Causa-effetto

di Paolo Pugni

L’abbiamo perso e questo ci sta ammalando tutti. Che quei pochi che ancora ne ricordano l’uso fanno fatica a farsi capire, a convincere. La sindrome di Cassandra potrebbe essere una bella descrizione, al pari cruda e amara. Perché l’amarezza è il sentimento che domina, come una madre legata che vede scivolar via i propri figli correndo verso il burrone nell’allegrezza dello stordimento.

Sarà colpa di Hume, che con Cartesio ha minato le fondamenta delle nostre giornate, o del Sessantotto: che ne so e che m’importa alla fine se non per speculare pallido e assorto. Mi basta constatare la sua scomparsa, lascio ai CSI dell’ontologia la scoperta dell’assassino.

Perché una coltellata al rapporto causa-effetto qualcuno l’ha pur tirata e l’ha lasciato lì ad agonizzare, tra congiuntivi fumanti e sillogismi spiaccicati. E così oggi, tutti sedotti e abbandonati dall’attimo fuggente, da consumare per intero senza guardar né avanti né indietro, non ci curiamo di lui e senza guardar passiamo oltre, ignari della vita e del dolore.  Convinti che la superficie contenga il tutto e che basti leccarne la buccia per possedere il succo. Convinti che l’immediatezza sia paradiso e non assenza di mediazione, e che la spontaneità doni ricchezza quando invece trasuda, quando non vomita, volgare egoismo. Che la passione sarà in sé anche neutra, ma quando non è né mediata né controllata, finisce spesso per produrre sofferenza. E peccato. Cioè poi la stessa cosa.

Perché ignorare che ci siano conseguenze non le nega affatto, e affermare che tutto è lecito non rende il tutto né tale né soprattutto privo di devastanti effetti.

Infatti la natura non perdona e viene a raccogliere quel che abbiamo seminato e senza misericordia lo fa, che non ce ne è concessa, ma solo regole e leggi e somme senza sconti.

Il dramma è che la legge naturale, che è misura e ordine e non imposizione, un po’ come dire niente di diverso se non le istruzioni e non si può certo affermare che quelle per far funzionare un frullatore siano dittatura o che il pentagramma sia tirania, il dramma gli è si diceva che la legge naturale non la si dimostra da sé se non per alcuni sciagurati casi: quella di gravità, ad esempio –che provare a negarla insomma è sconsigliato anche ai più radicali rivoluzionari- o quella dell’attrito, ma quelle che stanno dentro il cuore e fin alla congiunzione di ossa e nervi…

Invece quelle, quelle lì, quelle  che governano l’amore ahimè si nascondono sotto le ceneri dalla passione e ci vuole coraggio e mani d’acciaio per andarle a scovare.

Trascinati e derisi dalla passione, che è emanazione diretta del grande ingannatore, finiamo per non capire che la negazione di alcuni valori produce danni devastanti per le generazioni presenti e future. E anche nel piccolo il genitore non si rende conto che non imporre mai una regola produce rapidamente bamboccioni che saranno eternamente adolescenti e potenzialmente criminali.

Così corriamo, inconsapevoli e felici, verso quel muro sul quale il maligno ha dipinto un orizzonte al tramonto, dove cielo e mare e cuore e amore, oltre che nei versi di canzoncine estive, si fondono in schiuma dorata, pronti a sfracellarci sulla giuntura, sulla conseguenza non percepita.

E tutto per quell’illusione di voler fare quello che si vuole senza pagare pegno.

Come scriveva quel danese, ridateci la colpa personale, il senso di responsabilità e la punizione: senza di queste non posso essere vero, non posso essere vivo.

77 pensieri su “Causa-effetto

  1. Come cantava quel tale? Fulgido esempio per molti giovani e non più tanto giovani… “Voglio una vita spericolata, voglio una vita fatta cosiii. Voglio un vita che se ne frega, che se ne frega di tutto siiii

    Così pe la regola causa-effetto: te ne freghi, e la vita frega te!

    1. Orazio Pecci

      Ma, per citare una recensione dei tempi in cui quella canzone fu presentata a Sanremo (primi anni ’80), quella canzone è la versione aggiornata di “Armiamoci e partite”; Rimbaud o Modigliani non sono mica andati a Sanremo: se la sono vissuta, la vita spericolata… con tutte le conseguenze. In effetti il cantautore in questione, pur essendo alacre seminatore di vento e tempesta conto terzi, pare sia molto attento ai benefici della SIAE, di regolari check-up medici e financo del matrimonio regolare scopo pensione di reversibilità, quando si tratta di lui medesimo…

  2. paolopugni

    grazie Bariom e per non farci mancare niente in questa giornata di esposizione mediatica ecco qui…
    ….il miglior intervento sulla crisi economica è andato in onda ieri sotto silenzio, oscurato dai poteri forti, dal complotto pluto-giudo-massonico, dai comunisti mangiabambini e dai berlusconiani escortati…. Ma oggi è qui, recuperato dagli hacker della rete, per tutti voi.

    Al minuto 57 e 48 sec del video linkato
    e dura ben più di 2 minuti, almeno 12 secondi in più! Adesso posso scrivere nel cv che ho lavorato in RAI?
    http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#day=2012-09-25&ch=2&v=148441&vd=2012-09-25&vc=2

    1. Complimenti per l’intervento. Breve, chiaro e soprattutto l’accento sui due temi fondamentali: sobrietà e stimolo per il futuro.
      Profondo come il solito, il post: ottima riflessione su quanto poco si riflette sulle conseguenze delle proprie azioni. Ma in fondo, certi catechisti, non proclamano che andremo tutti in Paradiso??? ;-))))

  3. simonetta

    condivido, molto bello e sensato questo Post.
    aggiungo una considerazion e riferita spesso da Padre Giovanni Marini, (porziuncola assisi), lui si occupa di corsi per fidanzati e vocazionale giovanile) ‘Dio perdona sempre; gli uomini qualche volta; ma ciò che non perdona sono le leggi fisiologiche, sociali, psicologiche e morali: quelle non perdonano. Presenteranno il conto.”

    Si lega molto bene a quanto scritto.Condivido molto il fatto che i debbano rispettare delle regole, non è bigottismo, e crescere personalità mature .

    Splendida giornata a tutti!

    1. silvia

      …..condivido Simonetta….il mio ricordo di Padre Giovanni torna indietro al lontano 1989……..corso vocazionale SOG….S. Maria degli Angeli………la svolta!

  4. Maxwell

    SCUSATE L’OT

    Copio e incollo dal sito rinocammilleri.com un appello per la vita da Marco Respinti ( già collaboratore della Bussola e del Timone)

    ……..RESPINTI
    Ricevo dal collega Marco Respinti:
    Le numerose organizzazioni favorevoli aborto sparse per il mondo hanno indetto per venerdì 28 settembre una “giornata mondiale per l’aborto” per richiedere l’eliminazione degli ultimi ostacoli all’aborto libero (obiezione di coscienza compreso).
    Per contrastare questa iniziativa di morte con alcuni amici sto domandando la tua adesione all’appello che ti allego a questa e-mail.
    Ti chiedo la cortesia di aderire all’iniziativa inviando una risposta all’indirizzo che vedrai anche qui in calce; d’inoltrare questa mia e-mail a chiunque lo ritieni opportuno invitandolo a fare altrettanto; a divulgare l’Appello tra i tuoi contatti; a diffonderlo sui social network (Facebook, Twitter, etc.) e di caricarlo sul tuo blog o sul tuo sito Internet.
    Per aderire all’iniziativa, rispondi a
    info@associazione-vogliovivere.it

    1. admin

      caro Maxwell ci erano arrivate diverse mail su questa iniziativa, però devo dire che facendo una ricerca su google con le parole “giornata per l’aborto” vengono fuori solo risultati di siti e blog pro-life allarmati. Non sarà che ‘sta giornata non se la fila nessuno e corriamo il rischio di regalare una visibilità che non avrebbe?

  5. Mario G.

    Complimenti Paolo per quanto hai postato! Anche per te (come a Trentamenouno) il silenzio è generativo: occasione di riflessioni non superficiali, vitali e, perché no, dotte…

    E’ da rileggere con calma e meditare, magari condividendolo con mia moglie (e tu conosci le nostre pene…).

    Stammi bene!

  6. Velenia

    Come diceva qualcuno “la realtà è testarda” e se ne frega delle nostre manipolazioni,ottimo post.

  7. “il miglior intervento sulla crisi economica è andato in onda ieri sotto silenzio, oscurato dai poteri forti, dal complotto pluto-giudo-massonico, dai comunisti mangiabambini e dai berlusconiani escortati….”

    Invece della registrazione RAI non potresti riassumere te in due parole il contenuto di questo “miglior intervento sulla crisi economica”?

    1. paolopugni

      Bravo furbo, se ti riassumo non mi guardi e se non mi guardi come faccio a fare il pavone e a lustrare la mia infinità vanità? O non l’hai ancora capito che son vanesio e presuntuoso?

  8. 61Angeloextralarge

    Paolo: scusa l’OT… torno dopo e con calma perché so per esperienza che i tuoi post vale proprio la pena di leggerli.

    “Cari figli! Quando nella natura guardate la ricchezza dei colori che l’Altissimo vi dona, aprite il cuore e con gratitudine pregate per tutto il bene che avete e dite: “Sono creato per l’eternità”, e bramate le cose celesti perché Dio vi ama con immenso amore. Perciò vi ha dato anche me per dirvi: “Soltanto in Dio è la vostra pace e la vostra speranza, cari figli”. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
    (Messaggio alla veggente Marija, Medjugorje 25 settembre 2012)

  9. Erika

    Il post è molto bello e ottimamente scritto, anche se non ne condivido fino in fondo le tesi.
    Questo non perché false o errate, non è che io non veda la sofferenza e lo smarrimento, ma perché intrise di un pessimismo che non mi pare del tutto oggettivo.
    Io credo che la nostra visione del mondo sia troppo limitata, nel tempo e nello spazio, per poter essere obiettiva nella valutazione di un’epoca.
    Credo che se alcuni rapporti causa-effetto sono stati messi in discussione, vuol dire che non erano così chiari, semplici, lineari e rasserenanti neppure prima.
    Prima di cosa, poi? Di Cartesio o del ’68?
    Di questo passo arriveremo a dire che l’unica epoca chiara e luminosa è stato il Basso medio Evo, tre secoli circa in tutta la storia dell’umanità.
    Esercitare il dubbio è faticoso. Richiede disciplina e una dose massiccia di onestà intellettuale: non è sempre e solo una scusa per fare “ciò che si vuole, quando si vuole”. Anzi.
    Ma poi le certezze, quando emergono, sono solide e forti.

    E una certezza è che Paolo Pugni non propone mai riflessioni banali 😉

    1. paolopugni

      Erika, felicissimo di discutere con te per ore di fila differenze di vedute su causa-effetto di fenomeni, perché so che con la tua onesta intellettuale, peraltro confermata dal tuo commento, comunque il fatto che esista una relazione tra causa ed effetto lo affermi. Possiamo non concordare su quale sia la causa di quale effetto. Ma che ci sia un fatto che genera conseguenze… beh lo pensiamo entrambi.
      Appunto.
      Il senso del mio post è ricordare questo fatto. Che molti hanno dimenticato. Poiché si vive sempre nel presente non esiste una radice del problema e non esistono conseguenze delle decisioni prese. Tutto è buono in sé perché scelto, e se c’è un problema -qualunque esso sia- la colpa è di qualcuno. Non di azioni derivate da decisioni prese in passato.
      No.
      Di qualcuno: qui, adesso.
      Quanto a Cartesio e al 68′, guarda bene: non ho mai detto che si stava bene solo nel basso MedioEvo, ho solo detto che non so quando e come si sia perpetrato questo crimine: forse allora, forse con lo spostamento della metafisica dall’essere al pensiero, forse con la volontà di rendete tutti liberi. Non lo so.
      E’ ben diverso non credi che dire che tutto andava meglio prima?
      Grazie del complimento che apprezzo e ricambio.

  10. Qualche giorno fa facendo scuola ai miei catechisti riflettevo sulla sparizione del rapporto di causalità. Sembra un’assurdità, eppure è ormai divenuta cosa impervia far capire ai nostri ragazzi che ad ogni azione corrisponde una conseguenza, che ci sono ahimé atti irreversibili, che non sempre la vita offre una seconda chance…
    Non è un OT, ma il necessario pendant esistenziale delle considerazioni meafisiche dell’ottimo PP

    1. Perchè Dio, anche nella Sua Onnipotenza e Misericordia, lascia libere le sue creature sino al punto che da sole finiscono per infilarsi in veri e propri “cul de sac” dove la Grazia può agire nelle ferite dell’anima, ma i danni (collaterali) restano! E a volte sono tali che si finisce per dubitare persino della Grazia (menzogna che il Maligno non perde occasione di insinuarti).

      1. Mario G.

        Seppure è vero che Dio ama più la nostra libertà che la nostra salvezza, come ripeteva un noto sacerdote, queste tue parole le riconosco più vere e corrispondenti alla realtà ( non è vero cara M*?).

        Grazie Bariom. Ti farò un regalo. Te lo meriti.

  11. Erika, credo la riflessione di Paolo non si voglia porre in un prima o un dopo… sarà per Cartesio o per il ’68 poco importa e non errano affermazioni categoriche.

    Quindi prendiamola come riflessione per l’ OGGI (oggi siamo chiamati a convertirci, non sappiano se avremo tempo domani – e ieri ormai è passato) o per tutt i tempi se vuoi, ma vale la pena di farla nostra. 🙂

    1. Abbiate pazienza, ma non è oggi uno dei più ripetuti luoghi comuni (non so se vero o falso) l’affermazione del legame di causa (emissione di gas) e effetto (serra) ?

  12. Erika

    @senm_webmistress: grazie per la segnalazione. Non vorrei tuttavia che dal mio commento si pensasse che io non amo il Medio Evo. Sono archeologa specializzata in archeologia medievale, il mio stipendio viene dritto dai cosiddetti “secoli bui”.
    In effetti ora che ci penso sarebbe il caso di aggiornare la valuta…
    😉

  13. Mario G.

    Caro Paolo,
    come promesso ho letto e riletto il tuo post, che condivido appieno (per quel che può contare la mia opinione, di fronte a tanta bella ed erudita gente…), tra che per quel “finisce spesso per produrre sofferenza. E peccato. Cioè poi la stessa cosa.” che porta con sé il sapore veterotestamentario della c.d. “teoria della retribuzione”: peccato (=causa), sofferenza/malattia (=effetto). Sono certo che non volevi affermare questo, ma è così che si può anche interpretare.
    Non credi?

    1. paolopugni

      Vero. Come è vero che non era quello che intendevo dire. Il rapporto di causa non è retributiva, ma efficiente: non è che poiché ho peccato allora mi viene data in cambio la sofferenza. Intendevo dire che il peccato trascina come conseguenza dell’azione sofferenza. Esempio: rubo e chi ha subito il furto soffre. Spero di avere chiarito cosa intendessi dire.

      1. Ed ecco un altro di motivi perchè è così difficile riconoscere il PROPRIO peccato. Il più delle volta causa sofferenza AGLI ALTRI… è una bella tappa del proprio cammino di conversione comprendere quanto male fa ANCHE a se stessi (e agli altri SEMPRE).

        Non si gioca la Vita Eterna chi soffe per causa nostra, se la gioca chi la sofferenza la procura.

      2. ….e cioè, per esempio mi giaccio peccaminosamente, trascinato dalla passione, che è emanazione diretta del grande ingannatore. con la “fidanzata”, o anche non fidanzata, e si producono danni devastanti?

  14. E la relazione di causa effetto (vera o presunta) tra emissione di gas e aumento della temperatura o tra aumento della popolazione e inquinamento? Non è codesto per molti un assioma? O che in fisica a ogni azione corrisponde uan reazione contraria? O che è più facile tagliare gli alberi che farli crescere e quindi si sta andando verso la pelatura terrestre?

  15. “Trascinati e derisi dalla passione, che è emanazione diretta del grande ingannatore”
    Le passioni ce le ha date Dio.
    Il disordine delle passioni è conseguenza del peccato. Almeno a me così pare, ma se sbaglio mi ritiro nel mio silenzio cospargendomi umilmente il capo di cenere…

    (Paolo, posso muovere una critica al tuo stile? Non aspetto la risposta e continuo: preferisco quando scrivi di getto, per es. nei commenti, piuttosto che quando lavori su un testo per poi pubblicarlo. Trovo i tuoi post un po’ sovrabbondanti di figure retoriche che distraggono il lettore dal senso di quello che vuoi trasmettere. Scrivo questo perchè sapendoti vanesio e presuntuoso voglio aiutarti a cambiare 😉 )

    1. Il disordine è disordine e certo non aiuta, ma ciò che trasforma una “passione” in peccato è la “famosa” ma ormai innominata CONCUPISCENZA 😉

    2. Paolo Pugni

      Touché. Due volte.
      1) Mi piace tanto ma tanto scrivere così ….
      2) Vero. Ho scritto passioni. Intendevo disordinare. Hai ragione.

      Sono sulla buona strada per migliorare?
      😉

  16. “Infatti la natura non perdona e viene a raccogliere quel che abbiamo seminato e senza misericordia lo fa, che non ce ne è concessa, ma solo regole e leggi e somme senza sconti.”
    Appunto!!!

  17. “E peccando ho meritato i tuoi castighi”… stasera avrò più tempo per spiegarmi, intanto butto il sasso… non è che, alla fine della fiera, i famosi “castighi” per i nostri peccati altro non sono che le normali e logiche conseguenze del nostro agire peccaminoso (causa-effetto)?

    1. Stefano, ci si può fare una riflessione, ma alcune accezioni, sono passibili di una “revisione” (ovviamente non mi pongo certo io come “revisionatore”).

      Questa è una frase che come sappiamo fa parte del cosiddetto “Atto di dolore” che è un pia preghiera invalsa nella tradizione, dove non tutto è così teologicamente corretto. Esempio prosegue dicendo: “e molto più perché ho offeso te…”.

      Offendere è sinonimo di ledere, ora se Dio è Dio, l’ Onnipotente per noi inaccessibile e inarrivabile di cui non potremmo sostenere neppure la vista, come puo essere da noi “offeso”? Sarebbe allora alla nostra mercè (poco o tanto che sia…) e non sarebbe Dio.

      Quindi “castighi di Dio” – per altri motivi – “offese a Dio” (e ci metteri anche la pessima traduzione di “non ci indure in tentazione” del Padre Nostro – Dio non induce nessuno in tentazione – Pure la recito tutti giorni senza pormi questo problema) sono frasi da mettere nella giusta prospettiva, comprendere e interpretare, non in modo “letterale”.

      Poi, per carità, ci vorrebbe un esageta / teologo / biblista / studioso per di più della Tradizione. Cosa che io non sono 🙂

      1. Né le Scritture, né il Magistero né la Tradizione in generale rigettano mai l’espressione “castighi divini”, anche se quello che scrivi resta sempre beninteso: Dio non spinge nessuno al male, non è responsabile del male di alcuno e in nessun modo si può dire che ponga positivamente in essere un qualsivoglia male. Ciò detto, l’espressione dei castighi è legata senz’altro a quella del giudizio, a quella del giudice e ancora a quella della giustizia. V’è, peraltro, in ogni male subito (ciò che si chiama, da Agostino in poi, “pena”, distinta dalla “colpa”), un’esigenza intrinseca di giustizia riparatrice dell’ordo boni violato, ed essendo Dio, Sommo Bene, il fondatore, il fondamento, il garante e il fine di tutto l’ordine del Bene, si può in certo senso dire che i castighi della pena temporale siano “di Dio”. Quando mi confesso, tuttavia, mi permetto ugualmente una piccola licenza, e dico “ho meritato ogni castigo”, in luogo di “ho meritato i tuoi castighi”. Nulla nego, nulla affermo, è solo questione di sensibilità. Nessun confessore mi ha mai richiamato per questo.

        1. Restando in scia, qui a Pordenone, nel confessionale del canonico penitenziere, il foglietto dell’atto di dolore riporta la frase “perché peccando mi sono allontanato dal tuo amore” anziché la classica “perché peccando ho meritato i tuoi castighi”… È stato questo “aggiornamento” che ha suscitato la mia riflessione, perché pone l’accento sul fatto che IO mi sono allontanato dall’amore di Dio, e di conseguenza ho patito una sofferenza. La frase originale fa sembrare Dio un castigamatti, un carabiniere, ma la realtà è quella che Cyrano ha già spiegato magistralmente, manco provo a parafrasare le sue parole per non rovinarle.

          1. Roberto

            In effetti, l’Atto di dolore è teologicamente ineceppibile. Leggo con molto dispiacere e fastidio l’arroganza del solito prete (o chi per esso) che si permette di modificare di propria testa questa pia preghiera che contiene molta più sana teologia e Tradizione di quella che ha in testa il responsabile di tale arbitraria e illecita modifica.
            Modifica illecita in quanto contraddice sfacciatamente quanto riporta con chiarezza anche, da ultimo, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Sarebbe bene prima interrogare il responsabile di tale abuso e, una volta ottenuta la scontata pernacchia dal sacerdote colto dal “sacro-fuoco-riformatore”, interrogare il Vescovo e sollecitare un chiarimento e la rimozione del summenzionato foglietto.
            Per quanto mi riguarda, null’altro che l’ennesima prova di quanta poca fiducia si possa riporre nei preti; come se ne avessi bisogno… che amarezza, davvero.

            Magari sulla questione, sotto l’aspetto teologico, ci torno – vediamo se così mi riesce di togliermi un sassolino o due dalla scarpa.

            1. Certo Roberto che anche il tuo commento sull’ “arroganza del solito prete” (solito in che senso) e a seguire, non trasuda certo umiltà o misericordia… corriamo subito dal Vescovo e sia fatta giustizia!
              Con il metro con cui giudichiamo saremo giudicati.

              “Ennesima prova di quanta poca fiducia si possa riporre nei preti…” che sofferenza sapere che sono gli unici che possono rimettere i tuoi peccati e darti da mangiare il Corpo di Cristo.

              L’Atto di Dolore in sè poi non è preghiera canonica obbligatoria, tantè che può essere sostituita da parole proprie del penitente che sottolineino il pentimento, l’attrizione e la volontà a non ricadere nel peccato.

              Di qui, a rigor di logica, la modificazione della preghiera del “solito prete”, in sè potrebbe essere un personale suggerimento ad una forma che il penitente potrebbe ulteriormente fare sua con altre parole.

              Poi se hai dei sassolini nelle scarpe, toglieli pure… forse viaggi più leggero 🙂

            2. per me la perdita più grave che l’atto di dolore registra nella sciatteria imperante è l’omissione dell’articolo sull’odio dei peccati nella seconda versione (“…li odio e li detesto come offesa alla vostra Maestà infinita, cagione della morte del vostro Divin Figliolo Gesù e mia spirituale rovina”). Se qualche piccolo passo ho fatto, l’ho fatto certamente spinto dall’amore di Dio, mai però senza avvertire che l’odio di Dio verso i peccati (perché Dio odia qualcosa) non poteva trovare, da parte mia, appena un timido scuotimento di capo, quasi i peccati fossero delle simpatiche marachelle che per qualche arcano motivo proprio non vanno giù al Vecchio Brontolone. Dio odia ciò che sfigura la propria immagine, e ama in ogni uomo la traccia del Figlio Creatore-Redentore; l’uomo che ama Dio deve odiare in sé ciò che sfigura l’immagine di Dio, e amare in sé e nel prossimo l’impronta del Cristo Crocifisso-Risorto.
              Ignazio insegna che il tentatore va trattato come una seduttrice: o si è bruschi e secchi, o per quanto ci si mostri ritrosi, si è già caduti nella sua trama. Proprio la distinzione tra peccato e peccatore insegna non solo che bisogna avere pazienza con se stessi, ma anche che i peccati vanno “odiati e detestati”.

              1. E se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo!

                D’accordo Cyrano, ma non è che atti di dolore più o meno compiutamente recitati, magari a memopria e a “macchinetta”, vedremo nascere la conversione sincera o tornare una santa “frequentazione” al Sacramento della Ricon
                ciliazione. Il problema mi pare ben altro.

                1. ovviamente, non è che andare a letto solo con tua moglie ti renderà automaticamente per lei un amante fedele e casto come le hai promesso quando l’hai sposata – e sì, il problema è ben altro – però se intanto vai a letto solo con lei è pur sempre un inizio 😉

              2. Roberto

                Cyrano, ti ringrazio molto per questa meravigliosa informazione, che mi mancava (in fondo ho un sacco di lacune e lo so bene); e devo dire che la parte che riporti è davvero splendida; mi ha commosso, ne farò tesoro e te ne ringrazio di nuovo.

                Ciò non toglie, e con questo rispondo soprattutto a Bariom, che un conto è ammettere a denti stretti una modifica che non si condivide a una preghiera così bella, un altro è modificare a proprio uzzolo una formula riportata nel attualmente nel Catechismo.

                Ti pregherei perciò, con molta gentilezza, Bariom, di non cambiare le carte in tavola: la preghiera non è canonica obbligatoria (e ci mancherebbe solo che fosse stata modificata una preghiera canonica obbligatoria) ma è presente nel Catechismo. Visto che tu per primo sei uso, e giustamente, a estrarre citazioni dal Catechismo, non ti puoi certo prendere solo quello che ti garba e ammettere la manipolazione del resto.
                Primo.

                Secondo: “L’Atto di Dolore in sè poi non è preghiera canonica obbligatoria, tantè che può essere sostituita da parole proprie del penitente che sottolineino il pentimento, l’attrizione e la volontà a non ricadere nel peccato.

                Di qui, a rigor di logica, la modificazione della preghiera del “solito prete”, in sè potrebbe essere un personale suggerimento ad una forma che il penitente potrebbe ulteriormente fare sua con altre parole.”

                Questa è da Azzeccagarbugli, dai: “a rigor di logica”. Quindi tu sostieni che in realtà questa è una preghiera personale che “sostituisce” l’Atto di Dolore e che, del tutto casualmente EH!, riporta tutte le parole dell’Atto di Dolore tranne quelle che non piacciono al prete, sostituite opportunamente. E non è, certo, invece la palese volontà di fare passare una modifica surrettizia (e neanche tanto) all’Atto di Dolore con un’iniziativa personale e presuntuosa. Come no 😀 Ce lo vedo proprio il comune fedele a fare il ragionamento che hai fatto tu qua sopra. 😉 Più che l’ingenuità della colomba, a me questa pare l’ingenuità del serpente!

                Sull’umiltà e la misericordia, stai mettendo sullo stesso piano un abuso e la volontà di corregerlo. Sui miei toni in sé e per sé, ribadisco la mia “posizione ufficiale” in merito: il giudizio sui toni non mi tange. Ognuno si senta perciò liberissimo di giudicare i miei come preferisce.

                “Ennesima prova di quanta poca fiducia si possa riporre nei preti…” che sofferenza sapere che sono gli unici che possono rimettere i tuoi peccati e darti da mangiare il Corpo di Cristo.

                (????)
                Questa non l’ho capita. Il valore del Sacramento non dipende dalle qualità personale di chi lo somministra. E meno male.

                Ok, magari aggiungerò qualcosa nei prossimi giorni, che ormai è tardi. Però un antipasto lo posso lasciare, dai.

                Lettera Apostolica Salvifici Doloris, Papa Giovanni Paolo II, 1984 (abbastanza recente, direi!)

                http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_11021984_salvifici-doloris_it.html

                10. L’uomo può rivolgere un tale interrogativo a Dio con tutta la commozione del suo cuore e con la mente piena di stupore e di inquietudine; e Dio aspetta la domanda e l’ascolta, come vediamo nella Rivelazione dell’Antico Testamento. Nel Libro di Giobbe l’interrogativo ha trovato la sua espressione più viva.

                E’ nota la storia di questo uomo giusto, il quale senza nessuna colpa da parte sua viene provato da innumerevoli sofferenze. Egli perde i beni, i figli e le figlie, ed infine viene egli stesso colpito da una grave malattia. In quest’orribile situazione si presentano nella sua casa i tre vecchi conoscenti, i quali — ognuno con diverse parole — cercano di convincerlo che, poiché è stato colpito da una così molteplice e terribile sofferenza, egli deve aver commesso una qualche colpa grave. La sofferenza — essi dicono — colpisce infatti sempre l’uomo come pena per un reato; viene mandata da Dio assolutamente giusto e trova la propria motivazione nell’ordine della giustizia. Si direbbe che i vecchi amici di Giobbe vogliano non solo convincerlo della giustezza morale del male, ma in un certo senso tentino di difendere davanti a se’ stessi il senso morale della sofferenza. Questa, ai loro occhi, può avere esclusivamente un senso come pena per il peccato, esclusivamente dunque sul terreno della giustizia di Dio, che ripaga col bene il bene e col male il male.

                Il punto di riferimento è in questo caso la dottrina espressa in altri scritti dell’Antico Testamento, che ci mostrano la sofferenza come pena inflitta da Dio per i peccati degli uomini. Il Dio della Rivelazione è Legislatore e Giudice in una tale misura, quale nessuna autorità temporale può avere. Il Dio della Rivelazione, infatti, è prima di tutto il Creatore, dal quale, insieme con l’esistenza, proviene il bene essenziale della creazione. Pertanto, anche la consapevole e libera violazione di questo bene da parte dell’uomo è non solo una trasgressione della legge, ma al tempo stesso un’offesa al Creatore, che è il primo Legislatore. Tale trasgressione ha carattere di peccato, secondo il significato esatto, cioè biblico e teologico, di questa parola. Al male morale del peccato corrisponde la punizione, che garantisce l’ordine morale nello stesso senso trascendente, nel quale quest’ordine è stabilito dalla volontà del Creatore e supremo Legislatore. Di qui deriva anche una delle fondamentali verità della fede religiosa, basata del pari sulla Rivelazione: che cioè Dio è giudice giusto, il quale premia il bene e punisce il male: « Tu, Signore, sei giusto in tutto ciò che hai fatto; tutte le tue opere sono vere, rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi. Giusto è stato il tuo giudizio per quanto hai fatto ricadere su di noi … Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo a causa dei nostri peccati »(23).

                11. Giobbe, tuttavia, contesta la verità del principio, che identifica la sofferenza con la punizione del peccato. E lo fa in base alla propria opinione. Infatti, egli è consapevole di non aver meritato una tale punizione, anzi espone il bene che ha fatto nella sua vita. Alla fine Dio stesso rimprovera gli amici di Giobbe per le loro accuse e riconosce che Giobbe non è colpevole. La sua è la sofferenza di un innocente; deve essere accettata come un mistero, che l’uomo non è in grado di penetrare fino in fondo con la sua intelligenza.

                Il Libro di Giobbe non intacca le basi dell’ordine morale trascendente, fondato sulla giustizia, quali son proposte dalla Rivelazione, nell’Antica e nella Nuova Alleanza. Al tempo stesso, però, il Libro dimostra con tutta fermezza che i principi di quest’ordine non si possono applicare in modo esclusivo e superficiale. Se è vero che la sofferenza ha un senso come punizione, quando è legata alla colpa, non è vero, invece, che ogni sofferenza sia conseguenza della colpa ed abbia carattere di punizione. La figura del giusto Giobbe ne è una prova speciale nell’Antico Testamento.

                E con queste parole di Papa Giovanni Paolo II direi che qualsiasi disquisizione sulla presunta inesattezza dell’Atto di Dolore o sul fatto che noi si debba escludere sempre a priori che Dio non castighi (attraverso la permissione del male e non un atto positivo, come giustamente precisava Cyrano sopra) sarebbe già chiusa (anche se si potrebbero fare in tal senso millemila citazioni) – però magari qualcosa aggiungerò, se trovo tempo e ispirazione.
                Per ora chiudo e ‘notte.

                1. Caro Roberto, lunghe e dotte disquisizioni nel cui merito non entro (o ri-rentro) per molti motivi e perchè non è che di in ciò che scrivi non ci siano punti assolutamente condivisibili.

                  Ma puntualizzo: io non estraggo da Catechismo solo ciò che mi garba e ammettere manipolazioni sul resto (sei molto avezzo a sparar sentenze…), tant’è che le due citazioni che riporto, una è apparentemente contraria al mio precedente pensireo espresso riguardo ai “castighi”. Essendo il mio pensiero (leggermente) difforme, sarà mia cura approfondire per chiarirmelo, avendo come riferimento appunto la Parola della Chiesa e non il mio pensiero.

                  Secondo, non credo tu abbia letto l’inervento di Stefano a seguire e al suo chiarimento avuto con il sacerdote, ma tant’è vista la tua considerazione sui “soliti preti” per te avrà valore nullo.

                  Infine tu, come chiunche se libero di dire che che vuoi nei toni che vuoi, io però non tollero chi fa di tutta un’erba un facscio e si mostra sprezzante e borioso verso i nostri sacerdoti, ma tu, dato il TUO pensiero espresso (e non mi dire che cambio le carte in tavola), certamente avrai voce e meriti per farlo.

                  Non hai capito la mia frase sopra (????).. fa lo stesso, non era importante.
                  Detto questo ti saluto. Abbi cura di te. 🙂

              3. sweety

                io uso l’atto di dolore normale, ma a volte cerco di usare altre formule tipo “Gesù perdonami per averti offeso, me ne dolgo con tutto il mio cuore”; oppure tratte dalla Bibbia, semplicemente perché mi “costa” di più ripetere queste frasi che non l’atto di dolore; oppure quando uso l’atto cerco di pensare e realizzare ogni parola che dico.
                Poveri “preti” attaccati da destra, sinistra, sopra, sotto, dentro, fuori (a volte anche per loro colpa, ammetto, ma spesso per trascuratezza nostra)…preghiamo tanto per i tanti sacerdoti santi che ci sono al mondo (io ne conosco molti)!e che ce ne siano sempre più!
                Io credo che Dio non “castighi”, bensì permetta che il nostro peccato abbia le conseguenze che necessariamente ha (anche se spesso Lui ci libera anche da queste).

                1. E preghiamo ancor di più per tutti quei sacerdoti o religiosi che santi ancora non sono o sono “semplici” peccatori come noi, la cui Fede a volte vacilla, la cui fedeltà alla preghiera è incostante, alla Chiesa inesistente, il cui discernimento sembra ormai dimenticato.

                  Preghiamo perchè ritrovino l’Amore di Cristo, per Cristo e il senso profondo della loro vocazione.

            3. Roberto, aggiungo qualche dettaglio prima che scoppi un caso:

              1) Per la fretta prima ho parlato un po’ a sproposito di “confessionale del canonico penitenziere”: allora, nella parrocchia principale di Pordenone (la parrocchia di San Marco) c’è la concattedrale della diocesi e c’è un’altra piccola chiesetta, custodita da un anziano e bravissimo sacerdote, detta “del Cristo”, dove ogni giorno, mattina e pomeriggio, si possono trovare dei confessori, tra i quali spesso il canonico penitenziere. Dentro ai confessionali di questa chiesetta si trova il foglietto di cui parlavo. Non è quindi una iniziativa personale del canonico penitenziere, non saprei assolutamente dirti chi abbia posto quel foglio nel confessionale, e sinceramente non mi sembra il caso di indagare.

              2) Ho chiesto al mio ex parroco, sacerdote che stimo molto, cosa ne pensasse di questa variazione, e (come precisato prima anche da Bariom) mi ha detto che l’importante è che venga espressa una preghiera di pentimento da parte del penitente, e che non sussisteva problema alcuno nell’usare la dicitura “Perché mi sono allontanato dal tuo amore” nell’Atto di Dolore.

              3) Francamente, non mi sembra proprio il caso di segnalare alcunché al Vescovo.

          2. Cmq leggiamo dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
            1828 “O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda che noi obbediamo. . . e allora siamo nella disposizione dei figli” [San Basilio di Cesarea, Regulae fusius tractatae, prol. 3: PG 31, 896B].

            E 2090 Quando Dio si rivela e chiama l’uomo, questi non può rispondere pienamente all’amore divino con le sue proprie forze. Deve sperare che Dio gli donerà la capacità di contraccambiare il suo amore e di agire conformemente ai comandamenti della carità. La speranza è l’attesa fiduciosa della benedizione divina e della beata visione di Dio; è anche il timore di offendere l’amore di Dio e di provocare il castigo.

            Ognuno può (con l’aiuto dello Spirito Santo) trarre le sue conclusioni.

  18. 61Angeloextralarge

    Paolo: questo è (per ora) ii tuo post che mi piace di più! Smack! 😀

    “Convinti che l’immediatezza sia paradiso”: quanta ricerca del piacere subito! Tutto e senza sforzo, senza sacrificio. Che bella la soddisfazione, invece, di essersi “sudati” quel piacere, di esserselo “guadagnato” con la perseveranza e la costanza?

    “che la spontaneità doni ricchezza quando invece trasuda”: trasuda mancanza di carità, di altruismo; trasuda di un egocentrismo incredibile.

    “la natura non perdona e viene a raccogliere quel che abbiamo seminato e senza misericordia lo fa”: quanti proverbi saggi dicono la stessa cosa? Tanti! Ma li abbiamo dimenticati.

    “Trascinati e derisi dalla passione, che è emanazione diretta del grande ingannatore”: non riusciamo a dominare noi stessi, siamo deboli.

    “la negazione di alcuni valori produce danni devastanti per le generazioni presenti e future”: hai ragione!

  19. Francesca

    Perfetto l’articolo, per la profondità del contenuto, per la coerenza,la logica, la sintassi… lo stamperò, fotocopierò , invierò…

  20. Forse dovremmo farcene una ragione, iniziare a vivere con questa consapevolezza: la legge della causa-effetto funziona ad intermittenza nel cortocircuito del recinto Umano. Ce lo insegnano i politici, ce lo insegna il quotidiano, ce lo insegna la Storia con i suoi tanti assassini che sono sopravvissuti a tutto e a tutti (soprattutto alle punizioni).
    La sfida nell’educazione dei proprio figli potrebbe essere questa, insegnare loro che non sempre ad un crimine corrisponde una punizione, che non tutte le malefatte hanno come risultato finale l’espiazione.
    Causa-effetto è una legge di natura, si sa, ma è proprio dell’Uomo andare contro natura, probabilmente anche in questo.
    Hai ragione tu, bisognerebbe recuperare la colpa, ma con ogni probabilità, ne farebbero uno show televisivo.

    L.

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