Il destino dell’anima

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 di Andrea Torquato Giovanoli

Solitaria nella radura si ergeva la grossa quercia: le sue radici erano saldamente aggrappate alla terra e per anni l’avevano sostenuta e difesa contro l’accanirsi del tempo e delle stagioni. Così era cresciuta forte e grande. E sola.

La roccaforte dei suoi rami offriva un riparo a tanti uccellini ed il robusto tronco ospitava scoiattoli e conigli, ma nel suo cuore albergava il deserto. Anni passati a duellare col vento, il quale attentava alla robustezza dei suoi rami e strappava le sue foglie.

Il vento: sempre forte, abbondante, minaccioso; l’insultava con le sue sferzate, la schiaffeggiava con i suoi mulinelli, ma lei, affondata nella solida terra, resisteva alla sua furia. Quella mattina però, il vento venne a trovarla con un alito profumato di fiori e caldo di sole; non era il solito maestrale aggressivo e sprezzante, ma uno zefiro gentile e premuroso: arruffava con tenerezza le sue foglie, la baciava sulle guance della sua corteccia ruvida e le sussurrava parole dolci.

Fu in quel giorno che la grossa quercia capì di aver sempre frainteso le visite del vento ed accogliendolo anziché opporvisi finì per innamorarsene. Così, da quel momento, il vento e la quercia si scambiarono gesti d’amore, giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.

Ma una mattina, all’improvviso com’era venuto, il vento non tornò più.

La quercia lo attese e lo attese ancora, ma invano, e allora pianse e si disperò per quel sogno spezzato e supplicò il Cielo di riportarle il suo amante per un’ultima volta, per un’ultima mattina d’idillio.

Passò un tempo molto lungo, ma quando ormai la quercia non sperava più di essere esaudita ecco che il vento ritornò per quello che le apparve un ultimo straziante addio.

Allora, piangendo lacrime di gioia, decise di abbandonare la sua terra e seguire il suo amore: lasciò che le sue forti radici si staccassero dal suolo e si alzò in volo insieme a colui che amava. Fu così che la quercia morì al suolo: per vivere in eterno nell’abbraccio del vento.

 

18 pensieri su “Il destino dell’anima

  1. Giancarlo

    Non è sempre facile seguire il soffio dello Spirito… eppure è il nostro destino.

    Signore, aiutami ad abbandonarmi al Tuo Soffio.


  2. …morire al suolo, che bello…se lo fosse possibile! (qui fra noi, per esempio, di morti al suolo, ce n’è zzero) (qui vi è un atteggiamento, mi sia concessa la parola, parecchio bipolare, tendente alla schizofrenia, senza offesa, ma in senso tecnico)

  3. 61Angeloextralarge

    Grazie Andrea! Smack! 😀
    Spunti per meditare ce ne sono e alcuni molto profondi, per questo mi limito all’impegno di tornarci e più volte.
    Per ora mi porto dietro: “La roccaforte dei suoi rami offriva un riparo a tanti uccellini ed il robusto tronco ospitava scoiattoli e conigli, ma nel suo cuore albergava il deserto”… Quante volte siamo riparo a tanti uccellini e ospitiamo scoiattoli e conigli, restando nel deserto perché non riusciamo a vedere più in là del nostro “ramo” che sbatte al vento?.

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