di Costanza Miriano
Qualche giorno fa ho ascoltato una catechesi a cui continuo a pensare. Anzi, adesso che me ne rendo conto, è una settimana che l’ho ascoltata, ed evidentemente ancora la devo capire bene. Padre Emidio parlava di Mosè, che dalla corte del faraone a un certo punto, dopo che ha ucciso, la storia la sapete tutti, scappa nella terra di Madian e si mette a fare il pecoraro. E’ in quel momento della vita, quello in cui ti accorgi di fare un lavoro del cavolo e ti sembra che la tua vita sia immersa in un grigiore e una pesantezza che non avresti mai scelto.
E’ allora che Dio gli si manifesta nel roveto ardente, e gli chiede di portare il suo popolo alla Terra Promessa. L’incontro personale col Dio del roveto avviene sempre nel momento del dolore, quando cominci ad accorgerti del dolore tuo e del mondo, un dolore che non finisce mai.
Mosè viene incaricato di portare il popolo di Dio, e questo è quello che è chiesto a molti di noi, credo anche a noi che bazzichiamo dalle parti di questo blog. Lui apparteneva a una super elite, come, che so, uno che oggi sia di casa alla Casa Bianca, frequenti Oxford e Harvard e conosca molto di più degli altri (gli Egiziani erano gli Americani di oggi, più o meno).
Mosè nel deserto forma un popolo, cerca di trasferire tutta la sua sapienza a quel popolo di schiavi che non avevano studiato, ma a un certo punto si spazientisce con loro, ed è per questo che Dio gli dice che non entrerà nella Terra promessa.
Anche a noi è chiesto di fare come Mosè, cioè di portare gli altri alla fede. Da salvati, diventare salvatori. Ma non dobbiamo spazientirci. Anche noi, anche se non abbiamo fatto Harvard più o meno siamo tutte persone piuttosto formate nella fede, nella vita abbiamo ricevuto abbastanza formazione, cultura, educazione (io ogni tanto dubito parecchio di me stessa, in merito, ma se poi mi guardo intorno penso che dai, mi posso accontentare, c’è parecchio di peggio in giro).
Il privilegio però non deve diventare un’occasione per giudicare, anche quando davvero ci cadono le braccia. Il punto è diventare padri e madri dei fratelli nella fede. Siamo in un momento speciale della storia della Chiesa. Sono circa quaranta minuti che penso a quale aggettivo scegliere. Se dico particolare, o, peggio mi sento, critico, vengo subito etichettata come nemica del Papa (mi succede, ogni tanto, ma pazienza).
Se dico che siamo in un momento di svolta passo in men che non si dica dall’altra parte, quella degli entusiasti laudatori delle magnifiche sorti, nella quale non mi sento a mio agio, esattamente come nell’altra. (Il fatto è che io sono cattolica, e non mi chiedo se mi piace o no il Papa, non è proprio una categoria contemplata, non me lo chiedo, esattamente come non mi chiedo ogni dodici secondi se respirare o no).
L’unica cosa che dobbiamo chiederci è come vivere da figli di Dio e figli della Chiesa questo momento speciale, in cui sta innegabilmente cambiando – almeno per adesso – il modo di parlare col mondo. Per decenni ci siamo preparati a combattere contro il mondo – non contro le persone ma contro la mentalità del mondo, di cui sappiamo chi è il principe. Adesso vediamo che la Chiesa sembra ansiosa di parlare la lingua del mondo, e di parlarla così bene che a noi viene a volte il dubbio che in tutto questo parlare e dialogare ci si dimentichi di portare le persone a Cristo.
Credo che non sia una cosa di cui dobbiamo preoccuparci noi. Noi possiamo solo preoccuparci di trovare il roveto ardente, toglierci i sandali, metterci
alla sua presenza, e imparare a portare gli altri. I lontani, i tradizionalisti, i modernisti… Tutte categorie che si sciolgono come neve al sole
se davvero arriviamo al calore del roveto, perché quando cerchi Lui capisci che il nemico, l’unico nemico vero, è il faraone che tiene prigionieri
noi e i nostri fratelli.
Senza di loro il nostro viaggio non arriverà davvero a destinazione.
“Il privilegio però non deve diventare un’occasione per giudicare, ”
in genere il passo successivo è un bell’effluvio di misericordia.
@francesco
“Il privilegio però non deve diventare un’occasione per giudicare, ”
in genere il passo successivo è un bell’effluvio di misericordia.
Che vuoi dire?
@Costanza: bellissimo articolo, grazie !
“L’incontro personale col Dio del roveto avviene sempre nel momento del dolore, quando cominci ad accorgerti del dolore tuo e del mondo, un dolore che non finisce mai.”
Non avevo mai pensato a questo aspetto della vita di Mosé.
L’appello per Alfie Evans si decide oggi. Se danno ragione al giudice potrebbe essere ucciso venerdì.
L’unica speranza e la mia preghiera è che tutto questo dolore diventi occasione di incontro col Dio del roveto, per i genitori, per i dottori, per i giudici, per tutte le persone coinvolte, forse anche per noi.
Altrimenti sarebbe davvero tutto senza senso.
Cara Costanza, con il tuo dire “in punta di piedi” riesci sempre a illuminare il mio spirito sul vero senso della vita, che mi dà la forza, anche se purtroppo a volte non riesco, di cercare di guardare al mio prossimo come Gesù ci ha insegnato. Mille volte grazie
Costanza, sono Antonia, vecchia vicina di casa con Vittorio, maratoneta come te.
in questo tempo di movimento mondiale, cosa fare, essere come?
Essere, continuio a chiedere a me stessa;
Ascolto le catechesi francescane, vado in parrocchia;
conosci l’umus comune!!!
Prego x te, tu prega per me.
Ogni Bene in San Francesco
Su certi siti web, chissà, magari anche quì, oppure no….. sembra come se tutt’un tratto i cattolici si sono risvegliati dal sonno…….e lì giù a smanettare, a borbottare, pontificare, predicare, bisticciare e finanche a gettare fango a destra e a manca….vabbè, lasciamo stare.
Ma, sebbene neo-ferrati ed edotti in Dottrina e Catechismo – sono stra-felice di questo badate ! – proprio manca loro (permettetemi 🙂 ) la conoscenza della Storia della Chiesa !….cavolo, ma perchè non ci si legge/studia un pò di storia della Chiesa ?
Ma avete una vaga idea di quanti Papi, come dire, confusi o inetti (decidete voi) ci sono stati in quasi 2000 anni di papato ?!? …….UNA MAREA ! UN BOTTO ! e che dovevano fare i fedeli di quel tempo ?….poi ci sono stati periodi con 2 Papi : e che dovevano fare i fedeli di quel tempo ?…aspetta…… poi ci sono stati periodi con 3 Papi…e che diamine dovevano fare i fedeli di quel tempo ? aspetta ancora !…poi ci sono stati periodi di anni, uno anche di 20 anni ! senza Papa…e cosa cavolo diamine dovevano fare i fedeli di quel tempo !!?? °_°
IL PROPRIO DOVERE !
Se una domenica a giugno inoltrato viene il parroco prima della Messa (cosa impossibile perchè Don M. è veramente un sant’uomo/sacerdote, ma è solo un esempio-iperbole) con la camicia hawaiana, gli infradito, la paglietta e il supersantos sotto braccio e ci dice “Andiamocene tutti a mare ! “….io, e decine di altri parrocchiani, so esattamente quale è il mio dovere !!! E’ proprio questo il bello della Dottrina Cattolica ! Siamo PERSONALMENTE responsabili di noi stessi, davanti a Dio, dei nostri pensieri, parole, opere ed omissioni ! se se ne vuole andare a mare, se ne vada, io andrò a Messa altrove ! … ….se tutti si danno le martellate sui cogl…ehm, sulle palle, che faccio me le devo dare anche io ?…se tutti si rincogl..ehm, rimbambiscono, che mi devo rimbambire pure io ?!?…certo che no ! ……sù, sù, andiamo ! Siamo stati formati tutti al Catechismo, dritto o storto, lo sappiamo bene quale è il nostro dovere ! …..o no ?!
Quindi non preoccupiamoci più di tanto, il Signore ha davvero tutto sotto controllo, facciamo il nostro ‘piccolo’ dovere, pensiamo alla famiglia e ai nostri cari e vicini, chè al resto ci pensa Nostro Signore Dio Onnipotente, senza mai muoverci dal posto di combattimento.
Se mollano i colonnelli al posto di comando non è un problema, il problema è se mollano i soldatini sul fronte della battaglia.
Quando piove cacca dal cielo e fischiano le pallottole è troppo facile scappare via sì, ma i veri soldati, gli eroi, rimangono saldi sul fronte della battaglia, senza spostarsi neanche di un millimetro…..è a loro che andrà il merito, non a chi scappa via…capito ?!?
P.S. Vi consiglio, come Storia della Chiesa, Fondata sulla pietra di Louis De Wohl (1903-1961), tascabile 10 euro 😉
Costanza, ho trovato leggendo le tue parole una piena assonanza con i miei pensieri.
Ti ringrazio. Davvero due paginette splendide.
Con affetto, Pino.
c’è un roveto ardente in cui entrare, assegnato a ognuno di noi. Un posto sempre accessibile nella ns quotidianità, e che risulta sempre libero dato che, per entrarvi, non c’è mai rischio di dover fare a spintoni.
L’ultimo posto. Quello che ha preso Gesù.
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Ho letto l’articolo adesso
Stupenda riflessione e ricca di spiritualita
@Thelonious
credo che Francesco (nomen omen…) intendesse richiamarsi alla famosa intervista sull’aereo (“chi sono io per giudicare?”) cui poi seguirono costanti richiami ad una misericordia che viene quasi ad assurgere alla dignità di virtu teologale, alla quale si attribuisce univocamente il significato di “perdono” (univocamente e, soprattutto, contraddittoriamente in quanto il perdono presuppone il riconoscimento di una colpa e, quindi, proprio un bel GIUDIZIO!).Ora: mentre per la misericordia di Dio tale significato ci sta eccome, per quella umana il significato non può che essere quello di “compassione”(condivisione della sofferenza) e “pietà” in linea con la spiegazione che ne fece Gesù (il Samaritano). Cara Costanza, è lodevole lo sforzo che fai per tener al riparo da critica l’attuale Pontefice, ma dovrai riconoscere che egli non aiuta di certo i volenterosi come te…
@pietro frisone
sì, sono d’accordo e secondo me il punto è che, anche davanti ad una riflessione condivisibile come quella di Costanza, in cui le parole hanno il giusto (=cattolico) significato, vedo che si continua a buttare lì ipotesi, commenti malevoli, insinuazioni che confermino il proprio pensiero, ecc.
Cioè l’esatto opposto rispetto a cui questo trafiletto dovrebbe aiutarci a guardare, ossia un punto positivo.
Questo mi pare che avveleni qualunque riflessione: rimanere fossilizzati nella propria idea prevalente, guardando il dito e non la luna.
“…ma dovrai riconoscere che egli non aiuta di certo i volonterosi come te…
ma a cosa ti riferisci?. Io ascolto i discorsi che fa, e mi confermano gli stessi insegnamenti di nostro Signore, sul Vangelo! Evito di pesare certe caratteristiche umane personali (difetti). Devo faticare a tenere a bada i miei! Poi non critico il Papa perchè penso che basti lo Spirito Santo che tutto vede e se è necessario, certamente non mancherà di intervenire quando crede, lasciando a me il richiamo di non giudicare il prossimo chè solo Lui è in grado di leggere nei cuori.
Le frasi come quella che tu hai scritto, inducono a pensare male e ciò non è bello.
Scusa se mi sono permessa d’intervenire
anna maria
Bellissimo articolo cara Costanza.
Mi permetto solo di fare due riflessioni: la differenza fra Mose’ e ciascuno di noi oggi e’ semplicemente questa. : Mose’ non viveva in un ‘ epoca ” anti- cristica” ma in un ‘ epoca profondamente religiosa, sia che fosse un a religione come quella degli Egiziani, sia che fosse la religione degli ebrei, o quella dei caldei.
Specifico cosa intendo per anti-Cristica: un ‘ epoca in cui le forze che contrastano Dio (Cristo) hanno un loro campione che seduce gli uomini ( Anti-Cristo) e li allontana da Dio.
Ai tempi di Mose’ neppure il Faraone egiziano si poteva definire un Anticristo, semmai un credente in una religione falsa. Infatti la religione egiziana nei suoi gradi piu’ alti, adorava un Unico Dio, RA, dispensatore di bene, era cioe’ una civilta’ intensamente spirituale e mistica, non materialistica. Certo il Faraone non credeva nel vero Dio , il Dio degli ebrei , in YHWH, comunque era quella egiziana una societa’ estremamente religiosa.
Mose’ fu il campione di YHWH e porto’ il popolo eletto nella Terra Promessa.
Ma oggi noi in Europa , ci troviamo proprio nel bel mezzo di un’ epoca anti-Cristica: un’ epoca che ha rigettato letteralmente Dio dalla vita umana, che e’ materialistica e atea nel profondo. Non si tratta qui di testimoniare di una religione, ma di mettersi contro il pensiero fondamentale contemporaneo che ‘ del tutto ” anti-metafisico” e quindi esclude la religiosita’ .
Ci si potrebbe chiedere cosa farebbe un Mose’ nella nostra epoca. Probabilmente sarebbe rinchiuso in manicomio o trattato con psicofarmaci per ” delirio mistico” .
Chi oggi sostiene di parlare in nome di Dio o di essere ” testimone” di Dio e’ solo sbeffeggiato. Un San Paolo verrebbe richiuso .
Dunque la differenza e’ tanta . In un epoca come la nostra piu’ che la testimonianza conta L’ opposizione, la resistenza : no, non in mio nome ( come nel post precedente su Alfie) .
Nel suo Racconto dell’ Anticristo il filosofo russo Solov’ ev racconta di un mondo totalmente dominato dall’ Anticristo: solo pochi, uno sparuto gruppo di credenti sia cattolici che ortodossi che protestanti, si erge come opposizione a dire No, non in mio nome.
Questo è’ cio’ che dobbiamo fare.
Cara Maria Cristina,
trovo molto interessante il tuo spunto sull’anticristo (e anche tutto il resto) e mi permetto di svilupparlo. Penso che tu abbia ragione, che il Faraone non è un buon candidato a rappresentare l’anticristo; ma guardando bene, nella vicenda dell’esodo, l’anticristo c’è. Sono i sobillatori del popolo che si ribella in continuazione alla guida di Mosè, contestando la via della sofferenza e del sacrificio che l’esodo comporta (cosa evidentemente anche con fortissima valenza simbolica visto che l’esodo è un percorso di conversione), proponendo il ritorno alla “gabbia dorata” del Faraone, senza sofferenze e disagi. Questi sobillatori spesso sono impersonali (voci confuse tra il popolo), ma di tanto in tanto assumono un aspetto concreto: p.es. il vitello d’oro; ricorrentemente vediamo il personaggio di Dathan che si erige come un vero e proprio contro-profeta nei confronti di Mosè. Per visualizzare, Dathan è il personaggio interpretato da Edward G. Robinson nel famoso film di De Mille. Ora non ricordo se questo insistere su Dathan è una licenza del film – ma comunque ha la sua valenza simbolica – Dathan è anche quello che si oppone sin dall’inizio a Mosè, contestando l’idea stessa di lasciare la gabbia dorata. Nota che è proprio anticristico, perché a Dathan e agli altri contestatori non basta rimanere in Egitto, ovvero non basta loro compiere una scelta personale sbagliata: ma svolgono la loro azione di contro-profeti esortando anche il resto del popolo a tradire la chiamata di Dio, con parole che sembrano forbite e sagge. È proprio di ogni anticristo, è quello che lo differenzia da un semplice peccatore: trascinare con sé gli altri nell’abisso, ingannare il popolo additando la sofferenza e la contrapposizione con il mondo (p.es. il Faraone) come inutile o addirittura dannosa, presentando il bene come male e il male come bene, con un linguaggio suadente.
Ora qui devo dire che c’è un punto della predica riportata nell’articolo che mi rende molto perplesso: non ho mai sentito finora che la punizione nei confronti di Mosè fosse dovuta al suo “spazientirsi” nei confronti del popolo. In realtà, la Bibbia mi pare chiara: la punizione è dovuta ad un momento di mancanza di fede di Mosè nei confronti del Padreterno, dopo l’ennesima contestazione del popolo (è l’episodio in cui, per dare un segno, Mosè su incitazione di Dio fa sgorgare l’acqua da una roccia). Se c’è uno “spazientimento”, è semmai quello di Mosè nei confronti del Padreterno, perché Egli lo esorta ad agire in modo impopolare e, conseguentemente, ad essere sempre contestato. Mi sbaglio? L’esodo racconta due questioni ricorrenti. Una, che è il popolo (o meglio, una parte) che prima di tutto si spazientisce con Mosè (Mosè ed Aronne dicono al popolo chiaramente che questa ribellione è grave non perché si ribellano a loro, ma perché è una ribellione rivolta a Dio). La seconda questione ricorrente è che Mosè non le manda a dire (qui uno potrebbe dire: si “spazientisce”, eccome se lo fa): il climax di questa reazione sta addirittura nel fracassare la prima copia delle Tavole della Legge “addosso” al popolo, per ammonirlo severamente di aver costruito il vitello d’oro. E la punizione per gli apostati è parimenti pesante: vengono condannati a bere l’oro fuso dell’idolo. Altro che “spazientirsi”… Se dunque si vuole giustamente predicare la pazienza, Mosè non mi pare francamente il personaggio biblico a cui appoggiarsi.
Va peraltro detto che l’atteggiamento di Mosè non è uno “spazientirsi” in senso stretto (infatti sto usando le virgolette), ma è alla fine un ammonimento misericordioso: perché chi poi insiste a ribellarsi alla parola di Dio, di cui Mosè è portatore, finisce male, malissimo: o inghiottito dal terreno, o consumato dal fuoco divino (è la fine che fa Dathan e la sua cricca), eccetera. Dio non contesta né tantomeno punisce Mosè per il modo con cui ammonisce il popolo (sempre accompagnato, comunque, da invocazioni di pietà al Signore), ben sapendo che è mirato alla salvezza delle anime, ma gli rimprovera semmai di aver esitato in questa condotta. Francamente, la lezione che se ne trae (al netto dei dettagli, che fanno parte della cultura dell’epoca) è che il profeta Mosè non deve far sconti né porsi il problema di essere contestato o rendersi impopolare: deve semplicemente dire la Verità così come gli è stata rivelata dal Signore. Se quindi dobbiamo prendere esempio da lui – molto interessante questo spunto della predica, anche se un po’ intimidisce prendere come paragone uno dei più grandi profeti di tutti i tempi – vuol dire che anche noi non dobbiamo far sconti in quel che diciamo, né temere l’impopolarità o le reazioni (come vedi, Maria Teresa, arrivo alle tue stesse conclusioni). E quando c’è da “spazientirsi”, c’è il modo buono e giusto di farlo.
… oops… scusa, _Maria Cristina_, non Maria Teresa.
“,bere l’oro fuso” o bere l’acqua in cui erano state sparse le ceneri risultanti dall’idolo bruciato e ridotto, appunto, in cenere? (Esodo 32,20).
Il senso cambia di molto.
Poi può darsi che abbiamo traduzioni diverse.
E cambia parecchio il senso, perché col significato dell’oro fuso, la punizione e è una terribile condanna a morte, col significato delle ceneri in acqua è solo un’umiliazione, grave, ma sempre un’u!umiliazione.
Ma infatti @Fabrizio più in basso, riconosce che sbagliandosi, ha tetto una “fesseria”
Ha “detto”… 😉
Non l’avevo visto: sto diventando vecchio.
Non c’è dubbio che l’oro fuso è una fesseria. Però, dettagli a parte il senso non cambia. La conclusione dell’episodio è comunque cruenta, pur se non per mezzo dell’oro, perché la Scrittura così procede:
25 Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari. 26 Mosè si pose alla porta dell’accampamento e disse: «Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. 27 Gridò loro: «Dice il Signore, il Dio d’Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell’accampamento da una porta all’altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente».
28 I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. 29 Allora Mosè disse: «Ricevete oggi l’investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione».
Penso che la morte è riservata a coloro che insistono sulla strada dell’idolatria, non accettando la correzione (è chiaramente anche una valenza simbolica): infatti Mosè si pone proprio come criterio di divisione, chi sta con Dio da una parte, chi si ostina ad opporglisi dall’altra.
Dopo Mosè intercede per il perdono di chi invece è tornato sulla retta via:
30 Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
31 Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. 32 Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
33 Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. 34 Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».
35 Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne.
Episodio terribile, che a me rimanda alle parole di Gesù:
Matteo 10
32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35 Sono venuto infatti a separare
il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:
36 e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
E se qui exdcp di nuovo vede una “pericolosa sintonia”, tra me e @Fabrizio 😀 😉 aggiungo solo che non di rado trovo un riverberarsi dell’AT nel NT, che di fatto non sono “due cose separate”, dove la parola di Gesù non è sempre tutto “zuchero e miele”.
Questa Parola in particolare la sento vera e profetica, non tanto come invito ad impugnare la spada, ma come profezia che la spada potrebbe essere puntata contro di me e che seguire Cristo può significare a volte, trovarsi contro anche il “proprio sangue”.
Già Bariom. Infatti il NT dice anche: 34 Vi dico: in quella notte due si troveranno in un letto: l’uno verrà preso e l’altro lasciato; 35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà presa e l’altra lasciata», come pure 35 Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: 36 e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. e questo mi pare perfettamente in linea con quel “fratello contro fratello, parente contro parente, amico contro amico”. I dettagli cruenti nel contesti dell’esodo – al netto del fatto di cronaca – sono ovviamente un simbolo del senso che hai riassunto tu; non sono i legami di sangue, o di altro tipo, a salvarci, è solo ed esclusivamente la fedeltà a Cristo che è “trasversale”.
Cara Costanza, grazie.
Ti seguo da anni e questa riflessione è tra le più belle di sempre.
Grazie per confortarci lo spirito e per aprire le nostre menti.
Ti vogliamo bene!
@ Fabrizio Giudici,
Ti ringrazio ……in fatti Mosè non si è fidato quando Dio gli disse parla a questa roccia, e ci sarà acqua per il tuo popolo,…Mosè ha visto in quel momento solo l’impazienza del popolo mormorare, per l’acqua.
In un secondo momento Dio lo accontento …disse a Mosè prende un bastone e batte su questa roccia, ed usci l’acqua.
Mentre gli altri avevano già fatto un idolo d’oro.,dovuto alla loro impazienza, cosi anche Mosè per il fatto delle loro mormorazione.
Penso che ogni uno di noi abbiamo in un certo momento della nostra vita, vissuti l’impazienza, parlo anche per me.
La storia della salvezza ne parla, e parla alla nostra vita,( l’esodo che viviamo, per grazia …..conquistare la terra promessa secondo il disegno di Dio )..
E chiaro che succede anche di volere ritornare alle cipolle, per la nostra, la mia impazienza….la nostra debolezza,…..
Ma in tutto questo Dio è fedele, ci dona ogni opportunità di conversione veri senza si o ma….disse bene Dio questo popolo è duro di cervicia, ancora oggi in molti è cosi.
Tutto deve passare come oro nel grogiolo….( scusami se non mi spiego bene non ne sono capace )
Dio manda la pioggia su i buoni e cattivi…..E la Pazienza di Dio irriga il terreno per coltivare il buon seme ….Ascolta Israele….che siamo anche noi…..in questa confusione mondiale…..
Dove trovare il “roveto ardente” lo sappiamo…
Nell’Eucarestia, nella Preghiera (anche quella personale chiusi nel segreto della nostra stanza), nell’Adorazione, nella Chiesa (anche se oggi ci vuole molto discernimento…).
Poi ci sarà da vedere se da questo “roveto” uscirà una voce, ci sarà un chiamata particolare oltre all’imperativo che tutti accomuna ad essere santi.
Perché forse non tutti saremo chiamati ad essere un Mosè… o forse sì, anche nel piccolo delle nostre famiglie, dei nostri ambienti di lavoro, delle nostre conoscenze. Perché Mosè è la guida inviata da Dio per condurre fuori dalla schiavitù un popolo (ma anche tanti singoli andranno ad arricchire un popolo che oggi è già – o dovrebbe essere – libero).
Ma Mosè agisce sotto l’influenza dello Spirito, come tutti dovremmo, senza mai scordare che siamo “servi inutili”, per quanto utili nel compiere la Volontà di Dio.
Mosè sapeva ascoltare, oltre Dio, anche i saggi suggerimenti, come quelli del suocero Ietro.
Dall’Ufficio delle Letture di oggi:
«Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo. Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te!» (Es 18)
E così lo Spirito che era su di lui passò ad altri:
RESPONSORIO Cfr. Nm 11, 25; Es 18, 25
Il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si posò su di loro, parlarono da profeti.
Mosè scelse uomini capaci in tutto Israele e li costituì alla testa del popolo:
quando lo spirito si posò su di loro, parlarono da profeti.
Ma Mosè resterà un uomo con le sue debolezze, aveva già ucciso per il suo umano senso di giustizia prima di incontrare il Dio dei suoi Padri o come quando accenderà la collera di Dio schermendosi dietro la sua balbuzie, quando “perde la pazienza” con il Popolo.
Fu questa “perdita di pazienza” a meritagli l’esclusione dall’entrata nella Terra Promessa?
Deuteronomio 32
49 «Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e mira il paese di Canaan, che io dò in possesso agli Israeliti. 50 Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, 51 perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Mèriba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità. 52 Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!».
Come sono stati infedeli (assieme al tutto il Popolo) Aronne e in particolare Mosè in quell’occasione?
Esodo 17
1 Tutta la comunità degli Israeliti levò l’accampamento dal deserto di Sin, secondo l’ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c’era acqua da bere per il popolo. 2 Il popolo protestò contro Mosè: «Dateci acqua da bere!». Mosè disse loro: «Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?». 3 In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». 4 Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore, dicendo: «Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». 5 Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! 6 Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele. 7 Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Apparentemente Mosè fece tutto come gli era stato ordinato… alcuni commentatori-esegeti, ipotizzano un “infedeltà del cuore” di Mosè, più che per essersi adirato, per aver giudicato il suo stesso popolo e soprattutto per aver egli stesso dubitato di Dio…
Cioè che ancora una volta Dio si sarebbe piegato alle lamentose richieste del popolo (mormorazioni) accontentandolo e di essersi scandalizzato di Dio proprio per la sua Misericordia.
Così resta non facile essere “dei Mosè”… certo rimane la risposta ad una precisa chiamata.
Scusate ho aggiunto altra carne al fuoco (magari condita in altra salsa) non avendo ancora letto i commenti di @Maria Cristina e @Fabrizio…
@Fabrizio, piccola nota: non tanto “oro fuso”, ma oro ridotto in polvere e mischiato all’acqua 😉
Grazie Bariom, quella era evidentemente una mia grossa fesseria. In polvere e mischiato ad acqua è senza dubbio più digeribile. 🙂
@ Bariom
Dall’Ufficio delle Letture di oggi:
«Non va bene quello che fai! Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te, perché il compito è troppo pesante per te; tu non puoi attendervi da solo. Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te!» (Es 18)
Non ti devi scusare Bariom hai espresso benissimo …sono io che con le mie povere parole non ne sono capace a scrivere…santa pazienza !!!!….ciao e buona continuazione di giornata…..
Nota a margine. Secondo me, nella mancata concessione divina ad entrare nella Terra Promessa bisogna vedere una ragione più vera e più profonda di una semplice mancanza da parte di Mosè. Perché mai un Dio misericordioso avrebbe dovuto “impiccare” ad una singola mancanza il – per dir così – migliore degli uomini e il suo miglior servo? No, vi è una ragione teologica e pedagogica insieme che rende giustizia a Dio e a Mosè e che con la sua luce supera l’ombra dell’intento punitivo, intento che non viene negato ma che viene però sublimato mettendolo al servizio di quella verità superiore che agisce mediante il braccio della provvidenza. Se Mosè avesse messo piede in Canaan v’era il pericolo di una nuova idolatria, cioè l’auto-consacrazione di una terra e di un popolo quali vero approdo e vero popolo eletto, mentre le parole e le storie dell’Antico Testamento ci dicono che Israele racchiudeva in sé un secondo più grande e purificato Israele, così come il Nuovo Testamento verrà poi ad annunciare un Regno di Dio che se comincia a formarsi su questa terra, su questa terra però non può giungere a compiutezza. Se Mosè non mise mai piede sulla Terra Promessa ciò significava che la promessa non veniva completata con la conquista di Canaan, ma che essa racchiudeva in sé una seconda e più grande promessa; non era infatti concepibile che un suo profeta ne venisse escluso: Mosè sarebbe entrato nella Terra Promessa, ma in quella vera e definitiva. La morte di Mosè nella terra di Moab, prima di entrare in quella Terra Promessa della quale sarebbe stato Re, ha lo stesso significato pedagogico e teologico del rifiuto di Gesù, Re d’Israele, di farsi Re su questa terra: nella definitiva Terra Promessa si entra attraverso la morte. Tanto è vero che per tagliare ogni cordone ombelicale con illusioni terrestri e suggestioni millenaristiche presenti e future, ed impedire culti superstiziosi, Dio volle far sparire perfino ogni traccia della tomba di Mosè.
@Zamax, iteresante contributo…
Resta il fatto che a Scrittura ci tramanda una parola di Dio su Mosè:
Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, 51 perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Mèriba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità.
Quanto all’ “impiccare” il Suo servo Mosè per “una singola mancanza”, non ha mica detto ha Mosè: “tu perirai nella Geena!”
Il concetto pedagogico e propedeutico della “punizione” nel non entrare nella Terra Promessa (ma essere comunque riunito ai Padri – cioè tra i Giusti) rimane cocente anche se legato a quanto le Scritture ci tramandano.
Ho messo “impiccare” tra virgolette apposta.
Scusate non so se è in tema ma è troppo bello. Che alle Iene si siano fatti un giro nel roveto? Servizio bellissimo!
https://www.iene.mediaset.it/video/che-mondo-sarebbe-senza-nicole_13139.shtml
Non credo siano incappati in un “roveto ardente”, penso alle Iene piacca mostrarsi sempre come giusti difensori dei “deboli”.
Ma il servizio è veramente interessante… la dolcezza e disarmante semplicità di Nicole sembra aver intaccato il prof comesichiama (certo la prima sua reazione stizzita destava molti dubbi).
Speriamo, i miracoli ancora accadono.
Purtroppo le iene fanno passare, insieme col professor “comesichiama”, il concetto che i down andrebbero salvati per salvaguardare la “diversità”. Concetto sbagliato e fuorviante. I down hanno un grave problema; grave per loro stessi, per la famiglia e per la società; e chi dice che “hanno una marcia in più” è solo un ipocrita.
I down meritano di essere salvati, fatti nascere ed amati, ma non perché “hanno una marcia in più”; semplicemente perché sono amati da Dio.
Fra’ Centanni ma insomma! E lascia dire a Nicole che ha una marcia in più! Poi i down non sono mica così gravi sai? Il fratello di mia cognata lo è. Basta amarli e tenerli in famiglia, non fare come un professore (defunto: pace all’anima sua…) “cattolico” di mia conoscenza che mise la figlia down in istituto e poi scriveva libri su di lei… E’ morta prematuramente prima del padre e della madre…
Cara Giusi, avevo visto quel servizio delle iene e devo dire che Nicole, come tutte le persone down che mi è capitato di incontrare, ha davvero una marcia in più: mi ha conquistato il cuore in trenta secondi. Sono perdutamente innamorato di lei e vorrei poter condividere con lei almeno qualche momento della giornata per tutti i giorni della mia vita. Come certamente tutti sapete, non mi riesce facile essere tenero, tanto meno accomodante ma… per Nicole gli occhi diventano subito umidi.
Quindi Nicole, con il suo incantevole candore, ha pienamente ragione a dire di avere una marcia in più. E che Dio benedica tutte le persone down del mondo e le famiglie capaci di accoglierle. E che la Madonna protegga tutte le famiglie capaci di accogliere la sofferenza.
@ Giusi
Grazie per la segnalazione.
In effetti è un servizio bellissimo!
mose’ ha scelto di fare il pecoraio, ha potuto scegliere ergo è responsabile delle sue scelte.
chi non ha scelta, viceversa, non è mai responsabile.
costui è l’unico veramente non giudicabile.
Bravissima Costanza, hai scritto quello che ho nel ❤️ come sempre
Oppure avviene quando stai bene, comodo comodo nella tua poltrona borghese… e arriva Dio e ti dice, guarda che tu hai avuto il mio Amore gratuitamente, ho provveduto a te magnificamente, vorrei provvedere magnificamente anche a questo popolo che sta soffrendo terribilmente…. magari non sarà grato verso di te, ma cosa importa? La mia amicizia ti basta.
che vuol dire “poltrona borghese”?
Lettera di oggi 1 ° marzo ai vescovi.
Congregazione dottrina della Fede.
Da molto tempo allo studio. Pubblicata ufficialmente oggi.
Contro il neo pelagianesimo e il neo gnosticismo
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/03/01/0160/00317.html
http://www.lastampa.it/2018/03/01/vaticaninsider/ita/vaticano/ges-unico-salvatore-di-tutto-luomo-no-a-pelagianesimo-e-gnosticismo-mW2Jo8svm3jnSasw5o8YEN/pagina.html
L’ha ribloggato su Beppe Bortoloso.
Grazie a Costanza e a tutti per le interessanti riflessioni. Mi e’ piaciuto il riferimento a Mosè nel tentativo di portare tutti a Dio.
Anni fa avevo passato del tempo a leggere di Mosè come esempio di “complesso di inferiorità” che a volte può avere il sopravvento quando ci scordiamo del “roveto ardente”… (a chi non capita?)
Balbuziente, certo non dotatissimo come savoir faire, Mosè riuscì a portare il suo popolo fuori dall’Egitto… ma morì prima di entrare nella Terra Promessa!
Certo, Dio e’ fedele e mantiene sempre le sue promesse (!!) ma a volte in un modo diverso da come ci aspetteremmo… Perché “punire” così Mosè?
Le continue lamentele del popolo, le rivolte, la stanchezza fisica dopo un viaggio lunghissimo, lo stress, i suoi molti “impegni” che costrinsero Mosè a nominare altri che si occupassero di faccende minori per starsene un po’ tranquillo, non aver pace nemmeno in un momento come quello della morte della sorella ( è proprio allora che Dio lo chiama per spiegargli come avere acqua dalla roccia e lui poi fa di testa sua…)hanno portato Mosè a non farcela più (e chi non lo capirebbe umanamente?). Ha disubbidito: non ha fatto esattamente quello che gli era stato detto, non ha avuto Fede, ha lasciato che l’ira avesse il sopravvento, e’ stato superbo…e sappiamo come e’ andata a finire.
Interessante la ” ragione teologica e pedagogica” che e’ stata suggerita…
C’è davvero un intreccio affascinante che possiamo percepire solo a posteriori…
Dio “usa” persone comuni per fare cose straordinarie. Ma e’ Lui che opera. Noi possiamo anche sbagliare (e Mosè sbagliò) ma Dio (che ci lascia appunto la libertà di sbagliare e non fare alla lettera quello che ci dice di fare…) utilizza ogni cosa per un bene più grande!
Ce lo ricorda Mosè che nonostante Ira, superbia, Fede scricchiolante, capì, si ravvide …fece la sua parte e oggi lo ricordiamo fra i Santi!
La Bibbia ci dice che non ci fu mai più uomo o profeta simile a Mosè che abbia trattato a faccia a faccia con Dio, né uno simile per prodigi o miracoli o segni che il Signore fece per mezzo di lui.
Eppure anche lui sbagliò, si sentì stanco.
Ma lo ritroviamo sul monte della trasfigurazione con Elia e Gesù!
Anche se umanamente non ebbe il “trionfo” dell’ingresso nella Terra Promessa!
Mi sembra che in questo momento particolare che stiamo vivendo Mosè sia davvero un invito a tutti perché nonostante la stanchezza e la scarsità dei consensi rimaniamo aggrappati a Chi ci ha chiamato alla Fede e ci invita ogni giorno a continuare il viaggio.
E si sa, si viaggia meglio in compagnia.
Il Roveto Ardente e’certamente quel Fuoco Divino che brucia ogni scoria di umano troppo umano che poteva rimanere (ed e’ rimasto)nella visione di Dio dell’antico Popolo Eletto.
Il Roveto Ardente e’anche tema dei pittori d’icone ortodossi, ed e’il simbolo della mistica , cioe’di quella via alla conoscenza di Dio non discorsiva ma unitiva, contemplativa.
Ieri la Dottrina della Fede ha rilasciato undocumento contro il neo-pelagianesimo e ‘individualismo. Benissimo purche’non preluda ad una svalutazione della via mistica e contemplativa per una religione solo “sociale”.
@Giusi
La Georgetown è perfettamente allineata anche sul fronte gender:
https://www.notizieprovita.it/notizie-dal-mondo/il-gender-approda-anche-alluniversita-dei-gesuiti-in-usa/
Nota la conclusione dell’articolo di Valli: chieste spiegazioni alla diocesi, nessuna risposta. Questi sono i nuovi pastori misericordiosi con l’odore delle pecore, che manco ti rispondono. D’altronde come potrebbero (sempre se volessero): i gesuiti si sono installati al comando della Chiesa, chi li tocca muore, e il loro programma – su tutti i fronti – è chiaro. Sono i nuovi Dathan; l’opzione maledetta, altro che opzione Benedetto…
Ma noi…
[…] nonostante la stanchezza e la scarsità dei consensi rimaniamo aggrappati a Chi ci ha chiamato alla Fede e ci invita ogni giorno a continuare il viaggio.
Invece i Gesuiti nel roveto ardente bisognerebbe gettarceli di peso! Ma proprio che gli si conficchino tutte le spine nelle carni e che il fuoco li purifichi! Mancava questa!
http://www.aldomariavalli.it/2018/03/02/se-luniversita-dei-gesuiti-premia-un-campione-della-cultura-abortista/
@giusi
te tu te mi pari un po’ neopelagiana…. 🙂
p.s. chissà il gesuita Papa Francesco che ci riserva in questa novità.
il 20 marzo esce il nuovo libro intervista del Papa : “Dio è giovane” in occasione della giornata mondiale della gioventù ed in vista del sinodo dei giovani di ottobre.
riporto dalla presentazione:
“Papa Francesco si rivolge ai giovani di tutto il mondo, dentro e fuori la Chiesa, in un dialogo coraggioso, intimo, memorabile. Un messaggio di liberazione che attraversa il presente e disegna il futuro, costruendo un ponte tra le generazioni per rinnovare nel profondo le nostre società.
Conversando con Thomas Leoncini, Francesco analizza con forza e passione i grandi temi della contemporaneità, sottraendo le nuove generazioni, ovvero i grandi scartati del nostro tempo inquieto, dai margini in cui sono state relegate e indicandole come protagoniste della storia comune. Il libro anticipa e prepara il grande Sinodo dei Giovani che si celebrerà in Vaticano nell’ottobre 2018.”
@vale
Sul prossimo sinodo dei giovani ci si può fare un’idea da Valli:
http://www.aldomariavalli.it/2018/02/27/il-prossimo-sinodo-e-quei-giovani-vecchi/
Vero Vale. Non mi apro alla morbidezza dello spirito… Chissà di che spirito parla…
@giudici
c’è questa possibilità.
in effetti, pare, che dalle parti del vaticano immaginino cose che in realtà si rivelano .poi, diverse.
sarà colpa dell’eterogenesi dei fini. ( come ,per es.: il pare oramai raggiunto accordo con la Cina.
beh, la realtà si è preoccupata di chiarire come si svolgeranno le cose, in Cina:
http://www.asianews.it/notizie-it/Xinjiang,-croci,-cupole,-statue-distrutte:-la-nuova-Rivoluzione-Culturale-sinicizzata-43249.html )
Su questa faccenda del ” neo-pelagianesimo” e del pericolo odierno di questa eresia mi pare si faccia un po’ di tempesta in un bicchier d’ acqua. Dove sono tutti questi neo-pelagiani, tutte queste persone che si sforzano esageratamente di esercitare le virtu’ , di vivere una vita stoica, ascetica, per guadagnarsi il Paradiso, dimenticando che e’ la Grazia Divina che ci salva? Voi ne conoscete molti di eroici asceti?
Voi conoscete tante persone convinte di andare in Paradiso perche’ digiunano, fanno penitenza , e altre azioni lodevoli? Io conosco piu’ persone convinte di andare in Paradiso qualunque cosa facciano e comunque vivano, tanto Dio e’ tanto misericordioso.
A me pare che la maggior parte della gente oggi tenda a cadere proprio nell’ ‘ errore opposto al pelagianesimo, cioe’ nel dimenticare lo sforzo, il sacrificio, e di farla tutta facile .
Secondo me hai ragione. Penso che il problema stia nel fatto che i termini “pelagianesimo” e “gnosi”, magari per ragioni nobilissime, abbiano ormai acquisito uno spettro semantico così vasto da risultare più che altro confusionari e a confondersi l’uno con l’altro. Non c’è da stupirsi più di tanto per questo giacché la caratteristica dell’errore è di essere per essenza (per così dire) scisso in se stesso, di non avere una coerenza interna e quindi tendente a riflettersi in altri errori come in un gioco di specchi. Se per gnosi allora intendiamo una sapienza superba di se stessa, ostile all’azione della grazia, e per pelagianesimo una virtù dalle stesse caratteristiche, mi sembra pacifico che oggi di pelagiani in giro ce ne siano pochissimi. Il pelagianesimo, sostanzialmente, è il risultato di una reazione del vasto mondo stoico all’avvento del cristianesimo: una parte vide nel cristianesimo la rivelazione e la risposta a verità che lo stoicismo aveva intravisto; l’altra lo rifiutò non volendo riconoscere la paternità di un Dio personale; e questo perché già prima nello stoicismo convivevano due nature: quella panteista-immanentista e quella proclive a credere a un Dio padre e creatore.
“stia nel fatto che… HANNO ( e non abbiano) acquisito”.
P.S. Se i pelagiani combattuti da S. Agostino erano sicuramente pelagiani, personalmente, in base alle pochi fonti che abbiamo, ho forti dubbi che Pelagio fosse un vero pelagiano.
PLACUIT DEO. LE CRITICHE DI UN SACERDOTE TEOLOGO, E I PERICOLI NASCOSTI DEL DOCUMENTO DI LADARIA.
http://www.marcotosatti.com/2018/03/04/placuit-deo-le-critiche-di-un-sacerdote-teologo-e-i-pericoli-nascosti-del-documento-di-ladaria/