Lassù Qualcuno ci ama

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di Costanza Miriano   –     Avvenire del 21 novembre 2013

Con il titolo Casate y sé sumisa è uscito in Spagna il mio primo libro, Sposati e sii sottomessa. Mi avevano avvisato che quella parola nel titolo avrebbe dato fastidio alle donne spagnole, ma mai avrei pensato che tre partiti, PP, PSOE e IU, cioè Izquierda Unida ne avrebbero addirittura chiesto il ritiro dal mercato, che una petizione contro il libro avrebbe superato rapidamente le sessantamila firme (mentre scrivo), che il consiglio comunale di Granada avrebbe chiesto alla Procura di intervenire per vietarne la vendita, imputandomi il reato di istigazione alla violenza sulle donne. Istigazione che ovviamente nel mio libro non è neppure vagamente adombrata. Il capo di imputazione, l’unico, sarebbe l’uso della parola sottomessa, che io peraltro ho copiato da san Paolo.

Ho capito dunque che è necessario ripartire dai fondamentali: farò giusto un riassuntino per chi – ormai sono rassegnata – vuole esprimere un parere sui miei libri senza averli letti (legittimo, sia chiaro. Non averli letti, dico. Denunciarli alla Procura senza averli aperti un po’ meno).  Lezione uno. Gli uomini sono segnati dal peccato originale. La vita è il tempo che abbiamo (solo quello!) per la nostra conversione, e per gli sposati il luogo della conversione è esattamente il loro rapporto.

Uomini e donne sono diversi, come è osservabile a occhio nudo. Noi donne abbiamo un enorme potere: quello di indirizzare l’uomo, verso il bene, come Maria, o verso il male, come Eva. “Dio” scrive Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem “affida l’umanità alla donna”.  Questo talento educativo, che Dio ci ha dato per prenderci cura dell’essere umano, a volte tendiamo a usarlo per controllare, manipolare, formattare l’uomo. Lui da parte sua tende a essere egoista o sfuggente, a tenersi sempre qualcosa per sé senza dare tutto, e per imporsi a volte usa la prepotenza, in certi casi estremi la violenza. Se la donna lavora su di sé, la sua dolcezza e l’umiltà riescono a non mettere in moto il mister Hyde che spesso dorme nei maschi, e che è etologico, perfino zoologico. La  bontà della donna, in alcuni casi, tira fuori il meglio dell’uomo. Se la cosa riesce è un salto di civiltà.

Se qualcuno confonde questo progresso umano con il ritorno al passato patologico – donne costrette al silenzio, a una mitezza non scelta ma obbligata – non è colpa mia. Quello che io propongo non è un ritorno a un certo passato ma al contrario un passo avanti, non conformismo ma al contrario trasgressione, ribellione, libertà. Essere dolci e accoglienti e materne è il massimo della libertà, è la libertà dal proprio peccato.

Fare la martire mi piace moltissimo, quindi posso assicurare in tutta onestà che se in vita mia avessi mai ricevuto anche solo l’ombra di una discriminazione mi sarei lamentata in tutti i modi possibili. Ho potuto seguire la strada che ho desiderato, nello studio, nel lavoro, nella vita. Ho cambiato città, ho vissuto da sola, e da sola ho preso aerei per andare a correre la Maratona di New York. Sono piena di amiche primari ospedalieri, ingegneri civili, geologhe, filologhe. Non voglio sminuire la sofferenza di donne nate in altri contesti, ma per me e quelle della mia generazione la pari dignità tra uomo e donna è un fatto talmente ovvio che ipotizzare che qualcuno possa metterla in dubbio è pura follia.

Sono così sicura di questo che se potessi stare a casa a fare “solo” la moglie e la mamma ci starei senza il minimo senso di frustrazione o umiliazione, ma anzi con la certezza di avere un privilegio (che infatti non ho). Magari continuerei a scrivere, quello sì, ma nei ritagli di tempo di giorno, e non sarei costretta a farlo tra mezzanotte e le cinque di mattina, come ora.

Probabilmente la Spagna è uscita dal franchismo, ma il franchismo non è uscito dalla testa di molte persone. Come tutte le dittature è stupido, arretrato, intollerante, violento. La nuova dittatura oggi è quella delle teorie di genere. Noi invece crediamo che esistano uomini e donne, e che l’identità non ce la scegliamo, ma ci viene donata. La Genesi dice che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, maschio e femmina. Questo dice qualcosa di profondissimo sull’umanità, e qualcosa che forse non abbiamo ancora compreso in pieno: Wojtyla, mi ha raccontato il cardinal Caffarra, raccomandava di leggere e rileggere quella pagina più e più volte al giorno: “lì c’è tutto sull’uomo”, diceva.

Ora mi chiedo: perché in questo mondo illuminato tollerante aperto tutti possono parlare, tranne chi mette in dubbio le teorie di genere? Io credo che l’obiettivo ultimo di questa aggressività nei nostri confronti sia negare che siamo figli del Padre, e affermare invece che possiamo determinare tutto di noi. Alla fin fine, quello che scoccia tanto all’uomo contemporaneo è sentirsi dire che è creatura dipendente da Qualcuno. Se si arrabbiano così tanto è solo perché non sanno quanto questo Qualcuno ci ama.

fonte: Avvenire

57 pensieri su “Lassù Qualcuno ci ama

  1. raffaellalacapria

    Ciao sorella di SOG…complimenti x tutto.anke qst articolo è splendido…letto mentre allatto la mia quartogenita di sei mesi.ti seguo quotid sul blog da qnd è uscito il primo tuo libro!e posso solo dirti grazie.mi spiace davvero x le nst “colleghe di genere” spagnole…nn sanno cosa perdono.b notte

  2. In realtà anche riconoscersi bisognosi di amore e lasciarsi amare, non è sempre così semplice…

    Anzi è già una prova di umiltà. E’ riconoscere che non bastiamo a noi stessi, che non siamo neppure autosufficienti, anzi siamo bisognosi e che ci piaccia o no, ci facciamo tutti, in qualche modo, mendicanti.

    1. Mille punti a Bariom! Hai esattamente colto il punto della questione. E’ una delle cause dell’infelicita’ umana di oggi. Ma e’ allo stesso tempo una storia vecchia come… Adamo ed Eva!

  3. Franca 35

    Grazie Costanza, naturalmente condivido tutto quello che scrivi, prego per te, non sei sola. E condivido anche Wojtyla, infatti con i miei ragazzi di catechismo è sempre lì che torniamo, perché lì, nella Genesi, ci sono tutte le risposte ai nostri tanti perchè. Ti voglio bene.

  4. Fedele Razio

    “Non sanno cosa si perdono” è fantastico. Proprio così. Mia moglie è una iena (nel senso buono del termine, come dicono i toscani), ma è di una pazienza ed amorevolezza disarmanti.

    Noi i libri della Costanza (spiace se chiamo per nome? è che siamo innamorati, sempre nel senso buono del termine) non solo li abbiamo comprati e letti, ma anche regalati, ricomprati e riregalati.

    Io penso che in Spagna appena il libro cominciano a leggerlo succede un casino (ancora nel senso buono del termine, ca va sans dire).

  5. Fedele Razio

    E comunque, giusto per festeggiare un pochino, la Costanza è nella top 12 dei libri più venduti di Amazon espana… ai companeros espanoli toccherà spiegargli il concetto di eterogenesi dei fini”.

    Viva, viva, e lode al Signore (che speriamo venga presto in nostro aiuto, che ‘sta ideologia del gender mi sa che ce ne farà passare delle brutte).

  6. Elisabetta

    Ciao, concordo in generale con quanto dice Costanza, non però su questa affermazione:
    “…Se la donna lavora su di sé, la sua dolcezza e l’umiltà riescono a non mettere in moto il mister Hyde che spesso dorme nei maschi, e che è etologico, perfino zoologico.”, perché, detta così, dà alla donna in fondo, al suo essere o non essere abbastanza dolce ed umile, la responsabilità del comportamento maschile. Questo secondo me è sbagliato. Uomini e donne, ognuno per la propria parte, sono innanzitutto personalmente responsabili di essere fedeli o infedeli al loro vero sé. Una donna accogliente è testimonianza per l’uomo, ma non può vicariarne la responsabilità, non lo rende automaticamente meno egoista. E, di converso, lo stesso vale per l’uomo nei confronti della donna.

    1. @Elisabetta, credo la cosa sia facilmente meglio definibile in: “aiutano (i maschi) a far si che non mettano in moto… ecc, ecc.”

      Per il resto concordo nella sostanza della tua precisazione. Come maschio IO in prima persona, devo lavorare su me stesso – con l’aiuto della grazia – perché il mr. Hyde etologico, zoologico, inconscio, dall’agire illogico, resti dov’è!
      (L’antidoto lo abbiamo… ;-))

      Non cancellato, ma imbrigliato e sopito, regredito se vogliamo, ma a me presente a testimonianza della mia fragilità.

    2. Cris

      D’accordissimo con Elisabetta. Anche perché non credo che molta violenza casalinga su donne sia dovuta al fatto che queste non siano abbastanza dolci o umili, e non vorrei che chi legge questo articolo senza conoscere bene Costanza pensi che per lei ogni violenza sulle donne sia dovuta al comportamento della donna stessa.

      per il resto anzi, secondo me siamo discriminate molto di più noi donne che staremmo volentieri a casa a fare famiglia…perché senza due stipendi, soprattutto essendo ancora mio marito a inizio carriera, non so da voi, ma a Milano non ci campi proprio!!! 🙁

  7. Grazie anche per aver citato uno dei miei film preferiti, con l’immenso Paul Newman!
    E chissà perché i film che riguardano in un modo o nell’altro il pugilato sono sempre film dalle storie fortissime, a volte estreme, e forse anche molto utili a noi “signore” per capire qualcosa dell’identità maschile; da “Rocco e i suoi fratelli” (il mio preferito), che mette a confronto il maschile sano a quello degenerato, a “Cindirella Man”, che mette l’accento sull’essere prima di tutto marito e padre del protagonista.

      1. Intendevo quello maschile, non quello femminile. 😉
        “Million Dollar Baby” non piace neanche a me, che pure adoro altri film di Clint Eastwood come “Un mondo perfetto”.

  8. Semplificando.

    …le che conosco io o sono famiglie “fallite” o no. Le famiglie “fallite” si sono accorte che non era cosa per loro la famiglia o quella famiglia e sono andate avanti ognuno per conto suo chi in amicizia e chi no. Le non “fallite” so sono trovate d’amore e d’accordo (per quanto possibile) e con fatica con intelligenza con abnegazione reciproca dei due coniugi si sono sentiti soddisfatti e hanno continuato a restare famiglie. E tutto questo da che mondo è mondo. cristiani o meno, cattolici o meno, atei o non atei relativisti o catecumeni dawinisti o conoscitori della REALTA’. così come essa è. Non credo che oggi chi si sposa e si fa una famiglia sia a-prioristicamnete persuaso che tanto non è una cosa seria e che poi si potrà comunque fare quello che si vuole. Sarebbe mancare di rispetto alle altre persone pensare che loro non ci hanno dentro di sé la stessa convinzione che ci avessimo noi (di qualsiasi comunità che fossimo) e che non mettessero anche loro come noi lo stesso impegno sincero nelle cose che facessero. Ci sono, è vero tanti esempi di superficialità, di bestialità, di incuria, come sempre ci sono stati e nel grande numero che siamo continueranno (forse) a esserci. Ma altrettanti esempi si hanno di persone felici, che lottano duro per dare continuità e felicità (per quanto possibile sia) alla loro vita insieme a mogli figlioli soceri nuore cognati eccetra. Chi di noi non consosce famiglie più felici della nostra, più entusiste, meno problematiche, meno scoglionate (a volte) della nostra? Basta avere la vitalità per andare in giro, per parlare con le genti, di tutte le razze e di tutte le sorte e di tutte le religioni e credi, per avere l’esperienza (esperienza vera!!!) che la reltà e varia, parecchio varia, e che la umanità non si divide nelle due categorie dei cattolici e dei non cattolici, i primi che potessino usufruire della predicazione paolina e mirianesca e gli altri no!

    1. @Alvise, non è solo “semplificando”…

      Questa è la TUA visione del mondo e delle cose, ma soprattutto la visione della visione che avrebbe che è credente verso il mondo e nella fattispecie verso le “altre” famiglie.
      Ma suddetta visione non corrisponde a realtà. 😉

      Nessuno dice che le “altre” (continuo a usare questo termine per intendersi…) non ci mettano tutto l’impegno e la volontà, non spendano lacrime e sangue, non ottengano anche positivi risultati (sempre termini impropri) nell’educazione dei figli e nel portare avanti con amore e mutua assistenza, ma vivere la famiglia il Matrimonio come la vita nella Fede, è tutta un’altra cosa.

      Per di più entrare nella Fede è speranza e, personalmente ritengo, garanzia di non andare incontro a “fallimenti”, perché il Matrimonio e la Famiglia poggia su Cristo – e non sui nostri umani sforzi! 😐
      Quindi come non desiderare e proporre, se si ha questa esperienza, a tutte le famiglie – come ad ogni Uomo – di sperimentare questo?

      Poi potrai obbiettare: “Ma anche molte famiglie cosiddette cristiane, falliscono…” E’ una realtà certo, ma bisognerebbe realmente analizzare in cosa consiste il loro “vivere cristiano”… e in ultima analisi, il fallimento, di nuovo, riporta all’umana debolezza, non ad un limite di Dio.. a cui “nulla è impossibile”.

  9. Alessandro

    Il cardinal Caffarra nell’omelia di ieri:

    “Lo Stato basato sull’assicurazione data ai singoli di poter accontentare le loro preferenze, sottomette la giustizia agli interessi. E quando uno Stato di tal fatta entra nell’economia così come nella vita matrimoniale e famigliare non può che compiere devastazioni.
    Esse vengono compiute, in primo luogo, strappando le parole alla realtà a cui appartengono.
    Una volta accaduto questo strappo, entrano in scena i funzionari di questo o quel potere a decidere quale contenuto dare alle parole.
    E’ ciò che sta accadendo con due parole cardine della fedeltà dell’uomo alla realtà: matrimonio, paternità/maternità. Queste parole non dicono più ciò che è, ma ciò che il potere ha deciso che dicano.
    Coloro che semplicemente chiedono di essere fedeli alla realtà; di restituire semplicemente queste parole alla realtà cui appartengono, sono subito accusati di essere a favore della discriminazione fra le persone.
    Stiamo costruendo una torre di Babele, che alla fine rovinerà su noi tutti, in primo luogo sui più deboli, i bambini…affidati al genitore 1 e al genitore 2, affidati a una genitorialità artificialmente costruita.”

    http://www.bologna.chiesacattolica.it/arcivescovi/caffarra/2013/2013_11_21.php

    1. Speriamo basti a placare chi gridava allo scandalo per le affermazioni del suo (sciagurato… così definito) Vescovo-Vicario di qualche giorno fa e il fosco dubbio su lui sapesse/approvasse o meno…

  10. Grazie Costanza, perchè riesci a spiegare con semplicità l’esperienza che tante di noi vivono, e in cui io senz’altro mi riconosco, ma non saprei spiegare così bene. L’esperienza e la realtà sono sempre il punto di partenza per un giudizio vero, e dare un giudizio su ciò che si vive rende il cammino più certo e più lieto. Grazie del tuo aiuto in questo lavoro.

  11. Domenica 24 alle 9 (aiuto! alle 9?) sarò ad Assisi a parlare dell’Alleanza sponsale in Cristo a uno dei bellissimi ritiri di padre Alceo Grazioli sui fondamenti della coppia cristiana. Alla Domus Laetitiae in viale Giovanni XXIII, 2 ad Assisi.
    L’incontro è aperto.

  12. vale

    @bariom
    più che altro speriamo l’abbia letta il vicario.
    perché il problema-come oramai pare evidente- è parlare senza precisare bene quel che si vuol dire.dando così modo a chiunque di interpretarle in qualunque modo. tant’è che proprio su questa storia persino il presidente dei giuristi cattolici, in merito a quella vicenda, dice che( mi pare sul corsera): la decisione del Tribunale per i minorenni è sì “platealmente imprudente”, e “forzato” l’affidamento a una coppia di maschi; “detto questo – prosegue il giurista cattolico – avrei al limite ritenuto fisiologica la scelta di una coppia dello stesso sesso del minore”.
    insomma, come a dire che se invece che a due omosessuali l’avessero affidata a due lesbiche sarebbe stato meno grave.
    io,davanti ad una scempiaggine del genere, non vedo molte possibilità di interpretazione.magari te o altri sì. colpa mia.
    ma per me scempiaggine- come quella del vicario, resta.
    forse-come il vicario prima di lui- avrebbe fatto meglio a stare zitto.
    ma questa dell’interpretazione, in questo caso , non è malafede come è, invece, evidente nela caso della Miriano poiché la frase di S.Paolo sanno tutti come va intesa.

    1. @Vale, siamo sempre lì, per te è “scempiaggine”, io non arrivo a dire tanto…

      Vado a memoria, ma dire che i giudici hanno deciso con le conoscenze e i limiti (comprensibilmente umani e di mentalità della società corrente) di cui dispongono, è al limite un’ovvietà, ma corrisponde alla realtà delle cose. Che poi sempre si vorrebbe veder ribadita una presa di distanza, quand’anche un “condanna”, da tali decisioni ci sta anche questo, ma pretendere sempre che Vescovi, sacerdoti, chi si voglia, parli sempre e in ogni occasione “come un libro stampato”, anche magari di fronte a “interviste improvvisate” (non è questo il caso…), mi sembra condannare tutto ad un prudenziale “no comment” ad oltranza.

      Detto questo, sperando di aver reso il senso, non voglio riaprire un polemica sull’episodio, solo mi augurerei una minore veemenza e sollecitudine al “puntare il dito”, ricordano anche, che se siamo (quando lo siamo) pubblicamente conosciuti per la nostra Fede ed appartenenza alla Chiesa, questo “dito” potrebbe altrettanto giustamente essere verso noi rivolto, ad ogni nostra affermazione che Fede e Chiesa coinvolga (e non solo…).

  13. vale

    p.s. tanto per dire come funziona il giochino:( ci si riferisce alla famigerata intervista di scalfari( volutamente minuscolo) al Papa:Il giornalista ha anche detto, citando una avvertenza scritta nella sua missiva: «Consideri che alcune cose che Lei ha detto io non le ho incluse, ed altre che io La faccio dire tra virgolette, Lei non le ha dette, ma io le ho incluse perché consideravo che, facendogli dire certe cose, il lettore poteva capire meglio chi è Lei. Perciò, la legga bene questa ricostruzione».
    e quel patacca di Xuareb, il segretario del Papa, non conoscendo bene il tipastro che aveva davanti , avrebbe dato l’ok alla pubblicazione senza rileggerla o farla leggere al suo e nostro Papa.
    http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/scalfari-francesco-francisco-francis-29988/

  14. Allora diciamo così:

    Fermo restando il fatto dell’indimostrabilità sia dell’esistenza che della non esistenza di dio:

    Da una parte la folta schiera dei dotati delle fede (in dio) e conseguentemente della speranza nel suo aiuto e nella vita eterna (che è un bel vantaggio che essi ci hanno!).(anche, dotatì, della carità?)

    Dall’altra la altrettanto folta pullulazione dei mancamentati che devono contentarsi di andare avanti da sè, il meglio che possano.

    Chi starà meglio dei due insiemi?

    Ovviamente, voi sostenete, staranno meglio i dotati.

    I mancamentati , invece, potrebbero sostenere, se volessero sostenerlo, che sì, è vero, potrebbe anche essere che i dotati stessino meglio, ma che a loro non fosse possibile fingere, dentro se stessi, di essere dotati mentre oinvece non lo sono per nulla.

    1. @Alvise:

      1) Speranza che per taluni è CERTEZZA (è bene tenerlo presente). Dotati anche della Carità? Lo spero ardentemente ;-). Come ben sappiamo la Fede senza le Opere…

      2) “mancamentati” è un termine tuoi, che personalmente non mi piace affatto…

      3) Chi starà meglio dei due? Tu stesso, ricordo bene, hai riconosciuto che chi ha la Fede vive meglio. Per quanto Essa sia dal mondo contrastata, moltissimi al mondo riconoscono che è così e mentre ogni giorno (vivaddio) c’è chi passa c’è chi passa (passaggio – Pasqua) dalla non-fede alla fede, ben pochi, mi pare, seguono il percorso inverso. Ci sarà un morivo 🙂

      4) Nel campo delle “finzioni” tutto è possibile e ogni Uomo può applicarvisi, ma come si dice: “le bugie hanno le gambe corte” ;-).
      O più biblicamente: “l’albero si riconosce dai frutti” 🙂

    2. vale

      @ Alvise
      fermo restando un tubo.
      per noi Cristo è un fatto storico.concreto. reale.
      non un’ipotesi. ed è,è stato e sarà in anima,spirito e corpo.
      di che debbo discutere con te se non credi questo?

      1. vale:
        …c’è tante cose di cui discutere!

        …che Cristo sia un fatto storico sono d’accordo, potrei “anche” essere d’accordo (ma non lo sono) che sia resuscitato.
        Ma anche se fosse resuscitato non vorrebbe dire che fosse dio, e l’esistenza di dio sarebbe ancora tutta da dimostrare.
        Voi dite: solo dio può risuscitare se stesso (o chi per lui), Cristo è resuscitato, quindi è dio.
        E’ la premessa che è arbitaria. Nessuno può resuscitare se stesso, (né altri)!

        1. vale

          E’ la premessa che è arbitaria. Nessuno può resuscitare se stesso, (né altri)!
          che è il motivo per cui discorriamo fra sordi….

    3. Alessandro

      “Fermo restando il fatto dell’indimostrabilità sia dell’esistenza che della non esistenza di dio”

      Ti invito a dimostrare l’indimostrabilità dell’esistenza di Dio. Altrimenti, il tuo “fermo resatando” va a farsi benedire.

      Tieni presente inoltre che un cattolico non potrà mai accettare la premessa “Fermo restando il fatto dell’indimostrabilità sia dell’esistenza che della non esistenza di dio”, vedi la Costituzione dogmatica del Vaticano I “Dei Filius”:

      “La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create”.

      1. Vero VERISSIMO…

        “…Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create”.

        Come ci ricorda molto bene anche il grande Sant’Agostino (se non erro… erro?)

      2. …ti invito a dimostrare la dimostrabilità dell’esistenza di dio. Altrimenti tutti i tuoi discorsi non stanno in piedi.
        Per quanto riguarda la chiesa: come potrà essere sostenuto l’insostenibile? Non substinebitur!

  15. vale

    @ bariom
    ma su questo posso essere d’accordo. diventa difficile, soprattutto nel mondo massmediatico attuale star dietro a tutto ciò che si dice anche in via informale o rispondendo al “volo” ad una domanda.
    visto che, però, dall’altra parte, oramai, si sa che c’è chi utilizzerà tali affermazioni, per così dire, colloquiali in modo difforme dal tuo pensiero( e spero che mi si dia credito che anch’io non penso realmente che un vescovo-vicario- abbia detto quel che ha detto nel modo in cui,però, molta gente l’ha interpretato) dovrebbe far capire che prima di rilasciare qualsiasi dichiarazione o commento, specialmente da parte di chi ricopre una carica o una funzione di primo piano, si dovrebbe dire una preghiera o contare fino a venti prima di proferir verbo che potrebbe essere mal interpretato.
    insomma: un po’ di sana prudenza!

  16. in poche parole, o questo discorso sopra sulla famiglia cristiana, che fa la Miriano, è rivolto ai non credenti, ma allora bisogna che prima credessero e poi lo potessero applicare.

    O è rivolto ai già credenti, ma allora l’aveva digià fatto S. Paolo, e trattasi semplicemente di una ulteriore esegesi ad usum di tutte le gioiose famiglie cattoliche dei nostri tempi.

    1. Non è un’esegesi… e una “trasposizione pratica” un un preciso contesto e tempo storico.
      Cosa sempre utile e attuale.

  17. Da una parte affermate che il matrimonio è già di per sé di natura nella mente di tutti gli uomini, dall’altra che c’è un “altro ” matrimonio, che è quello cattolico, che porta con sè i doni del sacramento e della grazia di Dio.
    Da un’altra parte ancora vengono citate le ormai “famigerate” parole di S. Paolo, come se non bastasse l’intenzione implicita nel matrimonio naturale degli umani semplici che è di amarsi l’un l’altro? O il matrimonio naturale (giusnaturalistico) è solo un negozio giuridico, senza che vi sia richiesto l’amore? Allora solo nel matrimonio cattolico-paolino-mirianesco è questione di amore?

    1. Giusi

      Alvise non è che ci siano gli uomini creati da Dio e quelli usciti dall’uovo di Pasqua. Se dunque in ogni creatura c’è l’impronta del Creatore è chiaro che l’uomo è felice quando realizza i disegni divini: in questo può esserci un diverso grado di consapevolezza al di là delle definizioni o di quello che si crede di essere. Gli schemini li fai tu, non il Signore.

    1. Giusi

      Beh, insomma…. Forse un sacerdote dovrebbe argomentare diversamente circa un’espressione di San Paolo. Spiegarla magari, non dire che non gli piace….

        1. 61Angeloextralarge

          Ma nemmeno lui l’ha letto… 😉 Anche a lui è Bastato il titolo? 😉
          Certo che per scomodare addirittura il “secretario general y portavoz de la Conferencia Episcopal”… il polverone è ancora lato bene…

    2. Alessandro

      Una dichiarazione in puro stile clericale da parte di chi dice che il clericalismo va combattuto. D`altronde il politicamente corretto s`è insinuato persino nella traduzione spagnola del passo paolino incriminato, in cui sparisce la parola sottomissione e si parla di rispetto, rendendo così incomprensibile a chi non abbia presente l`originale l`audace e sanamente scandaloso discorso teologico che Paolo impernia sulla iterazione dei vocaboli sottomettere e sottomissione. Come rendere palloccoloso e sciatto persino lo spiazzante e saporoso genio teologico di Paolo…

  18. Francesco Zanardini

    “Amare se stessi non è egoismo.È strategia”. Questo recita lo slogan di una casa di bellezza, sbandierato su tanto di cartelloni pubblicitari. Trovo pericoloso questo uso eccessivo della ragione, addormentando le coscienze e i sentimenti.
    Grazie Costanza ( ti dò del Tu 🙂 ) per la tua testimonianza! Il tuo Pensiero profondo riporta uomini e donne del nostro tempo a Ragionare su ciò che significa Amare, darsi al prossimo. Riconduce a Dio.
    È proprio vero! Abbiamo una sola Vita: marito e moglie devono consumarla lungo il sentiero della conversione!

  19. lidiaB

    Chiaramente non è onesto giudicare un libro dal titolo ma per capire il livore che il libro di Costanza ha suscitato in spagna, oltre alle questioni sociologiche bisognerebbe anche tenere conto del fatto che “sumisa” in spagnolo e “sottomessa” in italiano non hanno la stessa valenza. Si sa che tradurre è un po tradire e che ogni parola si porta appresso una sorta di “aura” semantica che molto spesso il vocabolario non può rendere perché è fatta di vissuti, di storia personale e comune ed è in parte variabile. In italiano “sottomessa” è vicino a “mettere sotto” e può in qualche modo richiamare al sottoporre qualcosa a un’autorità riconosciuta o all’idea di servizio; in spagnolo questo legame etimologico non è così immediato, quindi “sumisa” da nell’immediato l’idea di “in balia di”, richiama in qualche modo la servitù e la schiavitù. Purtroppo, a dispetto del zapaterismo, molte donne in spagna conservano memoria di questo genere di “sumision” perché era obbligata in tempi non lontani. So già che quando andrò dalla mia famiglia questo natale dovrò armarmi di pazienza per difendere questo libro e ringrazio Costanza di questi post che mi aiuteranno a spiegare.

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