Il peccato

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di Andrea Torquato Giovanoli

Giornata faticosa di un autunno precocemente avviato a temperature invernali.
È dal mattino presto che rincorri piccole e grandi scadenze: dall’accompagnamento dei bimbi a scuola, al raggiungimento in orario del posto di lavoro, sul quale sei chiamato a mantenere costante concentrazione e perseverante produttività.
Il consumo cronometrato della breve pausa pranzo ed il secondo round lavorativo, durante il quale, nonostante la palpebra pesante e l’incalzante stanchezza, sei ancora chiamato a mantenere perseverante concentrazione e costante produttività.
Quindi la fuga del rientro a casa, rallentata dall’estenuante traffico ed indurita dall’inclemenza del tempo.
E tra le mura domestiche, assieme alla gioia di ritrovare i tuoi cari, ti sovviene la consapevolezza che la giornata non è ancora mica finita: poiché la famiglia ha le sue esigenze ed il tuo doveroso piacere sta nel farti assorbire da essa le ultime energie fino al momento in cui finalmente i pargoli saranno a letto e l’amata consorte, sfaccendando le stoviglie, ti regalerà finalmente un po’ di tempo per riappropriarti di te stesso.
Così ti prepari un bagno caldo, con l’intenzione di distendere le membra e lavar via la fatica: prepari l’acqua versando sali e bagnoschiuma profumato, poi ti immergi ed assapori la rilassante sensazione di benessere.
Ed è proprio quando ogni fibra del tuo corpo si rilascia piacevolmente che senti quello stimolo tentatore, quell’impellenza indeclinabile: ti scappa la pipì.
Ora: la tazza si trova proprio lì a fianco e basterebbe uscire un attimo per espletare l’urgenza e tornare presto a godersi il confortevole lavacro, ma stai così comodo nella vasca e l’acqua è calda e profumata che quasi, quasi… La fai lì dove sei.
Ma sì, ti dici, e chi mi vede?
E poi, sorridi, che male c’é?

Ecco: questo è il principio del peccato.
In merito alla materia: perché tu sai che quel gesto è lesivo della tua dignità e ti abbruttisce al livello della bestia.
In merito alla piena avvertenza: perché tu sai che le conseguenze di quell’atto ti lasceranno nel puzzo e nello sporco.
In merito al deliberato consenso: perché tu sai che in quel breve istante tutto dipende da un singolo moto della tua libera volontà, unico valico tra ciò che è giusto e l’errore.
Ma spesso, purtroppo, nonostante tutto ci troviamo a sguazzare nella nostra stessa latrina.
E Gesù é colui che attende il tuo richiamo per scendere a sporcarsi nella tua fogna, raschiarti di dosso il tuo liquame, lavarti con l’acqua pura della Sua sorgente, asciugarti con le Sue vesti candide e ricoprirti con panni nuovi, morbidi e profumati.
Ogni singola volta.

85 pensieri su “Il peccato

  1. Giancarlo

    Quello che mi spaventa non è il peccato. Grazie a Dio abbiamo il Salvatore che è sempre pronto a riscattarci. C’è qualcosa di peggiore del peccato: è l’amore per il peccato.

    Naturalmente tutti siamo peccatori e nessuno può chiamarsi fuori da questa triste condizione. Però non tutti i peccatori sono uguali. E, come al solito, all’origine di questa distinzione c’è la libera volontà, la libera scelta di ciascuno di noi. Si può SCEGLIERE DI CREDERE in Cristo Gesù, cercare di amarlo con tutte le nostre forze, poi cadere ma, subito, rialzarsi e rimettersi a seguirLo. Oppure si può SCEGLIERE DI NON CEREDERE in Cristo Gesù ed amare solo se stessi. La distinzione tra i due diversi generi di peccatori è oggettiva e le conseguenze che ne derivano sono drammatiche. Ed è una distinzione molto spesso manifesta, evidente, perché chi ama il proprio peccato non se ne vergogna, anzi lo rivendica come un diritto, addirittura ne va orgoglioso. Allo stesso modo in cui noi cristiani non ci vergogniamo del nostro Salvatore, anzi ne facciamo una identità, un’appartenenza, una chiesa; ebbene, allo stesso modo, chi ama il peccato, ne fa un’identità, un’appartenenza, una chiesa.

    E’ opportuno distinguere, nell’approccio, tra chi sta dalla nostra parte e chi sta di là. Essere consapevoli della battaglia che si combatte non solo nel nostro cuore, ma anche sulle strade delle nostre città, nei luoghi di lavoro, in famiglia, all’interno della nostra stessa chiesa. Si, anche all’interno della nostra chiesa si combatte la buona battaglia, perché ci sono i traditori, quelli come Giuda che da dentro la chiesa lavorano contro Cristo Signore.

    1. Giancarlo:

      “SI PUO’ SCEGLIERE DI CREDERE[…] Oppure si può SCEGLIERE DI NON CEREDERE in Cristo Gesù ed amare solo se stessi. La distinzione tra i due diversi generi di peccatori è oggettiva e le conseguenze che ne derivano sono drammatiche.”

      Sì, nel tuo caso le conseguenze sono davvero drammatiche!!!

    2. Giusi

      Non è proprio solo una scelta, forse anche, ma occorre pure la Grazia, l’educazione, la fortuna. Es.; se si nasce in India è un po’ difficile scegliere di credere in Gesù. Altro esempio: i giovani d’oggi che crescono dico sempre io (esagerando e semplificando ma non con cattiveria anzi con profondo affetto) come le capre: che colpa ne hanno se nessuno gli ha mai insegnato neanche a farsi il segno della Croce? Non è così semplice e schematico e quando tutto sarà nelle mani dell’Unico che può giudicare penso che ne vedremo delle belle! P.S. Il peccato di chi crede in Cristo può essere ancora più grave di quello di chi non crede…… E siamo sicuri che chi crede in Cristo non ama il peccato quando lo commette? Mah! Non facciamo gli ipocriti!

      1. Thelonious

        sono d’accordo con Giusi. Non è solo questione di libera scelta. Altrimenti avere fede o no sarebbe un puro arbitrio, come iscriversi al circolo delle bocce oppure al cineclub. Certamente tutto parte dalla Grazia, ma è anche vero che ciascuno di noi è intriso di bene e di male, e ogni singola azione è molto complessa, perché, da una parte, poggia le sue radici inestricabili su dati caratteriali, sul vissuto, su intenzioni esplicite ed implicite, e dall’altra ha conseguenze eterne. Ecco perché occorre lasciare a Dio il compito di giudicare le persone, perché noi non siamo in grado neppure di giudicare noi stessi. Giudicare le azioni in sé è lecito e doveroso, ma le persone no. E sono d’accordo anche sul fatto che al momento del Giudizio ne vedremo delle belle (o delle brutte?). E occorre attendere quel momento con fiducia, ma anche con timore e tremore.

      2. Sara

        “Il peccato di chi crede in Cristo può essere ancora più grave di quello di chi non crede…”
        Sì, Giusi, anzi dirò di più: il peccato di chi crede in Cristo E’ più grave di quello di chi non crede, proprio a motivo della conoscenza: se io conosco Cristo e so quale è il bene, ma faccio comunque il male, è cosa molto grave; chi non conosce, invece, non ha la stessa responsabilità.
        Dall'”Imitazione di Cristo”:
        “Quanto più grande e quanto più profondo è il tuo sapere, tanto più severamente sarai giudicato, se non sarai vissuto più santamente”.

        1. ….più corretto sarebbe stato tradurre “se non avrai vissuto” (senza entrare nel merito, perché io, allora, come uno dei massimi conoscitori eccetra….)
          Per quanto riguarda la correttezza grammaticale attenderò ( invano?) la collaborazione della Zingarella automatica!

  2. Salvatore Scargiali

    Una descrizione tutta fatica fino a quando i bambini non sono al letto…. mahhh… a me sembra che il peccato sia vedere tutta questa fatica in una normale giornata di vita quotidiana con lavoro e famiglia.

    1. Sara

      Beato te se non fai fatica!
      Mi pare che AGT umanamente (e realisticamente) provi fatica, ma allo stesso tempo cristianamente ami quella fatica che è parte della sua vocazione e della sua via alla santificazione.

  3. unafides

    Grazie. Un bel pezzo, d’aiuto nell’affrontare la vita d’ogni giorno che in ogni momento ci pone davanti alla libera scelta tra il peccato e la grazia

    1. Salvatore Scargiali

      Se sei nella grazia nulla di pesa… accettiamo di essere tutti nel peccato e confidiamo nella misericordia di Dio… tutto con gioia e fiducia. P.S L’articolo giustifica i lamentosi il che proprio è da evitare, al massimo comprenderli e pregare per loro.

      1. Senza la descrizione della fatica precedente mancherebbe un pezzo all’articolo, secondo me: senza la stanchezza della giornata, non ci si penserebbe due volte ad alzarsi per usare il gabinetto, no? Così anche senza il peccato originale non sarebbe così facile cadere!! 🙂

        P.S. Non mi pare che si giustifichi la lamentosità…mi sembra la descrizione di una normale giornata tra lavoro fuori casa e lavoro in famiglia, che di fatto è faticosa! Non mi sembra sia reso in modo così pesante…Se vuoi mi metto di impegno e ti faccio un esempio di come può essere una descrizione veramente pesante dello stesso tipo di giornata 😉

        P.P.S. dato che mi sono resa conto che quella che chiamavo stanchezza prima di avere figli non era assolutamente NULLA…se riesci a essere così lieto ad affrontare il tuo lavoro, tua moglie e i tuoi figli, ti posso solo invidiare (invidia buona, si intende) 😉

      2. Giancarlo

        @ Salvatore Scargiali

        Alla donna disse:
        «Moltiplicherò
        i tuoi dolori e le tue gravidanze,
        con dolore partorirai figli.

        All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
        maledetto sia il suolo per causa tua!
        Con dolore ne trarrai il cibo
        per tutti i giorni della tua vita.
        Spine e cardi produrrà per te
        e mangerai l’erba campestre.
        Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
        finché tornerai alla terra,
        perché da essa sei stato tratto:
        polvere tu sei e in polvere tornerai!».

        Io non ce la vedo tutta questa leggerezza e facilità nella vita.

        1. Salvatore Scargiali

          Tutto questo prima della venuta del Signore Gesù Cristo, Egli ci ha salvato, ci ha promesso la vita eterna e chi incontra Lui vive in letizia.

          1. Thelonious

            Ci è stato promesso il centuplo quaggiù e la vita eterna. Ci è stato fatto il dono più grande e inimmaginabile: Dio stesso presente nella storia e nei sacramenti. Ci è stata data una risposta al nostro desiderio di felicità: una risposta che non è una teoria ma Dio stesso.
            Nessuno, però, ci ha promesso una vita comoda, senza fatica e senza dolore. Ma questo non contraddice il centuplo né tantomeno la vita eterna

            1. Salvatore Scargiali

              E allora crogioliamoci nella fatica e nel dolore così giustifichiamo noi stessi. Certo se un giorno di vita quotidiana fatta di lavoro e famiglia rientra nella fatica e nel dolore…. andiamo bene!!!

              1. Thelonious

                Salvatore, nessuno ha detto di crogiolarsi nella fatica e nel dolore. Dicevo questo solo perché a volte il messaggio cristiano può essere frainteso come se fosse una facilità utopistica. Se così fosse la Salve Regina non reciterebbe “..gementi e piangenti in questa valle di lacrime…”, ma magari, che so: “..gaudenti e festanti in questo giardino di sollazzi…”. L’esperienza di ciascuno dice che non è così. E poi, credo che il discorso di ATG sia un altro e sia un esempio per dire che cos’è il peccato. Tutto qui

  4. Intendevo dire:

    1 è una storiella da bambini
    2 andrebbe molto bene, come contenuto, per il primo catechismo.
    3 le prime storielle che si ascoltano non si scordano mai.
    4 mi duole dirlo, per voi speranze poche, a giudicare dai discorsi.

  5. Carissimo Andrea, mi permetto due piccole considerazioni …

    “E Gesù é colui che attende il tuo richiamo per scendere a sporcarsi nella tua fogna, raschiarti di dosso il tuo liquame, lavarti con l’acqua pura della Sua sorgente, asciugarti con le Sue vesti candide e ricoprirti con panni nuovi, morbidi e profumati.

    Direi di più… Cristo si carica del nostro Peccato! Lo carica sulle Sue spalle. Offre il Suo Santissimo Sangue, la Sua stessa Vita, perché del peccato noi si possa essere liberati, perché la giusta ira non si abbatta su di noi con il giusto castigo.
    Con la Sua Morte annulla il decreto di morte a cui eravamo condannati dallo stesso peccato.

    “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.”

    Quindi ben più di un trattamento di pulizia, per quanto radicale e profonda…
    Sconvolgente poi quanto questo sacrificio sia stato da Lui scelto aderendo alla Volontà del Padre, per OGNI Uomo “a priori”, cioè non attendendo l’assenso o la pre-adesione dell’Uomo, ma offrendolo in una sublime gratuità, proprio perché l’uomo peccatore anche solo “guardando” a Lui possa ottenere il Perdono e la Salvezza.
    (Un “guardando” tra virgolette per lasciare spazio agli analisti delle perfette condizioni sine qua non dell’attuarsi della conversione, ma credo ci siamo capiti…)
    ……………………………

    In seconda battuta, sulla metafora che vede la necessità inevitabile di espletare una funzione fisiologica che peraltro è indispensabile al il nostro organismo, ecco non vorrei si generassero fraintendimenti… peccare NON è fisiologico come fare pipì.
    Non c’è materia grave nel… fare pipì. Semmai nella tua metafora c’è nel MODO, ma per certi peccati (forse tutti) non c’è un modo buono ed uno cattivo di “espletarli”.
    Il peccato è peccato in sé e va rifiutato e combattuto (con la Grazia di Dio).

      1. Thelonious

        No: lo offre di nuovo continuamente nel sacrificio della Messa, che è memoriale (e non solo memoria) del sacrificio sulla Croce. Quello è stato il sacrificio cruento. Nella Santa Messa avviene nuovamente il sacrificio, in modo incruento ma efficace alla remissione dei peccati

    1. Giancarlo

      Bariom, ci sono un paio di cose che non mi tornano tanto in questa tua riflessione.

      Prima cosa: “Con la Sua Morte annulla il decreto di morte a cui eravamo condannati dallo stesso peccato.”. Si certo, grazie al gratuito sacrificio di Gesù noi saremo liberati dalla morte fisica attraverso la resurrezione del corpo e dalla morte spirituale attraverso la vita di grazia. Però non dobbiamo dimenticare che tutto questo va chiesto a Dio, non arriva automaticamente a prescindere da QUELLO CHE NOI VOGLIAMO.

      Seconda cosa: “Sconvolgente poi quanto questo sacrificio sia stato da Lui scelto aderendo alla Volontà del Padre, per OGNI Uomo “a priori”, cioè non attendendo l’assenso o la pre-adesione dell’Uomo, ma offrendolo in una sublime gratuità, proprio perché l’uomo peccatore anche solo “guardando” a Lui possa ottenere il Perdono e la Salvezza.”. Siamo pienamente d’accordo se intendi dire che Gesù ha liberamente e gratuitamente scelto il sacrificio della croce in favore di OGNI uomo. Bene. Tuttavia, anche qui, il nostro assenso o adesione al Suo progetto di salvezza è assolutamente indispensabile per ottenere il Perdono e la Salvezza. Se noi non aderiamo, neanche Gesù Cristo in croce ci può salvare.

      Quando nel mio primo commento (http://costanzamiriano.com/2014/09/04/il-peccato/#comment-84834) ho parlato di distinzione fra peccatori e peccatori era proprio a questo che mi riferivo: ci sono persone che, manifestamente, rifiutano il progetto di salvezza di Dio. Questo, naturalmente, non significa che siano già automaticamente condannati all’inferno; potrebbero avere delle attenuanti che noi non vediamo, oppure potrebbero convertirsi in futuro e, comunque, il giudizio su di loro spetta sempre a Dio. Però il loro comportamento resta di manifesta ribellione, di chiusura al progetto di Dio e noi, in quanto figli di Dio, dobbiamo essere ben consapevoli di chi abbiamo di fronte quando si ha a che fare con loro.

      Capisco che, su questo punto, incontro sempre una grande resistenza della maggioranza delle persone che intervengono; eppure dovrebbe essere pacifico che Dio ha bisogno del nostro assenso, della nostra adesione, della nostra buona volontà, della nostra fede per salvarci.

      1. @Giancarlo, “Bene. Tuttavia, anche qui, il nostro assenso o adesione al Suo progetto di salvezza è assolutamente indispensabile per ottenere il Perdono e la Salvezza. Se noi non aderiamo, neanche Gesù Cristo in croce ci può salvare.”
        Non ci piove…
        Poi in che tempi e in che modi questa “adesione” al Suo progetto, alla Sua offerta di salvezza, ogni singolo Uomo farà sua o rifiuterà – magari pensando anche di aver aderito per poi sentirsi dire la tragica, biblica frase “Non vi conosco…!”, resta un mistero a noi velato sino a quando tutto non sarà portato “alla luce”.

        1. Giancarlo

          Non credo che sia davvero possibile dannarsi senza averne una chiara percezione. Chi si danna VUOLE (sempre la nostra libera volontà protagonista!) dannarsi. Piuttosto, nessuno si illuda che la misericordia di Dio possa salvare anche chi non vuole.

          1. Chissa come che nel tuo parlare ti riferisci sempre ad altri…
            Cmq chiudiamo qui, che manco quando si parte con un’affermazione che ti dà ragione se ne viene a capo 😐

            1. Giancarlo

              E che, parlando di dannazione,dovrei riferirmi a me? Se non si è capito IO VOGLIO SALVARMI, in fedele aderenza alla volontà di Dio. In effetti sono ragionevolmente certo della mia salvezza per il semplice fatto che desidero salvarmi confidando nella misericordia di Dio.

              1. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra se: o Dio, Ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.

                1. La differenza sostanziale è il “punto di partenza”:
                  Io sono – ragionevolmente (?) – certo… perché (io) desidero salvarmi – naturalmente confidando ecc, ecc, dal che Io “conto di far parte del gruppo che starà alla Sua destra…”

                  1. Anzi IO VOGLIO SALVARMI per cui si tratta solo si volontà (sempre confidando ecc ci mancherebbe), stringere i pugni, i denti e andare avanti…
                    Peccato che di fronte alla CROCE (o alla seria persecuzione), stringere i pugni e i denti non basti 😐

                    1. Giancarlo

                      Ragazzi è tutto molto semplice. si danna chi vuole dannarsi, si salva chi vuole salvarsi. Se non fosse così, noi non saremmo responsabili del nostro destino, invece lo siamo eccome.

                      Cara Cacciatrice di stelle, non mi sono mai sognato di vantarmi davanti a Dio delle mie opere buone, di quanto sono bravo etc. Una delle preghiere che più spesso rivolgo al Signore è quella di ringraziamento per avermi fatto cristiano. Per il resto, ti confermo la mia totale fiducia nel fatto che Dio non avrà alcuna difficoltà a portarmi in paradiso, perchè questo è il mio più ardente desiderio. Che c’è di sbagliato in questo? Tu temi forse di finire all’inferno? Pensi che i meriti di Gesù non siano sufficienti per la tua salvezza? Tranquillizzati! Nessuno è abbastanza cattivo da non poter essere perdonato da Lui.

                      L’unico peccato che Dio non perdona è quello di amare il proprio peccato. Vedete, tutti siamo peccatori, ma alcuni di noi amano il loro peccato. C’è un’enorme differenza tra chi pecca per fragilità, come il sottoscritto, e chi pecca perchè ama il suo peccato, come, ad esempio, i gay orgogliosi di esserlo. Chi pecca per fragilità odia il suo peccato perchè lo allontana da Dio. Chi, invece, pecca perchè ama il suo peccato, odia Dio perchè Dio lo vorrebbe strappare dal suo peccato e lui NON VUOLE! Quello che sto dicendo risulta particolarmente evidente nei comportamenti o nelle scelte di alcune persone, nessuno può negarlo, anzi è doveroso rilevarlo, farlo notare alle persone verso cui abbiamo responsabilità di educazione (ai figli per esempio). Far finta di non vederlo o, peggio, negare che ci siano persone che odiano Dio significa non capire che siamo qui per combattere una battaglia. Se non si decide da che parte stare, qualcun altro deciderà per noi.

                    2. “Dio non avrà alcuna difficoltà a portarmi in paradiso…”

                      Manco male che c’è uno che non farà fare nessuna fatica a Dio!! (SIC)
                      Di fatto non si sarà tanto affaticato… Ha solo dato la vita di Suo Figlio per te! E’ morto in croce per te (qui mi verrebbe un “pirla!”), altro che fatica!!

                      Ma va’ Giancarlo (e chi sta in piedi guardi piuttosto di non cadere… invece di discettare e stare a “guardare” su chi si e chi no!)

                    3. Giancarlo

                      @ Bariom

                      Naturalmente Bariom non intendevo certo dire che Dio non ha sofferto a causa mia. Certo che ha sofferto anche per me, come per tutti. Intendevo dire, come risulta evidente dal contesto del discorso (anche se tu fai finta di non capire perché evidentemente ti mancano argomenti seri), che l’unica difficoltà che Dio non è in grado di superare per salvarci è la nostra volontà di dannazione. Quindi, per l’ennesima volta, SI SALVA CHI VUOLE SALVARSI, SI DANNA CHI VUOLE DANNARSI.

                      Essere ragionevolmente certi della propria salvezza non è affatto in contrasto con la volontà di Dio, anzi significa uniformarsi alla Sua volontà. C’è un episodio del vangelo, Marco 10,35-45, che ci mostra con chiarezza questo fatto.

                      P.S. Bariom, mi spiace fartelo notare, ogni tanto ti scappa qualche parola di troppo nei miei confronti. Impara a rispettare sempre le persone, anche quando sono antipatiche; questo gioverà molto alla tua salute spirituale.

                2. Sappiamo poi dalla Scrittura che anche chi avessse avuto una vita integerrima e dovesse avere la disgrazia (questa si è una disgrazia) di trovarsi in peccato mortale alla sua morte, metterebbe seriamente a rischio la sua anima.
                  O possiamo noi “ragionevolmente presumere” di non trovarci a maledire Dio sul letto di morte e di malattia tra atroci sofferenze? O che non abiureremo quando avremo un coltello alla gola nostra o dei nostri figli?

                  Presumere di sé, della propia volontà, della “fortezza” della propria fede oltre che presuntuoso è un grave azzardo, perché sposta su noi stessi la “leva” della concreta possibilità di salvezza.

                  E’ di fondo e di base, il cuore del peniero del fariseo che presumendo del suo essere integerrimo e irreprensibile tutto misura con il “suo” metro. E’ ancora il metro che ipocritamente invece di cercare ciò che “unisce”, ciò che ci accomuna, continuamente indica ciò che ci separa e divide (opera pricipe del Demonio), pensando anche di fare cosa “buona e giusta”.

                  1. Giancarlo

                    Sul fatto di essere prudenti perché siamo sempre liberi di cambiare la nostra volontà e quindi di perderci, fino all’ultimo momento, hai perfettamente ragione. Ma io ho parlato di “ragionevole” certezza proprio perché questa certezza c’è fino a quando decidiamo di aderire alla volontà di Dio.

                    Sulla seconda parte del discorso, non capisco quale sia il nesso. Io sono sereno e sicuro che avrò la vita eterna non certo perché sono integerrimo ed irreprensibile. Fondo la mia certezza (non certezza assoluta e già acquisita, ma ragionevole e comunque sempre passibile di ulteriori verifiche) sulla misericordia di Dio (che però deve essere invocata!) e sulla promessa di Gesù che chi crederà in Lui vivrà in eterno. Anche il discorso di “di cercare ciò che “unisce”, ciò che ci accomuna” anziché “ciò che ci separa e divide” si presta ad equivoci. E’ verissimo che il Demonio fa continua opera di divisione, ma è anche vero che Gesù ha fondato la Sua chiesa ed ha distinto tra noi e gli altri. Io sono felice di essere cattolico e di appartenere alla chiesa di Gesù e ci tengo a mantenere le distanze con chi non vuole entrare nella chiesa cattolica. Per chi, invece, vuole entrare nella nostra chiesa lòe mie braccia sono aperte e la mia voce festante.

                    1. Ma dove diamine hai letto che Gesù ha fondato la Chiesa per fare delle distinzioni!!! Tra “noi” (ma noi chi?!) e gli altri…

                      CRISTO è venuto Lui che è RE per farsi SERVO e ha chiesto agli Apostoli di fare altrettanto e alla Chiesa di essere al servizio dell’Umanità tutta… di che cavolo vai cianciando?!

                      Adesso inizia pure le tui distillazioni del temine servizio e questo e quell’altro per giustificare le tue visioni farisaiche.

                      Tu tieniti pure la tua chiesa “distintiva” e mantieni le distanze che rischi di restare infettato (tale quale a quello che ha fatto Nostro Signore Gesù Cristo vero? Che pensa non ha avuto schifo manco di te)… io si vede sono di un’altra chiesa, ma non dire scempiaggini su qual’è la Chiesa che Cristo ha fondato!

                    2. Giancarlo

                      @ Bariom

                      Gesù ha fondato la SUA chiesa per salvarci tutti, ma non tutti vogliono essere salvati. Sono gli uomini che si distinguono tra coloro che amano Dio e coloro che preferiscono il diavolo.

                      Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
                      non indugia nella via dei peccatori
                      e non siede in compagnia degli stolti;
                      ma si compiace della legge del Signore,
                      la sua legge medita giorno e notte.
                      Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
                      che darà frutto a suo tempo
                      e le sue foglie non cadranno mai;
                      riusciranno tutte le sue opere.
                      Non così, non così gli empi:
                      ma come pula che il vento disperde;
                      perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
                      né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
                      Il Signore vegli sul cammino dei giusti,
                      ma la via degli empi andrà in rovina.

                      Come puoi vedere, ci sono i giusti e gli empi. Gli empi sono COLORO CHE AMANO IL MALE e che non si mescolano nell’assemblea dei giusti, per il semplice motivo che non possono. Dice infatti Gesù di loro: “…Perchè non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro…” (Giovanni 8, 43).

                      Sono parole da far accapponare la pelle e sono Parole di Gesù. Mescolati pure, Bariom, con gli empi, se vuoi. Io ne starò alla larga. ALLA LARGA PROPRIO!

                      …dobbiamo stare LONTANI!

                    3. Giancarlo

                      Se fossi un darwinista penserei al caso, ma sono un cattolico e non credo al caso.

                      Vangelo di oggi: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo… …e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.”. Anche queste sono parole di Gesù. Bariom…!

                      E’ Gesù che ci invita esplicitamente a tenerci SEPARATI dai pagani e dai pubblicani. Porte aperte a chi si converte, cioè a chi riconosce l’errore e chiede perdono a Dio; chi, invece, vorrebbe insegnarci cose nuove, cambiare la dottrina, includere anche chi dice cose sbagliate… FUORI! Lontani, alla larga, se ne stiano per conto loro i figli del demonio, fuori dalla chiesa di Gesù Cristo.

                      …E chi lo stabilisce chi è figlio del demonio? La dottrina, il catechismo. Chi adotta un comportamento sbagliato secondo il catechismo e vuole cambiare il catechismo, anziché il comportamento, sia per noi come il pagano ed il pubblicano.

                      Chi dice “scempiaggini su qual’è la Chiesa che Cristo ha fondato”?

                    4. Sara

                      Questo mi pare utile: http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1466

                      Dio non mente, perciò la Parola secondo cui chi crede in Lui avrà la vita eterna è certezza. Però c’è anche Matteo 7,21-23 (che trovo terribile nel senso giusto del termine):

                      “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”.

                      Dunque, dobbiamo essere saggi, come dice il brano nel successivo versetto 24, ed evitare sia di tormentarci (la disperazione della salvezza è uno dei peccati contro lo Spirito Santo) sia di presumere di salvarsi (anche questo è uno dei peccati contro lo Spirito Santo): le due Parole vanno lette insieme, poiché certo chi crede in Lui vivrà (e perciò dobbiamo stare sereni), ma cosa vuol dire questo “credere”? Per credere in Lui non basta dire di credere e neanche volerlo e addirittura neanche fare grandi cose nel Suo nome (perciò non dare mai la cosa per ottenuta ma vigilare)! Dunque abbandoniamoci fiduciosi all’amore del Signore, amiamoLo a nostra volta sempre più, preghiamoLo di darci la perseveranza e desideriamo di entrare nella Sua casa certi che Egli vuole questo per noi, ma tutto questo mentre coltiviamo l’umiltà per evitare sia la disperazione che la presunzione.

                    5. @Sara ottimo commnento… 😉

                      Cos’è l’olio che le vergini sagge avevano, ma che non poteveno “dividere” con le altre? Cosa mancava alle altre che le loro lucerne a fatto spegnere?

                      La FEDE.

                      Ma non la Fede appunto di chi dice “Signore, Signore…”, ma proprio quella umile e confidente che tratteggi con le tue parole.

                      ( Seppure della Fede tanto altro si potrebbe dire 😉 )

                    6. Giancarlo

                      @ Sara

                      Grazie Sara per il tuo intervento che, lo confesso, mi ha messo in crisi.

                      Chi sono coloro che dicono “Signore, Signore” ma non fanno la volontà del Padre Celeste? Ecco, io credo che siano gli ipocriti. C’è un bellissimo articolo di padre Giovanni Cavalcoli su http://www.libertaepersona.org/wordpress/2014/09/riflessioni-sullipocrisia/
                      in cui padre Giovanni dice: “L’ipocrisia è quell’atteggiamento per il quale il soggetto, per ottenere approvazioni od onori dagli onesti, assume all’esterno un modo di pensare o di agire apparentemente onesto, ma internamente, “sotto sotto”, come si suol dire, l’intenzione è cattiva, ingannevole e dannosa nei confronti di quegli stessi onesti. Si tratta dunque di una forma di finzione o simulazione, che si propone di ottenere un successo mondano acquistandosi una fama immeritata di virtù.”.
                      Coloro che si comportano così, gli ipocriti, disprezzano la volontà di Dio e preferiscono fare la loro volontà, sia pure dissimulando. Cosa c’è alla radice di questo comportamento malvagio? Secondo me c’è la solita mancanza di fede in Dio, la decisione, sia pure nascosta agli uomini, di NON CREDERE A DIO, di pensare che Dio non ci dice la verità e che vuole costringerci alla Sua volontà non per il nostro bene.

                      Chi sono, invece, coloro che fanno la volontà del Padre Celeste? Sono forse coloro che non peccano? No, ovviamente, perché altrimenti nessuno si salverebbe. Chi sono allora? Secondo me SONO COLORO CHE CREDONO alle Parole di Gesù. Del resto Gesù l’ha detto esplicitamente: “Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno.”. Dunque non solo chi crede e vive in Lui non morirà in eterno ma, addirittura, chi crede in lui, ANCHE SE (già) MORTO, VIVRA’. La fede dunque è in grado di resuscitare anche coloro che sono morti. Si noti, ancora una volta, come sia LA FEDE CHE SALVA, non la carità.

                      Quello che, in realtà, mi ha messo in crisi del tuo intervento non sono le tue parole quanto, piuttosto, le parole di padre Angelo dei Domenicani, quando. Al punto n° 4 dice:

                      “Non basta dire “Io non ci voglio andare all’inferno” per non andarci.
                      Se bastasse così poco, anche un delinquente non pentito direbbe la stessa cosa.
                      Del resto non basta neanche il desiderio di andare in Paradiso per entrarvi.
                      È necessario esaminare la condotta.
                      Il Signore nel Vangelo riferisce di molti che non si attendevano di finire male e di andare all’inferno ma ci sono andati ugualmente.
                      Anzi, riferisce di persone che busseranno alla porta del paradiso e desidereranno entrarvi, ma non vi entreranno. Ecco il passo esplicito:
                      “Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi” (Lc 13,24-30).”.

                      In particolare mi hanno turbato le parole secondo cui “Il Signore nel Vangelo riferisce di molti che non si attendevano di finire male e di andare all’inferno ma ci sono andati ugualmente.”. Davvero è possibile andare all’inferno senza avere la minima cognizione di ciò che si prepara per noi? Queste sono parole in aperto e stridente contrasto con quello che ho sempre creduto io e che, dico la verità, mi lascano non poco perplesso. Io ho sempre creduto che l’uomo, in fondo, sa cosa ha nel cuore. Quando rimango da solo per pregare, io guardo a Dio con serena e fiduciosa attesa perché, pur sapendo di essere un misero peccatore, so anche di amarLo (di volerGli bene), sia pure miseramente. Non dovrei dunque fidarmi della serena e fiduciosa disposizione del mio cuore verso Dio?

                    7. In realtà bsognerebbe fidarsi SOLO dell’Amore che Dio riversa nel nostro cuore, non dei fallaci sentimenti per quanto pii del nostro stesso cuore che per nostra, ferita, mutevole, ma soprattutto DEBOLE natura, potrebbero appunto mutare o non resistere ad una tentazione.

                      Anche del nostro, piccolo, piccolissimo amore per Dio e per Suo Figlio Gesù Cristo possiamo SOLO ringraziare lo Spirito Santo.
                      Che ne era di me prima di incontrare Dio? Ho forse merito io dell’averlo inontrato e conosciuto? O COME SEMPRE è LUI che mi ha cercato per primo, per primo si è fatto conoscere, per primo mi ha AMATO?
                      Temo alle volte questo sfugga a chi si trova “da sempre” credente, da chi sin da fanciullo per santa educazione, conosce Dio ed ha un rapporto filiale con Lui.

                      Ma questa vale per gli uni come per gli altri, per i lavoranti della prima come dell’ultima ora, per il figlio minore come per il figlio maggiore della nota parabole.

                      Non confido Signore nel mio amore per te, ma confido nel TUO Amore per me… perché è quello che TUTTTI i giorni spinge il mio cuore a volerti ricambiare, pur nella mia fragilità.
                      Non distogliere mai il tuo sguardo, il tuo Amore da me, o io sarei perduto.

        2. “Se noi non aderiamo, neanche Gesù Cristo in croce ci può salvare -dice Giancarlo-
          e te dici- non ci piove
          e io dico- resta un mistero, tutto ovviamente. Cosa volete andare a fruzzicare nel mistero!
          Chi crede al mistero creda al mistero e chiuso! Chi non ci crede (io per esempio) potrà anche
          (stupidamente, lo ammetto, ma si parlava di mistero nella vasca da bagno, però!) canzonare il mistero e i misteri.

          1. Ed infatti Alvise, anch’io ho parlato di “mistero”…
            Di come un assunto, una regola, una legge (la si chiami come si vuole), vanga poi dal Buon Dio (non da noi – per fortuna) applicata. Un “mistero” che mi invita a non presumere di nessuno… giusto forse su di me, sperando che le opere buone – comprese quelle velate ai miei stessi occhi perché non montassi in superbia – superino la moltitudine dei miei peccati.

              1. Verissimo…
                Da quella scampo. Chi mi conosce tutto di me può dire, fuorché io sia modesto 😉
                Quindi se nella tua pur vera affermazione alle mie ti riferivi, ciò che ho scritto ho scritto non per apparir modesto, ma per sola consapevolezza.

                (tu poi credi ciò che vuoi…) 😉

              1. Ho scritto questo?
                Tu pensi invece di salvarti per osservanza della legge, per appartenenza, per zelo, perché dici sempre la verità (?) a tutti, che altro…?
                Tu presumi troppo di ciò che penso.

                E ad ogni modo nuovamnete come ho già fatto ti ricordo questo passo: Mt 25, 32-46

                1. Giancarlo

                  Guarda Bariom che sei tu che hai scritto: “Un “mistero” che mi invita a non presumere di nessuno… giusto forse su di me, sperando che le opere buone – comprese quelle velate ai miei stessi occhi perché non montassi in superbia – superino la moltitudine dei miei peccati.”. Tu hai detto che speri nelle tue opere buone, mica me lo sono inventato!

                  Per quanto riguarda Mt 25, 32-46… be’, conto di far parte del gruppo che starà alla Sua destra, quello dei giusti insomma. E tu?

  6. Peccato di aborto e Codice Penale:

    art.575. Omicidio. Chiunque cagiona la morte
    di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno.

    (di un uomo)

  7. Pingback: Il pentimento | Costanza Miriano

  8. Thelonious

    @Giancarlo: effettivamente il passo citato da Sara è “terribile”.

    Però, per tentare una risposta alla tua domanda, ti segnalo questa testimonianza di Maria Simma su due anime purganti:
    http://incontroallinfinito.blogspot.it/2013/05/le-anime-del-purgatorio.html

    Entrambe le anime si sono salvate, ma con un purgatorio ben diverso e imprevedibile ai nostri occhi. E così il “fariseo” è stato trattato più duramente della “donna immorale”.

    Ecco perché non bisogna giudicare

    1. Giancarlo

      Caro Thelonious, mi sembra che, passo dopo passo, ci stiamo allontanando dalla soluzione del mio dilemma(è possibile dannarsi senza averne consapevolezza?), dilemma innescato dalle parole di don Angelo dei domenicani, che ho riportato, non dalle parole di Sara che, onestamente, non mi creano nessun problema.

      Ho sempre pensato che le persone, nel loro intimo, sanno cos’hanno nel cuore. Se così non fosse, allora dovremmo accettare l’idea che siamo esseri inconsapevoli, profondamente incapaci di distinguere il bene dal male nel nostro cuore. Credo, invece, che ognuno di noi, nel proprio intimo, sa bene se ama Dio oppure preferisce il demonio. Per questo motivo non so spiegarmi le parole di padre Angelo che afferma: “Il Signore nel Vangelo riferisce di molti che non si attendevano di finire male e di andare all’inferno ma ci sono andati ugualmente.”. Del resto sarebbe difficile conciliare la misericordia di Dio con il fatto che Dio stesso abbandonerebbe alcuni suoi figli alla dannazione senza che questi ne abbiano consapevolezza.

      Non capisco come possa, la testimonianza di Maria Simma che tu segnali, rispondere alla mia domanda (è possibile dannarsi senza averne consapevolezza?). L’uomo finito nel più profondo del purgatorio ha pesantemente e pubblicamente giudicato e condannato senza appello una persona: ovvio che abbia ricevuto una pesante pena in purgatorio. Se il tuo intento era alludere ai miei frequenti e pesanti giudizi, ti faccio rilevare (come sempre sono costretto a fare, ma non serve!) che i miei giudizi sono sempre su fatti, comportamenti, scelte che fanno le persone, mai sulle persone. Sono quindi, i miei giudizi, pienamente legittimi, spesso doverosi.

      1. Thelonious

        L’esempio di Maria Simma è che l’uomo che era sempre in chiesa probabilmente avrà pensato di meritare un posto un prima fila (come un abbonato RAI), e invece non è stato così. E’ chiaro che è una supposizione mia, ma era per dire che potrebbe essere l’esempio di un caso di uno che “pretende” di essere a posto, quando invece con il suo atteggiamento di giudizio nei confronti di una persona ha meritato di fare un purgatorio più lungo della persona oggetto del suo giudizio.
        Ecco cosa intendevo sul fatto di non giudicare, non mi riferivo ai giudizi che dai tu, che peraltro spesso non condivido, ma che non sono oggetto della domanda. Comunque io solitamente non “alludo”, preferisco lo stile diretto.

        1. Giancarlo

          Si ma questo esempio non contraddice affatto quello che io dico. Io non ho mai detto che ciascuno di noi sa quale sarà il suo posto in paradiso o dopo quanto purgatorio potrà accedere in paradiso e con quali onori. Io ho detto tutta un’altra cosa, ma ho la sensazione che qui ci sia un sacco di gente che cambia quello che dico per poi poterlo agevolmente contraddire.

          Io ho detto che, secondo me, NESSUNO SI DANNA SENZA SAPERLO.

        2. Il giudizio è probabilmente uno dei peccati più invisi a Dio e nello stesso tempo più “sottovalutati”.

          Chi giudica manca sempre di misericordia.
          Pecca contro la Carità.
          Pecca contro il fratello oggetto del giudizio.
          Pecca di superbia, credendosi idoneo e in diritto di giudicare e di conoscere tutti gli aspetti del “giudicabile”.
          Il giudizio impedisce di “passare all’altro”, di fare dell’altro il proprio prossimo.
          Il giudizio finisce per essere in sé una condanna (solitamente senza appello)
          Impedisce il perdono.
          Spesso finisce per giudicare lo stesso Dio (questo mica lo potrà perdonare… qui la misericordia si dovrà arrestare… qui… e qui… e qui…)

                1. Thelonious

                  Comunque, scherzi a parte, io non volevo contraddire quello che dicevi tu, semplicemente tentavo un esempio.
                  Però, come letture anche divertenti sull’andare all’inferno in modo “light” ci sono alcuni libri interessanti.
                  Uno è il già citato, mi pare “lettere di Berlicche” di C.S. Lewis, in cui un diavolo “scafato” insegna il mestiere a un diavoletto apprendista. Una sorta di “training-on-the-job”. Molto divertente e istruttivo. Il secondo – confesso – non l’ho letto, ma il titolo e il sottotitolo mi intrigano e prima o poi lo leggerò èd è di Rino Cammilleri: “consigli del diavolo custode per andare all’inferno senza strafare”

            1. @Giancarlo, mi verrebbe da dire che Thelonious ti ha già risposto in mia vece… 😉

              Mi riferivo al peccato in sé, peccato che riguarda TUTTI (io ci sono dentro spesso “a piedi pari”), quindi se ti senti chiamato in causa fai bene, ma come potrebbe fare chiunque 😉

  9. Ed eco la domanda che va al cuore del problema…

    Al di là di ciò che ciascuno può “aver sempre pensato”, si può ragionevolmente dire e pensare che ogni persona nel proprio intimo sanno cosa hanno nel cuore?

    Direi più che difficile dirlo, difficile affermare che possa essere così…
    Se ti è sempre stato insegnato ad esempio, che il “farsi giustizia” è cosa buona e giusta ed anzi “onorevole” e “necessario”, sarà molto difficile (molto difficile, non impossibile) avere una visone diversa sul come affrontare ad esempio un insulto piuttosto che una pesante ingiustizia.
    Peraltro sappiamo come la via del Vangelo in questi casi, umanamente parlando, pare una vera e propria stoltezza.
    Vero è che esiste una profondità della coscienza umana che avendo in sé l’impronta del Creatore, tenda a provare una “naturale” repulsione verso atti ingiusti verso sé o verso gli altri, ma anche verso atti che offendono la propria intrinseca dignità personale di Uomini.

    Ciò detto, in termini molto sommari, come si può pensare che in un mondo che esercita e ammannisce continuamente catechesi ed spesso (spesso non sempre) esattamente opposti alla visione Evangelica, in una cultura imbevuta di pragmatismo laico, quando non ateo, come si può pensare dicevo che un singolo individuo percepisca nel suo intimo se “ama” Dio (che già è un altissimo punto di arrivo per ogni credente) o “preferisce” il Demonio?

    Di fatto è proprio la mancanza di discernimento, di riconoscimento, di conoscenza, anche di sola percezione delle realtà ultime (dei cosiddetti Novissimi ad esempio) o comunque di quelle ultraterrene, il cancro di questi ultimi decenni.
    Ed è anche in questo senso che l’Annuncio diviene urgenza improrogabile…

    Ma tornando al tema, in questo stato di vera ignoranza (nel termine letterale) e di obnubilata coscienza, come si può soppesare ogni singolo moto e/o intento dell’intimo di qualunque persona?
    Certo si può giudicare il fatto in sé, ma come, perché, cosa ha portato la singola persona a compiere l’atto, quanta sia o fosse la sua reale comprensione della gravità dell’atto o delle sue conseguenze, quanto poi sia in grado di comprendere addirittura conseguenze che vanno oltre quelle umanamente percepibili, quelle che implicano una conoscenza dell’anima come realtà sussistente e non astratta se non addirittura “mitologica”, beh questo è proprio ciò che compete ed è possibile SOLO a Dio o ad anime da lori rivestite di una particolarissima Grazia.

    Ecco perché credo che sia ben difficile pensare ad una dannazione che riguardi tutti gli “inconsapevoli”, ma direi meglio, tutti gli “ingannati”, coloro che vivono nell’oscurità, coloro che sono all’oscuro, NON che per propria scelta libera scelta scelgono le tenebre.
    Coloro anche, che sono vittime dello stesso Demonio. Il Demonio che in ogni modo approfittando della loro debolezza li spinga a compiere le peggiori nefandezze sperando che la loro colpa in quanto a materia grave del peccato, possa superare la magnanimità di Dio in quanto a misericordia per il peccatore.
    Con questo non voglio dire, ne penso, che non vi sia anche chi sceglie scientemente per il peccato, anche quello più atroce.

    Per contro, è molto facile comprendere che ha chi è stato dato (per gratuita Grazia, è bene sempre ricordarlo) in dono un discernimento, la conoscenza e l’amicizia di Dio, ha chi è stata rivelata la Verità, a chi è stata mostrata la Via, viene chiesto MOLTO di più (superfluo credo citare qui i tanti passi della Scrittura sull’argomento) e come il giudizio per costoro, rischi di essere molto più duro.

    Ecco perché temo accada e possa continuamente accadere che “i molti che non si attendevano di finire male e di andare all’inferno …ci sono andati ugualmente”.

    Forse perché si sono accontentati di fare il “minimo sindacale” (ricordiamo la dura condanna di che avendo ricevuto l’unico talento secondo quanto disposto dal suo Signore, lo aveva semplicemente sotterrato per restituirlo tale e quale lo aveva avuto), perché hanno supposto o presupposto la loro salvezza in base ai loro pesi e alle loro misure (dove guarda caso la bilancia pende sempre solo a loro favore…), forse perché hanno creduto che l’accumulare riti e preghiere potesse guadagnar loro il Paradiso, forse perché intenti a coltivale la loro intelligenza e il loro sapere della “cose sante”, si sono dimenticati che il Cristo attendeva loro nelle membra e nei cuori di che era loro prossimo…

    E tanti forse potremmo aggiungere e trovare tra questi, quello che ci chiama ad una seria conversione… quella di essere profondamente consapevoli e CONVINTI che, come diceva Santa Caterina da Siena: “Io sono niente più che il peccato.”

    1. Giancarlo

      Bariom, se con Thelonius ho avuto l’impressione di allontanarmi dalla soluzione del problema, con te la confusione diventa totale. Ma chi se ne frega dell’educazione che uno ha ricevuto, del fatto che viviamo in un mondo ateo e nemico di Dio, della “mancanza di discernimento, di riconoscimento, di conoscenza, anche di sola percezione delle realtà ultime (dei cosiddetti Novissimi ad esempio) o comunque di quelle ultraterrene, il cancro di questi ultimi decenni.”? Noi tutti, esseri umani, siamo persone. Significa che sappiamo, ognuno con i suoi limiti culturali, DISTINGUERE TRA BENE E MALE! Non è una capacità che discende dalla fede, è una delle peculiarità umane che fanno, dell’essere umano, una persona. Per questo non siamo animali, perché sappiamo distinguere il bene dal male. Abbiamo la legge naturale, il diritto naturale inscritto nel nostro cuore, ricordi? BENE! Questo significa, molto semplicemente, che siamo capaci di fare delle scelte, di decidere, in ogni momento, da quale parte stare. Questo ci rende moralmente responsabili: il fatto che siamo capaci di scegliere. Ora, come possiamo pensare di essere capaci di fare delle scelte morali e, nello stesso tempo, pensare che non sappiamo da che parte stiamo? Se faccio una scelta, automaticamente so da quale parte ho deciso di stare; oppure, secondo te, il mio comportamento, le mie scelte, non hanno niente a che fare con il mio destino? IO AMO IL MIO DIO e non ho nessuna riserva o titubanza a gridarlo sui tetti, così come sono certo che il mio Dio gode nel sentirmelo gridare: SIGNORE, TI AMO!

      Come, dunque, è possibile che ci siano persone che odiano Dio, che si dannano, senza saperlo?

      L’unico modo per non capire che ci si sta dannando è l’autoinganno. Diversamente, tutti sanno cos’hanno nel cuore. Lo sappiamo noi, figli di Dio, come anche lo sanno i figli del demonio.

      1. Beh Giancarlo, mi pare che la fai un po’ troppo semplice…

        Ad ogni modo io non ho AFFATTO negato la presenza della voce della Coscenza (o della capacità di distinguere il bene dal male) ed stato anzi il punto di partenza della mia riflessione.
        Ma dire che questa non sia tremendamente messa in crisi quando non del tutto quasi annullata dalle situazioni, dai contesti culturali, dall’educazione di ciascun individuo, risolvendo la cosa con un “chissenefrega” è se permetti, affermazione a dir poco superficiale e può servire solo a chi, preso appunto da confusione o da incertezza, piuttosto che applicarsi a fare chiarezza, preferisce tegliare tutto con l’accetta e dire che esistono solo due categorie di Uomini: i “figlie di Dio” e “quelli del Demonio” (per di più perfettamente consapevoli di esserlo…).

        Ma queste affermazioni sono al limite del Manicheismo, visone delle cose, già storicamente e teologicamente rifiutato dalla Chiesa.

        Prima di tutto c’è una abissale differenza tra chi è peccatore e colui che possa essere definito (da chi poi? Da te, dame?), “figlio del demonio”, e se non vedi e non fai una profonda distinzione, va bene anche il “chissenefrega”.

        Sul peccatore poi (sarà la centesima volta che ci torniamo…) ti ricordo che le chi vive nel peccato, è considerato – secondo le scritture – come una schiavo e anche San Paolo ci ricorda in Ebrei 2 “Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita..
        Ora, non starò qui a fare un catechesi sul nesso morte-paura della morte-schiavitù-peccato (peccato in questo passo non citato ma ricordiamo Giov 8,34: Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.»), ma resta il fatto che se il peccato comporta una schiavitù, la schiavitù nessun Uomo sano di mente la sceglierebbe come suo destino, la schiavitù infatti presuppone una mancanza di libertà. Questo stato di vita può essere quindi giustificati SOLO dalla non piena consapevolezza o da uno stato di profondo inganno che tu escludi a priori.

        Se realmente come tu affermi “…tutti sanno cos’hanno nel cuore. Lo sappiamo noi, figli di Dio, come anche lo sanno i figli del demonio.” a cosa verrebbe tutta la Predicazione, l’Annuncio, ma anche lo sforzo di tutta la Chiesa di richioamare tutta una cultura e una società come quella odierna, all’unica Verità esitenziale, morale e spirituale?
        Solo a segnare una riga per dire di qua i “buoni” e di là i “cattivi” (bne misera cosa sarebbe il Vangelo stesso ridotto ad un moralismo…!)

        L’auto-inganno di cui parli, ti ricordo per l’ennesima volta, potrebbe e può valere anche per gli auto-ingannatisi “buoni”, anzi, mentre normalmente che è ridotto in schiavitù, non appena ne prende consapevolezza (anche a questo serve l’Annuncio e so siu questo convieni) agogna la liberazione, chi si dice libero e giusto si auto-condanna (o pensa Dio non avrà da faticare molto con lui…) “chi dice di essere senza peccato fa di Cristo un bugiardo” e ancora Gesù dive ai Farisei «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».

        La cecità poi è un altra metafora che ha a che fare con il peccato, che nella Scrittura ritroviamo più e più volte.
        Gesù sana i ciechi (e ne incontra diversi “tipi” di cecità…) o li accusa e condanna per cecità?

        Ad ogni modo Giancarlo, se tu ti prendessi la briga, una volta tanto, di leggerti sulla specifica “materia”, un po’ di Catechismo, un po’ di Documenti illuminanti tra quelli del Concilio Vaticano II, di ottime catechesi o riflessioni, che puoi TUTTO trovare comodamente stando davanti il tuo monitor, faresti un gran servizio a te stesso.
        Solo, se mi permetti, la ricerca andrebbe fatta, NON cercando una appoggio e una conferma alle TUE tesi sul Bene e sul Male, sull’Uomo e il peccato, sulla Salvezza e sul senso dell’Annuncio, ecc, ecc, ma semplicemente facendo – tabula rasa – per ripartire da Chi (la Chiesa e lo Spirito Santo) ne sa certo di più di te e di me senz’altro.
        Se non altro per stare nella Verità quando fai affermazioni o esponi convinzioni.

        Io non ho abbastanza tempo, né pazienza, né misericordia per farlo nei tuoi confronti e trovare quindi passi, testi, e riferimenti da riportare qui, solo per stare al gioco del “dimostrami dove sbaglio e dove tu hai ragione” a cui certamente bene si applica il “chissenefrega”… 😉 , anche perché riandando a memoria, ricordo troppi tuoi interventi nei quali, dopo aver fatto mezzo passo indietro a revisione di un tuo pensiero, ne hai subito fatti altri due avanti nel ribadire un qualunque tuo concetto di partenza – non che intenda che TUTTI fossero sbagliati, comprendimi.

        Se poi fratello mio, sei convinto che tutti i miei commenti/interventi nei tuoi confronti, anche qualora siano andati un po’ sopra le righe, siano dettati da pre-giudizio, acredine o personale voglia di dimostrare una non ben identificata superiorità nei tuoi confronti, dimmelo subito e chiaramente e ti assicuro che ti libererò in modo definitivo di questa “spina nel fianco”.

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