di Marcello Belletti
Oltre il tormento acustico dell’aspirapolvere che qualcuno sta passando, emerge un’onda d’urto sonora che mi riga la faccia di smorfie. «Perché fanno tutto ‘sto casino?!» Mi rivolgo a mia moglie, già psichicamente logorato, alle 8:00 del sabato mattina. Radiosa mi risponde: «Stanno giocando».
Frana sotto i miei piedi tutto il piano argomentativo: Gesù Cristo, quanto siamo diversi!
Io, maschio, monogamo e monotasking. Lei, l’esatto contrario, tranne la fissa per la monogamia. Lei alza la radio mentre lavora, io la abbasso. Lei gira il tavolino sul lato stretto, io lo giro dall’altra parte. Due monadi unite in matrimonio, umanamente rimangono due monadi, anche quando le gonadi si sono date da fare e come: sette figli in poco meno di 100 mq e un bagno solo! Un miracolo continuo, una provocazione continua. Sì perché, dietro a questa storia ci dev’essere un pazzo. Un innamorato pazzo. Uno che ci stima fuor di misura, un benefattore che non bada a spese. Ma come si fa a puntare così tanto su due come noi? Soprattutto su uno come me… Ci dev’essere anche dell’ironia, quella buona, quella tipica delle personalità intelligenti. Come si fa, ad affidare sette figli, dico sette, a uno che ha la pazienza di un motorino a due tempi che sfriziona ancora prima di partire?
Senza un minimo di silenzio, senza ordine, senza un ritmo costante nelle cose da fare, sclero in un nanosecondo. Vado in cortocircuito e comincio a sbraitare.
Eppure, dopo diciottanni, sono più vero ora di allora. Eppure sono più forte. Lei è più forte. Insieme siamo più forti. E non solo nella sopportazione reciproca.
Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione. (Ct 8,6)
Madre di Dio, quanta cruda poesia nella Bibbia! Bellissime parole, potenti, carnali, senza fronzoli sentimentali. Sì, voglio tutto, e lo voglio per sempre.
Voglio stare là dove c’è il tempio sacro dell’amata. Ma perché rovinare tutto mettendo subito in campo la morte, la tenacia degli inferi? Chi ti parla così, anche assestandoti un pugno nello stomaco se necessario, se non Colui che ti vuole bene?
Dopo aver rischiato di precipitare senza luce nel pozzo profondo del nostro cuore mai sazio, bramoso di infinito, abbiamo riconosciuto la voce dell’unico che poteva tirarci fuori dai nostri impaludamenti e saziarci per davvero. Che ironia: ancora passando da noi! Sì, sempre quelli. Ma finalmente di nuovo noi. Intravediamo ora il Santo dei Santi attraverso il velo della carne della nostra carne. Che meraviglia!
Se anche nella più minuscola parte dell’ostia c’è interamente Cristo, così forse si può dire di ogni cellula del mio corpo: ci sono già tutto anch’io. Sono già maschio lì. E lei è già femmina. Siamo già desiderio, siamo già tesi al compimento lì. Il nostro amore s’innesta fino a quelle profondità, anche giù, fino alle giunture, dove la carne si intreccia con lo spirito e non si distingue dove finisce l’una e comincia l’altro. Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, mio Dio! Così l’anima mia trova te, mio Dio, se non per altra carne della carne che hai messo al mio fianco. Che hai estratto dal mio fianco! Questa è la strada che Tu mi hai preparato, che m’hai dato la grazia di riconoscere, una strada viva, in tensione come me, verso Te: la mia sposa.
«Ma Elia, non sei contento se non rompi le PALLE a qualcuno!»
Sbotto a tavola dopo che il primogenito ha torturato la più piccola sul seggiolone.
«PALLE!» Ripete sillabando Veronica, due anni, soddisfatta, mostrando i suoi denti da latte.
«Papi, Veronica ha detto PALLE!», riprende Tommaso sull’altro seggiolone dal lato opposto del tavolo, dall’alto dei suoi cinque anni.
«Ma Veronica, non si dicono le parolacce, devi dire Porca Paletta!», sentenzia Emma, una delle gemelle di nove anni.
Il vantaggio della famiglia, soprattuto se numerosa, è svelare, rivelare, anche crudamente, ma spesso nella comica, il concatenamento di tutte le cose. Come la vita procede, entra, laddove la lasci entrare, sbaraglia le carte, sconquassa, lacera, con i suoi nuovi germogli. Se tu la servi, procede da te, e ciò che hai ricevuto, passa, fluisce da te e lasciandola passare, ti lascia, la perdi, perché non è nelle tue mani, ma poi la ritrovi a fine corsa. Se non la servi, lei passa lo stesso. La perdi e basta. Non la ritrovi più.
signor Belletti, ma lei chi è? fenomenale! non c’è una parola in cui io non mi ritrovi, “porca paletta”, o che debba rileggere e rigustare… specialmente il finale. La pazienza del motorino a due tempi è l’apoteosi di ogni poesia, il bagno solo per 9 persone l’apoteosi di ogni eroismo!
Grazie Sara (come una delle mie figlie), ma non darmi del “signor”… Mi fa sentire un “Landini testa calda”, anziché un motorino a due tempi 🙂 A parte questo è bello trovare qualche altro matto con la mia stessa concezione di poesia! Per l’eroismo non mi sento ancora pronto…
Io mi ritrovo in pieno con il titolo “Sclero, sbraito, servo”
Grande, GRANDE, G R A N D E !!!!!!!!!
Davvero, è meravigliosamente bella la vita, anche quando si fa fatica.
L’ha ribloggato su paolabellettie ha commentato:
Fratello di sangue e di penna
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energie rinnovate e rinnovabilie ha commentato:
“Devi dire Porca Paletta!”. Da leggere.
Un articolo davvero molto bello! Grazie di averci ancora una volta ricordato la meravigliosa bellezza di vivere la santità nel quotidiano!
Grazie a Costanza che mi ha ospitato!
Ora torno a cambiare per l’ennesima volta l’asse (divelta) del water: quella che i maschi non alzano mai, quella dell’unico bagno per 9 persone. Ormai ho perso il conto. Se non perdo la fede ora, sono salvo…
Eccellente! Pieno di passione. E’ così che Lui ci vuole!
Signor Belletti complimenti 😉 eheh sembra ieri che la Manu era incinta delle gemelle e sono già passati… 9 anni??? Come vola il tempo… Un abbraccio virtuale a tutta la famigliona e uno speciale alla Manu!!! ps: a volte mi chiedo dove lo trovi il tempo ma leggendo capisco molte cose dal momento che io sclero per i nostri 80 mq in quattro: in proporzione non ci sono paragoni 😉 Questi esempi di fede coraggio servono sempre, soprattutto a chi come me si fida ma non ancora troppo… 🙁 uff lavoriamoci su
Ciao Simona, mi ricordi chi sei?… Scusa ma, rispetto a 9 anni fa, i neuroni sono paurosamente diminuiti.
Ahah 😀 (pensavo uscisse il cognome) sono della tua “antenata” Comunità in quel di Brescia… Cantasti perfino al mio matrimonio ma effettivamente sono passati 8 anni ormai ;))) ciao!
Ma guarda te se ti devo ritrovare su questo blog!!!!! Avevo perso il conto sui figli e ora ho capito perché…. Ripensando al vostro inizio e leggendo il presente non ho potuto non riconoscere che chi ci fa deve essere per forza un’Altro. Grazie!
Ciao Fede’!!! Avanti tutta allora…
Complimenti per l’articolo, è tutto così familiare….fino all’asse del water. Una cosa trattengo e cioè che nonostante il baccano lo sclero, la pazienza che manca, noi stiamo servendo…siamo servi…spesso inutili.
Complimenti per l’articolo e la bella famiglia. Complimenti per questa spiccata e( per i tempi che corrono) singolare apertura alla vita. E’ l’immagine di famiglia che mi sarebbe piaciuto avere, 7 figli, invece per motivi famigliari mi sono fermata a 3. Anche se vado un po’ fuori tema chiedo questo: posto l’appartamento piccolo per 9 persone, che se sono adattabili e civili possono farcela, si può portare avanti una famiglia così numericamente impegnativa solo con le proprie forze fisiche? Come potrebbe essere gestita senza nonni o parenti stretti che danno una mano? Passerebbe anche un po’ di poesia??
La mia non vuole essere una provocazione, sono solo curiosa. Come accennavo prima il mio ideale di famiglia la prevedeva ben più numerosa, ma problemi su problemi, il lavoro, la salute precaria di chi ci è’ vicino….insomma niente a che vedere con 100mq di appartamento…
Grazie dei complimenti… aggiungi anche qualche preghiera, perché appunto il nostro friabile fisico non frani del tutto :). Sinceramente, ci vorrebbe più tempo per integrare l’argomento… Ti dico ciò che è valso PER NOI: se appena sposati ci fossimo impiccati con qualche mutuo per acquistare un misero monolocale, ora probabilmente avremmo “solo” 2 figli. Cioè, avremmo “calibrato” la nostra apertura a partire da lì… Poi ci ritorno sopra, appena ho un attimo, tra lavoro e bidet intasati dagli scarponcini delle Barbie
Grazie Marcello,
dopo una giornata come quella di ieri, questa lettera è arrivata dritta fino alle ossa e il cuore, mi ha smosso ed emozionato, grazie mille!
Chiedo ufficialmente il permesso di stamparla e tenerla nel cassetto del mio comodino. 🙂
Un abbraccio colmo di gratitudine,
Gabriele
P.S. Tra 5 mesi mi sposo 🙂
Certo che puoi! Se ho scritto qualcosa di vero, i “diritti” son del Padreterno…