Franco Nembrini legge l’inferno dantesco: Ulisse e il Conte Ugolino
Lunedì 14 dicembre ore 21 al Teatro Orione a Roma, terzo appuntamento del ciclo di letture della Divina Commedia denominato El Dante organizzato in occasione del 750° anniversario della nascita dell’Alighieri. Dopo Paolo e Francesca anche questa volta incontreremo due personaggi indimenticabili dell’inferno dantesco: Ulisse, l’eroe della mitologia greca “che brucia d’ardore a divenir del mondo esperto” e il conte Ugolino, il protagonista di una vicenda terribile capace di muovere a pietà anche un cuore di pietra.
Insieme a Franco Nembrini, professore che da molti anni gira l’Italia leggendo e spiegando Dante a giovani e adulti, proveremo ad interrogare l’opera di Dante e a chiederci perché un uomo tanto grande come Ulisse, così assetato di conoscere il mistero della vita sia finito nel girone degli imbroglioni. Come è possibile che si possa finire all’Inferno per aver desiderato “seguir virtute e canoscenza”? Che vuole dirci Dante? E’ la stessa domanda che dovremo rivolgere al poeta di fronte alla terrificante vicenda del conte Ugolino e dei suoi figli, condannati insieme al padre alla prigionia e ad una fine straziante.
L’incontro inizierà alle ore 21.00 presso il Teatro Orione, situato in via Tortona 3, a pochi passi dalla fermata “Re di Roma” della metro A. Per chi si muove in macchina sarà a disposizione un ampio parcheggio gratuito adiacente al teatro. L’ingresso è ad offerta libera.
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L’inferno è la sofferenza di non poter più amare
..terrificante vicenda del conte Ugolino e dei suoi figli, condannati insieme al padre alla prigionia e ad una fine straziante.
altri bambini che non saranno amati:
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2015/12/14/ISIS-Bambini-con-la-sindrome-di-down-e-disabili-condannati-a-morte-la-fatwa-nazista/663501/
Da un po’ di tempo mi domando se sia opportuno “spiegare” Dante, nel senso che non sarebbe meglio forse leggerlo e basta e lasciare poi alla libera riflessione di ciascuno (e ad eventuali sue letture personali, liberamente scelte) l’interpretazione della “Commedia”?
In questo senso agiva quello che, per me, è stato il più grande lettore di Dante: Carmelo Bene. Il tono, le modulazioni, le variazioni della sua voce erano già uno strumento interpretativo (per chi ne avesse la sensibilità) sufficiente. A69
Dante era perfettamente comprensibile dall’uomo del medioevo, ma se letto nel 2015 occorre che vada anche spiegato, perché è talmente modificato il contesto culturale che oggi risulterebbe ai più totalmente alieno da ogni comprensibilità, se non venisse opportunamente circostanziato. E Nembrini su questo è bravissimo.
Purtroppo la poesia anche quando è grande non ha la perfezione della musica, che essendo un linguaggio universale, non ha bisogno di essere spiegata.
Ma sarebbe bello potesse averla anche la prima, quella perfezione, e, forse era diretto in tale direzione il folle e geniale tentativo di Carmelo Bene. A69
Dante, per quanto possa essere spiegato, suscita sempre qualcosa di unico in ognuno. Questo canto non so quante volte l’ho letto e non è mai la stessa cosa. Poi è ovvio che debba essere spiegato. Ma la poesia si erge al di sopra di qualsiasi spiegazione e regala sempre qualcosa di nuovo.
Mi riferivo al Canto del Conte Ugolino, vedo adesso che c’è anche quello di Ulisse. L’ho letto un numero minore di volte ma è anche molto bello.
Beh, anche la musica, se spiegata, permette di capire qualcosa in più della sua profondità rispetto ad un ascolto superficiale. Certo non è la stessa cosa, ma ascoltare Mahler dopo (o insieme ad) una spiegazione non è la stessa cosa che ascoltarlo e basta. A meno che non ci si rivolga ad pubblico già educato
E se non si può più amare cosa resta? Resta l’odio!
L’odio profondo che non permette alcun tipo di comunione… neppure tra dannati.
Un odio infinito per un tempo senza fine!!