Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime.
La risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.
E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.
E qualche giorno più tardi insieme ai Vesovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.
(Da “Il Diploma di Teobaldo”, FF 3391-3397).
Perdono di Assisi
Dal mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell’Ordinario (Vescovo), nella domenica precedente o seguente (a decorrere dal mezzogiorno del sabato fino alla mezzanotte della domenica) si può lucrare una volta sola l’indulgenza plenaria.
Tale indulgenza è lucrabile, per sè o per le anime del Purgatorio, da tutti i fedeli quotidianamente, per una sola volta al giorno, per tutto l’anno in quel santo luogo (Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola) e, per una volta sola, da mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente, oppure, con il consenso dell’Ordinario del luogo, nella domenica precedente o successiva (a decorrere dal mezzogiono del sabato sino alla mezzanotte della domenica), visitando una qualsiasi altra chiesa francescana o basilica minore o chiesa cattedrale o parrocchiale.
CONDIZIONI RICHIESTE:
1 – Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l’indulto e recita del “Padre Nostro” (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del “Credo” (con cui si rinnova la propria professione di fede).
2 – Confessione Sacramentale per essere in Grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti).
3 – Partecipazione alla Santa Messa e Comunione Eucaristica.
4 – Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un “Padre Nostro” e un’”Ave Maria” o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice.
5 – Disposizione d’animo che escluda ogni affetto al peccato, anche veniale.
Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.
Ancora con ‘ste anticaglie!
Ora c’è update misericordia: Chiesa 2.0
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/02/papa-francesco-istituisce-commissione-di-studio-sul-diaconato-delle-donne/2950337/
io sono sempre più sconcertata!
Davvero: non ho più speranza.
Tutto quel tempo a difendere il sacerdozio, a ricordare che il Vangelo è pieno di donne ma all’ultima Cena non ce ne era nessuna…..
Il testo della precedente commissione teologica, che aveva studiato per anni ed anni la questione:
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_pro_05072004_diaconate_it.html
Ma si sa Papa Francesco se ne frega di quello che hanno fatto i suoi predecessori: lui fa tutto nuovo e tutto peggio……
Si ma, premesso che non sono un esperto dell’argomento, il documento non sembra dare una parola definitiva sulla questione:
“Per quel che riguarda l’ordinazione delle donne al diaconato, conviene notare due indicazioni importanti che emergono da quanto è stato sin qui esposto: 1) le diaconesse di cui si fa menzione nella Tradizione della Chiesa primitiva – secondo ciò che suggeriscono il rito di istituzione e le funzioni esercitate – non sono puramente e semplicemente assimilabili ai diaconi; 2) l’unità del sacramento dell’ordine, nella chiara distinzione tra i ministeri del vescovo e dei presbiteri da una parte, e il ministero diaconale dall’altra, è fortemente sottolineata dalla Tradizione ecclesiale, soprattutto nella dottrina del Concilio Vaticano II e nell’insegnamento postconciliare del Magistero. Alla luce di tali elementi posti in evidenza dalla presente ricerca storico-teologica, spetterà al ministero di discernimento che il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità sulla questione.”
Per quanto entrambi i punti 1) e 2) sembrano effettivamente da leggersi piuttosto a sfavore che a favore del diaconato femminile, nonostante la chiosa lasci esplicitamente la decisione al “ministero di discernimento”. In ogni caso, preghiamo che la questione venga trattata con la prudenza che le compete.
DIACONESSE, QUANDO RATZINGER E WOJTYLA SBARRARONO LA STRADA ALLE INIZIATIVE AMBIGUE
http://www.iltimone.org/34985,News.html
mi riempie il cuore di tenerezza pensare a San Francesco, che si premura della salvezza delle anime. di cos’altro abbiamo veramente bisogno? la nostra vita è una “cosa” molto concreta, e anche le indicazioni che ci vengono date dalla Chiesa sono molto concrete… con amore vero si può accogliere e ringraziare, buona notte!
Ma se tutte le donne sposate in chiesa, in virtù del matrimonio sono già sacerdoti!
@Paulette, in che senso il Matrimonio renderebbe le donne “sacerdoti”? Questa mi sfugge. Al massimo è il Battesimo che ci rende tutti “sacerdoti ordinari.”
Per il resto… Il veleno contro il Santo Padre che leggo nei commenti a questo blog è davvero troppo. Come si fa ad essere cattolici e “fare a pezzi” il Papa in questo modo? Visto che si parla di Assisi, un po’ di umiltà non farebbe male a nessuno.
È la parresia, bellezza!
Sì, la parresia dei cinici abbaianti… 😦
Ale
se ti riferisci (anche) a me, ho criticato il Papa perché
1) l’uscita sui terroristi islamici paragonabili al cattolico che ammazza la suocera o la fidanzata è obiettivamente una enormità, che fraintende clamorosamente la realtà:
https://costanzamiriano.com/2016/07/30/chi-sei-tu-che-mi-sgozzi/#comment-115650
2) ormai l’arrovellante interrogativo “ma in Amoris laetitia, in definitiva, il Papa autorizza o non autorizza la comunione ai divorziati risposati conviventi more uxorio?” è stato reso praticamente inutile dal fatto che il Papa ha fatto capire chiaramente di essere a favore della comunione ai divorziati risposati, come dimostra il fatto che 1) ha indicato nel cardinale Schonborn (favorevole all’Ostia ai divorziati risposati) l’interprete DOC di Amoris laetitia e 2) lascia fare tranquillamente quelle conferenze episcopali e quei vescovi che da tempo hanno annunciato che, in base ad alcuni paragrafi di Amoris laetitia (soprattutto il 305 con la relativa nota 351), hanno deciso di concedere l’Ostia ai divorziati risposati.
https://costanzamiriano.com/2016/07/30/chi-sei-tu-che-mi-sgozzi/#comment-115701
Che il Papa conceda l’Ostia ai divorziati risposati conviventi more uxorio non mi sta bene perché ciò contraddice il Magistero della Chiesa. Infatti:
– ammettere all’Eucaristia chi oggettivamente persevera in uno stato di adulterio equivale a giustificare l’adulterio, e quindi è palesemente in contrasto con il Magistero;
– tale ammissione autorizza qualcosa di non meno inaccettabile per il Magistero della Chiesa, cioè l’indegna ricezione dell’Eucaristia, giacché, come insegna il Catechismo al n. 1650 al seguito della Familiaris Consortio al n. 84, ” il loro [dei divorziati risposati conviventi more uxorio] stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”.
Di fronte a queste non lievi lesioni inferte al Magistero della Chiesa, il cattolico non deve far finta di nulla (che cattolico sarebbe quello che fa finta di niente dinnanzi a lesioni del Magistero autorizzate dal Papa?), ma deve far presente l’abuso e l’errore, certo con filiale rispetto nei confronti del Santo Padre e senza prendere ciò a pretesto per criticarlo in maniera indiscriminata su tutto ciò che dice e fa.
Come dice Aldo Maria Valli, il Papa non ha bisogno di “yes man” che approvano a prescindere tutto quello che fa perché è il Papa.
Quando il Papa sbaglia, diviene di particolare attualità il canone 212 del Codice di diritto canonico:
“In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi [i fedeli] hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone.”
Quindi, quando si vede che il Santo Padre commette un errore che insidia gravemente il bene della Chiesa, i fedeli, in modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero e di renderlo noto agli altri fedeli”.
Ovviamente, ciò non significa che sia lecito schiamazzare e inveire ogni momento contro il Papa tramite tastiera. Questa è una tentazione diabolica da respingere.
Ma una critica rispettosa, sobria e documentata, circoscritta al merito della questione, può essere esercitata, e talvolta deve esserlo. Con affetto filiale nei confronti del Santo Padre e per amore di Cristo e della Chiesa: quell’amore di Cristo e della Chiesa e quell’affetto filiale che suggeriranno anche i modi più opportuni per esercitare la critica stessa, affinché vada ad alimento del bene della Chiesa.
“Ovviamente, ciò non significa che sia lecito schiamazzare e inveire ogni momento contro il Papa tramite tastiera. Questa è una tentazione diabolica da respingere.”
E qui si potrebbero fare molti distinguo… giacché è un tentazione a cui molti non sanno resistere (non è il caso tuo Alessandro), ma si sa: la carne è debole! 😐
Peraltro i modi sono quelli che spesso rendono impraticabile un sereno confronto che sarebbe in ogni caso utile per chiunque nel confronto si cimenti…
Ma questa è banale regola generale.
“giacché è un tentazione a cui molti non sanno resistere (non è il caso tuo Alessandro)”
sei tropppo buono (non buonista 😉 ), Bariom.
Può darsi benissimo che anch’io, almeno in qualche caso, pur consapevole che debbo evitarla, abbia ceduto alla tentazione; se è così chiedo perdono. Mi impegno, per il futuro, ad essere più vigile sui modi di esercizio di una critica che pure ritengo pertinente nel merito.
Per qualche giorno non potrò essere sul blog, quindi saluto caramente te e tutti!
No, Alessandro, non mi riferivo a te, semplicemente perché non avevi commentato questo post. Comunque vedo che hai colto l’occasione per elencare altre critiche al Papa, come se non bastassero i veleni di cui sopra… 😦 Povero Papa Francesco, che il Signore ce lo conservi.
Povera Dottrina (che sono gli insegnamenti di Cristo), piuttosto…
@Ale “Come si fa ad essere cattolici e “fare a pezzi” il Papa in questo modo? ”
Io mi chiedo come si fa ad essere così disonesti intellettualmente. Perché, detto francamente, nel tuo intervento non si vede altro che disonestà intellettuale. Primo, fai accuse generiche e usi termini impropri, seppur virgolettati, come “fare a pezzi”, quando invece si fanno critiche puntuali ed argomentate ed è stato già ampiamente dimostrato quanto queste critiche siano non solo un diritto, ma anche un dovere del cattolico. Gli argomenti portati sono contestabili? Va bene: allora contestali nel merito, dimostraci che sono senza fondamento. Perché non lo fai? Forse perché sei senza argomenti? Ma allora quello che rimane del tuo contributo è un attacco personale a chi non la pensa come te, il che non è molto cristiano.
Fabrizio è il target dei papolatri: vuoti slogan che spaziano dal “dolce Cristo in terra” (dimenticando le mazzate verbali che menava colei che lo diceva) allo Spirito Santo che ispira il Papa, agli insulti gratuiti ai cattivoni tradizionalisti…. Socciani è decaduto da quando si sono aggiunti critici impensabili…. Io non sopporto più nemmeno di leggerli: dopo il primo rigo passo oltre.. Ah ovviamente loro sono i cattolici perfetti però sono umili……
D’altronde anche su certe esternazioni (anche chiamarle critiche é dargli troppo spessore) non si può far altro che leggere due righe e passare oltre…
Sull’umiltá meglio soprassedere 😉 😐
@fabriziogiudici
Tranquillo, ho disattivato la modalità troll. Non mi serve a nulla in questa circostanza
Un commento come quello di Giusi del 3 agosto alle 10:54 a te cosa sembra?
Rispettoso? Argomentato? Fulgido esempio di critica puntuale?
E una ultima domanda di stampo personale: come si deve comportare, secondo te, un cattolico che legge una cosa del genere?
Ps.
Non personale perchè riferita a te ma a me che me la pongo ogni volta (è vero, eh)
@Bri
Il commento di Giusi è questo:
“Ma si sa Papa Francesco se ne frega di quello che hanno fatto i suoi predecessori: lui fa tutto nuovo e tutto peggio……”
Se Giusi avesse postato solo questo commento, o se tutti i suoi commenti fossero di questo tenore, avresti ragione. Ma siccome non è così, perché il più delle volte riporta articoli che vanno in dettaglio, non hai ragione.
Mah!
Quindi se uno talvolta (o spesso poco importa) riporta articoli dettagliati acquisisce il diritto di scrivere qualunque stronzata e con qualunque tono…
Non fa una grinza 😒
@Bariom
no Bariom, hai fatto un salto logico troppo grande.
Se uno riporta e argomenta dettagliatamente le “stronzate” non sono piu’ tali e acquisiscono uno status di “opionione argomentata”… Se poi, tu le sai confutare, tanto meglio, ma se rispondi solo “il dolce Cristo in Terra”, “il papa e’ infallibile”, “come fate ad essere cattolici?” allora…
No Piero non ho fatto un salto logico troppo grande…
Ho tenuto divise argomentazioni dettagliate da altro genere di esternazioni.
Su queste ultime aveva commentato Bri, mentre Fabrizio a messo a giustificazione delle seconde le prime, infatti ha scritto “…se Giusi avesse commentato solo questo…”.
Quel “solo quello” per me non si giustifica con nulla, punto.
L’Amoris laetitia non è forse peggio della Familiaris consortio? Non è arrivato persino ad inventarsi che Paolo VI aveva autorizzato delle suore ad usare il preservativo? Che bisogno c’è di questa commissione sulle diaconesse argomento già sviscerato dai suoi predecessori? Sta devastando o no pure il Sacramento della Confessione? Devo continuare? E smettetela di fare le anime belle e sdegnate che avete rotto!
@Bariom
detto in termini piu’ semplici, se ad opinioni argomentate uno risponde solamente per slogan, allora la controargomentazione evidentemente non c’e’… Non a caso tu Enrico Bri ecc ecc (che raggruppo per comodita’ sotto il nome di “normalisti”) non ha ANCORA dato una CONFUTAZIONE degli argomenti portati da Alessandro, Fabrizio, ecc ecc…
Che cce voi fa’, ‘a loggggica e’ cosi’…
@Piero, ammesso e non concesso (peraltro su alcuni punto non avevo nulla da confutare…) questo cosa c’azzecca con quanto detto prima su interventi argomentati ed altri del tutto fuori luogo come forma e sostanza?
Se questa è logica… 😛
@Alessandro
“Che il Papa conceda l’Ostia ai divorziati risposati conviventi more uxorio non mi sta bene perché ciò contraddice il Magistero della Chiesa”
Non contraddice il Magistero della Chiesa, contraddice la pastorale che è stata tenuta in un dato periodo. Ma la pastorale non può mai essere elevata a rango di dogma irreformabile, perché è nella sua natura di cambiare in base ai nuovi intendimenti e decisioni della Chiesa.
“ammettere all’Eucaristia chi oggettivamente persevera in uno stato di adulterio equivale a giustificare l’adulterio, e quindi è palesemente in contrasto con il Magistero”
Questa è una sciocchezza, nessuna giustificazione dell’adulterio. Si chiama EPIKEIA. Che è un concetto che la Chiesa conosce da almeno 800 anni.
Attenzione, non epikeia sul precetto, ma sulla persona. In altre parole, non si mette affatto in dubbio che l’adulterio sia OGGETTIVAMENTE materia grave, però, visto che perché ci sia un peccato mortale occorre non solo materia grave, ma anche piena avvertenza e deliberato consenso, la Chiesa autorizza il Confessore a DISCERNERE (il che NON equivale a un “tana libera tutti”) quando ci sia tale peccato mortale, che è ciò che esclude dalla Comunione.
E ora arriviamo al punto importante, che mette in evidenza come in effetti il cambiamento ci sia stato, ma non sulla dottrina, bensì sulla pastorale..
“tale ammissione autorizza qualcosa di non meno inaccettabile per il Magistero della Chiesa, cioè l’indegna ricezione dell’Eucaristia, giacché, come insegna il Catechismo al n. 1650 al seguito della Familiaris Consortio al n. 84, ” il loro [dei divorziati risposati conviventi more uxorio] stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia”.
Questo che tu hai scritto è giusto, ma occorre sapere che la decisione di Familiaris Consortio non era dovuta alla presunzione che queste persone fossero sempre in stato di peccato mortale, ma ad una linea PASTORALE. In altre parole, il Papa San Giovanni Paolo II sapeva perfettamente che non tutti i divorziati risposati, e nemmeno la maggior parte, erano in stato di peccato mortale, tuttavia scelse la “linea dura” per evitare che i fedeli venissero indotti in scandalo riguardo alla indissolubilità del matrimonio.
In altre parole, ha valutato che i fedeli all’epoca avessero bisogno di una pastorale più “bianco o nero”, e per questo decise di escludere dalla Comunione anche divorziati risposati non in peccato mortale ma solo sulla base del loro status.
Oggi invece la Chiesa ha valutato che, in una società sempre più secolarizzata, queste cose non diano più scandalo, perciò è possibile fare discernimento caso per caso. Cambiamento? Si. Ma non cambiamento dottrinale, ma pastorale.
La Chiesa può cambiare la sua pastorale? Di nuovo, si. Non può invece cambiare la dottrina, cosa che non è stata fatta.
Tra l’altro faccio notare che un tempo i divorziati risposati erano scomunicati dalla Chiesa, mentre in familiaris consortio non era già più così. Sicchè anche li c’era già stato un cambiamento pastorale più inclusivo.
Rigettare il cambiamento pastorale di Amoris Laetitia e accettare quello di Familiaris Consortio è completamente contraddittorio, e ciò che è contraddittorio, insegna San Tommaso D’Aquino, è nulla.
Ergo le vostre contestazioni, fino a prova contraria (ovvero fino a quando non spiegherete perché la Chiesa non sarebbe legittimata ad operare un cambiamento squisitamente pastorale), sono nulla.
Perciò, ricapitolando, Al non cambia in nulla la dottrina sulla indissolubilità del matrimonio. Semplicemente applica anche ai divorziati risposati l’epikeia, concetto del tutto cattolico. Ai divorziati. Non al precetto. Non esistono situazioni nelle quali la nuova unione sia moralmente lecita (che sarebbe etica situazionale) ma esistono situazioni -e nemmeno poche- dove, pur permanendo l’illiceità della nuova unione, il divorziati risposati non ne porta colpa mortale e può far la Comunione.
Alcune delle attenuanti, conosciute da ogni confessore, sono le seguenti:
(a) eventuale ignoranza della norma ;
(b) pur conoscendo bene la norma, l’avere grande difficoltà nel comprendere « valori insiti nella norma morale »;
(c) condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente e di prendere altre decisioni senza una nuova colpa (cioè assenza oggettiva di libertà, visto che solo la libertà può fondare la qualità di un atto morale);
(d) più generalmente dal timore (ad esempio rischio di non sostentamento);
(e) dalle (cattive) abitudini (le quali necessitano una particolare pedagogia per liberarsene);
(f) dagli affetti smodati (che necessitano una particolare maturazione umana);
(g) da altri fattori psichici ( une persona squilibrata non può essere tenuta pienamente responsabile);
(h)da fattori sociali (asseconda dei luoghi e delle leggi civili).
Per parlare di un caso concreto, focalizziamoci sul caso B, forse il più frequente.
Ora, tralasciando la distinzione tra contrizione perfetta e contrizione imperfetta (in forza della quale riceve il perdono dei propri peccati anche chi non ne comprende l’intrinseca cattiveria ma se ne pente per timore del giudizio divino), un peccato per essere mortale deve essere avvertito come tale. Se mettiamo io ho commesso un peccato che la Chiesa considera gravissimo, ma non ne realizzo la gravità o l’intrinseca peccaminosità, allora c’è un margine perché la misericordia di Dio possa lavorare e perché io mi possa ugualmente salvare.
Se io, in buona fede, non mi pento dei miei peccati è perché non riesco a considerarli tali, perché non riesco, in fondo, a scorgerne la peccaminosità, per cui si può dire che non ho piena avvertenza dei medesimi che, oggettivamente, sono peccati, ma, soggettivamente, non mi appaiono come tali.
In questo caso perciò il peccato del divorziato risposato sarebbe “solo” veniale, e non mortale. Ma vabbè, queste sono cose che sa ogni Confessore. Su queste e altre attenuanti è chiamato a discernere il Confessore per decidere se sul divorziato risposato gravi o meno colpa mortale.
L’unica cosa cambiata, lo ripeto, è la pastorale e il divieto di ammettere i divorziati risposati alla Comunione anche se soggettivamente non portavano colpa mortale, divieto pastorale e non dottrinale, che la Chiesa ha tutto il diritto di cambiare.
La Dottrina non può cambiare, se non nel senso di esplicitare ciò che prima era nell’implicito, ergo nella Dottrina C’È SEMPRE STATA CONTINUITÀ. La pastorale è del tutto diversa, essa non richiede continuità da un periodo all’altro, ma solo l’applicazione migliore in base al tempo e al luogo.
Spero di aver fatto chiarezza in mezzo a tante inesattezze che ho visto scritte.
Invito i Frati, i Vescovi ad andare nei confessionali – anche io ci andrò – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme. Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: “Padre ho peccato contro…”, e [il Padre] gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato. Noi incominciamo a parlare, e Lui ci tapperà la bocca e ci rivestirà… “Ma, padre, domani ho paura di fare lo stesso…”. Ma torna! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia.
(papa Francesco ad Assisi qualche giorno fa)
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi.
(il Vangelo di Luca)
A me non sembra che il Padre tappi la bocca al figliol prodigo ma gli lascia finire la frase che deve dire. “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.”
Non gli lascia finire il discorsetto che si era preparato nei versetti precedenti (“trattami come uno dei tuoi servi”). Non gli lascia cioè invocare anche la propria pena.
“Padre ho peccato contro…”, e [il Padre] gli ha tappato la bocca
ma da come dice il Papa sembra che non gli lasci neanche pronunciare il pentimento.
La pena spetta al Padre ma il pentimento spetta al figlio, e per i cattolici è dichiarare al confessore pentimento ma anche le colpe.
Sinceramente non riesco a capire cosa significhi, si parlava di confessione cosa vuol dire quindi che non è necessario parlare perché tanto Dio già conosce le nostre colpe e le perdona comunque? Basta avere nel cuore il pentimento e fare il gesto di andare a confessarsi per essere assolti?
Ricordo che tempo fa disse qualcosa del genere.
Giusto la pena spetta al Padre e in questo caso non c’è. Forse era bastato il pentimento elaborato lungo il cammino di ritorno? Ma direi che questo passo vuole stabilire i criteri per una buona confessione, ma farci capire qual è l’atteggiamento di fondo del Padre da tenere a mente: un immenso desiderio di ricostituire la nostra dignità perduta il prima possibile.
Santità, nel Confessionale non ci si tappa la bocca
https://cronicasdepapafrancisco.wordpress.com/2016/08/06/santita-nel-confessionale-non-ci-si-tappa-la-bocca/
@fabriziogiudici
Sai che comunque non ho capito come devo rapportarmi a un commento come quello
Non ho capito nemmeno se tu gli dai lo stesso significato che tenderei a dargli io
Peraltro, penso sia almeno utile osservare insieme che se non si ha una medesima visione su un caso semplice come questo sarà sempre (come è già stato) molto difficile intendersi su quelli più delicati e complessi (attenzione che parlo di comprensione reciproca non di ragioni)
Ps.
Grazie Bariom che hai argomentato dettagliatamente al posto mio senza che nulla mi trovi a voler aggiungere
Non ti rapportare proprio. Posso sopravvivere senza che tu lo faccia.
@giusi
Ti chiedo scusa per non aver premesso che non è di alcun interesse CHI abbia scritto quel commento
A me interessa solo sapere come io devo rapportarmi a commenti come quello indipendentemente da chi ne sia l’autore
@piero (1)
I tuoi ragionamenti sono divagazioni dal quesito che ho posto. Sapresti invece darmi una risposta nel merito? Grazie
@piero (2)
Io non ho, come già serenamente dichiarato, la preparazione per confutare i ragionamenti di Alessandro.posso solo proporre interpretazioni diverse ma di certo non smontare le sue
Questo mio limite NON certifica peraltro la verità di quel che non so confutare. Consiglia solo a me di starmene zitto
Se tu viceversa ritieni che la mancanza di confutazioni costituisca la prova di qualcosa di più e di diverso dalla mia ignoranza … beh … la fai troppo facile