Essere uomini, essere vivi, essere realisti ed essere cristiani

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di Giulia Tanel

«Posso chiederle una cosa? È una domanda che mi frulla in testa dal primo momento che l’ho incontrata…», Malthus si voltò verso il suo compare, guardandolo dritto in faccia. «Dite, dite pure», acconsentì Pecherton.
«Perché diavolo sorride sempre? Cioè, è una malattia, la vostra? O siete semplicemente toccato?».
«In effetti sì, lo è. Si tratta di una malattia piuttosto grave, una malattia che, una volta che ti ha preso, non ti abbandona mai».
«Ma… è contagiosa?», chiese Malthus preoccupato.
«Oh, cielo, contagiosa come nessun’altra!», esclamò il presunto malato, destando in entrambi gli uomini all’interno dell’auto un certo disagio, tanto da indurlo ad aggiungere in fretta: «Ma è una malattia che chiunque vorrebbe contrarre, non temete».
«Chi mai vorrebbe contrarre una qualunque malattia?», chiese perplesso l’esattore.
«Chiunque voglia essere un uomo vivo».
«Ma di che male si tratta, insomma?».
«Visto che ci tenete a saperlo, questo male così tremendo si chiama realismo».
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