Una lettrice del blog mi ha segnalato la recensione di Repubblica al libro Io sono emozione, e siccome avevo appena fatto una meravigliosa corsa sotto il sole tra le catacombe dell’Appia antica ho pensato che potevo anche ammorbarmi un po’ con l’articolo (tanto per tenere basso l’umore ed evitare l’invidia degli dei). Di Eve Ensler ho dovuto per motivi lavorativi leggiucchiare I monologhi della vagina, per tradurre e montare un’intervista fatta da una collega, ma credo di avere prontamente rimosso fino all’ultima sillaba del suo credo,
per non affollare inutilmente la memoria ram del mio cervello, ed evitare così che i kilobyte occupati dai monologhi cancellassero informazioni più importanti (sono circa dodici anni che cerco vanamente di imparare la sequenza dei sei film sei della saga di Star Wars – il primo è il numero quattro, no, dico, ma si può?- e mi piacerebbe anche capire quali sono i buoni, ma quello non ce la farò mai).
Comunque, la tesi di Io sono emozione è che “ovunque, anche in Occidente, le donne sono costrette a obbedire al mandato a compiacere, e per questo devono subire una guerra terribile, dall’obbligo a perdere peso fino allo stupro. Ovunque la loro creatività e la loro voce viene soppressa, la libertà persa”.
Ora, quello che succede da qualche altra parte del mondo è un altro paio di maniche, ma che in Occidente le donne non siano libere è una cosa da sbellicarsi dalle risate. Il fatto è che noi tutti, qui, donne e uomini, siamo liberi, ma siamo lo stesso per lo più infelici. E proprio uno dei motivi, secondo me, è questo posto centrale dato all’emozione, sulla quale si vorrebbe basare tutta la vita, una tendenza alla quale il saggio della Ensler si associa alla grande. E invece l’emozione come metro di giudizio assoluto mi sembra la garanzia più certa dell’infelicità, a occhio e croce.
Il segno che si è raggiunta la maturità, dicono tutti i manuali psicoqualcosa (ma ci si arriva anche con il buon senso), è che si comincia a farsi carico del proprio benessere, e si smette di chiedere agli altri che ne siano responsabili. Il passo successivo, una volta raggiunto lo status di adulti, poi, è diventare genitori, o comunque persone in grado di dare a propria volta benessere a qualcun altro, invece di essere costantemente impegnati nell’accusare le altre persone della nostra insoddisfazione (un abito mentale che dopo i dodici anni è preoccupante).
A me sembra che buona parte della gente che ottiene spazio nella comunicazione – e non a caso – abbia questo atteggiamento infantile di lamentarsi e dare la colpa agli altri della propria infelicità. Alla Chiesa, alla politica, alla cattiveria altrui (che sono sempre gli altri ad essere cattivi, per carità, non noi).
Conoscete qualcuno, seriamente, che davvero prima di prendere decisioni sulla propria vita personale consulti le encicliche del Papa, e poi dica “mannaggia, questo lo volevo fare ma, siccome la Chiesa dice no, non lo farò”?
In realtà siamo infelici perché la vita è difficile e complicata. Questo dato di fatto viene costantemente rimosso dalla cultura postilluministica che vuole che, se seguiamo la nostra ragione, se tutto va secondo il previsto, e secondo le regole, tutto andrà a meraviglia.
Invece il male c’è, prima di tutto dentro ciascuno di noi, che siamo un groviglio misterioso – per cui l’invito a liberare le emozioni e a dare loro il comando è tutt’altro che prudente – e poi c’è il Male che agisce attivamente.
Se rimuoviamo il problema del male, quando le cose non vanno – e spesso non vanno – daremo prontamente la colpa agli altri, cosa nella quale noi donne siamo particolarmente tenaci.
Io per esempio, non sarei da meno di Eve, se è per questo, solo che lei ha venduto milioni di copie, io mi limito a tormentare il mio prossimo a voce senza essere tradotta in 48 lingue: nel mio banale italiano, comunque, sono una raffinatissima praticante dell’arte della lamentela, solo che purtroppo le persone di buon senso che ho intorno mi stroncano rapidamente. Mio marito, la mia amica Daniela, Padre Emidio soprattutto, che quando trovo qualche motivo di scontento mi dice invariabilmente che ho sbagliato strada, e che è meglio che passo per la via crucis, che quella è sempre giusta. Ci mette il carico da undici, insomma. Così se voglio solo che qualcuno mi dica “poverina” telefono a qualche amica meno saggia di lui.
Invece ci sarebbe una sola cosa da fare: chiedere aiuto all’Unico che ce lo può dare. Gesù, nel Vangelo di ieri, dice al cieco semplicemente di tuffarsi nella piscina di Siloe, che vuol dire l’inviato.
Andare dove ci manda Colui che ci ama teneramente, fidarci di lui, stare dove ci ha messi, azionando il più possibile il cervello, che funziona molto più delle emozioni. D’altra parte, io di Star Wars non ci ho capito niente, anche se è una decina d’anni che mi tocca guardarlo allattando fratelli o stirando (mi si chiude il cervello come di fronte ai dati di borsa), ma una cosa mi è chiara: quando Anakin Skywalker si lascia sopraffare dalle emozioni passa al male, al lato oscuro della forza. Questa cosa, almeno questa, l’ho capita persino io.
Questo è un post da incorniciare. Anche a me è piaciuto molto il terzo episodio di Star Wars (ovvero l’ultimo uscito), perché mostra come il cattivo pensi sempre di essere buono e di fare del bene. Come hai scritto, “invece il male c’è, prima di tutto dentro ciascuno di noi…”.
Sui disastri del dare il comando alle emozioni, mi permetto di suggerirti un libri uscito recentemente: Paola Mastrocola, “Togliamo il disturbo – Saggio sulla libertà di non studiare” (Guanda). L’autrice mostra come l’aver posto le emozioni come base dell’apprendimento scolastico, ne abbia determinato la distruzione.
Ormai, al mattino, dopo le lodi ed il consueto capitoletto della Imitazione di Cristo (che alle volte mi sembra vivere all’unisono con me e quello che la Vita di giorno in giorno mi propone…), prima delle nefandezze di cui spesso si occupa il mio lavoro, c’è il tuo post.
Pillole di saggezza che aiutano a carburare …
Grazie 🙂
ps scusate, avevo sbagliato giorno … 🙂
Cara Costanza,
il tema emozioni/ragione è un tema a me molto caro e mi trova fondamentalmente d’accordo con te. Vorrei però provare a fare un passo in avanti anche per evitare quel cortocircuito, che forse ho malinteso, tra emozioni e immaturità, nel senso che io credo che il punto sia un filino più complesso.
Innanzitutto le emozioni sono parte dell’uomo e non sono di per loro né buone né cattive; il punto è cercare di controllarle, (imparare a vedere la scintilla prima del fuoco) perché, per la loro natura, le emozioni nascono nell’incoscienza e spesso proseguono nell’incosapevolezza.
Dopotutto le emozioni sono istinto (e, concedimelo, anche a te capita di concederti alle emozioni in qualche tuo post un po’…come dire…”istintivo”…) ma per poter controllare qualcosa occorre prima di tutto conoscerla, senza pregiudizi e soprattutto senza paura.
Dopotutto Anakin passa al lato oscuro per paura. Come dice Yoda (Episodio I, o IV a seconda di come lo vuoi vedere :)) “La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio, l’odio conduce alla sofferenza…”
Chiudo suggerendo anche io un libro: “Felicità emotiva” un libro/intervista scritto a quattro mani dal Dalai Lama e da Paul Ekman (…da cui ho preso la citazione sulla scintilla…)
a presto,
Marco
Mi dispiace Costanza perchè per la prima volta mi hai “profondamente deluso”; ma come: Guerre Stellari (il titolo in italiano è voluto)!! Il pilastro della nostra generazione!! Un sunto educativo di: Destino, Lotta tra Male e Bene, possibilità di redenzione fino all’ultimo nell’amore (Lord Vader), esistenza del Male assoluto (l’imperatore).
Mi dispiace ma devi recuperare assolutamente: lascia perdere i primi (ultimi) 3 episodi e concentrati sui 3 originali (possibilmente edizione originale senza le aggiunte successive di effetti speciali che stonano nell’insieme notando che nell’episodio 1/4 era scritto 3° episodio e non 4° come poi è diventato).
Tornando agli aspetti che condivido mi piace sottolineare il tuo giudizio sulla cultura postilluministica con una citazione di cui non ricordo l’autore (sono graditi suggerimenti) ma che ritengo molto efficace: “si vuole creare un mondo così perfetto in cui non ci sia bisogno di essere buoni”.
Visto che oggi tutti consigliano libri, ed io leggo molto poco ad eccezione dei media on line; invito tutti alla visione di “Kung Fu Panda” (ovviamente fingendo di fare compagnia ai figli), un eccellenza in termini di: cammino verso il proprio destino, illusione del controllo (tema molto caro anche a questo blog ed al libro), fidarsi di chi è più grande e tanto sano divertimento.
Sottoscrivo Kung Fu Panda (…o “puffu panda” come lo chiamava il mio bimbo quando era più cucciolo…) per come invita in modo così leggero e divertente a seguire la propria vocazione nonostante le apparenti avversità…
http://www.youtube.com/watch?v=R55e-uHQna0
no comment, solo un sorriso =)
Cara Costanza,
il tuo post mi ha immediatamente richiamato questo “ritaglio”.
http://www.qumran2.net/ritagli/ritaglio.pax?id=7568&ml=195
Continua così, non avrai mai milioni di lettori, ma quelli che avrai ti saranno affezionati.
Pace e Bene!
Tutti preziosi questi consigli! Lo spot mi ha fatto lacrimare dalle risate, quanto ai film cercherò di colmare la lacuna, mi dispiace di avervi deluso, ma io se non c’è il bacio mi addormento. In compenso posso vedere per sedici volte consecutive Gli anni della nostra vita senza assumere sostanze eccitanti.
Marco, certo che le emozioni si fanno sentire sempre, anche nella vita adulta, ci mancherebbe. Anche perché quando dico che siamo un mistero lo penso davvero perché lo tocco con mano su di me. Quello che conta è dare alle emozioni il posto che meritano, cioè non ignorarle, per carità, ma non metterle al posto di guida.
Buongiorno a tutti!
E’ veramente bello questo post, molto stimolante! Dopo l’astinenza del finesettimana poi…eh sì: perchè qui ormai siamo alla dipendenza. Se la mattina non leggo prima di tutto (tranne la spedizione di marito e figli rispettivamente a lavoro e scuola) il post di Cost da rimuginare per tutto il tempo necessario prima di poter rispondere, mi sento male e penso che la mia vita non ha un senso.
Se poi penso che parte tutto da persone amiche, veramente non so come fare a non pensare che queste battute non siano il sostitutivo di un caffè insieme o di una telefonata di confronto.
Il guaio è però, che ho tante cose da dire.
Innanzitutto condivido, per solidarietà femminile e cerebrale, con Costanza la totale inattitudine a Guerre stellari, nonostante marito e figli li abbiano visti tutti e sembrava si divertissero.
Ma passiamo alle cose veramente serie :
noi tutti, qui, donne e uomini, siamo liberi, ma siamo lo stesso per lo più infelici. E proprio uno dei motivi, secondo me, è questo posto centrale dato all’emozione, sulla quale si vorrebbe basare tutta la vita.
Purtroppo non trovo che siamo così liberi : alcuni non possono scegliere, alcuni non sanno farlo, quasi tutti non amano fare fatica. E sì, sono d’accordissimo, si impegnano tantissimo nel lamentarsi e nel dare la colpa agli altri.
Però non è il primato delle emozioni, ma del piacere e delle (apparenti) scorciatoie.
L’emozione è qualcosa di più nobile, di più utile : qualcuno ha citato il Dalai Lama, ma c’è anche il bellissimo libro di Goleman sull’Intelligenza emotiva, interessantissimo. Suntando molto, vi si dice che una parte nucleare del nostro cervello (l’amigdala), che abbiamo in comune con tutte le specie viventi, costituisce un importante centrale emotiva che ci avverte prima di qualsiasi altro impulso, se c’è qualcosa che non va.
Quindi dovremmo ascoltarla e rielaborarla nel nostro comportamento : se rientriamo in casa e sentiamo dei rumori sospetti, l’amigdala stimola la nostra paura e ci induce a prendere una mazza da baseball. Tranquilli, si può fare, non c’è niente di male: l’importante è che il resto del cervello poi ci aiuti a capire come e se usarla.
Sono d’accordo, come dice Costanza nell’ultimo post, che le emozioni non debbano guidare la nostra vita, ma guai ad ignorarle.
Il segno che si è raggiunta la maturità, dicono tutti i manuali psicoqualcosa (ma ci si arriva anche con il buon senso), è che si comincia a farsi carico del proprio benessere, e si smette di chiedere agli altri che ne siano responsabili. Il passo successivo, una volta raggiunto lo status di adulti, poi, è diventare genitori, o comunque persone in grado di dare a propria volta benessere a qualcun altro, invece di essere costantemente impegnati nell’accusare le altre persone della nostra insoddisfazione.
Eh! Qua mi si invita a nozze : noi genitori dobbiamo dare benessere ai nostri figli.
Forse sarebbe più adeguato dire che noi dovremmo poter dare ai nostri figli il nostro benessere, cioè far vedere loro che siamo sereni, integrati, che li abbiamo voluti, che ne abbiam scelto con convinzione l’altro genitore e sicuramente qualche altra cosa.
Però sappiamo che tutto ciò non è sempre possibile.
In realtà siamo infelici perché la vita è difficile e complicata.
Stra d’accordo!
Mio marito, la mia amica Daniela, Padre Emidio soprattutto, che quando trovo qualche motivo di scontento mi dice invariabilmente che ho sbagliato strada, e che è meglio che passo per la via crucis, che quella è sempre giusta. Ci mette il carico da undici, insomma.
Se posso permettermi, io di Via Crucis ne so qualcosa. Non mi sto a dilungare, fidatevi. Sono certa, perchè lo so e ce l’ho dentro di me, che ogni giorno abbraccio la mia croce, anche perchè non posso fare niente altro, se voglio continuare a vivere senza grossi problemi, se voglio crescere i miei figli, se voglio avere l’occasione di fare qualcosa di buono e anche di interessante.
Ma se questo è il segreto della mia vita come faccio a pensare che la chiave dell’affrontare le difficoltà valga solo per me ?
Se mi guardo intorno non solo vedo tanta gente procedere muta e a testa bassa senza mai neanche ammettere una debolezza, ma se guardo vicino, ai miei cari, intendo, non sono proprio in ottima compagnia. Mio marito lavora sodo, un lavoro che non gli piace, ma mantiene alla grande una famiglia in cui una moglie libera professionista sottosta alla leggi del mercato; in più studia, si impegna, rappresenta ben due classi di genitori trentini (che per un romano è il colmo). Lui non sa , perchè non lo ammette, che questa è la sua croce ma, per lo meno, in termini di fatica me lo sento vicino.
Per la mia bimba, la croce si chiama prof di chitarra e se la porta fisicamente sulle spalle quando viaggia col suo strumento chiuso in un fodero rosso. Almeno ha un rapporto migliore coi compiti e con le scadenze e, quando porta un bel voto, prova una sincera soddisfazione. Poi ha delle cose che le piacciono ma anche un fratello che le fa i dispetti e non la coccola mai e una mamma che le chiede tanto, ma il suo sorriso è salvo.
Diverso è per l’altro : se gli altri portano la loro croce sul Golgota, lui appare come un puntolino all’orizzonte e a sforzarsi molto nel vederlo. Lo dicevo anche ieri : nel fine settimana ha “dovuto” studiare e ce l’ha fatta pagare con capricci di ogni genere. Che non riusciva a concentrarsi, che era troppa roba (lui utilizza il metodo di studio “a tamponamento”), ha telefonato a mezza classe (ma tutti erano fuori a prendere il sole coi compiti fatti perchè quelli che vogliono passare l’anno ad aprile si sono bell’e rimessi sui libri) perchè non aveva il numero esatto delle pagine. Alla fine ha studiato una pagina di una cosa e una pagina di un altra alternativamente minacciando di addormentarsi.
Niente. Non ha imparato molto dalle Vie Crucis circostanti: e stamattina ha finito con l’aggiungere alla mia croce l’ennesimo paio di pantaloni all’interno dei quali aveva dimenticato le ciunghe (chewingum a Trento). Se non avete mai sperimentato che cosa succede se tali pantaloni finiscono in lavatrice, credetemi : non metteteceli.
A parte gli scherzi, ciò mi addolora profondamente : io non ho molto altro da offrirgli se non sostenerlo nell’affrontare le cose (senza affrontarle al posto suo perchè nell’attesa della sua maturazione ,abbiamo fatto anche questo) e nel mostragli che, pur nella fatica, sono contenta di essere viva.
Sui disastri del dare il comando alle emozioni, mi permetto di suggerirti un libri uscito recentemente: Paola Mastrocola, “Togliamo il disturbo – Saggio sulla libertà di non studiare” (Guanda). L’autrice mostra come l’aver posto le emozioni come base dell’apprendimento scolastico, ne abbia determinato la distruzione.
Non ho letto approfonditamente il libro della mia omonima, che conosco, apprezzo e di cui condivido totalmente il pensiero, però non credo che abbia detto esattamente quanto riportato.
Forse la distruzione dell’apprendimento scolastico è stata causata da quell’accettazione incondizionata di cui si parlava ieri e che non deve albergare nella scuola e, secondo me, nemmeno in famiglia. La scuola ha fallito quando ha cominciato a giustificare e a non chiedere più niente : il ragazzo ha una situazione difficile, la famiglia non collabora, non si impegna ..facciamolo passare velocemente col minimo..qualcun altro ci penserà; la scuola fallisce quando la famiglia la denuncia perchè ha corretto, redarguito, preteso qualcosa.
Personalmente combatto giornalmente con i miei altri colleghi genitori della classe di mio figlio i quali sostengono con convinzione che, siccome questi ragazzi amano suonare, non devono studiare niente altro, se no “non ce la fanno”. Così, mentre alle medie facevano temi di primaria, timida introspezione (dimmi chi sei, cosa vuoi fare da grande…) adesso, in seconda, faranno per le vacanze : Racconta come hai trascorso il giorno di Pasqua.
Ci sono grossi rischi nell’abbassare il tiro, ivi compreso quello di lasciare le emozioni lì, senza ascolto ne elaborazione, senza conoscenza e trasformazione. Senza controllo ,appunto, come qualcuno dice, ma soprattutto senza riutilizzo ed espressione.
Io ne sono molto spaventata.
10 e lode a Kung fu Panda : quelli sì che sono film!!
bello anche il libro di Goleman (che peraltro ha scritto la prefazione del libro che suggerivo…) 🙂
Appunto…:-)
Cara Paola, non ti conosco, ma la mia amigdala mi dice che hai un cuore grande e generoso nell’affrontare la vita … e la sapienza della Croce non è proprio alla portata di tutti.
Quello è il sesto senso però 😉
Sì, proprio. La conoscenza intuitiva, che gli orientali sanno valorizzare molto più di noi, che siamo spesso troppo razionali e banalmente sperimentali e … scientifici… 🙂
Per far lieti gli amici ciellini che seguono il blog, quella che ha che fare con il cuore che credo sia declinata dal loro iniziatore Don Giussani in modo molto particolare, forte ed originale.
O sbaglio?
Concordo con l’affermazione di Costanza che “l’emozione come metro di giudizio ASSOLUTO mi sembra la garanzia più certa dell’infelicità”.
Mi fa venire in mente un articolo di Giuliano Ferrara (foglio del 17/01/2005) dove parlava di “dittatura dei desideri”.
Il punto per me non è abolire le emozioni o i sentimenti, ma dargli il loro giusto peso. Non sono il metro assoluto per giudicare, ma non sono neanche da eliminare.
Questo l’ho imparato leggendo Luigi Giussani che dice: “… il sentimento, va immaginato come una lente: l’oggetto da questa lente viene convogliato più vicino all’energia conoscitiva dell’uomo; la ragione lo può conoscere più facilmente e più sicuramente … il senti-mento è un fattore essenziale alla visione. Non nel sen-so che sia esso a vedere, ma nel senso che rappresenta la condizione per cui l’occhio, o la ragione, vedano secondo la loro natura.” (“Il Senso Religioso” di Luigi Giussani).
Certo a volte il sentimento aiuta (simpatia) e a volte no (antipatia), il problema è metterlo a fuoco e soprattutto non fermarsi al sentimento, ma voler conoscere quello che si ha davanti.
PS Anche se amo tantissimo “Guerre Stellari”, non sono d’accordo con il mio amico Alberto che si sente deluso da Costanza perchè non lo sa a memoria (come me e lui).
Come confessa lei stessa “io se non c’è il bacio mi addormento” e questo conferma ancora di più tutto quello che Costanza dice nel suo libro!!! Siamo proprio 2 universi!!! Più leggo il suo libro (che ritenevo valido solo x le donne) più la devo ringraziare di avermi aperto gli occhi sul mistero donna!! Tutte le donne dovrebbero leggerlo x capire meglio se stesse (e i propri mariti).
… e tutti gli uomini per capire le proprie mogli ed imparare ad essere uomini e padri (e capire quanto sia importante la presenza “sottomessa” della propria moglie per diventarlo).
Costanza, sei brava! Scrive di una forma semplice e ancora profonda, cosi come Gesu era, un uomo semplice e ancora profondo in tutto quello che diceva!
Andara lontano, non perche sei sottanto inteligente( il mondo e’ pieno di persone inteligente), ma perche sei genuina e si sente il amore e la saggieza, che escono da le tue parole, e questo non tutti hanno, perche e’ un dono divino, riservato a quelle persone che caminano con il signore!
Dio ti benedica!
Brava Costanza!
* scusa il mio italiano, volevo scrivere en inglese, ma non lo so se lo capisce….non potevo non scrivere, pure se male….
Grazie mille, Maria Joana! Questa tua parola di incoraggiamento è arrivata al momento opportuno, si vede che anche tu “sei in missione per conto di Dio”, come i Blues Brothers.
E complimenti per il tuo italiano, invece! Ma se preferisci l’inglese non ti preoccupare, l’importante è che quando vuoi scrivi!
Un abbraccio
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