Rincorro le foglie imbizzarrite dal vento sopra ponte Sant’Angelo. È un esercizio che evidenzia, senza ombra di dubbio, un certo buonumore. Mi capita sempre così ogni volta che prendo una direzione inconsueta! A un certo punto mi sono imbattuto in due tipi arancioni che hanno tutta l’aria di essere dei monaci. Stanno seduti in profonda meditazione uno sopra l’altro.
Il più anziano sostiene il più giovane con il braccio destro che sembra fatto di ferro. Rimango sorpreso da tanto imperturbabile vigore, un tempo forse gli avrei chiesto l’autografo! Oggi mi chiedo, a chi giova una forza inerte incapace di arrivare all’altro, una vita imbalsamata dietro pallide forme, una scalata sopra le proprie cime che perde di vista ciò che piange e geme.
Questo stare piantati al proprio posto, saldi come il mausoleo di Augusto, è ancora e soltanto esaltazione pagana della potenza umana … Io il cristiano lo vedo in un altro posto, appeso lassù, come l’intrepido abitatore di teste d’albero di Melville, a cento piedi sopra la coperta silenziosa a giocarsi la vita contro i più smisurati mostri del mare mentre guarda fisso l’ultimo orizzonte … Dice Dom Jacques Dupont, Priore della Certosa di Serra San Bruno, che il monaco – quindi ciascuno di noi – è come un mozzo che si arrampica sulla cima dell’albero maestro per scrutare l’orizzonte nella speranza di vedere profilarsi una riva sconosciuta.
Il mozzo non è al timone della nave e il suo compito è solo quello di vegliare al posto di vedetta, è come un arco teso verso il futuro a cui anela e in qualche modo potrebbe essere definito l’uomo del desiderio …
fonte: L’Omo Salvatico
L’uomo del desiderio…già. In un passaggio dell’articolo di Paolo Rodari sul Foglio di sabato http://www.ilfoglio.it/soloqui/16193 quando parlava del funerale di Schicchi c’è questa citazione: E’ la scandalosa religione in cui Dio prende il corpo di un uomo, muore e rinasce con quello. Se l’essere umano, col suo corpo, è immagine e somiglianza di Dio, amarlo e desiderarlo è un’esperienza sensata e religiosa, mentre il disprezzarlo è irrazionale e blasfemo”. Tornando più strettamente al post è realistica l’immagine del mozzo di vedetta perché rappresenta infatti anche una mia inconscia attesa di qualcosa che deve comparire all’orizzonte nella speranza che qualche segno giustifichi la direzione della nostra nave e la voglia di gridare agli altri che si, stiamo andando verso l’approdo dove la vera vita ci attende.
Bella quella finale del priore, in cui ci viene ricordata la nostra tensione verso il Destino, noi che viviamo il “già e non ancora”….
noi siamo solo il mozzo e non il timoniere che è DIO.
Il timoniere è il nostro cuore, Dio è piuttosto il faro che illumina la nostra via. Se il timoniere fosse sempre Dio nessuno andrebbe alla deriva come invece accade. Il mare è grande e noi siamo liberi.
“A chi giova una forza inerte, incapace di arrivare all’altro” – “Questo stare saldi, piantati al proprio posto (…) ancora esaltazione pagana della potenza umana”. Ad un occhio estraneo, queste due osservazioni critiche, potrebbero benissimo applicarsi anche ad un convento di suore di clausura che vive di preghiere, ad un monaco stilita o alla vita di tanti santi. Per quanto condivida il significato (vero e profondo) di queste osservazioni, non credo siano un valido discrimine per illuminare l’errore (eventuale) negli altri; semmai può essere occasione di riflessione su noi. Si può vivere, infatti, anche il cristianesimo in modo pagano, superstizioso,” buddista” e quant’altro.
Carlo, le monache, lo stilita, i santi, non pregano per dimostrare quanto sono forti ma perché sanno quanto sono deboli.
E non pregano soltanto per sé, per aumentare i propri poteri spirituali, vincere la materia e guadagnarsi solo per sé l’annientamento nel nirvana.
@Carlo condivido appieno il senso del tuo commento (mi hai tolto le parole di bocca…) e anche se
senm_webmistress ci ricorda (se mai ne avessimo bisogno) la differenza di certe scelte ascetiche, credo l’articolo per come è impostato, possa facilmente suscitare le perplessità (o i fraintendimenti) che hai indicato.
Il mozzo è un po’ come “il profeta come sentinella” del quale parla la Parola di Dio? Il mozzo avverte gli altri marinai dei pericoli, dell’arrivo della terra, etc. Ma soprattutto, avvertendo gli altri, avverte sé stesso: lui è il primo a stare in guardia, a stare in attesa della terra ferma…
Una forza inerte incapace di arrivare all’altro.
E’ esattamente ciò che si può dire del 90 per cento delle azioni di noi tutti, poveri esseri umani.
Erika: sono proprio d’accordo
Senm webmistress: …infatti ho detto “ad un occhio estraneo”…una suora che prega tutto il giorno può sembrare forza inerte, energia sprecata che non arriva all’altro. Conosco bene il buddismo e i suoi connotati (spesso sottovalutati) nichilistici, antiumani (ne consegue, anticristiani anche se involontariamente). Ma quello che conta è il cuore (della suora e del buddista) e che ci arrivi Cristo, per una delle sue infinite vie.
Il lama di Kim aveva senz’altro il cuore nel posto giusto 🙂
Credo che la differenza sia soltanto nello sguardo attraverso cui traspare chi ti abita: Cristo o il vuoto ….
@Carlo
Non sono d’accordo sui connotati nichilistici e antiumani del Buddhismo, penso che giudizi di questo tipo nascano da un’errata interpretazione dei concetti di impermanenza e vacuità.
Lo stesso Buddha ha più volte messo in guardia i suoi discepoli nei confronti degli “estremi” (come nichilismo o eternalismo), promuovendo quella che viene chiamata “Via di Mezzo”.
Per quanto riguarda le “pallide forme” penso che si faccia un processo al Buddhismo (ammesso che i monaci fossero buddhisti, cosa non ovvia) senza in realtà conoscerlo.
La forma è fondante in tutta la Liturgia Cattolica, ovviamente bisogna conoscerne il significato ed eventualmente lo scopo, altrimenti anche la pratica contemplativa cristiana assume lo stesso valore.