di Costanza Miriano
Quindi alla fine la diocesi di Torino è andata avanti, e dopo avere rimandato ha infine tenuto davvero il corso per “insegnare la fedeltà alle persone dello stesso sesso”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica però continua ad annunciare che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, quindi non vedo come una diocesi della Chiesa Cattolica possa permettere che si insegni la fedeltà a un disordine. Come si può insegnare a rimanere in qualcosa che ferisce l’uomo nella sua più profonda identità, come si può aiutare qualcuno a rimanere nel peccato, che vuol dire “sbagliare mira”? E’ come se una mamma che vede suo figlio che si fa del male lo aiutasse a rimanerci sempre più dentro.
E’ legittimo (e anche molto comune) pensarla diversamente, ma non è legittimo insegnare diversamente a nome della Chiesa Cattolica, perché la Chiesa ha duemila anni di storia, si fonda sul sangue dei martiri, consegna un sapere che non è di nessuno se non di Cristo, e nessuno lo può modificare a suo piacimento.
Si può sempre fondare un’altra chiesa, ma non si può fare quello che si vuole della nostra.
Ovviamente l’obiezione più comune, che alcuni fanno persino in buona fede (non chi dovrebbe conoscere la nostra fede, come per esempio padre Martin e molti altri), è che la Chiesa come madre deve amare tutti i suoi figli, inclusi quelli che hanno attrazione verso lo stesso sesso. Ma la Chiesa, proprio perché ama, vuole che ogni uomo realizzi il disegno di Dio, perché sa che solo così potrà essere pienamente felice. Ecco cosa tuttora insegna la Chiesa, nonostante i tentativi di cambiare la dottrina attraverso la pastorale:
“Il cap. 3 della Genesi mostra come questa verità sulla persona umana quale immagine di Dio sia stata oscurata dal peccato originale. Ne segue inevitabilmente una perdita della consapevolezza del carattere di alleanza, proprio dell’unione che le persone umane avevano con Dio e fra di loro. Benché il corpo umano conservi ancora il suo « significato sponsale », ora questo è oscurato dal peccato. Così il deterioramento dovuto al peccato continua a svilupparsi nella storia degli uomini di Sodoma (cf. Gen 19, 1-11). Non vi può essere dubbio sul giudizio morale ivi espresso contro le relazioni omosessuali. In Levitico 18, 22 e 20, 13, quando vengono indicate le condizioni necessarie per appartenere al popolo eletto, l’Autore esclude dal popolo di Dio coloro che hanno un comportamento omosessuale.
Sullo sfondo di questa legislazione teocratica, San Paolo sviluppa una prospettiva escatologica, all’interno della quale egli ripropone la stessa dottrina, elencando tra coloro che non entreranno nel regno di Dio anche chi agisce da omosessuale (cf. 1 Cor 6, 9)”
Dunque un sacerdote della Chiesa cattolica non può fare, in un convento, a nome dell’autorità di cui è rappresentante, un corso per insegnare a essere fedeli a qualcosa che non permette di entrare nel regno dei cieli secondo la stessa Chiesa che gli dà l’autorità di parlare.
Se invece diciamo che ci può essere una gradualità nell’avvicinarsi al compimento del disegno di Dio su di noi, questo è sicuramente vero, e lo è per tutti noi che combattiamo contro peccati sicuramente gravi, alcuni più, alcuni meno di quelli, ma non importa. Il punto è la chiarezza della Verità, è proporre una meta chiara. Se l’obiettivo è la castità per le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso – su questo la Chiesa non deve contraddire se stessa – posso comprendere che nel cammino verso il bene avere una relazione stabile sia un piccolo pezzetto più avanti che averne diverse contemporaneamente, cioè una vita sessuale promiscua. Se dunque la fedeltà viene intesa come momento di passaggio verso la castità, non so, forse può avere un senso. Ma si tratta di percorsi individuali da proporre in confessionale, con discernimento e la massima attenzione, caso per caso, e soprattutto mai e poi mai proponendo un rapporto omosessuale, neppure fedele, come un bene.
Quello che è drammatico è invece il fatto che sia proprio la Diocesi stessa a proporre un cammino, in modo ufficiale. Nella migliore e più benevola delle ipotesi si tratta di un grave errore pastorale che produce confusione. Nella peggiore invece si tratta di un tentativo di cambiare la dottrina, svuotandola dal di dentro, proponendo quella omosessuale come una delle varianti della sessualità umana, cosa che Sua Eccellenza Monsignor Cesare Nosiglia dovrebbe sconfessare pubblicamente.
Quindi alla fine la diocesi di Torino è andata avanti, e dopo avere rimandato ha infine tenuto davvero il corso per “insegnare la fedeltà alle persone dello stesso sesso”.
È anche dai modi che si distinguono i figli della luce dai figli delle tenebre. Come giudicare chi si muove di soppiatto, “rimanda” le questioni senza rispondere, semplicemente per far chetare le acque e fare quel che vuole appena ti distrai un attimo?
Citare il Magistero non servirà a nulla per convincere questa gente: stanno facendo la neoChiesa tutta pastorale e niente dottrina, dunque il Magistero sta per diventare ufficialmente carta straccia.
Costanza, quello che dici è dottrinalmente indiscutibile. Se sostituisci la parola “omosessuali”
con “adùlteri”, il tuo articolo può restare così com’è, a parte la citazione del catechismo che andrebbe sostituita con quella sull’adulterio. Ecco perché concedere l’eucarestia ai separati e risposati é una grave mancanza d’amore nonché uno spianare la strada verso l’inferno. Ma sembra che una certa partire di Chiesa stia facendo una categorizzazione dei peccati mortali:
quelli gravi e quelli socialmente accettabili, quindi non più peccati.
Restiamo fedeli alla sana dottrina senza temere di dire con amore la verità.
una categorizzazione dei peccati mortali: quelli gravi e quelli socialmente accettabili, quindi non più peccati.
Che poi è una ridefinizione ex-novo più che una ricategorizzazione (*): perché non esiste che tra i peccati sociali ci sia l’accoglienza indiscriminata o la produzione di CO2… Una ridefinizione che è la rifondazione di una neoChiesa basata sui deliri di una torma di eretici, che si sono messi in testa di sostituirsi a Dio.
(*) Per essere precisi, la ricategorizzazione, in tutte le rivoluzioni, è sempre un passo propedeutico alla ridefinizione ex-novo.
… che tra i peccati sociali ci sia _il rifiuto_ dell’accoglienza indiscriminata …
Esatto. Personalmente mi sento molto in colpa per non desiderare l’accoglienza indiscriminata, visto che questo pare il peccato più grave. Essere contro l’accoglienza indiscriminata significa che in questo prossimo non vedo Cristo. Quindi posso pregare e adorare Dio, a casa o in gruppo, ma manco completamente nel comandamento ‘ama il prossimo tuo come te stesso’, quindi non sono una buona cristiana.
Poi una cosa nuova che ho sentito sulla preghiera mi ha sconvolta: frequento un gruppo di preghiera e ho scoperto che una preghiera fatta insieme mi fa stare bene, in parole semplici. Attenzione, ha detto il giovane sacerdote, che la preghiera deve essere fatta per adorazione e lode e amore per Dio, non per il mio benessere personale. Io, nella mia ingenuità e nella mia logica, penso che le cose vadano di pari passo: non è che il Signore mi dona la Grazia di un sollievo, una gioia spirituale, proprio perché sono vicina a Lui? Ma cosa dice quel sacerdote, qualcuno mi può spiegare?
Ma se lui stesso dice che essere Cristiani non ci assicura una protezione dalle disgrazie della vita, ma seguire il Signore ce le fa affrontare meglio…pregare allora non comporta la stessa cosa?
Simonetta, forse non è chiaro, ma l’accoglienza indiscriminata NON è un comandamento: essere contro l’accoglienza indiscriminata NON significa che in questo prossimo non vedo Cristo.
Ti senti in colpa perchè ogni giorno non dai tutti i tuoi soldi ai poveri?
Il buon samaritano è in colpa perché non ha pagato per tutti i maltrattati di Israele? E perchè non gli ha dato di più, oltre a pagargli cure e albergo? Perché non si è messo a lottare contro il sistema?
Seguendo questa logica si va a finire nel solito trabocchetto usato dalla sinistra: “se non adotti le mie politiche utopistiche universali sei cattivo”.
Invece nelle scelte, soprattutto quelle sociali e politiche, è legittimo e doveroso valutare le conseguenze positive e negative. Mi pare che sia senz’altro un dovere cristiano soccorrere questi migranti quando siano in pericolo di vita o gravemente bisognosi di cure, ma questo non si traduce automaticamente in un loro diritto a stabilirsi illegalmente dove vogliono, in massa.
Cose ovvie, del resto, fino a ieri.
Grazie Paolo della tua riflessione.
È dura dare questa spiegazione a chi è a favore dell’accoglienza indiscriminata, perché subito ti etichetta come un fariseo.
Conosciamo le visioni di Santa Caterina Emmerich. Per chi ha cercato di mantenersi fedele al Vangelo (non ai Concili o alle parole del primo prete che gli è capitato davanti) è tutto fin troppo chiaro. Sappiamo perfino che potremmo vivere tempi peggiori di adesso. L’unica certezza è che Dio non ci abbandona.
Ciao Costanza grazie per questo articolo. Mi rattrista tanto che la Chiesa stia sposando la strada del fare le cose di nascosto..come le sette. Sarebbe bene invece che le cose venissero spiegate al popolo di Dio alla luce del sole. In questo caso, l’anno scorso grazie alla sollevazione di popolo questa infausta iniziativa è stata sospesa. Poi, nell’ombra è stata fatta un anno dopo. Cara Costanza ti prego di farti promotrice di una lettera al Vescovo di Torino e al Papa in cui spieghino – alla luce del catechismo – questi avvenimenti. Personalmente se la scriverai darò la mia firma. grazie
Non sono affatto convinto che avere una relazione omosessuale stabile e fedele (cosa, per inciso, rarissima, secondo la testimonianza degli stessi gay ed ex-tali) sia “un passo avanti” nel cammino che la Chiesa propone a queste persone.
Nessuno penserebbe che avere una relazione adulterina stabile sia un passo avanti verso la fedeltà nel matrimonio, anzi tale relazione è spesso un passo decisivo verso la distruzione di una famiglia.
La verità, a mio parere, è che la “stabilizzazione” e la “normalizzazione” del peccato rende molto più difficile uscirne.
Infatti come ho scritto ho molti dubbi in merito anche io… Mi chiedevo per continuare il tuo paragone se un adultero che ha solo una relazione extramatrimoniale sia più recuperabile di uno che ne ha dieci… Non so, forse sì.
Entriamo nelle casistiche particolari, ma di certo chi ha 10 relazioni extraconiugali (o anche “solo” 3 o 4) ha evidentemente altri problemi che non sono quello magari-forse di un rapporto in crisi o di non aver saputo gestire quella che si chiama classicamente, “una sbandata”.
Recuperabile è CHIUNQUE se si lascia guidare da Cristo (e nella Chiesa Santa di Dio) nel suo cammino di conversione.
Se vogliamo è anche peggio averne una che dieci. Le dieci magari sono occasionali (nessuno ha il tempo materiale di portare avanti unidici relazioni!) e quindi facilmente eliminabili, mentre in una relazione parallela la classica “amante” diventa spesso una “seconda moglie”, (il più delle volte illusa). Il che significa che c’é veramente gente convinta di amare entrambi o che definisce l’amante “un grande amore”. Una volta lessi un post in un forum che iniziava con “La donna della mia vita, che evidentemente non è mia moglie…”. Tanto sempre lì andiamo a parare, è amore, quindi cosa avrà mai da ridire il Signore?
Occasionali o stabili, il peggio è che l’anima rischia grosso se non ci sarà tempo di conversione e pentimento…
Naturalmente, a quanto ho capito la questione era solo se averne una o dieci fa differenza ai fini del recupero e del pentimento (sempre se ce n’è il tempo).
Condivido le considerazioni di Bradamante delle 16:28: è quel che si diceva ieri, se una situazione di peccato viene spacciata per una virtù, è più difficile staccarsene.
La Chiesa insegna che il divorziato risposato, in adulterio pubblico e permanente, magari con figli, è in una situazione consolidata molto più difficilmente recuperabile di un separato che ha dieci relazioni effimere ma non convive. Chi si trova in una relazione stabile, quindi convive, è in occasione prossima di peccato, che moltiplica le cadute e rende molto più difficile, anche a causa dei vincoli di affetto disordinato, allontanare le tentazioni ossia il convivente.
Se poi aggiungiamo le leggi che – se Dio lo permetterà – stanno per passare, l’omosessuale in relazione stabile avrà l’ulteriore ostacolo del matrimonio omosessuale e dei figli avuti con l’utero in affitto o la fecondazione eterologa!
Mi pare importante fare chiarezza perché è materia che riguarda la salvezza delle anime.
La verità, a mio parere, è che la “stabilizzazione” e la “normalizzazione” del peccato rende molto più difficile uscirne.
Proprio così. È nella normalità delle cose, e conseguenza diretta della misericordia divina che vuol convertire tutti, che il peccato faccia star male. Questo malessere è un pungolo per cambiare (che poi può essere sfruttato opportunamente o ignorato, dipende dalla volontà del singolo). Cercare di imbellettare il peccato per nascondere la sua bruttezza è semplicemente diabolico.
Perché è ciò che satana fa da sempre…
Penso anche io che possa essere, invece che un passo avanti, un certo numero di passi indietro: così chi erra può sentirsi nel giusto e non cambiare il proprio comportamento… Penso che, quanto meno, questo tipo di percorso a piccoli passi non andrebbe pubblicizzato.
E invece é contro questo malessere che lavorano alacremente giorno e notte da un paio di secoli orde di “professionisti”, capitanati da un certo viennese barbuto, chiamandoli vergogna, pudore, sensi di colpa, omofobia interiorizzata… consapevolezza del peccato si chiama, e ce la vogliono togliere. Non penso di esagerare affermando che sia lo scopo principale della stragrande maggioranza di qualsiasi cosa inizi con psico-. Provi vergogna per la tua promiscuità/infedeltà/ incontinenza sessuale/particolari abitudini/brutti pensieri? DEVI liberarti dai tabù.
Buongiorno a tutti. Io mi permetto di fare una domanda un po’ diversa a chi ne sa di più e desidera rispondermi, poiché ho molta confusione in testa tra dottrina, pastorale e quello che mi hanno detto diversi preti a questa mia “semplice” domanda. Non vorrei parlare di peccato, bensì di Giudizio (quello finale), poiché più volte ho letto di “salvezza delle anime”. Assunto che non ci sia dubbio che l’adulterio sia un peccato, però mi chiedo (sempre), supponiamo che una persona viva in adulterio, così come in una relazione stabile con qualcuno dello stesso sesso e NON si penta né, in coscienza, ci veda nulla di male, e nonostante ciò viva una vita all’insegna del prossimo, buona magari più di altri e, che so io, arrivi anche all’estremo sacrificio per salvare la vita di un altro. Mettiamo il caso di questo. Assunto che l’ultima parola spetta a Dio – correggetemi se erro – tuttavia secondo la dottrina della Chiesa quell’anima sarebbe comunque perduta? Cioè varrebbe comunque più un grave peccato (senza pentimento) a fronte – mettiamo il caso – di tanto bene fatto con anche l’ipotesi (ok, rara) di sacrificio finale per gli altri (che so: in guerra – la storia ne è piena – o casi analoghi)? Una volta ho letto che basta andare contro anche solo a uno dei 10 comandamenti una volta sola, senza pentimento, per finire dritto all’inferno, nonostante tutto il bene che uno possa fare. Ne ho parlato con diversi sacerdoti e mi hanno detto che ciò non è assolutamente vero, che la Chiesa ha il dovere di predicare la verità ma che agli di Dio nessun bene viene dimenticato. Questo non modifica il peccato, che resta, ovviamente. Grazie per la pazienza.
Secondo te si salva un marito che non tradisce mai sua moglie né ha alcuna tentazione di adulterio, ma tratta male il prossimo (che so, ruba sulle paghe destinate agli operai)?
Se valesse la teoria per cui Dio vede (solo? soprattutto?) il bene, allora si salverebbe, ma ne consegue che basta fare solo qualcosa di buono e sul resto “sentiamoci liberi”. E’ vero che è solo Dio a giudicare in modo definitivo, perchè solo lui sa pesare il bene e il male e la colpevolezza reale – ma questo vale sia in un verso che nell’altro: si può essere troppo pessimisti ma anche troppo ottimisti.
Quando ci si confessa è obbligatorio dire TUTTI i peccati, e questo non secondo la propria “illuminata” coscienza ma sulla base della volontà chiaramente espressa da Dio su certi ambiti gravi (mentre su altri più dubbi c’è da chiarire col prete): gli atti omosessuali sono un peccato anche se hai un amico gay tanto per bene, e anche se il professorone ha detto che è ora di aggiornarsi; l’adulterio è peccato anche se tua moglie ti tratta male, eccetera.
Non si prende in giro Dio e non è lecito fare giochetti mentali per giustificarsi con il bene alternativo fatto. Cerchiamo di essere uomini e donne veri, e non caporali: la via giusta è quella di un generoso sbilanciamento dalla parte di Dio, superare le nostre paure di perdere qualcosa rinunciando al peccato per sperimentare la Sua grandezza; non quella di chi si mette a fare i conti per vedere se il bene fatto è sufficiente per sfangarla.
L’amore omosessuale e’ fondamentalmente “poli-amoroso” proprio per le sue intrinseche e peculiari caratteristiche che non indico poiche’ note a tutti.
Che senso ha insegnare il valore della fedelta’ a chi, non essendo vincolato da nessun sacramento, e’ fedele solo ai suoi mutevoli e “particolari” gusti ed usa l’altro per il soddisfacimento delle proprie pulsioni?
San Paolo parla di “omosessuali”? Mi pareva parlasse di sodomiti ed effemminati. Giustamente, cara Costanza, insisti a parlare di persone che “PROVANO attrazione” anzicché di persone che SONO omosessuali, non altrettando avanti sembra il sito che hai linkato. Distrazione? Eppure fra l'”essere” e il “fare” c’è di mezzo la salvezza di tante anime.
Per la verità nessun Uomo è… il suo peccato e neppure la sua debolezza.
Ogni Uomo è Creatura di Dio, fatto a Sua immagine e somiglianza (maschio e femmina li creò o LO creò come ebbe a dire San Giovanni Paolo II), il suo “essere” profondo è creazione di Dio.
Il Peccato Originale, ha creato e crea una ferita, una natura che può essere pervertita dagli atti e dalle scelte.
Ma NON esiste l’ “Uomo omosessuale”, come non esiste l’ “Uomo-ilsuopeccato”
per essere uno che non esiste, se ne parla parecchio.
In una parola, lo hanno creato, con l’intento di disarmare i dissidenti. Perché se parliamo di un modo di essere e non di un modo di fare, va da sé che insistere sul cambiamento appare come un crudele infierire su un povero essere impotente.
Tornasse la Chiesa (ai piani alti) a parlare di VIZIO e *puff*, in un attimo si risolverebbe il problema. Ma leggevo poc’anzi sul sito di Blodet di una multa da 45.000 € inflitta a un gruppo di sostegno psicologico che si occupava di orientamento sessuale indesiderato. Ahi ahi.
Avevo appena letto l’articolo segnalatomi da mia moglie e subito è arrivato il tuo giusto e puntuale commento, Costanza…
Che dire? Ci sarebbe nulla da aggiungere o tantissimo da aggiungere, volendo (non perché il nocciolo della questione non sia stato toccato…).
E’ veramente triste, preoccupante, irritante (per usare un eufemismo) che la Verità venga così plagiata e pervertita…
Per i pervertitori, non vorrei essere nei loro panni il Giorno del Giudizio, ma molti si troveranno ingannati in buona fede e finiranno anch’essi per vivere e spargere menzogne e soprattutto a non vivere quella gioia e quella pienezza che in fondo (oso sperare) stanno cercando.
Anche se io ho una precisa teoria sulla “buona fede”… questa può per un po’ farti sentire “a posto”, diciamo persino nella Volontà di Dio, ma se è vero come è vero che il Padre tramite lo Spirito Santo, ha una cura tutta speciale per il peccatore ferito e non “pervertito” (cioè asservito al male che abbandona la Fede), la continua ricerca del Vero Bene, tipica di chi è perennemente in cammino di conversione, non può non portare alla Verità tutta intera, dove lo Spirito si incarica di illuminare ogni inganno e menzogna, anche quelle che ci raccontiamo o che qualcuno vuole raccontarci.
Triste è vedere il procedere che appare subdolo di chi, calmate le acque e guardandosi bene dal rimettere troppo il luce (guarda caso) le proprie iniziative, le ripropone tali e quali senza un minimo di ripensamento.
Triste è vedere che dietro ad un sacerdote dalle idee quanto meno balzane, vi è inevitabilmente, un Vescovo…
Per quanto singola e sciagurata iniziativa (non purtroppo l’unica), viene da domandarsi come continuare a proporre un linea di condotta che, per peccati come quelli derivanti da una condotta omoerotica, piuttosto che qualunque altro, si rifà a queste altre parole di Gesù Cristo:
(dove nel versetto che precede è anche detto: «Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!»)
Parola che non parla tanto di Uomini che diventano “super-uomini” stoici, disponibili ad amputazioni di ogni genere (magari applicate anche ad altri), ma di coloro che prendono una seria decisione, che fanno una precisa scelta e SOPRATTUTTO che poggiano questa volontà sulla FEDELTA’ del Signore, sapendo che da Lui verrà la forza, la possibilità di questo taglio netto con il passato, il proprio peccato, le proprie schiavitù!
Ma qui no… qui ti viene detto che non c’è realmente peccato, non c’è realmente schiavitù e che se sei fedele (fedele a chi? A cosa?), non c’è peccato oppure, perché forse non si arriva a tanto (?), che il tuo peccato non è poi così grave…
Che sei sei un adultero (tanto per spostarsi su altro peccato), ma adulteri solo sempre con la stessa persona… beh c’è un possibilità che il “fatto” non sia così grave.
Se rubi, ma solo un pochino e non troppo spesso… (o magari solo ai ricchi), beh può essere la strada… per cosa??!!
Se sei schiavo della pornografia, abbonati ad un solo sito e magari collegati a giorni alterni e orari prestabiliti… (lo so sto sfiorando il ridicolo, se ci fosse qualcosa da ridere).
Un conto sono le cadute in un percorso che ci vede sempre in combattimento, un conto è raccontare che stando steso nella melma, puoi anche starci bene.
Che sei sei un adultero (tanto per spostarsi su altro peccato), ma adulteri solo sempre con la stessa persona… beh c’è un possibilità che il “fatto” non sia così grave.
non è che “non è tanto grave”, non è proprio più grave, da quando l’adulterio si chiama “secondo matrimonio”. Questione effettivamente delicatissima perché spesso mette in mezzo dei bambini. Sono guai seri, se per esempio la conversione è avvenuta dopo un divorzio con secondo matrimonio, come si fa? Sono casi sicuramente meritevoli di comprensione e accompagnamento. Purtroppo, queste tendono a trasformanrsi in un “tana libera tutti”, che sia per mancanza di tempo, voglia o malafede non é dato sapere.
Bariom, purtroppo non è ridicolo per niente!
Premetto che personalmente non nutro alcuna animosita’ verso le persone orientate diversamente: che si comportino pure secondo coscienza, non mi interessano i fatti loro. Dico pure che ritengo pure giusto che possano, sempre in nome della convivenza civile, godere di alcuni diritti.
Trovo pero’ del tutto assurdo che si possano istituire dei simil-corsi da parte di qualsiasi diocesi: quale sarebbe lo scopo? Non consta che due persone del medesimo sesso conviventi abbiano contratto un sacramento INDISSOLUBILE…per cui di cosa stiamo parlando?
Riportiamo le parole del nostro amico Mons. Favella di commento:
“A quando il ritiro spirituale dove spiegare agli adulteri come cornificare le mogli o i mariti secondo il Vangelo? E gli Esercizi Spirituali per insegnare ai ladri a rubare con pietà cristiana? E il campo scuola parrocchiale per spacciare droga agli adolescenti, dal tema “Lasciate che i piccoli vengano a me”?
A proposito dei ladri…un sacerdote di un paese vicino, durante l’omelia ha bacchettato i fedeli che si lamentano dei continui furti che avvengono nelle case. Perché chi ruba, ha fame, ha detto, questo fratello ha bisogno, ruba per mangiare. Quindi, va assolto, i cattivi siete voi che non capite. Chiaro che un conto è rubare una mela perché si ha fame e un conto è rubare o evadere per arricchirsi e non dare a Cesare quel che è di Cesare, ma in ogni caso, caro il mio sacerdote, rubare non va bene, non è quello il sistema. Ecco a che livelli di misericordia siamo arrivati. Io da semplice fedele sono sempre più sconcertata da certi pastori, per quanto da sola cerchi la mia strada, avere una guida spirituale è fondamentale. Ma se sono queste…
Il disordine va chiamato con il suo nome….idem per il bene assoluto, Il Catechismo è chiarissimo a questo riguardo.
Grazie Costanza per questo articolo.
Bisogna risvegliare mons. Nosiglia, e solo il Papa lo può fare!
Nosiglia??? Non l’avete visto un video su you tube dove balla scatenato Y.M.C.A?
E con l’aria di divertirsi un mondo😱😱😱😱
Voglio spezzare una lancia in favore di mons. Nosiglia: perche’ non potrebbe divertirsi sulle note della celeberrima “YMCA” ? Per gli ignari, YMCA, sigla di Young Men’s Christian Association (it. Associazione Cristiana dei Giovani), è un’organizzazione cristiana ecumenica che mira a fornire sostegno ai giovani e alle loro attività.
Oppure pensava che fosse un club come “la mucca assassina”?😁
Veramente é l’inno gay dei Village People👿
Credo che come me, mons. Nosiglia non abbia badato al “doppio senso” (sicuramente nelle intenzioni di quel gruppo pop) ma colto solo l’occasione per una amena convivialita’ con un motivo musicale accattivante.
Caro Punisher, Nosiglia, da vescovo, doveva badarci eccome al doppio senso della canzone! Ma la finta ingenuità è una caratteristica ricorrente nel clero odierno!!
@Alda
Sottoscrivo.
@the_punisher_020
Stiamo parlando di un vescovo, diamine, uno che ha la responsabilità delle anime di un’intera diocesi. Mica pizza e fichi. La prudenza (“che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo”) è una delle virtù cardinali. Stiamo sempre a ripeterci che il miglior modo di insegnare è per imitazione, e se dalla gerarchia non offrono per primi il buon esempio dove andremo a finire? Correggo: dove siamo già andati a finire?
Ma quel motivo musicale e’ divenuto “prezzemolino” e slegato da ogni doppio senso; mi e’ capitato (udite, udite) di ascoltarlo persino in una scuola elementare. Ormai e’ quasi un “must” suonato un po’ dappertutto ove si voglia creare un’atmosfera conviviale. Io credo, oltretutto, che mons. Nosiglia non sapesse nulla ne’ di quel brano musicale, ne’ dei trascorsi di quel “pittoresco” gruppo. Suvvia!
🙄🙄🙄🙄🙄
Beati occhiali rosa
Esatto. Per essere precisi, la canzone magnifica le avventure sessuali che si potevano (possono?) godere all’interno della YMCA, vista come un’immensa area di predazione. Infatti si erano annidate lobby gay pure lì dentro e ci furono noti scandali sessuali. Effettivamente, questo inno è molto adatto alla neoChiesa e che sia stato usato a Torino è un segno notevole.
Detto questo, cercatevi il video e guardatelo, tanto per rendervi conto – subcultura gay a parte – di quanto sia ridicolo un signore di più di settant’anni – e che sarebbe successore degli Apostoli – quando tenta di fare il gggiovane. Poi dicono di Berlusconi.
La canzone, come scritto sotto, è un inno gay e sfotte la YMCA, non ne è l’inno!
Allora al momento non c’è nessuna speranza!
Cara Costanza, sono sconcertata da questa notizia e soprattutto dalle modalità in cui viene riproposta, quasi di nascosto. Mi associo ad uno dei primi commenti che ti suggeriscono di scrivere, impegnandosi a sottoscriverla, una lettera al Vescovo o anche al Papa ( ma dubito che daranno mai una risposta) in cui possano spiegare la ragione di questo corso alla luce della dottrina. Grazie sempre !
Cara Costanza comincio ad essere convinto che satana si sia insediato nella chiesa e che l’orgoglio stia accecando molti. Mai si sarebbe pensato possibile, noi, avvisati dalle profezie, possiamo con ciò rafforzare la nostra fede. Grato della tua opera ti saluto con affetto. Giuseppe.
>
Grazie Costanza.
Di fronte a questi fatti bisogna parlare e non tacere, anzi dobbiamo fare baccano. La strategia del signore di sotto è che ci si faccia l’abitudine e tutto venga accettato prima o poi. La ragione che abbiano fatto il “ritiro” di nascosto è perché sanno di essere in torto, di fondo lo sanno che il Vangelo e Cristo non li approvano, ma siccome sono superbi e ciechi lo hanno fatto ugualmente.
Quello che mi rattrista di più è che ancora una volta, di fronte a questi scandali la gerarchia ecclesiastica, i Vescovi (Nosiglia in questo caso) stanno zitti e permettono tutto. Ma quando si ricorderanno che loro sono dei Pastori e devono custodire il gregge a loro affidato da Cristo e guidarlo sul retto sentiero?
Comunque forza e facciamoci sentire senza scoraggiarci.
Grazie ancora Costanza
Questa generazione adultera e perversa non si è inventata nulla di nuovo. Tutta la potenzialità del Male e dei suoi effetti negli uomini sono rintracciabili ovunque. Gli Apostoli ebbero un bel da fare. Il problema è che molti sacerdoti e vescovi hanno apostatato de facto abbandonando lo studio e la ruminatio delle Scritture. L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo dice San Girolamo. E mille altri passi oltre il seguente ci aiutano a perseverare nella dottrina vera della Chiesa. “Se qualcuno vi predica un vangelo diverso, sia anatema!”
Dalla Lettera di Giacomo
12] Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano.
[13] Nessuno, quando è tentato, dica: “Sono tentato da Dio”; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male.
[14] Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce;
[15] poi la concupiscenza concepisce e genera il peccato, e il peccato, quand’è consumato, produce la morte.
[16] Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi;
[17] ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento.
[18] Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.
[19] Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira.
[20] Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio.
[21] Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.
Possa lo Spirito santo suscitare ancora santi pastori. Cinquecento anni fa San Pio V combatteva gli stessi mali…
http://lanuovabq.it/it/san-pio-v-1-1-1-1#.XMeCTkgcbj8.whatsapp
Aggiungo: a Torino ormai l’hanno fatto, ma stiamo in campana ognuno nella propria diocesi, perché non sarà un’iniziativa isolata. Negli ultimi due anni l’associazione Gionata ha compiuto una vera e propria escalation, con le cosiddette “veglie di preghiera LGBT”, in molti posti d’Italia. Siccome sono sempre più impuniti e sanno di avere coperture in alto, c’è da aspettarsi una nuova ondata.
Difficile aggiungere qualcosa ai molti commenti precedenti che condivido pienamente.
dispiace, comunque, constatare come siamo sempre noi laici a dover ribadire cose che dovrebbero essere più che ovvie ma che la rovinosa dittatura del PolCor sta corrompendo proprio in coloro che queste ovvietà le dovrebbero sostenere e difendere strenuamente. L’omosessualità, se proprio non la vogliamo considerare una “malattia”, è una distorsione della personalità e come tale va considerata; non ha senso considerarla una variante della “normalità” a meno che non valgano ancora quelle antiche parole del Sommo Poeta che, restando in tema di vizio ma limitando il discorso a quello “naturale”, così si espresse:
per ch’i’ dissi: «Maestro, chi son quelle
genti che l’aura nera sì gastiga?».
«La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper», mi disse quelli allotta,
«fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
per tòrre il biasmo in che era condotta.
(inferno, V vv. 50-57)
Ora possiamo sostituire al termine “lussuria” qualsiasi altro vizio e chissà quante novelle “Semiramis” spunteranno fuori nella nostra contemporaneità.
Tu sei vescovo; se hai amor proprio, non correggi il difetto che vedi nelle persone che ti sono state affidate: perché se ami te per te stesso, cadi nel rispetto umano, e per questo non intervieni per correggere. Se amassi te per Dio, invece, non avresti timore del rispetto umano; coraggiosamente, con cuore forte, correggeresti i difetti, e non staresti zitto, né faresti finta di non vedere.
Padre carissimo, io voglio che tu sia libero dell’amor proprio. Ti prego di vivere in modo che non sia rivolta a te quella severa parola, con rimprovero, dalla Verità, quando disse: “Sia tu maledetto, perché sei rimasto zitto”.
Santa Caterina da Siena, Lettera 16, A un vescovo
Grazie Fabrizio per la citazione.
Se ci fosse Caterina oggi, quanti prelati, vescovi, cardinali e papi tremerebbero di fronte alle sue parole….
Altro che misericordismo!
Certe iniziative sono la punta dell’iceberg. Se si arriva a ciò, figurarsi quale sia la situazione generale circa la dottrina, la fede, l’idea di Cristo e della Chiesa. Ma è inevitabile, quando per troppi decenni si è lasciato entrare ogni sorta di eresia, camuffata di aggiornamento, progresso, pastorale, rinnovamento, dialogo, inclusione,.. e scemenze varie. Ecco le tenebre : la menzogna passa per verità, il ricco per povero, il cattivo per buono, il lupo per agnello,….. E chi ci rimette? Il povero in spirito, unico per il quale Gesù è venuto.
Il “povero in spirito” non ci rimetterà (anche se certamente avrà qualche tribolazione in più) proprio perché Cristo è venuto in modo particolare per lui e perché il povero in spirito più di ogni altro si affida completamente a Cristo.
Carissima Costanza,
io, che abito in diocesi di Torino, purtroppo non mi sono meravigliato affatto della “trovata” di don Carrega e del sonno nel quale è immerso l’Arcivescovo, perché conosco molto bene la situazione in cui versa la Chiesa locale di queste parti. E credo che, se fosse ancora fra noi, non se ne sarebbe meravigliato nemmeno il rimpianto cardinal Biffi, del quale è noto in quale considerazione tenesse il livello teologico-pastorale degli ambienti clericali torinesi. Per chi non ne fosse a conoscenza, riporto le parole e il racconto che scrisse in margine ad un convegno al quale partecipò nel 1975: ” A Loreto ho partecipato al convegno organizzato dall’Università Cattolica sulla cultura cristiana.… Le cose più sciocche, più arrese ai miti del tempo, più mondane, le ho sentite dai rappresentanti ufficiali della Chiesa torinese. Mi sono confermato nell’idea che da Torino provengono da sempre i principali guai d’Italia: il Risorgimento, la monarchia sabauda, il comunismo, le automobili, le congregazioni religiose…”. Da allora le cose sono anche peggiorate, e di molto. I preti alla don Carrega tengono banco. Non solo. Da parroci che desiderano dimostrarsi maturi per essere promossi l’episcopato, vengono invitati nelle parrocchie per propagare il loro “verbo”: così in Diocesi e a Roma finiranno per accorgersi di loro ed agire di conseguenza. Tra una conferenza e l’altra occupano il tempo organizzando esercizi spirituali per educare i gay alla “fedeltà”. Ma non alla fedeltà al Vangelo. La fedeltà alla loro perversione. Prepariamoci al momento in cui queste “unioni” e queste “fedeltà” saranno “benedette”, magari con un sacramentale istituito appositamente: così il cerchio si chiuderà, passando dal tradimento della fede al sacrilegio istituzionalizzato. Saluti. Bastiano
Ben tristi considerazioni quelle del Card. Biffi…
Da appassionato e coinvolto x vicende famigliari, spiace che tra i guai dell’Italia metta le auto, che se proprio “guaio” debbono essere, lo sarebbero semmai per il mondo intero…
Ma queste son facezie rispetto ben altre considerazioni.
Bene (anzi male), è se così fosse spero sua Eccellenza si informi bene su quali siano stati gli argomenti trattati e gli indirizzi spirituali dati e qualora fossero palesemente difformi dal Magistero, prenda adeguati provvedimenti.
Diversamente (e purtroppo non sarebbe una novità) sarebbe l’ennesima dimostrazione di una totale anarchia, dove in generale i sacerdoti che vogliono fare “quel che gli pare” lo fanno e i loro Vescovi, a cui dovrebbero obbedienza, non possono o non vogliono fare nulla…
Sì sì, come no, cadono sempre dal pero… Credono che siamo tutti fessi (nel contesto è già di per sé contraddittorio il virgolettato riportato, ma aspetto di leggere il testo originale).
Vediamo se il vescovo prenderà provvedimenti gravi nei confronti di don Carrega, togliendogli tutti gli incarichi (che riporto sotto), delle suorine stolte (nella migliore delle ipotesi) che hanno ospitato l’evento e di tutti gli altri ecclesiastici coinvolti.
Don Carrega:
Referente Diocesano presso Cultura e Comunicazione – Centri Culturali
Direttore presso Ufficio per la Pastorale della Cultura
Docente di Facoltà presso Istituto Superiore Scienze Religiose
Membro di Consiglio presso Consiglio Presbiterale
Docente di Facoltà presso Facolta’ Teologica – Ciclo Istituzionale Sezione Parallela dell’Italia Settentrionale
Bentornata Costanza! Ci sei mancata (è pur vero che anche tu hai diritto a un po’ di riposo….)
Ma pensano che siamo scemi? Nosiglia non ne sapeva nulla?! Benissimo, allora come ha scritto Fabrizio, che rimuova Carrega da ogni incarico e lo mandi a fare il vice parroco in un paesino sperduto di montagna. Solo allora ci crederemo.
Invece il caro vescovo parla così solo perché la bomba è esplosa con gran fracasso e lo scandalo si sta facendo grosso. Sennò avrebbe “benedetto” il ritiro omoeretico.
Ma il diavolo fa le pentole, non i coperchi….
Grazie ancora Costanza, Dio te ne renderà merito per il tuo impegno.
E comunque torno a dire che fatti del genere accadono perché dall’alto l’esempio è quello. Poche settimane fa Papa Francesco ha ricevuto in piazza San Pietro un gruppo “lgbtetc. cattolico” posando anche per una foto di gruppo.
https://www.sabinopaciolla.com/papa-francesco-incontra-e-posa-per-le-foto-con-i-cattolici-lgbt-di-westminster/
Non ci meravigliamo perciò se poi i subalterni si scatenano in un “tana liberi tutti”. Il pesce puzza dalla testa.
E non solo:
https://it.aleteia.org/2019/04/23/papa-francesco-gay-stephen-amos-vaticano/
https://cruxnow.com/church-in-uk-and-ireland/2019/04/19/pope-francis-tells-gay-man-you-do-not-lose-your-dignity-on-bbc-show/
«Siamo tutti esseri umani – prosegue Bergoglio – abbiamo dignità, se una persona ha una tendenza o un’altra, questo non toglie la sua dignità di persona»
Ovviamente c’è il solito trucco: la tendenza non toglie la dignità, il peccato sì (così dice San Leone Magno: Dèstati, o uomo, e riconosci la dignità della tua natura! Ricordati che sei stato creato ad immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo.). Ma la risposta è stata data ad un sodomita praticante, che ha esordito con un «Da gay, non mi sento accettato». Dunque il messaggio che è passato non fa differenza tra tendenza e pratica omosessuale.
Notate anche, nel pezzo di Crux, l’arroganza con cui Stephen Amos ha preteso di partecipare a quella pantomima solo se, all’incontro con il Papa, gli fosse stato consentito di porre domande. E a quelle domande Bergoglio ha voluto rispondere con entusiasmo; non così ai cardinali dei Dubia, a chi gli ha chiesto di rendere conto su Mc Carrick, eccetera.
Ahimé, Fabrizio Giudici, non posso che darLe ragione….
Come cristiano cattolico romano, il mio piu grande dispiacere è che questo uomo, invece di ricordare al mondo intero il santo profumo di Gesù Cristo, continui da 6 anni a predicare le sue personali teorie. Ripeto: SUE, non di Cristo
Non ne sapeva nulla? Ma se lo sapevo persino io, che di mestiere non faccio di certo il monsignore ! Se ne era parlato un anno fa, da mo che avrebbero dovuto essere presi provvedimenti. Dai monsignore, direbbe Ruggero di Un sacco bello, accettalo, accettalo!
Devis Bellucci
Buongiorno a tutti. Io mi permetto di fare una domanda un po’ diversa a chi ne sa di più e desidera rispondermi, poiché ho molta confusione in testa tra dottrina, pastorale e quello che mi hanno detto diversi preti a questa mia “semplice” domanda. Non vorrei parlare di peccato, bensì di Giudizio (quello finale), poiché più volte ho letto di “salvezza delle anime”. Assunto che non ci sia dubbio che l’adulterio sia un peccato, però mi chiedo (sempre), supponiamo che una persona viva in adulterio, così come in una relazione stabile con qualcuno dello stesso sesso e NON si penta né, in coscienza, ci veda nulla di male, e nonostante ciò viva una vita all’insegna del prossimo, buona magari più di altri e, che so io, arrivi anche all’estremo sacrificio per salvare la vita di un altro. Mettiamo il caso di questo. Assunto che l’ultima parola spetta a Dio – correggetemi se erro – tuttavia secondo la dottrina della Chiesa quell’anima sarebbe comunque perduta? Cioè varrebbe comunque più un grave peccato (senza pentimento) a fronte – mettiamo il caso – di tanto bene fatto con anche l’ipotesi (ok, rara) di sacrificio finale per gli altri (che so: in guerra – la storia ne è piena – o casi analoghi)? Una volta ho letto che basta andare contro anche solo a uno dei 10 comandamenti una volta sola, senza pentimento, per finire dritto all’inferno, nonostante tutto il bene che uno possa fare. Ne ho parlato con diversi sacerdoti e mi hanno detto che ciò non è assolutamente vero, che la Chiesa ha il dovere di predicare la verità ma che agli di Dio nessun bene viene dimenticato. Questo non modifica il peccato, che resta, ovviamente. Grazie per la pazienza.
****** RISPOSTA ****
Provo a rispondere anche se non ne so certo di più (tanto siamo in democrazia telematica!)
Stante che il Giudizio finale spetta solo a Dio e che la Chiesa non può condannare nessuno all’inferno, e, mi pare fatta eccezione per Giuda, non abbiamo alcuna certezza in questo senso, anche perché non sappiamo se sia avvenuto un pentimento in extremis.
Questa idea di “fare il bene” è una visione 68ttina / post cristiana molto diffusa. Cristo non è sceso sulla terra per dirci di “essere tutti più buoni”, come un nabbo Natale dei film americani, ma di mettere Dio al centro della nostra vita, quindi la mia prima preoccupazione deve essere quella di non offenderLo, e il peccato rappresenta un’offesa anche se “non fa male a nessuno” (in questo mondo). Eppure quante anime se ne vanno a zonzo pensando di essere “buone” e non avere quindi necessità di andare a messa o seguire i comandamenti (o di seguire solo quelli che gli aggradano). Sempre Giuda era quello che si sentiva più buono di Cristo e auspicava che l’olio usato per ungerlo venisse venduto per sfamare i poveri. Amiamo tutti i poveri, ma amiamo Cristo molto di più, quindi una buona azione per essere gradita deve essere fatta in funzione Sua e non basandoci sul giudizio del mondo.
Personalmente non trovo sbagliato quello che ti è stato detto. Un sacerdote non può certo condannare nessuno e c’è sicuramente speranza per tutti, ma ha il dovere di intervenire e non stare a guardare mentre un’anima si incancrenisce nel peccato.
Caro Devis-Bradamante,
perché arrovellarsi per capire quale sarà il giudizio finale di Dio per le persone che vivono questa o quella situazione? Ben sapendo che è difficile giudicare e che è ancora più difficile capire i criteri di giudizio di Dio, non è meglio lasciare il tutto a Lui e noi limitarci a vivere la nostra vita secondo i Comandamenti e, nel nostro piccolo, aiutare gli altri a fare altrettanto?
E’ quello che dicevo. Preoccupiamoci di piacere a Lui e non offenderLo senza fare calcoli arbitrari, perché tanto i Suoi canoni sono diversi da quelli del mondo e non possiamo comunque giungere a una conclusione.
Resta il fatto che il peccato è altamente sottovalutato.
Ma quanto si compiace questo papa della “ventata di freschezza” che sta portando nella Chiesa? 😢
Allucinante…Non riesco a crederci che succedono queste cose nella Chiesa. Quindi il peccato va incoraggiato….
Almeno che non sia cambiato il Catechismo della Chiesa cattolica?Quanta confusione…..A volte mi sento come una pecora senza il pastore….
CCC 1033 Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo. […] Morire in peccato mortale senza essersene pentiti e senza accogliere l’amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta. Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola “inferno”.
1035 […] Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli inferi, dove subiscono le pene dell’inferno, « il fuoco eterno ».[…]
1861 Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio.
Ovviamente rimane la questione della consapevolezza e dell’imputabilità, per cui certi potrebbero non essere colpevoli di peccati mortali commessi. Ma non è rilevante visto che qui non ci stiamo occupando di giudicare Tizio o Caio, che non è affar nostro: invece ci preoccupiamo che vengano dati i corretti insegnamenti, e che dunque ci sia la consapevolezza di cosa è o non è peccato mortale.
La Chiesa dunque insegna senza ombra di dubbio che chi si trova di fronte alla morte fuori dalla Grazia Divina può salvarsi solo se si pente all’ultimo momento. Tant’è che in presenza di un moribondo che non può esprimersi un prete può impartire un’assoluzione sotto condizione: è valida solo se il moribondo, pur non potendo denunciare i propri peccati per via dell’impedimento fisico, si pente. Fortunatamente la scienza ci suggerisce che certe morti che appaiono fulminanti potrebbero non esserlo completamente, nel senso che lo stato di coscienza può perdurare ancora per un breve tempo e questo può essere un’occasione in extremis. Ma non è un caso se nelle preghiere tradizionali c’è sempre stato un “dalla morte improvvisa, liberaci o Signore”. Pensare di ridursi scientemente all’ultimo momento, non avendo alcuna certezza che venga offerto, è semplicemente demenziale.
La questione che il bene compiuto possa salvare dal peccato mortale è una fantasia pura e semplice (per essere più tecnici, è un’eresia). Se fosse vero, il sacramento della Confessione sarebbe inutile, perché ci si potrebbe salvare anche “da soli”. Invece l’unica via di salvezza è il Sacrificio di Cristo, i cui frutti sono fruibili solo a chi è in stato di grazia: “a chi non rimetterete i peccati, questi resteranno non rimessi”.
Il bene compiuto può compensare la pena residua che un peccatore pentito e redento potrebbe dover scontare in Purgatorio (la Confessione cancella il peccato, ma non la pena).
Tutta questa ossesione sulla contabilità tra bene e male, con l’assurda pretesa che il primo potrebbe compensare il secondo, è totalmente assurda: è un vero e proprio legalismo farisaico e fa un po’ ridere che venga sostenuto da quella parte di ecclesiastici che si riempiono la bocca di accuse di fariseismo proprio rivolte a chi ribadisce la sana dottrina. Infatti il vero motivo per cui dobbiamo compiere il bene è l’amore per Cristo e “Chi ama me ama la mia legge”, prima ancora di ogni considerazione utilitaristica. Non si possono fare sotterfugi e pensare di poter fare a modo proprio e compensare in altro modo, come si fa con le tasse non pagate.
Ringrazio Fabrizio Giudici per la risposta precisa e articolata. Mi pare di capire, pertanto, che la questione è ben diversa da come mi è sempre stata presentata, ossia che – ribadisco in assenza di pentimento – l’adultero, l’omosessuale e con essi tutti noi, laddove ci macchiassimo di peccati gravi, non avremmo speranza alcuna – per quanto ne sappiamo e senza nulla togliere all’imprevedibilita’ di Dio e alla Sua capacità di leggere nel profondo i nostri cuori – indipendentemente da tutto il bene che abbiamo fatto, l’amore che abbiamo cercato di dare al nostro prossimo o l’estremo sacrificio a cui qualcuno di noi potrebbe essere chiamato. Da persona fragile nella fede, mi permetto di definire questa prospettiva terrificante… Mi riempie di angoscia e farei molta fatica anche solo a presentarla ai miei figli. Detto questo, non posso far altro che pregare, sperando che prima o poi il mio cuore riesca ad accettare tale prospettiva intravedendone la luce, ora celata ai miei occhi. Di sicuro nessuno dei preti che ho conosciuto mi ha espresso ciò in termini così duri all’apparenza; e di sicuro non mi permetto di criticare in alcun modo il Catechismo solo perché il mio cuore è attualmente refrattario.
Il perdono dei peccati che SOLO la Chiesa può amministrare in nome di Dio è eminentemente e fondamentalmente donato all’Uomo nel Battesimo.
Si legge qui come l’accento è posto sul Battesimo e anticamente si riteneva che una volta Battezzati non si potesse/dovesse peccare più, ma come bene sappiamo, per nostra fragilità non è così.
Il Sacramento della Riconciliazione ha quindi avuto un suo “sviluppo” (per così dire).
(interessante contributo qui: https://apologeticon.wordpress.com/2011/12/30/la-remissione-dei-peccati-dottrina-e-tradizione/)
Il perdono dei peccati, Sacramento (ripetibile) è ben illustrato dal CCC
Direi risulta evidente che il Sacramento è in funzione di tutto un cammino di conversione che non si arresta, ma che spinge verso la santità.
Vi è anche una precisa diversa valutazione che la Chiesa fa per la situazione di un credente e un non-credente o sarebbe meglio dire tra un battezzato e un non-battezzato.
(Il problema concreto è che oggi un grandissima percentuale di persone sono “battezzati-non-credenti”, dove il Battesimo che è un sacramento non una “magia”, non produce alcun effetto nella vita spirituale di costoro.)
Dalla Lumen Gentium:
E potremmo riflettere anche queste parole della Scrittura:
Qui il richiamo senza mezzi termini per il “giusto” che commette iniquità e assoluto e a poco valgono le opere buone commesse in passato.
Per contro troviamo un “ingiusto” che desiste dall’iniquità e si volge alla “rettitudine” e le cui opere rette hanno un valore.
E’ chiaro che laddove troviamo l’invito e la necessità alla “conversione”, seppure non si citi letteralmente il “pentimento”, non si può pensare ad una vera conversione se non c’è un totale completo rinnegamento delle azioni malvagie commesse (e umanamente parlando non si può rinnegare nulla di cui non si sia pentiti).
Resta il fatto che credo sia esercizio del tutto sterile, soppesare la “casistica altrui” con dei se e dei ma, laddove abbiamo difficoltà talvolta a valutare persino le nostre di intenzioni (rette o per nulla rette). Ciò non di meno al peccato va sempre dato il proprio nome anche nel correggere il fratello o nel richiamare chi è nell’ignoranza e persino il malvagio (Ez 3 18-19), ma lasciamo a Dio il “lavoro di Dio” e noi combattiamo per non cedere alla tentazione e per non indugiare nel tempo laddove dovessimo cadere.
carissimo Fabrizio
Il mio dubbio sono i pentimenti sul punto di morte.Se uno ha rinnegato il Signore per tutta la vita e ha fatto cose inenarrabili come si può pentire all’ultimo istante.Il ladrone ha capito e si è pentito.Nel buio completo non c’è possibilità di luce.La consapevolezza dell’errori fatti non è istantanea ,manca il tempo per capire e iniziare la conversione.Ma non c’è più tempo.La paura non è conversione.
Grazie Costanza. Il Vescovo per essere credibile dovrebbe allora sospendere questo suo prete disubbidiente che semina zizzania e confusione nella diocesi di cui lui è massimo responsabile.
Inoltre occorre tornare a chiamare le cose con il proprio nome: l’iniziativa di questo prete e’ ERETICA
mi meraviglio della vostra meraviglia.Gli uomini di chiesa voglio sdoganare l’omoerotismo come una cosa privata ed economica.Sanzionabile ma anche perdonabile.Ma un perdono senza conversione.Ecco il trucco.Come cosa naturale e lecita.
Gentile Costanza, grazie per l’articolo che ci aiuta a capire quel male letale che si chiama modernismo, che sta infettando larghi strati della Santa Chiesa.
A noi fedeli smarriti, oltre alla preghiera per chi ci dovrebbe guidare, sembra non resti altro da fare.
Eppure, con l’avvicinarsi della scadenza del 730 una piccola cosa si può fare:
dare il nostro 8 per mille alla Chiesa Ortodossa.
Forse cominciando a tagliare i viveri a gente che sembra più interessata a strizzar l’occhio al cornuto principe di questo mondo, possiamo sperare che comincino a farsi delle domande.
Certo che da gente come Galantino, Bassetti, Spadaro e tutta la canea di S.Egidio c’è poco da aspettarsi.
scrivo da un Paese nel quale alla Chiesa si versa una tassa. Il numero di fedeli che si rifiuta di pagare, abbandonando la Chiesa, è in vertiginoso aumento, eppure si continua a spendere e spandere per imbrattare le chiese con opere d’arte blasfeme e organizzare corsi per divorziati. Mi viene il dubbio che la Chiesa abbia altre entrate e dell’ottopermille se ne infischi.
Senza CONVERSIONE non c’è MISERICORDIA.Il resto parole,parole e basta.
Non possiamo sapere se il pentimento in extremis salvi effettivamente l’anima o meno, e in ogni caso nessuno sa se mai ne avrà il tempo. Non è nostra competenza stabilirlo. Per questo insistiamo a dire che, nel dubbio, dal peccato bisogna stare LONTANI, sempre, o comunque al massimo delle nostre possibilità. Senza cavillare, senza “non vado a messa ma sono una brava persona”, “ho l’amante ma faccio l’elemosina”, “sono sodomita praticante ma faccio il catechista nel tempo libero”. Il Giudizio Finale non é Forum (quello di rete 4).
Terrificante, dici. In realtà le cose sembrano in un certo modo a seconda della prospettiva da cui si parte e qui il danno l’hanno fatto in molti.
Intanto io direi che prima di tutto mi verrebbe in mente “impegnativo”. Certamente Cristo ci chiede cose impegnative, molto più impegnative dell’Antico Testamento (lo dice chiaramente). Non solo bisogna rispettare la Legge, ma bisogna amarla. Tuttavia, questa è una semplice conseguenza dell’amore: l’amore è impegnativo. Se non fosse impegnativo, d’altronde, non varrebbe molto. Gli anglosassoni dicono “no pain, no gain”. Credo che ognuno abbia ben presente quanto è impegnativo amare altre persone, e Costanza e molti commentatori/testimoni qui hanno spesso fatto presente quanto è impegnativo amare persino il proprio coniuge. Quindi figuriamoci quanto dev’essere impegnativo amare Dio. D’altronde, è lo stesso Dio che si è incarnato e ha patito in Croce per noi (questo sì, è davvero terrificante). Non potremo mai neanche pensare di paragonare il nostro amore al Suo, dunque ci chiede, nonostante tutto, un infinitesimo di quanto ha dato Lui.
Pensiamo al peggiore dei peccatori: persino un Hitler, convertito in punto di morte, può salvarsi. Eppure dovrebbe essere evidente a tutti che quella quantità di male non può essere compensata da niente di umano. Terrificante sarebbe pensare che certi peccatori sarebbero ormai inevitabilmente condannati. Dice: ma quello era Hitler… noi non siamo così cattivi. Il male che compiamo è piccolo, possiamo pareggiarlo. Non è vero. San Giovanni Maria Vianney – che pure era santo, e tra i più grandi – ebbe il privilegio di poter “vedere” il male che aveva compiuto e se ne spaventò. Purtroppo, per la pessima predicazione di quei preti che fanno tutto semplice, non ci rendiamo conto dell’enormità del debito che abbiamo contratto con Dio, quello sì, di nuovo, terrificante: e di fronte al quale il bene che possiamo compiere, letteralmente, sparisce. Come pensare di riscattare il debito pubblico con una monetina. Vale per tutti noi, non solo Hitler. Nessuno si salverebbe se pensassimo di compensare il male con quel poco di bene che riusciamo a fare.
Sai dov’è il problema di comprensione? Come al solito, è proprio nel Sacrificio di Cristo. Se ci si crede, si capisce che non è che Cristo è morto in Croce perché gli andava di farlo, ma perché __non c’era altro modo per salvarci__. Ma se non c’era altro modo, ecco la dimostrazione che qualsiasi tentativo umano di pareggiare i conti è inutile.
Alla fine, non c’è proprio niente di terrificante, semmai tutto il contrario, siamo molto fortunati perché Dio ci chiede molto di meno rispetto al danno che noi abbiamo fatto.
Per non dire poi che il bene che compiamo non è farina del nostro sacco, ma è di nuovo un intervento divino. Alla fine è sempre il solito discorso: fa tutto Lui, a noi è chiesto solo di acconsentire. Così anche gli esempi più alti di amore per Dio, che ci vengono dai martiri (leggersi sempre le vite dei martiri e i dettagli del loro martirio) – pure questi terrificanti, seppur anche loro non paragonabili con l’esempio di Cristo – diventano invece perfettamente fattibili.
carissimo Fabrizio
Il mio dubbio sono i pentimenti sul punto di morte.Se uno ha rinnegato il Signore per tutta la vita e ha fatto cose inenarrabili come si può pentire all’ultimo istante.Il drone ha capito e si è pentito.Nel buio completo non c’è possibilità di luce.La consapevolezza dell’errori fatti non è istantanea ,manca il tempo per capire e iniziare la conversione.Ma non c’è più tempo.La paura non è conversione.
Non ci sono insegnamenti della Chiesa che dicano che non è possibile, ma certamente è demenziale pensare di ridursi _volontariamente_ all’ultimo momento. Giustamente, come dici, le conseguenze del peccato se da un lato non possono compromettere la possibilità di perdono da parte di Dio, sempre offerto, possono benissimo compromettere il desiderio di Dio da parte del peccatore. La paura, giustamente, non è conversione: può essere l’inizio della conversione se poi c’è il tempo di fare un percorso, ed è molto utile nei momenti di vita “normale”. Ma in punto di morte il tempo manca.
Purtroppo questi vescovi e preti apostati giocano con il fuoco sia per quanto riguarda le loro anime, che per quelle dei fedeli ad essi affidati.
👍🏻
Credo che Hitler “pareggiasse” Stalin e che il motto del più celebre baffone (la morte di un milione di uomini è una statistica, mentre la morte di un solo uomo è una tragedia) calzasse a pennello anche per il fuhrer. Credo che costoro non avessero nemmeno consapevolezza del peccato ma perseguissero solo meticolosamente il loro folle progetto, che prevedeva un “bilancio” di milioni di morti. Questo per significare che il male o il peccato “non si pesa con la bilancia” ma è più che sufficiente peccare contro lo Spirito Santo per sopravanzare qualsiasi miscredente seppur abominevole. Non sono nemmeno tanto convinto che Dio ci chieda molto meno rispetto al danno fatto: quel “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei Cieli” lascia intendere che anche se pensiamo di essere più o meno buoni, in realtà siamo debitori di “10.000 talenti “. Se si seguono le proprie passioni anziché i dettami del Vangelo (per nulla facili da seguire, lo riconosco io stesso) a poco servono le confessioni, a poco serve il sentirsi a posto. Penso infine che il bene che compiamo ossia la carità che usiamo al prossimo, sia l’unica farina che porteremo al mulino di nostro Signore: l’unica nostra moneta di salvezza.
@Devis Bellucci
Dio è buono e devi fidarti di Lui. Se ha anche un solo appiglio per salvare un’anima sicuramente lo fa, però rispetta la nostra libertà, perché chi ama veramente non costringe l’altro a corrisponderlo né a fare ciò che vuole lui. In una rivelazione privata a Santa Brigida di Svezia Gesù, a proposito del giudizio finale, le ribadisce di tener conto di tutto il male ma anche di tutto il bene che uno ha fatto nella vita per giudicarlo con giustizia (un prete in una recente omelia ha giustamente ricordato che il tempo della Misericordia Divina è qui sulla Terra mentre si è vivi, perché poi dopo la morte sarà solo il tempo della Giustizia). Comunque queste sono le parole di Gesù a Santa Brigida (sembrano scritte per oggi):
«Io sono il Creatore di tutte le cose. Sono il Re della gloria e il Signore degli angeli. Ho creato un nobile campo in cui ho posto i miei eletti… Questo campo è la Chiesa militante che ho edificato con il sangue mio e dei miei santi; l’ho legata e congiunta con il mio amore ed ho posto al suo interno i miei eletti e i miei amici. Le sue fondamenta sono la fede, ossia credere che sono un giudice giusto e misericordioso. Ora le fondamenta sono state gettate poiché tutti credono in me e proclamano la mia misericordia; eppure quasi nessuno mi dichiara giudice giusto, né crede che io giudichi con giustizia. In realtà sarebbe iniquo il giudice che, mosso dalla misericordia, non punisse i cattivi, permettendo che opprimano sempre di più i giusti. Io, invece, sono un giudice giusto e misericordioso nel contempo; di conseguenza non lascio impunito il minimo peccato, né trascuro di ricompensare il minimo bene». Libro I; 5
http://www.preghiereagesuemaria.it/santiebeati/rivelazioni%20di%20santa%20brigida.htm
Devis, ai tuoi figli devi semplicemente insegnare a fare sempre la volontà di Dio, anche quando non la capiranno o sembrerà loro troppo dura da seguire, perché solo così raggiungeranno la vera felicità. Poi ovviamente dovrai anche rispettare la loro libertà e continuare ad amarli se decideranno di non farla la Sua volontà. Dio sa meglio di noi qual è il nostro vero bene, perché la percezione che abbiamo noi esseri umani degli eventi è limitata e parziale rispetto alla Sua.
Ti faccio un esempio tratto dall’Antico Testamento: fare la volontà di Dio ha portato Giuseppe, il figlio di Giacobbe, ad essere imprigionato perché accusato ingiustamente dalla moglie di Potifarre di tentato stupro. Lì per lì il povero Giuseppe avrà pensato che non ci ha guadagnato molto nel seguire la Legge Divina, perché se avesse accettato le avances della donna, commettendo adulterio, certamente lei poi non gli avrebbe mosso un’accusa falsa per vendetta. Quanti uomini al suo posto avrebbero subito colto l’occasione di vivere un momento di piacere in compagnia di una bella donna (tanto più oggi dove nella percezione generale i peccati contro il sesto comandamento vengono giudicati poca cosa)? Eppure la rettitudine di Giuseppe verrà alla fine premiata da Dio, perché l’uomo, interpretando i sogni del faraone, diventerà una delle persone più potenti d’Egitto e salverà i suoi cari dalla carestia. Perseguire il bene a tutti costi, anche quando sembra non convenire per niente o mettere a rischio la nostra stessa incolumità, alla fine dà i suoi frutti in questa vita o nell’altra.
Altro esempio tratto dall’attualità: Asia Bibi ha avuto la possibilità di porre fine alla sua prigionia convertendosi all’Islam, ma non l’ha fatto. Gli otto anni trascorsi in una cella buia avrebbe potuto trascorrerli da donna libera insieme al marito e alle figlie. E ancora adesso che è stata finalmente assolta non è del tutto fuori pericolo. Perché patire tutto questo? Perché rimanere fedele a Gesù quando ci sono persino molti delle gerarchie ecclesiastiche che ripetono il mantra che anche praticare la religione musulmana va bene e porta alla salvezza? La ragione è che Asia Bibi ha una fiducia smisurata in quel Dio morto in croce anche per lei. La donna ha creduto veramente alle seguenti parole di Gesù:
«Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5, 11-12).
Nello spiegare il passo evangelico del giovane ricco, quello che rifiuta la chiamata di Cristo per non rinunciare ai suoi averi, una volta un prete ha detto che il problema dell’uomo non erano le ricchezze. Non è che se uno è ricco sicuramente non si salva per questo. Ci sono stati anche Santi tra le persone ricche e nobili in passato. Il problema del giovane ricco è che non ha voluto fare la volontà di Dio. Per ogni cristiano prima o poi arriva un momento della vita in cui la fedeltà a Cristo la si paga con qualche sacrificio. E in quel momento bisogna fare attenzione a non comportarsi come il giovane ricco. Perché forse potrà sembrare che quello che perdiamo per seguire Gesù sia troppo da tollerare, e invece quello che riceveremmo in cambio alla fine è già il centuplo quaggiù. Voglio dire: il giovane ricco avrebbe potuto trascorrere intere giornate a parlare con Dio, a stare alla Sua presenza, a nutrirsi della Sua parola, a vivere le straordinarie imprese che compiva, chi di noi non darebbe tutti i propri averi per trascorrere anche solo un’ora faccia a faccia col Gesù vivo e reale fatto di carne e ossa esattamente come noi?
Il punto è avere fede in Dio. Ma ci crediamo veramente alle Sue parole? Ci crediamo che se anche perdiamo a causa Sua le ricchezze, un lavoro, una relazione sentimentale, la libertà o addirittura la vita, dobbiamo sentirci beati perché grande è la nostra ricompensa nei Cieli?
@Devis Belucci
Sempre parlando del fatto che Dio tiene conto anche di tutto il bene compiuto da una persona, mi ricordo che San Pietro nelle lettere usa l’espressione “la carità copre una moltitudine di peccati”. Ho trovato sul sito “amici domenicani” la spiegazione di don Angelo Bellon (siccome poi chiedevi anche del caso in cui un peccatore sacrificasse la vita, trovi risposta pure a questo):
«Quesito
Caro padre Angelo
Leggevo il CCC riguardo i sacramenti in particolare la Penitenza, e incappai nella frase “la pratica della carità che copre una moltitudine di peccati” (CCC 1434). Volevo chiederle se la pratica della carità può realmente svolgere il ruolo del sacramento della confessione? E che cosa è realmente la vera carità, la quale veniva considerata “merce rara” da alcuni santi?
Sempre riguardo alla penitenza, nello stesso articolo del CCC, trovo scritto “accanto alla purificazione radicale operata dal battesimo o dal martirio…”.
Ecco nel caso un fedele dovesse morire come martire ma fosse in peccato grave il fatto del martirio lo salverebbe dalla morte eterna?
Leonardo
Risposta del sacerdote
Caro Leonardo,
1. San Pietro nella sua prima lettera scrive che “la carità copre una moltitudine di peccati”. L’aveva sentito direttamente dal Signore quando in riferimento alla peccatrice che gli aveva profumato i piedi disse: “Le sono perdonati i suoi molti peccati” (Lc 7,47).
Non era una perfetta novità perché già Salomone aveva detto che “la carità copre tutti i peccati” (Pr 10,12).
2. La carità infatti è una partecipazione fatta a noi del medesimo modo di amare di Dio, come dice San Paolo: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5).
Ora l’infusione dello Spirito Santo, che è quanto dire della vita di Dio, rimuove in noi i peccati nel medesimo modo in cui la luce elimina le tenebre.
3. La carità è il segno più bello della presenza di Dio, come ha ricordato san Giovanni: “Dio è carità. E chi rimane nella carità rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16).
4. Mi chiedi se sostituisca il sacramento della Confessione.
Certamente vi supplisce per i peccati veniali.
Per i mortali invece accende il desiderio della confessione. Non vi può essere infatti remissione dei peccati gravi se non in virtù della Confessione.
Gesù l’ha detto chiaramente quando ha istituito questo Sacramento: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23).
Per questo san Tommaso, commentando le parole di san Pietro ha soggiunto: “Qualcuno potrebbe osservare: se basta la carità a cancellare i peccati, non è più necessaria la penitenza. Si deve considerare, però, che nessuno ama sinceramente se non fa sincera penitenza (nullus vere diligit qui non vere poenitet). È evidente che quanto più amiamo una persona, tanto più ci dispiace di offenderla. E anche questo è un effetto della carità” (Esposizione dei due precetti della carità e dei dieci comandamenti, nn. 1139-1154).
5. Anche il martirio copre una moltitudine di peccarti, anzi tutti i peccati.
Il martirio infatti è il più grande atto di carità che si possa compiere.
Secondo la dottrina della Chiesa il martirio rende santo (giustifica) il peccatore, anche se non fosse ancora battezzato ma solo catecumeno, elimina ogni peccato mortale e veniale e sconta tutta la pena temporale per i peccati passati.
6. Ogni martire dunque entra subito in cielo, senza passare per il purgatorio. Innocenzo III scrive che fa ingiuria al martire chi prega per lui (De Contemptu mundi, 3, X, 41, 6).
Questo è il motivo per cui la Chiesa per la beatificazione di un martire dispensa dal processo sul grado eroico delle virtù e non chiede il miracolo.
Lo chiede invece per la sua canonizzazione.
Pertanto se uno fosse in peccato mortale al momento del martirio, se vi è in lui un qualche pentimento dei propri peccati, va direttamente in Paradiso.
7. Per i martiri adulti si richiede però che vi sia almeno un pentimento imperfetto dei propri peccati. Infatti se nemmeno il battesimo rimette i peccati senza un minimo di pentimento, a maggior ragione lo esige il martirio.
Tuttavia giustamente si ritiene che nell’accettazione volontaria della morte per confessare la propria fede in Cristo sia già implicito il dolore dei propri peccati.
8. Il martirio merita un notevole aumento di grazia e di gloria e merita anche una speciale corona nel cielo, chiamata aureola, che secondo San Tommaso consiste in una gioia o in un premio privilegiato, corrispondente alla privilegiata vittoria.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo»
https://www.amicidomenicani.it/le-chiedo-se-la-carita-che-copre-una-moltitudine-di-peccati-renda-superflua-la-confessione-e-se-il-martirio-cancelli-ogni-peccato/
Cara Costanza è la prima volta che ti scrivo quindi sono un po’ emozionata! Ti volevo dire che ti seguo tantissimo e che spero che le persone che amano la famiglia, nell’unico modo inteso da Dio, siano sempre di più. Anche io lotto tutti i giorni insieme a mio marito per difendere la nostra famiglia: una cosa che mi fa soffrire tantissimo come donna è il mobbing quotidiano che devo sopportare sul posto di lavoro per il solo fatto di avere una famiglia!
Comunque la cosa che volevo segnalarti è questa: non so se sai che sono stati tolti più di sei miliardi di assegni familiari alle famiglie italiane… guarda questo video!!! Un caloroso abbraccio! Chiara
https://www.iene.mediaset.it/video/gigi-de-palo-assegno-familiare-inps-tito-boeri-pasquale-tridico_403532.shtml
Bradamante@
A proposito del tuo intervento e della tua domanda, ti giro cosa scriveva Santa Caterina da Siena all’inizio del suo Dialogo:
-“Hotti mostrato, (parla Dio Padre) carissima figliuola, come la colpa non si punisce in questo tempo finito per veruna pena che si sostenga, puramente pur pena. E dico che si punisce con la pena che si sostiene col desiderio, amore e contrizione del cuore: non per virtú della pena, ma per la virtú del desiderio de l’anima. Si come il desiderio e ogni virtú vale ed ha in sé vita per Cristo crocifixo unigenito mio Figliuolo in quanto l’anima ha tracto l’amore da lui e con virtú séguita le vestigie sue.
Per questo modo vagliono, e non per altro; e cosí le pene satisfanno a la colpa col dolce e unitivo amore acquistato nel cognoscimento dolce della mia bontá, e amaritudine e contrizione di cuore, cognoscendo se medesimo e le proprie colpe sue. El quale cognoscimento genera odio e dispiacimento del peccato e della propria sensualità. Unde egli si reputa degno delle pene e indegno del fructo. Si che — diceva la dolce Verità — vedi che, per la contrizione del cuore, con l’amore della vera pazienzia e con vera umilità, reputandosi degni della pena e indegni del fructo, per umilità portano con pazienzia. Si che vedi che satisfa per lo modo decto.”
Nello stesso Sacramento della Confessione, il primo “requisito” è la contrizione dei peccati.
Grazie, ma perdonami mi sono un po’ persa. A quale intervento e quale domanda ti riferisci?
Mi pare più grave non sapere questo che il significato di YMCA….
https://www.aldomariavalli.it/2019/05/02/ma-la-lettera-ai-romani-parla-chiaro/
Bisognerebbe farlo leggere al Carrega😏