Figlia del tuo figlio (replay)

di Paolo Pugni

La sua estrema forza è la sua più grande debolezza, perché questo è l’amore di Dio per l’uomo: mettersi in suo potere (come ha fatto fin dall’inizio nella Sua vita terrena) e permettere che ognuna delle sue azioni e dei doni che ci fa possa essere inquinata dalla voce del maligno che sussurra: ma daì, non vedi che è costruito tutto ad arte per fregarti? Perché vuole incastrarti? Non fece forse così fin dall’inizio, da quando apparve per confondere AdamoedEva (tutto attaccato perché erano una cosa sola, maschio e femmina LO creò)?

Che proprio in questa zeia ormé follia divina sta il massimo amore di Dio: rinunciare al potere. E questa guizzo di luce, questa intuizione della dolcezza divina come brillo nell’eccelsa mente visionaria di Tolkien sì da fargli scrivere un capolavoro al contrario: un viaggio senza ritorno non per conquistare, ma per rinunciare al potere, icona del viaggio di Cristo non per salire al trono ma per salire sulla croce.

Così Maria. Vergine e Madre. Sposa e contemplativa insieme al suo casto marito. Così che possono essere al contempo modello e genitori dei consacrati con il matrimonio e di quelli con l’ordine.

Già, ma daì, non ci crederai mica a questa favoletta? Non vedi che questa è la proiezione ideale del maschilismo imperante? Che cosa c’è di più geniale per il controllo del potere dell’uomo nel porre come modello per la donna una madre vergine, che non conosce uomo? Perché così l’uomo può delegare a lei i travagli e trattenere per sé il piacere con le maddalene di turno, quelle che fin da allora facevano le escort e si consideravano professioniste e non peccatrici.

Qui c’è il cuore dell’uomo in tutto il suo abisso: che averci lasciato il potere per amore è una bella grana, qualche volta mi viene da dire, ma è la sola strada dell’amore.

E non c’è che la fiducia per rimettere le carte a posto. Libero tu di fidarti o di credere solo a te stesso. E responsabile di accettarne le conseguenze.

Per questo c’è Maria, perché ogni bambino sa che deve sfidare il padre per crescere, deve girare le spalle alla famiglia per uscire da quella confusione che sa solo affermare ciò che non siamo ciò che non vogliamo per trovare alla fine un senso nella pietra squadrata , che fa da angolare ed è parola che dà forma all’animo, lo sa e scappa, e rifugge, e insulta.

Poi si spaventa. Ed è solo in braccia materne che può sfogare il suo pianto e il suo dolore, presuntuoso, sconfitto, terrorizzato e così fragile.

È lì, in quell’abbraccio silenzioso, di carezze e sorrisi delicati, di lievi mani e cuore lieve, che impariamo la vita a prendere e la vita a lasciare, come scriveva Cristina Campo.

Ecco cos’è Maria, il cortile sul retro, la scorciatoia tra i rovi, il nascondiglio segreto, l’uscita di sicurezza. Il luogo dove senza vergogna possiamo riconoscerci umili e feriti e trovare conforto e rigenerazione. Come in ogni mamma. Quelle giuste si intende.

2 pensieri su “Figlia del tuo figlio (replay)

  1. “Epifanio di Salamina († 403) affermava che la fine terrena di Maria fu piena di prodigio e che quasi certamente la Vergine possedeva già con la carne il regno dei cieli.”

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