Il senso religioso è filo lanciato nel vento

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«Quando miro in cielo arder le stelle; / Dico fra me pensando: / A che tante facelle? / Che fa l’aria infinita, e quel profondo / Infinito seren? che vuol dir questa / Solitudine immensa? ed io che sono?»

(G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, vv. 84-89).

di Claudia Mancini      LaPorzione.it

Qualche anno fa, durante una lectio magistralis, il poeta Davide Rondoni ricordava come don Giussani dicesse di ripetere a memoria la poesia di Leopardi quando tornava dall’aver fatto la comunione in seminario: «toccando la cosa più certa, più cara che aveva, l’Eucarestia, la sottoponeva alla verifica del dramma di Leopardi». La certezza non cresce perché la confermi in modo meccanico e distratto, ma la ripetizione della certezza è nella sua costante verifica. Se l’esperienza religiosa è un fenomeno umano, Giussani insegnava che solo la vita può verificare la certezza che è Cristo la Salvezza. Che Gesù Cristo sia il senso del mondo, per cui il partecipare a Lui mi salva, deve poter reggere di fronte a questa poesia di Leopardi perché essa esprime perfettamente l’esperienza universale del senso religioso e il modo in cui si svela nella vita di qualsiasi uomo. Proviamo  a svolgere il ragionamento suggerito dalle parole di Rondoni. Continua a leggere “Il senso religioso è filo lanciato nel vento”

Tra Montini e Giussani c’è il “senso religioso”

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di Claudia Mancini   LaPorzione.it

Commentando la lettera di san Paolo ai Romani, san Tommaso conclude così: «Fuit in eis quantum ad aliquid vera cognitio Dei» «[I pagani] ebbero, in una certa misura, una vera conoscenza di Dio». Nell’articolo Se Dio è buono, perché c’è il male? avevamo mostrato come il concetto di “bontà e provvidenza di Dio” fosse già presente nei filosofi pre-cristiani come verità di ragione, prima ancora che di fede; infatti, alla ricerca dell’Uno, dell’Arché, i filosofi avevano sempre identificato il Principio ed il Fine, in quanto tale, come Bene.

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