Alla presentazione di Opzione Benedetto alla Camera dei Deputati.
Questo è più o meno quanto ha detto l’autore Rod Dreher.
Mi sembra in linea con quanto si percepisce nella Chiesa a più livelli: dalla famosa profezia di Ratzinger del 1969, alla constatazione che – anche con la crisi di molte realtà ecclesiali, e la constatazione del tramonto dell’organizzazione delle parrocchie come sono state pensate finora – è necessario ripartire da piccole luci, piccole comunità, piccoli monasteri di laici, guerrieri mendicanti di Spirito Santo (come il nostro, wi -fi: a proposito, novità in arrivo a brevissimo!).
La Chiesa è in un momento di confusione, e spesso in Usa le parrocchie sono poco più che una fabbrica di sacramenti. Questo significa che noi cattolici dobbiamo lavorare particolarmente duro per mantenere la fede.
Certo, dobbiamo conoscere il contesto culturale in cui ci troviamo a vivere: nel mio lavoro, faccio il giornalista, pensavo di dover elaborare analisi razionali dei problemi, ma mi è sempre più chiaro che non contano le ragioni, ma sempre più le emozioni. Questo mi è stato chiarissimo nel 2004, quando si è cominciato ad aprire il dibattito sul matrimonio gay. Io elaboravo argomentazioni forti. Le sperimentavo con il mio vicino di scrivania, cattolico e conservatore, pensavo che sarebbe stato d’accordo con me, e invece neanche per sogno. “Come fai a conciliare queste tue opinioni con quelle della Chiesa?” – gli chiedevo. “Io sono battezzato – era la sua risposta – e le mie opinioni sono cattoliche quanto le tue”. “Ma guarda che c’è un magistero, tu devi attenerti a quel magistero”. Questo mio collega, in fondo, al di sopra di ogni altra cosa venerava il suo io sovrano, da tipico americano di questa generazione.
Il mio tentativo di portare dalla mia parte lo schieramento tradizionalista è fallito, ma non perché qualcuno abbia controbattuto con argomenti migliori. Semplicemente quelle persone sentivano che era giusto così. Sentivano.
Nel libro “Dopo la virtù” Alasdair MacIntyre afferma che nell’illuminismo si è cercato di creare un sistema di credenze senza la religione. Ma quel sistema è fallito. Senza la fede cristiana c’è una sempre maggiore frammentazione, trionfa l’emotivismo. Se noi sentiamo una cosa, quella non può non essere vera. Io trovo che non vi sia stata un’espressione più chiara di questa moderma dottrina di quella pronunciata da un giudice della corte suprema usa, Anthony Kennedy: al cuore della libertà vi è il diritto di definire il proprio concetto di vita e di universo. Mcintyre parla della fine dell’impero romano, paragonandola alla nostra civiltà che è entrata in un nuovo medio evo, e dice che un punto di svolta cruciale si ebbe quando uomini e donne di buona volontà cessarono di darsi da fare per mantenere quell’impero. Quello che si misero a fare fu la costruzione di nuove forme di comunità attraverso le quali la moralità e la civiltà potessero sopravvivere. MacIntyre sostiene che oggi siamo in attesa di un nuovo san Benedetto, che sarà nuovo e per certo assai diverso. Io mi rendevo conto che la vita quotidiana stava diventando sempre più frammentata, e non c’era una inversione di tendenza all’orizzonte.
I fondamenti della società sono sotto attacco. Così anche la Chiesa e la famiglia naturale. Sono gli effetti della vita nella modernità, e la causa di questa situazione non è certo politica. C’è uno storico contemporaneista (il nome mi è sfuggito ndr) che dice che nella contemporaneità scambiamo senso contro potere. Significa che cediamo la fede in Dio in cambio della libertà di fare tutto quello che vogliamo del nostro corpo. Alla base c’è la morte di Dio e la morte del senso del cosmo: per la maggior parte degli americani il bene maggiore nella vita è la felicità personale. L’uomo psicologico è padrone della cultura. I nostri scribi sono tutti all’opera per demolire la famiglia, il genere e persino l’essere. Lo potremmo chiamare il deismo terapeutico moralistico: il massimo bene della vita umana sta nel benessere personale, e Dio è lì semplicemente per garantirtelo. Molti si allontanano dalla fede, e quelli che restano credono in quel tipo di fede. Sofisticati barbari che vivono solo per servire se stessi, che del passato non sanno nulla e gliene importa ancora di meno. Ma perché MacIntyre dice che solo un nuovo san benedetto potrebbe salvarci?
Perché Benedetto rispose alla rovina dell’impero ritirandosi da esso, in una grotta. Lasciandosi alle spalle la città si ritirò in un luogo di quiete dove potesse udire la voce del Signore. Ma non ci rimase per sempre, poi ne uscì per fondare monasteri. Non per salvare l’impero, bensì per fondare comunità in cui si servisse Dio. Fondò un piccolo numero di monasteri non distanti da Roma, nelle campagne, e scrisse una regola che aiutasse a vivere nel servizio di Dio. Dopo, coloro che volevano seguirlo cominciarono a fondare tanti monasteri nei secoli di successivi. Decine di migliaia di uomini sono entrati nel monachesimo, hanno bonificato e coltivato terre incolte, insegnato agli abitanti, preservato nelle biblioteche la memoria culturale, per presentarla agli occhi di un mondo travolto dal caos. I semi della rinascita vennero piantati da Benedetto, dai monaci che posero le fondamenta, quando Benedetto disse no alla vita quotidiana che faceva da romano e disse sì a una vita completamente controcultrale. Il nostro secolo è completamente diverso, ma le sfide sono simili.
In un mondo post cristiano, noi laici non siamo chiamati alla vita monastica, ma a uno stile di vita nel mondo. Se vogliamo operare da fedeli cristiani dobbiamo trascorrere molto più tempo nella preghiera, nella formazione, nell’ascesi e nella conoscenza delle scritture, e ordinare ogni aspetto della nostra vita a Dio. Benedetto attraversò un’epoca oscura ma anche ora le forze della disintegrazione sono così potenti che se non facciamo qualcosa sarà la fine della nostra cultura. Dobbiamo essere una minoranza creativa. La profezia di Ratzinger si sta compiendo, e l’unica via per salvare la fede è l’Opzione Benedetto. Per alzare la mente al Dio nelle tenebre del nostro tempo, per pensare una vita molto più alta. Noi diventeremo i semi del rinnovamento.
A proposito di San Benedetto…… consiglio questo libro belissimissimo, bello davvero (veramente tutti i libri di De Wohl sono pensati e scritti bene….) : la biografia romanzata di San Benedetto da Norcia, La città di Dio, tascabile, Edizioni BUR
Domani è a Bologna a un incontro con zuppi. Che lo spirito lo protegga
Sono davvero curioso di leggere il resoconto dell’incontro bolognese.
Ne approfitto per segnalare che lunedì è a Genova. Mi mette il gran dubbio se andarci o no.
CIAO, Scusami sai dirmi dove a Genova ?…Grazie mille.
Scusa Giacomo, ti ho visto solo ora.
Lunedì 17 settembre ore 17.30
Oratorio di San Filippo Neri
Via Lomellini 12 – GENOVA
ESSERE CRISTIANI OGGI, QUI E ORA
Intervengono:
– Rod Dreher, giornalista e autore de “L’Opzione Benedetto” (Ed. San Paolo)
– Don Massimiliano Moretti, Fondazione A.R.M.O. Cappellani del Lavoro
– Luca Mazzolino, Presidente Azione Cattolica Diocesana
Modera: Fabio Campinoti, Istituto Superiore di Scienze Religiose
Qualcuno ha idea di come e dove trovare il resoconto dell’incontro a Bologna? Purtroppo non sono riuscito a partecipare…
Niente di che. La conduzione dell ‘ incontro davvero mediocre. Tutto impostato su il racconto delle esperienze di vita di dreher e zuppi e in particolare i motivi che hanno spinto dreher a migrare dal cattolicesimo agli ortodossi. Solo l’ultima domanda ha affrontato il tema dell ‘ opzione benedetto,ascolta dal pubblico con applausi. Quasi a dire finalmente!
Niente di che. La conduzione dell ‘ incontro davvero mediocre.
È uno dei motivi per cui ho il dubbio se andarci. Sarei certamente andato alla presentazione in libreria a Milano, dove c’era solo l’autore. L’incontro della Camera è stato proficuo per la presenza di persone di spessore. Ma le sedi, gli interlocutori e i moderatori degli altri incontri possono rendere tutto inutile, se non controproducente.
Beninteso: non conosco gli altri genovesi che parteciperanno, non ne sto dando un giudizio negativo e magari invece è gente ok. Ma forse anche no. Boh.
Grazie mille! Onestamente avevo il dubbio che l’incontro sfociasse nel nulla e che il tema vero non venisse nemmeno trattato, specie per la presenza di Mons. Zuppi.
Ero curioso di vedere la reazione della Chiesa locale e ne ho avuto conferma.
Grande intuizione profetica! Sto leggendo il libro di Dreher con grande attenzione e sentimento di amarezza mista a speranza. Continuiamo a pregare e testimoniare tutte le volte che siamo chiamati in causa.
“La Chiesa è in un momento di confusione ” . Solo un cieco non la vede diceva il Car. Caffarra. Ma non è che questa confusione venga anche dal vertice? Il dire e il non dire. Considerare che si richiama alla Tradizione come un fariseo dal cuore duro. Lasciare interpretazioni contrastanti circa la possibilità di accesso all’Eucarestia ai divorziati risposati. Lasciare che vescovi ecc. si pronuncino a favore delle unioni omosessuali. Io ho ormai settantanni. Una volta quando il Papa parlava era chiaro cosa intendesse dire. Adesso si sprecano le interpretazioni. E ognuno ovviamente tira l’acqua al proprio mulino. Cosa devono fare i poveri cristiani? Oltre che pregare perché il Signore salvi la Sua Choesa…
Un prete che conosco dice di seguire il proprio vescovo (però la sua diocesi ne ha uno veramente molto valido, non so se ciò valga per le altre).
non per caso, “qualcuno” sta portando un attaco mortale al monachesimo
So che non è affatto importante, ma per chi è interessato mi permetto di osservare che, a parte la frase finale su San Benedetto, il libro di McIntyre “Dopo la virtù” è di scarsissimo valore.
Caro donmassimol,
le vorrei chiedere i motivi della sua stroncatura del libro di MacIntyre. Ho scorso il suo pregevole blog ma non mi pare che ne abbia trattato esplicitamente, almeno lì. Siccome Rod Dreher mi sembra presupporlo senza se e senza ma, mi interessa davvero approfondire.
Grazie
Adriano
Scusa! Ho letto soltanto ora il tuo commento. Ho letto il libro di MacIntyre qualche anno fa, quando dovevo preparare il corso di etica. Avevo avuto occasione di leggerne una sorta di recensione, che me lo faceva apparire molto interessante. per questo non ero affatto prevenuto e, anzi, mi affrettai ad acquistarlo credendo di trovarvi del materiale utile per il mio corso, tutt’altro che facile da preparare. Ma la lettura del volume mi lasciò senza fiato. La sua ricostruzione storica dell’età moderna mi è sembrata un’esasperazione del tutto fuori fase del mito medievalista di un’età moderna totalmente secolarizzata, contrapposta al medioevo, vera età della fede. Questo mito ormai ha fatto il suo tempo e andrebbe sfatato, ma invece sembra che lo si voglia esasperare sempre di più. MacIntyre a mio giudizio fa affermazioni incredibili con una dosinvoltura disarmante. Una conoscenza approfondita dei testi dimostra che non solo nei secoli dell’età moderna la presenza di temi teologici e religiosi fu fortissima e determinante non meno che nel medioevo, ma che lo stesso aristotelismo rimase la base fondamentale della formazione etica, anche nelle nazioni passate al protestantesimo. Invece MacIntyre parte dal presupposto, dato per scontato, che aristotelismo e religione fossero praticamente scomparsi come per incanto dalla fine del medioevo, e incomincia affermando autorevolmente che artisti come Bach e Händel scrissero musica con temi religiosi soltanto perché ormai la religione era diventata un fatto di pura esercitazione artistica! Che te ne pare? E il volume è disseminato di affermazioni farneticanti, come quando dice che nei suoi romanzi Jane Austin esprime in forma narrativa lo stesso pensiero di Marx o che nel secolo XV i concetti propri del diritto ancora non esistevano. Ora sono passati alcuni anni da quando lo lessi e perciò non ricordo bene tutto. ma ti assicuro che la lettura del volume fu una penitenza esasperante
Ho finito adesso di leggere la parte storica del volume di Dreher. Indubbiamente riflette fortemente il mediaevalismo ancora imperante e diverse sue prospettive andrebbero corrette. Ma trattandosi soltanto di un’introduzione alla parte centrale del volume, il difetto non è così grave.
Quelli come Don Massimo avranno un duro risveglio. Sempre che si risveglino in tempo.
Spiegati meglio!
@donmassimol
Stasera. McIntyre per me non è una questione importante, più che altro perché non lo conosco, e ho già una risposta in mente. Tuttavia, intanto attendo qualche ora, nel caso uno degli altri lettori che l’ha interpellata sulla questione e che conoscono McIntyre abbiano intenzione di replicare, facendomi magari comprendere qualcosa in più su quell’autore; in tal caso, potrebbero fornirmi qualche spunto per migliorare la mia risposta.
Non ho letto McIntyre e quindi non rispondo sul punto, ma ovviamente per Bach la religione non era un mezzo per l’arte, sicuramente l’opposto. 🙂
Caro Fabrizio,
in ricordo dei tuoi “approvo” quando commentavo gli articoli del Foglio, provo a rispondere alla tua richiesta di delucidazioni su MacIntyre. Leggere le critiche che don Massimo muove a After virtue (che, sia detto tra parentesi, va letto in inglese, poiché la traduzione italiana ne tradisce il senso), mi fa la stessa impressione dei commenti a certi film (come ad esempio su un “pessimismo di fondo” de La vita è meravigliosa), per cui mi chiedo se il commentatore abbia visto lo stesso film che ho visto io. Don Massimo ha letto lo stesso libro che ho letto io? A ripensarci, temo di sì, ma con un pregiudizio negativo verso qualunque critica del presente in nome del passato, che gli ha impedito di seguire il ragionamento dell’autore.
Non è vero che MacIntyre contrappone il medioevo come epoca della fede all’epoca moderna; ci tiene anzi a rilevare il semplicismo di quell’immagine del medioevo, che non tiene conto della presenza nella cultura del tempo di fattori del tutto diversi dalla tradizione cristiana (ma poi, aggiungo, di che cosa parliamo quando diciamo “medioevo”, dato che includiamo sotto questo nome, frutto della storiografia liberale, un migliaio di anni con periodi diversissimi tra loro?). Quel che MacIntyre contrappone è la concezione dell’etica che ha finito per affermarsi nei nostri tempi, che la sottrae alla razionalità riducendola alle emozioni, rendendo così qualunque discussione al riguardo impossibile, e l’etica classica della virtù, che per comodità egli designa come aristotelica (ne segue anche brevemente lo sviluppo, in alcuni capitoli storici che andrebbero completati con la più completa trattazione del suo libro successivo, Whose Justice Which Rationality, nel quale si può anche trovare la risposte ad alcune delle obbiezioni di don Massimo). La cosa più importante che emerge dalla trattazione di MacIntyre è che la moderna distinzione di giudizi di fatto e giudizi di valore non tiene. Argomenta infatti che il concetto di virtù implica un giudizio sulle azioni che è tanto fattuale quanto valutativo. In breve, argomenta MacIntyre, parlare di virtù vuol dire parlare di eccellenza, e il paragone primario nel parlare di eccellenza è quello con un gioco di squadra. Come non abbiamo difficoltà a giudicare chi è un buon giocatore e chi è un cattivo giocatore, così possiamo giudicare chi sa giocare il gioco della vita, ed è perciò virtuoso, e chi invece non lo sa giocare, ed è perciò vizioso. Sono infatti riconoscibili nell’osservazione del gioco delle regole, delle quali si può discutere.
Non comprendo, da quel che dice, che cosa sia etica per don Massimo. Stando a MacIntyre, se essa deve indicare il da farsi, non lo più fare in base a un dover essere disgiunto all’essere, ma solo dando ragioni degli esempi di eccellenza che indica.
Certamente ho letto il libro di MacIntyre in italiano e non in inglese. Non so fino a che punto ciò possa falsare il giudizio. Non ho letto “Whose Justice Which Rationality”, e quindi non mi pronunzio in merito. La critica che fa MacIntyre alla situazione moderna, per quello che ricordo e per quello che tu riferisci, può avere senz’altro dei punti validi, ma ci sarebbero molte osservazioni da fare che non possiamo affrontare qui – anche perché non ho il testo di MacIntyre con me (sono in Sri Lanka)! Ad ogni modo, dato e non concesso che in linea teorica le sue osservazioni al riguardo fossero totalmente accettabili, ciò non toglie che la sua ricostruzione storica, come mi apparve chiaramente alla lettura del testo – che, come ho detto risale a qualche anno fa – sia molto discutibile. Cosa sia l’etica è un argomento che richederebbe ben altro spazio. Ad ogni modo, a mio umile giudizio il modo la presentazione che ne fa MacIntyre, a parte il giudizio sulla sua ricostruzione storica, mi sembra estremamente difettosa.
beh, che l’aristotelismo venga messo da parte sia nella scienza che nell’etica è abbastanza evidente perlomeno da francis bacon verso la fine del ‘500. ( e poi con la royal society )
Non bisogna semplificare una situazione immensamente complessa. Bacone sertamente è importante, ma nelle università di tutta Europa si continuava a seguire l’ordinamento degli studi ereditato dal medioevo, e soprattutto nell’etica il riferimento ad Aristotele rimase fondamentale fino a tutto il Settecento. Senza entrare nel merito del caso Galilei, dai Dialoghi dei Massimi Sistemi si vede come Aristotele fosse stimato, anche oltre il giusto, ancora nel Seicento. Certamente accanto alle università e alle scuole più tradizionali vi erano correnti fortemente innovative, ma, come ho detto, specialmente nell’etica la dottrina di Aristotele ha avuto a lungo una grande influenza. Personalmente ho studiato meglio il Settecento in Italia e posso dire con cognizione di causa che l’aristotelismo era stimatissimo, nell’etica, anche da pensatori che si ispiravano, per altre cose, piuttosto a Cartesio e a Malebranche. Posso fare tre nomi che non dicono niente ora, perché la nostra conoscenza di quel tempo è molto imperfetta, ma che al loro tempo ebbero grande influenza: Gerdil, Zanotti e Stellini. Fondamentale riferimento ad Aristotele lo troviamo anche in Vincenzo Cuoco, che infatti fu molto influenzato dal pensiero cattolico settecentesco. Altri pensatori, come Doria e Vico, seguirono piuttosto Platone. In ogni caso il quadro tracciato da MacIntyre è fuori della realtà.
Guarda, sono giusto in rilettura di del noce ne il problema dell ateismo e cita proprio cartesio(Ke interpreta in modo difforme da come fa c.fabro) a malebranche,Pascal, Vico, gioberti e rosmini. Ma la visione che prevale oggi e’quell’altra.
Vi segnalo l’ultimo apocalittico, ma purtroppo vero, intervento di Don Ariel di Gualdo. La sua ricetta è creare “una banca del seme” per preservare la Fede e tramandarla alle generazioni future.
Dinanzi ad una Chiesa visibile affetta da una decadenza dottrinale e morale irreversibile, è necessario aprire quanto prima la banca del seme – L’ISOLA DI PATMOS
http://isoladipatmos.com/dinanzi-ad-una-chiesa-visibile-affetta-da-una-decadenza-dottrinale-e-morale-irreversibile-e-necessario-aprire-quanto-prima-la-banca-del-seme/
Scrive Padre Ariel:
Per le cose che scrive nell’articolo in oggetto, mi auguro (per lui prima di tutto) che scelga la terza opzione… essendo tra l’altro la più efficace.
In realtà le tre opzioni sono come tre componenti di un’armata, tutte e tre necessarie. Si innestano una sull’altra (nel senso che non servono i San Giovanni Battista e gli analisti da soli, se non ci sono i contemplativi), ma non si può vincere se le fila di tutte e tre non sono ben riempite.
Corretto…
“Piccoli monasteri di laici” …. si sarà cosi… con lo Spirito Santo che mai abbandona la Sua Chiesa.
All’evento alla Camera era presente anche mons. Gaenswein, visibile infatti nella prima foto. Ha letto un lungo intervento piuttosto pesante, che è stato riportato per ora a pezzi (spesso ben selezionati) da certi giornali. Al momento attuale la trascrizione più completa è su La Verità, ma scommetto che a breve l’avremo a disposizione su altre fonti.
Tra i punti chiave, il fatto che ci ritroviamo in tempi apocalittici, “l’11 settembre della Chiesa”, con la “prova finale” riportata nel CCC (e citata da admin pochi giorni fa). Ora, da anni in molti lo diciamo, ma ogni volta che si nominava l’Apocalisse, l’anticristo (maiuscolo o minuscolo) era tutto un fiorire di obiezioni cavillose, che come volevasi dimostrare si sono rivelate totalmente fuori luogo, di sopraccigli alzati e di fiocchi di neve che si spaventavano. Spero che almeno in certi ambienti, come questo, la dura realtà venga presa come punto di partenza su cui fondare ogni cosa.
Secondariamente, questo passaggio di Gaenswein non lo vedrete riportato da molti giornali:
[La crisi della Chiesa è] nel suo nocciolo una crisi del clero. […] È scoccata l’ora dei laici forti e decisi, soprattutto nei mezzi di comunicazione cattolici indipendenti.
Più chiaro di così si muore. Chi ancora oggi decide di abbeverarsi da Avvenire, o Osservatore Romano, o dai piccoli cloni che sono la maggior parte dei giornali diocesani non ha più scuse (non ce le aveva da parecchio, in realtà). Per non parlare di chi tenterà di denigrare quei “mezzi indipendenti”.
Detto questo, sull’opzione Benedetto rimangono i soliti interrogativi che ad ogni presentazione non vengono mai affrontati.
L’intervento integrale
https://www.breviarium.eu/2018/09/11/montecitorio-presentazione-opzione-benedetto-georg-ganswein/
Grazie, mi serviva. Non ho ancora fatto in tempo a leggerlo interamente, ma ho provato a cercare le parole “omosessualità” e “pedofilia”. Mons. Gaenswein non ha usato nessuna delle due, mi pare, in quanto il riferimento allo scandalo è evidente. Come sappiamo, è un problema di omosessualità, in minima parte pedofilia: eppure vedo che molti giornali hanno fatto il titolo sulla parola “pedofilia”.
Personalmenteè un intervento che ho apprezzato molto…
Vedo grande interesse per il libro di Dreher da parte di certo mondo cattolico in difficoltà con la deriva modernista accentuatasi durante questo pontificato. Mi piacerebbe che qualcuno chiedesse all’autore durante questi incontri di presentazione come giustifica la scelta personale di abbandonare la barca di Pietro per diventare cristiano ortodosso.
@Davide M.
La risposta era comprensibile prima ed è chiara ora.
Dreher da tempo aveva detto di essersi avvicinato al cattolicesimo (prima era protestante), ma di aver avuto una tale pessima impressione dal modernismo dilagante nella gerarchia da allontanarsene successivamente. Gli ultimi eventi hanno svelato quello che mancava.
Vediamo la cronologia.
La sua conversione al cattolicesimo è del 1993. All’epoca l’episcopato americano era gravemente modernista. GPII lo stava rinnovando, apparentemente, ma ci sarebbe voluto del tempo. Ora, poche settimane fa Dreher ha rivelato che nel 2002 aveva saputo abbastanza sul ruolo di Mc Carrick: aveva anche i testimoni e un pezzo giornalistico pronto. Ma i testimoni dissero che non avrebbero mai confermato la storia pubblicamente, dunque Dreher, rendendosi conto di dover impostare la questione sulla parola di un giornalista, per giunta fresco di conversione, contro quella di un cardinale in ascesa (GPII lo aveva fatto vescovo di Washington nel 2001 e cardinale nel 2002), rinunciò alla pubblicazione.
Ma evidentemente trasse delle conseguenze.
Non giustifico, è comunque un errore, ma comprendo. Ora, se qualcuno si rendesse conto che più di mille convegni sulla pastorale (peraltro inutili se non dannosi in sé per altri motivi) conta di più, in segno opposto, l’omertà che ha coperto queste sporcizie, non sarebbe male.
La questione greco-ortodossa, come ho già detto tempo addietro, dovrebbe porsi in riguardo all’efficacia di questa opzione Benedetto. Come si fa a creare comunità attorno ai monasteri se nel frattempo è Roma stessa che sta lavorando per distruggerli? Il commento sopra di Francesco si riferisce a tre articoli freschi freschi di Aldo Maria Valli: “Qualcuno vuole liquidare il monachesimo?” , “Se nel nome del rinnovamento di distrugge la vita contemplativa”, e “Con lo sguardo rivolto al mondo, non a Dio. Come distruggere la vita contemplative”, tutti focalizzati sulle recenti e disastrose “Vultum dei quaerere” e “Cor orans”. Io temo che Dreher, pensando al modello greco-ortodosso, pensi che queste realtà possano rimanere in vita e in comunione da sole, senza autorità centrale. Ma da cattolici sappiamo che non è affatto possibile. Dunque, inutile parlare di opzione Benedetto se prima non si estirpano i problemi che infestano Roma.
Caro signor Fabrizio forse Dreher intende riferirsi a comunita di preghiera che fingano che il vaticano non esista .Lo so a noi sembra strano , ma se ci si pensa Gesu nel Vangelo parla di Chiesa non di vaticano ….E forse Dreher dando per appurato che il Cristianesimo alla fine sopravvivera attraverso un resto , sa che questo cambiamento sara moooolto lungo e tribolato.Comunque pare stando a quello che dice stilum curiae che in America tocchi a wuerl farsi da parte .
Fabrizio, la penso come te. Ho già manifestato su questo blog le mie perplessità sul l’opzione Benedetto.
In sé l’idea è buona, ma come si fa a realizzarla, con una gerarchia così? La Chiesa di Cristo è basata sul sacerdote, figura indispensabile per perpetuare il Sacrificio di Cristo sull’altare e per la vita spirituale della comunità. Queste comunità proposte da Dreher come potrebbero sopravvivere con un clero modernista?
Il rinnovamento della Chiesa, a mio avviso, non può prescindere da una seria e severa riforma della gerarchia cattolica (sacerdoti, vescovi e Papi). In concreto, in primis, una riforma radicale dei seminari. Ma chi riformerà se lui stesso non è riformato?
Per questo la penso come Don Ariel di Gualdo, siamo in caduta libera senza paracadute. E non si dica che tanto c’è lo Spirito Santo, perché anche Lui si ferma di fronte alla libera scelta dell’apostasia.
Non ci resta che pregare e tanto.
Si arresta e anch’egli desisterebbe dal suscitare chi potrebbe riformare la Chiesa come già in passato?
Mah!
Egli maiuscolo, s’intende…
Bariom, in effetti i miracoli esistono davvero. 😊
Comunque dicevo questo per coloro che pensano che basta aspettare la “manna” dal Cielo.
Lo Spirito Santo certamente “desiste” quando si tratta di ispirare singoli uomini. “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” (tra parentesi: è l’Apocalisse) è piuttosto chiaro. Se lo Spirito Santo forzasse qualcuno, contravverrebbe al libero arbitrio, ma Dio non si contraddice mai. Questi sono i fondamenti base del cattolicesimo, che non si possono mettere in dubbio.
Ora, il termine “desiste”, che ho messo tra virgolette, è improprio: lui in realtà insiste, anzi più sovrabbonda il peccato più insiste, ma rimane che il potere sulla maniglia della porta lo lascia in mano a quel singolo uomo. Quindi, il singolo può rimanere sulle sue posizioni ostinatamente, fino in fondo. Il senso della frase di Luigi quindi è chiarissimo.
Che si ostini tutto un gruppo di persone, al governo della Chiesa, è meno probabile, ma non impossibile, specialmente se fanno parte di una cricca ben selezionata e collaudata. In tal caso lo Spirito Santo non ci abbandona di certo: non potendo agire sulle persone, agirà per altre strade. Per esempio rovesciando i potenti dai troni, come dice la BVM nel Magnificat. E infatti è quello che stiamo vedendo accadere.
Pochi giorni fa Don Ariel ha scritto un passaggio che, all’apparenza, faceva saltare sulla sedia: San Pio X era un uomo “mediocre”. Come è possibile? In realtà è noto che quel Papa era un mediocre teologo (cosa assolutamente normale: i papi-teologi sono una minoranza, direi esigua); ma, come riportava don Ariel, i suoi solidissimi atti magisteriali si basavano anche sulle competenze del card. Merry de Val, figura di primo piano di diversi pontificati. Dunque, spiegava Don Ariel, San Pio X fu un uomo mediocre divenuto gran Papa perché era santo e si apriva ai suggerimenti dello Spirito Santo, cercando consiglieri competenti. Cosa che evidentemente oggi non succede: è stata invece creata una corte dei miracoli.
Si capisce anche perché al conclave hanno fallito: non solo perché c’è stato il complotto della mafia di San Gallo (ormai vedo che viene affermato esplicitamente: p.es. padre Cavalcoli e mons. Livi l’hanno scritto pubblicamente più volte negli ultimi tempi), ma perché molti cardinali hanno scelto sulla base di criteri umani, come quando si sceglie un amministratore delegato sulla base del curriculum, di quello che “sa fare”. Invece si deve scegliere un uomo santo, perché poi dovrà “lasciarsi fare” dallo Spirito Santo. Non a caso, in passato, quando c’erano grandi crisi nel collegio cardinalizio si andava a pescare nei monasteri.
E’ stata creata una corte dei miracoli…
Direi che sia la cosa peggiore cui stiamo assistendo…
“spesso in Usa le parrocchie sono poco più che una fabbrica di sacramenti”
Beh, non è che in italia vada diversamente!
Scusate qualcuno sa se passa in terronia?
@rosa
Che io sappia, no. Questo dovrebbe essere il programma del tour italiano di Dreher:
https://www.theamericanconservative.com/dreher/benedict-option-in-italy/
Va detto però che non è completo, perché p.es. è menzionato un altro intervento a Roma, ma non quello alla Camera di cui Costanza ha relazionato.
Come al solito! Al sud siamo sempre discriminati!
Vi prego!!! Quando ripassa per Roma???
A cavallo della scorsa fine settimana sono tornato al paesello di mio nonno per le feste triennali in onore di un’immagine della Madonna molto venerata. La prima sera, dopo la processione con cui l’immagine è stata portata dall’oratorio dove è generalmente conservata alla Chiesa parrocchiale, c’è stata la Messa. Il vescovo che celebrava ha fatto una predica molto interessante: sostanzialmente, indicava la colpa della crisi nella Chiesa (che ha detto essere a tutti i livelli, Gerarchia compresa) è nella perdita del senso dell’eternità. Anche la Chiesa -disse- ha perso il senso dell’eternità. Se vogliamo superare la crisi, dobbiamo recuperare il senso dell’eternità. Mi pare molto centrato e in linea con quanto riportato nell’articolo.
“Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione”
indovinate chi l’ha scritto
Il punto è che potranno pure esserci (o esserci state in passato) persone che si rifugiavano in monastero per sfuggire a certe problematiche, quando la fuga mundi era una fuga per stare in pace più che un desiderio di incontrare Dio, ma adesso, quando anche la Chiesa è malata di attivismo, non è il momento di sottolineare questo tipo di pericoli, quanto piuttosto dagli altri. È come mettere oggi in guardia dalla poliomelite (quasi debellata) o dal vaiolo (debellato) quando i problemi sono AIDS ed Ebola.
Ricordo la testimonianza di una suora di clausura che aveva capito che il Signore la chiamava proprio a quella vita, non a servire malati, perché lei avrebbe avuto la tentazione di dire a Dio “ecco, Tu hai fatto un macello con queste persone, che hanno una storia disgraziata, adesso li aiuto io e metto le cose a posto”.
«Prima della venuta di Cristo – disse tempo fa l’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Willem Jacobus Ejik – la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità».
Scritto da Georg Ganswein.
Leggo ora novità interessanti nella “cattolica” (si fa per dire) Chiesa di Germania:
Chiesa tedesca: trapela studio che documenta migliaia di abusi sessuali – Il blog di Sabino Paciolla
https://www.sabinopaciolla.com/chiesa-tedesca-trapela-studio-che-documenta-migliaia-di-abusi-sessuali/
E non perdetevi l’intervento di Aldo Maria Valli che riporta una lettera di un ex seminarista canadese e un intervento di un teologo tedesco:
L’ex seminarista e il teologo: messaggi per ricostruire partendo dalla verità – Aldo Maria Valli
https://www.aldomariavalli.it/2018/09/12/lex-seminarista-e-il-teologo-messaggi-per-ricostruire-partendo-dalla-verita/
Io però il paragone tra 11 settembre e la crisi attuale della Chiesa non lo vedo calzante.
Se ci riferiamo agli effetti ok è un disastro uguale e forse anche superiore ha colpito urbis et orbis!
No c’è lo vedo però per 11-9 beh era imprevisto, imprevedibile e soprattutto VENIVA DA FUORI dall’esterno!
Con al crisi attuale, mi pare evidente che è “tutto merito nostro” !
Mi verrebbe da dire farina del nostro sacco!
Quello che mi sfugge, però sono le “generazioni” è starno quello che sto per dire ma se c’è qualche vecchio maresciallo dei carabinieri mi dia una mano!
Cerco di dire che se tu hai a che fare con delinquenti abituali (e non parlo solo della criminalità organizzata) c’è sempre un maestro: nessuno nasce imparato come si dice qua.
Ecco bisognerebbe riuscire a fare l’albero genealogico di chi ha traviato chi: certo c’è il MALIGNO, ma se si identificano i suoi aiutanti…
Beh spero che mi sia spiegata.
@rosa
Ti sei spiegata. Fammi ridire con altri termini. Giustamente stiamo cercando di far notare che è un problema di omosessualità e non di pedofilia. È un primo punto da chiarire. Una volta chiarito, non è che un gruppo di pervertiti si è trovato lì per caso, e non è neanche una semplice perversione di gente che non sa dominarsi. Mons. Viganò ci dà un segnale piuttosto chiaro, nel suo documento, quando esclama il suo orrore considerando che questi facevano (fanno) le orge e poi andavano (vanno) a celebrare Messa: è evidente l’intento blasfemo. Questi lerci fanno parte dell’anti-chiesa di Satana che ha i suoi anti-riti ed anti-sacramenti. L’anti-sacramento più potente nella sfera laica è l’aborto; nella sfera clericale è la dissacrazione del Santissimo. Quando Paolo VI parlava del fumo di Satana che si infiltrava, denunciava la realtà dei fatti, non era una metafora: il piano di Satana è sostituire alla Chiesa visibile la sua personale anti-chiesa. Certe organizzazioni terroristiche hanno un braccio armato ed uno politico, che appare più presentabile ma in definitiva persegue lo stesso scopo. Il braccio armato serve a mettere quello politico in posizione di forza, indebolendo le difese dell’avversario; poi è il braccio politico che “consacra” la rivoluzione, la attualizza in modo anche formale. Il “braccio politico” di questa cricca è quello che attacca il Santissimo con le riforme della misericordia, con l’intercomunione, con l’ecumenismo sincretista, con il “non credo nel Credo”, con la mancanza di fede nella Transustanziazione, non più dubbio del singolo prete che, come si diceva l’altro giorno, se ne pente e chiede al Signore di essere corretto, ma precisa linea teologica, formulata in modo tale da essere abbracciata dai fedeli. Questo è alla base di tutto, è questo l’inganno di cui parla il Catechismo. Altrimenti il Catechismo parlerebbe di persone indegne, non di inganno. Persone indegne ce ne sono sempre state nella Chiesa, a volte anche in massa (il “Liber Gomorrhianus” di San Pier Damiani lo prova), non sarebbe una novità “da ultimi tempi”; la novità è proprio l’inganno dottrinale.
a conferma che è l’omoerotismo il problema:
da “la verità” di oggi pag.3 “vertici della chiesa u.s.a. in udienza…” di a. rico
“…è vero pure che esiste un collegamento tra omosessualità e abusi: un rapporto del 2004 commissionato dalla conferenza episcopale u.s.a. affermava che l’ 81% dei casi di violenze sessuali era commesso da sacerdoti ( si fa per dire,eh! nota mia ) con tendenze omoerotiche su vittime di sesso maschile, il 90% dei quali adolescenti. ….”
Si lo hai detto decisamente meglio, ed hai pure ragione sulla precisa linea teologica!
Però per me il problema è chi non è intervenuto a estirpare la precisa linea teologica?
Io capisco che ormai come dice Lindo Ferretti i teologi servono a far perdere la fede, e capisco pure che il card. Ratzinger ha dovuto promulgare la Dichiarazione “Dominus Iesus” circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa cioè che 1+1=2, però tutta sta inazione?
Sia chiaro io non voglio mica il lanciafiamme, come dire… ma un passo? un passettino lo hai visto?
Qua mi sembra che siamo all’assurdo che son le pecore a guidare i pastori!
Una risposta a Luigi e una a rosa, su due argomenti diversi, ma colgo due piccioni con una fava.
Luigi dice che bisogna pregare e siamo tutti d’accordo. Ma perché vedo appelli, certamente raccolti da singoli e piccole comunità di preghiera, ma non iniziative ben coordinate e pubbliche? Per la Siria non ci fu il digiuno in mondovisione? La crisi interna alla Chiesa non è ben peggio?
Vabbè. Lasciamo perdere le mondovisioni: la Chiesa ha già prassi consolidate che basta riprendere. Per esempio, le Preci Leonine dopo la Messa, con la preghiera a San Michele Arcangelo. Apprendo che un pugno di vescovi USA le stanno ripristinando e che certi laici si stanno dando da fare perché vengano sollecitati in tal senso anche gli altri vescovi (lo ha riferito LifeSiteNews).
Ecco, facciamolo anche noi. Con un manipolo di amici abbiamo preparato una petizione in tal senso su Change.org (ne approfitto per segnalarla e chiedervi di farla girare):
https://www.change.org/p/vescovi-delle-diocesi-italiane-ripristiniamo-le-preci-leonine
E colgo la palla al balzo per rispondere a Rosa. Nella preparazione di questa piccola iniziativa, ho appreso che GPII nel 1994 invitò pubblicamente a riprendere la preghiera a San Michele Arcangelo (trovate i riferimenti nella petizione), almeno nell’ambito privato. Io posso testimoniare che quel messaggio non mi arrivò mai, e non mi perdo mai una Messa. Ho verificato con i familiari. Non era il caso di pubblicizzarlo, di parlarne nelle omelie? Dell’esistenza della preghiera sono venuto a conoscenza solo qualche anno fa, quando mi sono messo a studiare di mio.
Ora, nota la differenza di comportamento di Leone XIII e GPII. Il primo ebbe la visione, meditò, prese la decisione, scrisse il testo su un foglio di carta, chiamò un collaboratore e ordinò – ripeto: ordinò – la pubblicazione, avvalendosi delle sue prerogative. Fine. Senza tante storie divenne prassi.
Perché GPII “chiese” e non “ordinò” di riprendere la tradizione? Poteva farlo benissimo. La Chiesa è docente e il popolo discente: se un Papa ritiene che la preghiera è necessaria, la fa recitare e basta. Poi il popolo può porsi domande e certo vanno date risposte.
Perché invece ci si è auto-imprigionati nel gabbione della demolizione dell’autorità. Ma voi ve l’immaginate un insegnante di scuola che invece di assegnare di studiare una lezione o di fare i compiti “propone” soltanto e poi ognuno fa quello che vuole? Certo, ce l’immaginiamo: è quello che sta succedendo da un po’ nella scuola e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. È la messa in crisi dell’autorità legittima, lo stesso meccanismo che truffa le parole e fa passare Cristo come uno che “propone” stili di vita, mentre in realtà impartisce comandamenti.
Ovviamente il tutto non ha a che fare con la libertà del singolo. Io posso anche non studiare la lezione che mi assegna l’insegnante, semplicemente ne pagherò le conseguenze. Così come la preghiera dopo la Messa è, per l’appunto, dopo la fine della Messa. Chi vuole, come gli sprinter da benedizione, può benissimo uscire prima. Ma perché la Chiesa deve rinunciare di insegnare agli altri?
Grazie! Ho firmato.
La prossima volta che mi metti con la lettera minuscola non ti firmo più nulla!
Ed ho pure dei dubbi sul perchè mi hai risposto per seconda!
@ROSA :-))
Il problema è quello dei nick minuscoli. Non ci si capisce niente (io per lo meno). Certi lo vogliono tenere minuscolo, certi no. E non si sa mai se il nick è anche il nome o no… Comunque prendo nota 🙂
@Vatti
Grazie, carissimo.
Guardi che i dubbi sulla storia ufficiale del 9/11 sono grandi. Forsi il paralelismo ci sta propio.
Eh si quali sono?
Un attacco di buddisti sotto falsa bandiera?
Sono stati gli ultimi giapponesi nelle jungla?
Il primo attacco dei morti viventi?
non sono grandi. sono sciocchi.
Ovviamente mi riferisco agli avvenimenti come si sono svolti.
Dirò una banalità: l’opera di san Benedetto è stata fatta grazie alla bravura di Benedetto o grazie all’opera di Dio?
Per i cristiani i risultati ottenuti da Benedetto sono opera di Dio, il quale allora si mosse ben prima del “diluvio” chiamando un “poveraccio” come Benedetto e salvando il suo gregge.
Detto ciò la domanda è: ma siamo sicuri che lo Spirito Santo non abbia già da decenni costruito l’opzione benedetto adatta per il terzo millennio e noi manco ce ne siamo accorti? Preparata nel silenzio e alle periferie dell’impero odierno?
Del resto…chi è che avrebbe scommesso un euro o si sarebbe accorto di benedetto quando era un anacoreta o quando fondava i primi monasteri?
L’ Opzione Benedetto se andiamo a vedere la Storia comparata delle religioni, l’ ebbero anche gli antichi ebrei. Si chiamavano “ Esseni ” . I loro manoscritti sono stati trovati nascosti in grotte nel deserto di Giuda, presso il Mar Morto.
Il gruppo degli Esseni, ben fiorente anche al tempo di Gesu’ , e di cui alcuni studiosi dicono facesse parte Giovanni il Battista, non erano altro che dei devoti ebrei che disgustati dal collaborazionismo col “ mondo” della casta sacerdotale ebrea , detentrice del potere sul Tempio ( il Centro Vitale dell’ ebraismo) e del vuoto formalismo dei rabbini farisei, si erano allontanati a vivere in comunita’ cenobitiche,monastiche, nel deserto, facendo voti di castita’ e poverta’ ’ , lavorando e mettendo tutti i beni in comune, rileggendo e studiando e tramandando gli antichi manoscritti, pensando cosi’ di salvare il “ seme” dell’ Antico e Vero Giudaismo contro la mondanizzazione e l’ ellenizzazione della casta sacerdotale dominante.
Gesu’ era un esseno ? Si sono chiesti molti studiosi, arrivando pero’ ad un parere negativo. Certe cose Gesu’ aveva in comune con gli Esseni, l’ accento sull’ importanza della conversione della propria vita , piuttosto che delle purificazioni e regole esteriori, l’ importanza di vivere lo “ spirito” della Legge ,
, l’ importanza di rinunciare al mondo , di dare tutto ai poveri, e l’ impossibilita’ di Seguire due padroni Dio e Mammona, pero’ in tante altre cose Gesu’ era diverso dagli Esseni: Gesu’ non ha mai predicato la “ separazione” ma la missionarieta’ , non ha mai voluto dei discepoli di élite, piu’ puri degli altri, ma anzi ha preso come discepoli dei poveri pescatori qualunque anche peccatori .Nessun Esseno avrebbe mangiato con un pubblicano e avrebbe conversato con una samaritana.
Dunque se l’ Opzione Benedetto e’ una specie di Essenismo cristiano, un ritirarsi fra puri e duri in piccole comunita’ , vivendo privatamente il messaggio evangelico
, direi anche io che e’ contraria all’ insegnamento di Gesu’ .
Se invece per Opzione Benedetto si intende un rilancio della vita contemplativa quale quella benedettina, un rilancio della spiritualita’ e dell’ interiorita’ contro una
chiesa sempre’ piu’ politica ed esteriore allora sono d’ accordo .
Ho letto tutti i vs commenti. Sinceramente non sono molto ferrata sull’argomento…ma a me pare che di fondo ci sia davvero un problema assurdo: nella Chiesa non si crede più in Dio… ??? Come e’ possibile? Certo la deriva a cui stiamo assistendo è aberrante…
Mi ha molto colpito la recente presa di posizione sul monachesimo.
La vita monastica, la vita contemplativa invece che essere il fiore all’occhiello, una ricchezza inestimabile per l’intera Cristianità diventa una vecchia eredità ammuffita di cui si ci si cerca di liberare senza tanti complimenti?
Le frasi soprariportate da Francesco sono agghiaccianti se si pensa che non sono opinioni di singoli ( che forse non hanno presente S.Paolo e la famosa “Ci sono diversità di carismi ma uno solo e’ Dio..”)ma sono scritte a nome della Chiesa per la Chiesa!!!
Questo “Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. ..” e’ agghiacciante!! Gesù invita a farlo…
L’opzione Benedetto sinceramente mi lascia un po’ perplessa.
Ci si salva NELLA Chiesa… Non c’è il rischio di diventare Protestanti?
Personalmente concordo con chi pensa che lo Spirito Santo sia all’opera (sempre! ), certo la prova e’ davvero dura…
Ma non si dice che nei periodi di crisi della Chiesa… Dio ha ispirato sempre grandi santi??? Cominciamo a guardarci attorno!!
Non ci resta che pregare perché le membra ancora sane tengano duro visto che quelle malate…cominciano ad essere davvero tante!
Povero Corpo mistico! Aveva un bel piangere la Madonnina di Civitavecchia!!
Alla famosa profezia di Ratzinger datata 1969 sul futuro di una Chiesa più piccola e purificata che si rialzerà dopo le macerie del suo tragico “11 settembre”, ne va aggiunta una un pò meno famosa ma altrettanto impressionante. E’ la lettera del 14 marzo 1965 che il filosofo Maritain indirizzò all’amico Paolo VI: «saranno soprattutto i laici cristiani “semplici”, con la loro vita familiare e di lavoro, con la loro amicizia, la loro cultura e spiritualità, a rendere presente il Vangelo nel mondo futuro. Se nei secoli antichi furono i monasteri a tener vivo il seme del cristianesimo e della cultura in un mondo ostile e imbarbarito, domani saranno le famiglie e le piccole comunità di laici cristiani a costruire una costellazione di focolari per mantener viva la fiamma della fede e della preghiera. Nel migliore dei casi questi focolai di luce spirituale dispersi nel mondo diverranno un giorno come il fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nel peggiore dei casi costituiranno una diaspora più o meno perseguitata, grazie alla quale la presenza di Gesù e del suo amore dimorerà, malgrado tutto, in un mondo apostata».
In fondo anche Maritain stava prefigurando esattamente quei monasteri wi-fi di cui parli tu Costanza.
Ciò che ha costruito Flora Gualdani con la sua “Casa Betlemme” è proprio una piccola centrale nucleare, nascosta in un angolo della campagna toscana dove – di fronte al tabernacolo – pulsa la fede di famiglie che si ritrovano in ginocchio davanti a ciò che è essenziale, davanti a Colui che è l’unica fonte e l’orizzonte del nostro agire. Famiglie non campate per aria ma laici immersi nel mondo a tribolare e ad annunciare – in mezzo ad una società pagana – che il nostro Dio fa nuove tutte le cose, compresa la sessualità. E si è lasciato inchiodare per lavarci da tutto ciò che impedisce alla nostra gioia di essere piena e vera.
Flora dice che “Casa Betlemme” è una delle risposte esatte (suscitate dalla meravigliosa fantasia dello Spirito Santo) ad un bisogno dei nostri tempi: ed è partita da molto lontano per arrivare matura e pronta all’emergenza che ci attende. Per aiutare meglio la Chiesa a non sbandare.
Alla luce di ciò, è ovvio che tra Costanza Miriano e Flora Gualdani ci sia un’intesa profonda, sotto il segno di un “nuovo femminismo” (Evangelium vitae n. 99): mentre la giornalista cattolica più pericolosa al mondo va in giro a predicare i monasteri wi-fi, l’ostetrica toscana ha attivato da mezzo secolo una linea adsl con il cielo!
Con affetto.
Davide Zanelli e Marina Bicchiega
PS. A proposito: da ieri in tutte le edicole c’è una lunga intervista di Flora Gualdani sulla rivista mensile mariana “La presenza di Maria” (numero di settembre). Una lettura assolutamente consigliata per chi volesse conoscere meglio la figura di questa ostetrica. Lei lì racconta qualcos’altro del suo monastero wi-fi, cioè del suo essere guerrigliera e contemplativa.
Cosa ha fatto S.Benedetto? Si è trovato In un’epoca in cui, dopo che i cristiani, divenuto il cristianesimo religione di un’impero ancora largamente pagano, avevano subito le seduzioni del mondo, era sopravvenuto il cataclisma di invasioni barbariche che avevano divelto strutture religiose e civili, e in cui tutto sembrava crollare anche da un punto di vista spirituale; ma ha capito che solo mettendo Dio al primo posto della propria vita si poteva iniziare la ricostruzione della Chiesa. Compì la prima operazione necessaria, quella di separarsi, anche fisicamente dalla società in cui viveva, per realizzare la conversione radicale. quella di far vivere Dio nella sua vita. Poi cominciò a operare, o meglio, come prima è stato detto bene, a far operare Dio. Dio opera se la preghiera e la liturgia, la trama in cui si dispiegano la parola di Dio e il sacrificio del Verbo incarnato, diventano l’essenza della propria vita. Solo l’amore di Dio può divenire amore per i fratelli. Di qui l’opera imponente di questo Santo, che pregava e lavorava, facendo cose incredibili sia in campo spirituale che in quello materiale. Il monachesimo, non solo quello benedettino, salvò il cristianesimo occidentale e creò le basi di una nuova civiltà, dimostrazione che quando si cerca Dio, il resto ci viene dato in soprappiù.
Non ho letto l’opera di Dreher, ma credo che sia partita da una corretta valutazione della riforma benedettina. Naturalmente oggi il problema non è quello di fare una copia conforme dell’operato di questo grande santo. Anzi credo che si debba superare un limite, probabilmente allora invalicabile: la distinzione tra monaci e laici. perchè tutti siamo chiamati, in forza del Battesimo, alla vocazione fondamentale che è quella di fare di Dio il centro, il cuore, l’essenza della propria vita. Anche nel mondo ortodosso, dove il monachesimo è l’asse portante della vita religiosa, Evdokimov capì che la condizione del monaco doveva diventare lo stato normale anche per i laici, secondo un modello di monachesimo interiorizzato, nel quale il primato di Dio potesse ugualmente realizzarsi nella loro vita.
In italia il primo che riprese questa intuizione fu don Divo Barsotti nella sua prima opera (Cristianesimo russo),in cui, senza trascurare i buoni teologi attuali e del passato, recuperando per l’occidente i tesori della spiritualità orientale, egli cominciò un immenso lavoro, in cui confluirono, sul fondamento biblico profondamente analizzato e compreso, tutta la tradizione dei padri della chiesa, occidentali e orientali, tutta la grande mistica, compresa quella renana e fiamminga, quasi dimenticate, ma di immenso valore, e della santità concretamente realizzata negli uomini delle epoche più diverse. Devo dire che a me sembra strano che questo patrimonio non sia stato ancora compreso nella chiesa odierna. Se ne lamentava Caffarra, che per Barsotti aveva una vera e propria venerazione. Ho cominciato a vederlo citare da A.M.Valli, che pure viene da esperienze diverse. Vorrei che Costanza, che tanto bene sta facendo, cominciasse a prendere in mano le sue opere. Credo che il suo eccellente lavoro se ne gioverebbe non poco.
Che cos’è questo monachesimo interiorizzato per laici, se non una comunità con i suoi momenti di riunione e con un piccolo corpus di regole, che spingano alla preghiera e alla vita sacramentale e alla lettura della parola di Dio. Poi è ovvio che i carismi saranno diversi ed ognuno si orienterà alle esperienza monastiche che rispondano alla propria vocazione, ma che nel complesso diano conto che vita contemplativa, testimonianza ed annuncio non sono divisibili, anche se diversamente componibili.
Viviamo in un momento terribile per la Chiesa, ma non possiamo disperare. In un modo o in altro sono convinto che il Signore ci darà un pastore degno. Sia Francesco che ritrovi la via, sia un suo successore poco importa. Anche il piccolo resto di cui parlano il Vangelo e l’Apocalissi rimarrà con strutture, magari molto diverse dalle attuali, ma sempre visibili. Non credo che si tratti di salvare solo il seme, come dice don Ariel, che a me non piace molto per la sua smania di essere originale e di distinguersi ad ogni costo da tutti gli altri. Fare pulizia dalla melma non sarà facile. Il mondo si rivolterà e non risparmierà persecuzioni, se La Chiesa incarnerà un modo di vita che contrasti con quella dominante. Bisognerà cominciare dai seminari, ma ogni opera riformatrice sarà vana, se non si darà ai futuri candidati al sacerdozio un nutrimento non solo molto diverso dall’attuale, ma che sappia rispondere anche culturalmente alle sfide del mondo. Voi mi direte, ma dov’ è questo cibo miracoloso, se lo si deve ricercare tra la moltitudine di teologi, più o meno eterodossi e la minoranza che sembra attaccata a sintesi troppo volte al passato? Io credo che proprio la sterminata opera di don Barsotti, che aveva conquistato l’ammirazione di Von Baltazar, possa costituire il fondamento per un insegnamento teologico, nuovo nelle forme e nel metodo, ma fedelissimo al depositum fidei , capace da un lato di utilizzare tutte i tesori dell’autentica vita spirituale che la Chiesa ha accumulato nel corso della sua storia e talvolta ha lasciato quasi celati e negletti.La teologia insegnata deve cessare di essere una sorta di scienza teorica, ma divenire espressione vitale del mistero cristiano, nel senso che la speculazione, prima che un fatto intellettuale deve divenire amoroso sondaggio della parola di Dio, illuminazione, per quanto all’uomo è consentito, della rivelazione e adesione ad essa della propria vita. Senza dimenticare che un’autentica teologia, senza cedimenti o ridicole annessioni, deve sapere ricercare anche nella letteratura e nella poesia quei semi di verità che la presenza di Dio nel cuore dell’uomo, anche ribelle, non cessa mai di gettare.
Apprezzo molto questo commento/contributo.
Sabino, ti mando un messaggio di conferma direttamente da Flora Gualdani. Le ho raccontato di questo interessante confronto dove siamo ospiti di Costanza. Flora mi ha svelato un particolare biografico che ancora non conoscevo dei suoi 80 anni. Dice che in gioventù, una delle grandi figure che ha frequentato per abbeverarsi l’anima, fu proprio don Divo Barsotti e la sua scuola contemplativa! Era il periodo in cui Flora, studiando ostetricia a Firenze, ha potuto respirare tutto il fermento spirituale che impregnava l’ambiente fiorentino di quegli anni, dove la fede dava spessore anche alla politica. Flora si ricorda che ogni giorno lei passava davanti ad una chiesa del centro e puntualmente vedeva, sempre alla stessa ora, il sindaco La Pira inginocchiato davanti all’Eucarestia. Lo riconosceva dai calzini bianchi, a volte bucati.
Saluti.
Davide Zanelli
Don Massimo,
io ho fatto bene ad attendere perché, come supponevo, sono arrivati contributi pesanti su cui vorrei basarmi.
Aperta parentesi personale: ringrazio di cuore Giorgio Salzano per la cortesia che mi ha fatto, anche personalmente; e, con una punta di egoismo, visto che con Il Foglio ho tagliato i ponti, auspico di leggere altri suoi commenti da queste parti. Chiusa parentesi personale.
Ora però il problema è che gli spunti sono talmente tanti che mi par di essere l’asino di Buridano. Se d’altronde li usassi tutti, admin mi sparerebbe giustamente per la prolissità, oltre al fatto che la mia risposta risulterebbe pesante per tutti quanti. Quindi per ora proseguo solo con la linea che avevo già in mente ieri.
Partiamo da una premessa di buon senso. In ingegneria, se uno costruisce un ponte ardito, che dà subito problemi, che in cinquant’anni non si riescono a risolvere, e poi crolla (senza che nessuno riesca a prevederlo) e ammazza la gente, è un fallimento epocale. In politica economica, se uno prende un paese con problemi ma una gran ricchezza di risorse, impone una riforma economica e in breve tempo la gente patisce la fame tanto che deve fuggire all’estero in massa, è un fallimento epocale, Una politica estera che portasse ad una guerra nucleare con mutua distruzione assicurata, sarebbe un fallimento epocale. In tutti i casi, preso atto della realtà, si deve “tornare alla lavagna” e ammettere di aver sbagliato. Si demolisce totalmente il rudere del ponte o della riforma ecomomica, e si procede in altra direzione: un ponte in ferro, una nuova linea economica, una politica estera più prudente. Nel terzo esempio, purtroppo, la demolizione totale avviene come un tutt’uno con le conseguenze dell’errore.
Ora riprendo un pezzo di oggi de LNBQ:
«San Benedetto – ha spiegato l’autore alla platea – scappò da Roma perché vedendo che i suoi amici si stavano perdendo nell’immoralità», fu così realista «da temere di perdere la sua anima. […] Ma l’Opzione Benedetto è un “macigno” soprattutto perché contesta il mainstream generale di una cristianità più preoccupata di farsi accettare dal mondo, dialogando secondo le sue logiche, che di salvare se stessa (la fede).
Una riforma della Chiesa che la porta in piena apostasia da parte della gerarchia, per di più sotto il controllo di una setta satanica, facendola diventare una chiesa invertita, è il maggior fallimento epocale che l’uomo avrebbe potuto compiere. È certo peggio anche della guerra nucleare. Dreher ci parla di questo fallimento epocale della Chiesa con una metafora fluviale (“l’alluvione non l’avevo vista arrivare”) perché è un uomo della Lousiana, ricca di acque interne. Noi l’uomo del fiume, che parlava con le stesse metafore (“salvare il seme” dall’alluvione del fango Po, dialogo tra Cristo e Don Camillo), ce l’abbiamo avuto; se ne è andato esattamente cinquanta anni fa. A differenza di Dreher, Guareschi l’alluvione l’aveva vista arrivare. È stato profeta inascoltato – tra tanti – ma si può dire che, all’epoca, non aveva prove (in senso “moderno”). Dreher invece le prove ce l’ha, anche in senso “moderno”: non ci vogliono tanti studi per rilevare che la Chiesa “si è persa nell’immoralità nell’abbraccio con il mondo”, perché ha voluto fare l’opposto di quello che San Benedetto fece. Ora, è chiaro: se si vuol ficcare ancora la testa sotto la sabbia e ignorare questo dato di fatto, tutto il mio discorso è inutile.
Ci sarà l’alluvione e il mondo che poi salterà fuori non sarà più il mondo “moderno”. Tutte le energie e tutti gli studi per le nuove teologie, le nuove pastorali, saranno inutili perché quella modernità con cui ci si voleva riconciliare sarà andata a fondo; penso proprio che sarà una parentesi storica che verrà maledetta. Si comprenderà che le “nuove ineludibili domande che l’Uomo si pone”, la scusa per giustificare la necessità del cambiamento, erano delle fesserie e non meritavano risposte, se non il sottolineare che erano fesserie. D’altronde è anche falso che se le ponesse l’Uomo. Intanto perché l’Uomo maiuscolo non esiste :se le sono poste una cricca di intellettuali in massima parte ubriachi. L’uomo della strada non aveva, non ha, né avrà mai gli strumenti per affrontare quelle domande nel modo giusto. Il potere le ha furbamente usate, con gli strumenti di propaganda che ha a disposizione, per far passare agli uomini comuni il messaggio – efficace e reale – che, grazie a quelle domande, ora potevano farsi i loro porci comodi. La Chiesa ha ridicolmente tentato di trovare delle risposte che dicessero altro, ma è finita riempiendosi di uomini di chiesa che – guarda caso – si fanno i loro porci comodi.
Io non so quanti anni lei abbia e che studi abbia fatto, ma vedo che in molti la difficoltà ad accettare questa realtà è correlata al fatto che mette in crisi gran parte di quello che uno ha studiato e per cui si è speso. Comprendo che può essere frustrante e credo che questa repulsione che lei ha per il pensiero medievale sia in realtà la paura di dover abbandonare il pensiero moderno, che lei ha voluto seguire. Lo comprendo: l’epistemologia ha dimostrato che persino gli esseri umani che dovrebbero essere più aperti alla razionalità, aperti al cambiamento e con gli occhi fissi sulla realtà si rinchiudono in sé stessi, non ammettendo l’errore, quando avviene uno dei famosi cambi di paradigma che mettono in crisi molte questioni consolidate. Muoiono chiusi nelle proprie convinzioni, finché una nuova generazione di scienziati emerge e il cambio di paradigma viene ammesso (*). Non essendo questioni di fondamentale importanza in chiave soprannaturale, il danno è relativo: si riduce ad una fama sminuita o danneggiata presso i posteri. Pazienza. Quello di cui stiamo parlando, invece, può avere conseguenze più serie. Spero che questo intanto spieghi la mia laconica frase di ieri e qui per ora concludo.
(*) S’intende che la Chiesa non cambia paradigma: qui siamo in presenza di un presunto cambio di paradigma che ha ingannato molti e che sta per essere annullato; ma per chi l’ha seguito, la sua cancellazione ha tutti gli effetti di un nuovo cambio di paradigma.
Per Fabirzio
Penso di aver capito, dopo essere stato sul suo blog, che quello che dà fastidio a don Massimo è quell’atteggiamento di contrapposizione netta che è un portato del “modernismo”, quella che io chiamo affermazione di modernità, che inevitabilmente costringe a prendere posizione rispetto a uno spartiacque temporale, per cui, a favore o contro, finisce che entrambe le parti lo accettino come determinante. E in verità da fastidio anche a me, e mi sforzo nei limiti del possibile di mantenere viva la conversazione con ogni possibile interlocutore, nel richiamo a quella regola non scritta che fu però identificata da Aristotele come principio di non contraddizione: non è possibile fare affermazioni e negarle allo stesso tempo. In altre parole, dire che non c’è verità, è chiaramente auto-contraddittorio, di una contraddizione che è, letteralmente, diabolica, perché rende impossibile la conversazione. Sono quindi ovviamente d’accordo con le tue analisi della società che si proclama nella sua diabolica contraddizione “moderna”: è una società votata al suicidio, alla “sottomissione” al primo che si leverà a dirle, quando avrà i numeri sufficienti, non dov’è la verità, ma a quale volontà obbedire, se non “liberi” almeno “uguali”. Quello che sorprende è l’insipienza filosofico-teologica di tanti cattolici, a cominciare dai prelati che dovrebbero fare da guida ma si lasciano sedurre dalla falsa “cattolicità” del buonismo globalista, senza rendersi conto che, ben lungi dall’essere universale, questo è tanto socialmente settario quanto poteva esserlo l’arianesimo nazista. Sono stato contento però di vedere che don Massimo Lapponi non è tra questi insipienti. Quello che non arrivo a capire è perché non abbia visto, come me, in MacIntyre uno spirito affine, ma se ne sia sentito respinto. Posso solo ascriverlo alla pessima traduzione italiana: per capirci, MacIntyre vuole ripristinare in etica il vocabolario classico del “bene” invece di quello moderno del “valore”, e quel criminale del traduttore non rende spesso e volentieri il suo “good” con “valore”?
Per don Massimo
Ho notato, tra gli autori a cui si richiama nell’articolo introduttivo del suo blog, l’ottocentesco Vito Fornari (1821-1900). A maggior ragione perciò mi sarei aspettato di trovarvi quel gigante del pensiero cattolico che fu Antonio Rosmini (del quale Del Noce voleva scrivere, anche se poi non lo ha mai fatto) , ingiustamente condannato nel 1888 e di conseguenza accantonato, malgrado l’enorme mole di lavoro da lui compiuta per ricongiungere la filosofia classica e la teologia patristica e scolastica con le istanze valide del pensiero moderno. Potrebbe scoprire ad esempio, nel suo Principi di scienza morale, uno degli ultimi esponenti di quel vocabolario del bene che MacIntyre vuole recuperare. E chissà che, malgrado i suoi ricordi negativi, non si riconcili tramite l’opera dell’italiano con quella dello scozzese.
BARIOM.
Grazie, ma l’apprezzamento lo giro all’opera di Don Barsotti. Se mi sono permesso di insistere su questo tema è perchè non riesco a comprendere come l’pera di un grande mistico che aveva individuato sin dall’inizio del suo scrivere (siamo nel 1948) i fattori che avrebbero portato all’attuale disgregazione e ne aveva indicato i rimedi, sia ancora ignorata. Tutta la sua vita è stata dedicata ad illuminare, per quanto possibile all’uomo, il mistero cristiano e a viverlo nella propria vita. Lui, che ebbe delle esperienze mistiche di cui parlò sempre con estremo pudore, ne ebbe anche una in cui Cristo gli affidò il compito di salvare la Chiesa. Ne dette un’interpretazione molto riduttiva, ma io sono convinto che vada presa alla lettera, nel senso che proprio Dio gli dette il carisma di compiere una sintesi mirabile delle esperienze spirituali della Chiesa, sempre sul fondamento del dato rivelato, da lui contemplato per tutta la vita, per confutare non solo e non tanto intellettualmente, ma sopratutto sul piano della vita vissuta da ogni fedele, la marea di errori ed orrori teorici e pratici che hanno infettato il nostro tempo. Se non fosse così perchè tanta meraviglia e tante discussioni sul caso Dreher. che contiene (per quello che ho appreso dalle recensioni) in fondo osservazioni che a me, modesto lettore di una parte nemmeno troppo ampia delle opere dei don Barsotti, mi sono sembrate familiari e nel contempo incomplete rispetto alla lezione barsottiana? Se i lettori di questo blog cominciassero a prendere in mano i suoi libri o cercassero dai suoi monaci di essere informati del suo pensiero, penso che sarebbe un gran bene per la Chiesa. perchè si tratta di capire,prima di una illustrazione dottrinaria, un’esperienza di vita.
ZANELLA e BICCHIEGA
Sono lieto che una persona eccezionale come Flora Guandani si sia abbeverata in gioventù della spiritualità di don Barsotti, Voglio però precisare che quell’ambiente fiorentino che giustamente le sembrò così spiritualmente fervido, in parte poi isolò Don Barsotti, proprio perchè si lascio scivolare su una nozioine di salvezza in cui entrava anche la necessità di una determinata svolta politica. Dio in qualche modo non fu al primo posto (non per La Pira la cui fede rimase sempre adamantrina) e i frutti si sono poi visti. Anche per voi vale l’invito fatto a Bariom.
GIUDICI
Non ho capito se avevi letto il mio intervento e se rispondendo a don Massimo ne avessi tenuto conto. Quello che posso dirti che non entro nella discussione sul CVII, anche per incompetenza, anche se non posso negare la suggestività delle tue osservazioni. Quello che però mi preme dire che non basta denunciare gli errori, ma bisogna indicare i rimedi che non possono consistere al ritorno al passato, non perchè le risposte date allora fossero sbagliate , ma perchè sono incomplete. Don Barsotti ha ricevuto il carisma di riprendere le grandi esperienze spirituali della Chiesa, in parte trascurate e sfocate, e a comporle in una sintesi che riesce molto più convincente perchè ricompone anche la dicotomia tra dottrina teologica ed esperienza di vita cristiana.
Sono contento che si parli di un grande come Don Barsotti e apprezzo anche la necessaria precisazione di Sabino sull’ambiente cattolico fiorentino di quel tempo in cui
“La fede dava spessore alla politica”, sì, ma anche all’incontrario.
Comunque, per chi vuol saperne di più:
http://www.abbaziaborzone.it/wp-content/uploads/2017/12/testimoni-Don-Divo-Barsotti.pdf
Estrapolo:
“E’ morto La Pira, oggi è morto Moro. Coloro che volevano il dialogo, che credevano nel dialogo. Non so di Moro, La Pira era un grande cristiano. Un periodo della storia finisce. Ritorna il momento della lotta, e sarà spaventosa; l’opposizione tra il male e il bene, tra Satana e Dio, riapparirà in tutta la sua violenza, e finalmente anche i cristiani saranno luce. Non più compromessi, manipolazioni particolari, alleanze equivoche. Finalmente potremo morire per la nostra fede”.