Non sei mia sorella

 

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di Cristina Righi

A guardar bene anche l’inno nazionale  comincia così ,”Fratelli d’Italia…”, perché, in effetti, gli italiani appartengono tutti al medesimo popolo,  ma ho sempre creduto, ancor prima di rifletterci, che non ci fosse alcuna ragione per non pensare di essere tutti fratelli o sorelle. Eppure, spessissimo, vengo smentita. Chi sono i fratelli e chi sono le sorelle? Bisogna per forza “appartenere” affinché possiamo ritenerci fratelli?

Occorre necessariamente dire una parola d’ordine o compiere un gesto di riconoscimento (talvolta criptato) per dire che, essendo fratelli tra noi tutto sarà un accordo da rispettare?

La parola FRATER, parallelo al sanscrito BHRATHAR, deriva dalla radice Bhar che significa sostenere, nutrire. I fratelli sono dunque persone legate da una relazione profonda che non sempre pronuncia il proprio nome ma che viene sempre rinnovato. È un patto naturale antico e potente che affonda radici in un sodalizio di sostegno e crescita, quasi come un punto d’appoggio che permette addirittura di spostare insieme la terra e persino il cielo. Che meraviglia questa radice maschile e femminile dell’esperienza creativa: fratello e sorella.

Non esiste un genere neutro quanto piuttosto una collettività, perché diremo fratelli per comprendere generalmente tutta l’umanità. Come quando si dice uomo per intendere l’essere umano. Sono forse io il custode di mio fratello?

San Francesco chiamò fratello o sorella ogni cosa, tutto: fratello sole, sorella Luna,fratello Vento, sorella Acqua, fratello fuoco, sorella terra fino all’ultima, la più eletta, la nostra sorella morte. Tutta la creazione respira di un profumo fraterno!

È come se fossimo intessuti di una parentela circolare. Eppure, accade che, spesso, tu non sei mia sorella. Ma come? Ci si incontra magari tutte le estati, nello stesso posto di mare, oppure nei medesimi  luoghi di lavoro, di svago, ci si vede al supermercato, addirittura tutti i giorni si celebra la stessa messa ( perché i sacramenti si celebrano), ci si racconta tante esperienze;  si è vero non ci si conosce moltissimo però, il fatto è che un un giorno, diverso per molti, comunque un giorno, ha avuto inizio il cammino della propria vita partendo dallo stesso identico  “starter”: il fonte battesimale!

Poi addirittura ci incontriamo sempre in parrocchia perché ognuno ha i propri servizi, magari non ci salutiamo proprio perché non ci conosciamo personalmente ma, caspita, siamo sorelle! Mah, no, guarda, davvero non sei mia sorella.

Ti dico che ti sbagli, noi si che lo siamo perché, di sicuro abbiamo uno stesso Padre, colui che ci ama così come siamo e ci ha chiamato suoi figli, dunque, credimi, siamo sorelle. Il fatto è che io non ti conosco, e, in questo momento non ho tempo di conoscerti. Ecco il problema, ecco l ‘origine di questa distanza.

Siamo  terribilmente soli e io, non posso essere tua sorella perché tu hai paura di perdere te stessa. Tu non sei mia sorella perché le tue ferite sono più grandi della possibilità di vederle medicate.

Tu non sei mia sorella perché ti vedi peggiore di me.

Tu non sei mia sorella perché forse non riesci ad avere figli e non sopporti il chiasso e il disordine che  spesso procurano  i miei di figli.

Tu non sei mia sorella perché non sei capace di sorridere, o non puoi sorridere perché i tuoi problemi sono irrisolvibili e incondivisibili.

Tu non sei mia sorella perché ti hanno abituato a non fidarti….e se poi avrai ragione? Se ti deluderanno?

Tu non sei mia sorella perché il rischio di competere rende impossibile la tua capacità di vulnerabilità.

Tu non sei mia sorella perché l’eventualità di un attacco opacizza le tue armi difensive e non riesci ad avere più opinioni e punti di vista.

Meglio non conoscere, non rischiare, non posso permettere di avere una sorella, meglio evitare e rinchiudermi nel mio piccolo guscio.

Tu non sei mia sorella perché piano piano mi scoprirai, toglierai le mie spine, passerai per quelle ferite e cercherai di darmi consigli. Se lo farai forse potrai aiutarmi ad affondare nelle mie radici ed estirpare quelle malate,e, così facendo comincerà a sgorgare linfa vitale per le foglie aride della mia vita. In questo modo tornerò a scoprire che uno spiraglio di vita sta illuminando qualcosa. Torneranno i ricordi che non potrò cancellare perché il passato rimane indelebile ma saranno guariti, plasmati, amati e perdonati. Comincerà a risplendere il sole, a germogliare la pianta del mio giardino che da tempo era appassita. Il deserto fiorirà!

Il lutto si cambierà in gioia, il lamento diventerà danza, la veste di sacco sarà un abito dei più preziosi e la mia bocca canterà senza posa. Ma tutto questo mi terrorizza, o meglio, mi denuda, mi costringe ad abbandonarmi. Non credo di riuscire a farcela. Però certo, se il mio sguardo andasse oltre potrei invece pensare che…..

TU SEI MIA SORELLA perché ti aspettavo da tempo, non ci conoscevamo ma, in un battito d’ali siamo diventate le parenti più strette.

Non si è fratelli o sorelle perché si appartiene a qualche cosa ma perché si è figli dello stesso amatissimo Padre che ci ha fatto così diversi perché ad ognuno liberamente ha consegnato talenti, doni, regali di ogni genere perfettamente adeguati alla specialità di ciascuno.

Il nostro essere fratelli è la condizione necessaria del superamento di una sindrome, quella del figlio unico. Perché un conto è essere figli unici, un conto è voler rimanere figli unici. Il figlio unico è colui che non riconosce la presenza dell’altro e, se lo fa, spesso è una modalità di comportamento. Ad esempio, quante volte siamo stati accolti persino in una comunità di preghiera con sorrisi smaglianti, con dichiarazioni di amore del tipo: “ieri che non sei venuto all’incontro mi sei mancato da morire” e poi, quante volte siamo stati cercati dopo tanto tempo che non frequentavamo più il nostro gruppo? Ecco questa potrebbe essere una modalità da figlio unico e qui viene in soccorso il nostro cuore. Siamo fratelli nonostante tutto o soltanto se saremo gratificati da quelle “dichiarazioni d’amore”?

Siamo fratelli in parrocchia anche se non ci siamo mai salutati perché davvero non ci conosciamo o lo siamo solo se ci accomunano gli stessi modi di sentire,pensare,pregare o parlare in sordina degli altri esseri umani? Siamo fratelli nelle sante alleanze o nella false comunanze? Siamo fratelli quando condividiamo le nostre vite per il desiderio del bene altrui o per gratificare i nostri responsabili ( chiunque essi siano)?

Che cosa significa per noi avere in comune un Padre? In che cosa soprattutto noi ci sentiamo figli?

Grazie Signore perché mi hai adottato come figlio, grazie perché la tua paternità per me è necessaria. Tu mi insegni a camminare, tu mi aiuti a mettere un piede dopo l’altro soprattutto quando spesso manca la mattonella d’appoggio. Grazie perché mi aiuti a fidarmi di me stesso e degli altri. Grazie perché come Padre mi mostri la sapienza e la capacità di guardare a chiunque altro che, a sua volta è stato adottato come figlio, cioè è mio fratello. Grazie perché, quando io penso che tu preferisci gli altri e mi tratti peggio, mi ricordo che, essendo fratelli, tu non farai ingiustizie ma dipenderà da me comprendere l’amore che nutri verso tutti. Dunque saprò attendere un momento diverso perché, un genitore, quando apparentemente sembra che stia preferendo un figlio, in realtà sta solo curando le debolezze del momento e, contando sulle maggiori forze dell’uno, tralascerà qualcosa per ridonarlo al momento opportuno.

Figuriamoci tu, Padre che sei Amore Onnipotente, ricco di Amore e Tenerezza che le nostre parole non possono e non devono neppure immaginare, con quale perfezione curi e custodisci ogni tua singola creatura. Per questo nessuna gelosia tra fratelli, nessuna invidia tra fratelli, nessuna competizione tra fratelli, nessuna condanna tra fratelli, nessun odio tra fratelli, nessun risentimento, nulla, perché, i figli di un Padre perfetto contano su di Lui, e se io sono la sua specialissima figlia a cui non sarà tolto neppure un capello, cosa sono tutti gli altri esseri umani viventi di tutta questa terra? La stessa identica cosa: figli dello stesso Padre, cioè i miei fratelli!

LUCA 21,10 Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, 11 e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo.12 Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome.13 Questo vi darà occasione di render testimonianza. 14 Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; 15 io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 16 Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi;17 sarete odiati da tutti per causa del mio nome. 18 Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 19 Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

Se penso al matrimonio trovo nell’essere figli ,dello stesso meraviglioso Padre, una fratellanza particolare che è quella dell’essere entrambi a sua immagine. E in questa fraternità, cioè nella condivisione più profonda dell’adozione a figli, diventando una sola cosa l’uno con l’altra ecco che dei due siamo uno, fratello e sorella in Cristo, coniugati dall’amore del Padre.

Caro fratello o sorella che leggi, ovunque tu sia e in qualunque condizione tu ti stia trovando ricorda che tuo Padre è per te e anche io sono per te, per la tua solitudine, per la comune salvezza perché noi siamo  preziosi e non possiamo permetterci di rimanere soli.

Ecco perché, tu sei mia sorella!

66 pensieri su “Non sei mia sorella

  1. “io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.”

    “…e se qualcuno vorrà controbattere apparira la sua stoltezza”! (come sempre si è dimostrato)

  2. Mario D'Astuto

    Articolo stupendo, infatti, il cristianesimo è tutto nel comandamento nuovo (Giov 13,34) ma non può prescindere dal “come io ho amato voi”: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Mat 27,46).

  3. Bel testo molto concreto…

    Mi permetto aggiungere un paio di personali punti al capitolato 😉

    Tu non sei mia sorella perché ti senti giudicata!
    Può essere una tua paura, ma spesso ti ho davvero giudicata/o e il giudizio – che è un grave peccato anche se non espresso a parole – proprio perché è un peccato – alza tra di noi una barriera. Impedisce la Comunione.

    Tu non sei mia sorella, forse perché io non ho mai fatto il primo passo…
    (Magari per chiederti perdono)

    Vale anche per i “fratelli” (ovviamente)

    1. fra' Centanni

      Il giudizio sulle persone è un grave peccato. Il giudizio sui comportamenti è perfettamente lecito, a volte doveroso.

      1. E di quello non parlavo…

        Ma se ritieni indispensabile ribadirlo TUTTE le volte, anche fuor di contesto fai pure…

  4. “io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. ”

    …il che potrebbe anche significare che noi siamo tagliati fuori (dal giusto ragionamenteo) digià in partenza?.
    O altrimenti che solo il vs. ragionamento (giusto) noi imparare a seguire per non essere tagliati fuori in partenza?
    In poche parole: quello che dite voi è giusto quello che diciamo noi (senza seguire il vs. esempio) non lo è, mai!
    (come anche si vede che viene dato torto a tutti quelli che provano a discutere le vostre supposizioni) (le quali ovviamente non sono solo supposizioni) (mi si passi il termine) (dal che si dimostra che non essendo supposizioni, ma certezze, sono dunque certezze non discutibili) (perché che modo può essere discutibile la certezza?) (lo dice anche il neurologo!) (psicoterapeuta,psicologo eccetra, con i suoi bei diplomi, ovviamente!)

    1. Thelonious

      Alvise sei forte tu ! non è che sei affetto da utilizzo compulsivo di parentesi?

  5. Ora che, col caldo feroce di queste spelacchiate colline toscane, lavoro meno all’aperto, e ho più tempo di fruzzicare sul computer (sul quale anche, chiedo scusa, scrivo, quello che scrivo lo so solo io) sul quale computer ho trovato un commento di un lettore di una certa Lipperini, il quale commento dice (e mi è sembrato di leggere cose che tante volte ho scritto su questo blog anche io):

    “Ogni volta che leggo o ascolto Costanza Miriano ho la percezione che la fede c’entri ben poco . La finta condivisione delle “angosce quotidiane” , l’uso di una ” simpatica” ironia , una santità da wonder woman che haquattrofiglimacelafa…”

  6. fra' Centanni

    L’appartenenza è certamente un criterio per stabilire chi è mio fratello. Chi non appartiene a Dio, chi odia Dio, chi rifiuta Dio non è più mio fratello. Mi dispiace, ma non siamo tutti fratelli. Ci sono anche coloro che scelgono coscientemente di rifiutare Dio.

    Gesù ci insegna ad aver cura non solo della nostra anima, ma anche di quella dei nostri fratelli. Non siamo responsabili solo della nostra anima, ma anche di ogni anima che il Signore ha posto nelle nostre mani. Se pensiamo di essere tutti fratelli, ma non ci curiamo delle scelte che fanno i nostri fratelli, rischiamo di vivere male la nostra vita, pensandola solo in funzione di noi stessi. Oggi questo è un errore che ci sta sommergendo. Viviamo come se non avessimo obblighi di salvezza per gli altri. Questa assenza di responsabilità significa che siamo senza la luce dello Spirito Santo.

      1. Per come ragioni fra’ temo la tua “famiglia” sia un cerchio un po’ ristretto…quasi un club privato dove naturalmente TU hai il discernimento per stabilire chi e in base a quali parametri qualcuno può o non può essere tuo fratello… in questo non vedo alcuna “cura” sulle scelte che fanno i nostri fratelli… Quali poi? Quelli che lo sono, quelli che credono di esserlo, quelli che crediamo lo siano, quelli che siamo convinti non lo siano, o chi altri?

        Sai Gesù ci insegna anche che ci sono coloro che venuto il tempo diranno diranno: “Signore, Signore…” ma Egli risponderà: “Non vi conosco…”
        Bisognerebbe più che altro temere di essere tra questi 😉

        Notte

            1. fra' Centanni

              No caro, chi predica e smarona con le minacce e le profezie, quello sei tu, non certo io.

              1. Ah ah ah ah… 😀

                Non è detto fra’… Non è detto…
                Faremo un referendum.
                Profezie poi addirittura (sai cos’è un profezia?), mi sopravvaluti.

                Alla prossima “smaronata” 😛

    1. Anonimo69

      @ fra centanni

      e non credi che NON considerare fratelli i nostri nemici (per un credente tali sono coloro che rifiutano Dio) sia in contrasto con le parole di Luca 6: “Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. AMATE INVECE I VOSTRI NEMICI, fate del bene e prestate senza sperarne nulla”?

      O c’è qualche elemento desunto dalla scrittura (o dalla tradizione) che dia indicazioni di segno diverso? A69

      1. fra' Centanni

        @ A69

        Il vangelo dice di amare i nostri nemici, non di considerarli nostri fratelli. Il vangelo, caro A69, è sempre molto preciso. Il vangelo non sminuisce né nasconde che nel mondo ci sono molte persone che sono nostri nemici. Ebbene, ci dice di amarli, senza dimenticare che sono nemici.

        L’impegno ad amare tutti non significa rinunciare a ragionare. Io so che nel mondo è in atto la lotta tra il bene d il male, che avrà fine solo con il ritorno di nostro Signore. Non tutti stanno dalla parte del bene, anzi, molte persone lottano per la vittoria del male. Costoro sono nostri nemici, non nostri fratelli. Se si convertiranno e passeranno dalla nostra parte, allora saranno nostri fratelli.

        1. Anonimo69

          @ fra centanni

          si, può anche essere: devo amarli ma non sono miei fratelli………….mah?!……………però ho trovato un “numero” dell’attuale catechismo della chiesa che sembrerebbe invece estendere la qualifica di fratello ad ogni uomo:

          1931 Il rispetto della persona umana non può assolutamente prescindere dal rispetto di questo principio: « I singoli » devono « considerare il prossimo, nessuno eccettuato, come “un altro se stesso”, tenendo conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente ». Nessuna legislazione sarebbe in grado, da se stessa, di dissipare i timori, i pregiudizi, le tendenze all’orgoglio e all’egoismo, che ostacolano l’instaurarsi di società veramente fraterne. Simili comportamenti si superano solo con la carità, la quale vede in ogni uomo un « prossimo », un fratello.

          Sinceramente: ci capisco sempre meno. A69

          1. fra' Centanni

            @ A69

            Il CCC ricorda e sottolinea la dignità trascendente propria di ogni essere umano, il suo essere persona (in questo simile a Dio), il cui riconoscimento è fondamento ineludibile per realizzare la giustizia sociale di cui si parla ai precedenti numeri 1928 e 29. In sostanza il CCC afferma la pari dignità tra tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Il riconoscimento di tale dignità è presupposto irrinunciabile per poi arrivare (forse, chissà quando!) all’instaurarsi di società veramente fraterne. Insomma, la fratellanza è un qualcosa che va costruito a partire dal riconoscimento della pari dignità di ogni essere umano, superando l’abisso di diffidenza, gelosia ed egoismo che Caino ha scavato uccidendo il proprio fratello. C’è un fratricidio all’origine della difficoltà oggettiva a riconoscere in ogni uomo un fratello. Dimenticarlo non sarebbe utile a nessuno. Riconoscerlo e superarlo sulla base di una comune fede nell’unico Dio, Padre di tutti noi, è l’unica strada credibile per arrivare davvero, un giorno, ad essere tutti fratelli.

            1. Si fra’, parti dal CCC ma poi dai la tua personale interpretazione: “C’è un fratricidio all’origine della difficoltà oggettiva a riconoscere in ogni uomo un fratello” del tutto opinabile.

              Una cosa poi è la “difficoltà oggettiva” – che può appartenere anche alla durezza del nostro cuore – altro è pretendere o affermare che non sia così.

              Resta il fatto che sebbene Caino abbia ucciso Abele, è ed è rismasto suo fratello, né Abele non lo ha considerato tale sino alla sua fisica morte, né troviamo alcun sentenziare di Dio nella Scrittura, che possa far dire che tale fratellanza si stata cancellata.

              E questo è quanto.

              1. fra' Centanni

                Caro Bariom, che ci sia una difficoltà oggettiva a riconoscere in ogni uomo un fratello, questo è un dato incontrovertibile. Che questa difficoltà nasca proprio dal primo omicidio della storia, questa è una mia interpretazione, è vero. Resta il dato certo che la fratellanza tra gli uomini è qualcosa che va costruito su solide basi e che non serve a niente dire che “semo tutti fratelli”.

                La pretesa, Bariom, io direi la arrogante ed insopportabile pretesa, non è quella di chi afferma che la fratellanza può essere realizzata sulla base di una comune fede nell’unico Dio, Padre di tutti noi, quanto piuttosto quella di chi proclama ai quattro venti che “semo tutti fratelli”, ma poi dimentica di proclamare Chi è nostro Padre.

                Non mi interessa, anzi, mi fa orrore essere fratello di chi è pronto ad uccidermi come Caino. Io voglio fratelli che siano pronti a dare il sangue per me. Non riconosco altri fratelli all’infuori di chi è pronto a morire per me.

                1. Io invece ritengo che si possano tranquillamente considerare due livelli di “fratellanza”.

                  Una è quella che viene dal riconoscere NOI per primi che diciamo di credere, di avere TUTTI un unico Padre che è nei Cieli. Questo vale anche per coloro che non lo conoscono o riconoscono (lasciamo perdere per un momento coloro che scelgono – scelgono – di avere per padre il Demonio… o tu ti senti di affermare che tutti coloro che non conoscono Dio sono ipso-facto figli del demonio?) per i quali ci spendiamo affinchè possano giungere a quella Fratellanza piena e ben più ricca di frutti che viene appunto dal avere in comune (Comunione – Comunità) quello stesso Padre (la Fraternità di cui tu giustamente parli).

                  “Non mi interessa, anzi, mi fa orrore essere fratello di chi è pronto ad uccidermi come Caino”
                  Questa è una tua scelta, ma sei TU che neghi ad altri di poterti considerare fratello, fratello in quell’Umanita Creata di cui sopra.
                  Sono molti i Santi che hanno chiamato “fratelli” i propri persecutori… impariamo da loro.

                  “Io voglio fratelli che siano pronti a dare il sangue per me. Non riconosco altri fratelli all’infuori di chi è pronto a morire per me.” (auguri…)

                  Purtroppo come sappiamo i fratelli NON ce li scegliamo… il più delle volte è Dio stesso che sceglie per noi e ci pone a fianco chi, al di là della della propria disponibilità a dare la vita (disponibilità poi… chi ce l’ha?!), ha una precisa funzione nella nosttra conversione.

                  Tu pensi veramente di trovare chi è disposto a morire per te? Io non so se c’è qualcuno disposto a farlo per me… e mi domando se anch’io sono disposto a farlo per qualcuno…

                  So che UNO l’ha già fatto per me e mi chiede di vedere negli altri (e perdonami – senza distinzione) il volto di un fratello perché vedo il volto di Cristo.
                  Tu lo vedi solo nel volto dei buoni, dei santi, dei giusti? O diciamo in quelli che reputi “tuoi simili”?

                  1. Sai poi qual è il paradosso e il rischio a viver sempre di questi proclami gridati a gran voce che tendono a disegnare la famosa “linea rossa”? Che un giorno potresti scoprire che chi neppure consideri fratello dia la propria vita per te (o per un tuo caro) o anche solo spenda un po del suo tempo del suo denaro (il Buon Samaritano insegna) e chi invece consideravi “fratello” per appartenenza fideistica, ti dica “mors tua vita mea”!

                    (O nel primo caso, prima di accettare qualunque aiuto, chiederai la “professione di Fede”?)

                    1. fra' Centanni

                      Bariom, noi non possiamo dire di avere tutti un unico Padre che è nei Cieli, altrimenti contraddiremmo le parole di Gesù:

                      “Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43 Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44 voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45 A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46 Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47 Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio”.

                      Non tutti siamo figli di Dio, non tutti siamo fratelli. E’ un dato di fatto, non si tratta di fare ingiuste discriminazioni ma di riconoscere la realtà per quello che è. Non possiamo dire al mondo “di avere tutti un unico Padre che è nei Cieli”, se lo facessimo diremmo una falsità. Dobbiamo invece dire Chi è nostro Padre e chi Lo riconosce, costui sarà nostro fratello. Non possiamo imporre agli altri una Paternità che non vogliono.

                      Non sono affatto io, caro Bariom, che nego ad altri di potermi considerare come fratello, sono gli altri che rifiutano di riconoscere mio Padre, e come potrebbero pretendere di essere miei fratelli? Prima occorre capire chi è nostro Padre, poi capiremo anche che siamo fratelli. Non può essere il contrario. Se prima non conosciamo chi è nostro Padre, come possiamo affermare di essere fratelli?

                      I fratelli non ce li scegliamo noi, su questo hai perfettamente ragione… grazie a Dio. Però possiamo scegliere Chi è nostro padre. Ci sono persone che liberamente scelgono di avere un altro padre ed altri fratelli. Io non andrò con loro.

                      Quando mai Gesù ci ha chiesto di vedere negli altri il Suo Volto? Gesù ci ha chiamati amici e ci ha indicato l’amore più grande: quello di dare la vita per i propri amici. Poi ci ha detto anche di amare i nostri nemici, ma non ha chiesto di vedere in loro il Suo Volto, ne ci ha chiesto di chiamarli fratelli.

                      Essere fratelli significa appartenere ad unico Padre. Prima viene l’appartenenza (a Dio), poi la fratellanza. Tu invece pretenderesti di affermare prima la fratellanza, ma questo è sbagliato. Sei tu che fai proclami senza fondamento, sei tu che ti scegli come fratelli persone che hanno un altro padre, sei tu che rischi brutte sorprese.

                    2. Metterò l’armatura 😉

                      E naturalmente le parole che citi da Vangelo riguardano SEMPRE gli altri…

                      Di grazia all’atto pratico (così evito brutte sorprese) quale sistema certo e incontrovertibile utilizzi per sapere quando ti trovi di fronte qualcuno che non conosci, se attua o meno le parole di Gesù e di conseguenza abbracciarlo come fratello (partendo ovviamente che tu quella parola la compi alla lettera…) o prendere le distanze e partire (immagino) con la santa reprimenda?
                      ………….

                      No, no… lascia stare ho fatto male a chiederlo… risparmiami.
                      Anche perché bazzicando io gente quanto meno “equivoca”, sono io pure a rischio!

                      At sulud fra’

                2. Interessante: che faremo allora con chi non ci è fratello? Li isoleremo, ci divideremo? E come suddivideremo gli spazi, le risorse? In base a che computo?
                  E per quelli che non ci sono fratelli ma preferiscono la nostra compagnia, quali leggi applicheremo? Saranno assoggettabili? Avranno stessa dignità o inferiore?
                  Così, giusto per andar sul pratico…

                  1. E sul “volto” (per fra’ più in alto):

                    DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALLA
                    FEDERAZIONE INTERNAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI DEI MEDICI CATTOLICI

                    Sala Clementina
                    Venerdì, 20 settembre 2013

                    «Nell’essere umano fragile ciascuno di noi è invitato a riconoscere il volto del Signore.»

                    «…dove la carità del Buon Samaritano è la prima cattedra e il volto dell’uomo sofferente, il Volto stesso di Cristo» (Benedetto XVI, Discorso all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, 3 maggio 2012).
                    ……………………..

                    Evangelium Vitae, 25 marzo 1995 – Giovanni Paolo II

                    «… dello straordinario rapporto di Gesù con ciascun uomo, che consente di
                    riconoscere in ogni volto umano il volto di Cristo; è indicazione del «dono … ecc.»
                    ………………………

                    SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO XL GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

                    OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

                    «Chiediamo a Maria, Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere il Figlio suo e, in Lui, la vera pace. Domandiamole di illuminare i nostri occhi, perché sappiamo riconoscere il Volto di Cristo nel volto di ogni persona umana, cuore della pace!»
                    …………………………………

                    E tante ce ne sarebbero… ma natiralmente “non l’ha detto Gesù”, quindi…

                    1. fra' Centanni

                      @ bariom

                      Vedere negli altri il Volto di Gesù è un invito pastorale, condivisibile nella misura in cui può aiutarci ad amare gli altri, anche i nostri nemici. Che però restano nemici, non dimentichiamolo, fin quando rifiutano Dio.

                    2. Si , si … si… fra’ … guarda è come dici tu.

                      D’altra parte erano quelle che ho riportato, parole piuttosto criptiche, il cui senso sfugge ai comuni mortali…
                      Qualcuno doveva pur dare loro la giusta interpretazione dell’ “invito pastorale”
                      (SIC)

                    3. fra' Centanni

                      Caro Bariom, le parole che hai riportato sono inviti espliciti del papa a vedere nei sofferenti e, più in generale, in ogni persona, il Volto di Gesù. Sono parole chiarissime e condivisibili, come già ho detto, nella misura in cui possono aiutarci ad amare il prossimo. Bene! Questa espressione (vedere il Volto di Gesù negli altri) è molto popolare ed anche molto suggestiva, ma significa semplicemente una cosa che io non mi sono mai sognato di negare: il nostro amore per Gesù passa anche attraverso l’amore per gli altri. Ma questo non contraddice in nessun modo il fatto che gli altri possano essere anche nostri nemici. Gli altri possono essere nostri fratelli o nostri nemici: comunque a tutti è dovuto amore. Solo che l’amore verso i nemici non consiste nel chiamarli fratelli, ma nel dir loro che se non si convertono al più presto, certamente periranno. Tutto qui.

                    4. Comunque quello che hai fatto qui e ora é un discorso pienamente comprensibile, non fraintendibile e condivisibile…
                      Credo anche tu ne convenga… Fratello mio.
                      Ma che fatica per arrivarci!

                    5. Comunque (e senza voler riaprire alcuna polemica) personalmente penso che il “convertiti o perirai” – che fa leva sul timore, a poco valga.

                    6. fra' Centanni

                      Mi fa piacere che alla fine ci siamo trovati d’accordo. Ora manca solo l’assenso di A69, che si è silenziosamente ritirato dopo il tuo intervento. Aspettiamo e vediamo…

                  2. fra' Centanni

                    [1]Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
                    non indugia nella via dei peccatori
                    e non siede in compagnia degli stolti;

                    [2]ma si compiace della legge del Signore,
                    la sua legge medita giorno e notte.

                    [3]Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
                    che darà frutto a suo tempo
                    e le sue foglie non cadranno mai;
                    riusciranno tutte le sue opere.

                    [4]Non così, non così gli empi:
                    ma come pula che il vento disperde;

                    [5]perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
                    né i peccatori nell’assemblea dei giusti.

                    [6]Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
                    ma la via degli empi andrà in rovina.

                    1. Ecco… giusto per andare sul “pratico”…
                      Come già dicevo “club ristretto e privilegiato” per il nostro fra’ (manco male che non è …mia sorella!) 😀

                      Sai fra’ per l’erudizione dei più, potresti mettere i riferimenti quando citi la Scrittura 😉

  7. …mi ripeto ancora: la nostre decisioni nelle questioni soco-politico-pedagogiche valgono né più ne meno che le Vs.
    ((Spirito Santo o meno) e valgono anche esse così poco (in assoluto) che hanno bisogno della maggioranza di chi le condivide (rispetto agli altri). O altrimenti “La Repubblica” di Platone o una qualche teocrazia terrestre!

      1. .Thelonius

        ..no, in questo caso credo che vada bene! Il punto dopo Vs. non è il punto che conclude il periodo.
        “…né più né meno che le Vs. (Spirito Santo o meno) e valgono…”
        Non si capiva?

  8. Anonimo69

    Luca 20, 15 “io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere”. Passo denso di molteplici significati, sul quale mi riservo di riflettere ancora (sperando di arrivare a capirci qualcosa).

    Non credo però che vada inteso alla lettera, perchè ho visto gente sedicente “di fede” non resistere e non controbattere agli argomenti, anche scritturali (non solo filosofico-morali) che venivano loro opposti. Evidentemente non si può conoscere, “a priori”, colui al quale è data “lingua e sapienza”. A69

  9. Rosanna

    Una domanda a fra’Centanni ” ma sotto le tue spoglie si nasconde “giancarlo”? . Te lo chiedo perché’ scrivi ed argomenti nello stesso modo.

    1. vanni

      No, Giancarlo sono io. E’ Bariom che si nasconde dietro Centanni e fa finta di rimbeccarlo facendosi aiutare da Anonimo69, che è poi Thelonius.

      Alvise, purtroppo, è proprio filosofiazzero. Dopo la manifestazione di Roma si firma talvolta anche Rosanna, per dispetto.

      1. mmmh macchiavellico vanni (in effetti, a ben guardare…)

        Cmq si Rosanna… Giancarlo e fra’ sono la stessa persona (non svelo alcun mistero).
        Si è solo “fratizzato” aspirando ai carismi più alti 😉

    2. fra' Centanni

      Ebbene si Rosanna, sono proprio Giancarlo. Solo che non mi nascondo affatto, non è nel mio stile. Ho solo scelto un “nome” che restasse impresso e che facesse un po’ sorridere.

  10. PECCATORI TOTALI!

    “Non a caso i sostenitori del matrimonio gay sono anche abortisti, teorici eugenetici della diagnosi preimpianto e prenatale, propositori di leggi sull’eutanasia. E’ una cultura, una visione antropologica che si tiene tutta insieme.”

    [Mario Adinolfi, La Croce]

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