Combatti il drago

di Costanza Miriano

C’è una strana sensazione che mi perseguita da giorni, da mesi. E non sapevo darle un nome. Strano perché di solito mi analizzo anche troppo, e mi diagnostico da sola varie turbe delle quali di solito mi dimentico entro poche ore, quando il buon senso sussulta e mi richiama all’ordine, invitandomi a occuparmi di chi mi circonda, soprattutto se appartenente alla mia prole.

Invece in questo indecifrabile stato d’animo mi dibatto da mesi. Precisamente da quando sono cominciate a uscire le recensioni al mio libro, e ho ricevuto messaggi e apprezzamenti fin troppo lusinghieri.

E no, non è la sensazione che ho provato giorni fa all’aeroporto (andando a Bergamo) trascinandomi con una ciabattina da doccia e una scarpa col tacco (l’altra mi si è rotta durante il gesto plastico e particolarmente atletico col quale mi sono lanciata sul marciapiede uscendo dal lavoro): senso del ridicolo, presumo. E neanche quell’inadeguatezza subentrata quando ho sostituito la strana coppia con le scarpe da corsa sempre presenti in borsa: un abbinamento, quello coi pantaloni neri, da vero cesso, ma con due scarpe uguali, almeno (mio marito mi aveva suggerito di non raccontarlo, nessuno ci avrebbe creduto: invece è vero, e lo possono testimoniare le centinaia di persone che mi hanno compatito incontrandomi a Fiumicino e Orio al Serio).

Una sensazione che ha cominciato a prendere corpo quando dall’auto ho chiamato mio marito, allarmata: “qui non c’è nessun cartello parcheggio multipiano! Aiuto, devo avere sbagliato strada!” “No, è che devi semplicemente andare ancora avanti; – ha risposto scorato – vedi forse il cartello Trieste? No. Probabilmente è perché ti trovi a Fiumicino.” (Marito, perché mi prenoti i parcheggi via internet e mi costringi a imparare cose per me faticosissime? Perché non posso lasciare la macchina in mezzo alla pista di atterraggio sperando nella clemenza dei vigili?)

L’epifania è avvenuta quando il signore nascosto dentro la sbarra del parcheggio mi ha detto di digitare il pin. Quale pin? Del bancomat? Della tessera Millemiglia? Che faccio, rompo la sbarra andando a 100 all’ora come Gene Hackman? Riconosco serenamente la mia inadeguatezza e torno pacatamente a casa?

Ecco, allora mi sono ricordata che qui nel blog a qualche scriteriato è venuto in mente di chiamarmi genio, o addirittura genio cosmico. La sensazione che mi affligge da mesi ha preso corpo. Esattamente è questa: “se sapessero”.

Gli apprezzamenti ricevuti sono fuori luogo. Del tutto. Senza appello. Non sono un genio, e va be’, su questo non ci piove.

Ma non sono neanche così una bella persona come sembra venire fuori dal mio libro, nel quale mi sono limitata a mettere insieme cose buone che ho ascoltato e che io esattamente come tutti fatico a vivere.

L’unica sapienza di noi cristiani è la croce di Gesù Cristo. Quando ci sbatti il naso, contro la croce, quando ti viene addosso, l’unica cosa che sai è che sei un nulla, una briciola, e che esisti e sei vivo, in ogni istante, per un atto di amore totalmente gratuito e immeritato di Dio. Un Dio che ha sofferto, è morto e risorto per te, indicando così la strada.

Nessuno è buono se non Dio, e se qualcuno (tipo me) lo sembra è solo perché finge bene. Oppure perché piano piano, servendo, riesce ogni tanto a tramortire il drago che gli sta dentro, sta in OGNUNO di noi. Un drago che non è mai morto, fino a che non tiriamo anche noi le cuoia.

Tutto il resto sono chiacchiere, e io sì, su quelle probabilmente sono brava. Posso chiacchierare per ore con chiunque e di qualsiasi argomento.

L’annuncio della Chiesa nei primi tempi era semplicemente questo, come mi ha ricordato qualche giorno fa padre Emidio. La lettura della passione, morte e risurrezione di Cristo. Questo è quello che si chiede a noi cristiani.

Per noi che siamo sposati, uomini e donne, la via della passione e della morte – e anche della risurrezione – è quella della famiglia. Farci carico delle necessità dei figli, accettare, anche dolorosamente, la loro libertà quando crescono, accompagnarli e tutto il resto che si sa. Servire, servire sempre. Fare spazio. Dare così ogni giorno una bottarella a quel drago (il mio ha ripreso pigolo da quando ricevo tutti questi complimenti).

Nella coppia significa accettare le incomprensioni, le piccole delusioni, le ferite, le volte in cui non ci sentiamo valorizzati, capiti davvero, cercando di non cedere alla tentazione di pensare che con un’altra persona sarebbe diverso. Tante coppie cadono in questa illusione e buttano via tutto.

Invece proprio il luogo della tua passione (lui/lei non mi capisce, mi tarpa le ali, non mi valorizza) è esattamente il luogo della risurrezione. Bisogna starci e non c’è altra via per arrivare vivi al sepolcro.

Nel messaggio del due giugno, a Medjugorje, la Madonna ha detto: “mentre vi invito alla preghiera per coloro che non hanno conosciuto l’amore di Dio, se guardaste nei vostri cuori capireste che parlo di molti di voi. Con cuore aperto domandatevi sinceramente se desiderate il Dio Vivente o volete metterlo da parte e vivere secondo il vostro volere”.

Per capire il volere di Dio i religiosi hanno prima di tutto il voto dell’obbedienza. Anche se un loro superiore sbaglia, loro sanno che obbedendo a lui obbediscono a Dio.

Noi sposati abbiamo il coniuge. E’ lui la via che Dio ha scelto per amarci, ed è a lui che dobbiamo cercare di obbedire. Accogliere la sua idea, soprattutto quando è diversa dalla nostra è aprirci all’obbedienza, non mettere da parte Dio. Quando invece lo scansiamo e viviamo secondo il nostro istinto, andiamo dietro all’emotività, scantoniamo dalla via della croce e prendiamo sicuramente una cantonata.

Sia chiaro che per tutti è la stessa fatica. Ma nessuno sfugge, neanche quelle furbette che si proclamano sottomesse, ehm.

160 pensieri su “Combatti il drago

  1. danicor

    Giuliana ieri diceva: “approfondiamo meglio questa cosa del senso di colpa, perchè mi interessa molto…. non sono molto convinta che ci sia dentro di noi una specie di legge morale innata che ci dice cosa è bene e cosa è male.”
    Ecco, io credo che esista nella nostra natura un legge che vale per tutti per essere felici, appagati, completi, insomma, veri uomini e donne. Il problema è che c’è anche il drago! Il drago che ci è stato inoculato dal serpente, quello che vuole il nostro male, che divide, che inganna e acceca. Il drago del nostro orgoglio, della nostra vanità, del nostro peccato.
    Da sempre l’uomo ha questa spinta verso il trascendente, cerca Dio e fa innumerevoli riti purificatori, sacrifici dei più assurdi. Da dove verrà questo desiderio di espiazione se non da un’intima sensazione di ineguatezza (o senso di colpa)?
    Dio poi ha preso un popolo, lo ha preparato, ha insegnato il monoteismo, la religione in se, la legge… E poi è venuto Lui stesso fattosi uomo per farci capire come fare per essere completi. Infine, ha compiuto il definitivo sacrificio. C’è storia più bella di questa? Esiste qualche epopea umana così sublime e così meravigliosa?

    1. Miriam

      La cosa più meravigliosa è che, oltre a “farci capire come fare”, il Signore Gesù ce lo rende possibile con la sua Grazia, se gliela chiediamo nella Fedeltà e nella perseveranza. E tutto questo avviene perché siamo Suoi, nella Chiesa.
      Questo non significa che non è venuto per tutti; ma è un discorso di consapevole “appartenenza”.
      Grazie, Costanza, perché oggi sarò più vigile con il mio Drago!

  2. fefral

    cavolo, complimenti per il coraggio!
    No, non quello di arrivare in aeroporto con una scarpa col tacco e una ciabattina da doccia (a me è successo di uscire di casa con due scarpe diverse e accorgermene solo a fine giornata di lavoro… ero al settimo mese di gravidanza e non vedevo i miei piedi così non mi sono accorta che una scarpa era a punta e una tonda!)
    Condivido quasi tutto del tuo post. Anzi direi che condivido tutti i concetti, ma non riesco a non fare qualche appunto (altro tallone di achille, un po’ come i sensi di colpa di ieri). Il discorso dell’obbedienza è un terreno spinoso. E secondo me merita una discussione approfondita. Tu paragoni l’obbedienza del religioso al proprio superiore all’obbedienza della moglie al marito (e viceversa). Per un certo tempo l’ho pensata anche io così. Il paragone tra matrimonio e vocazione religiosa è abbastanza naturale. Ma cercando di andare a fondo nel comprendere lo specifico della vocazione matrimoniale, e nello stesso tempo delle varie vocazioni al celibato (religiose o laiche) ho cambiato idea: il matrimonio è cosa completamente diversa, è una strada tutta particolare per la santità, paragonarla con altre vocazioni è pericoloso, snatura il matrimonio e snatura il celibato. Mi limito all’obbedienza: quella richiesta a chi vive nel mondo, celibe o sposato, è molto diversa da quella richiesta a un religioso. Ed è un po’ pericoloso parlare di obbedienza di moglie al marito e marito alla moglie perchè in realtà non è proprio così. Piuttosto due persone sposate, come ogni credente che vuol crescere nella virtù dell’obbedienza (che è sempre obbedienza a Dio,mai a un uomo), sanno che per trovare la volontà di Dio per loro devono guardare dentro la loro vita di coppia. Ma non è facendo la volontà del coniuge che obbediscono a Dio. E’ che insieme, nella mutua collaborazione, nel dono reciproco, nel servizio all’altro, nel gioco di squadra, in tutte queste cose insieme, una persona sposata riesce a capire qual è la volontà di Dio per lei. Scoprirla, nelle cose di ogni giorno e nelle scelte più grosse, per poi poterla seguire, obbedendo “usque ad mortem” fino alla morte del proprio orgoglio, del proprio egoismo.
    E’ pericoloso confondere i due piani. E’ pericoloso quasi quanto essere convinti che nel matrimonio quello che conta è poter fare quello che si vuole, quindi va bene finchè l’altro non si mette contro i nostri desideri.
    Per un religioso è molto diverso. Non c’è un confronto paritario con una persona, c’è un affidarsi davvero a un superiore. Non si sta sullo stesso piano. Non c’è condivisione di doveri tra un religioso e il suo superiore, non c’è un lavoro da fare insieme. Marito e moglie invece sono insieme una sola carne, un’unità. Ed è insieme che trovano la volontà di Dio, ed è insieme che nel matrimonio ricevono la grazia, l’aiuto, per seguirla.
    Il numero di matrimoni cattolici saltati per aria che ho visto per aver frainteso il significato dell’obbedienza è quasi uguale a quello dei matrimoni non cattolici saltati per la ricerca di se stessi. E nel primo caso è generalmente la donna quella che si fa più male. A volte il matrimonio va avanti comunque, ma la donna si spegne, si annulla, sparisce sepolta da una montagna di panni e di figli. Non è questa la sottomissione a cui siamo chiamate.
    Scusa se faccio un po’ di polemica…. penso di capire quello che tu intendi e pensi, e credo che alla fine intendiamo la stessa cosa. Ma un conto è che una donna come te (furbetta ti definisci…. io credo che tu sia una donna in gamba, aldilà di tutte le tue disavventure quotidiane hai una personalità forte, non credo che rischi di immolarti e annullarti in un matrimonio) cerchi la strada dell’obbedienza, diverso è fare discorsi così, senza spiegare bene di cosa si parla, in coppie in cui ci sono donne incapaci di dire di no, di “disobbedire” (e sono tante, e non è per virtù ma per debolezza che fanno così).
    Ripeto: io penso che il paragone tra matrimonio e vocazione al celibato funzioni solo un po’. Sono molte più le differenze specifiche che le analogie. Forse può valere la pena approfondire un po’ di più, ma magari non appassiona.
    Buon sabato a tutti e bentornata Costanza!

    1. Altroché se interessa! Quante volte una virtù è la dissimulazione di un vizio… a mio avviso cogliete nel centro una questione capitale. Penso che le tue osservazioni, Fefral, si integrino bene con il il post di Costanza: in fondo, però, anche il superiore della vita religiosa, per quanto non sia “una sola carne” con il subalterno, è immagine di quel Padre più grande di Gesù, “servo di Dio”, che tuttavia con lui è “una cosa sola”. Intendiamoci, di vita religiosa ne so quanto di vita matrimoniale… ma per quello che so di storia della spiritualità ho dovuto constatare che alternatamente le enfasi vengono messe o sul “subordinazionismo” (la radice teologico-trinitaria della nostra ormai cara “sottomissione”) o sul “consustanzialismo” (idem con patata per l’essere “una sola carne”). Il vero mistero, insomma, è che in un amore vero libertà e sottomissione, possibilità e necessità, sentimento e volontà tendono sempre più a coincidere. Per questo mi pare che il tuo post, Fefral, chiosi sensatamente.
      Grazie Danicor… un riassunto fervoroso della storia della salvezza non ha paragoni, all’inizio di una giornata. Buon sabato a voi.

      1. Miriam

        Caspita, se è vero (lo dico a tutti e due)! Ma ‘guardando dentro di noi’ sentendoci guardati da Chi conosciamo sempre Presente, come Costanza ci fa capire che è abituata a fare, possiamo riuscire ad eliminare il rischio di scambiare per obbedienza la debolezza o la resa o di non riuscire a vincere la ribellione o la fuga. Sono sempre tutte teste dello stesso Drago…

      2. fefral

        io penso che siano tali e tanti i modi di amare, tutti immagine dell’amore di Dio, nessuno in grado di esaurirlo, che paragonare due cose tanto diverse come la vocazione religiosa e il matrimonio rischia di farci perdere di vista la ricchezza di ogni vocazione.

    2. Elisabetta

      ecco è da ieri notte che pensavo più o meno questo sull’obbedienza nel matrimonio, grazie Fefral!

  3. L’alias lascerebbe dedurre sia io lo scriteriato di cui parla il post, ed infatti è così, sicché, per fatto personale, domando la parola, butto giù due righe alla bell’e meglio perché non ho tempo per una replica articolata. Secondo me la dott.ssa Miriano ha confuso i piani: richiama il peccato originale, il drago. Concetto chiaro, ripreso poi dalla famosa Ombra junghiana. E’ peraltro rimarchevole vedere oggi un’autrice che non segua Rousseau, la teoria del buon selvaggio corrotto dalla civiltà, etc. Il mio appellativo ‘genio cosmico’ era legato ad una valutazione non della sua santità personale (peraltro certo abbondante e comunque maggiore della mia), che non mi sarei mai nemmeno lontanamente permesso di commentare, bensì della sua opera letteraria. Le due cose sono in linea di principio assolutamente indipendenti: Moriarty, l’arcinemico di Holmes, era un genio del male. Del male, d’accordo, ma un genio.
    I) Si ha qui evidentemente «quest’idea dell’umiltà cristiana come ansia costante e smaniosa di stornare gli occhi dal proprio io, per il pericolo di potervi scoprire dei pregi e di compiacersene. Questa è un’idea negativa dell’umiltà, quasi una fuga da se stessi. Ciò è in parte frutto della Riforma. Nel Trecento (v. Dante) l’umiltà era concepita in forma positiva, come un avanzare, e non come un fuggire, come una confidenza, non come un insieme di precauzioni. Questo concetto decadde con la Riforma e col contraccolpo della Controriforma, e si scisse nei suoi due elementi costitutivi, i quali degenerarono a tal punto che uno di essi, la perfezione umana, si mutò in vanità, l’altro, la coordinazione a Dio, in umiliazione, in mani giunte, in occhi abbassati, in quell’untuosità tipica dei volti forzatamente compunti. L’umiltà si era trasformata in umiliazione, e addirittura in maschera ipocrita. …. Sant’Ignazio di Loyola riteneva che non fosse fatto neppure per la Compagnia chi non era adatto al mondo. ‘Chi si mostra valente nel mondo’, soleva dire, ‘quegli è il meglio adatto per noi’ ». C’è un libro famoso, storia di una suora, di Kathryn Hulme, da cui poi trassero un film con la Hepburn, dove un gruppo di suore destinate ad andare in Africa come infermiere viene inviato all’Università per studiare medicina. Una di esse, la Hepburn, è bravissima, un’altra è una capra. Quest’ultima va dalla superiora a lamentarsene, e questa chiede alla Hepburn come prova di umiltà di farsi bocciare agli esami. La Hepburn rifiuta, supera gli esami brillantemente, e prima di partire per il lungo periodo in Africa va dalla Superiora generale a prendere congedo. Nel colloquio si accusa di mancanza d’umiltà per non aver fallito gli esami, ma la superiora generale le risponde d’essere già a conoscenza di tutta la storia, e le dice d’aver fatto benissimo a superarli, perché a) siamo strumenti nelle mani di Dio, e ciascuno dev’essere uno strumento migliore possibile, b) dobbiamo far fruttare i talenti, c) spesso chi ci esorta all’umiltà è solo mosso da invidia.
    II) Genio cosmico era riferito all’autrice d’un libro notevole nella forma e nella sostanza.
    Nella sostanza, è ovvio: i libri sul matrimonio saranno un miliardo, quelli sul matrimonio cristiano poco meno. Eppure questo libro in pochissimo tempo ha conquistato una eco enorme, ricevendo elogi dalle penne più disparate e teoricamente antitetiche, dal Foglio al Fatto quotidiano, dalla 7 all’Osservatore romano. Questo vorrà dir qualcosa, oppure no? Contra factum non valet argumentum.
    III) Nella forma: qui la dott.ssa Miriano si rivela un soggettone: porca Svizzera, il suicidio a pane e salame, il palo della luce centrato mentre sta correndo, l’aoristo passivo insettino mite (questa è per iniziati, d’accordo, ma è ugualmente spassosissima, ricordando quando abbiano fatto penare: da eidon ad orào c’è un abisso, e non è nemmeno quello passivo!!). All’inizio lo stile della Miriano mi ricordava Woodehouse, o l’Oscar Wilde dell’importanza di chiamarsi Ernesto, ma quest’ironia è fine a se stessa, tipo la torta in faccia: fa certamente ridere, ma non ‘dice’ nulla, mentre l’ironia della Miriano dice, dice, hai voglia se dice. Allora ho pensato a Jerome, che nei suoi libri davvero da sganasciarsi tuttavia inserisce anche riflessioni molto profonde. Però non risponde: si pone le domande giuste, ma non trova risposta, tipo Leopardi, tipo il pur sommo Carducci: meglio oprando obliar senza indagarlo quest’enorme mister dell’universo. Manca la prospettiva escatologica. Ci sono scrittori umoristici cattolici? Certamente sì, da Chesterton al nostro Guareschi. L’uno e l’altro sono però d’altre epoche, ed hanno uno stile diverso. Chesterton è un genio, ma rimane troppo sulle generali. Guareschi è un genio, ma non è che nelle sue esilaranti descrizioni delle vita in famiglia con Albertino, Pasionaria e la Signora Margherita, oppure nel destino che si chiama Clotilde, citi San Paolo e compagnia bella. La Miriano dà al suo umorismo la prospettiva femminile, la prospettiva moderna, e riesce a rendere non sarcasticamente ridicole, ma simpaticamente buffe, le piccole cose di (potenzialmente) pessimo gusto, come il tutone al supermercato. Non dirò, però, che si potrebbe pensare che come San Tommaso ha cristianizzato Aristotele, la Miriano ha cristianizzato Lucrezio (Marziale e Giovenale erano cattivi, Plauto troppo greve), no, non lo dirò.
    Dopo tutto ‘sto discorso, ci vuole una bella chiusura. Non mi permetterei mai di dire che il Genio Cosmico ha torto. Qui al minuto 6.50, si vedono Michelangelo e Giulio II che commentano la Sistina. Michelangelo/Miriano dice: ‘E’ solo intonaco dipinto’, Giulio II/scriteriato dice: ‘No, è molto di più’.

    1. Caro Scriteriato, permetti anche a me di dire due parole.
      Il post di Costanza m’è piaciuto molto (e si può capire facilmente), ma anche la tua replica (anzi, ne approfitto per dichiarare alla presenza di tutti i blogger che prossimo post che pubblicherò è stato programmato ieri sera: curiosamente avevo scritto diverse delle cose che tu dici qui, e non sapevo ancora cosa avrebbe scritto Costanza!).
      L’interessantissima digressione sulla storia del concetto di umiltà, però, non chiude la partita, perché Costanza non ha confuso i piani, bensì tiene il polso del punto in cui essi si toccano (e si sostengono a vicenda) e di lì ha scritto: tralasciamo il caso del “genio malefico” (e rimandiamo a Bloom) visto che non trattiamo di ciò, e cerchiamo di indirizzarci concretamente alla sostanza delle sue osservazioni. Ciò che Costanza teme e respinge, ma che in certo verso è inevitabile, è il culto della sua personalità, il quale travierebbe il suo proposito e lo stesso spirito del blog (sulla cui pagina «Chi mi ama mi segua» è scritto con il piglio autoironico che conosciamo e apprezziamo).
      La creatività e – in senso proprio – il genio conoscono bene il proprio valore, che i greci non esitavano a chiamare “divino”, ma soprattutto in una Weltanschauung cristiana tengono anche sempre a mente il senso dell’accidentalità, della provvisorietà, della contingenza. Il capolavoro della Sistina è certo “molto più che intonaco dipinto”, ma sarebbe potuto non esistere mai (come il cosmo stesso), e una piccola scossa della crosta terrestre potrebbe riportarla alla polvere da cui anch’essa è stata tratta, come chi l’ha mirabilmente affrescata (citavi Leopardi: ricordi l’Islandese, ricordi lo Gnomo). Il genio religioso (e qui l’aggettivo ha sia valore attributivo sia predicativo) si esalta nella tensione lirica del Magnificat, per cui nello stesso versetto si può proclamare la propria “nientità” (“tapeìnosis”, per gli iniziati) e la grande realtà che Dio – quia numen adest! – sta costruendo, eternando il tempo e temporalizzando l’eterno.
      Hanno ragione entrambi, Giulio II e Michelangelo, ed entrambi lo sanno.

      1. «Ciò che Costanza teme e respinge, ma che in certo verso è inevitabile, è il culto della sua personalità»

        Non penso sia inevitabile: si può ammirare l’opera d’una persona e non già anche la sua personalità. Prendiamo Socrate, o D’Annunzio: due fra le massime menti della storia dell’Umanità, ma certo dal punto di vista morale pare (dicono le solite malelingue) lasciassero parecchio a desiderare.

        «Hanno ragione entrambi, Giulio II e Michelangelo, ed entrambi lo sanno»

        Dissento: secondo me aveva ragione solo Giulio II. Se ragioniamo in termini di nientità (orpo, devo aggiornare il mio Zanichelli, non la riporta), allora non servono le chiese capolavoro, specie se barocche, basta un garage. In realtà le chiese barocche sono ad maiorem Dei gloriam, è la ragione per cui un Santo recente diceva che gli arredi sacri devono essere belli e preziosi, e volle un calice con uno smeraldo incastonato sotto la coppa del calice, in modo che fosse invisibile a tutti fuorché a Dio.
        La tapeìnosis, -eos, citata da Lc, 1, 48, è per gli iniziati, per i finiti e per quelli ancora per strada, dato che (rocci dixit, quello BLU), non indica una virtù morale, l’umiltà, ma una situazione di vita, la povertà: umile nel senso di umili origini, non di persona umile: “abbassamento, umiliazione, bassezza, depressione… l’abbassarsi delle membra… stato umile, bassezza, umiltà, umiliazione, bassezza o povertà di stile”, tant’è vero che l’aggettivo di partenza, tapeinòs, -e, -on, significa sì “humilis”, ma nel senso di “basso di statura, oscuro, abbietto, misero,tapino, negletto, miserabile, scarso, depresso”.

      2. Grazie per aver illustrato con dovizia di riferimenti ciò che avevo lasciato all’intuito e al buonsenso (nonché alla levità) con quel neologismo (mi pare che le virgolette vengano usate anche per questo, in buon italiano).
        Vero, non è necessariamente inevitabile, per le mille ragioni che sappiamo (difatti lei si adopera per arginarlo, e di questo staremmo parlando).
        Sei poi sicuro che il barocco si distingua per l’esemplarità della tua posizione (e non piuttosto per il contrario)? Che significano quei magnifici teschi gettati tra illusorie fluttuazioni di stoffe marmoree? A che pro l’esposizione congiunta di scheletri, seni, cosce e falci? Perché il realismo delle tombe barocche nelle chiese romane si spinge fino a rappresentare gli angeli della morte con le ali spennate (e sì che sono fatte di stucco!) e i crani con i denti mancanti? Perché il barocco esalta tanto, nelle arti plastiche e non solo, il tema della vanitas? Forse perché vedeva le cose come il Vianney cui facevi riferimento?
        Il bello è proprio che le chiese devono (possono) essere splendide, luminose, in analogia (ubi maior similitudo est in maxima differentia) al Mistero rivelato. Ecco perché – ribadisco – avevano ragione entrambi. E lo sapevano.

      3. ho citato il barocco per portare un’iperbole, il concetto vale paro paro per le chiese romaniche, gotiche, neoclassiche. devono essere belle, non monumenti alla ‘nientità’ cui bisogna mettere fuori il cartello perché si capisca che sono chiese.
        Il Santo cui mi riferivo non è San Giovanni Maria Vianney, che tra l’altro è morto a metà dell’800, sicché pensavo che dire, come ho detto, ‘santo recente’ chiarisse trattarsi d’un santo recente, tra l’altro nemmeno francese.
        Strabilio d’ammirazione, infine, per chi ha superato il principio aristotelico di non contraddizione: Giulio II e Michelangelo dicono due cose opposte, ma hanno entrambi ragione. Stagirita, alla faccia tua!

  4. alvise

    COETANZA MIRIANO.

    “Noi sposati abbiamo il coniuge. E’ lui la via che Dio ha scelto per amarci, ed è a lui che dobbiamo cercare di obbedire. Accogliere la sua idea, soprattutto quando è diversa dalla nostra è aprirci all’obbedienza, non mettere da parte Dio. Quando invece lo scansiamo e viviamo secondo il nostro istinto, andiamo dietro all’emotività, scantoniamo dalla via della croce e prendiamo sicuramente una cantonata.”
    Lo scansiamo chi? il conoige? o DIO? o l’uno e l’altro insieme essendo che è quella la via che LUI ha scelto per amarci? Costanza: io te l’ho detto altre volte, o andare a fondo dei problemi della vita del matrimonio delle cose da fare e da non fare dell’impegno professionale e non, o restare a questo livello cabarettistico di DIo che ci guida, ma che noi succede ci abboiamo una scarpa sì e una no, ma no, allora devo smetterla di fare questi versi, mi smarrisco, devo seguire LUI (o lui) perché seguendo lui seguo LUI)(lasciamo perdere MEdjugoje, per favore!)…Io ho cercato di “semplificare”:
    Credere in DIO non è importante per credere in tutte le cose “buone”che dovremmo fare in famiglia e fuori. Prova ne sia che si assiste a milioni di famiglie paragonabili alle famiglie cristiane, ma dove Dio non ci ha mai messo becco (metaforicamente). Dio è un ” dipiù che ci appiccicate voi” perché, forse, per voi, ma io non lo posso sapere, sennò tutto cascherebbe giù, non avreste più la bussola (non per nulla la bussola giornale vostro!). Ma che omo è un omo che ha paura di non potere fare da sé? Tutti, pensateci bene, si fa sempre da sé, poi qualcuno dice che è Iddio in lui che gli dà luce e forza. Ma questo è un dipiù che lui e nessun’altro può dimostrare che sia così, come non si può dimostrare che uno ama un’altra persona così solo dicendolo,ma amandola (non lo so come, ognuno avrà il suo modo) e uno può dichiarare, anche, e sostenere che, per lui, è Dio che rende possibile tutto questo. A Noi, altri, questo non appare, appare solo la famiglia nel suo essere bene o male felice o infelice. E invece dàgli sempre con DIO!!!
    Sarebbe come se noi blog si parlasse a tavola di filosofia, di arte, di libri, di relazioni tra persone, di viaggi etc. e ci fosse sempre qualcheduno che volesse introdurre l’argomento dei cavalli, delle corse, delle scommesse, è quanto è bello e appagante il mondo equino, e chi non conosce il mondo equino non sa cosa si perde, si prova a parlare anche di altre cose, della vita umana normale,eccetra, e lui i puledri, gli stalloni, i purosangue, i brocchi, il trotto, il galoppo, e lui che noi non ci rendiamo conto, che vivere senza i cavalli è una cosa di una tristezza infinita…

  5. alvise

    SCUSATE VOLEVO DIRE: NEMMENO LUI PUo dimostrarlo a se stesso, solo credere di credere etc.che sia così, non si puo dimostrare a se stessi di amare un altro, si può sentire un….
    cosa? chi lo sa descrivere l’amore? e L’amore per Dio? e la crdenza? come si fa a parlare agli altri di queste cose? sarebbe come se uno volesse fare provare agli altri tutte le sue sensazoni più profonde della sua infanzia, gli odori, le paure, i fantasmi, le ombre, i sentieri, potrebbe solo emettere suoni di parole e basta!!!

  6. La donna la dolcezza dell’accoglienza, l’uomo la sicurezza della guida. Penso che il recupero dei ruoli nel matrimonio e nella famiglia, nella logica cristiana del dono, e non del dominio, siano la vera chiave, la base per rimettere ogni cosa a posto. All’inizio fa male, ma morire all’altro, per l’altro, nel matrimonio è alla lunga, negli anni, fonte di pace e la solida base di una profonda e più che fraterna amicizia. E’ bellissimo vivere ed invecchiare insieme. Arrabbiarsi ma anche perdonarsi e sorridere dei difetti propri e dell’altro. Credo che la bellezza del matrimonio e della famiglia cristiana, imago dei, icona dell’amore di Dio per la Sua Chiesa, abbiano in questo terzo millennio il reale potere salvifico di riaprire il Cielo e ridonare speranza a una generazione ferita, indifferente e direi oggi morente.

    1. alvise

      LEVA LE PAROLE DIO SALVIFICO CHIESA CRISTIANA ETC. e avrai quello che cercano di fare le famiglie italiane, quale più quale meno…
      E poi, abbi pazienza, perché sempre questo tono da omelia, da esegesi biblica, da chiostro dei frati???
      Perché non parli da pesona ssemplice-normale?

      1. “Da chiostro dei frati”!!! Forte Alvise! 🙂
        Capisco le tue osservazioni, ma vorrei farti alcune domande: perché non capita veramente di trovarsi con persone che ritengono che i cavalli siano fondamentali in ogni discorso? E poi, soprattutto, perché è difficile capire che “cristianesimo” vuol dire “come” prima che “cosa” e “perché/per Chi” prima di “effetto/risultato”?
        Sinceramente, vorrei delle risposte su questi punti.

  7. alvise

    FEFRAL: PERCHE’ DOVREI MOLLARE?
    Aspettiamo, almeno, che ci risponda qualcosa
    LAURA GOTTI TEDESCHI….
    O MOLLARE SUBITO E’ MEGLIO?

    1. danicor

      Anch’io avrei da dirti tante cose, ma sono presa da questione che ogni famigliuola (con o senza credenza, come l chiami tu) ha da fare. Cerco solo di proporre un percorso di ragionamento:
      1) Ammetere la possibilità che Dio esista, quello lo puoi fare usando la ragione. Il caso ha creato tutto ciò che esiste? Le leggi che reggono l’universo si sono “auto istituite” oppure c’è un’intelligenza superiore che ha disposto le cose in tal modo???? Questo prescinde da questa tua pretesa, ho si dico pretesa, di sentire Dio, di sentire chi sa la che cosa… Prima ammetti la possibilità che ci sia, con la tua testa, poi vedrai che il cuore segue…
      2) Ammessa suddetta possibilità, proviamo a pensare: se Dio c’è, c’entra o no con la nostra vita ( quella normale, delle scarpe spaiate, delle fragilità nostre, ecc…)
      3) infine proviamo a ragionare su quel Gesù, personaggietto scomodo ma che, volenti o nolenti, ha fatto si che gli anni si contino prima di Lui (AC) o dopo di Lui (DC): per me non ci sono alternative Alvi: o è Dio, o era un pazzo!!!!
      E so che tu ti arrabbi, ma in fondo vuoi domare il drago che hai dentro, vuoi andare oltre. Oppure sei masochista a frequentarci!!!!
      O sbaglio ???

  8. Fefral

    Ma no Alvi’ non mollare. Anche perché per ora non posso rispondere alla valanga di post che hai scritto, invece ho qualcosa da dirti. Ma torno piu tardi! Buon sabato a tutti!

  9. Carissima Costy, ben tornata. Senza nulla togliere ai tuoi collaboratori, giovani , freschi e ben dotati, la tua impronta è inconfondibile. Solo a te può succedere l’inconveniente babbuccia/scarpa, ed è proprio questo il motivo per cui ti voglio tanto bene. Io prima ho conosciuto la tua imperfezione, umana, normale e disarmante, poi la tua genialità. Ed è solo allora che ho capito come avevo fatto ad accettare di lasciarti l’amico di cui sono sempre stata gelosa, pur sapendo di non poter offrirgli di più di tanto amichevole trasporto e comprensione. Perchè tu sei capace di farti guidare (guid are, guarda un po’ 😉 ) ma anche di metterti a capo di veri e propri movimenti, come nel libro e nel blog vediamo. Di teorizzare e di fare la mamma alla quarta…!
    Per il resto , sul tuo post non sono d’accordo: nel leggerlo , ho tanto la sensazione che la mia edizione di matrimonio e genitorialità conteneva un codice cifrato che ancora non ho ancora decriptato.
    Secondo me l’Identità è importante, identità che, sia ben inteso, E’ da donare e non da tenere per se’. Ma dobbiamo sapere chi siamo e amare al meglio che possiamo e farci amare per quello che siamo.

    Servire, servire sempre. Fare spazio. Dare così ogni giorno una bottarella a quel drago (il mio ha ripreso pigolo da quando ricevo tutti questi complimenti).

    Nella coppia significa accettare le incomprensioni, le piccole delusioni, le ferite, le volte in cui non ci sentiamo valorizzati, capiti davvero, cercando di non cedere alla tentazione di pensare che con un’altra persona sarebbe diverso. Tante coppie cadono in questa illusione e buttano via tutto.

    Su questo sono d’accordo, ma al verbo servire io sostituirei donare, che è diverso. Quando facciamo un regalo, infatti, scegliamo la carta e il fiocchetto, che sono nostri.
    E a FAR SPAZIO aggiungerei anche AVERE SPAZIO se no è la morte. Se no che ci stiamo a fare : siamo traslocatori dell’amore, delle relazioni?

  10. Alessandro

    Nel cuore della Trinità s’agita un ineffabile “rivaleggiare” tra la Persone ad essere fedele (sottomessa, direi) ciascuna all’altra. Il Figlio è fedele (obbediente, sottomesso) al Padre, e nell’essergli fedele lo glorifica. Ma pure il Padre è fedele (obbediente, sottomesso) al Figlio, e nell’essergli fedele lo glorifica. Che il Padre sia obbediente al Figlio può suonare strano a chi pensa che al Figlio, in quanto generato, non s’addica di ricevere obbedienza dal Padre. Chi ragiona così tende a confondere il rapporto di generazione intratrinitario con quello che c’è in natura, che è di tutt’altra pasta. Ma bisogna prendere sul serio il dato che Padre e Figlio sono della stessa sostanza: se si considera opportunamente ciò, si può in qualche modo traguardare alla ineffabile reciproca obbedienza di Padre e Figlio.

    Nel Vangelo di Giovanni la dinamica è emergente.

    “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te” (Gv 17,1). Che, se vale il discorso che ho delineato, si può rendere così: “Padre, è giunta l’ora, dammi gloria, cioè sii fedele/obbediente al Figlio tuo fino alla fine, perché il Figlio tuo ti dia gloria, cioè sia fedele a te fino alla fine”.
    Ciascuna Persona ha gloria nell’essere perfettamente fedele all’altra. Ecco perché il Figlio può dire che per lui glorificarsi significa essere fedele (obbediente) al Padre consegnandosi liberamente alla Passione: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna” (Gv 12, 23-25).

    Certo questa circolazione trinitaria di fedeltà/obbedienza tra le Persone “funziona” (cioè, non svilisce la dignità di ciascuna di esse, anzi di questa dignità è la cifra distintiva) perché è comandata dall’Amore perfetto, è perfetta obbedienza nel perfetto Amore. Dove l’amore langue, obbedienza fedeltà sottomissione purtroppo si degradano, fa capolino la prevaricazione. Ecco perché nei legami tra noi peccatori purtroppo la sottomissione si accompagna all’oppressione esercitata sul sottomesso. Ma questo è il frutto bacato del serpente, il lezzo del Drago. In origine non era così, e Cristo c’ha redenti perché anche per ciascuno di noi possa non essere così.

    Se vi ho annoiato scusate. Sono piccole personalissime note a margine del Vangelo di Giovanni, alla luce della “sottomisione”, questa “cosa” così bella e rischiosa e impegnativa alla quale è intitolato questo bel blog (e rischioso e impegnativo?)

    1. Cercherò di non essere omiletico (grazie Alvi!).
      “Dove l’amore langue, obbedienza fedeltà sottomissione purtroppo si degradano, fa capolino la prevaricazione. Ecco perché nei legami tra noi peccatori purtroppo la sottomissione si accompagna all’oppressione esercitata sul sottomesso”: secondo JPII

      1. Alessandro

        Non ho capito Livio, sei d’accordo con quello che scrivo, no?
        Dici che le mie parole che citi rispecchiano il pensiero a JPII? Ne sarei felice, caro Livio! Grazie mille per avermi letto!!!

      2. alvise

        NOI PECCATORI CHI???
        Ma PERCHE’ SEMPRE QUESTO ATTEGGIAMENTO DAVVERO MEDIOVALEGGIANTE???
        E poi certo che se non c’è amore ce sta che ce sia la prevaricazione, più facile, nun ce piove!!!
        Non c’era bisogno di Tanto Papa per dire una cosa di questo genere!!!
        Se in una famiglia non ci si ama può essere un inferno, o anche peggio, sicuro!!!!!

      3. Alessandro

        ALVISE

        “NOI PECCATORI CHI???”

        penso che tutti i cattolici si considerino peccatori. Se tu non ti consideri peccatore, liberissimo di ritenere che quel “noi” non ti includa

        “Ma PERCHE’ SEMPRE QUESTO ATTEGGIAMENTO DAVVERO MEDIOVALEGGIANTE?”

        Che gli uomini siano peccatori non è, per un cattolico, un’idea mediovaleggiante; è vero nel medioevo, oggi e fino alla fine dei giorni

        “Se in una famiglia non ci si ama può essere un inferno, o anche peggio, sicuro!!!!!”
        Bene, almeno mi pare che su questo siamo d’accordo

    2. … secondo JPII, dicevo, questo accade quando dalla logica del dono si passa a quella della concupicenza, e l’altro, in una logica di dominio, diventa un oggetto per la soddisfazione del proprio piacere. E’ questo il labirinto da cui, in particolare, i rapporti tra uomo e donna non riescono ad uscire; è il piano inclinato su cui scivolano tutte le istanze di emancipazione della donna, perché mettono uomo e donna uno contro l’altro.

  11. alvise

    SCRITERIATO: intanto non mi piace il tuo stile a mezzo tra il paludato colto e il simpaticone intelligente e arguto,la forma della scrittura (semipaludata) già ti mette in una posizione ambigua e insincera.
    Un’altra cosa, no, né Wilde, né gli altri umoristi che tu citi mi sembrano adeguati a rendere l’idea della peculiarità(sic!)stilistica della dottoressa.
    Lo stile è, piuttosto, purtroppo, ma l’ho già detto, (io almeno la vedo così)il linguaggio è quello dei 16enni su FACEBOOK, tutto battutine, trovate buffe, giochetti di parole, tutine, incidentucci, perplessità tanto spiazzanti(!) manierismi di tutti generi relativi a questo “modo” mortifero (per il cervello) di questa scrittura decerebrata. Cosa c…. c’entra la Capella Sistina!!!!

    1. paulbratter

      forse SCRITERIATO è davvero colto, simpatico, intelligente e arguto. e che forse tu fingi quando fai l’irascibile, burbero, nichilista, permaloso?

      1. alvise

        Dire le cose semplici e chiare, senza sguerguenze pseudo-culturali (ripeto, PSEUDO!!!)

    2. «SCRITERIATO: intanto non mi piace il tuo stile a mezzo tra il paludato colto e il simpaticone intelligente e arguto,»

      non può immaginare quanto questo m’addolori

      «la forma della scrittura (semipaludata) già ti mette in una posizione ambigua e insincera.»

      questo non glielo consento! domani all’alba dietro il convento delle Carmelitane

      «Un’altra cosa, no, né Wilde, né gli altri umoristi che tu citi mi sembrano adeguati a rendere l’idea della peculiarità(sic!)stilistica della dottoressa.»

      Io comincerei a leggerli!

      «Lo stile è, piuttosto, ….. tutto battutine, trovate buffe, giochetti…, tutine, incidentucci, perplessità … manierismi di tutti generi relativi»

      Lo dicevano anche di Mozart, sa? (Mozart il musicista, dico)

      «Cosa c…. c’entra la Capella Sistina!!!!»

      Ci pensi con calma, vedrà che ci arriva da solo.
      Questo suo eloquio da trivio, però, lo usi davanti allo specchio, per favore.

      1. in primis, è richard gere
        in secundis, è riferito al commento di Paul Bratter qui sopra, e non a lei, giacché al minuto 1,30 del filmato c’è la battuta che volevo citare: quanto mi piace quest’uomo, riferita al commento di Paul Bratter. Se questa battuta sta in un film con richard gere, io che ci posso fare?

  12. alvise

    CYRANO: MA E’ UGUALE!!!
    Famiglia atea. Come vive? Come ne “La Bohème”.
    Come vivo? Vivooooo!E questo vuole dire tutto e nulla, come per una famiglia critiana.Questo il come.
    Per che? per una famiglia atea potrebbe essere per essere felici insieme, per avere una vita dignitosa, onesta, avere dei figli da educare, per esempio, al rispetto degli altri, alla solidarietà, al rispetto per per i deboli, per gli ignoranti, gli oppressi, per gli animali, anche.
    Per Chi? Ma già lo scrivi con la C maiuscola? che fai?
    Suggerisci la risposta? No, per me , no. Io dico: per noi, per la moglie i figli gli altri la società, che diventi un po’ meglio di questo schifo, che si impari l’EDUCAZIONE CIVICA e anche quella normale, che sarebbe già un passo avanti, notevole. Effetto? Non sentirsi degli stronzi. Risultato?
    Speriamo che ci sia un risultato, non si sa, ma impegnarsi sì!!!

    1. paulbratter

      guarda che è l’infinita disputa:

      l’uomo è buono per natura contro l’uomo che ha il peccato originale

      l’uomo tende al bene (basta un po’ di “educazione”) contro l’uomo che ha bisogno di Dio, perche Dio è il bene

      vivere nel migliore dei mondi possibili contro vita eterna

      Voltaire contro Cristo insomma

    2. Fefral

      Mamma che discorsi difficili! Volevo provarti a spiegarti, Alvi’, che Dio non è qualcosa di appiccicato nella mia vita, e che non è neppure la bussola (a chi ti riferisci dicendo “è il vostro giornale”? Io non so neppure cos’è!). E che hai ragione quando dici che le cose buone di una famiglia cristiana sono esattamente le cose buone per una famiglia non cristiana. Non c’è noi e voi. La fede poi non basta per fare di un uomo, di una donna, dei cristiani. E poi volevo dirti che non ho nessuna intenzione di star qua a convincerti che Dio esiste. Mi chiedo cosa ti spinga a passar tanto tempo in un blog in cui tu, come non credente, sei in netta minoranza, ma si tratta di semplice curiosità femminile, quindi non è necessario tu risponda. Certo che per me l’argomento Dio è un po’ diverso dai cavalli, ma non ho voglia di spiegare perché. Il fatto è che non è appiccicato a ogni mio discorso ma ogni cosa della mia vita lo riguarda, come ogni cosa della vita dei miei figli riguarda me, come quando accendi una luce in una stanza che quella illumina le cose che ci son dentro, non è che cambia nulla, le cose sono le stesse di prima, nulla viene tolto e nulla viene aggiunto, ma con la luce accesa tutto sembra diverso. Ecco cosa volevo provare a spiegarti, che hai ragione, non c’é differenza tra metterci Dio nella vita oppure no, la vita non cambia…eppure cambia tutto con la luce accesa. E non c’entra credere o non credere in questo Dio, alvi’, a me la luce non si è accesa credendo nella sua esistenza, la luce mi si è accesa quando ho provato per lui un sentimento che somiglia a quello che provo per i miei amici, i miei figli, mio marito. E quando ho iniziato a volergli bene ho un po’ capito (ma un po’ perché non ci si riesce tanto) che me ne vuole infinitamente di più e non si può, davvero quando lo conosci non puoi, non innamorarti di qualcuno che ti ama così. Questo è Dio nella mia vita e allora tutto il resto è conseguenza, e tutti questi discorsi interessantissimi un po’ mi annoiano peró sono importanti, per carità. Non penso che tristezza la vita di chi non lo conosce, penso solo che ho avuto culo io a incontrarlo, poi non cambia nulla davvero, faccio la stessa vita che farei se non credessi, sarei forse solo un po’ più stronza, ma senz’altro sarebbe una vita meno piena di quella che ho adesso.

      1. fefral

        scusate gli errori di battitura e l’italiano poco fluido, scrivo dall’iphone con un figlio in braccio

      2. Alessandro

        CIAO PAOLA!!!
        C’hai ragione, oggi so’ stato un po’ trombone, con tutti ‘sti paroloni…

      3. Ensomma….cari i miei Narcisi Vanesi: vi ci mancava pure Scriteriato per sgabinare di brutto!!!
        Scriteriato? Con tutta la simpatia del mondo 😉

      4. Alessandro

        Per star dietro a ‘sto blog come minimo bisogna imparare il latinorum, non c’è niente da fare, cara Paola.
        ‘Sta settimana in preda ai sensi di colpa ho cominciato a sgrossarlo. Son contento perché ho cominciato a dire le prime parole (sai, come da piccini, quando si dice ma-ma, pa-pa). Adesso pronuncio correttamente:

        AUTOBUS, FILOBUS, REBUS, OMNIBUS, VELOCIRAPTOR, TELEPASS e BANCOMAT

        Ti aggiorno sui progressi, se ti va!

      5. Ma io il latino l’ho studiato, e anche a livello universitario. E l’ho anche molto amato!!
        Ma non riesco a starvi dietro lo stesso!!!
        Anche se..udite, udite : il tecnico della lavastoviglie è venuto ad aggiustarci la stessa, di sabato e di ponte (secondo me perchè è brutto tempo!!)

        Laudate eum

    3. Tosta Fefral…
      ribadisco solo una cosa, Alvise: non hai risposto alla prima domanda.
      E poi lo sai che il nichilismo non è fatto per risparmiare le buone intenzioni. Una cosa che condivido molto, parlando con tanti atei onesti, è che non ci possiamo inventare Dio solo perché ne sentiamo tanto la mancanza…

  13. alvise

    A me non mi fa paura essere in minoranza, a me interessa
    discutere di questi argomenti, sempre mi hanno interessato, li conosco a fondo, alla pari di chiunque altro, non meno, anche io ahimé studiai(MA IO PER DAVVERO!!!)sono sempre state il mio rovello, la filosofia, le religioni, l’antropologia, la società, la storia, la politica, le scienze, i fondamenti(presunti?) delle scienze, l’arte , la musica (sì lo so chi era MOZART)la letteratura (Sì li ho letti, scriteriato!) lo sport, la corsa (ho corso fin che ho potuto, e forte) le persone, anche, mi interessa, parecchio, ma che siano persone da ragionarci no da sentirmi dire, ma te, però, non ti rilasci, sei contratto, non accetti, non ti disponi all’accettazione, ( e sei io vi dicessi che la notte passato mi sono disposto tutta la notte all’accetazione, buono buono?)e comunque, a questo punto, per noi Gesù, te che ce stai a fa…

    1. fefral

      che te non c’hai paura di essere in minoranza si è capito (direi pure che ci godi parecchio). Che hai studiato (senz’altro più di me che però il liceo classico l’ho fatto anche io eh, ora non è che solo queste giovani cattoliche bellissime come fotomodelle fanno il liceo classico) pure si capisce. Ma scusa chi ti ha detto che sei contratto? Che se per caso questo hai capito da quello che ti ho detto io hai capito male! Io ti ho detto nun ce penza’, lascia perdere…. che c’hai la fissa, come quel tale di cui parlavi che c’aveva la fissa di andar di corpo. Che più ci pensi peggio è. Vivi, come già tu vivi, dalle mie parti si dice pienz’ a salute. Campa, conosci, ama, soffri, godi, vivi…. e muori, che poi si muore, tutti. Io mi cago sotto pensando alla morte e devo dire che il dubbio che Dio fosse una via comoda per fuggire la paura della morte m’è venuto un po’ di volte.
      Senti, per me Gesù è vero quanto te, anzi no, più di te che alla fine tu sei un nome su un blog, neanche so che faccia hai, magari neppure sei vero, però un po’ mi pare di poter pensare che lo sei, che sei vivo, che dietro quelle parole scritte c’è una testa pensante, un uomo vivente, un cuore che ama o che odia o che si incazza, degli occhi che guardano, piangono, ridono… Beh alvì, per me gesù è più vero di te, ci parlo più spesso che con te, lo vedo dietro, accanto, le persone che amo, lo frequento nei sacramenti, lo conosco attraverso il vangelo, mi fa compagnia, gli faccio compagnia, è un amico, lo è davvero, che ti devo dire, sono pazza? forse sì. Detto ciò, pensiamo alle cose importanti: la ricetta del pollo al curry?

  14. Alvise,
    intanto sono sicura che non sia necessario credere in Dio ed essere cattolici per essere delle brave persone, avere una bella famiglia e, soprattutto, avere dei valori in cui credere. Anzi, ti dirò, in confidenza, che spesso è più facile e stimolante parlare con persone che non hanno fede, e moolte volte si rivelano più intelligenti, simpatici, perbene che non molti cattolici sedicenti tali e buoni solo ad andare a messa senza sapere perchè e ad accendere un cero in Chiesa prima di un esame sperando nel miracolo(tipo me!). La differenza credo stia nel modo in cui sei arrivato ad avere fede (che è un dono sì, ma devi anche cercarla no?) e nel modo in cui la vivi. I discorsini pseudo-clericali-dottrinali non piacciono nemmeno a me, e come dice una mia amica, la semplicità paga sempre!! Ciò in cui si crede va fatto proprio e va espresso con parole proprie, senza dogmatismi o ansie di voler dire a tutti i costi come stanno le cose punto, altrimenti diventa difficilissimo trovare terreno comune di condivisione per potersi comprendere. Però il terreno comune lo si deve creare sia da una parte che dall’altra, no? Quindi, non puoi pretendere che chi ha fede come Costanza, non ricerchi Dio in ogni cosa che fa, anche nel rapporto con il marito. Questo non vuol dire che chi non ha fede non possa comunque vivere bene e felicemente la vita coniugale e familiare, ci mancherebbe altro!

  15. Luigi

    @Alvise
    Io non so come sia vivere senza Dio, mi mancherebbe tutto. Ho già detto quello che farei. Non terrei neppure famiglia oppure avrei figli sparsi in tutti i continenti. Se tu riesci a vivere senza, tanto di cappello ma io non riesco a capirlo come fai. Avrei un orizzonte limitato a questa vita e per chi è morente ancora più limitato. Sarei preso dall’angoscia della sofferenza e dell’ingiustizia (bambini che muoiono, che soffrono, violenze gratuite, stupri, ecc.).Affogherei tutto in alcool e sesso (piaceri carnali).

  16. danicor

    Se vede Alvi che hai studiato ste cose!
    Io ho studiato di sicuro meno do te e di tutti i letterati del blog, che ammiro e stimo. Ma poi ho guardato tantissimo le persone, le azioni, i modo di fare di genitori, fratelli, figli e nipoti. Di gente ricca di brutto e di gente povera altretanto (perché nella vita ho avuto la fortuna di frequentare e un pó appartenere a entrambe le categorie). Infine ho visto gente senza Dio e gente con Dio, soprattutto ho visto me stessa dove tendevo da senza Cristo e a quello che si aspira ad assere con Cristo… E mi sono accorta che non è uguale, non è la stessa cosa. Lo può sembrare da fuori, ma non lo è. Io non avrei la stessa vita Fefral. Per vale quello che diceva Wilde “La Chiesa cattolica è soltanto per i santi e i peccatori. Per le persone rispettabili va benissimo quella anglicana”, ma sostituirei la fine con “Per le persone rispettabili va benissimo il politically correct”.

      1. Luigi

        Infatti tu sei solo un peccatore come me, non sei rispettabile. Quindi ‘sta coi amighi.

    1. danicor

      Errata corrige: Per vale doveva essere Per me vale…
      Ma anch’io come Fefral scrivo dal telefono… Pardon!

  17. alvise

    SCRITERIATO: Sì, hai ragione, RICHARD GERE, forse il film dell’altro giorno mi si è mescolato, o forse sono solo un demente….

  18. alvise

    Sciteriato: fa attenzione!!!
    ….precipitevolissimevolmente!
    (sennò, con la “e” davanti non torna le sillabe)
    Ai Carmelitani? A che ora?

    1. Luigi

      Sul Foglio oggi c’è un articolo che forse ti piacerebbe che parla un po’ di puritanesimo e come questi non abbia fatto altro che sostituire il confessionale con il sapone.

  19. Antonio

    Perdonatemi se non mi avvalgo del tasto ‘Replica’, preferendo dare una sorta di continuità all’argomento – peraltro centrale in quest’articolo. Faccio riferimento al dibattito aperto da Costanza, alimentato dall’interessante spunto fornito dal buon Scriteriato.

    Non intendo entrare nel merito delle considerazioni rivolte a Costanza, bensì soffermarmi su quanto Scriteriato scrive in relazione al concetto di umiltà. Trattasi di una questione che ultimamente fa sin troppo spesso capolino tra i miei pensieri, facendo emergere prepotentemente le due facce di cui è composta la mia personalità – sì, che tutti si conviva con una sorta di “doppia personalità” ce lo disse quel Nazareno, secoli prima di qualsivoglia scienziato della mente. D’altra parte lo stesso Cicerone diceva: “Non esiste peggior nemico di noi stessi”.

    Tuttavia, a differenza di tutti quei superficiali “ordinatori del pensiero”, Gesù non si limitò a mettere in evidenza una presunta diagnosi: nel suo stile fortemente realista e concreto (questa farà ridere “chi la sa lunga”), lungi dalle chiacchiere speculative fine a sé stesse, dopo aver rintracciato il problema ci ragguaglia subito in merito alla sua risoluzione. Ecco il perché del “senza di me non potete fare nulla”. Ma non si tratta di astrazioni gettate lì a mo’ di sentenza. Come ogni medico che si rispetti, Lui sa che il primo passo verso la guarigione è la consapevolezza. Da qui l’invito a ragionare su noi stessi, sulla nostra innegabile debolezza, alla quale però (scandalo!) non ci si deve rassegnare.

    Sono dell’avviso che sia questo il passaggio su cui ci areniamo. Tutti, credenti e non! Dal canto nostro, noi sedicenti cristiani tendiamo sempre più a fraintendere il concetto di subordinazione, scadendo nella becera rassegnazione. “Tutto è nelle mani di Dio”, si dice. Il che ci induce, quasi inconsciamente, ad una stasi perenne; ad un’inazione cronica che tarpa le ali a qualsiasi tipo di miglioramento. Ma come è possibile, visto che Cristo per primo ci invitava a migliorarci?

    Quella presa di coscienza, riguardo il nostro strutturale limite, ci ha reso inermi, privi di mordente. Da lievito che dovevamo essere, siamo diventati polvere nel deserto. Tanto che anche altrove si parla di “rassegnazione cristiana”, marchio di fabbrica che di certo non contraddistingue il cattolico, bensì il protestante, arresosi all’annacquato concetto di Provvidenza, sfociato nelle assurde e mortificanti tesi vertenti sulla “predestinazione”.

    Ma in tutta onestà, possiamo dirci noi avulsi da certe prese di posizione? L’impotenza dinanzi al mondo, l’arrendevolezza dinanzi a noi stessi, l’abdicazione alla ragione in nome della ragione stessa… non sono forse tutte cose che accomunano credenti e non credenti?

    A mio avviso Scriteriato rende efficacemente queste due diverse prospettive facendo ricorso a due termini che definire azzeccati è dire poco. Da un lato l’umiltà, dall’altro l’umiliazione. Prendo ad esempio i fatti di cui si parla nel Vangelo, rifacendomi all’episodio in cui Gesù viene tratto al Sinedrio dalle guardie. L’atteggiamento descritto in quelle pagine cosa denota? Non parlo degli eventi nudi e crudi, ma dell’atteggiamento di quell’ebreo difronte ad essi. Ed è bene sottolinearla tale precisazione, perché metaforicamente agisce su più piani di significazione.

    Quello più astratto, e quindi meno alla portata, secondo cui non ci si deve mai soffermare più del dovuto su ciò che viene “da fuori”, non prima di aver degnamente lavorato su ciò che viene “da dentro”. Quell’Uomo era pronto a ciò che stava accadendo perché si era “preparato”, e non l’aveva certo fatto attraverso simulazioni, così come si fa per le fughe antincendio oggigiorno.

    Il secondo, di gran lunga più evidente, ci consegna la figura di un Uomo che non fece nulla per essere forzatamente condotto a quel modo presso i potenti del tempo. Il suo atteggiamento fu radicalmente umile in quell’occasione, quasi distaccato. Profondamente convinto di non aver fatto nulla di male, non si consegnò di sua sponte, o meglio, non fu lui a pregare chi gli stava attorno di percuoterlo, tradirlo, sputargli e via discorrendo. Non c’è nemmeno l’ombra di arrendevolezza in Lui durante quelle ore. Anche Lui ha dovuto vincere sé stesso, sottoponendosi a tutto ciò senza volerlo ma in vista di qualcosa che sovrastava l’Uomo preso a sé stante. E’ sintomo di resa chi prega ardentemente “Padre, se vuoi, risparmiami questo calice amaro”? E soprattutto, verso chi o che cosa?

    Si arrende in relazione alla propria missione? Al Padre che sta pregando? Alla sua paura? Alla sua voglia di vivere?

    Non saprei, ma da questi brevi passaggi traspare la radicale umanità del Cristo. Lui ha paura, una tremenda paura. E’ consapevole di quel che dovrà accadere, almeno quanto lo è circa il motivo per cui Lui si trova lì. Eppure ha paura, versa lacrime e suda sangue. La sua resa è interiore, finalizzata solo ed esclusivamente alla meta da raggiungere. Sì perché la croce, e questo probabilmente lo sanno tutti, altro non è che una tappa verso la meta, accettata solo ed esclusivamente in relazione ad essa. Qui c’è chi studia Filosofia e Teologia, quindi non dico nulla di nuovo citando S. Tommaso quando dice che la volontà non può che essere mossa da un fine. Ma poiché in tal senso non ho avuto abbastanza tempo per ragionare, preferisco non divagare oltre.

    Insomma, l’esempio che traiamo da quella disposizione d’animo che precede immediatamente la Passione è di umiltà, non di umiliazione. Se Lui si fosse umiliato, anziché restare umile, probabilmente avrebbe avuto salva la vita. La sua umiliazione lo avrebbe riscattato, dando soddisfazione a dei giudici che lo volevano prostrato a loro, e che invece hanno dovuto far fronte ad un muro invalicabile. Ripeto, davanti a quel teatrino, a cavallo tra tribunale giuridico ed avanspettacolo, Gesù non si umiliò affatto. Semplicemente, restò umile.

    Per quanto mi riguarda, temo che l’incessante lavorio di traduzione e, non di rado, rielaborazione di quei Testi, limiti oggettivamente la loro intrinseca potenza. Quando si parla di “servi inutili”, per esempio, non credo che si alludesse alla stessa accezione che oggi ha assunto il termine “inutile”. Ritengo che delle basi filosofiche siano la base per comprendere certe pesanti affermazioni, quantomeno in virtù dell’elasticità che questa disciplina dona a chi vi si presta. In un’epoca in cui il concetto di “utile” è talmente inflazionato fino ad essere stato totalmente snaturato, è pressoché impossibile comprendere la portata di certe frasi. Come buona parte degli aggettivi positivi che ci sono stati trasmessi dalle antiche tradizioni, anche quello di “utile” si è arreso ad una rielaborazione fuorviante. Ecco allora che “utilità” diventa “utilitarismo”, “bontà” “buonismo”, “pace” “pacifismo” e tutti i vari -ismi che dal ‘700 in avanti sono stati sdoganati. Ed è interessante notare come tutto sia partito da quel primo stravolgimento di significati, col passaggio di testimone da “ragione” a “razionalismo”. La matrice fu certamente quella.

    Il termine “utile”, suppongo, al tempo disponeva di un’accezione piuttosto nobile. “Utile” inteso come ordinato a qualcosa di alto; “utile” poiché indiscutibilmente e strutturalmente rivolto al meglio. Un “meglio” che non si presta ad interpretazioni, s’intende. E’ un po’ acerba come spiegazione, nonché tutt’altro che risolutoria, ma è probabile che l’inutilità a cui allude Gesù fosse proprio questa: macchiati come siete stati, mai più sarete in grado da soli di elevarvi, di raggiungere ciò per cui, da principio, eravate stati creati. Torniamo a quanto espresso parecchie righe più sù: Lui conosce il problema, ma non si ferma ad esso. Data questa vostra strutturale impossibilità di allinearvi perfettamente a quell’ordine secondo cui eravate stati creati, non siete “utili” ai fini di quell’ordine stesso. La questione, mi rendo conto, è molto più complessa e articolata, ma per ora è meglio fermarsi a queste opache considerazioni.

    Per chiudere, volete un esempio di umiliazione, giusto per opporlo a quanto rilevato in merito all’umiltà?

    Ebbene, umiliato è uno che, in mezzo agli altri, parla di sé stesso come di un coglione; come di un buono a nulla capace solo di autocommiserazione. Uno che finge di essere umile, ma che umiliandosi volontariamente (e con fare quasi compiaciuto) pecca dell’esatto contrario, ossia di superbia. Dove sta la superbia? Ma è chiaro! Sta nel fatto di essersi definitivamente arresi alle proprie debolezze, sventolandole ai quattro venti anziché lavorarci con discreto riserbo. Quasi come se costui fosse l’unico ad avere “problemi”. Anche questo è frutto della mentalità imperante. Non totalmente condivisa, ma imperante. La sincerità spinta ai massimi termini, diventando l’esatto contrario di ciò che doveva essere. Dimenticando impunemente, anzitutto, quel grandioso tesoro che è in ognuno di noi. Quella molla pronta a scattare in ogni istante, e che per molti non scatta mai. E poiché non scatta, allora ne neghiamo l’esistenza.

    Ma come tutti gli atteggiamenti dissimulati, anche l’umiliazione, ad un certo punto, tradisce sé stessa. Ecco il perché di certi commenti stizziti dinanzi ad interventi da incorniciare, come quelli di Scriteriato. “Non è giusto che lui scriva cose così interessanti, e per di più in quel modo ricercato! No, lui deve smetterla di essere così colto e intelligente!”, questo nascondo lamentele circa la prosa efficace dell’utente in questione. Ma in fondo, a pensarci bene, certi episodi sono anche sintomo di un’altra cosa, che avalla la tesi secondo cui “umiltà” e “umiliazione” non abbiano nulla a che spartire. Non essendo noi fatti per l’umiliazione, prima o poi ci succede di dover gettare la maschera, spesso senza nemmeno volerlo. A voi portare esempi di persone umili, che mai in vita loro sono venuti meno a questa vocazione…

    1. alvise

      SCACCO MATTO? SUPERBIA, ECCO COSA, SUPERBIA,ERA, QUESTO IL SERPENTE NASCOSTO (neanche tanto)!!!
      E ora, dopo lo smascheramento? La vergogna?
      La pubblica”umiliazione”? E te? Sempre lì? Pronto a scendere in campo al momento che uno insuperbisce (o è proprio superbo di natura sua, diabolica)?
      Un meta-blog, il tuo, aldisopra di tutto? Assoluto?

      1. fefral

        alvì, dai, che te lo sei scritto da solo che ti senti figo e pieno di te 🙂 che c’hai bisogno di qualcuno che ti smascheri?

    2. fefral

      antonio….ho fatto fatica a finire il post, lungo e scritto troppo bene per una che mentre prova a leggere il blog fa altre 3 cose insieme (non certo perchè son brava, che se lo fossi riuscirei a rinunciare a navigare in internet mentre faccio il ballo di isadora con mia figlia e intanto bevo i caffè).
      Hai ragione, pienamente ragione su umiltà e umiliazione. E tante volte l’umiltà (come l’obbedienza di cui parlavo prima) da virtù diventa vizio, degenerando in forme che poco hanno a che vedere con l’umiltà che ci insegna Maria.
      Però vedi…. prima di definire superbia l’atteggiamento di chiunque mi ritrovo accanto, qualunque atteggiamento abbia, io ci penserei su un bel po’. Che ne so io cosa c’è nel cuore di chi mi sta vicino? E’ vero, la superbia può assumere la forma che descrivi. E non è che te lo dico perchè ci arrivo per puro ragionamento…. per esempio è la forma di superbia che più spesso colpisce me. La superbia è subdola, si insinua in tutti i modi, alla fine il peccato originale cos’altro è se non un atto di disobbedienza fatto per superbia, chi di noi può considerarsene immune? Però, Antonio, io, che ho già tanta difficoltà a scoprire, smascherare, la superbia che fotte me proprio quando più penso di essere finalmente riuscita a liberarmene, ancor meno posso identificarla in qualcun altro. Non so…. a me il tuo post ha lasciato un sapore un po’ strano, come di giudizio. Qui lo scrivo e poi mi taccio su questo…. che magari è solo che ho mangiato troppo.

      1. Antonio

        Il tatto che hai usato, Fefral, esige una risposta. Risposta che, temo, non sarà definitiva purtroppo. Comprendo appieno il retrogusto lasciato dal mio intervento; non è il tuo pranzo. Ma ritengo si tratti di abitudine, più che altro.

        Oggi come oggi è sempre più difficile prendere le questioni di petto, dire “pane al pane e vino al vino”. Da un lato perché non è facile spiegarsi, dall’altro per i pregiudizi altrui. Io per primo faccio fatica a digerire un velato commento teso ad evidenziare un mio torto. E’ ovvio che questo avvenga anche in relazione agli altri.

        Ma anche in questo caso, come in altri precedentemente, quello che tu chiami “giudizio” non è rivolto al singolo. La mia è una ferma presa di posizione verso un fenomeno, non un dito punto verso “chi mi sta accanto”. Bisogna sforzarsi di nutrire un profondo rispetto verso ognuno di costoro che navigano al nostro fianco, in balia delle onde. So che non è facile, ma è la via migliore. Ma questo non significa che si debbano tollerare i difetti, per di più legittimandoli. Visto l’ambiente, posso concedermi un’altra citazione: “odia il peccato, ama il peccatore”. Procedere in questo modo non implica alcuna condanna verso il singolo. Ma se oggi siamo impermeabili a qualsiasi netta presa di posizione, non è colpa di chi la posizione l’assume. Partiamo dall’errato presupposto che nessuno possa essere diretto verso certi atteggiamenti perché, in fondo, “nessuno e perfetto”. Grazie!

        Cosa c’è di nuovo in questo? Bisogna coltivare la curiosità verso ogni persona, perché dietro i loro vizi e le loro virtù trovi sempre un po’ di te stesso. E c’è un po’ di te sia quando sbagliano che quando indovinano. Ma la stasi di cui parlavo prima comporta anche questo, ossia la sospensione del giudizio. Figurati che fa comodo pure a chi non crede dire che, se mai esistesse un “essere superiore”, spetterebbe a lui e a lui soltanto il giudizio. Certo! A lui spetta il giudizio su ciascuno di noi in relazione a quel che sarà dopo questo viaggio – sempre che ci si creda, è chiaro. Ma qui il nostro giudizio deve assolutamente essere esercitato su ciò che serve e ciò che non serve. Diversamente perché il “discernimento”?

        Dunque capisci bene che l’astensione non sempre paga – anzi, non lo fa quasi mai. E se non integro il marchio S.A.I.P (Sono anch’io un peccatore) alla fine di ogni capoverso, non è perché non lo sia, ma perché mi sembra superfluo ricordarlo. In quanto uomo, lo do per scontato. Ci sarebbe qualcosa di perverso nel doverlo compulsivamente ripetere.

      2. fefral

        capisco quello che dici Antonio. Mi viene in mente come Gesù parla con la samaritana al pozzo. E’ un dialogo meraviglioso. Non so perchè mi è venuto in mente questo brano del vangelo leggendo il tuo post. Ci devo pensare un po’. E mi viene in mente anche Gesù che salva l’adultera che volevano tutti lapidare. E anche le parole dure che invece usa contro i farisei, sepolcri imbiancati. Perchè tratta con tanto affetto quelle due donne, senza certo far sconti sul loro peccato ma senza farle sentire giudicate, mentre non mostra comprensione per i farisei?
        E mi viene in mente come tratta diversamente Erode e Pilato. Al primo non dice nulla, col secondo si confronta. Perchè? Perchè lascia che Giuda vada a tradirlo, con che sguardo avrà detto a pietro che anche lui l’avrebbe rinnegato? Pietro si sarà sentito giudicato da Gesù?
        Come possiamo noi dire a chi abbiamo accanto che quello che fanno è sbagliato senza correre il rischio di guardare la pagliuzza senza far caso alla nostra trave? Come possiamo? Con che diritto?
        Te lo chiedo in tutta onestà Antonio, la risposta non ce l’ho. Io so che a me ci sono persone che possono permettersi di dirmi tutto, di dirmi tutto quello che sbaglio, senza mezzi termini, senza indorare la pillola. Altre invece non le tollero. Anche a me, Alvise, dicevano di correggere la mia superbia, il mio orgoglio. Non avevano torto. Ma non avevano nessun diritto di dirmelo. Ci sono persone che oggi mi dicono anche di peggio. Mi smascherano davvero, lasciandomi in mutande, nuda davanti ai miei difetti. Ma queste persone possono farlo. Che differenza c’è tra le prime e queste non lo so. Posso solo provare a immaginare.

      3. Antonio

        Beh fefral, le legittime domande che tu poni toccano argomenti che si possono appena sfiorare. Io però non mi prendo la briga di fare anche solo questo. Mi spiace, ma preferisco evitare.

        Se c’è qualcosa che mi pare opportuno evidenziare riguardo ai tremendi quesiti che rivolgi, è questa: in tutti gli episodi da te citati, Gesù aveva davanti un interlocutore. Lascia perdere che Lui sia Dio e tutte queste belle cose. La sua è una Legge alquanto strana, composta di tutto fuorché di codici. Il suo non è un catechismo in senso stretto… è un esempio. Ecco il perché, suppongo, di certe apparenti diversità di trattamento.

        Pietro, Giuda, la prostituta, Pilato e chi per loro hanno avuto la (s)fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Eccoli quindi catapultati nella storia, quali esempi che sovrastano la loro stessa persona. Giuda, poi… “leggenda” narra che “continuerà a sentire caldo” non per tradimento, ma proprio per superbia! La superbia di colui che pensava di non poter essere perdonato in alcun modo. Il suo peccato fu più grande di Colui con cui aveva vissuto per tanto tempo! Mah…

        Capire certe cose è un’impresa, a cui spesso non si riesce a venire a capo dopo un’intera vita. Per me è già tanto aver intuito che tutto ciò non abbia nulla a che vedere con la minestra riscaldata che ci propinano certuni, e da troppo tempo.

  20. alvise

    “…le mie ultime parole siano per quei selvaggi, la cui oscura tenacia ci offre ancora modo di assegnare ai fatti umani le loro vere dimensioni: uomini e donne che, nell’istante in cui parlo, a migliaia di chilometri da qui, in una savana rosa dai fuochi di sterpi o in una foresta grondante di pioggia, fanno ritorno all’accampamento per dividere il loro magro nutrimento, ed evocare insieme i loro dei; quegli indiani dei tropici, e i loro simili sparsi nel mondo, che ci hanno insegnato il loro povero sapere […]e che sono ahimé ben presto tutti destinati all’estinzione, sotto il trauma delle malattie e dei modi di vita – per essi ancora più orribili – che abbiamo portato loro, e verso i quali ho contratto un debito di cui non mi sentirei libero nemmeno riuscissi a giustificare la tenerezza che mi ispirano e la riconoscenza che ho per loro, continuando a mostrarmi quale fui tra loro, e quale, tra voi, vorrei non cessare di essere: loro allievo e loro testimone.”

  21. Laura C.

    Carissima Costanza… Quando ho letto il tuo libro, a pagina 222 ho avuto un attimo di scoramento… Tu scrivi: “L’indomani mattina mi alzerò alle sei, andrò all’austera messa dei monaci alle sei e venti, poi proseguirò lungo le mura Aureliane per una tonificante corsetta di mezz’ora. Tornerò a casa, infornerò i cornetti, farò una doccia corroborante e poi, dopo un’occhiata ai giornali, sveglierò tutti canticchiando “voglio vivere così, col sole in fronte””… Ho pensato: sono proprio una cacca! Ma ho tirato un sospiro di sollievo quando sono andata avanti a leggere “Ci fossi riuscita una volta, una in dodici anni”…. Allora ho sorriso e mi sono riconciliata con la mia vita!
    Sai Costanza, ti voglio bene e ti ammiro perchè sei fatta così, perchè non sei una superdonna, perchè non sei perfetta (se lo fossi ti troverei odiosa!); perchè il tuo sguardo è rivolto al Cielo!

    “L’unica sapienza di noi cristiani è la croce di Gesù Cristo. Quando ci sbatti il naso, contro la croce, quando ti viene addosso, l’unica cosa che sai è che sei un nulla, una briciola, e che esisti e sei vivo, in ogni istante, per un atto di amore totalmente gratuito e immeritato di Dio. Un Dio che ha sofferto, è morto e risorto per te, indicando così la strada.” E’ questo che mi piace di te! Condivido la tua stessa fede e gli stessi combattimenti quotidiani; io sono così fragile, così meschina a volte, così paurosa, così irosa e ingrata (quante volte mi dimentico di Dio…), ma quello che mi consola è che Dio mi ama così come sono, che a Lui posso chiedere perdono e che Lui provvede alla mia vita anche donandomi una Chiesa che è fatta di persone (e di bloggers!).

    PS: credo che siano stati i cornetti surgelati a mandarmi fuori di testa… ne ho una confezione in freezer da almeno sei mesi…!

  22. danicor

    Grazie Antonio!
    Una cosa che ho sempre pensato è che egocentrismo e autocommiserazione andassero a braccetto, ma mai avrei espresso questo concetto con la tua classe!

    1. alvise

      E VOGLIO ANCORA AGGIUNGERE…
      Ma lo sai quante ne ho buscate (botte vere!) dai preti nei collegi da fare accapponare la pelle, sentendomi dire che ero superbo, che dovevo stare zitto, che dovevo essere umile ) E’ tipico di voi miserabili ANTONI questa tecnica di screditare chi parla accusandolo di superbia di presunzione di tracotanza di falsità. In saecula saeculorum. (si scrive così?)

    1. fefral

      lacorsianumerosei
      24 maggio 2011 a 18:26 #
      BRAVA!!!
      LO sai, ad ogni modo, la cosa che mi dà più noia? che qualcuno mi approvi, che creda in me, che gli sia gradito, non lo sopporto!!!
      Prima cosa non ci credo a chi me lo dice e poi non lo credo in assoluto, e allora mi dà noia, mi indispone, mi fa stare male, mi mette nell’imbarazzo, mi pesa , mi disturba, non mi riguarda, è una cosa sbagliata,
      suona fesso, stonato, brutto!!!
      E’ anche per questo che nel mio BLOG (ma credo che sia anche questa una forma di pretenziosità)non ci metto altro che citazioni di autori, da leggersi e basta, senza giudizi, senza discussione, non c’è nulla da discutere, da approvare, sono pezzi di scritti vari allo stato brado, senza messaggi (che brutta parola)senza valutazioni, analisi, nulla. Ma anche così è troppo: è come se uno volesse dire: ecco, guardate io come sono bravo a scegliere questi bei pezzi etc.etc….

      io penso che in questo post si spieghi tutto

    2. Antonio

      Alvise, non è la prima volta che inveisci a questo modo, e ammetto che dopo un po’ la tentazione di non risponderti diventa sempre più forte. Ma poiché la tua sta diventando quasi una partita a scacchi (quantomeno nelle regole, non di certo nell’attenzione), preferisco anticipare la tua mossa. Sai com’è? Magari evito di essere tacciato io di superbia.

      Il punto è che per te è un continuo prenderla sul personale. Potrai anche rinfacciarmi una certa arroganza, tacciarmi di una pochezza di contenuti o affermare semplicemente che certe mie considerazioni rasentino il ridicolo. Non so fino a che punto, in quel caso, sentirei l’esigenza di controbattere.

      Ma quando affermi implicitamente che io “ce l’abbia con te”, beh… mi sembra abbastanza pretenzioso il tuo atteggiamento. Più che altro evidenzia il fatto che tu non ti sia nemmeno preso la briga di leggere quanto scrivo, il che rende vano ogni mio successivo intervento. Qualora fosse ambigua la cosa, chiarisco subito: l’atteggiamento verso cui mi scagliavo poco sopra tende a prendere in considerazione anche i tuoi commenti qui sul blog. Ma se pensi che nel mio lungo intervento (per la cui lunghezza mi scuso) abbia stilato un tuo identikit, non è difficile dimostrare che ti sbagli. Qualora poi tu voglia rientrare a forza nel profilo che descrivo, fai pure. Ma non è corretto dire che io ti ci abbia infilato a forza.

      Ed è evidente che tu non ti senta “figo”, qualunque cosa tu intenda. Hai semplicemente letto il termine “superbia” e sei partito per la tangente, senza soffermarti un istante in più su quanto scrivo dopo: la superbia è quella del “sono così e niente mi potrà permettere di cambiare” – con l’aggiunta in nota di “e deve pure starvi bene!”. In tal senso, ti senti superbo? No, non voglio una risposta. Se ti va, risponditi da solo, senza interpellarci.

      Perché vedi, scrivere su un blog/forum/sito comporta anche questo. Essendo uno spazio pubblico, ci sono utenti che replicano. Anzi, è la natura di questi mezzi quella del “botta e risposta”. Nei limiti della decenza, quindi, chiunque scrive si presta preventivamente ed implicitamente ai commenti più disparati. Se non ti sta bene, semplicemente, non scrivi. Ma se non scrivi non puoi confrontarti. E’ dura, lo so.

      A volte faccio fatica a capire perché dovrei “avercela” con gente che conosco di presenza. Figurati con te, Alvise, di cui a stento ho letto una serie di commenti su questo sito. Se dovessi prendere la parola tutte le volte che qualcuno dice cose a mio parere poco sensate, finirei col dovermi dedicare solo alla redazione di invettive. Così facendo, però, mi precluderei la possibilità di capire, o perlomeno, tentare di farlo.

      Qualcuno mi diede, anche se non direttamente, un bel consiglio. Lo riporto qui proprio perché non è mio, visto che per me è tempo di raccoglierli certi consigli, non di fabbricarli: “mettiti in gioco e non chiedere mai scusa per questo”. Il senso più o meno è questo.

    3. fefral

      alvì, ma perchè sei incazzato col mondo? capisco coi preti che ti menavano, ma gli altri che t’hanno fatto?
      Scusa l’invadenza. E’ che io scrivo qua perchè è stato un tuo post a tirarmici dentro. Prima mi limitavo a leggere i post di costanza e non leggevo i commenti

      1. danicor

        Mi piace il tuo stile puntiglioso…
        Poi ti vedo col telefonino a fare tre cose (male) contemporaneamente e mi medesimo. Io prima ero nel bel mezzo di una partita a palla avvelenata!

  23. Luigi

    Mah, Antonio sembra abbia ragione ma in questo caso mi sentirei più a mio agio con Alvise

  24. sorellastragenoveffa

    Per Antonio:

    “Insomma, l’esempio che traiamo da quella disposizione d’animo che precede immediatamente la Passione è di umiltà, non di umiliazione. Se Lui si fosse umiliato, anziché restare umile, probabilmente avrebbe avuto salva la vita. La sua umiliazione lo avrebbe riscattato, dando soddisfazione a dei giudici che lo volevano prostrato a loro, e che invece hanno dovuto far fronte ad un muro invalicabile. Ripeto, davanti a quel teatrino, a cavallo tra tribunale giuridico ed avanspettacolo, Gesù non si umiliò affatto. Semplicemente, restò umile.”

    Non sai quanto questa cosa che hai scritto mi abbia aiutato, è come se avessi passato un tergicristallo e azionato lo schizzetto su un vetro pieno di fango.
    Grazie, prima di dire perché ti sono così grata ci devo ragionare su ancora un po’.

    E per Fefral: Grazie anche a te, perché vista la lunghezza e gli impicci in cui sto avevo saltato a piè pari il commento di Antonio, poi ho letto la tua osservazione e quindi sono tornata indietro. Ho dovuto aumentare di due punti il carattere, me lo sono letto tutto, e ora sono più serena, ha ragione Dani, sei la numero uno!

    Approfitto per aggiornare: Filippo sta bene, sempre in pediatria, sempre sotto farmaci, ma bene, non vi dettaglio perché sarebbe noioso e fuori luogo, qui, ma vi assicuro che le vostre preghiere stanno facendo effetto!!!

    1. Hey Genni!! Non mi scappare eh?
      Ho deciso che quando ti becco ti dò i suggerimenti bibliografici…. 🙂
      Adesso sto studiando un libro interessantissimo, in un ambito che sto scoprendo sempre più avvincente : educazione e neuroscienze. Quando finisco, passo sul computer “bello” e ti invio nuovi suggerimenti.

      Ps se vuoi scrivermi all’indirizzo “privato” (lo trovi due post fa ma anche cliccando sulla mia inconcina), a me interessa sentire di Fili..solo se ti va però!!

      1. sorellastragenoveffa

        Paola, me lo sono segnato il tuo indirizzo, ora se lo ritrovo… attendi con pazienza, per adesso scappo perché vado alla Messa, così mi avvantaggio per domani!
        Mi sono segnata i libri che mi hai consigliato sullo stesso foglio dell’indirizzo, spero che non sia passato quell’ordinato di mio marito…
        🙂

      2. Clicca sull’iconcina che compare una paginetta con i miei dati…eventualmente dopo ti riscrivo tutti i titoli finora e poi i nuovi..
        baci baci e buona Messa

    2. Fefral

      Sorellastragenoveffa: ti conviene comparire un po’ più spesso perché io non sono tanto brava a ricordarmi di pregare ma quando vedo il tuo nick mi parte al volo un ave maria per il tuo piccolo eroe. Un abbraccio

    3. Antonio

      Se davvero ti sono stato d’aiuto, mi basta quanto hai scritto. Anzi, probabilmente sono io che debbo ringraziarti. Essere un po’ meno “inutili” (tornando in argomento) senza fare un granché. Fosse sempre così…

  25. sorellastragenoveffa

    per admin: sono solo io che mi impicco ogni volta o succede a tutti? e se i commenti venissero fuori in ordine inverso? dal più recente al più antico? soprattutto quando sono così tanti (cioè sempre) scorrere scorrere in giù mi fa confondere!

  26. Fefral

    @Antonio “Capire certe cose è un’impresa, a cui spesso non si riesce a venire a capo dopo un’intera vita. Per me è già tanto aver intuito che tutto ciò non abbia nulla a che vedere con la minestra riscaldata che ci propinano certuni, e da troppo tempo.”
    Sono d’accordo con te.
    Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Grazie per avermi risposto, Antonio. Scusa per le mie osservazioni. Ciao!

  27. danicor

    Ecco, non c’entra nulla con gli alti discorsi di oggi, ma finalmente ho l’iconcina anch’io! E dopo una settimana scrivendo dal telefonino, finalmente una tastiera… intanto che sorveglio i compiti di mio figlio in questa giornata grigia di pioggia!

  28. Allooooooora!!!
    Adesso faccio il riepilogo delle letture consigliate finora per i bimbi belli : gli interessati segnino che non ve lo ripeto più, eh?
    Che non mi state mai a sentire, uffa!!!!

    Dunque, siamo partiti con LA PRINCIPESSA SBADIGLIO

    http://www.logosedizioni.it/illustrati.php?bid=1296

    poi NON CHIAMARMI PASSEROTTO

    http://www.giuntiprogettieducativi.it/giunti-progetti-educativi-catalogo-pubblicazione.php?a=288&titolo=Non%20chiamarmi%20passerotto!

    dopo ABBAIA GEORGE

    http://www.salani.it/sal-scheda.asp?idlibro=3339&titolo=ABBAIA%2C+GEORGE

    Adesso arrivano quelli nuovi di oggi : i libri di STEPHANIE BLAKE

    http://www.amazon.it/s/?ie=UTF8&keywords=stephanie+blake&tag=slhyin-21&index=stripbooks&hvadid=11691814550&ref=pd_sl_328x4cmltx_b

    In assoluto consigliatissimo e mio grande cavallo di battaglia è:

    CACCAPUPU’

    anche PAPPAMOLLA non è male.

    Non sapete, davvero non sapete quanti bimbi mi incontrano in giro e mi dicono :
    Ma tu sei quella di Caccapupu’?????

    Non sapete che soddisfazione 🙂

  29. danicor

    Visto che ho la tastiera, scrivo a Costanza:

    Il tuo post mi ha ricordato l’atteggiamento di Giovanni Paolo II in un episodio raccontato da Navarro Valls:

    “Un anno, Giovanni Paolo II era già molto anziano, la rivista Time Magazine lo fece l’uomo dell’anno. In copertina c’era una foto sua sorridente, con un’espressione ironica straordinaria. Eravamo a cena, non gli avevo detto niente, quando tiro fuori la rivista e gliela mostro. Per tutta la cena mi ha fatto domande sui motivi di quella scelta da parte della rivista, ma alla fine si alza e per la seconda volta lo vedo che capovolge la copertina sul tavolo. Ci resto male. Cosa non le piace, la fotografia, gli chiedo. E lui: forse mi piace troppo.”

    Ecco, essere sempre vigili, questa sì è una grande virtù. Sant’Ignazio (lo so, sono monotematica!) dice che il diavolo lavora come un seduttore di donzelle che la convince in tutti i modi a tener nascosto da tutti le proprie parole e proposte (va beh, quando è nato lui, il mio paese non era stato ancora “scoperto” e la donzelle esistevano ancora!). Insomma, il diavolo si impegna affinché noi teniamo nascoste le sue insinuazioni, quelle che cerchiamo di nascondere soprattutto a noi stessi.
    Se la paura di cadere nella vanità, presente anche nell’animo di uno come GP II, ti assillava, oggi, raccontandola a tutti noi, l’hai mandato via a gambe levate quel drago!!!

    Ti volevo solo tranquillizzare di una cosa: ti vogliamo bene proprio perché tu descrivi con una naturalezza sconvolgente ogni una di noi. Ci riconosciamo nelle tue fragilità, nella tua normalità. Dai voce ad ogni una di noi con uno stile molto superiore alla media! Il dono della parola l’hai ricevuto dall’alto, lo so, ma non hai sprecato i talenti ricevuti! E quando vediamo una bella lampada la vogliamo innalzare perché illumini tutta la stanza, ma stai pure certa che sapiamo bene che la luce che produce viene da fuori e che se stacchiamo la spina rimane solo un bel oggettino che non serve più ad illuminarci.
    Tu rimani sempre attaccata alla spina e noi inevitabilmente ti metteremo in alto, ma non per esaltare te, ma per esaltare la luce che diffondi!

    Grazie per quello che fai!

    (e per tutte le altre lampadine accese in questo blog!)

  30. alvise

    CYRANO: E’ VERO, non succede tanto spesso che si voglia parlare solo di cavalli.Qui si vuole parlare (quasi) solo del vivere insieme a Gesù. Certo, il blog è nato da Costanza la quale ha scritto un libro che questo aveva a cuore, e così, via via, sono apparsi i vari partecipanti che condividevano questo punto di vista, poi sono arrivato anch’io, che non lo condivido e che non stravedo nemmeno per lo stile blogghesco dell’opera, è venuta Francesca, sono venuti altri, sono andati via. Io mi sono preso la merda in faccia, all’inizio,come anche l’hanno presa altri, l’ho buttata anch’io merda, come è normale, do ut des (scusate l’inversione da fare mentalmente). E avanti così, sono stato, diciamo, “accettato”, ma ogni tanto viene fuori, “ma cosa ci stai a fare allora?” questo voglio dire con il discorso dei cavalli:
    1)o si parla di tutto, anche di cavalli.
    2)o, per una regola condivisa il tema è Cristo e il resto, i dubbi (voglio dire i grossi dubbi, quelli ONTOLOGICI)sono fuori luogo (nel vero senso della parola) cioè è come se a una riunione dove si parla di (in generale) filosofia (non voglio dire teologia) uno volesse parlare solo di cavalli.
    3)dicevo (ma forse ho sbagliato, non è questo il caso) questo è un posto dove si potrebbe parlare di tutto e invece, quasi tutti, vogliono parlare SOLO di Cristo (cavalli).

    1. fefral

      okk alvi’ parliamo d’altro. Mi sono appena rovinata il pomeriggio. Sto incasinata perchè non so dove piazzare il piccoletto a luglio. E a giugno resto scoperta per due giorni che devo partire per lavoro. Questi sono i grossi problemi quotidiani della sottoscritta. Quando leggo post su michelangelo o con citazioni in latino e greco mi piacerebbe potermeli leggere. Non ho la testa. Quando si parla di Gesù mi riposo, mi sento bene. Quando parliamo del dollaro sono a mio agio, così come quando parlo di spannolinamento. Di cavalli non saprei cosa dirti, così come di muri a secco.
      Io penso semplicemente che qua c’è un sacco di gente diversissima (forse le donne ci somigliamo un po’ di più nel senso che volente o nolente condividiamo il grosso tema della gestione dei figli) che si è trovata ad avere in comune un amico e se ne parla come a dire “ma come anche tu lo conosci?” poi ci sono persone come te che quest’amico non lo conoscono. Ma non ti chiedo “cosa ci stai a fare allora?” a me sembra evidente che tu ci stia con piacere qua dentro, e credo che il piacere sia la cosa che alla fine ci unisca tutti. Però sì che è curiosa la tua presenza qua. Curiosa, interessante, non sei affatto fuori luogo. Non più di me o di chiunque altro sia passato di qua per caso.
      Ma tu come ci sei capitato qua dentro?

      1. Sono molto d’accordo con Fefral e penso,come mi sembra di capire anche da altri, che questo blog non sarebbe lo stesso se non ci fossi tu.
        Che cosa ci stai a fare ? Per quanto mi riguarda per dire quello che io spesso non ho la forza di dire, di spiegare. L’unica differenza fra me e te è che
        1. io a Gesù ci credo, a modo mio, e bla bla bla, e me lo taglio e cucio come voglio ma io so difare tutto il mio possibile in questo momento, per quello che riesco a vedere con i miei occhi
        2. mi incazzo di meno (anche se sempre parecchio) perchè ho capito che sto male solo io e che serve a poco. E perchè non voglio che il metro dlle mie reazioni (e penso nello specifico ai miei figli) sia la mia rabbia. Ho anche altro da dare, sto cercando, ma ce l’ho.

        Amo Gesù perchè da piccola ho incontrato un prete simpatico che me ne parlava senza starmi col fiato sul collo, che giocava coi bambini, ci rincorreva, ci faceva i dispetti, ci faceva il solletico e Vola Vola.
        Ho cominciato ad andare a messa con mio nonno, che adoravo; poi andavamo a comprare le paste per il pranzo domenicale e per me queste due pratiche erano un grande onore.
        Poi ho cominciato a cantare alla Messa fino a quando i miei amichetti si sono trasformati in amici.
        Insomma: parrocchia e chiesa erano casa mia, pure meglio, conoscevo ogni angolino.
        A 14 anni sono arrivate le suore della scuola superiore, ma non sono riuscite a rovinarmi questo imprinting 🙂

        Caro Alvise, anche io ho perso un po’ di pazienza ed in certi momenti mi diverto ad essere irriverente ma secondo me Gesù ci guarda con grande simpatia : parliamo più noi qui di Lui che tanti preti in Chiesa.

        Ciao!

      2. fefral

        penso che l’euro sia nato male, e che dato questo come presupposto non c’erano molte altre possibilità. Non so quanto possa durare un’europa così, non esiste un’economia europea. Qualcuno scriveva ieri che sarebbe forse più sano avere il coraggio di un default per poi provare a far ripartire l’economia, come è successo in argentina. Ma l’europa non se lo può permettere. Stiamo a vedere se davvero l’economia si stabilizza un po’. Altrimenti fra sei mesi siamo punto e a capo.

      3. paulbratter

        non è che l’europa non se lo può permetter e che non ci vogliono far sapere che quella del cosiddetto default è una strada percorribile, altrimenti l’Unione Europea, la BCE e tutte quelle istituzioni NON elette da nessuno che ci tengono in pugno, troverebbero in quel pugno solo un po’ di mosche!

  31. danicor

    Alvi: parlare dei dubbi ontologici, o della ricerca, o del vuoto implica per forza di cosa nel parlare di DIO.
    Le domande ultime dell’uomo portano per forza a chiedersi dell’esistenza o no di Dio.
    Se lo fai in un sito spudoratamente Cattolico poi!!!
    E io sono contentissima che tu lo faccia!
    Non sono d’accordo con il “ma cosa ci stai a fare allora?”, anzi, se non le poni qui le domande, dove le farai? Nel blog dei cavalli? I quello di motori?
    Ma anche tu, non offenderti delle risposte, ok?
    Adesso vado a fare la spesa altrimenti chiude il supermercato! A dopo!

  32. sorellastragenoveffa

    Paola, mi sono risegnata tutto, giuro!
    Dani, bellissima la lavagna col gesso!
    tutti gli altri: grazie perché tenete compagnia alle mie giornate!

    1. Brava, mi raccomando!! Che se no Fili cosa fa senza i miei libri ??
      Tienti pronta che poi arrivano gli altri…son qui che mi ingarbuglio …!

      1. sorellastragenoveffa

        Si ma un conto è segnare su un pezzo di carta, un conto è arrivare a una libreria e fare la spesa! Domani ci provo, mi impegno, poi ti faccio sapere come va!

      2. Ciao bella genni : a Roma come funziona con le biblioteche? Perchè qui vanno alla grande….allora mi fermo , fammi sapere come va.
        Comunque , quando vengo a Roma gliene porto uno io a Filippo di libretto e, se mi dai il permesso, glielo leggo pure…
        Anzi, se mi permetti, faccio un appello ai blogger di Roma : regalate un libretto di quelli che ho consigliato a Fili, insieme ad una preghiera, ovviamente!

        Adesso guarda se admin non mi cazzia e poi mi caccia….sono la prossima!
        A nulla varranno le raccomandazioni di Costanza e Guido

  33. Luigi

    Mentre ero a Messa ho pensato ad una cosa, tendere alla perfezione potrebbe essere vivere ogni istante della nostra vita segliendo sempre di agire, di parlare o di scrivere con amore. Pensate che bello. Non ci sarebbe da teologare tanto come si fa qui e infatti io mi sento sempre meno a mio agio.

    1. Ho…ho..sento odor di tempesta…fare tutto con amore…bello! Ma perchè ti senti sempre meno a tuo agio?

  34. alvise

    Il “post” (mi vergogno sempre a usare queste parole)che vi ho inviato sui selvaggi….
    Che cosa ne pensate?
    Che ne pensano Cyrano e gli altri filosofi?
    E Luigi? E FEFRAL? E ANTONIO? E lo SCRITERIATO? E LIVIo?
    E DANI? E Alessandro? e TUTtI VOI? E VELENIAAAAAA!!!!
    NESSUNO HA NOTIZIE DI VELENIAAAAA!!!!!?????
    UN ABBRACCIO A GENOVEFFA!!!!!

    1. Fefral

      Cosa ne penso? Quando l’ho letto ho pensato che tu volessi cambiare discorso. Alvise, forse hai ragione a volerci far spostare lo sguardo dalle nostre piccole cosette giornaliere ampliandoci gli orizzonti. Che ne penso? Che sapere che nel mondo ci siano ben altre sofferenze e problemi, che c’é gente che muore di fame, o di malattie o di guerra, non mi esonera dal gettare la spazzatura o dal non rispondere male a mia suocera…peró si che può aiutarmi a non sentirmi il centro del mondo in ogni momento.
      Luigi, veramente bello il tuo programma! Io ci provo… tanto mentre lo dico già sto per urlare al piccoletto che vuole giocare a tutti i costi col telefono da cui vi scrivo.
      Ciao!

    2. sorellastragenoveffa

      ricambio l’abbraccio!
      anche io sono in apprensione, dov’è Velenia???

    3. Alvise, quei pensieri mi accompagnano spesso, sai? Conoscere Gesù e credergli significa venire a sapere che lui esisteva già prima di nascere in forma umana, e pure che la sua umanità è il prototipo di tutte le umanità. Allora penso agli aborigeni, penso ai sioux e al primo ominide che ha costruito una tomba. Sì che ci penso, e mi struggo di nostalgia. Così penso che si struggeva il Verbo di Dio, ansioso di rendersi riconoscibile per ogni uomo. La contrazione della Sapienza eterna in un cucciolo d’uomo…
      Vedi che Gesù c’entra sempre? 😉

  35. Fefral

    Alvi’ forse ti sfugge che non ho nessuna velleità letteraria. Scrivo dei commenti (commenti non post) in un blog come se chiacchierassi in treno con dei compagni di viaggio.

    1. alvise

      Sì, capisco, ma il modo è quello….
      La grande avventura urbana quotidiana delle famiglie….

      1. alvise

        I selvaggi: (non il buon selvaggio) ma come avranno fatto questi selvaggi a vivere una loro realtà, anche religiosa, in tutti questi secoli passati, senza la rivelazione di Cristo? C’era qualcosa che non andava bene in loro?

      2. Fefral

        Non so perché sono nata in Italia una manciata di decenni fa. Non so perché io ho conosciuto Cristo e altri popoli no. Per quello che ne so Cristo è per chi crede e anche per chi non crede, in che modo per chi crede lo so

      3. Fefral

        Scusa mi è partito il commento incompleto
        Per chi non crede non so. Tutti gli uomini sono creature di Dio, tutti partecipano a modo loro, con la loro libertà, alla creazione. Tutti sono in quanto creature buone, in quanto persone libere capaci di scegliere il bene o il male. Poi sinceramente ho una mente limitata, fatta per guardare il mio piccolo mondo fatto di mille sciocchezze, ricordarmi dei soldi della gita o dei panni da stendere… Quella che chiami la grande avventura urbana è la mia vita. A volte mi capita di desiderarne un’altra, di poter viaggiare, di poter leggere di piu e conoscere altre culture, altri mondi… alvi’ lo stile che a te non piace non piace neppure a me. Sarebbe bello riuscire a discutere dei massimi sistemi. Ma non ne sono capace. Non mentre addormento il ragazzino. E non è artificio letterario….ha appena chiuso gli occhi.

  36. Antonio

    O Luigi, devo forse dedurre che tu non sia a tuo agio nemmeno in compagnia di te stesso?

    Hai fatto più Teologia tu con il tuo secco, meraviglioso appunto, che io con interventi chilometrici. Sì, in realtà il succo è quello; tutto il resto è piacevole contorno. Le cose sono spesso molto più semplici di come appaiono.

    Chi riesce pure a sperimentarlo, penso che sia a un passo dall’invincibilità. Ecco perché i “supereroi” vengono sempre celebrati con tanta enfasi: sono troppo pochi! Peccato che non sempre siano anche invidiabili…

  37. Fefral

    E comunque alvi’ a me pare che quello che tira sempre in ballo Gesù qua dentro sei tu 🙂
    Parliamo di cavalli, ti va? Solo che di cavalli non ci capisco niente, ma magari imparo qualcosa. Oppure no, parliamo di libri. Cosa leggi tu a parte la bussola e socci?
    Buonanotte!

  38. Francesca Miriano

    E’ la terza volta che cerco di scrivere un commento ma arrivata ad un certo punto mi sparisce tutto : sarà admin che mi censura?Provo a mandarlo a pezzetti.
    Prima qualche sassolino: non interesserà a nessuno ma non mi è garbato per nulla l’impolpettamento della blogger Elisa un paio di giorni fa.Queste cose mi mettono a disagio sempre, non perchè io sia buona (non sono particolarmente buona) ma perche rivendico orgogliosamente di essere politically correct. Ho passato tutta l’adolescenza e parte dell’età adulta a tenere a bada lo stomaco. Se avessi seguito il viscere avrei espulso dal consesso civile chiunque a mio parere sparasse cazzate. Poi, dapprima fingendo, ho imparato a riporre il kalasbnikov col quale avrei freddato l’interlocutore molesto e ho capito che quasi tutti hanno le loro ragioni. Continuo a pensare che ci sia comunque e dovunque posto per tutti. Siamo tutti sulla stessa barca e tutti dobbiamo stare a bordo , nessuno nell’acqua e remare tutti per benino.questo per me è politically correct.
    Poi ci sono giorni come oggi che mi riconciliano col blog. tanti hanno espresso idee diverse, con argomenti diversi, educatamente, a volte in modo divertente( i cavalli mi hanno fatto sganasciare)senza belve assatanate alla Ahmadinejad

  39. Francesca Miriano

    Ripiglio.
    @Fefral: sei stata grandissima. Nessuno che io conosca mi ha spiegato meglio la ‘credenza’di come hai fatto te oggi.A volte non servono vangeli e santi per descrivere uno stato d’animo così particolare: ti assicuro che non l’avevo mai capito così bene.Evidentemente ci sei arrivata anche con la ragione perchè non si descrive in questo modo qualcosa che non sia passato bene dalla mente.Se vuoi ho anch’io una ricetta di pollo al curry: viene sempre bene a patto di trovare la giusta gradazione di ‘piccanza’.E’ nelle mie top ren.
    E poi quale gioia!!E’ tornato il CARDINALE sempre più cardinalizio. Ma dov’eri finito? Tutto bene?Tutto a posto?Mi sentivo sbandata senza i tuoi strali che mi indicassero la Via Maestra.Oh Livio.. si fa pe’ scherzare eh!

  40. Francesca Miriano

    Ma quanto ci garba chiacchierare oggi!
    E poi lo Scriteriato!Ma sarà STB?Hai infilato uno spillone nelle natiche di Alvise ma con grazia:perdindirindina quante cose sai!Come a me a volte ti manca la concisione ma che pozzo di scienza!Avrei evitato alcune cadute di pH : che ti pare che Alvisino ‘un conosca Mozart? Ma te lo sona tutte le sere prima di copulare con Emma.E non gli devi dire che non ha letto qualcosa : te non lo sai ma lui ha letto TUTTO!Dice che lui ‘un sa nulla ma ti assicuro che sa un sacco di cose e ci icenerisce tutti.
    Mi è garbato anche Antonio, in questo momento non saprei citare il punto ma mentre lo leggevo ho pensato che non mi pareva neppure lui.

  41. admin

    Tra i poteri dell’amministratore del blog c’è quello di bloccare preventivamente o cancellare commenti non graditi. Il fatto che tutti abbiate potuto leggere lo “scambio di vedute” tra me ed Elena prima e Fefral dopo è perchè qui evidentemente è consentito intervenire quindi respingo ogni accusa o allusione di “complotto”.
    Ho esercitato semplicemnte il diritto di “dire la mia” se lo trovate politicamente scorretto mi dispiace ma è il mio stile. Quando ho eliminato e bloccato i commenti sulla pagina la sottomissione è stato perchè era diventato luogo di battibecchi inopportuni in una sezione che doveva essere solo informativa (i post sono il luogo dei commenti). Il fatto che Elena l’abbia preso come una “paura a confrontarsi” mi ha fatto girare i pianeti e in ogni caso rivendico ancora il diritto di confrontarmi se mi va e con chi mi va.

  42. Francesca Miriano

    Umiliati e umiltà. Spezzo una lancia in favore dell’orgoglio.Perchè essere umili?Non parliamo neppure di umiliati.Consapevoli dei propri limiti e possibilmente dei difetti ma non umili.Io sono orgogliosa di quello che so fare, di cercare di migliorarmi, di cercare di restare pulita, di pagare le tasse, degli amici che ho saputo mantenere, di cercare di riconoscere i miei errori (quanto è difficile!),della famiglia che ‘con spirito di sacrificio e sprezzo del pericolo’contribuisco a mantenere unita e potrei andare avanti.Stasera sono troppo contenta per elencare i miei difetti ma non ho difficoltà a farlo ( magari qualcuno si è già visto nel blog).
    Last but no least: ciao Paola sempre nel mio cuore e un bacio a Filippo e Genevieve.
    Alvisino c’ho sempre un debole per te,io e te poi siamo su una barchettina speciale che ‘un gli riesce di affondarci (almeno te no io ‘un lo so)
    Australian boy partito per tour in Europa (7 stati in 7 giorni o giù di lì): ma si è trovato bene in famiglia e torna a fine giugno per un altro mese!Sono orgogliosa anche perchè siamo una famiglia ospitale( Dio bonino)!
    Buonanotte a tutti
    !

    1. Laura C.

      Perchè essere umili?…
      Essere umili non significa necessariamente lasciarsi mettere i piedi in testa… Va bene essere orgogliosi di tutto quelli che si è in grado di fare (personalmente sono grata al Signore per i doni che mi ha fatto) ma che succede quando ti ritrovi in una situazione che ti supera completamente? Che ne so, un figlio ribelle, l’incapacità di amare chi ti sta vicino, la morte di chi ami, la malattia, la vecchiaia… Ti puoi arrabbiare, ti puoi ribellare…. io l’ho fatto, ma quello che poi mi ha salvata è stato proprio “umiliarmi” davanti a Dio e chiedere aiuto. E ne è venuto soltanto del bene, perchè mi sono sentita amata, sostenuta e in pace…

  43. Francesca Miriano

    Urca ho fatto incazzare admin! La mia era una battuta. E’ vero che mi spariva tutto : a proposito magari me lo spieghi: succedeva quando battevo’@’ed è capitato 3 volte. Tutto qui: non ho pensato neppure un momento che mi censurassi.Certo che puoi confrontarti se e con chi ti pare :questo è politically correct. Anch’io quando ‘un ce la fo preferrisco ritirarmi in buon ordine: ma se non mi sbaglio era paulbratter a essere particokarmente urticante e poi non si chiamava Elisa?Ma te e paulbratter siete la stessa persona?O come al solito non ho capito un c….?Comunque è vero che se il cane dimena la coda vuol dire che è contento e se lo fa il gatto vuol dire che è incazzato :io ero il cane ma evidentemente ho problemi di comunicazione.

    1. admin

      credevo ti riferissi quando ho risposto ad elisa (è vero non elena) in questo modo:

      i commenti sono stati tolti perchè è stato un errore permetterli in una pagina che non è un post. La pagina sulla sottomissione rappresenta una spiegazione sintetica del pensiero dell’autrice di “sposati e sii sottomessa” riguardo la sottomissione. Chiunque la pensi diversamente può:
      1) scrivere un libro
      2) aprire un blog
      3) rivolgersi altrove

      i battibecchi tra alcuni commentatori e paulbratter hanno determinato la chiusura della pagina e la cancellazione di TUTTI i commenti.

  44. danicor

    Francesca!
    Mi sei mancata!
    Anch’io ho perso dei commenti strada facendo nei giorni passati, ma mi sono rassegnata e sono andata a nanna!
    Qualcosa c’entrava con la diatriba con Elisa, ma poi, siccome sono come Dory, e mi dimentico tutto all’instante non ho più detto nulla. Ma temevo di averti persa da queste parti.
    Io non sono assolutamente politically correct, ma mi piace molto la libertà di espressione e mi batto per essa!
    Notte

    1. Scusa se non mi son presentato sono Giacomo, singolo non sò se per scelta o per timidezza, forse faccio brutta figura in questo blog visto il titolo. Ciao.

  45. Von Kardinal

    “Nella coppia significa accettare le incomprensioni, le piccole delusioni, le ferite, le volte in cui non ci sentiamo valorizzati, capiti davvero, cercando di non cedere alla tentazione di pensare che con un’altra persona sarebbe diverso. Tante coppie cadono in questa illusione e buttano via tutto”. Giusta riflessione da sottolineare più volte e su cui meditare

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