di Jane
Wilhelm Roentgen, Premio Nobel per la fisica nel 1901 (quando ancora i premi Nobel non li davano facendo ambarabaciccicoccò), ha scoperto i raggi X mentre studiava i raggi catodici. Diceva sempre “Io non ho pensato. Ho sperimentato” ( anche se, detto così, non è molto rassicurante).
Alexander Fleming, Premio Nobel per la medicina nel 1945, ha scoperto la penicillina in modo del tutto casuale. A detta sua “La storia della penicillina ha qualcosa di romanzesco e aiuta a illustrare il peso della sorte, della fortuna, del fato o del destino, come lo si vuole chiamare, nella carriera di ogni persona”.
Cristoforo Colombo ha scoperto l’America mentre cercava la via più breve per raggiungere le Indie.
Un’altra fondamentale scoperta casuale che ci ha cambiato la vita (almeno la mia) fu quella della Tarte Tatin: un cuoco particolarmente distratto infornò la torta al contrario.
Queste sono solo alcune delle scoperte “casuali” che hanno cambiato il mondo.
In generale, come recita la famosa frase, la serendipità è “cercare un ago nel pagliaio e trovarci la figlia del contadino”. A me questa parola è sempre piaciuta moltissimo, bella da pronunciare e ricca di significato. Rappresenta quel tocco magico nella vita, il casuale e l’inatteso che domina la storia di ognuno. La serendipità è trovare una cosa inaspettatamente quando si stava cercando altro. Essa interviene quando siamo convinti di avere sotto controllo ogni particolare della nostra vita, quando cerchiamo di monitorare nel dettaglio gli eventi, cercando il più possibile di prevederli. E il bello della vita è proprio questo suo sfuggire al nostro controllo, perché i piani non coincidono quasi mai con quelli che ci aspettiamo.
La serendipità porta sempre qualcosa di positivo, di migliore rispetto a ciò che si cercava. Questo perché noi non sappiamo sempre che cosa cerchiamo, o meglio, lo sappiamo ma magari non è quello di cui davvero abbiamo bisogno. Tutti noi abbiamo almeno un caso nella nostra vita in cui ci è capitato qualcosa di totalmente inaspettato mentre eravamo indaffarati nel cercare altro, certi di essere sulla strada giusta. Il termine non indica solo la fortuna, però. Infatti per cogliere l’indizio che porterà alla scoperta occorre essere aperti alla ricerca e attenti a riconoscere il valore di esperienze che non corrispondono alle originarie aspettative.
Senza scomodare illustri scienziati e scopritori (vi immaginate voi se oggi qualche scienziato parlasse di scoperta casuale o inspiegabile? Peggio di una bestemmia) l’ambito in cui la serendipità cerca di insinuarsi sempre è l’amore.
Nel film Serendipity (non c’è Harrison Ford ma un più che degno sostituto, John Cusack) il protagonista si mette alla ricerca disperata della ragazza incontrata qualche anno prima. Era Natale, lui cercava dei guanti per la fidanzata, lei cercava dei guanti per il fidanzato. La serendipità stava nel fatto che entrambi avevano scelto lo stesso paio di guanti. Dopo il fatale incontro, entrambi cotti ma già rispettivamente fidanzati, decidono di lasciare nelle mani del “caso” le conseguenze di quel loro incontro. Così lei lascia scritto il suo nome e il suo numero di telefono su un libro rivenduto poi in un mercatino dell’usato di New York. Se lui l’avesse ritrovato per “caso”, voleva dire che erano destinati a stare insieme. Ma gli anni passano, e i rispettivi fidanzamenti giungono quasi all’altare.
La scena più bella arriva quando lui, dopo aver a lungo cercato in ogni dove quel libro, se lo trova tra le mani come regalo da parte della fidanzata, ignara di tutto, il giorno prima delle nozze. Lì capisce che i segni, cosiddetti del “destino”, ci sono, vanno ricercati, vanno saputi vedere e inseguiti. Una bellissima battuta del film recita “Forse anche la mancanza di segni è un segno!”.
Come dice il nostro illustre amorologo (sto parlando di Alberoni ovviamente), l’amore è un continuo domandare e una trepida attesa. Io aggiungo che quest’attesa è inconsapevole e indefinita, perché non sempre si sa davvero cosa si cerca, anzi spesso si trova proprio ciò che non si cerca.
La serendipità è quel trovare/incontrare ciò che dentro di te aspettavi ma che stavi cercando altrove, è quel continuo cercare inconsapevole ciò che da sempre attendi, senza tenere in conto che in qualunque momento, quando meno te l’aspetti, dove meno te l’aspetti, ecco la scoperta che ti scombina totalmente i piani, e ti fa assaporare il gusto dolce dell’inaspettato.
leggi anche Sì lo voglio
Io ho conosciuto la mia Sposa sul Cammino per Santiago.
Ero partito “fidanzatissimo”, già fatto il corso di “preparazione” al matrimonio, già trovato casa. Ma qualcosa non tornava…
Così parto per affidare la mia “serendipità” a Dio, ad un Sua Parola a un suo… consiglio.
(Tra l’altro la mia allora fidanzata, decide all’ultimo momento di non partire con me).
Così vado, torno e strada facendo, ricevo una Parola… Non un SI o un NO, come speravo, ma un ASPETTA!
Aspetta cosa santo cielo! Proprio la parola più scomoda… si ferma tutto. Fidanzamento “sospeso”.
Dove sta l’inatteso, l’inaspettato? (di per sè già lo era il fatto si qui)
Di lì a tre mesi, chiedo ad una ragazza di sposarmi, mi dice subito di sì ed entro un anno siamo sposati. Un matrimonio durato 15 anni, di cui gli ultimi 5 di malattia. Un tumore che la porterà in Cielo a soli 40 anni (perchè non tutte le storie terminano come nei classici films serendipity). Un matrimonio che ci ha dato tre bellissimi figlie e un’esperienza per me motivo di Benedizione.
Dove sta la “senrendipità”. Questa ragazza, che e diventata mia sposa e madre dei mie figlie, era anche lei sul Cammino per Santiago. L’ho conosciuta lì, insieme a tanti altri, ma non era come tanti altri.
Prima della mia conversione, ho sempre creduto fortemente nella “serendipità”, soprattutto ovviamente, quando le cose andavano male… molto male. Ora la mia serendipità è Dio.
Una serendità certa e duratura, solida come la roccia, che non è come affidare un messaggio ad una bottiglia o scrivere un numero di telefono dentro un libro, ma che con te dialoga e si manifesta e non per questo non è inattesa e inaspettata, a volte misteriosa a volta sconvolgente, sempre di una fantasia e di un amore senza misura.
E la storia continua…
grazie Bariom per aver condiviso questa storia con noi!
Di nulla. Grazie a te.
http://www.ilfoglio.it/gallerie/1006/img/36
Già notta: sopratutto la carciofata: non doco che mi spetta una fetta, ma se ne avanza una…
Bella storia Bariom. Rispecchia coraggio e pazienza.
Qualsiasi cosa abbiamo vissuto finora, qualunque momento difficile che abbiamo affrontato e’ tutto servito a prepararci al momento che adesso siamo vivendo…