Il Papa: “Aborto ed eutanasia false compassioni. I medici cattolici facciano obiezione”

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Il discorso di Papa Francesco all’Associazione Medici Cattolici Italiani, del 16 novembre 2014, udienza nell’Aula Paolo VI, in Vaticano.

Non c’è dubbio che, ai nostri giorni, a motivo dei progressi scientifici e tecnici, sono notevolmente aumentate le possibilità di guarigione fisica; e tuttavia, per alcuni aspetti sembra diminuire la capacità di “prendersi cura” della persona, soprattutto quando è sofferente, fragile e indifesa. In effetti, le conquiste della scienza e della medicina possono contribuire al miglioramento della vita umana nella misura in cui non si allontanano dalla radice etica di tali discipline. Per questa ragione, voi medici cattolici vi impegnate a vivere la vostra professione come una missione umana e spirituale, come un vero e proprio apostolato laicale. Continua a leggere “Il Papa: “Aborto ed eutanasia false compassioni. I medici cattolici facciano obiezione””

Un sì deciso alla vita

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Papa Francesco all’Udienza dei Ginecologi Cattolici del 20 settembre 2013

[…] Noi assistiamo oggi ad una situazione paradossale, che riguarda la professione medica. Da una parte constatiamo – e ringraziamo Dio – i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca delle nuove cure. Dall’altra, però, riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita. Il disorientamento culturale ha intaccato anche quello che sembrava un ambito inattaccabile: il vostro, la medicina! Pur essendo per loro natura al servizio della vita, le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa. Invece, come ci ricorda l’Enciclica Caritas in veritate, «l’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo”.

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Battere l’aborto con la «comfort care»

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di Giorgio Paolucci  Avvenire

New York  – «Quando studiavo medi­cina all’università, de­cisi di diventare neo­natologa perché vole­vo aiutare con le mie conoscenze i bambini che venivano al mondo con problemi di salute. Il mio desiderio era di vederli guarire per poi poterli mandare a casa sani e felici con i lo­ro genitori. Ma poi mi è accaduto di prendermi cura anche di quelli che hanno una vita brevissima, e che a casa non tornano. Non è stato per un progetto, mi ci sono trovata in mezzo. E dicendo sì a quelle circo­stanze ho imparato cos’è la vita e co­sa vuol dire fare il medico».

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L’embrione, un uomo: etica e genetica (quarta parte)

di Jérôme Lejeune 

Ritengo che non si abbia il diritto di mettere gli uomini in un tempo sospeso. Il freddo a bassissime temperature non fa che rallentare la vita delle molecole. E quando ci si avvicina allo zero assoluto, tutto il movimento si ferma. Ciò che si ferma davvero è il tempo, il tempo locale non scorre più. Gli embrioni umani conservati nell’azoto liquido sono come rinchiusi in un tempo sospeso. Si possono ammassare a migliaia in un piccolo recipiente, un vaso di Darsonval che li mantenga nel freddo intenso. Come chiamare il fatto di ammassare uomini, di vietare loro di sapere che il tempo passi, di vietare loro ogni movimento, ogni libertà d’essere, salvo quella di sopravvivere a titolo precario in uno spazio estremamente ristretto dove sono concentrati? Questo si chiamava, fino a non molto tempo fa, campo di concentramento. Continua a leggere “L’embrione, un uomo: etica e genetica (quarta parte)”

L’embrione, un uomo: etica e genetica (terza parte)

di Jérôme Lejeune 

Vorrei rispondere alla critica sarcastica, molto antica e che crede d’aver detto tutto, ossia: la morale nei pantaloni è messa molto male! Io ho spesso sentito quest’osservazione nel corso della mia giovinezza, e mi sono domandato se, dopo tutto, le persone che la facevano non avessero ragione. C’è stato bisogno di molto tempo perché m’accorgessi che immaginare che la morale fosse posta male al di sotto della cintura non era che una cattiva conoscenza della neuro-anatomia. Bisogna che ve lo spieghi brevemente. Scusatemi, ma bisogna ben essere tecnici, ogni tanto. Continua a leggere “L’embrione, un uomo: etica e genetica (terza parte)”

L’embrione, un uomo: etica e genetica (seconda parte)

di Jérôme Lejeune 

Se è vero (e possiamo esserne sicuri) che lo spirito animi la materia, se è vero che gli uomini siano fatti in quel modo, allora esiste forse una specie di modo d’uso della natura umana, e forse un foglietto di spiegazioni?

Voi sapete che quando acquistate un’automobile, essa vi viene venduta con un ‘libretto d’istruzioni’ nel quale gli ingegneri hanno calcolato che quella vettura possa circolare su questo o quel terreno (se è una 4×4 potrete andare ovunque, se è una trazione anteriore o posteriore sarà meglio rimanere su strade già tracciate).

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L’embrione, un uomo: etica e genetica (prima parte)

Un ringraziamento speciale all’amico SCRITERIATO che ha trovato, tradotto e proposto questo intervento di Jérôme Lejeune.

di Jérôme Lejeune 

Voi sapete che vi sono in Australia dei bipedi, grandi più o meno come noi, dal pelo rossastro che, abitualmente, abortiscono i loro piccoli al secondo mese. Si tratta dei canguri.

Abortito spontaneamente al secondo mese, il piccolo canguro assomiglia ad una piccola salsiccia che misuri circa 2,5 cm di lunghezza. Gli arti sono ridotti ad un piccolo unghione sulla zampa anteriore, uno su quella posteriore, ed esso conosce solo la sensazione della pesantezza.

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Temete Dio e null’altro

di Jérôme Lejeune      Per concessione della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli

Sono intelligibili l’uomo e il suo destino? Rispondere col sì o col no sarebbe un modo per mancare di pertinenza, ma riflettere insieme qui sulla natura umana alla luce di quanto oggi sappiamo potrebbe costituire un metodo conforme alle leggi dello spirito. Perché è lo spirito che dà la vita, non c’è materia vivente, la materia non può vivere, non può riprodursi. Se non mi credete, provate un po’ ad andare alla mostra del marmo di Carrara. Guardando gli artisti che stanno scolpendo, chiedetevi un attimo: la statua era già presente nel blocco di marmo? In un certo senso sì, dato che per ottenerla basta togliere il marmo superfluo. In realtà, se considerate che l’artista sta riproducendo nel marmo ciò che è stato plasmato e poi riprodotto col gesso, sarà evidente che questi non sta riproducendo la materia, ma l’impronta che il genio dello scultore aveva impresso nella terra, nel gesso.

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