L’ira di Dio

 

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di Andrea Torquato Giovanoli

Nella lista delle priorità della linea pedagogica vigente nella nostra famiglia, ai primissimi posti c’é senz’altro l’obbedienza.
Infatti, non potendo fidarci solo di noi stessi nell’improvvisarci quotidianamente genitori (poiché genitori si é, ma non si sa essere, perciò necessariamente ci s’improvvisa giorno per giorno, con le migliori intenzioni, ma anche consapevoli della propria ontologica inadeguatezza), mia moglie ed io cerchiamo di rifarci a quell’antico (e sempre nuovo) Manuale che, essendo stato scritto per conto dell’Unico Genitore, solo e davvero insegna come si possa e si debba vivere la propria paternità e maternità.
Ed in quel Divino Prontuario risulta chiaro come all’obbedienza alla volontà di bene che quel Padre ha e propone ad ogni Suo figlio sia riservato un posto di altissimo rilievo, tanto che proprio dell’obbedienza al Suo Papà anche il Figlio Primogenito ha fatto la forma e la sostanza di tutta la Sua vita terrena (tanto quanto Sua Mamma).
Ecco che allora anche noi, come genitori, diamo massima importanza a che i nostri figli ci obbediscano, poiché anche noi come quel Padre, ogni comandamento che diamo ai nostri figli è solo ed esclusivamente per il loro maggior bene, presente o futuro, anche se essi al momento non lo comprendono, anche se ad essi sembra un’inutile fatica od un gravoso ed insensato impegno.
Ed appena acquistano la capacità di capirlo, questo, glielo spieghiamo (e rispieghiamo e rispieghiamo e rispieghiamo…), ma finché sono piccini giocoforza glielo insegniamo con autorità, come meglio possiamo, ma pretendendo che ci obbediscano anche comminando castighi e/o punizioni, se non lo fanno.
Ed invero la ribellione, che quando sono piccolini si esprime sotto forma di capriccio, è molto mal tollerata in famiglia.
Ok, ok, lo confesso: il nostro figlio maggiore ha solo sette anni e lo so che finché non si sperimenta l’adolescenza si ha gioco abbastanza facile nell’essere obbediti, ma ad ogni giorno la sua pena, dice il Signore, quindi per ora non ci pensiamo e fra quattro o cinque anni vedremo.
Anche perché in realtà i nostri bei problemi già ce li abbiamo con il treenne, il quale, al contrario del fratello che è per carattere e temperamento molto docile, egli invece è piuttosto recalcitrante ad osservare regole e divieti, e lui sovente, d’obbedire, non solo non ci pensa proprio, ma anche pare si diverta a provocarci apposta nello sfidarci con la sua disobbedienza.
E nemmeno si lascia ammansire tanto da castighi e punizioni, che quando riescono a sortire un blando effetto, vengono comunque immediatamente dimenticate, con risultato di ritrovarsi ogni volta punto e accapo a ripetere sempre le stesse scenette, come se non possedesse memoria storica.
Ed in quei momenti che ti vedono dover fronteggiare la pervicace disobbedienza di tuo figlio ti sale addosso una rabbia che nasce dalle viscere e che solo per via d’una grazia speciale davvero non si trasforma in furia incontrollata. Questo perché nel tuo essere genitore tu ti spendi con pazienza e sacrificio per il suo bene e mentre finché da parte sua incontri incomprensione ed irriconoscenza riesci ancora a far buon viso a cattivo gioco, laddove ti trovi davanti a consapevole disobbedienza e ribellione ti senti umanamente offeso nel profondo ed è questo che scatena la tua pur giustificata ira.
Ma soprattutto è il rifiuto di quell’amore appassionato per lui che ti offende, perché con la sua ribellione egli disprezza te ed il bene profondo che tu hai per lui, bene che desidera per lui solo la sua felicità.
Epperò è proprio in quelle circostanze di quotidiana tensione che hai l’opportunità di sperimentare una cosa nuova: una contingenza che ti chiama ad approfondire il tuo rapporto filiale con quel Padre Celeste che anche Lui, come te, rimane profondamente offeso dalla tua disobbedienza ai Suoi comandamenti.
Anche Lui, come tu fai coi tuoi figli, non ti fa proposta alcuna né ti dà regola che non abbia come unico fine il tuo maggior bene, la tua felicità vera.
Pertanto pensa a quanto anche Lui, che è e rimane pur sempre Infinita Giustizia, debba montare su tutte le furie quando tu, che gli sei figlio tanto amato, disobbedisci a Lui ed alla Sua volontà di bene per te opponi con persistenza ed ostinazione la tua ribellione.
Ecco che allora, mentre sei lì che ti senti ribollire il sangue nelle vene davanti al broncio di tuo figlio che ti sfida intestardito nel disobbedirti, e che a stento trattieni tra le labbra quell’indebito motto che già fu minaccia di tua madre per te (“Guarda che come ti ho fatto ti disfo!”), ti ritrovi invece (talvolta) a cogliere quella circostanza come vera opportunità di comunione con quel Divino Genitore per il quale anche tu, e per chissà quante volte, sei stato, sei e sarai causa d’ira furente per la tua disobbedienza.
È in quei rari frangenti che, se ti lasci concupire dalla grazia, sperimenti uno dei tanti piccoli miracoli del quotidiano vivere, già trasfigurato da un Divino che ancora s’incarna nell’umano, e ti scopri allora tanto riconoscente per quel Suo essere sì Giustizia offesa, ma tanto più e tanto fedelmente, sovrabbondante Misericordia.

21 pensieri su “L’ira di Dio

  1. Annalisa

    Quale meravigliosa cadenza di pensieri ricchi di grazia ed esperienza buona, messi al servizio di tutti noi, che la mattina ci svegliamo con ben altri propositi e intenzioni! Grazie davvero è l’unica cosa che posso dire! Ora guarderò i miei figli “capriccianti” come guardandomi allo specchio e sempre ricordandomi al Suo cospetto!

    1. Elena Maffei

      Grazie come sempre a tutti. Come insegnante e genitore mi sento di condividere con voi i semplici ma mai banali suggerimenti di Ezio Aceti. Forse lo conoscete già, è un po’ come Costanza Miriano…ci sono anche suoi video in rete. Lo consiglio perché l’ho visto alle prese con i ragazzi della mia scuola (a dirla tutta me l’hanno fatto conoscere loro). Mi sembra che ci possa aiutare a “passare” tante fasi difficili delle relazioni educative senza farci troppo male! E poi affidiamoli al Padre, questi nostri figli, anche se siamo mamme ansiose (quant’è difficile..figuratevi che.io a volte prego Maria perché mi sembra che “se ne intenda di più”!).

    2. Elena Maffei

      Mi dispiace, Alvise. Comunque mi ha fatto piacere conoscerti e ragionare con chi ha una visione diversa. Fa sempre bene a tutti.

  2. @Andrea grazie…

    Ho qualche anno più di te e figli di cui due ormai maggiorenni, potrei dirti “ci sono passato” e per il resto condivido in toto e ugualmente alla tua condotta mi sono applicato.
    Vero è anche che con il crescere i figli si fan sempre più “persone” (non che da piccoli non lo siano) e l’obbedienza cambia di forma e forse di sostanza.
    Così si fa più scelta personale, più un riconoscere l’autorità e l’autorevolezza piuttosto che “subirla” o accettarla perché così è. E mentre per i piccoli quando questo non avviene, lo si accantona come “capriccio”, come fanciullesca “intolleranza” che può facilmente rientrare alla prossima occasione o quando, come spesso accade, delle loro piccole disobbedienze subito pagano il fio (“non toccare scotta”… ma loro “toccano”!), quando sono “grandi”, la loro disobbedienza, la loro “non sottomissione”, che spesso si vive o diventa anche “mancanza di rispetto”, fa ancora più male, ferisce e ahimè, porta anche all’ira che tu descrivi e in cui mi riconosco… peccato di per sé l’ira. Non certo quella di Dio, ma l’umana nostra che si muove nell’istinto malato dell’orgoglio del proprio io.

    I figli poi, come giusto che sia, non sono “fatti con lo stampino”, non sono tutti uguali e seppure a noi pare (non è detto sia del tutto vero) di aver tutti loro trattato allo stesso modo, amando nessuno di meno, con i limiti contingenti di fatti e momenti, ma nessuno di meno, non reagiscono allo stesso modo mai e ciò che per l’uno è giusta richiesta o giusto ammonimento, per l’altro è insopportabile pretesa…

    Così s’aggiunge la sfida dell’equilibrio, della “giusta legge” che come tale è uguale per tutti e della sua applicazione, che in una famiglia poi, dove nulla resta nascosto, non tutti vedono “giusta” cadendo nell’inganno vi siano preferenze e quindi “ingiustizie”.

    E’ si un “mestiere” quello del Genitore che non si insegna, forse si impara strada facendo… non sempre e ripagato per la vita spesa, ma neppure lo si fa per esser ripagati.
    Lo si fa (bene o male, come si riesce), spinti dall’amore paterno e materno, sulla base anche di quanto come figli abbiamo ricevuto… lo si fa come dici, guardando la Padre, ricordandoci e richiamandoci di quanto ci ha amati con infinita Misericordia, quella Misericordia che in noi si fa Riconoscenza, quella Riconoscenza che si fa Amore, quell’Amore che si fa Rispetto. Rispetto a Amore anche per l’Autorità che sempre si va confermando nel nostro cammino di Genitori e Uomini perché confermata dalla Verità…

    Per il resto, diciamocelo: è una gran fatica! (a cui non possiamo sottrarci…) 😉

    1. E se qualche figlio/a si trovasse a leggere:

      Siracide 3

      1 Figli, ascoltatemi, sono vostro padre;
      agite in modo da essere salvati.
      2 Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
      ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
      3 Chi onora il padre espia i peccati;
      4 chi riverisce la madre è come chi accumula tesori.
      5 Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
      e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
      6 Chi riverisce il padre vivrà a lungo;
      chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre.
      7 Chi teme il Signore rispetta il padre
      e serve come padroni i genitori.
      8 Onora tuo padre a fatti e a parole,
      perché scenda su di te la sua benedizione.
      9 La benedizione del padre consolida le case dei figli,
      la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.
      10 Non vantarti del disonore di tuo padre,
      perché il disonore del padre non è gloria per te;
      11 la gloria di un uomo dipende dall’onore del padre,
      vergogna per i figli è una madre nel disonore.
      12 Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
      non contristarlo durante la sua vita.
      13 Anche se perdesse il senno, compatiscilo
      e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
      14 Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,
      ti sarà computata a sconto dei peccati.
      15 Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te;
      come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati.
      16 Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore,
      chi insulta la madre è maledetto dal Signore.
      ………………………………………….
      Allo stesso tempo:

      Efesini 6,4

      E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore.

  3. anna

    grazie Andrea, e tantissime anche a Bariom, hai proprio ragione… ho figli adolescenti e figli piccolini… molto piu’ facile per me tendere all’ira con gli adolescenti… ma se mi succede mi viene tristezza, non posso solo abbracciarli e baciarli e sapere che mi hanno gia’ perdonata…

  4. salvatore scargia

    Mi sembra una follia , ma non viene il dubbio che il genitore possa sbagliare. Dio non ma i suoi comandamenti sono complessi infatti è venuto il Figlio per dire di amarci e di perdonarci l’un l’altro … altro che cieca obbedienza e ira.

  5. L’ira dei genitori, che dire….l’ultima volta me la sono cavata ricordando a mia madre che ” la parte meno morbida” del carattere non l’ho ereditata da quell’uomo pacifico che ha sposato, mi ha guardata…e la sfuriata è passata!

  6. undipassaggio

    Si, è un articolo scritto bene, ma mi lascia perplessa questa identificazione tra i genitori e il Genitore. Che Lui voglia sempre e comunque il nostro bene, è chiaro, ma che noi genitori ci riteniamo capaci di capire sempre cosa è bene per i figli, non lo credo possibile nemmeno auspicabile.

    1. Thelonious

      l’identificazione dei genitori con il Genitore non è mai possibile, perché Dio non è in nessun modo riproducibile. Tuttavia, dato che non abbiamo altro mezzo che la realtà visibile per comprendere quella invisibile, e la vita naturale per comprendere quella soprannaturale, il rapporto con un padre e una madre terreni è fondamentale, specialmente durante gli anni infantili, per capire qualcosa del Padre celeste.
      D’altra parte è anche vero che noi genitori impariamo moltissimo dai figli, se siamo aperti verso di loro e cerchiamo di educarli in verità e in libertà. Qualcuno ha detto che i figli sono l’occasione per la conversione dei genitori.

      1. Come anche è vero che E’ DIO che ha scelto di assumere una forma visibile e precisamente quella umana.
        Ancora da alcune delle pagine più belle dei Vangeli, nei dialoghi tra Gesù e i Discepoli (e non solo), possiamo molto apprendere su più altro valore e attuarsi del rapporto tra Padre e Figlio.

        Un Figlio poi che, seppure di Natura Divina, era pienamente Uomo nel vivere anche il rapporto con il Padre Celeste.

  7. undipassaggio

    Thelonius scrive” Tuttavia, dato che non abbiamo altro mezzo che la realtà visibile per comprendere quella invisibile, e la vita naturale per comprendere quella soprannaturale, il rapporto con un padre e una madre terreni è fondamentale, specialmente durante gli anni infantili, per capire qualcosa del Padre celeste.”
    Non saprei.
    Per esempio, cosa diresti a chi ha avuto genitori, che, in perfetta buona fede, hanno influito pesantemente sulle scelte di vita dei figli.
    Non parliamo poi, di chi ha avuto cattivi esempi dai genitori.
    Insomma se per capire qualcosa del Padre celeste non abbiamo altra via che quella familiare, siamo proprio messi male.E altrettanto se pensiamo che ” non abbiamo altro mezzo che la realtà visibile, per capire quella invisibile”.
    Io, preferisco pensare che Dio sappia stupirci e raggiungerci con infinita fantasia, non solo secondo questo schema. Altrimenti che Dio sarebbe? basterebbe avere dei bravi genitori, Lui in fondo, non farebbe nulla di divino.
    No, a me piace pensare ad un Dio straordinario, non così legato alle nostre pur belle, realtà di passaggio( anche la famiglia, lo è)

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