvì perchè non sei su facebook? tutti devono essere su facebook.
Ma Raffaella, ma ste cazzate qui hanno una valenza giuridica? Da quale età si possono sottoscrivere?
Se un ragazzino di 16 anni sottoscrive le sue ultime volontà e nomina i suoi aguzzini ci dev’esesre la possibilità di fermare l’esecuzione.
La cosa più odiosa è che come sempre danno prima le caramelle per poi darti il veleno. Si presentassero almeno per quello che sono.
Natzgul, messaggeri di morte.
no Luigi, per ora non hanno alcuna valenza giuridica. Purtroppo però il caso Englaro ha aperto un precedente. Speriamo che il parlamento vari una legge che stabilisca chiaramente che questi “testamenti biologici” non impegnano nessuno
E pensare che si credono i paladini delle libertà……..mentre sono solo dei maestri di morte.
P.S. x l’autrice : non riesco a capire se i collegamenti a S&tC sono ironici o veri.
Opinione personale……sono 4 zoccole!
decidere per se stessi… ok. Peccato però che la vita non ce la siamo data noi!
verissimo. Ciascuno di noi è al mondo senza che i suoi genitori gli abbiano chiesto il permesso di mettercelo (“nessuno che ti ha chiesto se volevi uscir di là”, per dirla con Ligabue, che piace a fefral)
Ma io dico, siamo alla follia pura! Per secoli tutti se ne sono andati quando e
ra ora, perchè tutti prima o poi muoiono ed ora anche la morte ci deve preoccupare? Non bastava la vita?
Siamo alla paranoia. Ma basta, se volete morire non preoccupatevi prima o poi arriva. Se non volete soffrire, fatevene una ragione tutti soffriamo, o abbiamo sofferto o soffriremo. Basta con questo protagonismo: io non voglio soffrire, io voglio morire come mi pare a me, io..io…io.
Il fatto è che per non soffrire giorni, mesi o anni qui, ci guadagnamo un soffrire eterno, che uno ci creda oppure no. Non è che il Buon Dio esiste se uno ci crede e se uno non ci crede non esiste più. Sapete cosa mancano? Buoni, santi, dotti sacerdoti, che ritornino ad insegnare cosè la vita e cosè la sofferenza, cosìè la morte, quale speranza ci attende, quale possibile castigo dobbiamo evitare. Troppi sociologi, pochi santi sacerdoti e alla fine la società diventa barbara e triste.
Grandiosa!
Confermo: grandiosa!
Scusate ma mi sono sfuggite le apostrofo, se le trovo vedono…..
Alvise, sabato ero ad una festa dove gli organizzatori indossavano una t-shirt dov’era raffigurata una birra con sotto la seguente scritta:
“Mejo aver l’alzheimer e desmentegarse de pagarla pitost che ‘ver al parkinson e rebaltarla”.
In ogni caso Alvise io potrei farti da aguzzino prima che le tue condizioni diventino irrecuperabili ingozzandoti di prelibatezze, vini e quant’altro fino a farti schiattare in modo più o meno naturale.
Potrebbe essere un modo !!!
In macchina, ripensando al post, mi è venuto in mente com’era fuori moda mia nonna. Nata molto povera in Brasile all’inizio del ‘900, era veramente fuori dal nostro mondo. Pensate che il telefono fisso l’ha avuto da adulta e non chiamava mai perché non era capace. Riceveva le chiamate solamente.
In compenso aveva un gallina del pollaio che rispondeva per nome, essendo nata zoppa è stata cresciuta come un animale da compagnia (è proprio vero che il suo handicap l’ha portata ad avere una vita da cane!)…
Mia nonna era 15 anni più giovane di mio nonno, data in matrimonio a lui dai suoi genitori per sfuggire alla fame. Non che mio nonno fosse ricco!!! Ma almeno aveva un lavoro, eracarpentiere, e loro avevano sempre da mangiare. Lei raccontava che, da bambina, tante volte andavano avanti a arance con pangrattato (io quando ci penso allo spreco che c’è a casa mia sto male, al marito e al figlio che guardano schifati la minestra, mangiandola con i conati di vomito simulati li butterei dalla finestra!).
Mi nonna ha avuto 11 figli, dei quali solo 3 sopravissero. Nascevano con qualche problema non identificato che li portava a morire appena dopo lo svezzamento dal latte materno, praticamente non riuscivano a mangiare altro… Non si sa cosa avessero, in quei tempi, in Brasile, una famiglia povera, figuriamoci!
Dopo aver perso 5 figli che tirava con il suo latte fino a circa 2 anni e poi questi morrivano, rimase incinta ancora. Presa dalla disperazione abortì. Erano gemelli.
Dopo i gemelli nacque mio zio. Un dottore è riuscito a formulare una dieta per svezzarlo. E poi mia zia, la stessa dieta e anche lei ci riesce. Dopo quasi dieci anni, mia mamma, che viene presa per un fibroma, tale fibroma viene trattato, ma poi se ne accorgono che è un bambino (ancora oggi la prendiamo in giro chiedendo se siamo proprio sicuri che non fosse il fibroma!)… E’ l’unica che non ha avuto problemi alimentari.
Mia nonna Isolina era una tosta, mai ammalata, faceva tutto lei a casa. A 85 anni si dimenticò una pentola sul fuoco e dopo l’accaduto disse “mi sa che sto diventando vecchia, dimenticarmi una cosa così!!!).
Un giorno si ammalò, a quel punto è stata veramente male. Era in ospedale e il quadro clinico era brutto. Una mattina mia madre arriva in camera e la trova con lo sguardo perso. Attende lì finché la nonna non dice qualcosa. Infatti, rupe il silenzio con una frase “ho parlato con tuo nonno” (morto 20 anni prima), “ah”, disse mia madre, “l’ho visto insieme ai tuoi fratelli, sono in un posto bellissimo, lui mi è venuto incontro con i sette bambini, cinque di loro con la vestina bianca, due erano nudi, stanno bene e mi hanno perdonata!”. Mia madre avrà fatto una faccia preoccupatissima perché mia nonna continua così “non ti preoccupare, io non morirò adesso, devo soffrire ancora per un pò per poterli raggiungere, mi rimanderanno a casa e lì starò male, e poi tornerò in ospedale, fra circa 7 mesi, e allora sì non uscirò più, sarò pronta!”.
Così è stato.
C’è chi si preoccupa di morire “puliti fuori”, mi nonna era così retrograda da voler essere “pulita dentro”.
Com’eri out, povera mia amata vovózinha.
Garcia Marquez?
Dani mi hai fatto piangere, questa storia è bellissima e commovente, magari potessi essere io così come tua nonna! (che tanto una vita piena di dolori ce l’abbiamo tutti, e chi non ha quelli veri si crea da solo quelli finti)
Un abbraccio!
Che donna la tua amata nonna… Ho perso un figlio undici anni fa e ancora sento forte la sua nostalgia… mi domando cosa debba essere perderne otto… Mi consolano moltissimo le parole della tua nonna… spero anch’io un giorno di essere pronta! Grazie e un abbraccio
il mio testamento biologico? Nel dubbio accannimento terapeutico ad oltranza 🙂
@ Alvi: scrivo dal cell., nella vana attesa di partire per la montagna ( piccolo con la febbre e moglie dal medico), e non posso linkarti le esperienze di chi conduce una vita “non degna”
Benissimo!!! Buona (speriamo presto)vacanza!!!!
VOI ci avrete il vantaggio che vi manterranno a oltranza secondo che voi volete
NOI invece senza che si volesse.
questo è quello che pensi oggi, quello che vorresti se ti trovassi in quelle condizioni non puoi prevederlo ora senza il grosso rischio di fare previsioni sbagliate.
Si veda l’esperienza del prof. Mario Melazzini:
La storia inizia quando il medico di successo, sportivo, con una forma fisica invidiabile e una famiglia composta dalla moglie e tre figli, scopre di essere affetto dalla SLA, una malattia degenerativa che dopo averlo invalidato permanentemente lo avrebbe dovuto portare alla morte entro tre anni.
Melazzini racconta in maniera cruda le tante difficoltà per accettare una malattia che giorno dopo giorno lo disabilita, la resistenza a portare il bastone, e poi ad andare in carrozzella. Descrive la rabbia che gli impedisce di accettare la sua condizione di malato e il desiderio di rimanere solo e morire lontano da tutto e da tutti.
Nel punto più basso della sua disperazione, Melazzini racconta di aver pensato seriamente alla forma moderna di eutanasia, cioè al suicidio assistito.
Nel maggio del 2003 scrive ad una clinica svizzera, “Dignitas”, e risponde a tutti requisiti richiesti per iniziare le pratiche che dovrebbero portarlo alla morte.
Telefona alla clinica perché gli sembra assurdo che per suicidarsi basti un’e-mail. La telefonata è surreale. “Mi sembrava di parlare con un impiegato del ministero – racconta Melazzini – Ho sentito un gelo incredibile”.
I funzionari della clinica gli fissano un appuntamento per un incontro preparatorio. Nel libro il giornalista Piazza ha raccontato che Melazzini “prova ad immaginare la scena. Un luogo asettico, una stanza bianca con un medico biondo che lo informa del modo in cui lo ucciderà”.
Ma Melazzini non andrà a quell’appuntamento con la morte; da quel momento, anzi, ha iniziato a combattere per la vita.
“Credo che in quel momento, sia pure a livello inconscio, sia venuta fuori la mia fede”, spiega.
Come in una conversione, inizia un’altra storia, quella del medico che, proprio perché malato, capisce a aiuta di più i pazienti, quella dell’uomo che sa cos’è la sofferenza e per questo conosce a fondo l’umano e scopre la bellezza dell’anima.
“La malattia – ha scritto Melazzini – non porta via le emozioni, i sentimenti, e fa anzi capire che l’essere conta più del fare. Può sembra paradossale, ma un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità, fa brillare maggiormente l’anima”.
http://www.zenit.org/article-15087?l=italian
Bello Danicor!
DANI-COR: sì, lo so. era colombiano, ma potrebbe averla scritta lui questa storia
(non voglio dire che non sia vera, ma potrebbe benissimo essere stata scritta da lui o
da Jorge Amado)
“Non è che il Buon Dio esiste se uno ci crede e se uno non ci crede non esiste più.”
Oppure: “Non è che il buon Dio non esiste perché uno non ci crede e se uno ci crede
esiste”.
Le storie di vita delle persone semplici sanno di autenticità vera, hanno un’aura di sacralità. Ripeto: “Grazie Padre per aver rivelato queste cose ai piccoli”.
Quanta dignità, umiltà, volontà, abbandono alla Misericordia di Dio in quelle persone. Brava Daniela per riportarle, scrivile nel tuo blog, valgono più di tante poesie o filastrocche. Con una nonna così che ti segue da lassù puoi dormire serenamente.
Tutti si ha le nostre storie da raccontare e che abbiamo sentito raccontare.
Io NON voglio raccontare nessuna storia. Mi vergognerei di raccontare storie di malati che hanno fatto questo e quest’altro detto questo e quest’altro, sia in un senso che in un altro, per dare forza a al fatto che io penso che non vorrei stare attaccato ai tubi,
NON VOGLIO STARE, ORA, CHE LO PENSO; CHE LO POSSO PENSARE;, NON VOGLIO STARE ATTACCATO AI TUBIIIIIII!!!!!!
ripeto: non puoi sapere cosa vorresti qualora ti trovassi nella situazione che temi
comunque, se vuoi essere eliminato nel caso che fossi “attaccato ai tubi”, sappi che chi ti eliminasse commetterebbe il reato di cui all’art. 579 del codice penale (“Omicidio del consenziente”): “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni”.
Ovviamente il consenso deve essere accertabile dal giudice. Altrimenti, se non consta il consenso, saremmo dinnanzi a “omicidio” (art. 575) e a una punizione più grave
alvì, neanche io ci voglio stare attaccata. E ho paura di morire lentamente. Vorrei, quando sarà il momento, arrivarci pronta e andarmene in fretta. Ho paura di morire e ho pure paura di vivere attaccata ai tubi, di dipendere da altri, di essere un peso per i miei cari, di dover essere lavata e accudita da altri, di nutrirmi coi tubicini, di rimanere in un letto per anni …
Ma non ho scelto io di venire al mondo. La vita che ho non è mia. Mi è stata data. E’ un dono che non ho il diritto di gettare via. Perchè è un dono non solo per me ma per le persone che mi amano.
Mi affido con la maggiore fiducia di cui sono capace al Dio che mi ha voluta far essere quella che sono. Non vuole il mio male, di quello sono sicura.
Se finirai attaccato ai tubi spero di riuscire a venirti a trovare e farti ascoltare qualche canzone. Sono sicura che se non potrò io ci sarà qualcuno che lo farà. Se ci finisco io spero che qualcuno dei miei amici possa trovare un po’ di tempo per fare lo stesso.
anch’io ho paura di venirmi a trovare in quelle condizioni. E prego Dio di non perdere la speranza, se mai fossi in quelle condizioni. E ho fiducia che Lui mi aiuti. E spero anch’io in quelle situazioni di essere circondato non da messaggeri di morte ma da persone care che mi ricordino con il loro affetto che la vita è dono prezioso, va vissuta bene finché non finisce nella sua dimensione terrena, e si realizza pienamente dopo la fine terrena
Mi onori Alvi, paragonandomi con Garcia Marques e Jorge Amado!
Loro scrivevano non più della realtà della cose, scritte bene, ma basate sulla realtà.
Secondo me, umilmente secondo me, la realtà delle cose supera sempre la letteratura che da lei attinge.
Rimetto qui una cosuccia che avevo postato ieri sul tardi:
“A cada dia que vivo, mais me convenço de que o desperdício da vida está no amor que não damos, nas forças que não usamos, na prudência egoísta que nada arrisca e que, esquivando-nos do sofrimento, perdemos
também a felicidade.” Carlos Drumond de Andrade
“Ogni giorno in più che vivo, mi convinco sempre di più che lo spreco della vita sta nell’amore che non diamo, nelle forze che non utilizziamo, nella prudenza egoista che nulla rischia e che, scappando della sofferenza, perdiamo anche la felicità.”
Notte
Rimetto qui una cosuccia che avevo postato ieri sul tardi:
“A cada dia que vivo, mais me convenço de que o desperdício da vida está no amor que não damos, nas forças que não usamos, na prudência egoísta que nada arrisca e que, esquivando-nos do sofrimento, perdemos
também a felicidade.” Carlos Drumond de Andrade
“Ogni giorno in più che vivo, mi convinco sempre di più che lo spreco della vita sta nell’amore che non diamo, nelle forze che non utilizziamo, nella prudenza egoista che nulla rischia e che, scappando della sofferenza, perdiamo anche la felicità.”
Sì, belle parole, ma che c’entra col non voler stare attaccati ai tubi?
Perché sarebbe “egoismo” non voler stare attaccati ai tubi?
E perché non sarebbe “egoismo” volerci stare attaccati?
te lo ripeto, per “farla finita” quando fossi “attaccato ai tubi” puoi:
1) suicidarti (se sei in condizioni di farlo). Ma non sarò io a dire che il suicidio è in qualche caso giustificabile, raccomandabile. Pace all’anima di chi si è suicidato (è nelle mani della misericordia di Dio, solo giudice giusto), ma il suicidio è un atto intrinsecamente illecito dal punto di vista morale, un atto moralmente indifendibile. L’istigazione al suicidio non la faccio, la considero barbarie.
2) farti aiutare a suicidarti (suicidio assistito). Atto moralmente indifendibile, come sopra. Ricordo che si va nel penale (Art. 580: Istigazione o aiuto al suicidio).
3) farti eliminare: omicidio del consenziente, art. 579 codice penale (come dicevo sopra). L’omicidio non è in alcun caso giustificabile, raccomandabile. L’omicidio è male, senza se e senza ma. E chi ammazza un essere umano (“attaccato” o no ai tubi) commette omicidio. Non ci sono giri di parole che tengano, le cose vanno chiamate col loro nome.
@Alvi,
l’accanimento terapeutico non va bene a nessuno…
ma io oggi sono presissima e no posso soffermarmi sul blog (al limite sul tardi, ma tu dormirai a quell’ora)
Volevo solo dirti che il dolore ha un suo perché, fa parte della vita, bisogna dare un senso.
Io riporto la mia vita perché me l’hai chiesto tu, te lo ricordi???
Avevi detto che volevi sentire di vita vera… delle nostre vite, ed io l’ho fatto.
E facendolo per te mi sono accorta che è bello lasciarle scritte, perché la vita vera è quella che tocca ad ognuno di noi.
Non sono teorie ed elucubrazioni, ma fatti.
Adesso vi lasci altrimenti non finirò mai quello che devo fare, e non va bene.
A più tardi, Dio volendo.
Hai ragione, mi interessa sentire le vite degli altri (come il film!) per conoscere sapere capire, non che uno mi faccia dei racconti apologetici, toccanti, commeventi, presupponenti profondità, giustezza
umanità che dovrebbero queste narrazioni toccare il cuore di chi ascolta, può succedere anche che una narrazione tocchi il cuore, ma più casualmente, quando uno racconta per raccontare i casi della vita, meno se lo scopo è convincere di qualcosa attraverso la commozione narrativa. Tanti potrebbero raccontare storie atroci (e lo fanno!) per spaventare la gente e fargli firmare un foglio. IO non sono tra questi.
In questo sono “egoista” che conosco di me stesso il bisogno, o credo di conoscere, che per il momento è la stessa.
@Alvì per tornare all’esempio di ieri se in questo momento ,a mente fredda,mi immagino che,uscendo dall’ ufficio,incontro un boss mafioso che mi ingiunge di andare ad ammazzare qualcuno pena la vita dei miei figli (come in quel vecchio film di Alberto Sordi),io mi immagino che andrei a casa e mi suiciderei.Ma poi non è detto che nella realtà farei veramente così,magari troverei il coraggio di denunciarlo,di cambiare nome,lasciare tutto e ricominciare con i miei figli da un’altra parte.
Quello che c’è di terribile in queste ultime volontà e che decidi ora,che stai bene,per una situazione ipotetica che,se malauguratamente si verificasse,magari affronteresti in un altro modo,come Melazzini o Silvia Maynard
Oppure potresti prima ammazzare il boss!!!
Velenia, io posso pensare solo a quello che penso ora, più in là, non posso andare. A ogni modo, visti il codice penale, gli articoli, eccetra, sono sicuro che ci penseranno gli altri a mettermi in riga. State tranquilli!!!
Alvise, perché non siamo un po’ più fatalisti? A prescindere da Dio e dalle credenze.
Io non posso sapere cosa mi capita fra un minuto e non devo decidere per forza prima su tutto. Tu sei al mondo. Vivi come gli uccelli del cielo. Per millenni siamo andati avanti in un certo modo. Non so se le grandi filosofie abbiano trattato l’argomento.
Non sarebbe poi più onorevole (tra virgolette) il suicidio che la delega ad altri?
Secondo me queste idee malsane sono anche frutto della solitudine che si vive, sia da single che in coppia. Per non parlare del relativismo.
voglio provare a ribaltare la prospettiva: come mi sentirei se per esempio mio figlio o mio marito fossero attaccati al famoso tubo, in stato di incoscienza definitivo, e mi avessero fatto sapere in anticipo, in possesso delle loro facoltà (?) mentali, di volere far staccare da un medico il suddetto tubo?
mi auguro che questo non succeda mai, che mai la legge consenta alle persone di stendere il testamento biologico, obbligando così i nostri cari a rispettare una volontà espressa in un momento lontano da quello critico, e quindi con coscienza diversa da quella attuale. (perchè secondo me la coscienza di sè e della vita cambia, matura di momento in momento, di esperienza in esperienza).
La cosa per me allucinante di tutta ‘sta cretinata proposta dall’Associazione Luca Coscioni, è il fatto di averla proposta su Facebook. Questo mezzo è utilizzato soprattutto dai giovani e tra tutti questi giovani molti sono addirittura minorenni. Se un adolescente in crisi evolutiva, cosa assolutamente normale e quasi tappa obbligata per quell’età, dovesse incappare in questi apprendisti stregoni, che risoluzione prenderebbe? io a 14-15 anni avevo la lacrima in tasca, ascoltavo Masini, ero sempre triste perchè mi sentivo incompresa da mia madre, mi sentivo femminista convinta, volevo il motorino che non mi hanno mai comprato, mi vestivo di nero e usavo le spalline imbottite: tutti motivi che ad un’adolescente sembrano sufficienti per desiderare di morire, e non ero fuori dalla media di tutte le ragazzine della mia età. Poi mi è passata, come il raffreddore, e quando sono uscita dal tunnel non sapevo nemmeno come e perchè ci ero entrata. So solo che a quell’età avevo pensieri di morte e credevo che anche essere gravemente malati era un buon motivo per desiderare la morte: pensa se avessi incontrato allora questi cialtroni! Approfittare dei giovani, soprattutto tramite i media come internet, è da farabutti codardi. E lo posso dire con la coscienza di oggi perchè ci sono arrivata, nessuno ha approfittato delle mie debolezze, anzi, ho avuto la grazia di incontrare chi di quelle debolezze e tristezze ha fatto valore (di che è mancanza, questa mancanza…. si diceva giorni fa) mostrandomi che non erano una sfiga ma un’opportunità. E’ una cosa dura da accettare ma anche la sofferenza può diventare un’opportunità, se si riconosce che ha un senso.
Ma se il tuo marito ti avesse fatto sapere che lui non avrebbe voluto i tubi te che faresti, ti metteresti a pensare che allora non è ora e che quindi lui allora non poteva sapere quello che avrebbe deciso ora e che quindi ….che faresti? Penseresti te per lui, come ti sembra giusto a te, non penseresti a lui, penseresti magari a Dio che ci ha dato lui la vita, nella sua infinità bontà, e quindi?
Tutta colpa di Masini!!!!!
per prima cosa sarei avvilita nel sapere che possa aver preso una simile decisione, magari senza parlarmene. Forse penserei che lo fa per non costringermi al suo capezzale per tempo indeterminabile, ma in questo caso, se mio marito mi conose bene, saprebbe che io so raccattare le forze nei momenti più inaspettati. Sarei sempre lì con lui, per ogni suo respiro.
Però se sapesse ora di cosa parlo, da buon napoletano, farebbe le famose corna!
L’ospedale e le strutture sanitare devono servire a curare e salvare le vite non ad uccidere come facevano i nazisti in certi reparti degli ospedali dove usciva il gas dai camini. In quei luoghi venivano uccise persone con problemi di salute o mentali, vecchi, bambini troppo vivaci in certi casi, handicappati. Sono stato scioccato dal racconto di Paolini su quel ragazzino Ernst Lossa che continuava a sopravvivere e a dedicarsi ai suoi compagni nonostante tutti gli avvelenamenti cui era sottoposto.
La cultura della morte non fa per me in nessun caso. Io penso positivo perché son vivo finché son vivo e niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare, fermare quest’onda che va.
Io non ritengo il sucidio non è un’azione disonorevole.
Certo, sarebbe meglio fare da soli che demandare, ma come fa uno a fare da sé se non è più in grado di farlo?
IO non ritengo il suicidio un’azione disonorevole.
Alvise scrive: “Velenia, io posso pensare solo a quello che penso ora, più in là, non posso andare.” – Ciò non è molto coerente con la tua posizione.
Alvise, a me Masini piace ancora! non rinnego di aver ascoltato le sue canzoni apparentemente più deprimenti, però le vedo in modo diverso, e insieme a lui, mi piace molto Vasco, Ligabue, Guccini, I Nomadi, …..
Tanto fa Alvise che nessuno vuole cambiare il tuo modo di pensare e nemmeno tu lo vuoi. Tu stai bene con il tuo pensiero libero, naif, relativista e noi ti porteremo di nascosto in paradiso, troveremo il sistema per farlo in incognito perché tu vuoi venire in paradiso con il tuo pensiero, dici che la tua vita è un inferno però in fondo ti va bene così, ti bastano le piccole consolazioni terrene, una bevuta, una scopatina, una canzone, un cane, un muro ben riuscito, uno scambio intellettuale di battute. Cose belle ma che lasciano comunque un gusto amaro se non rimandano a qualcosa di più grande. La tua sete per qualcosa di più profondo c’è però, altrimenti non saresti qui tutti i giorni. Pensa che bello, il Signore buon pastore ci lascia sempre il cancello aperto, possiamo entrare, uscire, rientrare. Lui ci guarda e aspetta, a volte ci rincorre per farci strada, ci viene a prendere, a volte ci lascia soli per osservarci in silenzio. Comunque anche se entrerai in incognito troverai la tua bella poltrona preparata e Lui ti dirà “Alviseeeeeeeeeeeee, finalmente potrai tarmarmi direttamente senza rompere le scatole a questi poveri malcapitati”.
LUIGI: ma ci sarà il vino in paradiso? e di che colore? speriamo non sia Carpené Malvolti!!!!
c’è il vino buono, anzi il migliore: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono” (Gv 2, 10)
Pensandoci bene (è da stamattina che sto pensando perchè, oltre ai divieti religiosi, non ci si dovrebbe mai suicidare nè da sè nè con l’aiuto di altri)….
Il vero motivo per cui molti cercano il suicidio o la morte assistita, è che si fanno schifo e non è vero che si vogliono bene e vogliono morire dignitosamente! si fanno schifo nella loro stessa carne, si detestano e non hanno capito che c’è Qualcun altro a cui non fanno schifo per nulla, anche con tutte le loro miserie. Secondo me se sapessero di essere amati in ogni singola marcescente cellula non ci penserebbero proprio a togliersi di mezzo. Invece ‘sti zozzi promotori dell’eutanasia ti dicono l’esatto contrario, che fai schifo e che se vuoi fare un favore al mondo è meglio se sparisci. Vogliono far legalizzare i calci in culo ai malati perchè è a loro che fanno schifo i corpi sofferenti con le piaghe da decubito, e vogliono dare a te malato la rivoltella per darti il colpo di grazia, fai-da-te così loro si sentono a posto! Io a loro contrappongo la piccola figura di Santa Madre Teresa di Calcutta, che invece baciava quelle piaghe, cercava di dare sollievo alle sofferenze con cure mediche e con amore, perchè in ogni uomo c’è la dignità, in ogni sofferente c’è Cristo Crocifisso.
mi è piaciuto: “ogni singola marcescente cellula” come dite voi? c’è il tasto -mi piace-?
“ogni singola marcescente cellula”: sono spiccicate le cellule di Alvise, non potevi descriverle meglio, Giuliana 🙂
Proprio così!!!!
Alvise, in paradiso il vino dev’essere buono visto il clima, e poi con tutte ste parabole di vigne e vignaioli…C’è anche Noè…mal che vada manderemo l’arcangelo Gabriele a fare provvista a Montalcino.
Tutta colpa di Masinihttp://youtu.be/oZUp1gUQLyg
Eccelente, come al solito, questo articolo. Come diceva un tizio famoso qualche secolo fa – seppur non dei “nostri”-, “non è necessario sperare per intraprendere, nè riuscire per perseverare”. Dunque avanti così, lei, voi, noi tutti, per la “buona battaglia!”
Su questo argomento 2 opinioni: pro e contro (schematizzando)
Dico OPINIONI perché non è che si può dire che da una parte (io, in questo caso)c’è opinione e dall’altra
argomento razionale con la consistenza di verità (voi). Due opinioni.
Capisco che se uno crede a Dio alle mummie umane costrette a vivere (per dire) perché la vita è un dono e non un caso e cose di questo genere possa anche pensare di non levare i tubi, ma voi non capite che ha la stessa possibilità di esserci un pensiero contrario rispettabile?
O invece che bisogna pensare’ che da una parte c’è i pensatori pensanti e dall’altra dementi faziosi relativisti cattivi e merdosi e accecati dalla modernità?
Alvise, ieri è stata postata una splendida testimonianza di una donna che hanno cercato di abortire senza riuscirvi, un aborto che secondo la tua cultura può essere reclamato e che gli altri devono rispettare perché è una scelta. Dimmi qualcosa. L’hai vista?
LUIGI: non ho capito la domanda.
No non l’ho vista questa testimonianza, dove devo guardare?
l’ho postata io (parte1 e parte2) il 4 luglio alle 17.40 articolo LA GRANDE BUGIA
Alvi’, la testimonianza postata da paulbratter alla quale fa riferimento Luigi è qua:
http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/07/04/la-grande-bugia/#comment-8052
C’è un fatto però, che non può essere negato in quanto fatto, ed è il seguente: “non ci si può suicidare per procura”. Il suicidio, per definizione, è azione che ciascuno può compiere solo su stesso e per farlo deve essere in possesso della sua volontà nel momento in cui lo compie. Altrimenti è altra cosa e volerlo negare è negare la realtà.
Scacco matto!!!
Senza via d’uscita!!!!
Becchi e bastonati!!!!
Io non dico che questa non sia la realtà, vorrei che si trovasse un modo per cui uno avesse diritto a farsi levare i tubi, senza sofismi.
Ma poi cosa cazzo ve ne frega a voi se uno pensasse a farsi levare i tubi?
Non c’è già la legge a garanzia della non levatura?
LUIGI-PAULBRATTER: ho guardato il fimato di ieri l’altro: non lo so quanto sono io un uomo forte , ma la mia posizione l’ho presa, credo che le donne che vogliono abortire possano abortire e non commettano omicidio. Siete voi invece che a fronte della vostra fede dovreste trovare la forza per combattere quella che per voi è la srtage degli innocenti. Sarò anche io drammatico nell’esprimermi come nel filmato e vi chiederò: ma come si fa, se si crede a quello che voi dite di credere, a non parlare con più forza, avete le sedi, le organizzazioni per farlo, perché tanta ignavia, boicottate, protestate, manifestate, date foco,distruggete, cliniche ospedali. ogni cosa.Anche io dovrei farlo per gli ospedali dove c’è le mummie viventi, ma io come fo a sapere se queste mummie sono mummie consenzienti o mummie tenute mummie senza che vogliano? come avete detto voi come fa a volere AD ogni modo, per concludere, penso anche che la donna può decidere, e che e che quindi io non darei foco, ma voi bisogna che diate foco per forza!!!
Io no, perché credo che bisognerebbe dare foo solo a leparti dove c’è i tubi obbligatori!!!
Bravo Alvise, qua sì che hai messo proprio il dito nella piaga. Vedi che la legge e gli usi fanno la mentalità, che finisce per appannare la capacità di vedere i fatti per quello che sono? Ci sono quindi leggi che negano i fatti – e ci riescono anche bene!
Noi dovremmo essere pronti a morire per fermare la piaga dell’aborto, e invece probabilmente non siamo neppure capaci di bisticciare col vicino e il collega di lavoro e questo è quanto: quando si rende disponibile ciò che dovrebbe restare indisponibile, si mutila la retta ragione. Ma, lo so è antipatico tirare in ballo sempre la solita cosa, anche col nazismo successe la stessa cosa: qualunque cosa tu introduca nel tessuto sociale, specie se ha a che fare con valori indisponibili, ha degli effetti. Quindi, “altroché se me ne frega!!”, come dicevo anche qua in basso.
mi corregggo: volevo dire, come voi avete già detto, come fa a “volere “una mummia
Pansate anche alle mummie di Leopardi? Icche volevano fare queste mummie rinvivite?
Tornare mummie il più veloce possibile!!!
Se non ci si può suicidare per procura, chi è il sofista? Colui che ne prende atto e ne trae delle conseguenze coerenti, o chi pur prendendone atto vuole una scappatoia per fare quel che gli pare? Non sempre si può fare quel che si vuole e questo è tutto.
Poi, seriamente tu pensi che introdurre una legge di qualsiasi genere a favore dell’eutanasia non avrebbe a breve e lungo termine effetti dirompenti sul tessuto sociale nel quale anche io vivo? Cosa vuol dire, cosa me ne frega? Devo fregarmene delle ricadute sociali, che prevedo pesantissime e devastanti, che la società nella quale vivo si troverebbe a subire a causa di una scelta legislativa del genere? Non faccio forse parte anch’io di questo corpo sociale?
Comunque, non hai di che preoccuparti, Alvise: tanto presto o tardi ci arriveremo, di questo sono pressoché certo, è solo una questione di stabilire il “quando”. Ciò non mi impedirà di oppormici, ma so che non farà gran differenza – al più, tutti assieme potremo rallentare un pochetto il processo, niente più.
No, io invece mi preoccupo, non ho mai potuto avere pace costretto in nessun posto tutta la vita e l’idea di ritrovarmi fermo a letto come dentro una cassa da morto mi mette la smania addosso. Non ho paura di patire ho paura di essere immobilizzato senza pietà.
Durante i cosiddetti anni di merda (di piombo) sono andato militare per levarmi dalle palle dell’ambiente universitario che non sopportavo) era bravo, mi piaceva, mi fecero sentirecome vergogna che mi piaceva studiare, facevo sport andavo come una fucilata nonostante la vita non da atleta mi hanno fatto vergognare che mi piaceva correre giocare al calcio che Totti una pippa me faceva ame che non sopportavo nemmeo di stare chiuso nelle caserme piattolose e inutili, uscivo, non rientravo, avevo delle “amanti” a Roma che mi nascondevano a casa loro, poi in prigione a Boccea, a Capua, poi Caserma, a via Casilina, poi ancora con le “amanti”, eufemisticamente, poi prigione, poi caserma, poi espatriato, alla fine congedato, poi il lavoro, poi un altro, un altro, un altro, espatriato, ritornato, vita sregolata, orari liberi, rutto libero, sempre, e dovrei farmi infilare un tubo in gola uno in culo uno nel naso uno due tre nel braccio, nell’uccello, ma che andessinio tutti affarernculo!!!!!
alvì, tanto tu creperai bevendo vino insieme agli amici, nun te preoccupà! Niente tubi mentre bevi vino.
Però se coi tubi ci finisco io mi vieni a trovare ogni tanto e mi fai sentire una canzone?
Io ritengo che qualunque persona sana di mente che si figura una prospettiva del genere preferisca di gran lunga l’idea di morire alla svelta – di sicuro io sono tra costoro. A parte qualche eroe, da sani tutti sceglierebbero così: è proprio per questo che voglio che la legge non lo permetta 😉 Ma questo è un discorso complicato: su questo posso solo dirti che capisco perfettamente cosa vuoi dire, ma non cambia le cose. Basta una singola breccia in un diritto indisponibile come la vita, basta introdurre, non ha alcuna importanza a quale livello di sofferenza e indegnità, il principio che la vita non valga in quanto tale ma che la sua “qualità” stabilisce se essa meriti di essere vissuta o meno, e tutta la struttura crollerà prima o poi, perché ognuno potrà stabilire i suoi propri parametri di qualità. Questa considerazione prevale su qualsiasi altra. Inoltre noi non possiamo sapere cosa ci riserva il futuro. Se la paura di restare paralizzati fosse totalizzante, l’unico comportamente razionale da tenere sarebbe suicidarsi da sani (il che non sarebbe tanto razionale, a ben pensarci). Ma non voglio perdermi in ulteriori sofismi per stasera; quindi ti dò la buonanotte!
Bunanotte a tutti!!!
Anche, e con particolare affetto, a Fefral!!!!
buonanotte a te. Ti ho scritto due commenti più su
Si, ce vengo, co la musica, ma spettiamo ancora un pochetto, nooo?
aspettiamo certo, ho tante di quelle cose da fare prima…
Aborto ed eutanasia fanno parte della stessa cultura di morte. Forse l’aborto è più grave perché uccide un innocente, debole che non può difendersi.
L’eutanasia apparentemente riguarda una scelta personale ma è solo l’anticamera dell’eugenetica. La persona umana vale solo a determinate condizioni, altrimenti è spazzatura da eliminare. Spaventoso.