Single sempre più numerosi in Occidente. È la crisi dell’identità maschile e femminile

di Tonino Cantelmi  per agenSIR

Singletudine. Fa rima con solitudine, ma ormai è la condizione sempre più frequente o comunque più duratura nei paesi più ricchi, come nel Nord Europa per esempio, quella parte di Europa “progredita”, dove l’eutanasia e il suicidio assistito sono diritti acquisiti e alla quale molti italiani guardano con ingenua ammirazione, come fosse una sorta di eden! Rivoluzione epocale persino in Giappone: in costante e vertiginoso incremento le donne single. E in Italia? Secondo alcuni dati, le mono-famiglie sfiorano il 30%. Certo, nulla a che vedere con la Svezia, dove siamo ormai al 50%.

Per favore lasciamo da parte la faccenda se la singletudine sia una scelta o una condizione subita e non voluta. Ed evitiamo di chiederlo ai single stessi, quasi a volerli crocifiggere con domande inopportune (e dolorose).
Ma i dati sono questi. Esistono i single-sempre-single: mai sposati, non figli, relazioni light, sempre alla ricerca dell’uomo (o della donna) giusta, condannati a costruire relazioni che poi si disfanno, una sorta di “sfigati”, alla moda però, adultescenti quarantenni e oltre vorticosamente impegnati in aperitivi, eventi, chat e social. Non lo ammetteranno mai, ma la singletudine, elevata pubblicamente a scelta e quasi ostentata, è in realtà una sorta di maledizione sotto voce. Esistono anche i single-ideologici-convinti, ma sembrano essere una sparuta minoranza. E poi esistono i single-di-ritorno, quelli del mai più: un passato di convivenze, matrimoni e anche figli, tutto fallito e per carità se ci ripenso. Insomma, vuoi in un modo, vuoi in un altro, la carica dei single è in costante incremento, soprattutto nei luoghi del benessere.

Tutto bene? A mio parere proprio no. Secondo me la singletudine è un fenomeno legato alla rinuncia a quella che ho definito la “progressione magnifica”: esserci, “esserci-con”, “esserci-per”.

E sì, perché la “progressione magnifica” permette di partire da un Io (l’esserci), per passare ad un Tu (l’“esserci-con”) e infine giungere ad un Noi (l’“esserci-per”), dimensione ultima e sola che apre alla generatività, alla creatività ed all’oblatività. In questa progressione però irrompono le formidabili componenti della postmodernità: il narcisismo e la sua forma virale su base digitale, la tecnomediazione della relazione, l’amicizia light, a portata di “click” e di Facebook, le relazioni virtuali nelle loro varie declinazioni ambigue, l’ipersessualizzazione dell’infanzia e il mostruoso incremento della cyberpornografia, la “gamizzazione” immersiva (ogni attesa è invasa da giochi digitali e intere generazioni crescono con i video games), la ricerca di emozioni forti, la velocità estrema. Ma a questo mix va aggiunta la spinta a rinunciare ad una identità stabile, per entrare nell’unica dimensione possibile secondo i guru della postmodernità: quella della liquidità, ovvero quella dell’identità mutevole, difforme, dissociata e continuamente ambigua di chi è e al tempo stesso non è. Insomma si tratta della demolizione dell’esserci, cioè del punto di partenza. Ed ecco che la possibilità più semplice è proprio la singletudine. In fondo la tecnologia digitale consente all’uomo e alla donna del terzo millennio di essere senza vincoli, di tecnomediare la relazione senza essere in relazione, di connettersi e di costruire legami liquidi, mutevoli, cangianti e in ogni istante fragili, privi di sostanza e di verifica, pronti ad essere interrotti. Cosicché si è passati dall’uomo-senza-qualità di Musil all’uomo-senza-legami di oggi, in una sorta di continua sovrapposizione che viene a definire il nuovo orizzonte del tema identitario.
La crisi dell’identità maschile e femminile, per esempio, ne è l’espressione più evidente. L’identità, cioè l’idea che ognuno di noi ha di se stesso e il sentirsi che ognuno di noi sente di se stesso, è dunque in profonda crisi, e il nuovo paradigma è l’ambiguità. La crisi dell’esserci ha una enorme conseguenza.

Se all’uomo d’oggi è precluso il raggiungimento di una identità stabile, che si articola e si declina nelle varie dimensioni, come in quella psicoaffettiva e psicosessuale, la conseguenza prima è che l’“esserci-con” (per esempio la coppia) assume nuove e multiformi manifestazioni, fino a dissolversi impietosamente. L’“esserci-con” non è più il reciproco relazionarsi fra identità complementari (maschio-femmina per esempio), sul quale costruire dimensioni progettuali, nelle quali si dispiegano le legittime attese esistenziali, ma si riduce all’occasionale incontro tra bisogni individuali che vanno reciprocamente a soddisfarsi, per un tempo minimo, al di là di impegni reciproci e di progetti che superino l’istante. E’il trionfo dell’individualismo. E forse anche dell’infelicità.

43 pensieri su “Single sempre più numerosi in Occidente. È la crisi dell’identità maschile e femminile

  1. Dell’infelicità anche senza il forse…

    Perché la “singletudine” non fa solo rima con solitudine, è il solito neologismo che nasconde la realtà… quella della solitudine.

    Perché l’Uomo non è fatto per essere solo (direi lo abbia affermato Qualcuno prima che nascesse il primo degli psicologi o sociologi di ogni tempo).
    E il “non essere solo” non è un fatto sporadico, del riempire un vuoto, affettivo, sessuale, di interessi, hobbystico, quelchesivuole, di una sera, di una weekend o poco più.
    E’ invece condivisione, che arriva ad essere con il tempo, profonda comunione.

    Condivisione e comunione che a ben vedere non necessariamente debbono trovare risposta solo nella Famiglia composta da uomo e donna, perché la Comunione per una profonda Condivisione, la stessa Fecondità che da queste deriva, hanno una sola fonte…
    la Comunione tra l’Uomo e Dio! Quella a cui ogni uomo e donna sono chiamati.

    Di fatti sono tanti i “single” assolutamente non ammalati di solitudine, assolutamente pieni di gioia e di energia e di capacità di dare e di spendersi che possiamo incontrare.
    Coloro i quali hanno scelto – ma più corretto sarebbe dire sono stati scelti ed hanno risposto amen – di vivere con Dio, per Dio e in Dio il loto Tempo.
    Coloro che ci dimostrano che “Dio basta”.

    Per gli altri “single”, che non sono persone cattive, ma spesso ingannate, quando non ferite e che di soffrire ne hanno abbastanza, purtroppo non restano che le briciole e anche quando pare loro di essersi abbuffati, riempiti la pancia per bene, viene il tempo della carestia, quello dove la solitudine ti assesta il colpo di grazia e i demoni si presentano perché sanno che nessuno farà loro da scudo… né tanto meno faranno scudo fama o denaro (basta leggere le cronache del “bel mondo”…).

    Perché il primo inganno della “singletudine” è il dirsi “io sto bene così… ah si, io sto tanto meglio così!” e così, giacché la mentalità del mondo ci vieta di mostrarci deboli, bisognosi anche se ogni giorno si va mendicando amore, il “single” non chiederà aiuto, non dirà mai “aiutami, sono solo come una cane!”

  2. Luigi

    “Per favore lasciamo da parte la faccenda se la singletudine sia una scelta o una condizione subita e non voluta. Ed evitiamo di chiederlo ai single stessi, quasi a volerli crocifiggere con domande inopportune (e dolorose).”

    E per quale motivo non si dovrebbe domandare ai “single” stessi?
    Come dice il colonnello Douglas Mortimer in “Per qualche dollaro in più” – en passant sicuramente il capolavoro, ne “La trilogia del dollaro” di Sergio Leone – “le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte”.

    Innanzittutto, l’inopportunità della mia risposta sta nel fatto che “gli adultescenti” appagati della loro condizione sono molti più di quanti sembrano; non sono, cioè, la sparuta minoranza di cui scrive l’autore dell’articolo.
    Come del resto non è più una sparuta minoranza l’altra oscena categoria oggi di moda, quella dei DINK (“Double Income, No Kids”); che non sia più minoranza residuale è dimostrato dal fatto che aumenta ogni giorno il numero di hotels e ristoranti che accettano i cani ma non i bambini.

    La seconda causa di “indiscrezione” è che i single-sempre-single non necessariamente devono essere “vorticosamente impegnati in aperitivi, eventi, chat e social”, quasi fosse un modo per stordirsi e dimenticare la loro situazione.
    Esistono anche quelli che di queste realtà fanno volentieri a meno, quando le sentono come semplice agitarsi inconcludente; ovvero molto spesso, per via del virtualismo demente di buona parte di quanto oggi è “social”.
    Detto in altro modo, “social” è un termine false friend, che ben poco ha a che vedere con il sociale.

    Come poi ha ben colto Bariom, un conto è “stare da soli”, ben altra cosa è “essere soli”.

    Ci sono uomini e donne che, per i più diversi motivi, stanno soli anche per molto tempo, ma non sono soli.
    Basta pensare agli uomini delle piattaforme petrolifere piuttosto che alle infermiere di un Pronto soccorso. Spesso hanno una famiglia, dei figli, ma la loro attività rende problematico il viverli come vorrebbero. Stanno soli, ma non sono soli, nonostante tutto.
    Oppure, su altro livello, si pensi a un eremita dei primi secoli dell’Era Cristiana piuttosto che, oggi, a una monaca di clausura.
    Come scrive appunto Bariom, “Di fatti sono tanti i “single” assolutamente non ammalati di solitudine”.

    Sempre prendendo come spunto le parole di Bariom – a proposito, per il pagamento della claque ti mando poi la fattura come al solito 😀 – va inoltre osservato che Dio basta a tutti.
    È a questo punto che sorge il problema di fondo, forse non ben evidenziato nell’articolo di Cantelmi; per altro ampiamente meritevole, nel considerare in modo originale un fatto oggi piuttosto “trendy”.

    Ciò che rode dentro, come un tarlo, giorno dopo giorno, mese dopo mese, non è lo stare soli, non è l’essere soli, non è la solitudine.
    Personalmente, fra un centro commerciale il sabato pomeriggio e un bosco sotto la pioggia, mille volte sceglierei il bosco sotto la pioggia. Anche senza riparo 😉

    Quello che davvero, alla fine, annienta anche le fibre più robuste è, invece, l’assenza di qualcuno cui donare tutto ciò che si è, poco o tanto che sia.
    Nella vita consacrata, chi ha i mezzi e le capacità si dona direttamente a Dio.
    Nel matrimonio ci si dona a Dio indirettamente, per il “mezzo” di un’altra persona (non che questi siano i soli modi, per donarsi; ma sono quelli più simbolici, diciamo così).

    Ecco, quando si ha ben chiaro che i nostri talenti erano destinati alla costruzione di una famiglia, che quella era la nostra missione su questa terra e però così non è stato, ogni sera arriva inesorabile il richiamo perentorio della coscienza : “Hai fallito la missione, hai sperperato i tuoi talenti”.

    “Mortimer. Un grande uomo e un gran soldato. Il più formidabile tiratore della Carolina. Gran soldato. Ora si è ridotto a fare il bounty killer, come te. Tutta colpa dei treni, degli stramaledetti treni! Puah!”

    Ciao.
    Luigi

      1. Luigi

        Bri: non ho compreso la tua osservazione su Wilde.
        Potresti essere un poco meno “abbottonato”?
        Grazie.

        Luigi

        1. Bri

          @Luigi
          La prima citazione del colonnello, quella sulle riposte indiscrete è ripresa da un’aforisma di Wilde 🙂

          1. Luigi

            Ma il Colonnello pronuncia la frase ai tempi della Guerra di Secessione… Wilde copione 😀

            Ciao.
            Luigi

  3. Mikael

    Quasi tutto vero! Il “quasi” è dovuto ad una metamorfosi di ruoli per i quali il maschio è sempre più effemminato e la donna invece tendente a scimmiottare l’uomo. Se uno come me ne ricorda la sottomissione nell’amore come spiegava San Paolo, ecco che lei si ribella e si trincera nella lobby femminista! E allora restate zitelle a vita tanto dopo i 40 vi siete giocato tutto. Poi alcune di loro, magari per spirito reazionario ideologico anti – cattolico, fanno pure le servili con gli islamici che le sottomettono non con le tenerezze ma col randello. Una massa (non tutte) di ipocrite sessantottine a cui il divorzio e l’aborto (orrore e omicidio legalizzato) ha aperto la strada verso il baratro coinvolgendo anche noi uomini in questa caduta. Le vecchie generazioni femminili di fronte a questa pseudo emancipazione della nouvelle femme ne avrebbe chiesto l’interdizione e l’ignominia.
    Resteranno e resisteranno quelle che perseveranno nella vera Fede.
    P.s. Ma poi chi si volesse sposare giovane ha un lavoro o gli “illuminati” attuano la selezione genetica pure cosi?

    1. Nunzia

      “…E allora restate zitelle a vita tanto dopo i 40 vi siete giocato tutto”. Dopo i 40 ci siamo giocato tutto? Si vede che Lei non ha nessuna conoscenza delle donne e nessuna dimestichezza con l’altra metà del cielo …
      Le donne son ben felici di “sottomettersi” per amore, come del resto gli uomini, ma certo non con chi lo pretende e con il primo venuto.

  4. Pierangelo

    La Parola di DIO è Parola di Verità. E’ vero che in San Paolo si parla della sottomissione della donna, ma si parla pure dell’amore che il marito deve alla moglie. Ora nella nostra epoca caratterizzata da un femminismo di massa e da un egoismo maschile ancora molto diffuso, si rischia la paralisi della relazione uomo-donna poichè ciascuno dei due si arrocca su posizioni inconciliabili. Come uscirne? Semplice e difficile insieme : facendo entrambi , se persone mature, un passo indietro nella direzione della Parola di Dio . Questo riposizionamento richiede però l’accettare un cammino di conversione che non tutti , in questa società scristianizzata , sono disposti a compiere.

  5. Antonio Spinola

    Testo assolutamente condivisibile.
    Si tratta di un fenomeno molto preoccupante e coincide col programma social-progressista di distruzione della famiglia.
    Come sappiamo, la distruzione progressiva di questa cellula base della società, inizia con la rivoluzione sessuale e il sopravvento dell’ideologia femminista, passa per la guerra contro il modello di famiglia cosiddetta “tradizionale”, interessando tutti gli strati sociali per opera di politiche appositamente predisposte dagli ingegneri sociali già negli anni ’70 (vedi: costanzamiriano – la teoria svedese dell’amore) ovvero “liberare le donne dagli uomini, gli anziani dai figli, gli adolescenti dai genitori”.
    Così, questa sorta di creative destruction ci ha dato questa gran figata: la singletudine.
    Tutto ciò temo ci costerà caro, mentre l’era del paradiso in terra si allontana sempre più.

  6. vale

    fenomeno che va di pari passo con un altro:

    “rantolo cristiano in germania.seminari vuoti,chiese chiuse,fuga si fedeli. e i protestanti celebrano nozze gay sull’altare.” ( il foglio di oggi pag.1 )di g.meotti

    ” nel 1963 i nuovi sacerdoti erano stati 400…nel 2015 58….. negli ultimi dieci anni la chiesa cattolica ha chiuso 515 chiese, quella evangelica 340…con circa 23,7 milioni di membri ( il 29%) il cattolicesimo è il più grande gruppo religioso del paese … eppure lasciano la chiesa in massa ( anche e non solo per motivi fiscali , aggiungo io ) nel 2015 181925.

    rispetto alle statistiche ufficiali i battesimi sono diminuiti di un terz0 ( 260mila nel 1995, 167mila nel 2015.

    vent’anni fa 86456 coppie si sono sposate in chiesa. l’anno scorso solo 44298.

    la percentuale di popolazione che frequenta le chiese dal 18,6% del 1995 al 10,4 % del 2015. appena il 4% dei protestanti frequenta regolarmente la chiesa rispetto al 15% del 1950.

    nel 2033 il cristianesimo sarà una minoranza.

    due giorni fa nella Marienkirke in alexanderplatz a berlino due gay si sono scambiati l’anello in chiesa.

    sembra avverarsi la profezia dello scrittore p.hanne che nella “festa è finita”diceva: “…sarebbe più esatto dire che la germania è un paese prevalentemente ateo dove convivono varie minoranze religiose”.

    in italia – direi- siamo sulla stessa strada. comunità,basata su medesimi principi, zero.

    E’il trionfo dell’individualismo. E forse anche dell’infelicità.

  7. Pierangelo

    Durante un esorcismo del 11.02.2013 Lucifero viene obbligato a parlare e così si esprime :
    ” Quello lassù è stanco dei vostri peccati, è disgustato delle azioni degli uomini, è deluso dall’agire delle donne.
    La maggior parte dell’umanità è mia, morta spiritualmente e non riesce a risollevarsi ”
    Meditate gente, meditate!.

    1. Monitor

      Pierangelo,
      prima di Lucifero, Qualcuno immensamente più grande di lui ebbe a dire: “non prevalebunt”.
      A chi vuoi credere?

      1. Pierangelo

        A Dio naturalmente, poichè solo Lui conosce il futuro ( a Lucifero questo non è concesso, con la ribellione a Dio ha perso, tra gli altri, questo potere). Tuttavia non va sottovalutata la sua azione nel tempo presente , influenza dovuta al fatto che l’umanità gli ha aperto le porte nel momento stesso in cui si è distaccata dal Dio di Gesù Cristo, dalla Chiesa che, con tutti i suoi difetti, continua nel tempo l’opera di Cristo. Non vedi come viene attaccato il Santo Padre, vicario di Cristo, anche da persone che si dichiarano credenti? E’ in atto la grande apostasia (dal greco apo’stasia= allontanamento).
        La Divina Misericordia invocata da Papa Francesco è l’ultima tavola di salvezza per questa umanità che affoga nei peccati.

        1. cinzia

          Scusa Pierangelo ma questa misericordia a buon mercato ha un po’ stufato! La misericordia c’è ed è immensa, ma senza il pentimento e uno sforzo sincero di cambiare e convertirsi non funziona! Padre Pio affermava “ho più paura della misericordia che della giustizia di Dio!”
          E’ vero che la Divina Misericordia è l’ultima tavola di salvezza, ma non quella di papa Francesco, bensì quella così ben descritta nel Diario di Santa Faustina Kowalska….

          1. “Non quella di Papa Francesco” (??)

            Infatti la Divina Misericordia appartiene a Dio. Invocarla non è farne cosa propria, o adesso al Santo Padre non è più concesso neppure invocarla?

          2. Pierangelo

            ” Fortunatamente per ciascuno di noi, Dio ha sempre con sè una dose inesauribile di misericordia pronta ad essere usata per colui che decidedi riconciliarsi con Lui. Si tratta della dose dell’ultima opportunità che oltrepassa ogni immaginazione, perchè il Padre Celeste è felicissimo di recuperare anche in extremis un’anima che sembrava perduta per sempre.
            (da ” La pace avrà l’ultima parola ” di suor Emmanuel Maillard . Cap. 16 : La fine di Rudolf Hoss, il criminale di Auschwitz, pag 83).
            E’ dunque papa Francesco che offre una misericordia a buon mercato o è Dio scandalosamente pietoso , per noi giudici
            implacabili, nei confronti di chi ha un moto di di rimorso in punto di morte ?
            Cara Cinzia grazie comunque per la tua risposta di cui apprezzo la correttezza in linea di principio.

            1. Fabrizio Giudici

              La misericordia a buon mercato, che è misericordia senza giustizia e senza verità (e bisognerebbe scrivere tutto con la maiuscola), non è la misericordia di Dio; semmai è quella del Grande Inquisitore. Giocare con le parole “scandalosamente” e “pietoso” serve solo ad alzare del polverone sulla confusione.

        2. Alessandro

          “Non vedi come viene attaccato il Santo Padre, vicario di Cristo, anche da persone che si dichiarano credenti? E’ in atto la grande apostasia”

          Il sottoscritto critica il Santo Padre, si dichiara credente e non è un apostata né grande né piccolo. Far presenti gli errori che commette il Santo Padre (e ne sta commettendo di molto gravi) è talvolta doveroso (altro che apostasia!), come ho già chiarito qua:

          https://costanzamiriano.com/2016/08/02/non-anni-ma-anime-3/#comment-116000

          Chi ritiene che il Papa non sia criticabile mai soffre evidentemente di papolatria, cioè della convinzione, la quale non trova alcun fondamento nell’ortodossia cattolica, che il Papa vada approvato incondizionatamente in tutto ciò che fa e sostiene in quanto egli non potrebbe mai commettere errori in ciò che fa e sostiene.
          Al Papa, insomma, si dovrebbe fare credito illimitato, prestare fiducia incondizionata. Ma questa convinzione denota 1) ignoranza o fraintendimento del contegno che un fedele deve tenere nei confronti del Santo Padre, che è di devozione filiale e non cieca 2) ignoranza o frantendimento delle prerogative stesse del ministero petrino, tra le quali NON c’è l’ASSOLUTA infallibilità del Successore di Pietro.

          E’ dottrina infallibile della Chiesa che il Santo Padre sia infallibile solo quando eserciti il magistero infallibile, ossia quando, in materia di fede e costumi, impartisca, sia con magistero solenne (straordinario) sia con magistero ordinario e universale, una dottrina come da credersi in quanto divinamente rivelata o come da “tenersi definitivamente” (scusate il tecnicismo teologico, ma si dice così) in quanto, sebbene non formalmente rivelata, “è necessaria per custodire ed esporre fedelmente il deposito della fede” (cfr. Nota dottrinale alla Professio fidei)

          Orbene, come ho mostrato più volte su questo blog (e peraltro non solo io, ma teologi e vescovi ben più autorevoli di me), in “Amoris laetitia” ci sono parecchi paragrafi in cui il Papa non sta ribadendo né impartendo dottrine da credersi in quanto divinamente rivelate o da tenersi definitivamente: quindi nel firmare questi paragrafi il Papa non è infallibile, ossia può fallire, può sbagliare.
          E purtroppo, di fatto, fallisce, sbaglia, commette errori, e anche gravi (cioè: entra in contrapposizione con il Magsitero infallibile della Chiesa), come è stato ormai documentato da più parti e a più riprese.
          Basti dare un’occhiata alla critica di 45 teologi per accorgersi (se non si è in mala fede o ciechi o totalmente sprovveduti) che c’è proprio qualcosa di grosso che non va:

          http://www.corrispondenzaromana.it/lesortazione-apostolica-amoris-laetitia-una-critica-teologica/

          A scanso di equivoci ribadisco che criticare il Papa non significa che sia lecito schiamazzare e inveire ogni momento contro il Papa tramite tastiera. Questa è una tentazione diabolica da respingere.

          Ma una critica rispettosa, sobria e documentata, circoscritta al merito della questione, può essere esercitata, e talvolta deve esserlo. Con affetto filiale nei confronti del Santo Padre e per amore di Cristo e della Chiesa: quell’amore di Cristo e della Chiesa e quell’affetto filiale che suggeriranno anche i modi più opportuni per esercitare la critica stessa, affinché vada ad alimento del bene della Chiesa.

          1. Caro Alessandro, fuori dalla questione in oggetto, purtroppo è proprio sull’ “amore filiale” che ci si trova ad avere spesso grosse perplessità, proprio per quello “schiamazzare e inveire ogni momento contro il Papa tramite tastiera” (e non solo).
            Anche se chi lo fa, asserisce farlo “per amore di Cristo e della Chiesa” …o della Verità.

            A costoro quindi ci si può riferire quando si “critica chi critica” 😉

            Diversamente oggi ci si trova nella strana situazione della critica che può e deve avere solo e soltanto un’unica direzione e un unico obbiettivo (per non dire bersaglio)…

            Di fatto, anche su questo blog se ne ha riscontro, se si critica chi più che della critica filiale e argomentata fa “schiamazzo” (e cmq lecito credo anche la critica alla critica argomentata) o si lascia andare ad affermazioni irrispettose, si è subito tacciati di papolatria o di essere “struzzi”, creando una sorta di “massa critica” (permetti il gioco di parole), dove non si distinguono più le une dalle altre intenzioni (filiali o “schiamazzifere”).

            1. Fabrizio Giudici

              Bene Bariom, adesso però fai i nomi e i cognomi degli schiamazzatori; sennò – te lo dico chiaramente – il tuo intervento è quello di una malalingua (e potrei ricordarti ironicamente cosa dice il Papa delle malelingue). Facendo nomi e cognomi si vedrà che – se non altro per le persone che ho in mente io – la critica è sempre solidamente argomentata. Se questa copre vari campi è perché l’opera di distruzione della Chiesa procede in vari campi. Se vuoi continuare a essere così ottuso da non vederli, fatti tuoi. Ma se ti permetti di fare malevole allusioni su chi invece fa semplicemente il proprio dovere di rendere testimonianza, ti rendi complice degli apostati. E ti beccherai sempre una risposta a tono, come questa.

              1. E ti pareva che non saltassi su tu Fabrizio…

                Io non mi sono segnato “nomi e cognomi”, né ho fatto copia incolla di più di ogni intervento…

                A Giusi, quando per me faceva solo “schiamazzo” facendo copia incolla di ferali notizie senza praticamente nulla aggiungere, l’ho fatto presente chiaramente (e anche lì tu fido scudiero sei arrivato in soccorso) così come ad altri, ma non la voglio prendere lei “a prototipo” perché sa fare anche commenti di altro spessore… poi ci sono i non abitué, da un commento e via.

                Tu però sei la dimostrazione lampante di quanto ho affermato, tant’è che ribadisci la solita solfa (con annessi giudizi e condanna alla mia persona) e dimostri che non si può dissentire dalla critica massificata ormai qui diffusa, che non rende giustizia a chi fa critica formalmente e sostanzialmente corretta…

                Vuoi schierarti dalla parte di chi solo manca di rispetto al santo Padre (quando e se lo fa…) con battute e battutine di nessun costrutto o altri dipingendolo come l’anticristo (e successo anche questo qui sai? Forse ti è sfuggito perché admin ha prontamente rimosso il commento), perché di questi io parlavo nel mio commento che poi in sostanza ribadiva quanto affermato da Alessandro sulla “tentazione diabolica”…
                oppure semplicemente hai la coda di paglia?

                Se essere ottuso è fatto mio, tu fatti i fatti tuoi, se pensi che io mi permetta di fare malevole allusioni è problema tuo e te lo lascio.

              2. Ah beh certo quello che ama dare dello struzzo ad altri sei tu …non c’era neppure bisogno di dirlo, ma non sei uno che generalmente schiamazza. 😛

          2. Alessandro

            Preciso soltanto che francamente non avevo alcuna intenzione di tornare a far presenti critiche al Papa, e per di più a commento di un post che non c’entra con il Papa, ma ci sono stato tirato per i capelli, perché non posso accettare che si faccia di ogni erba un fascio.

            Pierangelo ha scritto, infatti

            “Non vedi come viene attaccato il Santo Padre, vicario di Cristo, anche da persone che si dichiarano credenti? E’ in atto la grande apostasia”.

            No, non è accettabile che “criticare il Papa” diventi automaticamente sinonimo di “essere un cattivo credente” o addirittura una specie di apostata (o un apostata in senso stretto, addirittura).

            Non perché non possa accadere che chi critica il Papa sia effettivamente un cattivo credente o un apostata, ma perché è semplicemente, incontestabilmente falso che il fatto di criticare il Papa faccia necessariamente di qualcuno un cattivo credente o una sorta di apostata (piccolo o grande).

            In questi tempi ciò va ribadito con chiarezza e fermezza, perché, come è vero che ci possono essere calunniatori professionali del Papa particolarmente attivi via rete, è altrettanto vero (e ne posso dare ampia testimonianza) che chi, nella semplice vita di parrocchia o in un consiglio pastorale, si azzarda a sollevare nei modi opportuni critiche a Francesco viene subito squalificato, emarginato, trattato come un patetico reazionario integrista ecc., da non prendere sul serio, e ciò ad opera della stragrande maggioranza dei sacerdoti se non del vescovo stesso.

            Questa papolatria clericale (del peggiore clericalismo) crea un clima pesante di ostracismo e da fonti certe so che non è un problema che incontra solo il sottoscritto…

            Ecco perché in ogni sede non lascerò passare le affermazioni di chi vuole squalificare un credente per il solo fatto che muove critiche a Francesco (ovviamente, i novelli papolatri sovente sono i medesimi che criticavano senza ritegno Benedetto XVI, e che si arrabbiavano con chi lo difendeva… misteri della “papolatria a intermittenza”, strambo morbo che subentra con un Papa ma va in sonno con un altro, lasciando il posto a un misericordiosissimo “diritto/dovere di critica selvaggia”).

            1. Piero

              Semplicemente, i “papolatri” come vengono esemplificatamente chiamati, sono in tutto e per tutto simili a quelle adolescenti innamorate del loro teen-idol preferito…
              “Non vedi come viene attaccato il Santo Padre, vicario di Cristo, anche da persone che si dichiarano credenti? E’ in atto la grande apostasia” E’ ESATTAMENTE UGUALE A Justin Bieber (o chi per esso…) e’ il cantante piu’ brtavo e bello del mondo e chi non lo riconosce e’ uno str… che non capisce niente di musica”.
              UGUALE UGUALE UGUALE.
              Infatti NON VENGONO MAI PORTATE DELLE ARGOMENTAZIONI CHE NON SIANO PURO E SEMPLICE “SENTIMENTALISMO”. MAI.

  8. franklin

    Dopo lunga convivenza senza figli, dopo che avevo perso il lavoro, venduto l’auto e venduto un po di moderno ciarpame tecnologico lei mi chiede se voglio sposarla. Prima no. Non le è mai interessato quando lo chiedevo io. Dopo un paio di anni che si conviveva a lei non interessava.

    Le dissi che mi seccava sposarla da disoccupato disperato senza un spicciolo nel mio conto per contribuire alla cerimonia. Ed iniziò un attrito continuo, per cui finchè ero leggermente maschilista ed ero felice di portare a casa l’unico stipendio tutto andava bene mentre adesso che sono disoccupato risulto maschilista sciovinista fino al midollo per non voler accettare volentieri che l’unico stipendio è il suo e che l’esistenza della coppia dipende dal suo solo sudore della fronte.

    Ha giudicato immaturo vendere i miei beni per far cassa lei per questo non ha protestato per poi dirmi che un po’ erano anche suoi, che ho fatto quindi scelte egoiste.

    Ora io non ho più una casa, non convivo più e sono felice che vada così. I suoceri mi odiano per non aver fatto figli, per non aver accettato una posizione di responsabilità quando mi fu offerta, per aver distrutto ventanni della vita della loro loro figlia.

    Percorsi diversi, di immaturi come me ne vedo a decine. E purtroppo sono preferibili, almeno sono il male minore a coppie scoppiate che quando possono divorziano e quando i vincoli religiosi non lo consentono convivono sotto lo stesso testo nell’indifferenza, nella falsità o addirttura nell’odio – davanti a figli disorientati.

    1. Antonio Spinola

      Caro Franklin, dici che ora da single sei felice, ti senti libero e indipendente pur avendo (o forse proprio per aver) perso tutto. Può essere che tu, al momento, lo creda veramente.
      Ma io, tu, tutti noi che siamo tanto indegnamente amati dal Nazareno, come possiamo vivere senza donarci con umiltà a un’altra persona? come possiamo pensare di poter vivere riversando questo immenso amore continuamente su noi stessi? Sarebbe come un giocare eternamente a tennis contro un muro. No, non è questa la soluzione.
      Comunque molti cari auguri.

    2. @Franklin, se mi permetti il tuo racconto non appartiene a chi fa scelta di “singletudine definitiva”…

      Non si può neppure dire che la tua sia stata una completa libera scelta.
      La tua è la quiete dopo la tempesta, la serenità dello scampato pericolo.

      Sentendo la tua sola versione si può anche affermare che hai avuto discernimento e anche coraggio… sei stato avveduto.

      Ma il problema di fondo è quello di capire (e trovare) chi è colei che può essere tua Sposa (comprenderai se ti parlo solo di Matrimonio)… diversamente ci si trova nella dilagante situazione che vedi attorno a te tra coetanei o meno.

      Problema si maturità? Anche forse, ma principalmente di reali parametri di giudizio che non siano ondivaghi sentimenti o effimere attrazioni.

      Prima ancora di capire chi può essere la nostra “metà”, c’è poi da comprendere bene chi siamo noi.

      Buon cammino.

    3. fra' Centanni

      @ franklin

      Davvero la storia che racconti è quella di due persone profondamente immature. Io però giudico sempre male e con profondo dispiacere la fine di una relazione d’amore. Avrei preferito che aveste deciso di continuare a vivere insieme, volendovi bene. Peccato. E comunque divorziare non è mai una soluzione. Tantomeno se ci sono dei figli. Si continua a stare insieme, se possibile. Con fatica magari, ma insieme. Perché saremo chiamato a rispondere delle persone che abbiamo amato. L’amore non è qualcosa che possa essere revocato. Se la convivenza non è più possibile, allora va bene una separazione; ma continuando ad amarsi per quanto possibile. Sostenersi ed avere cura l’uno dell’altro. Sempre.

      1. Pierangelo

        @ fra’ Centanni

        Condivido in pieno le tue osservazioni.
        ” Al tramonto della vita saremo giudicati sull’Amore ” S. Giovanni della Croce

  9. Monica

    Trovo assai improbabile che la singletudine possa esser frutto di una libera e ponderata scelta; o forse… mi è solamente difficile comprendere come un adulto senziente possa abdicare alla sua innata vocazione all’amore e alla comunione affettiva. Vi rammentate quella giovane donna belga che si è fatta eutanizzare perché, lasciata dopo una lunga relazione dal suo convivente, aveva smarrito il senso del vivere? Pur nn condividendone il drammatico gesto, credo di averne compreso la disperante, lucida follia. Se sei una donna e hai ben più di 40 primavere alle spalle, le probabilità di sposarti sono assai remote. Incontrare un uomo coetaneo e celibe, che nn abbia trascorsi di convivenza, che nn sia portatore di una artefatta moralità, che abbia puntellato la sua esistenza su saldi valori cristiani è…decisamente utopico. Al contrario, uomini promiscui, prosaici e vagabondi e…sposati, ne ho incrociati a dozzine. Personalmente, aspiravo (e tuttora aspiro) a formare una vera famiglia cristiana, a fare la casalinga e a donarmi unicamente e integralmente al mio sposo secondo i dettami paolini. X questo, nn ho percorso vie traverse ma mi son sempre portata su quella maestra insegnataci da Nostro Signore Gesù Cristo, nella quale verginità e pudicizia son elementi imprescindibili. Ma giacché la fede nella divina rivelazione nn mi ha completamente avvinta (ho una natura ribelle e nn ancora redenta dal pessimismo) talora prevale l’esasperante uggia di sentirsi come una freccia arrugginita nella sua faretra

    1. Luigi

      “Al contrario, uomini promiscui, prosaici e vagabondi e…sposati, ne ho incrociati a dozzine.”

      Non lo metto in dubbio.
      Il problema è che si tratta, come già osservavo tempo fa, di semplice “legge della domanda e offerta”.

      In Occidente, nell’ultimo mezzo secolo, le donne – con molte e ovvie eccezioni – hanno tentato la straordinaria e impossibile impresa di “sintetizzare” un uomo che fondesse i pregi maschili (o, meglio, quelli che esse ritenevano essere i pregi maschili) con le qualità femminili (o, di nuovo e più correttamente, con quelle da esse individuate come qualità femminili).

      Il risultato, ovviamente fallimentare, è che gli uomini – con le dovute eccezioni – non hanno più i lati positivi maschili, senza in compenso aver fatto propri quelli femminili.
      Essi risultano perciò, in massa, appunto promiscui, prosaici e vagabondi; nonché, aggiungo, deboli mentalmente e fisicamente, insicuri perfino nelle occasioni più banali, meschini, effeminati, obiettori d’incoscienza, depilati, tatuati e non so quanto altro.
      Anche e soprattutto, aggiungo, quando assumono atteggiamenti da “macho”.

      Come sottolineavo qualche settimana fa, i “modi bruschi” della virilità quotidiana sono poi quelli che permettono alla suddetta virilità di uscir fuori anche nei momenti “delicati”, che siano il corteggiamento “nobile” piuttosto che la difesa della dimora familiare con l’ascia in mano (Jünger scripsit).

      È veramente fuori di ogni umana possibilità che un uomo debba sistematicamente scusarsi di esserlo, come oggi viene preteso da ogni lato, e poi sia in grado di comportarsi virilmente

      Ciao.
      Luigi

  10. giulia

    Che sarei stata per sempre sola io lo sapevo già a 12anni! Sono sempre stata sola di testa,ho sempre avuto paura di condividere anche in famiglia,anche nelle amicizie…condividere mi è sempre sembrato un denudarmi,un’esposizione alla pubblica derisione e poi col tempo la singletudine diventa un’impietosa abitudine da cui non riesci ad uscire,sei solo di fatto e di testa soprattutto!maledetta adolescenza…ne sono uscita da quegli anni arrabbiati, da autoreclusa ma ancora però ne pago le conseguenze

    1. Pierangelo

      @ giulia

      ” …. e Dio tergerà ogni lacrima dai tuoi occhi ” (da Ap 7 , 17 modificato )

      sono parole al futuro perchè l’ Eterno non è traducibile con i nostri modi verbali, ma credimi, valgono e sono efficaci
      anche per il tuopassato, presente e futuro. Tanti auguri.

      Pierangelo

    2. @giulia,

      Pierangelo ha già centrato il tema con le parole di speranza che ha scritto, io vorrei aggiungermi con parole che vengono dalla mia esperienza…

      Al di là di quelle che sono le convinzioni che ti sei formata nella testa, ciò che dici può essere esperienza comune: la paura del condividere, del sentirsi “nuda” e la derisione che si teme ne possa derivare, è esperienza di ogni Uomo.

      Rimanda direttamente all’animo ferito dal peccato originale, del rifiuto del Piano di Dio.
      La Scrittura ci dice infatti che “…si accorsero di essere nudi”, come anche che iniziarono a provare paura.

      “…ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” dice Adamo (capostipite di ogni uomo) ed ecco che per il timore, la paura, la paura dello “svelarsi”, del mostrarsi all’altro, del condividere – non si condivide se non ci si “apre”, se non ci si mostra, se non si abbassano le “difese” – si rifugge nel “nascondimento”, là dove io sto solo con me stesso, nella cattiva compagnia dei miei demoni e delle mie paure.
      Dove non entra – o meglio non faccio entrare – nessuno… molto spesso neppure Dio.

      Ed ecco gli amari frutti: “un’impietosa abitudine da cui non riesci ad uscire, sei solo di fatto e di testa soprattutto!”
      E si finisce per maledire un Tempo o un fatto della nostra vita: “…maledetta adolescenza”.

      Tu almeno non vivi nell’inganno di pensare “va bene così”… E’ la vita che mi sono scelta, la migliore che possa avere… senti tutta la sofferenza di una vita che non è vissuta in pienezza, che non ti appaga… che quella condivisione che tanto ti spaventa (o spaventava), è invece ciò che il tuo animo desidera, perché per questo siamo stati creati: per amare.

      Ora, tu concludi dicendo: “ne sono uscita da quegli anni arrabbiati, da autoreclusa ma ancora però ne pago le conseguenze…”
      Spero quindi che veramente qualcosa sia cambiato profondamente per te, ma forse solo in parte, visto che ne paghi ancora le conseguenze.

      Ciò che voglio dirti, concludendo anch’io, è che non c’è limite, non c’è sofferenza, non c’è cattiva abitudine, non c’è peccato, non c’è morte (perché la solitudine vissuta come sconfitta è esperienza di morte!), che Cristo non abbia sconfitto con la Sua morte e Resurrezione!

      Affida quindi a Lui ogni tua sofferenza e delusione, non temere di mostrarti nuda a Lui, perché non c’è nulla di più consolante e fortificante dell’arrendersi, del lasciarsi “sconfiggere” dal Suo Amore per noi.

      Cosa significa concretamente? Perdonami se ti paiono banalità, ma il Signore non ci chiede “sacrifici da Stilita”, intanto invocare il Suo nome, nei momenti bui e tristissimi di solitudine e di amarezza, poi avvicinarsi ai Sacramenti, a iniziare da un buona Confessione, dove anche se non ci sembra di aver commesso gravi mortali peccati, il peccato di fondo è quello di aver dubitato che Dio si fosse dimenticato della nostra Storia, di aver maledetto un Tempo in cui forse ci chiamava con più forza e noi non abbiamo avuto orecchi che per noi stessi.
      Riconciliata con Dio, chiedi a Lui di trovare una santa condivisione prima di tutto con una guida spirituale, un padre confessore abituale… e poi magari un condivisione che si apra con chi hai più vicino (la tua Famiglia, il Marito se lo hai) per arrivare ad una condivisione nella Chiesa con un gruppo, una esperienza, un cammino… ce ne sono tanti grazie a Dio.

      Così senza fretta, lasciandoti guidare, lasciandoti amare, per arrivare a benedire ogni Tempo della tua vita, anche quelli bui e dolorosi, perché spesso sono quelli gli unici di cui Dio si è servito per poterci incontrare, per mostrarci che senza di Lui non potevamo (e non possiamo) far nulla.
      Per arrivare a cantare il Magnificat o se vuoi in qualche modo l’Exultet del Preconio Pasquale, dove diciamo “Beata colpa, che meritò tale e così grande Redentore”.

      Buon cammino Giulia.

      1. Luigi

        “Al di là di quelle che sono le convinzioni che ti sei formata nella testa, ciò che dici può essere esperienza comune: la paura del condividere, del sentirsi “nuda” e la derisione che si teme ne possa derivare, è esperienza di ogni Uomo.
        Rimanda direttamente all’animo ferito dal peccato originale, del rifiuto del Piano di Dio.
        La Scrittura ci dice infatti che “…si accorsero di essere nudi”, come anche che iniziarono a provare paura.”

        In effetti, quando gli esseri umani erano consapevoli di questa paura, coprivano le nudità ma – al tempo stesso – erano dotati di molto più coraggio nell’agire quotidiano, quello cioè di loro competenza, perché molto più vicini di noi al “Piano di Dio”.
        Oggi, invece, nell’Occidente anticattolico il coraggio è una realtà (stavo per scrivere “merce”, Dio me ne scampi) talmente rara che dovrebbe essere tutelata, come i panda e i politici onesti.

        In un certo senso è proprio così, considerata l’esaltazione – sovente del tutto fuori luogo – che viene fatta di gesti e comportamenti che, ancora un paio di secoli fa, sarebbero sembrati del tutto ovvî. Basti pensare all’appena concluso rito pagano-tribale delle Olimpiadi, a come esseri umani del tutto banali (quando non peggio) siano “cantati” come eroi semidivini.
        Se tanto mi dà tanto, a scuola dovremmo imparare integralmente a memoria l’Iliade, il Beowulf e la Chanson de Roland.

        Riguardo al tema dell’articolo, anni fa Costanza scriveva già di questa mancanza di coraggio:

        “[…] vorrei almeno dire a tutte queste schiere di baldi giovani e soprattutto di leggiadre fanciulle di buttarsi, per favore, di accogliere il reale che si presenta loro sotto forma di amico, pieno di difetti ma presente, limitato appunto perché in carne ed ossa, e di provare seriamente a conoscerlo. Di telefonare, proporre un caffè insieme (per la cronaca, io l’ho fatto, e il mio futuro marito la prima volta mi ha detto di no), di non avere paura, di perdere la faccia, sperimentare, conoscere (non in senso biblico, per favore, non al secondo appuntamento almeno) […] la vita va data, e spesa e una volta per tutte bisogna decidere, se per caso le cose sembrano “non venire”. Buttarsi, abbracciare una scelta, non voltarsi indietro. Il tempo non è infinito, la vita ha delle stagioni, che passano, e non è una lunga serie di bivii che alla fine ti conducono di nuovo al punto di inizio.”

        Oggi è invece largamente diffusa, in alternativa al “foncez” legionario, tutta la serie di palliativi virtuali che Cantelmi ben descrive nell’articolo.
        Con un problema, non evidenziato ancora: l’effetto di ritorno di questi palliativi.
        Sostituendo “l’altro” con una serie di passatempi, poi si tende comunque a vedere nell’altro un mero passatempo…

        Ciao.
        Luigi

  11. giulia

    Grazie Pierangelo,grazie Bariom (al quale spesso non ho risparmiato critiche). OGNI PAROLA CHE AVETE DETTO MI SARÀ SEMPRE CARA E DI CONFORTO

  12. Fabrizio Giudici

    @Bariom “Vuoi schierarti dalla parte di chi solo manca di rispetto al santo Padre (quando e se lo fa…) con battute e battutine di nessun costrutto o altri dipingendolo come l’anticristo (e successo anche questo qui sai? Forse ti è sfuggito perché admin ha prontamente rimosso il commento), perché di questi io parlavo nel mio commento che poi in sostanza ribadiva quanto affermato da Alessandro sulla “tentazione diabolica”… oppure semplicemente hai la coda di paglia?”

    In questo periodo sono collegato a sprazzi e quindi quella dell’Anticristo me l’ero persa. Ma, come tu stesso scrivi, è stata rimossa. A differenza dei commenti di Giusi, di altri, o miei, a dimostrare che è scorretto il tuo tentativo di mettere tutti nel cestino degli “schiamazzatori”; con tuo grande fastidio, evidentemente, perché nei confronti di Giusi più volte hai invocato “l’off-topic” senza costrutto.

    Ora verrebbe voglia a me di chiedere un intervento dell’admin, visto che per l’ennesima volta mi accusi di “schierarmi dalla parte di chi solo manca rispetto”, quando più volte ho richiamato gli appropriati riferimenti del Codice di Diritto Canonico che affiancano al diritto-dovere di muovere osservazioni il dovere di esprimersi con rispetto. Ma non chiedo niente all’admin, perché le bugie si smontano da sole e admin ha già il suo da fare.

    Vale d’altronde quello che ha scritto Alessandro:

    “No, non è accettabile che “criticare il Papa” diventi automaticamente sinonimo di “essere un cattivo credente” o addirittura una specie di apostata (o un apostata in senso stretto, addirittura).”

    A Pierangelo vorrei porre una domanda sugli apostati inesistenti che vede e su quelli esistenti che non vede nonostante pulllulino, ma sono passati troppi giorni. Gliela farò più avanti, quanto ricapiterà l’occasione.

    1. 1. NON “metto TUTTI nel cestino degli schiamazzatori” (o dimostrami il contrario)

      2. NON ti ho accusato “di schierarti dalla parte di chi solo manca rispetto” (o tu non sai leggere o io non so scrivere… il che creerebbe un problema anche volendo confutare il punto 1 )

      Ti saluto.

  13. Monica

    @Luigi Quindi, la colpa è delle donne? Ancor oggi, mi chiedo come, in quel particolare periodo storico (Decennio 60), gruppi animosi di bizzarre femministe, animati da un marginale numero di mentecatte, abbiano potuto ‘sì annichilire la natura dell’uomo ed esacerbare le differente degli uni e delle altre, facendole virare al conflitto, se nn fossero stati sapientemente eterodiretti e sostenuti da uomini (scusami la generalizzazione) che ambivano, verosimilmente, ad esser esautorati da certe loro precipue responsabilità e doveri impositivi x finalmente assaporare la desiata libertà e annessi libertini. Così, è un’idea- che come tutte le idee ha una valenza, in parte o in tutto, eccepibile- che talora mi sopravviene nelle mie impennate gastriche. Pur di nn stizzosa natura, mi adombro facile… . Ciao Luigi, grazie della gradita risposta. In essa vi son contenuti molti elementi che mi riprometto di riponderare in un tempo prossimo. E un caro saluto anche all’onnisciente @Alessandro

I commenti sono chiusi.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: