Pubblichiamo la seconda parte delle lettere arrivate al blog dopo il nostro invito a testimoniare ai pastori la bellezza di una vita che prova a obbedire all’Humanae Vitae. Grazie a tutti, continuate a scrivere a pav@pav.va, al professore che organizza il corso alla Gregoriana, Humberto Miguel Yanez (unigre.it) e al relatore cui abbiamo fatto riferimento chiodimaurizio@ gmail.com
Gentili Padri Reverendissimi
nell’ottica degli incontri in atto e in programma sull’Humanae Vitae, io e mia moglie vorremmo umilmente e brevemente comunicarvi la nostra esperienza.
Dopo 4 figli tutti nati per parto cesareo io e mia moglie spaventati per le possibili conseguenze di un quinto cesareo ci siamo completamente chiusi alla vita non fidandoci neanche dei metodi naturali.
In pochi anni il nostro matrimonio e la nostra vita spirituale sono deperiti, avevamo chiuso la fonte delle grazie del sacramento! Quando il Signore è intervenuto a salvare il nostro matrimonio a rotoli abbiamo capito dove eravamo stati ingannati e siamo tornati ad applicare l’Humanae Vitae e i metodi naturali……e il nostro matrimonio è rifiorito. Per favore non rottamate l’Humanae Vitae ma trovate i modi per urlarla e comunicarla il più possibile a tutti gli sposi, ne va della salvezza di tanti matrimoni.
Con Affetto di figli
Stefano e Meri
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Cara Costanza, mi chiamo Vincenzo e ho 24 anni. Al momento non sono fidanzato e chiaramente non sono neanche sposato ma ho accolto lo stesso il tuo invito scrivendoti questa mail. Credo proprio che tu abbia centrato il cuore del problema: metto o no Cristo al centro della mia vita affettiva? Non è infatti necessario essere sposati per trovarsi dinnanzi a questa scelta. Io ogni giorno, in mezzo a lotte, dubbi e voglia di mollare, desidero prendere questa decisione, non perchè mi interessi fare un cammino di ascesi al fine di raggiungere il migliore punto di equilibrio del mio karma esercitando la castità come forma di dominio sulle pulsioni. Se mi alzo al mattino con il desiderio di rimanere casto nel mio status di single è perchè ho capito ed esperito, per quel pochissimo, che solo in Cristo, e quindi nella Chiesa, è possibile trovare la verità, il vero sull’affettività e sull’amore umano. Non nei “corsi” su come evitare le gravidanze che un’ associazione teneva nella mia scuola quando ero studente liceale, non nei doppisensi dai quali siamo ossessionati quando parliamo e neanche nelle immagini pornografiche ho trovato ciò che corrisponde ai miei desideri più profondi sull’affettività.
E’ stato invece quando ho ascoltato da testimoni veri di Cristo che ho capito che solo la Chiesa di Cristo, per bocca del suo Magistero, corrisponde ed è in grado di condurmi, un passo alla volta, a questa voglia di vivere una sessualità finalmente libera e veramente piena. Quanto è liberante non pensare una donna come un oggettino. Quanto è liberante puntare al meglio. Quanto è liberante avere qualcuno che ti dice con chiarezza queste cose.
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Mi chiamo Aurelio Romano, sono di Milano, ho 55 anni. Ho tre figli. Mia moglie è in Cielo da circa un anno.
Desidero manifestare la gioia con cui per più di 25 anni abbiamo vissuto la dottrina della Humanæ Vitæ e la pacifica convinzione con cui l’abbiamo trasmessa per molti anni ai fidanzati dei corsi di preparazione al Matrimonio, nella nostra parrocchia.
Abbiamo testimoniato che nel Matrimonio l’aspetto unitivo e l’aspetto procreativo sono inscindibili, e che dalla loro rottura volontaria deriva un significativo appannamento nel disegno di Dio sulla coppia, come hanno insegnato il Beato Paolo VI e San Giovanni Paolo II.
Avendo sempre parlato con chiarezza e pacatezza siamo stati ascoltati con rispetto, non sappiamo con quale esito e ovviamente non era nostro compito indagare, ma presentare. Però posso affermare che l’atmosfera cordiale del corso non era compromessa in seguito alla nostra testimonianza.
Vorrei pertanto sottolineare che non esiste il pericolo – o è assai ridotto – di scatenare aspre e dolorose polemiche se nei corsi di preparazione al Matrimonio si porge la dottrina della Humanæ Vitæ con dono di lingue.
Ho scelto questo come mio contributo alla riflessione che coinvolge noi tutti in questo periodo.
Un saluto cordiale nella preghiera
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Siamo sposati da 42 anni. Abbiamo 5 figli. Dopo anni di contracettivi abbiamo scoperto la bellezza dei metodi naturali. E’ stato un cambiamento radicale nel nostro “donarsi”. E’ un metodo sicurissimo, ma al di là di ciò si vive un rapporto che ti fa capire cosa significhi “…e i due saranno una carne sola…” sicuramente da divulgare, far comprendere, conoscere nell’ambito formativo durante il corso in preparazione al matrimonio.
Maurizio e Antonia
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Mi chiamo Maria Liliana, sono sposata da 47 anni.
Quando uscì Humanae vitae, ero fidanzata con Luciano, che divenne poi mio marito. Nei gruppi d’oratorio, che frequentavamo, si accese un sentito dibattito e noi eravamo piuttosto critici.
Ci sposammo in chiesa nel ’71, dopo un corso prematrimoniale che ebbe il merito di presentarci Humanae vitae in modo più completo. Il rapporto tra noi due fu, sempre, conflittuale ma rispettoso.
Ci allontanammo dalla fede, mio marito più di me. Vivere la relazione sessuale fu un cammino gioioso e doloroso, che io pretesi sempre all’altezza della dignità che Humanae vitae mi aveva additato come possibile.
La famiglia si arricchì di tre figlie nate da noi e di altri figli in affido. La nostra guida fu, sempre più, ciò che avevamo appreso prima di sposarci e che reimparammo, poco a poco, con gioia, grazie a un ritrovato abbraccio della Chiesa.
Ora, le famiglie delle figlie e i nipoti sono più o meno in sintonia con il nostro insegnamento, ma noi continuiamo a cercare di alzare la lampada della fede in Gesù e nella Chiesa e sentiamo con gratitudine di essere amati proprio perché non smettiamo di proporre un ideale di famiglia grande e bello.
Un’esperienza di vita di mezzo secolo,tra tante, nutrita dalla parola della nostra madre Chiesa.
Se vorrete, tenetene conto.
Maria Liliana, con Luciano. Cremona
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Scrivo questa mail amareggiato per come si cavilli sull’HV per introdurre certi “interventi tecnici”.
Una domanda: Cosa differenzia il matrimonio “in chiesa” dal matrimonio civile, o semplice convivenza? Quante volte mi hanno assillato con questa domanda! Vorrei che fosse Padre Chiodi a darmi la sua risposta, ma se è una risposta filosofeggiante, non m’interessa. Si, perché la vita famigliare è invece carne, fatica e meraviglia, come quando scopri che l’impossibile si realizza. E quando i figli arrivano senza chiedere permesso, allora capisci che stai dando spazio a qualcosa o qualcuno, perché se avessi calcolato meglio con un mirato intervento tecnico l’Amore non avrebbe generato così tanto. Poi, dopo 25 anni, ti giri a guardare il viso di tua moglie e capisci a quale unità ti ha portato la follia di lasciarti fare da quel Sacramento. Si, l’HV mi ha salvato la vita.
Simone Pivi
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L’Humanae Vitae ci ha salvato la vita e ci ha fatto scoprire la bellezza del matrimonio cristiano
Andrea e Francesca
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Carissimo don Maurizio, rispettabilissima Pontificia Accademia per la Vita,
“…più che mettermi a dire che in fondo ci sono dei casi in cui si può, più che arrivare come al solito con qualche decennio di ritardo sul mondo, vorrei che la Chiesa cominciasse ad annunciare una bellezza più alta, e che i pastori non avessero paura di essere impopolari. Che ricominciassero a parlare chiaro ai corsi prematrimoniali, parlando di croce e bellezza, e di che cosa è davvero fatto il sacramento del matrimonio, dove una potenza di amore che brucia può rendere vero il nostro amore piccolo e ingannevole.”
Quelle che ho citato sono le parole di Costanza Miriano, ma potrebbero essere le mie. Le parole di un marito e padre cattolico ventottenne che neanche sapeva, fino a poco tempo fa, che alcune delle più preziose verità che gli sono state trasmesse da genitori, preti ed educatori e che hanno reso per lui SACRA l’esperienza del fidanzamento e FECONDA quella dell’unione matrimoniale fossero state annunciate in così chiara maniera dal Beato Paolo VI nella enciclica Humanae Vitae.
Ora l’ho letta, quell’enciclica, trovandola di tale semplicità e chiarezza da non capire proprio cosa ci sia da rileggere, approfondire, interpretare. Il cuore del popolo e la fede dei cristiani hanno già letto e vissuto nella carne quegli insegnamenti, da molto tempo.
Abbiamo bisogno di chi ci confermi nella Verità, non di chi ci addolcisca… la pillola.
Carissimo don Maurizio, rispettabilissima Pontificia Accademia per la Vita, vi supplico: restate al servizio della Verità! Non conformatevi alla mentalità di questo secolo! Indicate a noi fedeli l’esigente e totalizzante proposta di Cristo, che sola può condurci a salvezza! Siate veri pastori: è il vostro popolo che ve lo chiede.
Affinché Dio sia glorificato in ogni cosa.
Giovanni
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Gentilissimi,
scrivo in relazione all’intervento di don Chiodi in cui è stato posto un particolare accento sull’obbligo morale della contraccezione: “Ci sono circostanze, mi riferisco ad Amoris laetitia capitolo VIII, che proprio per responsabilità richiedono la contraccezione”.
Nella mia esperienza di battezzato, nella mia vita coniugale, tante volte ho toccato con evidenza il mio limite, ma sempre sono stato salvato da chi mi ha aiutato a guardare verso Gesù: questo è “impegnativo” a volte faticoso perché contrasta con una certa istintività, con una natura segnata dal peccato originale.
Certo non è assecondando un istinto disordinato che si è più felici. Credo sia esperienza comune, anche di chi sposato non è, anche in circostanze che ci sollecitano su fronti diversi da quello dell’eros.
Mi dispiace, mi rattrista che un sacerdote, uno che sarebbe chiamato a percorrere lui innanzitutto la “via stretta” e ad indicarne la convenienza a tutti, anche a me, contraddica così apertamente l’insegnamento millenario della Chiesa e la testimonianza dell’attuale Pontefice, che mai ha giustificato o indicato come buono ciò che è sempre stato segnalato come una tentazione da cui stare in guardia; in particolare la tentazione di usare di sé o dell’altro – quel “altro” che ci è affidato in un’alleanza per la Vita eterna.
Gradirei un Vostro cenno di “conforto” e da parte di don Chiodi una parola di resipiscenza rispetto a così grave affermazione.
Cordialmente,
Daniele Salanitro
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Carissimi tutti,
Vi scrivo per testimoniarvi che nel mio matrimonio, di per sè umanamente fragile, ho potuto godere assieme a mia moglie della bellezza dell’annuncio cristiano ricevuto dalla Chiesa della Buona Notizia e che questo è passato anche attraverso la proposta di vivere in pienezza l’HV non sulle nostre forze di poveri sposi, ma appoggiandosi a Gesù Cristo. Credo proprio di poter dire, dopo 30 anni, che sia stato fondamentale, per la salvezza del nostro matrimonio, imparare da essa (HV) il rispetto totale dell’altro scoprendo in ciò la nostra felicità e non la nostra limitazione. E questo è ancora più importante è bello adesso che i figli sono grandi e, prendendo le loro strade, ci lasciano sempre più spesso l’uno di fronte all’altro.
Stefano e Laura
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Cara Amica,
ho letto sul suo blog, come sempre profondo e puntuale, il suo bellissimo articolo “Un appello per l’Humanae Vitae”. Condivido in particolare la sua acuta osservazione che su questi temi parlano quasi sempre solo persone consacrate, mentre dovrebbero intervenire anche i laici sposati, cioè quelli che – come lei dice – “si sono misurati in concreto”.
A questo proposito, ricordo che 50 anni fa, quanto ferveva il dibattito ecclesiastico che precedeva la pubblicazione dell’enciclica, un anziano saggio frate francescano, che era stato professore di mio padre e che aveva lunga esperienza di confessionale, gli disse: “Non mi piacciono questi ecclesiastici che parlano con tanta sicumera di questi argomenti. Perché, o ne parlando senza averne – come è loro dovere – esperienza diretta, e allora ne dovrebbero parlare con più discrezione; oppure ne parlano perché ne hanno anche un’esperienza diretta, e allora sono cattivi preti”.
Con profonda stima
Dott. Paolo Macciò
D’accordissimo con Costanza.
Personalmente l’apertura alla vita richiesta dalla chiesa mi ha aiutato a crescere nella fede.
Siamo convinti di avere il controllo sulla nostra vita, di poterla gestire…..e mi sono chiesta…. ma se non riesco ad accettare le cose belle, come faccio ad accettare le cose brutte?
Ed è partito un percorso di crescita nella fede, faticoso si, ma stupendo..
E per i miei 40 anni il Signore mi ha fatto un bellissimo regalo, la mia terzogenita, che sinceramente parlando se non ci fosse stata quell’apertura non ci sarebbe….fidarsi solo di se’ stessi non permetterebbe una” pazzia” del genere…
Lode a Dio in eterno
Gabriella
Se desidera può usare la mail a suo piacimento
Cara Costanza, ti scrivo qui perché i commenti al primo articolo su H.V. sono ormai chiusi.
Non servono i miei complimenti per la bella iniziativa. Mi limito quindi ad esprimerti un grazie di cuore.
Detto questo, volevo informarti del fatto che sul sito del dott. Marco Tosatti (che ha dedicato alla tua iniziativa un apposito “post”) è stata pubblicata una lettera di tal Isidoro d’Anna, il quale si lamenta, tra l’altro, di questo:
“ciò che è veramente grave sta nella contrarietà espressa da questa signora al fine primario del Matrimonio, che la Chiesa Madre e Maestra ha sempre riconosciuto nella procreazione e nel bene dei figli. Afferma infatti la Miriano: Mi piacerebbe che scrivessimo che HV [l’Enciclica Humanae Vitae] aiuta a vivere l’unione dei coniugi, E NON LA PROCREAZIONE, come PRIMO fine del matrimonio, che è il cammino verso Dio”.
Qualcuno gli ha fatto notare che nel tuo articolo c’è scritto “Mi piacerebbe che scrivessimo che HV aiuta a vivere l’unione dei coniugi, CHE E’ ANCHE IN SE STESSA ANCHE PROCREATIVA, come fine del matrimonio, che è il cammino verso Dio”.
La risposta del sig. Isidoro è stata che tu avresti corretto la frase.
Ora, posto che in caso di errore, non ci vedo nulla di male a correggersi (tutt’altro, anzi), vorrei solo comprendere se quanto affermato da Isidoro sia vero o si tratti di una delle tante calunnie che si leggono nel web con sempre maggiore frequenza.
Questo il link:
http://www.marcotosatti.com/2018/01/30/humanae-vitae-la-pillola-la-parola-solo-ai-religiosi-costanza-miriano-chiede-ai-laici-di-parlare-della-loro-vita/
Grazie per il chiarimento che, spero, vorrai darmi.
Con affetto.
Noi ci siamo sposati in Francia anno 1977, allora avevo una minima preparazione riguarda la storia della salvezza. Ho ricevuto tutti sacramento,da cattolica.
Prima che ci sposiamo il prete mi chiese se volevamo partecipare al corso prematrimoniale, ma visto che il mio futuro marito non poteva venire con me, visto che era sempre in trasferta per lavoro, io non ci andò.
H.V non conoscevo e nessuno me ne ha parlato….Questo mi ha portato a l’inganno di questo mondo.
Ma mi ricordo che durante le catechesi per adulto anno 1992, nessuno a parlato del H:V, e oggi veramente mi dispiace.
Scrivo tutte queste cose per dire che H.V deve essere proclamati fortemente, dire la verità costa quello che costa, La chiesa ne deve parlare per la salvezza delle anime.
Gradirei una risposta da Don chiodi.
Grazie a tutti …voi ho letto con attenzione le lettere indicati sopra, E viva H.V per quest nuova generazione, speriamo non c’è un altra via .
Grazie per una risposta.
Marie-rose.
Come posso fare per porre delle domande per avere dei chiarimenti restando nell’anonimato?
agli autori delle lettere intende?
Dunque, stasera veniamo a sapere che la commissione per la “revisione storica” della HV, quella che – per carità! – non esisteva ed era invenzione di certi giornalisti, invece esiste veramente:
https://www.lifesitenews.com//news/vatican-official-admits-that-papal-commission-exists-to-do-historical-revie
Contemporaneamente veniamo a sapere che Paolo VI verrà santificato ad ottobre: ecco l’arma di distrazione di massa che permetterà di svuotare HV dall’interno, mentre molti batteranno le mani entusiasti; così come è stato fatto per GPII ed il suo Magistero.