Sabato 17 marzo padre Aldo Trento al TG3

 

Sabato 17 marzo, all’interno del TG3 nazionale delle ore 12 nella rubrica “Persone”  andrà in onda un ritratto di 7 minuti di padre Aldo Trento dal Paraguay.

Per chi non ha potuto vederlo

http://www.tg3.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f3734e92-5208-4c3d-a20f-40c19b84622a-tg3.html#p=

 

Continua a leggere “Sabato 17 marzo padre Aldo Trento al TG3”

Dancing queen

 di Raffaella Frullone

Quando avevo 21-22 anni andavo in discoteca. Non una volta ogni tanto, nelle occasioni speciali, ero un’aficionada della musica revival anni ’70, e quindi la domenica sera si andava al Capogiro.

 Oggi se in inverno mi dicessero di lasciare il divano, mettermi in tiro per andare in un locale piccolo e affollatissimo dove se non sei griffato dalla testa ai piedi sei, ad andar bene, un simpatico avventore di serie B, risponderei con una sonora risata, ma quando si è giovani la prospettiva è diversa. continua a leggere

Al posto del post

Costanza si “riposerà” il fine settimana.

Vi proponiamo questa divertente recensione del libro,  che uscirà sul mensile di opinione  L’ago e il Filo

Un epistolario. Già il genere non è più molto in voga. Quando poi a scrivere ad amici e figli vari è la mamma di quattro pargoli, con un lavoro impegnativo (è giornalista al Tg3 dopo aver sfangato il corso della scuola di giornalismo Rai di Perugia e aver atteso una decina d’anni l’assunzione con una miriade di contratti a termine), una casa da mandare avanti e un marito (qualche volta) da accudire, c’è già del miracoloso.

continua a leggere

Tante volte per caso mi fossi montata un po’ la testa

Sto raggiungendo dei livelli di autostima allarmanti, dei picchi mai sfiorati prima. (Per i pochi a cui ancora non ho telefonato a casa: è uscito il mio libro e ho ricevuto recensioni, che già di per sé mi sembra una notizia; e per di più alcune lusinghiere). Neanche quando ho vinto il prestigioso titolo di più carina della III E, categoria sdentate; neanche quando la maestra ha portato il mio pensierino “cosa farò da grande” al preside per mostrargli quanto fosse bello, se uno chiudeva un occhio sulla frase, geograficamente non impeccabile, “vivrò sulle alte montagne dell’Olanda”.

continua a leggere

Valigioni e cestini

Ammiro molto le madri che con fiuto e sicurezza sanno individuare i talenti dei propri figli, e coltivarli con determinazione. Corsi di musica, lingua, sport. Già vedo medaglie e titoli accademici che stanno per piovere sui loro virgulti.

Io nei miei figli individuo talenti meravigliosi, con i quali però difficilmente potranno assurgere ad onori mondani.

Purtroppo la capacità di spargere a terra, prima della doccia, capi di abbigliamento sporchi nel raggio di azione più ampio non è stata ancora omologata come specialità olimpica.

Una bambina riesce a rompere praticamente qualsiasi oggetto le capiti a tiro, ma anche per questa suprema qualità non vedo un’utilizzazione pratica immediata.

Sua sorella ha un grande senso dell’umorismo, e ci ribaltiamo insieme dalle risate anche se ha 4 anni (o lei è avanti o io sono indietro).

Quanto al grande, vuole ritirarsi a vita privata come Salinger. Gli manca solo di scrivere il romanzo del secolo. Per ora ha cominciato la sua biografia: Lo chiamavamo naso a banana. Comincia con il capitolo I miei primi quindici anni. Peccato che ne abbia undici.

In attesa di trovare in loro altri talenti, sono certa che uno dei maschi sia primatista mondiale di laconicità.

Non potendo leggere meravigliosi saggi sociopsicoantropoqualcosa mi sono confrontata con i miei figli in previsione delle Invasioni Barbariche. Questa sì che è professionalità.

E così, mister poche parole ha ribadito il suo pensiero più volte espresso: uomini e donne non hanno niente in comune, salvo che sono esseri viventi. “Dai, sforzati, troviamo qualcosa che ci unisce” “Non posso neanche dirti che uomini e donne hanno tutti e due i capelli – ribadisce convinto il signor testadura – perché molti uomini li perdono.”

Il giovane filosofo è un acuto osservatore, e ha rafforzato le sue convinzioni guardando me e suo padre che preparavamo i bagagli: lui starà due notti a Ginevra, io una a Milano (la prima volta che lascio tutti e quattro i pargoli).

Il padre è partito con un bagaglio delle dimensioni di un cestino dell’asilo.

Io sto riempendo la terza sacca. Vuoi non portarti le scarpe per correre? Vuoi non avere un messale? Vuoi rinunciare a una maschera per capelli, un diario, un blocchetto, un’agenda, due libri, un computer, un vestito per la trasmissione, uno per il viaggio, uno per il giorno dopo, le foto dei figli, due telefoni, la liturgia delle ore?

Qualsiasi cosa accada, io sarò pronta ad affrontarla. Avrò tutto con me. Tranne la lucidità di mio marito.