Versione Breve
GAUDETE ET EXSULTATE
SULLA CHIAMATA ALLA SANTITÀ NEL MONDO CONTEMPORANEO
[INTRODUZIONE]
1. «Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12), dice Gesù a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua. Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1).
2. Non ci si deve aspettare qui un trattato sulla santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema, o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione. Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità» (Ef 1,4).
CAPITOLO PRIMO: LA CHIAMATA ALLA SANTITÀ
I SANTI CHE CI INCORAGGIANO E CI ACCOMPAGNANO
4. I santi che già sono giunti alla presenza di Dio mantengono con noi legami d’amore e di comunione.
I SANTI DELLA PORTA ACCANTO
6. Non pensiamo solo a quelli già beatificati o canonizzati. Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo.
7. Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente; in questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno. La santità della porta accanto; la classe media della santità.
IL SIGNORE CHIAMA
11. Non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili.
ANCHE PER TE
14. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali.
15. Nella Chiesa, santa e composta da peccatori, troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità.
LA TUA MISSIONE IN CRISTO
19. Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo.
24. «La santità non è altro che la carità pienamente vissuta» (Benedetto XVI).
L’ATTIVITÀ CHE SANTIFICA
26. Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio.
29. Questo non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio.
PIÙ VIVI, PIÙ UMANI
32. Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato.
34. Non avere paura di puntare più in alto. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. «Non c’è che una tristezza, quella di non essere santi» (León Bloy).
CAPITOLO SECONDO: DUE SOTTILI NEMICI DELLA SANTITÀ
LO GNOSTICISMO ATTUALE
Una mente senza Dio e senza carne
38. In definitiva, si tratta di una vanitosa superficialità: molto movimento alla superficie della mente, però non si muove né si commuove la profondità del pensiero. 39. Questo può accadere dentro la Chiesa: pretendere di ridurre l’insegnamento di Gesù a una logica fredda e dura che cerca di dominare tutto.
Una dottrina senza mistero
42. Anche qualora l’esistenza di qualcuno sia stata un disastro, anche quando lo vediamo distrutto dai vizi o dalle dipendenze, Dio è presente nella sua vita.
I limiti della ragione
45. San Giovanni Paolo II metteva in guardia quanti nella Chiesa hanno la possibilità di una formazione più elevata dalla tentazione di sviluppare «un certo sentimento di superiorità rispetto agli altri fedeli».
IL PELAGIANESIMO ATTUALE
Una volontà senza umiltà
49. Quando alcuni si rivolgono ai deboli dicendo che con la grazia di Dio tutto è possibile, in fondo sono soliti trasmettere l’idea che tutto si può fare con la volontà umana; Dio ti invita a fare quello che puoi e «a chiedere quello che non puoi» (Sant’ Agostino).
Un insegnamento della Chiesa spesso dimenticato
52. La Chiesa ha insegnato numerose volte che non siamo giustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, ma dalla grazia del Signore che prende l’iniziativa.
I nuovi pelagiani
58. Molte volte, contro l’impulso dello Spirito, la vita della Chiesa si trasforma in un pezzo da museo o in un possesso di pochi. E’ forse una forma sottile di pelagianesimo.
Il riassunto della Legge
60. Perché «tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
CAPITOLO TERZO: ALLA LUCE DEL MAESTRO
63. “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini.
CONTROCORRENTE
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»
69. Questa povertà di spirito è molto legata con quella “santa indifferenza” che proponeva sant’Ignazio di Loyola, nella quale raggiungiamo una bella libertà interiore.
70. Essere poveri nel cuore, questo è santità.
«Beati i miti, perché avranno in eredità la terra».
72. «La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui, non stupirsi assolutamente delle loro debolezze» (santa Teresa di Lisieux).
74. Reagire con umile mitezza, questo è santità.
«Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati»
75. Il mondo ci propone il contrario: si spendono molte energie per scappare dalle situazioni in cui si fa presente la sofferenza.
76. Saper piangere con gli altri, questo è santità.
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati»
79. La parola “giustizia” può essere sinonimo di fedeltà alla volontà di Dio con tutta la nostra vita, ma se le diamo un senso molto generale dimentichiamo che si manifesta specialmente nella giustizia con gli indifesi.
Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità.
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».
80. Il Catechismo ci ricorda che questa legge si deve applicare «in ogni caso», in modo speciale quando qualcuno «talvolta si trova ad affrontare situazioni difficili che rendono incerto il giudizio morale».
82. Guardare e agire con misericordia, questo è santità.
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio».
85. Nelle intenzioni del cuore hanno origine i desideri e le decisioni più profondi che realmente ci muovono.
86. Mantenere il cuore pulito da tutto ciò che sporca l’amore, questo è santità.
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
89. Non è facile costruire questa pace evangelica che non esclude nessuno, ma che integra anche quelli che sono un po’ strani, le persone difficili e complicate.
Seminare pace intorno a noi, questo è santità.
«Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».
94. Le persecuzioni non sono una realtà del passato, perché anche oggi le soffriamo, sia in maniera cruenta, come tanti martiri contemporanei, sia in un modo più sottile, attraverso calunnie e falsità.
Accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante ci procuri problemi, questo è santità.
LA GRANDE REGOLA DI COMPORTAMENTO
95. «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36).
Per fedeltà al Maestro
98. Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda, posso sentire che questo fagotto è un imprevisto che mi intralcia, un delinquente ozioso, un ostacolo sul mio cammino, un pungiglione molesto per la mia coscienza, un problema che devono risolvere i politici, e forse anche un’immondizia che sporca lo spazio pubblico. Oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una creatura infinitamente amata dal Padre. Questo è essere cristiani!
Le ideologie che mutilano il cuore del Vangelo
100. Purtroppo a volte le ideologie ci portano a due errori nocivi. Da una parte, quello dei cristiani che separano queste esigenze del Vangelo dalla propria relazione personale con il Signore, dall’unione interiore con Lui, dalla grazia.
101. Nocivo e ideologico è anche l’errore di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria.
102. Spesso si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica.
103. Non si tratta dell’invenzione di un Papa o di un delirio passeggero.
Il culto che Lui più gradisce
107. Chi desidera veramente dare gloria a Dio con la propria vita, chi realmente anela a santificarsi perché la sua esistenza glorifichi il Santo, è chiamato a tormentarsi, spendersi e stancarsi cercando di vivere le opere di misericordia.
108. Il consumismo edonista può giocarci un brutto tiro. Anche il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli.
* * *
109. La forza della testimonianza dei santi sta nel vivere le Beatitudini e la regola di comportamento del giudizio finale. Raccomando vivamente di rileggere spesso questi grandi testi biblici, di ricordarli, di pregare con essi e tentare di incarnarli. Ci faranno bene, ci renderanno genuinamente felici.
CAPITOLO QUARTO:
ALCUNE CARATTERISTICHE DELLA SANTITÀ NEL MONDO ATTUALE
110. Non mi fermerò a spiegare i mezzi di santificazione che già conosciamo: i diversi metodi di preghiera, i preziosi sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, l’offerta dei sacrifici, le varie forme di devozione, la direzione spirituale, e tanti altri. Mi riferirò solo ad alcuni aspetti della chiamata alla santità che spero risuonino in maniera speciale.
111. Sono cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo che considero di particolare importanza a motivo di alcuni rischi e limiti della cultura di oggi. In essa si manifestano: l’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita; la negatività e la tristezza; l’accidia comoda, consumista ed egoista; l’individualismo, e tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mercato religioso attuale.
112. SOPPORTAZIONE, PAZIENZA E MITEZZA
122. GIOIA E SENSO DELL’UMORISMO
129. AUDACIA E FERVORE
140. IN COMUNITÀ
147. IN PREGHIERA COSTANTE
CAPITOLO QUINTO: COMBATTIMENTO, VIGILANZA E DISCERNIMENTO
158. La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita.
IL COMBATTIMENTO E LA VIGILANZA
159. Non si tratta solamente di un combattimento contro il mondo e la mentalità mondana, che ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri, senza impegno e senza gioia. Nemmeno si riduce a una lotta contro la propria fragilità e le proprie inclinazioni. È anche una lotta costante contro il diavolo. Gesù stesso festeggia le nostre vittorie.
Qualcosa di più di un mito
161. Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità.
Svegli e fiduciosi
162. Il nostro cammino verso la santità è una lotta costante. Per il combattimento abbiamo le potenti armi che il Signore ci dà: la fede che si esprime nella preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la celebrazione della Messa, l’adorazione eucaristica, la Riconciliazione sacramentale, le opere di carità, la vita comunitaria, l’impegno missionario.
La corruzione spirituale
164. Non addormentiamoci. Perché coloro che non si accorgono di commettere gravi mancanze contro la Legge di Dio possono lasciarsi andare ad una specie di stordimento.
IL DISCERNIMENTO
166. Come sapere se una cosa viene dallo Spirito Santo o se deriva dallo spirito del mondo o dallo spirito del diavolo? L’unico modo è il discernimento, che non richiede solo una buona capacità di ragionare e di senso comune, è anche un dono che bisogna chiedere. Se lo chiediamo con fiducia allo Spirito Santo, e allo stesso tempo ci sforziamo di coltivarlo con la preghiera, la riflessione, la lettura e il buon consiglio, sicuramente potremo crescere in questa capacità spirituale.
Un bisogno urgente
167. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zapping costante. Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento.
Sempre alla luce del Signore
169. Il discernimento è necessario non solo in momenti straordinari, o quando bisogna risolvere problemi gravi. Ci serve sempre. Molte volte questo si gioca nelle piccole cose.
Un dono soprannaturale
171. Anche se il Signore ci parla in modi assai diversi durante il nostro lavoro, attraverso gli altri e in ogni momento, non è possibile prescindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni.
Parla, Signore
172. Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi.
173. Non si tratta di applicare ricette o di ripetere il passato.
La logica del dono e della croce
175. Occorre chiedere allo Spirito Santo che ci liberi e che scacci quella paura che ci porta a vietargli l’ingresso in alcuni aspetti della nostra vita. Questo ci fa vedere che il discernimento non è un’autoanalisi presuntuosa, una introspezione egoista, ma una vera uscita da noi stessi.
* * *
[CONCLUSIONE]
176. Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…».
177. Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere.
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L’ha ribloggato su Andrea Pucci.
Che bomba!
Son cinque anni che dice le stesse cose…
GAUDETE ET EXSULTATE. MA NON SE SIETE CONTEMPLATIVI O DI CLAUSURA
E poi i migranti e i pelagiani e le chiacchiere che non vanno bene (tranne le sue…)
http://www.marcotosatti.com/2018/04/09/gaudete-et-exsultate-ma-non-se-siete-contemplativi-o-di-clausura/
“Non e’ sano amare il silenzio ed evitare l’ incontro con gli altri”
Il Papa tratta i Santi eremiti da autistici? O e’ una stoccatina al card. Sarah e alla sua Forza del silenzio ?
Dopo la lettura di questa esortazione raccomando la lettura della Vita di Sant’ Antonio Abate e dei Detti dei Padri del deserto.
Il Papa dice :
“26. Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio.
29. Questo non implica disprezzare i momenti di quiete, solitudine e silenzio davanti a Dio”.
Mi sembra evidente che la critica sia rivolta a chi usa la contemplazione come mezzo per isolarsi dagli altri, evitando così di mischiarsi a loro. E personalmente sono perfettamente d’accordo. La sola preghiera senza il servizio è una forma si snobbismo nei confronti del prossimo.
Scusa ma questo è completamente falso. E se questo è il tuo pensiero sei proprio fuori strada. L’offerta della propria vita e la preghiera continua delle suore e dei monaci hanno sorretto e stanno sorreggendo il mondo. Un esempio fra tutti è Santa Teresina del Bambin Gesù patrona delle missioni e dottore della Chiesa. Chissà come mai è stata nominata patrona delle missioni, lei che non è mai uscita dal convento…
Lo Spirito Santo ti illumini!
O e’ una stoccatina al card. Sarah e alla sua Forza del silenzio ?
Premetto che non ho ancora finito di leggere il documento, perché in questi giorni è arrivato un picco di roba da leggere, e ogni giudizio non può che essere subordinato al termine della lettura (*)… più che stoccatina, è un modo totalmente opposto (sottosopra) di vedere le cose.
(*) Devo però già dire che ho problemi a capire quello che sto leggendo. È inutile: chi scrive questi documenti pare proprio incapace di esprimersi in modo chiaro.
Infatti è la stessa difficoltà (o fastidio) che provo io.
Ad esempio mi ha lasciato perplesso il punto 25
25. Poiché non si può capire Cristo senza il Regno che Egli è venuto a portare, la tua stessa missione è inseparabile dalla costruzione del Regno: «Cercate innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33). La tua identificazione con Cristo e i suoi desideri implica l’impegno a costruire, con Lui, questo Regno di amore, di giustizia e di pace per tutti. Cristo stesso vuole viverlo con te, in tutti gli sforzi e le rinunce necessari, e anche nelle gioie e nella fecondità che ti potrà offrire. Pertanto non ti santificherai senza consegnarti corpo e anima per dare il meglio di te in tale impegno.
Ma che è “questo Regno di amore, di giustizia e di pace per tutti” che (noi?) dovremmo costruire? Ma poi non aveva detto “il Mio regno non è di questo mondo”?
Bergoglio che accusa tutti da pelagiani ci dice che dobbiamo “costruire” il Regno. Ma il Regno non esiste già? Non dobbiamo cercare di entrarci di vivere nel Regno?
Come lo leggo io per ora, e non è una grande novità, il regno citato (minuscolo) è su questa terra, dunque non è il Regno. BTW, questo è millenarismo.
Per un cattolico solo importa entrare nel Regno, il regno viene in aggiunta.
Non ho parole…
Magari qualche riferimento concreto alla vita dei santi, specie quelli del nostro secolo, ed al loro insegnamento non sarebbe stato male… Avremmo imparato che anche loro hanno avuto problemi e difficolta’. I modelli a noi vicini aiutano e sono di esempio.
E’ presto per un’analisi. Ma una cosa non riesco a capirla. Sostenere che “quando alcuni si rivolgono ai deboli dicendo che con la grazia di Dio tutto e’ possibile, in fondo sono soliti trasmettere l’idea che tutto si può fare con la volontà”, credo che, contrariamente a quanto dice il testo, si voglia far arrivare un messaggio esattamente contrario: che cioe’ la salvezza può venire non da noi ma solamente dal Signore alla cui volontà dobbiamo abbandonarci.
https://cronicasdepapafrancisco.com/2018/04/09/per-bergoglio-dai-cristiani-anonimi-ai-santi-nuovi-anonimi/
@mentelibera
La sola preghiera senza il servizio è una forma si snobbismo nei confronti del prossimo.
E ora che abbiamo la tua conferma su questa idiozia siamo tutti più contenti. Quelli che pensano che si possa essere proficui nel servizio senza l’insostituibile supporto di coloro che dedicano tutta la propria vita alla preghiera sono una sottospecie di pelagiani.
@mariacristina
Ritorno sui miei passi: hai ragione, è una stoccata. Doppia. Apprendo da Sandro Magister che pare Spadaro ha fatto l’esegesi del testo di Francesco:
“Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione”.
Ed ecco che cosa scrive Spadaro, nel fare l’esegesi di questo passaggio:
“Questo è l’ideale ignaziano, infatti, secondo la celebre formula di uno dei suoi primi compagni, il p. Jerónimo Nadal: essere ‘simul in actione contemplativus’. Le alternative quali ‘o Dio o il mondo’ oppure ‘o Dio o il nulla’ sono errate”.
Devo dire che non ho capito una mazza neanche dell’esegesi (evidentemente i gesuiti ormai si sono talmente auto-intossicati con i propri deliri che non sono più in grado di farsi comprendere): non ho idea di cosa diceva Sant’Ignazio, né padre Nadal, ma dal punto di vista logico non vedo come si arriva alla conclusione a partire dalla massima in latino; ma è chiaro che in due righe due menzioni esplicite dei due ultimi titoli del card. Sarah non sono certamente un caso.
io resto dell’idea che il cardinale Sarah non sia stato cacciato solo perchè è …….. nero!
Premetto di aver letto solo i commenti e giusto qualche frase del documento papale: ne ho riportato una serie di perplessità che spero di poter risolvere con calma. In prima battuta però mi stupisce leggere che l’affermazione del papa riguardo alla sola preghiera possa essere considerata da qualcuno come una svalutazione di chi ha fatto una scelta di vita contemplativa. A me sembra invece una precisazione importante e negli scritti dei santi se ne trovano di molto simili. Le prime che mi vengono in mente sono S. Teresa d’Avila e S. Teresa del Bambino Gesù. La prima nel Cammino di perfezione (ma anche in altre sue opere) spiega ricorrendo all’esempio evangelico delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, che non si può essere – o peggio ancora scegliere – di essere solo Maria che sta ai piedi di Gesù ad ascoltarlo e rifiutare di essere come Marta che si occupava di tutto il resto, ma occorre che Marta e Maria vadano a braccetto. Più oltre Teresa affermerà che più si è santi più il Signore chiede “opere e opere”.
Di S. Teresina invece riporto un aneddoto che non ho letto personalmente: quando era maestra delle novizie, ne riprese una che perdeva troppo tempo a “contemplare” la bellezza della natura e non svolgeva il proprio lavoro con solerzia… Alla faccia della sola preghiera!
Se idiozia c’è stata, è quella di chi pensa che in monastero si passa tutto il tempo a pregare mentre fuori si lavora. La vita contemplativa non esclude il lavoro e soprattutto il servizio a favore dei fratelli ed è sbagliato pensare che basti pregare se poi la preghiera non diventa vita vissuta. E questo vale per tutti…
Non mi sembra che San Pio abbia preso l’impastatrice per edificare la Casa Sollievo della Sofferenza…
In effetti se con la preghiera e l’ascesi si contempla Dio, l’anima viene ispirata a sviluppare la missione che l’é stata assegnata.
Prima bisogna liberare il campo dal chiasso, e nel silenzio fare il discernimento per liberarci dai buoni propositi che vengono dal maligno per portarci a non compiere la volontà di Dio, poi man mano che si cresce in preghiera ed in grazia, si sviluppano i carismi e si edifica la Chiesa.
Non esistono scorciatoie per la santità nè un’aurea mediocritas della santità, ma una santità che cresce, altrimenti si perde. Infine la fretta è il peggior nemico della santità.
@ Esdra…
Dio ci vuole santi vero….la meditazione della Parola di Dio, e la preghiera ci trasforma, nella nostra quotidianità, anche lavorando tutto prende un senso molto diverso, non come dice il mondo.
Anche le sofferenze prende un volto, di umiltà perché senza Dio non possiamo essere in pace e sereni.
Buona giornata.
Non ho ancora lette l’intero documento. Se mi permetto di intervenire è perché molti dei commenti mi sembrano da una parte influenzati dal pregiudizio, forse inconscio, che il papa per principio non merita alcuna fiducia, mentre dall’altra mostrano il disagio verso la situazione di trasizione in cui ci troviamo e di cui non sono chiare le prospettive. Mi sembra, infatti, che dal documento emergano certe nuove esigenze che non si possono né squalificare, né riportare, senza un lavoro di illuminata revisione, sempliecemente a certi concetti classici, in se stessi giustissimi, ma bisognosi del necessario approfondimento. Non è compito di questo documento fornire un approfondimento puntuale dei concetti teologici di fondo, ma indubbiamente i problemi in esso sollevati sono di stimolo alla necessaria revisione teologica. Personalmente ho tentato di realizzare questo approfondimento-revisione in un saggio che per il momento è disponibile soltanto onlione. Lo segnalo sottolinenando la necessità di affrontare questa riconsiderazione dei problemi di fondo prima di emettere giudizi che altrimenti rischiano di andare fuori strada. Per questo mi permetto di esortare chi è seriamente impegnato in queste problematiche e ha il tempo e la preparazione per farlo, di leggere il mio saggio, anche se ciò richiede un po’ di tempo. Anche se il mio tentativo non dovesse risultare soddifacente, penso tuttavia che potrebbe servire di stimolo a chi sa fare meglio. Questo è il relativo link:
https://www.ilcattolico.it/catechesi/studi/per-una-teologia-rinnovata-contributo-completo.html
Alla faccia della sola preghiera!
Se idiozia c’è stata, è quella di chi pensa che in monastero si passa tutto il tempo a pregare mentre fuori si lavora. La vita contemplativa non esclude il lavoro e soprattutto il servizio a favore dei fratelli ed è sbagliato pensare che basti pregare se poi la preghiera non diventa vita vissuta. E questo vale per tutti…
No, Luigi, il discorso non va, e non va anche perché c’è un’ambiguità iniziale nel testo papale. Qui nessuno sta mettendo in dubbio che nella maggior parte dei casi – ripeto, nella maggior parte dei casi – dev’esserci un equilibrio tra “ora” et “labora”. Però si tratta di intendersi su due punti: il primo, cos’è quel “labora”, e non è detto affatto che siano opere sociali a favore dei fratelli. Non è detto affatto vuol dire che possono certamente esserlo, ma non esclusivamente: gli ordini monastici puramente contemplativi, e di clausura, evidentemente non possono ricadere in questa cosa. Secondariamente, “ora” et “labora” non sono allo stesso livello: e qui è chiarissimo il Vangelo, con Marta e Maria. Leggete “La forza del silenzio” del card. Sarah e troverete pagine e pagine di sostegno a quello che sto scrivendo.
Quindi, non si può discutere l’argomento tirando fuori questo o quel santo o quell’ordine monastico: perché nessuno critica che ci siano svariati modi di trovare un equilibrio. Il problema è il tono complessivo del documento, che lascia intendere altro, e cioè quello che tu hai detto. D’altronde anche questo è un vecchio tema, che si è insinuato dentro la Chiesa da decenni. Poco tempo fa citai un caso, ed era solo un singolo caso, di un’ordine religioso americano di suore in cui già a fine anni ’60 si introdussero “novità”, in particolare la spinta a uscire dal monastero: in breve l’ordine fu devastato, molte suore tornarono laiche, e molte persero completamente il lume. Una divenne leader LGBT e verso la fine della sua vita rilasciò un’intervista in cui, alla fine, rimpiangeva il fatto che lei aveva cercato una vita contemplativa, le fu negata e fu sbattuta in mezzo al mondo, e alla fine questo fu una causa del suo triste destino. Andatevi a rileggere quell’articolo. Questo non è pregiudizio, sono fatti ben dimostrati figli di un’idea perniciosa.
È evidente che ci sono problemi, anche in passaggi come questo:
Il riassunto della Legge
60. Perché «tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
Viene riportata una citazione di Paolo, che mentre scrive si sta concentrando su una correzione ad una comunità dove “si divorano a vicenda” e quindi viene data enfasi sull’amore reciproco. Ma evidentemente Paolo fa riferimento al pronunciamento originale di Cristo, che è completo:
« Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti »
Il che cambia tutto, perché rimette Dio al centro, e quindi definisce cos’è l’amore per il prossimo, senza lasciare che l’uomo cada nel sentimentalismo.
Come si vede, il punto 60 così riportato dice una cosa falsa. Infatti, nel documento originale è così:
60. Al fine di evitare questo, è bene ricordare spesso che esiste una gerarchia delle virtù, che ci invita a cercare l’essenziale. Il primato appartiene alle virtù teologali, che hanno Dio come oggetto e motivo. E al centro c’è la carità. San Paolo dice che ciò che conta veramente è «la fede che si rende operosa per mezzo della carità» (Gal 5,6). Siamo chiamati a curare attentamente la carità: «Chi ama l’altro ha adempiuto la Legge […] pienezza della Legge infatti è la carità» (Rm 13,8.10). Perché «tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
Così è un po’ meglio, perché si parla di primato di Dio (pur in modo non chiarissimo). Ma la “versione breve” che parla solo di amore per il prossimo non è di Costanza: è della Santa Sede. Perché in questo passaggio la versione breve muta il senso del documento originale (che già non è un capolavoro di chiarezza)?
È ovvio che poi rimane una questione di fondo: queste sono parole, i vescovi e i preti che sviliscono i sacramenti, predicano l’omoeresia, eccetera (la lista è lunga), rimangono al loro posto, anzi, saranno i primi ad esaltare questo documento; non solo, sono ben sostenuti da questo papato, che invece bacchetta quelli che cercano di opporsi a quelle derive. Anche se si pubblicasse un documento perfetto sulla santità, come può essere credibile chi dice una cosa e poi fa l’opposto? Come si può leggere l’enfasi di Francesco, in questo documento e nei suoi commenti, sull’ottavo comandamento, “Non dare falsa testimonianza”, quando uno dei suoi collaboratori, mons. Viganò, ha appena dato di fronte a tutto il mondo una dimostrazione di falsa testimonianza tentando di manipolare addirittura l’insegnamento di un ex Papa, e poi è rimasto di fatto al suo posto, ricevendo anche un elogio sul suo operato da parte di Francesco? Come si fa a leggere il punto 44, a proposito di dubbi, domande e risposte:
44. In realtà, la dottrina, o meglio, la nostra comprensione ed espressione di essa, «non è un sistema chiuso, privo di dinamiche capaci di generare domande, dubbi, interrogativi», e «le domande del nostro popolo, le sue pene, le sue battaglie, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni, possiedono un valore ermeneutico che non possiamo ignorare se vogliamo prendere sul serio il principio dell’incarnazione. Le sue domande ci aiutano a domandarci, i suoi interrogativi ci interrogano»
e poi vedere l’ostinazione con cui il Papa si rifiuta di rispondere ai legittimi dubia dei cardinali, e di tutta una consistente fetta del popolo che attende una risposta?
Il tuo discorso non fa una piega. Condivido in pieno.
Ho letto il documento e ho pensato le stesse cose. Mi hanno soprattutto infastidito le interpolazioni contro chi non la pensa come lui vedi blog critici o addirittura il Cardinal Sarah. Leggerle scritte da un Papa non è molto carino..
Oserei dire che tutto il testo puzza di farisaico. Come al solito misericordia per tutti ma non per i cattolici che dissentono.
Per quanto riguarda la preghiera e l’azione rimando a ciò che disse San Tommaso D’Aquino: “Contemplari et contemplata aliis tradere”. San Domenico fondò il suo Ordine proprio su questo motto. Prima la preghiera, poi e solo poi lo studio e la predicazione. Per il cristianesimo l’azione non deve essere intesa esclusivamente aiuto al povero privo di beni etc. ma anche ai poveri di fede che vivono esistenze senza Dio ai quali annunciare il Vangelo.
Si sta fossilizzando il pensiero che la Carità sia aiutare il povero, il migrante e basta. Ma la prima Carità è annunciare il Vangelo e convertire a Cristo.
“Ma la prima Carità è annunciare il Vangelo…”
Assolutamente!
“… e convertire a Cristo.”
Questa non è opera nostra 😉
Farò fare un comunicato stampa per chiarire ciò che intendevo dicendo “convertire a Cristo” 😉😂
@Luigi, lo sai che questo è il tempo in cui ogni singola frase è soppesata al bilancio (e molto dipende dal contrappeso…).
Quindi aspettiamo il tuo comunicato stampa 🙂
Lo farò fare a Viganò o Spadaro, loro sono bravi per chiarire 😱😂
😂🤣😂🤣😂 😉
Luigi, quello che intendevi con “..convertire s Cristo.” è chiaro come il sole. Non occorrono ulteriori spiegazioni.
@ Fabrizio Giudici…
Ho letto più volte e più volto questo documento, ho cercato di leggere tra le righe, mi sembra che c’è qualcosa di subdolo o sbaglio ??…o forze non capisco più niente ??….
Quando apro la Bibbia a caso, cerco la Sua Luce, credo che solo cosi, trovo serenità e la guida….oggi troppa confusione…poca chiarezza ….
Sbaglio ??
Ciao e buona giornata a te Fabrizio. e a tutti voi.
Esortazione apostolica “Gaudete et exultate” n. 5:
5. Nei processi di beatificazione e canonizzazione si prendono in considerazione i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli.[2] Ricordiamo, ad esempio, la beata Maria Gabriella Sagheddu, che ha offerto la sua vita per l’unità dei cristiani.
Maria Gabriella Saggheddu era una monaca trappista di clausura.
@donmassimol Maria Gabriella Saggheddu era una monaca trappista di clausura.
Bene, ma il documento lo dice? No, non lo dice. E perché non lo dice? Capisce che questa è l’ambiguità a cui mi riferivo sopra? Non si potrà mica dire che il sacrificio di sé fino alla consunzione (la suora morì di tubercolosi) è una forma di “labora”. Uno potrebbe osservare: ma il caso ha voluto che la suora si ammalasse, e un ammalato non può lavorare. Ma il caso non esiste, specialmente in queste circostanze: nel libro di Gaeta, “Le Veggenti”, recensito poco tempo fa da Costanza, si parla proprio di varie mistiche (venerabili, beate o sante) che hanno offerto la propria vita in questo modo: tanto che il sottotitolo è “Le anime-vittima che salvano il mondo”. Questo concetto è spiegato chiaramente nel primo capitolo, che è tutto un susseguirsi di esempi impressionanti, anche più della Sagheddu (perché ci sono state persone che hanno vissuto nelle sofferenze, bloccate nel letto, per decenni). Gaeta sottolinea un fatto chiarissimo: che tutte queste mistiche sono consapevoli – a volte per rivelazione privata – del significato della loro sofferenza, e che quella sofferenza è proposta da Cristo in persona e accettata esplicitamente dalla mistica. Nessuna “forza maggiore”, dunque, ma una scelta consapevole. Riporto un passaggio non dal libro, per convenienza personale (ho un documento elettronico), su Madre Mariana de Jesus Torres:
[M]ente stava pregando nel coro del suo convento davanti al Santissimo Sacramento, udì un rombo terrificante e improvvisamente vide la chiesa avvolta da un fitta oscurità.[…]. Mariana allora sentì una voce: “Il Castigo è per il ventesimo secolo”. Vide tre spade, ciascuna riportava un’iscrizione. Sulla prima era scritto: “Punirò l’eresia“; sulla seconda: “Punirò l’empietà“; sulla terza: “Punirò l’impurità“. Allora la Madonna disse a Mariana: “Figlia mia, vuoi sacrificarti per queste persone?“, “Sono pronta” rispose prontamente la giovane suora. In quel momento le tre spade trafissero il suo cuore facendola morire. La mattina seguente le sue consorelle trovarono il suo corpo ormai freddo riverso per terra nel coro. La sua morte venne confermata anche dal dottor Don Sancho e da un frate francescano. Mariana dopo essere morta comparve dinanzi al Signore per essere giudicata, ma in lei non fu trovato alcun peccato. Gesù le chiese se voleva accettare di tornare sulla terra per espiare per gli uomini del ventesimo secolo; Suor Mariana accettò e venne rimandata sulla terra per compiere la sua missione, e per questo per tutta la sua esistenza terrena il Signore non le risparmiò alcuna sofferenza.
Quindi qui affermo perentoriamente, e smentitemi se avete argomenti: non si possono far rientare queste cose sotto il termine “labora”.
Secondo punto. Però non tutte le monache di clausura e gli eremiti vivono sofferenze eclatanti di questo tipo (cioè: certamente ci sono molti più esempi silenziosi di quanti noi poi veniamo a conoscenza, ma non è possibile certo pensare che sono tutti così). Dobbiamo dedurre che se non è presente questa forma di sacrificio estremo la clausura è inutile? Sarebbe persin contraddittorio nello stesso documento di Francesco: perché quando parla di “santità della porta accanto” giustamente fa presente che ci si può santificare anche in modi “normali”, non necessariamente eclatanti. Vero. Ma non sarebbe vero per chi sceglie la vita contemplativa? La vita contemplativa o è eclatante, oppure è inutile?
E poi il punto più importante:
26. Non è sano amare il silenzio ed evitare l’incontro con l’altro, desiderare il riposo e respingere l’attività, ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può essere accettato e integrato come parte della propria esistenza in questo mondo, ed entra a far parte del cammino di santificazione. Siamo chiamati a vivere la contemplazione anche in mezzo all’azione, e ci santifichiamo nell’esercizio responsabile e generoso della nostra missione.
Qui intanto l’ambiguità gronda in ogni virgola. Da un lato si scrive “tutto può essere accettato” (vedi sopra), e però bisognerebbe capire cosa vuol dire quel “tutto”: Papa Francesco ha già detto che vede la santificazione nelle convivenze fuori dal matrimonio e approva giornalmente persone che opportune ed importune affermano che nelle relazioni (non caste) omosessuali ci sono elementi di santità. Dunque, queste cose andrebbero bene: ma in realtà quel “tutto” non è poi tutto, perché scrive un’affermazione apodittica “Non è sano” (è un’affermazione fortissima, perché è di fatto un comando: sono cose che non si devono fare, perché solo uno stolto farebbe cose non sane) dedicata a chi “ama il silenzio”, “evita l’incontro con gli altri”, “ricerca la preghiera”; nella frase, oltretutto, ci sono malevole allusioni, perché se le espressioni precedenti si riferiscono correttamente alla clausura, è calunnioso invece associarla a cose come “desiderare il riposo” (leggetevi la terza parte del libro “Forza del Silenzio”, dove il card. Sarah dialoga con il superiore dei cappuccini, che descrive la vita nel monastero: fatta anche di preghiere nel cuore della notte, tra un sonno e l’altro, proprio a sfidare la stanchezza: altro che riposo!).
… il superiore dei CERTOSINI…
@Fabrizio Giudici et al.
[OT] Mariana allora sentì una voce: “Il Castigo è per il ventesimo secolo”.
Mi colpisce molto questa consuetudine, che in molte rivelazioni private viene menzionato spesso il “Ventesimo secolo“.
Come considerate questi apparenti “sbagli”? Eppure il Ventesimo Secolo è passato senza apparenti “grosse punizioni”, diverse da quelle che sono state in tutti gli anni passati.
Considerando anche che l’empietà ,l’impudicizia e l’eresia sono “scoppiate” tardi, dagli anni ’60, anche all’interno della Chiesa.
Oppure è da considerarsi il culmine di questa “Punizione”, i fatti di Fatima?
Non so se avete letto i messaggi che la Madonna avrebbe affidato alla piccola Jessica Gregori (Civitavecchia), ad un certo punto si parla di “guerra nucleare”! Da questo io inizialmente credevo fossero messaggi non veritieri, ma basta guardare agli avvenimenti degli ultimi mesi per capire come fossero quanto mai attuali !
Bisognerebbe avere la perfetta conoscenza di quanto e quali punizioni siano poi state evitate o mitigate grazie proprio all’intercessioni-offerta di quei “pochi” (e talvolta sconosciuti o semi-sconosciuti) a cui Dio a chiesto sacrifici o che hanno “autonomamente” (ma sempre dalla Grazia ispirati) offerto vita preghiera e sacrifici come “oblazione”.
D’altronde la Scrittura e densa di simili avvenimenti e Figure che hanno mitigato l’ “ira di Dio”.
In realtà tutte Figure che rimandano all’intercessore per eccellenza: Gesù Cristo.
Bisognerebbe avere la perfetta conoscenza di quanto e quali punizioni siano poi state evitate o mitigate grazie proprio all’intercessioni-offerta di quei “pochi”
Questa mi sembra una spiegazione plausibile.
Grazie.
Però aggiungo, anche in considerazione a quanto detto da Fabrizio più sotto: il mondo si è emendato? Ha fatto tesoro dei propri sbagli? La risposta non può che essere NO, anzi persevera negli errori, trascinando con sè persino la Chiesa.
Credo quindi che la tua risposta sia giusta, ma non “esaustiva”.
Non poteva e non voleva esserlo…
Certamente il mondo non appare incamminato su una strada di conversione ma di ulteriore perversione e come già osservato da molti, parti della Chiesa sembrano essere vittime Delle tenebre più che portatrici di Luce.
Vi sarà un “colmo”?
Come interverrà Dio?
La lettura dell’Apocalisse dice molte cose… Attualizzarla, leggerne i segni oggi è possibile, ma impresa ardua giacché altri tempi hanno preceduto questo in cui si sarebbe potuta intravedere la “fine del mondo”…
Io certamente non mi lancio in profezie.
Certo è, credo si possa dirlo, che la Chiesa “sana”, fedele al Suo Signore e alla Sua Parola, avrà come Corpo Mistico di Cristo, da ripercorrere i passi del Suo Salvatore, verosimilmente sino alla morte e alla morte di croce.
A Dio il resto…
@ Bariom..
D’altronde la Scrittura e densa di simili avvenimenti e Figure che hanno mitigato l’ “ira di Dio”.
In realtà tutte Figure che rimandano all’intercessore per eccellenza: Gesù Cristo.
Concordo…..E solo Dio Creatore sceglie le anime per mitigare il male da riparare in questo mondo, un fuoco che brucia e purifica ….un Fuoco D’Amore.. che è Dio
.ma nel nostro piccolo nulla impedisce la nostra partecipazione, con la Sua grazia …
Buona notte.
«Bene, ma il documento lo dice? No, non lo dice». Chi legge può valutare la serietà di questo argomento.
Esortazione apostolica “Gaudete et exultate” n. 8:
8. Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri
di quel popolo che «partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva
testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità».[5] Pensiamo, come ci
suggerisce santa Teresa Benedetta della Croce, che mediante molti di loro si costruisce la vera
storia: «Nella notte più oscura sorgono i più grandi profeti e i santi. Tuttavia, la corrente vivificante
della vita mistica rimane invisibile. Sicuramente gli avvenimenti decisivi della storia del mondo
sono stati essenzialmente influenzati da anime sulle quali nulla viene detto nei libri di storia. E
quali siano le anime che dobbiamo ringraziare per gli avvenimenti decisivi della nostra vita
personale, è qualcosa che sapremo soltanto nel giorno in cui tutto ciò che è nascosto sarà
svelato»
Non lo dice. Uno potrebbe vvolendo anche leggerlo, ma non lo dice.
«Bene, ma il documento lo dice? No, non lo dice». Chi legge può valutare la serietà di questo argomento.
Chi legge può vautare che la sua risposta non è soddisfacente; in realtà non si può neanche considerare una risposta.
1. Evidentemente il documento, come ho affermato, non dice che Maria Gabriella Saggheddu fosse una monaca di clausura, perché la sua risposta non smentisce la mia osservazione. Io ho completato solo una lettura veloce del documento integrale e devo rileggerlo; potrebbe essermi sfuggito qualcosa; ma, allo stato attuale, non ho trovato una riga di apprezzamento esplicito per la clausura. Sarò lieto di essere smentito (rimarrebbero però i punti successivi).
2. Il paragrafo da lei citato sostiene che ci sono tantissimi santi nell’ombra: benissimo, è scritto anche nella mia risposta di prima, ma non viene affatto affrontato il problema della vita contemplativa. Infatti esistono tantissimi santi attivi che operano nell’ombra. Che abbiano influenzato la nostra vita si può far alludere a legami puramente spirituali, ma non necessariamente, perché non c’è dubbio che molti santi attivi hanno lavorato e poi noi ci ritroviamo con la vita cambiata grazie al loro operato (basta pensare a chissà quanti bravi preti di una volta hanno lavorato negli oratori, e magari hanno educato i nostri avi). “Nell’ombra”, dunque, non può lasciar intendere in alcun modo che quell’apprezzamento sia rivolto ad attività di contemplazione e preghiera pure.
3. Quel “non è sano” del paragrafo 26 rimane un’affermazione apodittica, di cui ho segnalato vari problemi. Il suo senso in contrasto alla vita contemplativa è pure reso esplicito dal commento di padre Spadaro, già segnalato. Se in altre parti del documento ci fossero pure delle valutazioni che la contraddicono, il problema sarebbero per l’appunto le contraddizioni: cosa che ho già scritto essere presenti già all’interno del paragrafo 26. Non trovo spiegazioni a proposito nella sua risposta. E sappiamo che il tema delle contraddizioni, mai risolte nonostante le incessanti richieste, è tipico di questo pontificato, visto che la Chiesa universale si sta spaccando su una nota a piè di pagina, così come all’epoca dell’arianesimo si spaccò su uno iota. San Pio X insegnava, nella sua “Pascendi”, che le contraddizioni sono un aspetto tipico dei modernisti: che scrivono cose bellissime in una pagina, e eresie nella successiva.
A riprova che gli argomenti che ho esposto sono assolutamente seri e fondati, nel frattempo è uscito un editoriale de LNBQ, dove immagino il documento sia stato letto con opportuna cura, da persone con infinita più cultura ed esperienza di me, e sono state messe in evidenza proprio quelle criticità:
http://www.lanuovabq.it/it/non-ce-azione-buona-senza-preghiera
Con Gaudete ed Exsultate si vuole dunque introdurre qualcosa di nuovo, porre un accento nuovo, sicuramente in linea con i temi ormai noti di questo pontificato. Dire “nuovo” in realtà sembra azzardato perché chi ha vissuto gli anni ’70 del XX secolo non può non ritrovare qui l’eco di una certa teologia politica allora di moda, il cui esito era che «Non basta più pregare», come diceva il titolo di un famoso film cileno del 1971. Era la storia di un prete che a contatto con l’estrema povertà pian piano si converte alla battaglia per la giustizia sociale. Oggi la terminologia è in parte cambiata ma in Gaudete et Exsultate, pur senza dimenticare la preghiera, è chiarissimo il primato dell’azione, che arriva fino all’incomprensione per la vita contemplativa: [segue il paragrafo 26 che ho sopra riportato]
Nota a margine: si ripropone la consueta dinamica. Esce un documento ambiguo; le prime reazioni includono due categorie: quelli che approvano il documento nell’interpretazione problematica (p.es. in questo caso mentelibera e Luigi I.) e quelli che fanno presente che ci sono problemi. Poi compaiono quelli che dicono che non ci sono problemi, ma invece di rivolgersi ai commentatori più problematici (ovvero la prima categoria, ai quali dovrebbero evidentemente dire che si sbagliano di grosso) ingaggiano una discussione solo con i secondi. Come mai?
Bisognerebbe avere la perfetta conoscenza di quanto e quali punizioni siano poi state evitate o mitigate grazie proprio all’intercessioni-offerta di quei “pochi”
D’accordissimo. Infatti, quando uno prega e poi apparentemente non ottiene nulla, a parte la prima osservazione necessaria, che forse non ha pregato bene, dovrebbe chiedersi: ma non è che le cose sarebbero andate peggio se non avessi pregato? E questo vale a livello personale e comunitario.
Mi limito a far presente che Santa teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, era una carmelitana di clausura. So che mi risponderai che il documento questo non lo dice – come se non lo sapessero tutti! Ad ogni modo non risponderò più. Ci rinuncio!
@Kosmo Però aggiungo, anche in considerazione a quanto detto da Fabrizio più sotto: il mondo si è emendato? Ha fatto tesoro dei propri sbagli? La risposta non può che essere NO, anzi persevera negli errori, trascinando con sè persino la Chiesa. Credo quindi che la tua risposta sia giusta, ma non “esaustiva”.
Le punizioni divine non sono scontate né nei tempi né nei modi, visto che sono paventate con lo scopo, come tu dici, di reagire, convertirsi ed evitarle. Ma non è un gioco bianco e nero; cioè, non è che o si scatena il diluvio universale o non succede niente; può essere che la parte di umanità che si converte e prega riesca solo a ritardarle e a ridurle. Per esempio, è stata scongiurata una catastrofe nella Guerra Fredda; però poi ci siamo illusi che eravamo bravi così, che la storia si era fermata, e non abbiamo lavorato allo sviluppo successivo che era l’individualismo edonistico (eppure GPII ci aveva messo in guardia). Ora, come giustamente affermi, pare che i pericoli che sembravano essere stati superati si ripresentino. Come i sette spiriti nella parabola, che si associano a quello inizialmente scacciato dall’anima dell’indemoniato, ma poi ci rientrano dentro perché nel frattempo non è stata riempita dallo Spirito Santo.
Sono utili alcuni scambi di commenti in un post di fine 2015:
costanzamiriano.com / 2015/11/16/difenderemo-i-nostri-valori-gia-ma-quali-valori/
Per esempio cinzia segnalò:
Mi sembra interessante e condivido l’analisi di Paola de Lillo http://www.lamadredellachiesa.it / se-luigi-xiv-avesse-consacrato-la-francia-al-s-cuore-di-gesu-forse-oggi-non-piangeremmo-i-loro-morti-e-non-temeremmo-di-dover-piangere-anche-i-nostri/
Paola de Lillo ha scritto su molte apparizioni mariane (incluso quelle che coinvolsero Madre Mariana de Jesus Torres) e in quel frangente rispose ad alcune domande di lettori. Io chiesi come mai, dopo una “raffica” di avvertimenti pubblici nelle mariofanie, che chiedevano insistentemente atti di consacrazione, non fossero più comparse richieste nonostante non fossero state esaudite completamente e la situazione peggiorasse continuamente.
[N]on si è perso nulla, non ci sono altre richieste “dal Cielo” a livello comunitario.
L’aver accettato passivamente che dalla carta costituzionale europea fosse esclusa l’unica vera matrice comune a tutti gli Stati Membri, cioé il cristianesimo, fa sì che anche Nostro Signore si sia arreso alla nostra durezza di cuore.
Non creda a profezie di sciagure farlocche, a messaggi terroristici che non attengono alla tradizione mariana ma sono solo frutto inganno, anche se inconsapevole, da parte di “veggenti” improponibili.
Per comprendere correttamente quel “si sia arreso” va aggiunto questo pezzo:
La mia era una battuta, Dio ha più pazienza di quella che abbiamo noi.
Io interpreto così: la punizione non può più essere scansata, perché abbiamo passato il punto di non ritorno, i popoli hanno approvato il rifiuto di Dio nelle strutture di governo terreno e ora inneggiano allo stravolgimento della Chiesa. Da quel 2015 sono state fatte anche altre cose clamorose e anticristiche. D’altronde credo che la punizione sia già iniziata, perché non concepisco punizione peggiore dell’avere una Chiesa gerarchica che non guida più i fedeli sulla retta via. Questo è peggio di ogni catastrofe immaginabile. Quando nell’Apocalisse si parla di sconvolgimenti e parti consistenti dell’umanità che periscono, vengono subito in mente guerre e pestilenze; effettivamente queste accadono, però non è detto che tutti quei morti poi perdano anche la propria anima (molti potrebbero salvarsi all’ultimo, e poi sappiamo che le torri cadono addosso anche ai giusti, quindi molti di quei morti sono giusti). Se invece quel “perire” si riferisce alle anime, beh, è molto peggio. Anche la terza visione di Fatima, dai più è stata interpretata come la conseguenza di una guerra; ma se fosse invece la morte spirituale di grandi parti dei fedeli e del clero?
In ogni caso non ci stiamo facendo mancare niente neanche sul piano terreno: dalle minacce di guerra a quelle di crisi finanziarie. Siamo ancora in grado di limitare i danni, sempre che ci sia un piccolo gregge sufficientemente grande e fedele e che possa pregare efficacemente. Ci sarà?
Ritorno su “Le veggenti” di Gaeta e riporto quanto pubblicò Costanza un mese fa:
In sostanza, il primo passaggio sarà un Avvertimento, che Dio offrirà agli uomini in un prossimo futuro, e che metterà tutti a nudo dinanzi alla propria coscienza, in un estremo appello per la conversione dei cuori. Successivamente avverrà un Miracolo che, per quanti si renderanno disponibili a coglierne il significato, risulterà senza alcun dubbio di origine soprannaturale. E che sarà accompagnato da Segni indistruttibili e perenni, che potranno essere visti da chiunque: ciò nonostante, in una modalità umanamente misteriosa, chi a tutti i costi non vorrà credere resterà nella possibilità di farlo, senza che il “libero arbitrio”, cioè la capacità personale di scegliere senza impedimenti, sia in alcun modo violato. […] E, se proprio tutto ciò con riuscirà a stimolare un ravvedimento globale, la conclusione sarà il disvelamento di una sequenza di drammatici Segreti, fino al […] Castigo […].
Mi sono permesso di eliminare alcuni passaggi (comunque recuperabili facilmente) che vanno troppo nei dettagli – non ha senso parlarne qui ed ora, spesso questi dettagli diventano oggetto di curiosità morbosa ed inutile, in quanto distolgono l’attenzione dal senso principale. Personalmente sono rimasto sorpreso da questa tripletta Avvertimento-Segno-Castigo, perché non ne avevo mai sentito parlare prima, ma non è possibile non citarla se ci ri riferisce a quel libro. Ma ripeto, al di là dei dettagli, il senso è chiaro.
[Dopodiché devo staccarmi fino a stasera.]
Non perdiamo tempo su quel che il documento non dice. Concentriamoci su quel che il documento dice. E cioe’, in sintesi, che privilegiare il silenzio la clausura la contemplazione come “ adorazione di Dio” e la preghiera come intercessione per le anime , o cercare con l’ ascesi e la penitenza di mortificare il propio ego, o cercare col distacco dalle passioni quel vuoto interiore secondo cui secondo i mistici c’ e’ bisogno per fare spazio a Dio, non e’ piu’ la via maestra per
Avvicinarsi ad una vita Santa. Cioe’ tutti i consigli della spiritualita’ monastica soprattutto orientale, la Santa Scala per avvicinarsi a Dio , non sono piu’ consigliati.
La via maestra per la santita’ secondo questa Esortazione Apostolica e’ salvare i corpi , mTerialmente, e’ la carita’ materiale,sono le opere di misericordia corporale. Si’ da’ cosi’ la priorita’ alla materia piuttosto che allo spirito.
Gli antichi eremiti a cominciare da San Antonio Abate che si ritirarono in isolamento e fecero opere di ascesi personale, sarebbero dunque meno santi di chi fa “ volontariato” dei partecipanti alle varie ong, dei volontari di Save the chiederne, dell’ Unicef, dei preti operai, di chi da’ pane agli affamati.
Ma e’ proprio cosi’? Me lo chiedo e ve lo chiedo. La santita’ Si misura sul metro delle opere di misericordia corporale o su altro metro? Non e’ ben chiaro da questa Esortazione Apostolica ma sembra proprio che contemplazione , liturgia e ascesi siano meno importanti dell’ accoglienza ai migranti o della lavanda dei piedi ai musulmani.
“171. Anche se il Signore ci parla in modi assai diversi durante il nostro lavoro, attraverso gli altri e in ogni momento, non è possibile prescindere dal silenzio della preghiera prolungata per percepire meglio quel linguaggio, per interpretare il significato reale delle ispirazioni.”
Cioe’ tutti i consigli della spiritualita’ monastica soprattutto orientale
Non c’è dubbio che da quelle parti sono venuti molti stimoli, ma è sempre stata una pratica della Chiesa tutta, messa in discussione così aspra solo negli ultimi decenni. Praticamente basta aprire a caso “La Forza del Silenzio”, che contiene moltissime citazioni, e se ne trovano prove.
Sant’Agostino:
“Chi non guarderà con ammirazione e non esalterà quegli uomini che, disprezzate [ndr. ue’: “disprezzate”!] e abbandonate le seduzioni di questo mondo, radunati in una vita comune castissima e santissima, dedicano il proprio tempo a pregare, leggere e discutere? Non gonfi di superbia [ndr. Agostino deve aver avuto una premonizione di mentelibera e della sua accusa di “snobismo”] … ma modesti, riservati, sereni, offrono a Dio… una vita di intima unione…
Oppure GPII:
Nel ritiro dei monasteri e nella solitudine delle celle, pazientemente e silenziosamente, i certosini tessono la veste nuziale della Chiesa.
Oppure BXVI, nella prefazione del libro, che apprezza un passaggio del cardinale:
“Può accadere che un sacerdote buono e pio, una volta elevato alla dignità episcopale, cada presto nella mediocrità e nella preoccupazione per le cose temporali. Gravato in tal modo dal peso degli uffici a lui affidati, mosso dall’ansia di piacere, preoccupato per il suo potere, la sua autorità e le necessità materiali del suo ufficio, a poco a poco si sfinisce”
Fuori dal libro, in un articolo recente, Madre Teresa di Calcutta (una che di azione se ne intendeva, diamine!):
Riferendosi a una occasione quando egli era ancora prete, monsignor Comastri [che, giovane prete, aveva insistito per incontrare la suora durante una visita a Roma] ricorda: «[Madre Teresa] Mi guardò con due occhi limpidi e penetranti. Poi mi chiese: “Quante ore preghi ogni giorno?”. Rimasi sorpreso da una simile domanda e provai a difendermi dicendo: “Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?”. Madre Teresa mi prese le mani: “Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega”. Ci siamo rivisti tante altre volte, ma ogni azione e decisione di Madre Teresa dipendeva dalla preghiera: “Pregando, Dio mi mette il suo amore nel cuore, e così posso amare i poveri”».
Se volevano aggiungere al carico di prove già molto pesante che questo pontificato è in rottura con il passato, inclusi i due papi precedenti, non potevano far di meglio. Questa mancanza di comprensione per i fondamentali, come il primato della preghiera e della contemplazione sull’azione, spiega davvero molte cose.
Dall’esortazione apostolica “Gaudete et exultate”:
147. Infine, malgrado sembri ovvio, ricordiamo che la santità è fatta di apertura abituale alla
trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione. Il santo è una persona dallo spirito
orante, che ha bisogno di comunicare con Dio. E’ uno che non sopporta di soffocare
nell’immanenza chiusa di questo mondo, e in mezzo ai suoi sforzi e al suo donarsi sospira per
Dio, esce da sé nella lode e allarga i propri confini nella contemplazione del Signore. Non credo
nella santità senza preghiera, anche se non si tratta necessariamente di lunghi momenti o di
sentimenti intensi.
148. San Giovanni della Croce raccomandava di «procurare di stare sempre alla presenza di Dio,
sia essa reale o immaginaria o unitiva, per quanto lo comporti l’attività».[109] In fondo è il
desiderio di Dio che non può fare a meno di manifestarsi in qualche modo attraverso la nostra vita
quotidiana: «Sia assiduo all’orazione senza tralasciarla neppure in mezzo alle occupazioni
esteriori. Sia che mangi o beva, sia che parli o tratti con i secolari o faccia qualche altra cosa,
desideri sempre Dio tenendo in Lui l’affetto del cuore».[110]
149. Ciò nonostante, perché questo sia possibile, sono necessari anche alcuni momenti dedicati
solo a Dio, in solitudine con Lui. Per santa Teresa d’Avila la preghiera è «un intimo rapporto di
amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere
amati».[111] Vorrei insistere sul fatto che questo non è solo per pochi privilegiati, ma per tutti,
perché «abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata».[112] La preghiera
fiduciosa è una risposta del cuore che si apre a Dio a tu per tu, dove si fanno tacere tutte le voci
per ascoltare la soave voce del Signore che risuona nel silenzio.
150. In tale silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci
propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto “decorazioni” che,
invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno. Per ogni
discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre. Se
non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente.
151. Ricordiamo che «è la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la
nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato. Non
dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo».[113] Dunque mi permetto di chiederti:
ci sono momenti in cui ti poni alla sua presenza in silenzio, rimani con Lui senza fretta, e ti lasci
guardare da Lui? Lasci che il suo fuoco infiammi il tuo cuore? Se non permetti che Lui alimenti in
esso il calore dell’amore e della tenerezza, non avrai fuoco, e così come potrai infiammare il cuore
degli altri con la tua testimonianza e le tue parole? E se davanti al volto di Cristo ancora non riesci
a lasciarti guarire e trasformare, allora penetra nelle viscere del Signore, entra nelle sue piaghe,
perché lì ha sede la misericordia divina.[114]
152. Prego tuttavia che non intendiamo il silenzio orante come un’evasione che nega il mondo
intorno a noi. Il “pellegrino russo”, che camminava in preghiera continua, racconta che quella
preghiera non lo separava dalla realtà esterna: «Se mi capitava di incontrare qualcuno, tutte
quelle persone senza distinzione mi parevano altrettanto amabili che se fossero state della mia
famiglia. […] Non solo sentivo questa luce dentro la mia anima, ma anche il mondo esterno mi
appariva bellissimo e incantevole».[115]
153. Nemmeno la storia scompare. La preghiera, proprio perché si nutre del dono di Dio che si
riversa nella nostra vita, dovrebbe essere sempre ricca di memoria. La memoria delle opere di Dio
è alla base dell’esperienza dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Se Dio ha voluto entrare nella
storia, la preghiera è intessuta di ricordi. Non solo del ricordo della Parola rivelata, bensì anche
della propria vita, della vita degli altri, di ciò che il Signore ha fatto nella sua Chiesa. E’ la memoria
grata di cui pure parla sant’Ignazio di Loyola nella sua «Contemplazione per raggiungere
l’amore»,[116] quando ci chiede di riportare alla memoria tutti i benefici che abbiamo ricevuto dal
Signore. Guarda la tua storia quando preghi e in essa troverai tanta misericordia. Nello stesso
tempo questo alimenterà la tua consapevolezza del fatto che il Signore ti tiene nella sua memoria
e non ti dimentica mai. Di conseguenza ha senso chiedergli di illuminare persino i piccoli dettagli
della tua esistenza, che a Lui non sfuggono.
154. La supplica è espressione del cuore che confida in Dio, che sa che non può farcela da solo.
Nella vita del popolo fedele di Dio troviamo molte suppliche piene di tenerezza credente e di
profonda fiducia. Non togliamo valore alla preghiera di domanda, che tante volte ci rasserena il
cuore e ci aiuta ad andare avanti lottando con speranza. La supplica di intercessione ha un valore
particolare, perché è un atto di fiducia in Dio e insieme un’espressione di amore al prossimo.
Alcuni, per pregiudizi spiritualisti, pensano che la preghiera dovrebbe essere una pura
contemplazione di Dio, senza distrazioni, come se i nomi e i volti dei fratelli fossero un disturbo da
evitare. Al contrario, la realtà è che la preghiera sarà più gradita a Dio e più santificatrice se in
essa, con l’intercessione, cerchiamo di vivere il duplice comandamento che ci ha lasciato Gesù.
L’intercessione esprime l’impegno fraterno con gli altri quando in essa siamo capaci di includere la
vita degli altri, le loro angosce più sconvolgenti e i loro sogni più belli. Di chi si dedica
generosamente a intercedere si può dire con le parole bibliche: «Questi è l’amico dei suoi fratelli,
che prega molto per il popolo» (2 Mac 15,14).
155. Se veramente riconosciamo che Dio esiste, non possiamo fare a meno di adorarlo, a volte in
un silenzio colmo di ammirazione, o di cantare a Lui con lode festosa. Così esprimiamo ciò che
viveva il beato Charles de Foucauld quando disse: «Appena credetti che c’era un Dio, compresi
che non potevo fare altrimenti che vivere solo per Lui».[117] Anche nella vita del popolo
pellegrinante ci sono molti gesti semplici di pura adorazione, come ad esempio quando «lo
sguardo del pellegrino si posa su un’immagine che simboleggia la tenerezza e la vicinanza di Dio.
L’amore si ferma, contempla il mistero, lo gusta in silenzio».[118]
156. La lettura orante della Parola di Dio, più dolce del miele (cfr Sal 119,103) e «spada a doppio
taglio» (Eb 4,12) ci permette di rimanere in ascolto del Maestro affinché sia lampada per i nostri
passi, luce sul nostro cammino (cfr Sal 119,105). Come ci hanno ben ricordato i Vescovi dell’India,
«la devozione alla Parola di Dio non è solo una delle tante devozioni, una cosa bella ma
facoltativa. Appartiene al cuore e all’identità stessa della vita cristiana. La Parola ha in sé la forza
per trasformare la vita».[119]
157. L’incontro con Gesù nelle Scritture ci conduce all’Eucaristia, dove la stessa Parola raggiunge
la sua massima efficacia, perché è presenza reale di Colui che è Parola vivente. Lì l’unico
Assoluto riceve la più grande adorazione che si possa dargli in questo mondo, perché è Cristo
stesso che si offre. E quando lo riceviamo nella comunione, rinnoviamo la nostra alleanza con Lui
e gli permettiamo di realizzare sempre più la sua azione trasformante.
Don Massimo, abbia pazienza: io le ho già fatto presente che un punto problematico è il paragrafo 26 e l’ambiguità di tutto il documento, che dice una volta bianco e due righe sotto nero. Le osservazioni de LNBQ sono molto chiare e ovviamente sorpassano in qualità le mie.
Ora, non prendiamoci tutti in giro come se questi cinque anni fossero passati invano: alla noia, ma veramente alla noia, è stato ripetuto per mesi, mesi e mesi che Francesco non avesse alcuna intenzione di dare la comunione ai c.d. divorziati risposati, nonostante la famigerata nota a piè di pagina. È tutto rimasto scritto: eppure, dopo un tormentone che a suo modo è già una croce che abbiamo dobbiamo caricarci, alla fine si è dimostrato quello che era ovvio sin dall’inizio e chi aveva ragione (oltretutto, vescovi e preti di tutto il mondo brandiscono l’Amoris Laetitia per benedire coppie omosessuali, eccetera, e corrompere i giovani). È tutto scritto e documentato e ce n’è una nuova ogni giorno (vedasi p.es.la coppia gay che fa capolino nel catechismo per bambini). Ora dovremmo far finta di niente e ricominciare tutto daccapo? Nel mentre qualche solerte vescovo imbraccerà questo nuovo documento come un mitra per andare a devastare un po’ di ordini religiosi (come se già poi questa devastazione non fosse già iniziata)? Faccia lei. Io preferisco testimoniare le cose come stanno.
Errare è umano, perseverare è diabolico. Leone XIII, credo, diceva che alla fine i buoni che non reagiscono al male facendo finta di niente sono peggio dei malvagi che lo compiono attivamente.
141. La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. Così lo rispecchiano
alcune comunità sante. In varie occasioni la Chiesa ha canonizzato intere comunità che hanno
vissuto eroicamente il Vangelo o che hanno offerto a Dio la vita di tutti i loro membri. Pensiamo,
ad esempio, ai sette santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, alle sette beate religiose del
primo monastero della Visitazione di Madrid, a san Paolo Miki e compagni martiri in Giappone, a
sant’Andrea Taegon e compagni martiri in Corea, ai santi Rocco Gonzáles e Alfonso Rodríguez e
compagni martiri in Sud America. Ricordiamo anche la recente testimonianza dei monaci trappisti
di Tibhirine (Algeria), che si sono preparati insieme al martirio. Allo stesso modo ci sono molte
coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento per la santificazione dell’altro.
Vivere e lavorare con altri è senza dubbio una via di crescita spirituale. San Giovanni della Croce
diceva a un discepolo: stai vivendo con altri «perché ti lavorino e ti esercitino nella virtù».[104]
142. La comunità è chiamata a creare quello «spazio teologale in cui si può sperimentare la
mistica presenza del Signore risorto».[105] Condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia
ci rende più fratelli e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria.
So che mi risponderai che il documento questo non lo dice – come se non lo sapessero tutti! Ad ogni modo non risponderò più. Ci rinuncio!
Avevo previsto entrambe le risposte. Rispetto la sua volontà di non rispondere. Però, agli altri, non posso non esternare alcune osservazioni: se una cosa la sanno tutti, è inutile scriverci un documento pontificio sopra. Viceversa, se si scrive un documento vuol dire che c’è qualcosa da dire.
Inoltre, io ho i miei dubbi che “tutti” sappiano sia dell’una che dell’altra: non solo che erano di clausura, ma che erano sante, anzi, francamente dubito persino che molti sapessero della loro esistenza. Credo che se facessimo un sondaggio chiedendo ai cattolici di elencare i nomi dei Dodici Apostoli ci sarebbe a ridere (o meglio, da piangere). Ora, è vero che basta cercare, praticamente tutti hanno internet: allora bastava un tweet “Per diventare santi” e metterci dentro una serie di hashtag con un po’ di nomi; poi la gente se li andava a cercare…
“Chiesa docente” una volta aveva un significato ben preciso.
Sono il primo a dire che questo pontificato insiste un po’ troppo sulla questione migranti (che sono prima di tutto questioni di politica estera e interna), ma non bisogna vedere il male in ogni documento che viene scritto, alcune delle critiche mi sembrano esagerate.
E poi non è vero che le suore di clausura stanno soltanto a pregare, ce ne sono molte che senza uscire dal parlatorio aiutano persone in situazioni dolorose con la parola e il consiglio frutto della loro ascesi personale. E quelle che non vanno nemmeno in parlatorio, ispirano le altre sorelle con la loro testimonianza di vita. Quindi le persone che vivono in clausura agiscono pure sul piano “sociale”, e non mi pare che questa esortazione voglia stigmatizzarle.
Mi sembra che hai perfettamente ragione. Purtroppo alcuni parlano per partito preso e lo dimostrano ad ogni passo. È ovvio che con chi parla per partito preso è inutile ragionare. A mio giudizio nell’esortazione vi è una certa tensione tra esigenze apparentemente disparate, ma entrambe legittime. Ciò di cui si sente il bisogno è una sintesi che sappia raccoglierle e armonizzarle. Questo è compito della teologia. Ora a me sembra che i critici per partito preso pretendono di risolvere la tensione con concetti teologici antiquati. Attenzione: ho detto “antiquati” e non “antichi”. Infatti la ricchezza della dottrina dei Padri della Chiesa spesso è stata irrigidita da certe schematizzazioni riduttive, e a mio giudizio queste oggi risultano antiquate, mentre un ritorno alla ricchezza dei Padri antichi è tutt’altra cosa. Oggi si sente il bisogno di una nuova sintesi, di una teologia rinnovata – rinnovata, non rivoluzionaria – che, rifacendosi alla sapienza dei Padri, superi certi schemi antiquati e sappia accogliere le giuste ragioni delle nuove esigenze, senza scartarle per principio, armonizzandole con la saggezza antica riportata in tutto il suo splendore. A me sembra che questa esortazione, che nell’insieme è molto positiva, se pure con le tensioni che ho detto, ci sproni a questo rinnovamento teologico. Personalmente ho fatto un tentativo per realizzare questa nuova sintesi – o almeno di contribuire ad essa – rispondente alle inderogabili esigenze del nostro tempo. L’avevo già segnalata e ora di nuovo riporto qui il relativo link:
https://www.ilcattolico.it/catechesi/studi/per-una-teologia-rinnovata-contributo-completo.html
È abbastanza estesa ed è una lettura impegnativa, ma penso che possa essere utile a ricomporre insieme le diverse esigenze e che risponda a quel rinnovamento a cui ci richiamano documenti come la presente esortazione.
Carissimi, ho bisogno di lumi.
1. Leggere il punto 115 (che riguarda anche questo blog): ci vorranno pochi secondi;
2. Osservare la durezza dei termini usati: ci vorranno pochi secondi;
3. meditare sul fatto che lo stesso giorno in cui Bergoglio ha firmato il documento, il 19 marzo, al mondo intero è stata rivelata la più colossale fake news orchestrata dal più alto ed ufficiale centro di informazioni cattolico, quello Vaticano alle dirette dipendenze del firmatario, ai danni di Benedetto XVI e di svariate centinaia di milioni di fedeli: ci vorranno pochi secondi;
4. Ricordarsi le parole di Gesù su una certa orribile Pagliuzza da criticare nell’occhio del prossimo e una trascurabile trave da dimenticare nel proprio: anche qui non più di tre secondi;
5. In meno di un minuto, rendersi conto che qualcosa non funziona.
Chiedo lumi.
I miei primi commenti ammetto li ho fatti avendo letto articoli che riportavano G&E. Cercando di leggerla ho trovato paragrafi che in confronto il problema della vita contemplativa mi sembra un dettaglio. Cosa pensae di 43, 44 e 170. A me ha fatto ricordare questo:
http://querculanus.blogspot.com.ar/2018/04/esiste-uno-sviluppo-della-dottrina.html
@blaspas Cosa pensae di 43, 44 e 170.
Stesse tue impressioni. Semplicemente, ha ripetuto per l’ennesima volta le sue ossessioni contro chi non la pensa come lui e sui migranti. Queste dunque non sono cose nuove, per questo io penso che sia preoccupante la questione dei contemplativi, che è un punto nuovo: proprio perché, come dice Padre Scalese, ormai s’è capito che applica l’agenda San Gallo sistematicamente, quindi nella ripetività viene per così dire “mimetizzata” ogni volta una nuova picconata.
Ho finito di leggere tutto il documento. Non vedo nessun accenno ai Novissimi, non ci sono le parole “paradiso”, “purgatorio”, “inferno”. Verificate, per favore, se dico bene. Mi dite: c’è scritto che Satana esiste ed è persona, non è un concetto, va bene: ma dove abita? È un senzatetto? Ho capito: sarà un “migrante” pure lui. Origene con l’apocatastasi mica negava l’esistenza di Satana; negava l’inferno perenne. Quindi si potrebbe desumere che Satana è un disturbatore temporaneo, ma poi si salva pure lui. Siamo tutti migranti e tutti destinati al Paradiso.
Tornando alle corrette previsioni di Padre Scalese: Querculanus ha pure previsto, tempo fa, che tra le ultime disposizioni ci sarà la demolizione del Primato Petrino, operato direttamente da un Papa: un capolavoro. E come non vederlo nelle parole del card. Schoemborn, che sul sacerdozio femminile ha detto che “è questione troppo grossa per un Papa, ci vuole un Concilio”. Questa è eresia conciliarista: non esistono questioni che il Magistero Papale non possa affrontare.
E molto piú grave che una discussione di temi opinabili come i migranti:
43 Noi arriviamo a comprendere in maniera molto povera la verità che riceviamo dal Signore.
Qua io dovrei lasciare di leggere, tanto vale anche se Matteo avesse avuto il registratore la rivelazione non si capisce.
43 Perciò non possiamo pretendere che il nostro modo di intenderla ci autorizzi a esercitare un controllo stretto sulla vita degli altri.
E chi vuole o ha voluto esercitare un controllo sulla vita degli altri?
43Voglio ricordare che nella Chiesa convivono legittimamente modi diversi di interpretare molti aspetti della dottrina e della vita cristiana che, nella loro varietà, «aiutano ad esplicitare meglio il ricchissimo tesoro della Parola». Certo, «a quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione»
Qui si cambia il concetto di dottrina, tutto quello che ha diversi modi da essere interpretato non é dottrina.
44In realtà, la dottrina, o meglio, la nostra comprensione ed espressione di essa, «non è un sistema chiuso, privo di dinamiche capaci di generare domande, dubbi, interrogativi», e «le domande del nostro popolo, le sue pene, le sue battaglie, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni, possiedono un valore ermeneutico che non possiamo ignorare se vogliamo prendere sul serio il principio dell’incarnazione. Le sue domande ci aiutano a domandarci, i suoi interrogativi ci interrogano»
Chi scrive il questo come puó affermare G&E 26? Non sará un gnostico senza dubbi.
170 È vero che il discernimento spirituale non esclude gli apporti delle sapienze umane, esistenziali, psicologiche, sociologiche o morali. Però le trascende. E neppure gli bastano le sagge norme della Chiesa. Ricordiamo sempre che il discernimento è una grazia. Anche se include la ragione e la prudenza, le supera, perché si tratta di intravedere il mistero del progetto unico e irripetibile che Dio ha per ciascuno e che si realizza in mezzo ai più svariati contesti e limiti. Non è in gioco solo un benessere temporale, né la soddisfazione di fare qualcosa di utile, e nemmeno il desiderio di avere la coscienza tranquilla. È in gioco il senso della mia vita davanti al Padre che mi conosce e mi ama, quello vero, per il quale io possa dare la mia esistenza, e che nessuno conosce meglio di Lui. Il discernimento, insomma, conduce alla fonte stessa della vita che non muore, cioè «che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3). Non richiede capacità speciali né è riservato ai più intelligenti e istruiti, e il Padre si manifesta con piacere agli umili (cfr Mt 11,25).
Questo come minimo é libero esame luterano se non l´abolizione del dogma extra ecclesiam nulla salus.
http://www.lanuovabq.it/it/una-esortazione-tante-citazioni-sbagliate-non-a-caso
oramai pare essere superfluo occuparsi di quel che esce dal vaticano. taglia e cuci.citazioni parziali.taroccamenti di documenti e quant’altro.
chiunque sia a collaborare col Papa alla stesura di tali testi, non gli rende un buon servizio. ( spero che sia così)
E poi non è vero che le suore di clausura stanno soltanto a pregare, ce ne sono molte che senza uscire dal parlatorio aiutano persone in situazioni dolorose con la parola e il consiglio frutto della loro ascesi personale.
Se tu avessi letto tutti i commenti sopra, ti renderesti conto che questo dato nella discussione è stato già affrontato, in più tu scrivi cose inesatte. Primo, è vero che i contemplativi in qualche modo si occupano del prossimo, per esempio con i consigli spirituali, ma non è assolutamente possibile farlo ricadere nel “labora”. Inoltre, esistono alcuni contemplativi che stanno isolati – e basta. Mai sentito parlare degli eremiti? Ovviamente sono e saranno sempre una piccola frazione del popolo cattolico, e questo basta, ciònondimeno questo rende il paragrafo 26 gravemente sbagliato per i suoi toni apodittici.
ma non bisogna vedere il male in ogni documento che viene scritto, alcune delle critiche mi sembrano esagerate.
Ora io, siccome sono franco, dirò che sono molto sospettoso, e a buona ragione, di molte cose. Per esempio di nick che pare compaiano dal nulla come una specie di “claque” e ripetono argomenti infondati. Ma ovviamente non sto parlando di te, perché non ti conosco. Tuttavia vorrei farti notare che tutte le critiche sopra sono state argomentate con lunghi commenti, e nessuno he semplicemente scritto “mi sembra”. Te ne rendi conto? Gli altri hanno portato prove.
Ora, siccome è anche noioso tornare sempre sulle stesse cose solo perché qualcuno fa finta di non vedere (purtroppo è necessario, perché la strategia è la stessa: bombardare di slogan finché qualcosa rimane, e non si può che ribattere ad ogni bombardamento), vediamo di aggiungere nuovi argomenti. Ieri sera, dopo aver risposto al commento di blaspas, c’erano altre cose che non mi tornavano. Non ero in grado di focalizzarle, eppure la sensazione era forte. Dopodichè mi è venuto in mente il problema: come al solito, il documento è pieno di citazioni a trecentosessanta gradi, da San Tommaso a San Bonaventura a documenti magisteriali, eccetera. In Amoris Laetitia è stato provato (quindi da gente che non ha solo scritto “mi sembra”) che varie citazioni, da San Tommaso alla Familiaris Consortio, sono state taroccate per far dire loro l’esatto contrario del senso originale. Lo scandalo del lettergate ha dimostrato che questa è una prassi seguita con nonchalance in Santa Sede. Ora, il problema è: uno può pure essere informato, aver letto, ma come si fa ad andare a verificare una per una tutte le citazioni prese da un parco così vasto? Perché per quanto mi riguarda, chi ha dimostrato di taroccare già più volte ha perso totalmente la mia fiducia, ma ci sono sempre commenti ingenui come il tuo – e quello di Don Massimo – a cui è necessario rispondere.
Fortunatamente c’è chi ha le competenze per farlo:
http://www.lanuovabq.it/it/una-esortazione-tante-citazioni-sbagliate-non-a-caso
Bonaventura, Tommaso, Agostino e anche il Catechismo: alcuni passaggi chiave dell’Esortazione apostolica sulla santità riportano citazioni parziali che distorcono il significato degli autori.
Potete trovare un sacco di argomenti fondati, non dei banali mi sembra. Ora vi dico chiaramente: qui voi vi giocate la vostra personale credibilità: se vedrò risposte argomentate che contraddicono l’articolo di Luisella Scrosati vi starò a sentire, se vedrò menare il can per l’aia per l’ennesima volta scrollerò la polvere dai miei calzari.
In presenza di veleni e falsità sparse così, come la pioggia su un campo, questi documenti di Francesco sono totalmente irricevibili, perché per voler salvarne delle parti è richiesto troppo lavoro. Siccome poi le parti che si salvano non dicono niente di nuovo, è meglio – dopo averli esaminati – ignorarli. Perché se vogliamo l’unico tema valido del documento è “la santità della porta accanto”, ma chiunque abbia seguito GPII sa che è una cosa che ha spiegato benissimo, con documenti e con gesti coerenti (la canonizzazione di un gran numero, per l’appunto, di santi della porta accanto).
Ora, io vorrei fare presente che qui ci sono le prove che siamo di fronte all’ennesima manipolazione della Verità: perché se uno deve taroccare citazioni fino a capovolgerle, vuol dire che non solo non ha argomenti, ma crede di potersi mettere sopra al Magistero della Chiesa violentandolo a suo piacimento. Quindi, qui non si tratta di eccessi casuali, come quello dei migranti, che si possono facilmente isolare: gli eccessi sono il sintomo della strategia di svuotare il Magistero e metterci dentro altro. Nel fondamentale convegno di sabato scorso (quello che ha esaudito un desiderio del card. Caffarra, che diceva che solo un cieco può negare che la Chiesa versi in un grave stato di confusione), di cui Marco Tosatti per esempio sta pubblicando tutti i trascritti, ci sono tutti gli strumenti e le informazioni sintetiche per capire cosa sta succedendo e come reagire. Cito a questo proposito un passaggio del card. Burke:
In una delle discussioni aperte durante la sessione del Sinodo dei Vescovi, tenuta nell’ottobre del 2014, i Padri Sinodali stavano dibattendo sulla possibilità di permettere a coloro che vivono in una unione irregolare l’accesso ai Sacramenti della Penitenza e della Santa Eucaristia. Ad un certo momento, uno dei Cardinali, ritenuto esperto in diritto canonico, intervenne proponendo una soluzione, che a suo giudizio, avrebbe superato tutte le difficoltà. Facendo riferimento alla dissoluzione di un matrimonio in favore della fede, egli sostenne, con grande convinzione, che noi non avevamo del tutto compreso l’estensione della pienezza del potere (la plenitudo potestatis) del Romano Pontefice. La conclusione fu che la pienezza del potere, che per diritto divino inerisce all’Ufficio Petrino, permetterebbe al Santo Padre di prendere una decisione in contrasto con le parole del Signore riportate nel capitolo 19 del Vangelo secondo san Matteo e con l’insegnamento costante della Chiesa, in fedeltà alle stesse parole:
Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio.
Questa è la chiave di tutto: questo pontificato ritiene di poter cambiare a piacimento la Parola del Signore. E anche in questo caso lo fa anche con messaggi subliminali, come quello del capo dei Gesuiti che disse la storiella del registratore che non c’era ai tempi di Cristo, ovviamente mai smentito.
Ora, qui noi siamo orripilati – e devo sottolineare il termine: orripilati – che questa cosa, chiara, evidente, provata, sostenuta anche dalla parola di grandi cardinali, non provochi in tutti un senso di profondo sdegno, perché è l’unica reazione valida di chi ama veramente Cristo e la Chiesa e non si sente semplicemente membro di una ONG di cui il Consigio Direttivo va sempre difeso, a prescindere (che poi è l’atteggiamento insabbiatorio che ha permesso l’invasione di eretici, preti pedofili, omosessuali, traffichini di soldi e di potere). Cristo infatti ci insegnò ad usare la Santa Ira proprio con i mercanti al Tempio, ovvero con chi cerca di occupare le cose sacre con cose terrene e contingenti (siano esse un commercio, oppure idee politiche o teorie sociali).
Ancora, voglio ricordare questo brano evangelico:
<i<11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? 12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13 Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
Lo dedico specialmente ai preti confusi. In questo brano Cristo, nello scopo della parabola, allude alla cattiveria umana, notando che almeno essa è moderata in alcuni casi, come quella dei padri che nutrono i figli. Bene, qui ora siamo in presenza di padri che, al popolo che chiede pesci e uova, spacciano serpi e scorpioni. E altre figure paterne intermedie – i preti – che per un motivo o per l’altro non solo non si oppongono a difesa dei propri figli spirituali, ma cercano – in modi peraltro totalmente inconsistenti – di rivestire queste cose velenose con un velo di zucchero. Dall’inazione si passa alla complicità ed è inutile che riporti i passi delle Scritture che parlano di cosa accadrà nel Giorno del Giudizio ai pastori irresponsabili.
Rimane – come del resto negli ultimi 2000 anni – il solito “Omnia autem probate : quod bonum est tenete.”
Ma(h) a leggere tutta una serie di commenti, parrebbe di “bonum” da tenere non vi sia nulla… 😐
@bariom
ma(h). che vi sia una esortazione a vivere praticamente la Fede è certamente un “bonum”.
( è storia che esiste fin dall’inizio)
Giacomo 2
14 Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16 e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17 Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18 Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19 Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20 Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?
e certamente S.Benedetto con la sua regola pone mano ad una vita non solo contemplativa ( come ,peraltro,Cassiodoro il grande fa a vivario.)
è certamente “bonum”ripeto.
ma per dire cose buone e proprio necessario stravolgere il significato delle citazioni come se non bastasse già l’autorità della quale è investito il Papa? dando così la stura ad una infinità di polemiche sul vero significato di quel che si vuol dire?
E non si può mettere in conto anche che vi sono polemiche per il gusto della polemica o perché per partito preso l’analisi muove dalla ricerca delle “storture” (vere o presunte) e non dal “bonum” che si può trovare?
(Infatti guarda caso chi critica, sempre solo critica)
Se poi andiamo a sante citazioni del passato per dire “già era stato detto…”, allora da un pezzo si sarebbe potuto chiudere ogni nuova esortazione e anche semplice commento che dir si voglia.
“Se poi andiamo a sante citazioni del passato per dire “già era stato detto…”, allora da un pezzo si sarebbe potuto chiudere ogni nuova esortazione e anche semplice commento che dir si voglia”.
Ciò che non va è proprio l’uso strumentale delle “sante citazioni del passato”: se si parte da esse per sviluppare un insegnamento in linea con la retta Dottrina va benissimo. Ma se si ritagliano ad arte, per introdurre derive luciferine (e tali sono: perché instillano veleno tramite un mezzo che pare innocuo, o addirittura molto buono), allora si creano problemi, e ben grossi.
Se non comprendiamo che, con certi modi di fare, si mette a rischio il destino eterno di un numero enorme di anime, vuol dire che il veleno di cui sopra sta ormai agendo abbondantemente nell’organismo della Chiesa Cattolica.
Cristo è la Verità stessa: chi utilizza falsità e raggiri e sotterfugi, evidentemente è figlio di un altro padre. Dovrebbe essere superfluo rilevare che si deve star lontani da ciò che odora anche minimamente di mercimonio con la menzogna.
Tu stai dicendo che il Papa ha scritto un documento con “derive luciferine” e lo ha fatto con cognizione di causa.
Bene, ne prendiamo atto.
Spero tu ti renda conto della gravità di tali affermazioni fatte davanti a Dio e agli Uomini.
Sulla cognizione di causa non mi pronuncio, perché solo Dio legge i cuori.
Circa le derive luciferine, invece, Fabrizio ne ha scritto a sufficienza, ben motivando il suo scrivere (così come io ho spiegato il motivo per il quale ho utilizzato quel termine).
Ciascuno rimane libero di dissentire. Per quanto mi riguarda, la “gravità” non sta nel rilevare ciò che è evidente; bensì nel negare l’evidenza.
Ha proprio ragione Fabrizio, quando dice che la Pascendi viene sistematicamente ignorata. Molti credono di poter infallibilmente discernere fra menzogna e verità, anche quando la menzogna è “abilmente confezionata”. Bene, buon per loro. Mi permetto di ricordare, però, che la prudenza è una grande virtù, e sarebbe bene utilizzarla, specie quando certe manipolazioni sono più che evidenti.
Perché – ad esempio – agli esorcisti è proibito rivolgere domande agli ossessi, se tali domande non sono necessarie all’esorcismo medesimo?
Proprio perché è altissimo il rischio di essere ingannati.
Il caro P. Amorth, ad esempio, per lungo tempo ha sostenuto la tesi che le anime, dopo la morte, NON venissero subito giudicate da Dio (come invece insegna il CCC); spero si sia reso conto dell’errore, prima di morire, ma rimane il fatto che era stato evidentemente ingannato, durante uno o più esorcismi. E si tratta(va) di un esorcista non certamente alle prime armi.
Ribadisco: attenzione ad avvicinarsi alla menzogna, specie quando questa viene “abilmente confezionata”.
“Sulla cognizione di causa non mi pronuncio, perché solo Dio legge i cuori.”
Facile uscirne così… ma se scrivi:
“Ma se si ritagliano ad arte, per introdurre derive luciferine (e tali sono…” fai una precisa affermazioni anche sugli intenti.
“Molti credono di poter infallibilmente discernere fra menzogna e verità, anche quando la menzogna è “abilmente confezionata”. Bene, buon per loro. Mi permetto di ricordare, però, che la prudenza è una grande virtù, e sarebbe bene utilizzarla, specie quando certe manipolazioni sono più che evidenti.”
Ottime dichiarazioni di principio… peccato che paiono utilizzate solo sempre a senso unico e che taluni ne sembrano magicamente esentati.
Ti saluto
@bariom
eddai,non mi tirare in una polemica che non desidero. le polemiche nascono dai fraintendimenti o dalla mancanza di chiarezza.( e mi pareva questo il caso.) non mi ricordo di aver mai sostenuto che questo pontificato è tutto da criticare ( semmai diverse scelte di persone e di metodi utilizzati)
in quanto alla seconda non si vuol dire che allora siccome è stato tutto già detto la chiudiamo qui. era solo per rimarcare che tale questione dura dagli inizi della chiesa. e a quanto pare è ben lungi dall’essere finita.
bye
direi che oramai siamo a questo livello.
da 1984 di g.orwell:
I principi della neolingua
“…Fine specifico della neolingua non era solo quello di fornire, a beneficio degli adepti del Socing, un mezzo espressivo che so-stituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero.
…Ciò era garantito in parte dalla creazione di nuovi vocaboli, ma soprattutto dall’eliminazione di parole indesiderate e dalla soppressione di significati eterodossi e, possibilmente, di tutti i significati secondari nelle parole superstiti.
…In effetti, ciò che distingueva la neolingua da quasi tutte le altre lingue esistenti era il fatto che ogni anno, anziché ampliarsi, il suo lessico si restringeva. Ogni riduzione era considerata un successo perché, più si riducevano le possibilità di scelta, minori erano le tentazioni di mettersi a pensare.”
ecco. mi sa che vale anche per le citazioni.
Ti rispondo solo per presentarmi un po’ meglio e dissipare eventuali dubbi di trollaggio. Sono un aficionado di questo blog, ma in genere non commento. Per questo tu non mi conosci, ma ti assicuro che ho letto molte volti i tuoi commenti, con cui spesso sono d’accordo nelle discussioni con gli altri utenti.
(piccolo ot, sei lo stesso Fabrizio che commenta pure sul sito climatemonitor?)
In questo caso però volevo spezzare una lancia a favore, il mio “mi sembra” è riferito più al modo che sui contenuti: è appunto per tutti i motivi e gli scivoloni che hai elencato che sparare anche su questo documento “mi sembra” fuori luogo, essendo ben altri gli episodi gravi per cui sdegnarsi. Questo documento vuole essere una stoccata al cardinal Sarah? Gli è stata già data in altre sedi, non c’è bisogno di vederne pure qui. Vuole stigmatizzare i contemplativi? Si è già agito con durezza contro i Francescani dell’Immacolata, tanto per fare un esempio. Il rischio di criticare troppo questo documento è eccedere nell’altro senso e dare argomenti per ignorare le critiche legittime che vengono da altre parti.
“Omnia autem probate : quod bonum est tenete.”
D’accordissimo. Nessuno sta dicendo “di bonun non c’è nulla” (qui la Pascendi docet, e fate finta di ignorarla). Ma c’è anche l’economia di mezzo: come dicevo sopra, se trovare quel buono mi costa troppo, mi mette a rischio di errori perché potrei incappare in una citazione stravolta di un san Bonaventura (tanto per fare un esempio) che potrei non essere attrezzato per scoprire da solo, e quello che poi alla fine mi rimane di buono non è nulla che non potrei trovare da altre parti… cui prodest? Per esempio, penso proprio che posso anche andare a cercarmi delle cose buone, trattenibili come dice San Paolo, e trovarne qualcuna in Playboy, negli scritti di Lutero, di Karl Marx o del Main Kampf (ovviamente cercando proprio con il lanternino). Suppongo che da Playboy potrei imparare molte cose di fotografia di ritratto, Lutero almeno crede nella Trinità, Karl Marx qualche critica del capitalismo l’ha azzeccata, e Hitler qualcosa di giusto sulla Patria potrebbe anche averla detta. Ma chi me lo fa fare? Non ci troverò niente buono originale, che cioè non trovo da altre parti, dunque perché devo rischiare di avvelenarmi da quelle fonti, sapendo oltretutto qual’è lo scopo degli autori?
Se poi andiamo a sante citazioni del passato per dire “già era stato detto…”, allora da un pezzo si sarebbe potuto chiudere ogni nuova esortazione e anche semplice commento che dir si voglia.
E anche questo non c’entra nulla: perché repetita iuvant, e quindi certamente è giusto ripetere le cose già dette. Ma vanno ripetute nella loro integrità, non mescolate con il veleno, perché sennò è un modo per avvelenare lentamente il prossimo.
Vedi, per esempio: il piccolo battibecco tra te, Luigi e Fra’ lo possiamo chiudere, perché tutti avete ragione. Penso che fosse molto chiaro quello che dice Luigi, ma tu hai fatto benissimo a ricordare che tutto quanto facciamo di buono non lo facciamo da noi, semplicemente perché oltre voi tre ci sono altre persone che leggono, questo concetto oggi si è in gran parte perso quindi va ripetuto opportune ed importune. Ma l’hai ripetuto nella sua correttezza, senza mescolarlo a cose strane.
“Per esempio, penso proprio che posso anche andare a cercarmi delle cose buone, trattenibili come dice San Paolo, e trovarne qualcuna in Playboy, negli scritti di Lutero, di Karl Marx o del Main Kampf (ovviamente cercando proprio con il lanternino). Suppongo che da Playboy potrei imparare molte cose di fotografia di ritratto, Lutero almeno crede nella Trinità, Karl Marx qualche critica del capitalismo l’ha azzeccata, e Hitler qualcosa di giusto sulla Patria potrebbe anche averla detta. Ma chi me lo fa fare? Non ci troverò niente buono originale, che cioè non trovo da altre parti, dunque perché devo rischiare di avvelenarmi da quelle fonti, sapendo oltretutto qual’è lo scopo degli autori?>/em>
Anche dandoti beneficio d’intenzione nel fare esempi per paradosso e non per simmetria, in conclusione, affermi che nel leggere ciò che il Santo Padre scrive (e qui non sotto forma di intervista libera o barzelletta) si rischia di “avvelenare” il proprio spirito o la propria Fede…
E’ andato tutto in corsivo, citazione e commento, ma penso si distingua…
“(qui la Pascendi docet, e fate finta di ignorarla).”
Se il plurale e’rivolto a me, puoi darmi pure del tu 🙂
Benissimo, se per te il gioco non vale la candela sei liberissimo di non leggere e sconsigliare la lettura, non penso sia un obbligo leggere Gaudete et Exsultate.
Ma questo non cambia che la verita’rimane verita’chiunque la dica.
Se il plurale e’rivolto a me, puoi darmi pure del tu
Ma io il tu te l’ho sempre dato senza problemi. 🙂 È che qui siamo in tanti, e un folto gruppo di persone, di fronte alle ripetute citazioni della Pascendi, hanno fatto sempre finta di niente, insistendo sulla linea di giustificare documenti con problemi evidenti semplicemente citandone parti (peraltro: apparentemente) corrette. Da qui il plurale.
Benissimo, se per te il gioco non vale la candela sei liberissimo di non leggere e sconsigliare la lettura, non penso sia un obbligo leggere Gaudete et Exsultate.
No, permettimi una precisazione. Se uno fosse sedevacantista, in coscienza personale (da discutere se ben formata) potrebbe non leggere la GE, perché riterrebbe che Francesco non è Papa. Ma sai cosa penso del sedevacantismo. Del Papa uno, se vuole, può tranquillamente evitare le apparizioni in TV, le interviste in aereo, le trasmissioni dedicate, i film, le riviste “Il mio Papa”, le barzellette, le comparsate e tutto il circo che ne segue. Perché tutte quelle cose sono legate all’uomo e non all’ufficio (anzi, io ho già detto che costituiscono una serie di attacchi e denigrazioni, di per sé, dell’Ufficio Petrino, perché lo banalizzano, tant’è che per quasi duemila anni i Papi hanno tenuto riservatissima la propria vita privata per evitare confusioni). Ma un documento ufficiale è potenzialmente Magistero (dovrebbe esserlo se non fosse contraddittorio, equivoco, scritto male o tendenzioso) e uno non può sapere se ha le qualità necessarie o no se non lo legge. Quindi va letto. Io penso che molti di quelli che l’hanno letto qui, o altrove, e commentato, siano ben consci di tutto ciò; che avrebbero fatto volentieri a meno di leggerlo, ma sono consapevoli che non si può fare altrimenti.
Ma questo non cambia che la verita’rimane verita’chiunque la dica.
E questo infatti non è mai stato negato.
Circa le derive luciferine, invece, Fabrizio ne ha scritto a sufficienza, ben motivando il suo scrivere (così come io ho spiegato il motivo per il quale ho utilizzato quel termine).
Le derive luciferine sono evidenti in tutto ciò che è contrario al Magistero. Gli errori sono già stati provati in altri documenti di Francesco, e ampiamente discussi da teologi, vescovi e cardinali e altri esperti, per non parlare di altri uomini di chiesa. Sono tanto evidenti che Francesco, a cui è stato garbatamente chiesto di spiegarle, si è rifiutato di rispondere, il che di fatto chiude la questione. Sono stati portati in evidenza anche in GE, anche se qui la discussione non può essere chiusa semplicemente perché è tutta roba molto recente. Ma è ridicolo che tu ti indigni senza aver scritto una singola parola nel merito delle questioni che sono state sollevate. Indovina chi è che fa polemica sterile: chi solleva problemi e li giustifica, o chi li nega senza avere uno straccio di argomento?
Quanto alla consapevolezza, come ha scritto Adolfo, non è cosa che ci riguarda direttamente: quel che conta è denunciare l’errore.
Però è assurdo sollevare il problema, come fai tu, senza coglierne le conseguenze. Sei tu che ne esci facile, non Adolfo. Adolfo segue esattamente quello che dice il Codice di Diritto Canonico: si associa a chi, con sufficienti competenze, denuncia errori patenti, ma si guarda bene dal giudicare il Papa perché la Prima Sede non può essere giudicata da nessuno. Se invece di parlare a vanvera si leggessero i documenti giusti (o non si facesse finta di non leggerli), non si scriverebbero certe sciocchezze. Facciamo un caso ipotetico, accademico. Infatti, un Papa che erra ripetutamente o è consapevole o non lo è. Chi si scandalizza di qualcuno che sostenesse la sua consapevolezza, evidentemente non può che sostenere l’unica altra alternativa, ovvero l’inconsapevolezza. Ne deriva la conclusione che sul Trono di Pietro siederebbe una persona che è inconsapevole di impartire gravi insegnamenti al gregge: evidentemente non sarebbe all’altezza del compito. Dunque, lo “scandalizzato” dovrebbe dimostrarsi estremamente preoccupato, non scandalizzato-e-basta.
A questo proposito riporto un estratto recente da un articolo di Don Ariel, prete e teologo, ponendomi anch’io come lui la stessa questione, chiaramente, rimanendo la cosa puramente un esempio accademico:
Ebbene domando ai Signori degli organi ufficiali della Santa Sede: ritenete — beninteso è solo un esempio accademico! —, che dinanzi ad un monarca più pazzo di Re Giorgio III di Hannover [cf. QUI], la cosa migliore da farsi sia forse quella di prendere in giro il popolo e di trattarlo come un insieme di perfetti cretini ai quali spiegare che sono solo gli altri ad avere equivocato, mentre Sua Maestà si presentava saltellando vestito della sola camicia da notte bianca nella sala del trono a ricevere i più alti dignitari della Camera dei Lords giunti in visita ufficiale? Voi lo capite, Signori degli organi ufficiali della Santa Sede, che siffatta corsa di Giorgio III nella sala del trono in camicia da notte, è cosa meno folle e soprattutto meno imprudente rispetto alla testarda ostinazione da parte del Pontefice regnante a voler in tutti i modi interloquire con un soggetto come Eugenio Scalfari?
“Dunque, lo “scandalizzato” dovrebbe dimostrarsi estremamente preoccupato, non scandalizzato-e-basta.”
Ma non è detto non lo sia, come non è detto che debba necessariamente esternare la propria preoccupazione ad ogni piè sospinto, magari solo per rassicurare gli scandalizzati d’altro fronte…
Fabrizio capisco e condivido il tuo discorso ma cosa intendi non si puo fare altrimenti? Non e fatto obbligo sotto pena di peccato di leggere tutto il Magistero. Circa la prudenza ricordo solo che la sapienza non viene da noi, ma da chi ci insegna. Come si son trovati gli errori? Confrontando il testo con il Magistero precedente.
Anche dandoti beneficio d’intenzione nel fare esempi per paradosso e non per simmetria, in conclusione, affermi che nel leggere ciò che il Santo Padre scrive (e qui non sotto forma di intervista libera o barzelletta) si rischia di “avvelenare” il proprio spirito o la propria Fede…
L’esempio non è per paradosso, ma per “a maggior ragione”.
Premessa: fatti una ragione che è possibile che un Papa dia insegnamenti sbagliati, quando non parla ex-cathedra. È quello che insegna la Chiesa, con l’argomento più forte in assoluto, ovvero che è già successo, ben documentato, e contro i fatti non vale argomento. Siccome sono anni che vengono forniti tutti i documenti del Magistero che lo provano (ribaditi Sabato scorso da due cardinali e un vescovo), ma è evidente che vengono ignorati sistematicamente, non sto a ripeterli, ma faccio solo presente che nessuno è in grado di portare uno straccio di prova per dimostrare che le cose non stanno così.
Chiarita la premessa, e che quindi è possibile, è certamente più rischioso leggere un documento bacato di un Papa che non una di quelle quattro fonti perché in quei casi il lettore sa di non leggere cose di Chiesa e le cose sbagliate sono molto evidenti; se non altro, perché la Chiesa viene spesso attaccata frontalmente ed esplicitamente. È molto più pericoloso dover zigzagare in una selva di citazioni perniciose e capovolte del Magistero (vedi anche ultimo commento di blaspas, che alla fine mi ha convinto, più si legge più spuntano problemi anche peggiori di quello trovato inizialmente, e non commenterò oltre sull’argomento perché a questo punto non ha senso fare una specie di gara a cercare le cose peggiori, gara che non si sa quando avrebbe fine), perché sono come mine sepolte sotto terra: si rischia di pestarle senza accorgersene. Ecco il senso dell’argomento “a maggior ragione”.
Ma non è detto non lo sia, come non è detto che debba necessariamente esternare la propria preoccupazione ad ogni piè sospinto, magari solo per rassicurare gli scandalizzati d’altro fronte…
Bene, ma allora non mettere i bastoni tra le ruote a quelli che invece ritengono di dover urlare la cosa da tetti (che dovrebbe essere una citazione delle Scritture, ma ora non mi viene in mente). Non è che qui ci riassicuriamo parlandone: noi stiamo ben saldi su altre cose. Quel che preoccupa sono le gravi conseguenze che la lettura di questo documento, come gli altri, porterà a persone non sufficientemente preparate, e che vanno messe sull’avviso.
“bastoni fra le ruote” ??
Mah!
Forse anche qui è preoccupazione ma d’altro tipo, ma ovviamente si tira dritto e gli altri sono sono d’intralcio (o dei poveri mammalucchi…)
“(o dei poveri mammalucchi…)”
Ci mancava il vittimismo… che rafforza ancor di più la sensazione che non si abbia altro da dire (e infatti le discrepanze evidenziate sono purtroppo vere, tant’è che nessuno le ha potute smontare).
Se poi, con le preoccupazioni “d’altro tipo”, ci spiegassi cosa intendi, forse sarebbe più facile interloquire. Spero che non si tratti, comunque, della solita solfa circa il “rischio di scisma”, come se lo scisma fosse colpa di chi rileva le incongruenze; e non di chi, essendo stato posto in alto, offre al gregge insegnamenti che lo portano fuori strada.
Nè vittimismo, né preoccupazioni di scisma…
Ma visto che dici tutto tu possiamo fermaci qui, giusto?
Necessariamente ci fermiamo, visto che continui a non esplicitare il tuo pensiero. “Dico tutto io”, è vero, ma semplicemente perché tu hai criticato, senza argomentare alcunché.
Nessuno ti ha impedito di farlo, mi pare. Rimane l’alternativa che tu non abbia argomenti validi da esprimere.
Fabrizio capisco e condivido il tuo discorso ma cosa intendi non si puo fare altrimenti? Non e fatto obbligo sotto pena di peccato di leggere tutto il Magistero.
Qui tu mi sfrucugli 🙂 su un argomento parallelo, ma cercherò di tenerlo in estrema sintesi perché non totalmente in topic.
Primo: le abitudini diventano perniciose se non si tengono sotto controllo. Se uno avesse, poniamo, zero fiducia in quello che dice e scrive questo Papa, e decidesse di non leggere neanche uno dei documenti che scrive, con tutte le buone intenzioni di ritenersi sempre soggetto alla Cattedra di Pietro, diciamo ponendosi in attesa di rivedere un buon Papa per riprendere la prassi di prestargli la dovuta attenzione, l’abitudine di ignorare i documenti papali potrebbe essere sfruttata da Satana contro il successivo pontefice. Metti, per esempio ipotetico, che il prossimo Papa corregga tutti questi errori e però sostenga che dobbiamo accogliere i migranti; questa volta con l’opportuno supporto magisteriale e quindi con moderazione. Metti che a qualcuno questo crei problemi (ognuno di noi ha qualche problema ad accettare qualche parte di Magistero): dovrebbe stare ben attento a non estendere inopportunamente l’atteggiamento critico che oggi tiene legittimamente. Satana sta mettendo alla prova la Cattedra di Pietro in due modi (almeno): facendola screditare da sé da una parte, e spingendo le critiche legittime perché esse degradino in una contestazione dell’istituzione. Bisogna star bene in equilibrio tra questi due eccessi. Nelle settimane precedenti il convegno di sabato scorso sui limiti dell’autorità papale un noto blog tradizionalista, Opportune & Importune, che come puoi immaginare è estremamente critico di Francesco, mise giustamente in guardia di non cadere da un estremo all’altro; per esempio, nella tentazione di ridimensionare l’autorità papale nei confronti di quella dei vescovi (tentazione sempre presente, e rinfocolata dal post-Concilio).
Secondo: io credo che ogni fedele non debba conoscere necessariamente tutto il Magistero; ma il Catechismo certamente, come “foto” del presente (grossomodo) e tutti i documenti contemporanei indirizzati ai fedeli che possono portarvi qualche aggiornamento. Se siamo tutti missionari, come dice il CVII, non possiamo essere che tutti informati, e questo mi pare il minimo. Sennò siamo ciechi che etc…
Ora, non leggo certo tutto quello che Francesco scrive: ignoro bellamente i libri e certi motu proprio tecnici (metti quello sulla Sacra Rota e sulla validità della confessione e matrimonio nella FSSPX), dunque non indirizzati a me fedele. Ma un documento sulla santità è indirizzato certamente ai fedeli, e per quel che ho scritto sopra sarebbe potenzialmente pernicioso ignorarlo a priori. A meno che, come poi potrebbe accadere a quanto leggo oggi, non succeda che tra un paio di settimane non ne parla più nessuno… E allora meglio lasciarlo andare in oblio.
Quello su cui mi sfrucugli è la sensazione che, mettendo pure da parte Francesco, che è logorroico di suo (capisco benissimo che non apprezzi il silenzio), io ho l’impressione che pure i papi precedenti, da un certo punto in poi del ‘900, abbiano scritto troppo. Intendiamoci: penso che fossero obbligati dalle circostanze, perché è un segno dei tempi: viviamo in un’epoca logorroica. Satana bombarda con un fiume di parole, si deve rispondere anche con un fiume di parole. Ma è tutto innaturale. Io detesto anche scrivere qui, o altrove, con questa frequenza, e leggere voi, Costanza, ed altri, con questa frequenza. Non perché abbia problemi con voi, Costanza ed altri, beninteso: ma perché è veramente troppo. Mi chiedo se questa sensazione non ce l’abbiano pure Costanza e gli altri autori cattolici che leggiamo e che scrivono così frequentemente; se non vorrebbero poter usufruire di tempistiche più rilassate. Ma non possiamo fare diversamente: è il nostro campo di battaglia, e non ce lo scegliamo. È come dire che uno odia il rumore delle mitragliatrici e dei cannoni; però se è sul campo di battaglia, e sparano addosso a lui e ai compagni, deve sopportare e sparare la sua quota parte.
Io sono sicuro che, quando le cose torneranno alla normalità, questa logorroicità collettiva verrà ridimensionata. O per lo meno lo spero. En passant, è proprio per questo che è da apprezzarsi ogni insegnamento che mira al silenzio, pure magari contingentemente irraggiungibile, come insengato nel bel libro di Sarah, e da criticare ogni insegnamento che lo sottovaluti: è lì che dobbiamo tornare.
Fabrizio due punti:
1. Concordo sul Catechismo, ma quello non e’ cambiato.
2. Sulla logorroicita’: buon punto, ma conta anche che prima del ‘900 la percentuale di persone alfabetizzate era minore.
Dimenticavo il punto piu’importante:
3. Sfrucugli voce del verbo? 🙂
@ola
2. Ci sono anche troppe cose che accadono ogni giorno, oppure troppe cose a cui prestiamo attenzione, il tutto peggiorato dalla globalizzazione comunicativa e la pressione delle compagnie telecom a riempire l’aere di parole, perché loro ci guadagnano a peso. Il grosso problema poi non è che la gente ha imparato a leggere, quanto a scrivere 🙂
3. https://www.dizionario-italiano.it/dizionario-italiano.php?lemma=SFRUCUGLIARE100, http://www.treccani.it/vocabolario/sfruculiare/ – usato nell’accezione “stuzzicare”.