A tavola con l’amore

di Andrea Torquato Giovanoli 

Mia moglie ha una passione viscerale per il cibo, ma che non è gola, è  invero gusto per l’assaggiare i sapori. Io di contro vivrei di menù fisso. Così capita che se, per dire, si sta mangiando la stessa pasta, lei al sugo ed io in bianco, come uno studente impreparato all’esame mi ritrovo a paventare l’incombente interrogazione: “Posso sentire com’è la tua?”, mentre la sua forchetta già si protende verso il mio piatto a violare l’intimità della mia pietanza, come un invasore che mi depreda, che se mi pungolasse  invece le carni mi sarebbe di minor fastidio.

 Ebbene oggi, puntuale, si è riproposto il siparietto, ma sorprendentemente, anziché il furore represso è stata la catarsi a cogliermi d’un tratto. Poiché in effetti la vocazione a cui ho risposto è quella di farmi totalmente dono per lei, ogni istante e “finché morte non ci separi”, ed allora dovrei essere io, rinnegando la mia natura plantigrada, ad offrire per primo a lei un assaggio, senza che lei debba chiedermelo. Ma quante volte, invece, sono colpevole di questi piccoli tradimenti a quel “sì” solenne che pur proferii convinto e consapevole davanti a Dio e agli uomini? Quante volte mi sorprendo infedele a quella promessa di uscire da me stesso per creare un vuoto accogliente per lei?

Perché questo è il matrimonio in Cristo, ed è tanto esigente che persino gli apostoli, davanti alla rivelazione di Gesù si dissero: “Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Al che Egli rispose loro: “Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso” (Matteo 19,10-11).

Ebbene io, come chiunque si sposi cristianamente, ho ritenuto di essere tra quelli a cui è stato concesso, eppure tradisco mia moglie ogni giorno e le mie infedeltà a quella promessa non si contano nemmeno più, oramai. Bisogna concluderne che il matrimonio è un’utopia? Che questa vocazione alla santità è un’illusione? Forse per chi non crede, ma non per chi nel suo sposalizio tende a  conformarsi a quello che unisce Cristo alla sua Chiesa: poiché come quest’ultima anche ogni coniuge cristiano può fallire ogni giorno la sua vocazione, ma per l’Amore di Colui che l’ha chiamato ad amarLo e lasciarsi riamare incondizionatamente nella consorte, ad ogni caduta verrà rialzato per ritentare, in una morte a se stessi che, per grazia celeste, se domandata, conduce a risurrezione.

Perché l’amore non si nutre solo di sentimento, ma forse anche più, e più profondamente, di volontà d’amare e la ricetta sempre valida per ogni relazione, tanto più per quella tra due sposi, la sintetizzò già efficacemente quella Rita da Cascia che prima d’esser Santa fu moglie e madre: perdonare sempre, perdonare tutto. Poiché il perdono è grazia di Dio che si traduce nella relazione con la presenza viva di quel Cristo crocifisso che solo salva con la sua risurrezione, cosicché per l’intercessione potente di quella Madre e Sposa che è Maria, in ogni tempo, per ogni coppia di sposi, con l’amore offeso che perdona, si ripropone quel miracolo di Cana che trasmuta la caducità del sentimento umano nell’Amore sempiterno di Dio.

E allora moglie mia io ti rinnovo qui, per il domani, questa promessa, che prima che tu me lo domandi, io ti porgerò il mio morire a me stesso in quella offerta: “Vuoi assaggiare?”.

16 pensieri su “A tavola con l’amore

  1. 61Angeloextralarge

    Incredibilmente prima a questa ora? 😉
    Non ho una passione viscerale per il cibo… ma me gusta mucho gustarlo. Ahahahahaha! 😀

    Questo post è molto bello e scritto bene: smack! 😀
    “Quante volte mi sorprendo infedele a quella promessa di uscire da me stesso per creare un vuoto accogliente per lei?”: questo si potrebbe applicare non solo al matrimonio. Sarebbe veramente utile se ci ponessimo ogni tanto questa domanda per esaminarci dentro, fino in fondo, nelle nostre infedeltà (a Dio, agli affetti più cari, ai nostri “ruoli”, etc.),
    “Perché l’amore non si nutre solo di sentimento, ma forse anche più, e più profondamente, di volontà d’amare e la ricetta sempre valida per ogni relazione”: concordo in pieno! Bisognerebbe srcivere questa frase in tanti post-it e seminarli nell’ambiente nel quale viviamo! 😉

  2. Floriana

    Grazie di questo articolo bellissimo con cui iniziare la giornata e poter riflettere!!!!!

    In effetti pensandoci bene, chi non si è trovato nella situazione in cui davanti al gelataio lui dice “prendiamo un gelato?” e lei “no io non lo voglio, ma tu prendilo!”. Lui entra sceglie i suoi gusti e appena esce lei gli fa ” Posso assaggiare” e comincia , vuoi con un cucchiaino, vuoi senza , a prendere un pò di gelato…davanti agli occhi di lui che dicono “ma tu non eri quelal che non lo volevi???”.
    A me succedeva quando eravamo fidanzati ed ogni tanto accade anche ora da sposati…..
    Riporto una frase di Don Tonino Bello che sintetizza cos’ è l’ Amore…..

    “Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi”.

    Un concetto comletamente diverso, grazie a Dio, da quel sentimentalismo che vorrebbero farci passare come Amore….una vocazione altissima che solo con l’aiuto di Dio un uomo ed una donan possono vivere!
    Grazie, ancora grazie per questa apertura di giornata.
    Floriana

  3. admin

    ATTENZIONE!
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    Grazie mille!

  4. angelina

    Che bello! Si parla di relazione, e lo fa un uomo. E anche con stile molto efficace. Mi piace.

  5. angelina

    è bello questo sentimento dell’amore, ma deve essere purificato, deve andare in un cammino di discernimento, cioè devono entrare anche la ragione e la volontà; devono unirsi ragione, sentimento e volontà. Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: «Sei innamorato?», ma «Vuoi», «Sei deciso». Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: «Sì, questa è la mia vita». (BXVI alle famiglie a Bresso)

      1. Angelina

        Ma certo Alvise, infatti ci si assume un impegno. Il matrimonio, civile e religioso, e’ comunque un negozio tra due soggetti, sancito dalla società; dall’innamoramento come sentimento travolgente all’amore come scelta consapevole. Amare e’ una decisione e atto di volontà, anche nel matrimonio cristiano. Sul piano della fede, poi, la grazia “sostiene” la volontà. Dal telefonino non mi riesce di meglio, spero si capisca. 🙂

  6. Mi piace molto questa riflessione su un aspetto che sembra banale ma che non lo è affatto. Ho sempre ritenuto la tavola, cioè, il momento dei pasti, il centro della vita della famiglia, chiesa domestica, così come l’altare eucaristico è il centro della vita della Chiesa. E’ anche un luogo di scontro perché, come si dice in Brasile, non si è mai in due a tavola, si è come minimo in sei: lui, lei ed i genitori di entrambi. A tavola portiamo la nostra educazione, le nostre tradizioni famigliari, i nostri piccoli rituali. E com’è difficile metterli da parte!

    L’invasione del nostro recinto, del nostro guscio ci dà molto fastidio. E’ istintiva, è forte, è accanita la difesa del proprio io. Specialmente in questi tempi di individualismo esasperato. Sarà per questo già nella Genesi c’è scritto “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne.”

    Lasciare la propria casa per fondersi con l’altro in una cosa completamente diversa dall’io. Come quando lo spermatozoo feconda l’ovulo, dando origine ad una cosa completamente nuova, ma che racchiude in sé il bagaglio dell’uno e dell’altra. Quando questo accade, quando la fusione è completa, la membrana si chiude e la nuova cellula, si chiude da ogni altro corpo esterno, cominciando a crescere e moltiplicarsi.

    Ecco, l’amore sponsale è immagine dell’amore trinitario, fecondo in sé stesso. Dio ha cosparso il creato delle sue tracce, dobbiamo imparare a riconoscerlo in ogni piccolo gesto quotidiano.

  7. La dolcezza è nei gesti quotidiani, in tutte le abitudini condivise, anche le più banali…perché non c’è niente di più dolce che vivere diviso due e questo tuo post lo rispecchia bene 🙂

  8. Bellissimo articolo!
    Unico neo: “quel Cristo crocifisso che solo salva con la sua risurrezione”.
    La Salvezza scaturisce dalla Croce, non dalla Risurrezione (non a caso si dice “Ti adoriamo Cristo e di benediciamo, perché con la tua santa Croce hai redento il mondo”). A qualcuno sembrerà una banalità ma non lo è affatto…

  9. Nicoletta

    Veramente bellissimo. Avrei voluto farlo leggere un anno e mezzo fa al corso prematrimoniale visto che purtroppo non abbiamo approfondito molto il tema del perdono e so che c’erano coppie che hanno dichiarato di voler divorziare in tronco qualora fossero venute a conoscenza di un tradimento (fisico) da parte del coniuge…

  10. Se sono ancora in tempo (visto che ho letto soltanto ora il suo commento) vorrei rispondere a Simone Veronese, facendogli notare che non a caso la frase che ha tenuto a puntualizzare individua Gesù Salvatore come Cristo “Crocifisso E Risorto”: poiché la Salvezza scaturisce solo dall’unione di questi due eventi della redenzione. Un crocifisso marcito nella tomba non salva l’uomo, come non lo salva un risorto che non ha condiviso la sofferenza e la morte dell’uomo. In ogni caso ringrazio Simone per aver sottolineato un aspetto affatto banale del testo, che forse anche altri possono non aver colto pienamente. :0)

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